EREMITI/ ASCETI (*BALMA EREMITICA/ *BARMA> *ALMA/ *ARMA)

Verso il VI-VII sec. era iniziata nel Ponente ligure una decisa espansione del Cristianesimo, da ricondurre in origine alla tradizione bizantina, e più estesamente orientale (e particolarmente egiziana) del fenomeno anacoretico ed eremitico: lungo la linea geopolitica della Liguria costiera di Ponente si ebbero quindi vari insediamenti ascetici che si estendevano dall'ISOLA GALLINARIA (ove nel 360 si sarebbe rifugiato S.Martino di Tours per evitare le persecuzioni ariane: G.PENCO, Il monastero dell'Isola Gallinaria e le sue vicende medievali in "R.I.I.",1963,10-21) al nizzardo, in particolare alle ISOLE DI LERINO, ove fu eretto un importante monastero.
S.Gerolamo fu il teorico di questo movimento, S.Ambrogio il "cantore" (Hexaem.,III,23,4) "le isole in cui vivono coloro che vogliono condurre vita ascetica e il cui canto gareggia col mormorio delle onde"; degli asceti reclusi nelle isole del Basso Tirreno parlò anche il poeta latino Rutilio Namaziano che nel 416 aveva intrapreso un viaggio per mare onde recarsi da Roma presso la sua ricca famiglia nelle Gallie: ai versi 439-442 del poemetto De Reditu suo menzionò appunto i religiosi della Capraia (fra l'altro Rutilio compianse sinceramente la bella Liguria marittima le cui antiche città eran cadute sotto la furia visigotica mentre la via Giulia Augusta era stata danneggiata e privata di molti ponti, distrutti senza rimedio).
Eugenio Cais de Pierlas (I Conti di Ventimiglia...,Torino, 1884, p.121) individuò un documento per cui l'Abate di Lerino aveva ceduto (1177) al conte Otone di Ventimiglia quanto il monastero aveva nella Marca di Albenga, dall'Armea a Pietra in cambio di terre nell'agro intemelio, a Garavano: si può evincere che i Benedettini di Lerino avessero abbandonato i loro possessi in queste zone (anche a vantaggio del monastero genovese di S.Stefano) ormai devastate dai Saraceni (H.P.M.,Jurium I, rescritto del Vescovo Teodolfo del 979) per concentrare i loro possessi nell'agro intemelio, a S.Michele e Seborga.
I Bizantini, che non avevano impedito l'invasione longobarda del 568, protessero la Liguria marittima con quartieri militari collegati ad organismi eremitici sotto loro controllo, utili per il conforto dei soldati ma anche per acquistare le simpatie degli Italici e favorire le conversioni dei disertori Longobardi di fede ariana, così che entrassero nell'esercito bizantino.
La *BALMA EREMITICA, luogo solitario di preghiera, si era già diffusa per la Liguria con l'esperienza di S. ONORATO che nel V secolo, ispirandosi alla tradizione ascetica egiziana, aveva condotto vita di estasi contemplativa in una grotta a Nord di TOLONE, oggi detta SANTO BAUMO D'AGAY.
Dal VI secolo i Bizantini avevan preso ad inserirsi su tale sistema religioso, intensificandovi l'innesto di monaci orientali: *Alma fu l'evoluzione morfo-linguistica del toponimo *Balma (si evidenzia ciò nell' area del torrente Argentina, ove la località di Arma di Taggia ricorda nel nome gli insediamenti ascetici che vi trovarono riparo verso il VI secolo sotto il protettorato del castello greco di Taggia).
Nell'area di Pigna in alta val Nervia, primo antemurale contro gli invasori, si son ritrovate al riguardo interessanti tracce toponomastiche in relazione alle numerose grotte e caverne naturali ivi esistenti: in particolare dal vallone delle Arme nella zona di Buggio emergono dati interessanti. Oltre il vallone delle Arme, ove esistono cavernette, grotte e ripari, si trova l' *Arma Berlena e l'Armauta (rocce e bosco di carpini, termine derivato da *alma alta, dove il toponimo indica una zona bassa del vallone delle Arme, mentre l'aggettivo alto segnala uno dei tanti "ripari" nella zona) e le due Armella (una delle quali è caratterizzata da campi incolti e piramidi di terra che formano dei ripari), l'Armetta (diminuitivo di *Arma, dove ora si trovano boschi di roveri). Altre "*Balme eremitiche" erano diffuse per la vallata: all'imboccatura di questa, sulla sponda destra del Nervia, quasi a fronteggiare la Cima della Crovairola che fu castelliere e sede di un'azienda estrattiva romana, si individua l'altura primigenia della città di Nervia ove, durante l'espansione edilizia e demografica del primo Impero, furono impiantate nuove abitazioni sulle modeste costruzioni repubblicane e liguri. Per una vasta sezione geografica, da questo sito (Colla Sgarba) sin all'area del Rio Seborrino (donde traevano acqua le due condotte della città romana) e poi ancora alle zone di Siestro, S.Giacomo e Maule-Maure esistevano molti ripari ideali per la vita ascetica (ancora a fine del XIX secolo si menzionava l'esistenza a "Colla Sgarba" di una grotta frequentata da eremiti, detta u sgarbu du preive o "antro del prete", oggi purtroppo trasformata in magazzino agricolo).
Procedendo sin a Camporosso si incontra un toponimo interessante, quello di "*ALMABLANCA" cui corrisponde, per un tratto dalla vallicella prossima del Crosa, il termine *ALMANTIQUA; in entrambi i casi si allude al concetto di riparo a costruzione o forse meglio di "grotta scavata": il termine barma, da cui si evolse Arma-Alma, nel dialetto camporossino indica una "grotta artificiale chiusa con muro" e dai documenti del Duecento si evince che l'"Alma Antiqua" era caratterizzata da numerosi ripari artificiali, in parte oramai diruti.
A proposito dell'Almablanca da un rogito del di Amandolesio (30-IV-1261, doc.376) si intende che vi erano beni rurali e coltivazioni del latifondista Oberto Intraversati: il nome bianca dipendeva dal fatto che il riparo o le vecchie costruzioni erano connesse al grande complesso delle Terre Bianche (ad Terram Blancam, doc. 14) ove nel 1260 stavano fondi, terre coltivate ad alberi, gerbidi di una o più famiglie ALAMANO e Macarius ("Alamano" è etimo germanico, "abitante dell'Alemagna", e dal III sec. a tutto il Medioevo, tal nome ebbe la funzione geopolitica di indicare "uomini di varie stirpi nell'insieme" stanziati per gruppi di parentele su una precisa zona geografica. "MACCARIO - MACARIO" deriva al contrario da un'elaborazione della voce greco-bizantina Makarios = "beato, felice" da connettere all' evangelizzazione degli eremiti orientali, stanziati dai Bizantini in queste contrade per esercitare opera di apostolato su gruppi di barbari od indigeni: i Greci col "macarismo" indicavano anche la "Beatitudine Evangelica" e la diffusione antica del nome "Macario-Maccario" in Occidente talora è da correlare con San Macario l'Egiziano, uno dei massimi esponenti del monachesimo egizio e dell'ascetismo cristiano): vedi qui = Regola dei Monaci - Regula orientalis ex Patruum Orientalium collecta a Virgilio Diacono - e S. Macarii Alexandrini Abbatis Nitriensi Regula ad Monachos


