S.BIAGIO DELLA CIMA = CARTOGRAFIA ANTICA DIGITALIZZATA
[VICENDE DEL PAESE NELLA "COMUNITA' DEGLI OTTO LUOGHI"]

Bel nucleo medievale della valle del Crosa dominato dal massiccio del Monte S. Croce o Cima della Crovairola (da cui il centro prese parte del suo toponimo e che con il restante areale dopo un insediamento proprio dei Liguri preromani dette vita, in maniera continuativa, ad un cui insediamento romano imperiale verosimilmente di natura rurale donde è probabile che, fatte salve alcune mutazioni geostrutturali, abbia preso corpo il villaggio medievale).
La volontà con cui gli abitanti difendono il toponimo romano di Villa Martis, citato da eruditi locali del XVII e XVIII secolo, induce a meditare e a rispettare le opinioni altrui specie se difese con ragionevolezza.
La moderna scienza storica tende a negare che in questa villa Martis di S. Biagio sia nato l'imperatore romano Publio Elvio Pertinace (1/I/193-28/III/193), le cui origini sono piuttosto attribuite ad Alba in Piemonte mentre le industrie di legname che lo resero ricco avevano il loro terminale negli importanti scali marittimi del territorio di Savona.
La presenza, radicata, di questo toponimo o nome romano di luogo fa però ipotizzare che nella località (dove si è avuto il secolo scorso qualche ritrovamento di romanità) sia esistita qualche struttura romana: senza escludere la possibilità di un tempio o di un edificio pubblico, si è pensato che nel luogo sorgessero una o più ville pseudorbane.
Dagli atti del notaio genovese di Amandolesio abbiamo parecchi dati utili sullo sviluppo medievale di S.Biagio.
Vi si legge per es. che il 3-V-1259 tal Flandina Gapeana vendette a Giovanni Curto una "pezza di terra posta nel territorio di Ventimiglia dove si dice Sanctus Blasius, che superiormente confina con la terra della chiesa Sancti Blasii, di sotto col fossato e da un lato col vallone...in detta terra vi è pure un casale degli eredi di Rubaldo Cravauna".
Oberto e Marineto Giudice (ancora in un atto dello stesso notaio, del 1 settembre 1260), per una divisione di beni, fecero scrivere:"...terre che risultarono possedere presso Sanctus Blasius, stendentisi dal fossato del Vervone verso Ventimiglia, terre che attualmente occupano Guglielmo Rafa, Martino e Anfosso de Sancto Blasio..." e poi " ...terre che sono presso Sanctus Blasius oltre il fossato del Vervone verso Ventimiglia...".
Oggi come oggi sono questi i dati più antichi su S.Biagio dove non viene citata espressamente una "villa medievale" ma dove si menzionano diverse proprietà agricole e soprattutto la chiesa che ha dato nome alla località, chiesa intitolata a S.Biagio (morto nel 316) il vescovo di Sebaste in Armenia che è protettore dei malati di gola visto che la tradizione gli attribuisce il merito d'aver pensato a salvare, proprio mentre lo si conduceva al martirio, un ragazzo che stava per essere soffocato da una lisca di pesce.
La storia del borgo, è poi molto simile a quella delle vicine località di Vallecrosia e Soldano.
Come esse ha fatto parte della Contea di Ventimiglia e poi divenne "villa agricola" del Capitanato intemelio (ormai soggetto a Genova) dovendo sopportare le pesanti tasse che il capoluogo imponeva ai suoi abitanti.
Per questo il paese si ribellò a Ventimiglia, con le altre 7 ville, ottenendo da Genova di costituire la "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi" entro cui prese a fiorire fino ai tempi della Rivoluzione francese e della conquista di Napoleone.
Passato, dopo il congresso di Vienna del 1815, ai Savoia, S.Biagio della Cima ne seguì le sorti vittoriose fino all'Unità italiana ed oltre.

Nel '900 continuò a mantenere la sua caratteristica di villa agricola (produttrice di un ottimo vin Rossese, sviluppatosi sulle "macerie" dei "vini antichi" e dei "vecchi vitigni" distrutti a metà '800 dalla fillossera e dalla peronospera e già produttori di un pregiatissimo muscatellinus già celebrato da Aprosio) anche se gli abitanti presero ad integrare la produzione agricola con la floricoltura, nell'ambito della quale si affermò sempre più la "FESTA DELLA ROSA" col nome preso dal prezioo fiore qui coltivato con successo e lusinghieri risultati
Durante il ventennio fascista la località subì varie trasformazioni amministrative che la unirono in un "supercomune" con Vallecrosia e Soldano, per poi renderla nuovamente autonoma ed ancora riunirla al solo borgo di Soldano.
Finalmente, dopo il II conflitto mondiale, il paese riconquista la sua unicità e si afferma come una ridente località valliva (dalla buona gastronomia) la cui estate è sempre allietata da importanti manifestazioni folkloristiche ed artistiche tra cui la mostra-gara di pittura, il cui primo premio - una "Rosa d'oro" - che dà il titolo al prestigioso appuntamento culturale diventa di anno in anno sempre più ambito dai tanti artisti che vi concorrono.

Tra le personalità artistico-letterarie del borgo di SAN BIAGIO DELLA CIMA si segnala come patria del poeta ed erudito settecentesco GIUSEPPE BIAMONTI [di cui pare opportuno qui riprodurre, da un'ANTOLOGIA DEL XVIII SECOLO un suo celebre quanto oggi trascurato CARME NEOCLASSICO che fu alla radice dell'ispirazione foscoliana del DEI SEPOLCRI] e del romanziere contemporaneo FRANCESCO BIAMONTI una delle voci narrative più autenticamente liriche dell'attuale letteratura italiana.




La CHIESA DELLA S.CROCE svolse per anni la funzione sacra di SANTUARIO molto venerato dalla popolazione di S.Biagio.
Dopo il suo abbandono a San Biagio della Cima crebbe la fede per il superstite settecentesco SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA ADDOLORATA (ad una sola navata) che ora si può ammirare su un poggio, tra le colture (rose, viti ed olivi per cui il paese è celebre) nella veste che ha assunto dopo i restauri del 1852.






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