cultura barocca
Vedi "dall'Ordalia alla Tortura" e pure, lungi da semplicismi divulgativi, "Aghi per la ricerca dello Stigma o segno del Patto Satanico" Particolare di tavola per la preparazione della "Polvere Simpatetica" (clicca per ingrandire e leggere l'intiera tavola col testo qui non inserito) = visualizza la digitalizzazione del Theatrum Sympatheticum contenente osservazioni su Polvere Simpatetica, Unguento Armario, Magnetismo Universale, Cultura del Sangue, Possanza dell'Universo ed analizza la postazione geopolitica dell'Ordalia in ambito principalmente seppur non esclusivamente rustico e contadino contro malie e tradimenti ma soprattutto furti e danni in merito a proprietà, colture e bestiame = vedi qui per es. i duecenteschi "Statuti di Apricale") = in alternativa leggine su testo antiquario ipertestualizzato di Aprosio quanto ne scrisse "il Ventimiglia" = p. 402) che nell'inedito della Antichità di Ventimiglia (vedi) ebbe intenzione di approfondire l'argomento, in merito filosofico-scientifico quanto giuridico trattando di due seicenteschi omicidi che sarebbero stati a suo dire proprio svelati con la Prova del Sangue argomento di cui diede questa corposa anticipazione nell'opera edita intitolata Grillaia (1668 = leggi qui il Capitolo o Grillo XII )

Principi e origini storiche.
Il principio del “giudizio di Dio” [su cui assai ben fatta si legge la voce -qui ripresa e talora integrata- su "Wikipedia-on line, l'enciclopedia libera"] si basa su un sistema giudiziario antitetico rispetto a quello in vigore non solo in epoca moderna, ma anche a quello esistente in epoca romana.
Il magistrato romano, infatti, oltre a possedere una formazione giuridica che lo metteva in condizione di esercitare una capacità critica di giudizio altamente sviluppata, operava in un sistema che gli consentiva un'adeguata ricerca di prove e testimonianze per poter emettere un giudizio equo (al di là di eccessi e storture presenti in ogni epoca e in ogni sistema giudiziario); il concetto di ricerca della verità non era ricondotto ad un fatto formale, ma si veniva formando a seguito di un'accurata ricerca di prove e di fatti.
Il sistema barbarico è, al contrario, completamente formale, nel senso che la ragione non sta dalla parte di chi può dimostrare la propria innocenza con fatti o testimonianze, ma piuttosto dalla parte di chi, per il solo fatto di aver superato una determinata formalità, non può che essere considerato innocente.
La giustizia non è pertanto un'astrazione mentale frutto di un ragionamento e di una convinzione da parte del giudice, ma è per il barbaro un'entità tangibile, qualcosa che si vede e si tocca.
Il fondamento del giudizio era basato sul giuramento, che riconduceva il diritto ad un fatto religioso: col giuramento si chiamano a testimoni gli dèi, che possono vendicarsi in caso di spergiuro; nel caso di barbari convertiti al Cristianesimo il giuramento impegna direttamente la propria anima.
Si tratta dunque di un elemento extragiudiziale, presupposto del giudizio che il magistrato dovrà emettere ed elemento preliminare all'eventuale ordalia.
Formulata l'accusa, al giudice spettava solo decidere se si doveva ricorrere al giuramento o al giudizio di Dio.
Qui si esauriva la sua competenza, poiché la sentenza era direttamente conseguente all'esito della modalità stabilita.
Trattandosi in particolare il giuramento di un atto che rapportava l'uomo a Dio, erano necessarie alcune garanzie di solennità, prima fra tutte l'intervento dei coniuratores (o sacramentales), generalmente parenti dell'accusato che giuravano insieme a lui, comunque non su fatti di cui erano a conoscenza, ma sul presupposto aprioristico dell'innocenza del congiunto.
Si tratta in ogni caso di un progresso giuridico: i parenti sostituiscono il giuramento all'antica faida.
Ma dalla mancanza di un segno tangibile di accettazione da parte di Dio deriva che a volte le parti, non convinte dalla sentenza scaturita dal giuramento, ricorressero di nuovo e comunque alla faida.
Il giudizio di Dio, che a volte coesiste col giuramento, tenta dunque di superare questo problema.
La Chiesa non poteva infatti condividere la pratica dell'ordalia, che si configurava pur sempre come una sfida a Dio (per il fatto che doveva intervenire nelle questioni giudiziarie), ma non poteva neanche avversarla, col rischio di lasciare che le parti si facessero giustizia da sole.