Per una diramazione che parte dal castello di Dolceacqua si giunge nella valle del Crosa e dalla località di Santa Giustina del "Giuncheo" si arrivava agli insediamenti rurali del paese di S. Biagio passando per il sito, nell'"Almantiqua", dei "Banchi" ("Blancus" non è un un latinismo ma la trasformazione della voce gotica "*blank" del colore che i Romani definivano "candidus, albus, niveus").
E' rimarchevole che "Banchi" compaia in una zona dalla singolare toponomastica di "Gioncheo"/ "Giuncheo" e "VERBONE", nome antico del torrente Crosa che rimanda alla sacra "verbena": vi si ravvisano tracce di culti romani e l'antica chiesa di S.Giustina secondo alcuni sarebbe stata eretta, come spesso accadde con intitolazioni alla martire padovana, per assimilare e deprimere superstiti tracce di paganesimo.
In due atti del di Amandolesio (17-XII-1259 e 4-I-1260, doc. 148) ubi dicitur Banchi stavano sia proprietà di diverse famiglie d'origine germanica, Alamano, che di un Guglielmo Calcie di Dolceacqua, che di un ordine religioso inidentificabile. Dai Banchi si giunge nel territorio di S.Biagio, paese che si appoggia ad una altura ripida e scoscesa detta S.Croce o Cima della Crovairola che fu anche sede di un castelliere ligure e, per quanto si evince dalla ricerca archeologica, di una o più aziende rurali romane: le ricerche "in situ" confortano l'idea di una lunga visitazione umana e la toponomastica rimanda talora dal periodo ligure romano a quello gotico, bizantino e longobardo (non fu come scrisse il Giustiniani patria dell'Imperatore Publio Elvio Pertinace, verisimilmente nato ad "Alba Pompeia" nel II sec.d.C., ma l'antico toponimo di "Villa Martis" attribuito a S.Biagio conforta l'impressione che vi stesse, come in altri luoghi dal simile nome di luogo, un insediamento civile romano mentre la morfologia, gli atti del Duecento ed una radicata tradizione popolare suggeriscono l'idea di organismi cenobitici e di successivi edifici ecclesiali per il ritiro spirituale = "S.H.A., Pert.",1,2;9,4,13,4: vedi I "graffiti" della Storia...cit.,p.41,nota 7 e Libro spettante alla Chiesa di S.Croce situata sulla Cima della Crovairola"-MS. di Giovanni Battista Maccario di Giuseppe, 1819, carte 18, copertina cartacea-studiato in Ibidem, p. 45-6)






Non è semplice delineare i confini della zona da sempre indicata in modo nebuloso come ALMA ANTIQUA, ALMANTIQUA, ARMANTICA, ARMA ANTIGUA" una zona in cui si sarebbero trovati ruderi, grotte e arme/alme risalenti alla civiltà rustica romano-imperiale ed alla successiva epoca del cristianesimo delle origini; secondo atti del di Amandolesio si può ritenere che il toponimo, ancora nel '200, fosse esteso da S.Biagio - Vallecrosia [In Vervono, ubi dicitur Alma Antiqua (doc. 571, anno 1260) a Vallebona e Borghetto S. Nicolò [Renzo Villa, p. 267, col. II: Antonio Viale quondam Benedetto possede una terra detta l'Arma anticha del Borghetto - all'Arma antiga, ò sia magauda, Ville del Borghetto], poco prima di Bordighera: è importante notare che dalla Cima della Crovairola un'asse viaria di crinale correva al mare o più giustamente a un edificio romano che presiedeva una piccola necropoli del medio Impero nel Lucus romano ai Piani di Vallecrosia, ove sorge la chiesa romanica di S.Rocco e S. Vincenzo presso cui si trovò una lapide votiva ad "Apollo protettore dei viandanti" (Ibidem, cap. I-II).





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