Come precedentemente scritto nelle accuse mosse all'impudicizia dei Riformati da parte della pubblicistica cattolica una sorta di prontuario è costituito dall'opera dell'agostiniano Henricus Lancelotz che nel' opera Anatomia Christiani Deformati (Anversa, Hyeronimus Verduss, 1613) di cui sopra si vede il frontespizio La Costanza cristiana combatte i peccati degli eretici.pure scrisse Peccano in maniera gravissima coloro che tengono in casa mmagini di donne nude. Questi idoli, questi mostri, questa peste, con la spada, col fuoco e con altra pena vendicatrice dovrebbero essere eliminate...Esse non sono cose da Cristiani, ma da pagani o da devoti del diavolo ( la traduzione del testo in latino -p. 326- è estrapolata dall'opera di A. Zencovich, p. 86).
L'affermazione contro il possesso di immagini oscene (ma anche contro l'uso di ritratti non religiosi venerati in forma tale da giudicarsi idolatria) non è qui citata come un'asserzione isolata = basta per esempio cosa scrisse sul tema G. D. Ottonelli alle pagine 225 - 226 del suo volume Alcuni buoni avvisi e casi di coscienza intorno alla pericolosa conversatione da proporsi a chi conversa poco onestamente (Firenze, Luca Franceschini e Alessandro Logi, 1646). = il tema fu recepito profondamente anche da Angelico Aprosio in merito alle rappresentazioni scultoree e pittoriche lecite e non = questo discorso per quanto connesso al XVII secolo come dipendente dal XVI secolo e dalla pubblicistica controriformista ha in effetti ascedenze molto antiche e si collega verosimilmente con
una sorta di icnoclastia di ascendenza medievale avverso gli stessi reperti di contenuto erotico del paganesimo equiparati a strumenti diabolici di cui abbastanza frequentemente emergevano le tracce.
Fatto curioso e in apparenza contraddittorio è che nel '600 stava affermandosi decisamente il collezionismo antiquario sì che tra i reperti posseduti ed addirittura tra quelli esposti pubblicamente in testi per quanto riservati a specialisti non mancava la riproduzione di un'
oggettistica romana e non spesso dai contenuti blasfemi se non erotici di cui come qui si vede gran catalogatore e studioso fu l'erudito rapallese Fortunio Liceti che vide, studiò e catalogò entro i suoi libri immagini pagane di ordine pornografico
e di cui, per trattarne in testi sfuggendo alla censura, era doveroso parlare come espressioni di un mondo assolutamente lontano dai valori del cristianesimo e quindi da riprovare pur parlandone: giudizio che peraltro non si arrestò al tempo di cui si tratta qui ma che continuò attraverso i secoli di maniera che ci può capitare di leggere ancora a fine XIX - primi XX secolo laddove, nel contesto della difficile situazione della Chiesa Romana a fronte del nenoato o quasi Regno d'Italia il Vescovo di Ventimiglia Mons. Ambrogio D'Affra -qui preso ad esempio di una situazione panitaliana- pubblicò la qui digitalizzata "Lettera Pastorale" Guardatei dai Lupi facendo riferimento alla propaganda e pubblicistica anticattolica soffermandosi contestualmente sugli Abusi della Stampa in fatto di contenuti ma anche a riguardo di immagini inopportune proposte al pubblico, specie donne e fanciulli/-e]