I termini del compromesso erano pertanto che al giudizio di Dio si dovesse ricorrere quando il giuramento non soddisfaceva le parti.
Non è chiaro se la prova veniva richiesta dall'accusato, a conferma della verità dell'accusa, o dall'accusatore, a conferma di un suo sospetto formulato come accusa.
Sembra comunque che si potessero verificare entrambe le ipotesi, con una maggior frequenza del primo caso.
Ordalie "antiche"
Vi sono testimonianze antiche che fanno pensare a usanze analoghe all'ordalia.
Riguardo alla Mesopotamia, si riferiscono all'ordalia del fiume o, più precisamente, del dio fiume (sulle leggi della Mesopotamia cfr. Claudio Saporetti, Le leggi della Mesopotamia Tradotte dai testi originali, Casa Editrice Le Lettere, Firenze 1984; ). Le più antiche si ritrovano nel cd. “Codice sumero di Ur-Nammu“, sovrano che regnò dal 2112 al 2095 a.C.
L'ordalia è prevista anche nel diritto babilonese ed in particolare nel Codice di Hammurabi, che regnò dal 1792 al 1750 a.C.
Ulteriori richiami alla prova del fiume sono contenuti nelle leggi medioassire, relative al periodo dal 1424 al 1076 a.C.
Nella maggior parte dei casi l'applicazione dell'ordalia è prevista con riguardo ad ipotesi di accuse di adulterio mosse a donne maritate.
In una fattispecie l'ordalia costituisce la prova per verificare la fondatezza o meno dell'accusa di stregoneria.
Secondo una norma l'ordalia assume rilevanza in materia di divisione di eredità di beni, lasciati dal marito defunto alla vedova, tra questa ed i suoi cognati.
In epoca etrusca e successivamente romana, la cd. poena cullei (da culleus=sacco), sarebbe stata applicata a Roma dal tempo di Tarquinio Prisco), e consisteva nel legare i polsi e consegnare quindi una corta spada al presunto colpevole, chiudendolo poi in un sacco assieme ad un gallo, un cane, un serpente e una scimmia (o una capra) e quindi immergendo il sacco nelle acque del Tevere o di un altro corso d'acqua
[la straordinaria evoluzione del Diritto Romano -pur accettando queste considerazioni- concorse prestissimo a vanificare questa forma giudiziale e superare la fase della presunta Ordalia in nome di un diritto basato su meticolose e corrette procedure]
Se la persona sottoposta a questo rito riusciva a liberarsi, aveva evidentemente il consenso degli dei, ed era dunque considerata innocente.
Una variante di questa ordalia consisteva nell'incappucciare il condannato e legargli dietro alla schiena una mano.
L'altra mano libera teneva una spada con la quale il condannato doveva combattere contro una bestia feroce.
Se moriva, veniva seppellito insieme alla bestia dentro un sarcofago, su cui veniva poi dipinta una luna nera.
Questo rito è presente in alcune pitture etrusche, dove è raffigurato anche il personaggio denominato "Phersu".
Valerio Massimo ricorda la prova cui dovette sottoporsi Tuccia, una vestale accusata di aver violato il voto di castità (incestum). La vestale chiese di poter provare la sua innocenza sottoponendosi a una prova consistente nel tentare di raccogliere l'acqua del Tevere con un setaccio, dopo aver richiesto l'aiuto della dea Vesta.
La prova riuscì e Tuccia venne ritenuta innocente.
Presso gli Ebrei è registrata una forma di ordalia dell'acqua, che consisteva nel consumo di "acqua amara" senza subire danno.
Si tratta di una pena presente nella Torah come prova per una donna accusata di aver commesso adulterio, e viene chiamata Sotah.
" 19] Il sacerdote farà giurare quella donna e le dirà: Se nessun uomo ha avuto rapporti disonesti con te ... quest'acqua amara, che porta maledizione, non ti faccia danno! 20] Ma se ti sei traviata ... quest'acqua che porta maledizione ti entri nelle viscere ... ".
(La Bibbia, C.E.I., Numeri 5, 19).
Modalità del giudizio di Dio
Nell'Europa medievale [vedi = R. Bartlett, Trial by Fire and Water, 1988 e Gabriele Pepe, Il medio evo barbarico d'Italia, Einaudi, Torino, 1971] l'ordalia era spesso "del fuoco" o "dell'acqua": generalmente metallo incandescente nel primo caso e acqua bollente nel secondo, ma lo svolgimento esatto dell'ordalia variava anche notevolmente tra aree geografiche ed epoche.
A seconda dei costumi del periodo, l'innocenza era mostrata da una completa assenza di lesioni, oppure le ferite venivano fasciate ed in seguito esaminate per verificarne la guarigione o la suppurazione.
