******************VITA E OPERE DI DOMENICO ANTONIO GANDOLFO******************
INFORMATIZZAZIONE DA VOLUME DI BIBLIOTECA ANTIQUARIA PRIVATA
"Giovanni Mario Crescimbeni (Macerata, 9 ottobre 1663 – Roma, 8 marzo 1728) è stato un poeta e critico letterario italiano, noto per essere stato fra i fondatori dell'Accademia dell'Arcadia (1690) di cui divenne custode generale pubblicanso
la qui digitalizzata opera L' Arcadia del canonico Gio. Mario Crescimbeni custode della medesima Arcadia, di nuovo ampliata, e pubblicata d'ordine della Generale Adunanza degli Arcadi, colla giunta del Catalogo de' medesimi (1711).
A differenza d' Aprosio che indotto anche dal narcisismo della temperie culturale cui apparteneva oltre che da delusioni inaspettate ma vissute nella natia Ventimiglia specie in merito all'erezione della Biblioteca da lui detta Aprosiana la cui finalizzazione se da un lato alterava l'architettura conventuale dall'altro vista la tipologia più prossima alla "Wunderkammer" o "Camera delle Meraviglie" poteva per certi aspetti giungere troppo originale rispetto all'ambiente conservatore locale, propenso alla tradizionale "Biblioteca Fratesca" [ ma senza dubbio via via preso da crescente nostalgia
forse quasi quanto del grande Accademismo (troppo misero era l' Accademismo Ligure compreso quello genovese a fronte dell'iridescente Accademismo di altre contrade e specie di Venezia che aveva ben conosciuto) anche del Teatro (nell'epoca inesistente a Ventimiglia) e quindi di quella vita teatrale di cui era appassionato nonostante i vincoli per i religiosi (e della cui produzione aveva
raccolto opere altrove pressoché oggi introvabili) ] non lesinando critiche, scrisse abbastanza acidamente " sò che [a Ventimiglia] li Poeti non fanno numero " (da metà p. 258 a p. 259 della Biblioteca Aprosiana, repertorio edito nel 1673) =
al contrario
Domenico Antonio Gandolfo stante anche la sua formazione culturale diversa e innovatrice in vari aspetti ebbe molta più considerazione dei fermenti letterari non solo di Ventimiglia ma di tutto il Ponente Ligustico ed anche per questo cercò di astrarre dall'isolamente e di coagulare intorno alla "Biblioteca Aprosiana" tanti letterati dispersi = e fu in funzione dell'allontanamento da Ventimiglia per Genzano sui Colli Romani che dovette accettare per ordini religiosi che la delusione, più cocente per Domenico Antonio Gandolfo, fra tanti successi letterari e retorici, fu quella di non esser mai riuscito, come sopra già accennato, ad istituire in Ventimiglia la pur progettata "Accademia degli Oscuri onde coagularvi, come sopra scritto, dispersi letterati dal vasto areale non solo di Ventimiglia ma anche di
Monaco, del nizzardo e di area sabauda = per quanto vi fosse stata una certa corrispondenza epistolare sull'istituzione dell'Accademia con addirittura delineazione di motto ed impresa sì da attivare anche fuori d'Italia una notevole aspettativa a dimostrazione di quanto tramite l'Aprosiana risplendesse Ventimiglia qual centro di cultura purtroppo tale encomiabile struttura culturale non fu realizzata in perticolare per le ormai quasi costanti assenze del Gandolfo dall'Aprosiana e dalla città ligure che lo ospitava (e nemmeno il Gandolfo poteva essere sfiorato dall'idea, di istituire una Colonia Arcadica Ventimigliese come poi erroneamente sostenuto da vari studiosi sulla scia di quanto scrisse Girolamo Rossi Rossi ne Le Accademie liguri sino a tutto il XVIII secolo, Savona, 1913, pp. 18 - 22 = l'istituzione in Ventimiglia di una Accademia si ebbe con il labile ed effimero Gabinetto Accademico di Ventimiglia realizzata dal De Lorenzi o III Bibliotecario dell'Aprosiana = tutti codesti fatti son trattati