Gli elementi delle ordalie erano solitamente sotto il controllo e la supervisione del clero locale, a cui venivano affidate dal giudice.
Il giudizio di Dio diveniva così, tra formule, preghiere, benedizioni e Messa, una cerimonia con caratteristiche di funzione religiosa, con il conseguente reverenziale rispetto del popolo.
Le registrazioni giudiziarie di questi procedimenti indicano che un discreto numero di accusati venne scagionato dall'ordalia.
Del resto, poiché i sacerdoti conoscevano i loro parrocchiani, e ascoltavano le loro confessioni, sembra probabile che l'ordalia venisse aggiustata in qualche modo, per ottenere un verdetto che il sacerdote riteneva giusto.
Il clero stesso non era disposto a sottoporsi ai rischi del giudizio di Dio, quindi veniva prevista per i religiosi l'ordalia del pane: un pezzo di torta, di pane o di formaggio (chiamato "boccone maledetto"), veniva posto sull'altare della chiesa.
L'accusato veniva portato all'altare e recitava una preghiera, con l'effetto che Dio avrebbe inviato l'arcangelo Gabriele a bloccare la sua gola e farlo soffocare se colpevole.
Pochi vennero condannati da questo processo, anche se è plausibile che le dimensioni del boccone fossero stabilite dall'inquisitore, che certamente aveva una conoscenza del comportamento dell'accusato che gli derivava dal confessionale.
Le cronache riportano diversi tipi di ordalia, ma si tratta esclusivamente di quelli che la Chiesa tollerava e che erano accompagnati da cerimonie liturgiche.
Tra i più frequenti, il giudizio dell'acqua.
Espletati i riti e le formule religiose, l’accusato (o una tavola con inciso il suo nome) veniva immerso in acqua legato; se, riportato a galla con la fune, era ancora vivo, era dimostrata la sua innocenza, ma se l'acqua lo respingeva e galleggiava da solo era colpevole.
Ma esisteva anche la versione opposta: Gregorio di Tours (VII secolo) registrò la comune aspettativa che con una pietra da mola attorno al collo il condannato sarebbe affogato: "I crudeli pagani lo gettarono [Quirino, vescovo della chiesa di Sissek] in un fiume con una pietra da mola legata al collo, e quando cadde in acqua venne sostenuto a lungo sulla superficie da un miracolo divino, e la acque non lo risucchiarono sotto poiché il peso dei crimini non gravava su di lui".
Una variante dell'ordalia dell'acqua era la richiesta di togliere una pietra da un pentolone di acqua bollente, o comunque di immergervi una mano.
Le conseguenze riportate (e in ogni caso i tempi e le condizioni di guarigione) indicavano la colpevolezza o l'innocenza.
Varie forme erano previste anche nell'ordalia del fuoco: una pratica di origine scandinava e anglosassone imponeva che l'accusato tenesse le mani sopra un ferro rovente o che facesse nove passi reggendo con entrambe le mani una barra di ferro incandescente.
Una versione inglese prevedeva che l'accusato, bendato, camminasse su nove lame incandescenti poste sul pavimento.
Prova molto comune era il duello, inizialmente un modo concordato tra le parti per dirimere la lite senza alcun ricorso alla presenza divina, e pertanto disapprovato dalla Chiesa (che, peraltro, avversava tutte le forme cruente di ordalia), che poi, col tempo, finì per apprezzare questo tipo di giudizio come un mezzo per ribadire i diritti di chiese e monasteri.
Ovviamente gli ecclesiastici delegavano il duello a loro campioni, ed i monasteri più ricchi potevano scegliere il meglio dei combattenti a disposizione.
Di conseguenza, chi aveva questioni aperte con i monasteri il più delle volte preferiva sottostare alle pretese dei monaci.
Ma il duello (derivazione della faida) solo col tempo si è assimilato all'ordalia, e come tale veniva utilizzato, in generale, per delitti di particolare gravità.
Era preceduto dal giuramento di combattere per la verità, ed era dunque anch'esso una formalità connessa al giuramento; chi perdeva il duello, quando non perdeva anche la vita, oltre alle conseguenze primarie dello scontro, subiva anche il taglio della mano per spergiuro.
Il duello si svolgeva in un campus, e campiones erano i protagonisti, quando non si trattava dei diretti interessati.