in questo mio saggio monografico entro il I Quaderno dell'Aprosiana, V.S. del 1984: purtroppo distribuito più fuori Ventimiglia che "in patria" e con sucesso di critica = cosa che mi induce a chiedere e chiedermi perché mai, dopo il mio ritiro, con il contributo di altri non si sia continuata ad editare questa rivista, sempre così apprezzata
Dalla citazione dell'
*******ARCADIA*******
[NOTA IMPORTANTE = Clicca qui anche per scorrerne il TESTO integralmente digitalizzato ed i nomi degli ARCADI oltre che delle COLONIE ARCADICHE e relativamente alla LIGURIA 1 - ANALIZZA LA COLONIA LIGUSTICA D'ARCADIA CON QUI DIGITALIZZATI GLI INTEGRALI OMAGGI DI PARNASSO RESI DAGLI ARCADI DELLA COLONIA LIGUSTICA A MARCELLO DURAZZO PALLAVICINI DOGE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI GENOVA... (COLONIA entro cui il Durazzo operò culturalmente con lo pseudonimo pastorale di ALARCO): OMAGGI PROPOSTI QUI SOTTO NEL FRONTESPIZIO SEGUITO DA OCULATA PREFAZIONE DI "PALMIRO FENICIO" ALIAS GIROLAMO PALLAVICINO VICECUSTODE DELLA COLONIA LIGUSTICA) E POI LEGGIBILI PAGINA PER PAGINA, COMPOSIZIONE PER COMPOSIZIONE CON I NOMI PASTORALI DEGLI AUTORI A FONDO PAGINA (UTILIZZATA CON COMANDO PER SCORRERE L'OPERA): DEGLI AUTORI MASCHERATI SOTTO PSEUDONIMO SI PUO' LEGGERE ALTROVE LA L'ONOMASTICA REALE E CIVILE), (vedi pure il CATALOGO DELLE TANTE COLONIE ARCADICHE emanazioni pur in tempi distinti della romana e celebre ARCADIA (reazione secondo i canoni classici alle esasperazioni del morente Barocco) qui proposta nel testo steso dal CRESCIMBENI e qui interamente digitalizzato con opportuni indici)
E QUINDI 2 - CLICCA QUI PER LEGGERE IL TESTO INTEGRALE IN PIU' PAGINE DELL'ORAZIONENELLA SOLENNE CORONAZIONE DEL SERENISSIMO DOGE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA ( MARCELLO (MARCELLINO) DURAZZO PALLAVICINI IL DOGE CHE SVOLSE UN RUOLO DI RILIEVO, ANCHE PRIMA DELLA NOMINA ALLA SERENISSIMA MASSIMA TITOLATURA DELLA REPUBBLICA DI GENOVA, NEL PORTARE' A TERMINE L'INIZIATIVA INTRAPRESA DI CESSIONE ALLA FRANCIA DELL'ORMAI INGESTIBILE CORSICA) DI GENOVA ORAZIONE DEL P. ALFONSO NICCOLAI DETTA NELLA METROPOLITANA IL 28 GIUGNO 1767 = A FONDO DI OGNI PAGINA SI TROVA IL COLLEGAMENTO PER SCORRERE TUTTO IL TESTO
]
dal CRESCIMBENI
si apprende che il
GANDOLFO SCRITTORE DI VARIE OPERE E GRANDE SILLOGISTA AGOSTINIANO, DISCEPOLO DI APROSIO E IN PARTICOLARE SUO SUCCESSORE COME BIBLIOTECARIO DELLA "LIBRARIA" VENTIMIGLIESE
CUI DATA QUESTA ATTIVITA' DI RICERCA
NELLA SUA ARCADIA entro la PROSA III DEL LIBRO QUINTO = COME LE NINFE ASCOLTARONO IL FOGLIO DELLE NOVELLE LETTERARIE CORRENTI D'ARCADIA PRECISAMENTE ALLA PAGINA 186
PROPRIO IL CRESCIMBENI SCRISSE "[LE NINFE] LESSERO, CHE ARCANIO [VERO NOME PASTORALE DEL GANDOLFO CONTRO L'ERRATA INTERPRETAZIONE DI G. ROSSI] QUINCI, E QUINDI LIPARIO, FACEVANO ESATTA RICERCA QUEGLI [GANDOLFO] PER AUMENTAR LE MEMORIE DE' CHIARI SCRITTORI[GLI AGOSTINIANI], FIGLIUOLI DEL GRAN PASTORE D'IPPONA [ SANT'AGOSTINO DI IPPONA] QUESTI [LIPARIO NOME PASTORALE DEL PALERMITANO ANTONINO MONGITORE ] PER RACCOR QUELLE DEGLI ILLUSTRI LETTERATI SICILIANI...
erroneamente "Gandolfo" è in qualche caso menzionato come "Gandolfi", ma in genere sempre citato con l'esatto cognome) venne ascritto nel celebre sodalizio letterario romano dell'Arcadia nell'ottobre del 1703, come peraltro si apprende da questo
*******DIPLOMA ACCADEMICO*******
(GIA' APPARTENUTO ALLA BIBLIOTECA APROSIANA PUR SE OGGI CUSTODITO PRESSO L'ISTITUTO DI STUDI LIGURI DI BORDIGHERA)
qui di seguito
ANALIZZATO CRITICAMENTE ASSIEME AD ALTRI ATTESTATI ACCADEMICI GANDOLFIANI
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ALFESIBEO CARIO VALE A DIRE IL CUSTODE D'ARCADIA GIO. MARIA CRESCIMBENI
LA CUI OPERA IN MANIERA EMBLEMATICA E' INTITOLATA
L' ARCADIA.... E COME GIA' SCRITTO
QUI DIGITALIZZATA CON INDICI MODERNI
AL MODO CHE SI LEGGE NEL DIPLOMA SOPRA PROPOSTO
( E COMUNQUE LEGGIBILE NEL COLLEGAMENTO SOTTOSTANTE )
CON IL NOME PASTORALE DI
ARCANIO CARACEO, GENTILE E VALOROSO PASTORE DA VENTIMIGLIA
ASCRISSE
DOMENICO ANTONIO GANDOLFO ALLA CELEBERRIMA ACCADEMIA ROMANA
SENZA PERO' AUTORIZZARLO
COME RITENNE
GIROLAMO ROSSI
SCRIVENDO SUL TEMA
A DEDURRE UNA
" COLONIA ARCADICA IN VENTIMIGLIA "
[Il Gandolfo ebbe il nome pastorale ed arcadico di "ARCANIO CARACEO" COME PERALTRO QUI SI LEGGE CHIARAMENTE DA UNO STRALCIO DELLA DIGITALIZZATA ARCADIA DEL CRESCIMBENI ( E NON QUELLO DI "ARCANIO GENTILE" COME ERRANDO SCRISSE IL ROSSI) = il GANDOLFO EBBE IL NOME PASTORALE DI ARCANIO CARACEO in ossequio ad una costumanza arcade di surrogare - conservandone un parziale ricordo - gli ascritti defunti, nel caso SICELIO CARACEO, custodendone una parte del nome pastorale in un nuovo ascritto, come del pari si legge in questo luogo = in merito poi si possono qui consultare con i nomi pastorali e non, oltre che coi cognomi tutti gli Arcadi e soprattutto il Catalogo delle Colonie Arcadiche = a pagina 377 con l'abbrevizione di Col. Ligust. viene menzionata la "Colonia Ligustica, fondata a Genova a' 19. di Febbraio 1705" vale a dire la sola Colonia Arcadica Ligure databile al 1711 -data di stampa del libro- vale a dire a 4 anni dalla morte del Gandolfo = colonia di cui qui si legge un approfondimento con la digitalizzazione di opere di aderenti a siffatta colonia].
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A ROMA le adunanze e le letture dei versi composti dagli ARCADI si svolgevano a cielo aperto, nel cosiddetto BOSCO PARRASIO, che ebbe varie sedi, fino a stabilirsi, nel 1725, sul Gianicolo. Dal 1941 l'Arcadia romana ha depositato, presso la Biblioteca Angelica, la propria raccolta di libri a stampa (circa 10000 volumi), di manoscritti (41 grossi volumi miscellanei, contenenti rime e prose dei soci tra il 1690 e il 1800), e il proprio Archivio storico, composto da 7 volumi di Atti Arcadici contenenti i "Fatti degli Arcadi" (per lo più verbali di assemblee), e 9 volumi di Archivio, contenenti il "Catalogo dei Pastori arcadi" fra il 1690 e il 1824.