Alcune ordalie (l' " Ordalia " in quanto tale e come qui si legge non solo era connessa al tema dell'adulterio ma anche a vari generi di crimine ed era geopoliticamente ancor più propria dell'ambiente rustico e contadino: specie per la salvaguardia di proprietà, colture e bestiame) si ritenevano basate su credenze magiche e si giudicava la loro ritualità non sospesa tra vita, morte e inenarrabile ferocia = come -diciamo fortunatamente per gli inquisiti- avveniva nei casi sia della coscinomanzia sia dell' assinomanzia.
La pratica o Prova del Sangue cui Aprosio dedica questo intero capitolo dal titolo peraltro emblematico della sua Grillaia del 1668 (tutte le voci sottolineate in rosso sono attive e ipertestuali) per cui si credeva che le ferite di un cadavere assassinato si sarebbero riaperte e avrebbero sanguinato alla presenza dell'assassino, era anch'essa ritenuta un'ordalia = usata per l'ultima volta in Inghilterra nel 1628 = aveva però alle sue spalle tutta una sua letteratura metascientifica basata su alcuni principi basilari qui leggibili =
**********************MAGNETISMO UNIVERSALE - LEGGE UNIVERSALE DI ATTRAZIONE E REPULSIONE - LEGGE DELLE ANTIPATIE E SIMPATIE COSMICHE**********************
(INTERAGENTE CON L' ANTICA CULTURA DEL SANGUE, BENEFICO E/O MALEFICO)

L' erudito intemelio Aprosio ne parla nei suoi molteplici aspetti ma anche quello per cui il
magnetismo universale del sangue - peraltro attribuito pure alle reliquie - fosse riconosciuto altresì giudizialmente e in che modo venisse dal lato investigativo praticato oltre questa data
essendo peraltro viva la convinzione che su tale fenomeno risultasse strettamente connessa alla
antico tema sacrificale del sangue quanto ad un assunto probatorio per vari aspetti collegato all' Ordalia o Giudizio di Dio.
Alcuni divulgatori ma anche studiosi, specie di scuola anglosassone e/ statunitense, piuttosto semplicisticamente oltre che erroneamente, hanno scritto "......altresì pungere una presunta strega per cercare il marchio del diavolo può essere considerato un tipo di ordalia......" adducendo la ragione che in ambito riformato per esempio Matthew Hopkins sottopose le sue vittime a questa pratica
E' vero come parimenti si è scritto che alcune "....ordalie avevano più i modi della divinazione, usata come strumento per investigare i crimini, che come processo vero e proprio....": ma non fu questo il caso, rientrante senza dubbio in una forma di investigazione per via di tortura.
Quello che, quasi con un eufemismo, è definito "pungere" equivaleva semmai all'affannosa e feroce ricerca nella carne dell'inquisita (ma talora anche dell'inquisito) di
"indizi inconfutabili di stregoneria" (anche se per evitare confusioni sarebbe sempre meglio parlare -e il Ponente ligure nell'accezione storica e più estesa del termine data la sua collocazione è una vera e propria Chiave di Lettura
in relazione ad
Una Prima Caccia alle Streghe e ad una Seconda Caccia alle Streghe, separate storicamente dall' Instructio e dalla "Congiura Magica detta Congiura Centini contro Urbano VIII" =
un "pungere" (e non si può non ripetere l'espressione di eufemismo per l'uso di tal termine) che invece rientrava nelle forme inquistoriali della quaestio o Tortura (vedi indice). Genericamente si valutavano dapprima gli Indizi di Stregoneria e poi -fra infinite altre domande e registrazioni notarili contestuali spesso all'applicazione della Quaestio o Tortura- si cercava prima di tutto di vanificare la supposta, per concorso diabolico, resistenza delle streghe al dolore per indurle a collaborazione se non auspicabilmente confessione: cose per cui la tortura inquisitoriale poteva essere particolarmente cruenta.
Come scrisse nelle sue basilari Disquisitiones Magicae... Padre Martin Antonio Del Rio (Lib. V, sez. III, sez. IX, pp. 34 sgg. "avverso streghe e maghi rei di malefici connessi ad eresia") : a livello di " Procedure Generali" giammai si dovevano eludere tre momenti fondamentali a riguardo delle/dei sospetti e vale a dire Denudazione quindi Lavaggio e dinalmente Depilazione = poi nel corso dei vari procedimenti di "applicazione dei tormenti" specificatamente si utilizzavano anche degli aghi non solo acuminati ma di grossa fattura per individuare il Marchio del patto Diabolico detto " Stigma " giudicato assolutamente insensibile al dolore = Marchio che sarebbe stato mediamente celato entro un apparentemente innocuo nevo della pelle (pare quasi spontaneo che le poverette, passando attraverso terribili sevizie, a questo punto delle indagini fossero talmente stremate se non collassate da non aver la forza di emettere alcun lamento = era il momento in cui trionfante l'Inquisitore, cattolico e/o riformato, poteva sancire "legalmente" di aver individuato lo Stigma cioè la prova materiale del Patto Diabolico stipulato col Diavolo sotto forma di Caprone, cui la donna divenuta strega si sarebbe congiunta carnalmente, nel corso di un Sabba ).