Nel vestibolo della biblioteca sono esposti alcuni pregevoli ritratti di arcadi illustri.
Di DOMENICO ANTONIO GANDOLFO compaiono varie testimonianze nei repertori dell'ARCADIA come
nella PROSA III del LIBRO V di questo VOLUME e specificatamente a PAGINA 186 (NOTA R) dove si danno, con la solita fiorita maniera arcadica e pastorale, delle indicazioni sulle RICERCHE CONDOTTE DAL GANDOLFO IN MERITO AGLI SCRITTORI AGOSTINIANI.
PER INTEGRARE LA CONOSCENZA DEL GANDOLFO SI SUGGERISCE LA LETTURA DELL'ARTICOLO DEDICATOGLI NEL "QUADERNO DELL'APROSIANA - VECCHIA SERIE, 1984" DAL TITOLO
"DOMENICO ANTONIO GANDOLFO...PER UN RICONOSCIMENTO DEL SECONDO BIBLIOTECARIO DELL'APROSIANA"
A CURA DI BARTOLOMEO DURANTE
Dopo la fondazione prese lo pseudonimo di Alfesibeo Cario.
Divenne custode generale dopo l'allontanamento di Gian Vincenzo Gravina, l'altro fondatore dell'Accademia. Gravina aveva in mente per l'accademia un progetto di rinnovamento culturale molto ambizioso, ma gli altri Arcadi preferirono la proposta più moderata dello stesso Crescimbeni che mirava a ripristinare il buon gusto letterario contro le degenerazioni barocche del secolo precedente.
Crescimbeni presentò come modello letterario Francesco Petrarca e s'impegnò a che l'Accademia diventasse un importante circolo di letterati e uomini colti in tutta Italia.
Fu tra i primi a tracciare (mediante anche la raccolta di testimonianze, documenti e fonti autorevoli) un profilo storico della poesia italiana.
Tra il 1693 e il 1694 Crescimbeni scrisse l'Elvio, pastorale tragica o «più tosto istoria velata di poesia». Le motivazioni alla base dell'opera sono da ricondursi alla diatriba scaturita tra i membri dell'Arcadia e, in particolare, all'insorgere dei primi scontri tra Gravina e Crescimbeni. Lo sviluppo della vicenda nella tragedia è allegorico: i personaggi che la animano trovano i corrispettivi nell'Accademia.
Il protagonista è il pastore Elvio, alter ego dell'autore e personificazione dell'Ingegno. Lucrina, la Poesia, è innamorata del pastore e da lui corrisposta ed è la figlia di Opico Erimanteo, ovvero Gian Vincenzo Gravina. Rivale della Poesia è Mirzia, figlia di Uranio Tegeo (Vincenzo Leonio).
L'opera è introdotta da un Prologo pronunciato da Fedeltà, personaggio che racconta di aver perso la propria condizione di divinità a causa dell'invidia dei nemici e costretto a vagare in cerca di un ricovero, che trova presso i pastori. Qui si unisce ad Amore, ma Gelosia giunge a turbare la pace con l'intento di separare Elvio e Lucrina (Ingegno e Poesia). Lo screzio tra i due scaturisce dalla decisione del pastore di difendere la vergine Mirzia dal mostro dell'Ignoranza cui è destinata ad essere sacrificata.
Nel 1697 alcuni accademici dell'Arcadia si accordarono per la pubblicazione di un'edizione commentata dei sonetti di Angelo di Costanzo; il progetto venne presto abbandonato, ma Crescimbeni decise di comporre comunque l'opera, che intitolò Bellezza della volgar poesia. Scelse la forma dialogica: il testo è composto da otto dialoghi che, prendendo spunto dai componimenti di Costanzo, esprimono i principi estetici generali alla base dell'Accademia dell'Arcadia.