Abolizione
Nella "common law" inglese, l'ordalia iniziò a cadere in disuso a partire dall'assise di Clarendon (1166) istituita da Enrico II d'Inghilterra.
Continuò ad essere usata, giudiziariamente o extragiudiziariamente, in casi in cui non si riteneva possibile alcuna altra prova, come per omicidi senza testimoni o per crimini come la stregoneria.
Nel 1215 il
Quarto Concilio Laterano vietò come qui si legge -fatte però salve determinate eccezioni- al clero cattolico di amministrare le ordalie.
Letta questa XVIII Costituzione si nota però che essa mira - come gran parte delle altre Costituzioni- a regolamentare la vita del Clero e soprattutto a frenarne in senso esteso la partecipazione ad abusi e azioni cruente e che non si riferisce solo alle Ordalie in merito alle quali propriamente si legge il divieto di accompagnare con benedizioni le pene inflitte con acqua bollente o gelata, o col ferro ardente, salve, naturalmente le proibizioni che riguardano le monomachie, cioè i duelli, già promulgate = contrariamente a quanto si legge la pratica dell'ordalia (come quella della monomachia) continuò invece ad esser praticate nonostante il distacco delle Chiesa e prescindendo dai contenuti espressi nei qui menzionati Duecenteschi Statuti di Apricale essa rimase anche illecitamente o apparentemente mutando forma ma non sostanza nelle costumanze al punto che si dovette ancora tra '600 e '700 intervenire giuridicamente in merito ai divieti della pratica, segretamente tenuta in auge specie nelle Faide di famiglia e/o per far confessare alla moglie un adulterio, come si legge negli scritti qui proposti del teologo e giurista sei-settecentesco Padre L. Ferraris
A prescindere da scelte estemporanee per quanto illecite nel 1220, durante il regno di Enrico III, l'ordalia venne abolita in Inghilterra, e vennero istituiti processi davanti ad una giuria per tutti quei casi per i quali in precedenza si fosse ricorso ad un'ordalia.
Quando la persecuzione delle streghe-pur passando attraverso tappe impreviste che permettono di parlare di una " I e di una II Caccia alle Streghe "- si estinse tra XVII e XVIII secolo, le ultime vestigia dell'ordalia si spensero -ma più gradualmente del pensato secondo soprattutto la casistica e la logistica- con essa: anche se come detto come si deduce da alcuni scritti era possibile che venisse illecitamente praticata.

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La coscinomanzia è una forma di divinazione che usa un setaccio o delle forbici, usata nell'antica Grecia, nell'Europa medievale e del primo evo moderno e nel New England del XVII secolo per determinare la parte colpevole di un crimine. L'etimologia della parola è dal greco koskinomantis attraverso il latino coscinomantia, cioè un indovino che usa un setaccio: il termine viene utilizzato da svariati scrittori greci, tra cui Filippide, Giulio Polluce e, forse il più conosciuto, Teocrito. Se ne ha una chiara descrizione nel dodicesimo capitolo dell'opera di Agrippa di Nettesheim, del 1533; l'autore ritiene che il movimento del setaccio sia provocato da un demone, richiamato al suo dovere da una frase sussurrata, frase che, ad ogni modo, nessuno intende pronunciare, né ad alta voce né in altro modo. In un metodo, un setaccio veniva sospeso ad un filo, e una lista di nomi di sospettati veniva pronunciata ad alta voce. La persona il cui nome veniva letto quando o se il setaccio tremolava o aveva un movimento, era il perpetratore (un meccanismo simile è usato nella cleidomanzia.) Un'altra forma di coscinomanzia era quella di mettere in equilibrio un paio di pinze o forbici sui polpastrelli o le unghie di due persone poste una di fronte all'altra. Anche qui, il colpevole avrebbe provocato un tremolio delle forbici. La relazione tra questi due metodi è probabilmente storica, poiché entrambi erano praticati ad Atene.










































L'assinomanzia o axinomanzia è uno dei tanti metodi di divinazione, che fanno uso di un'ascia, un'accetta, o raramente di una sega. La maggior parte dei metodi prevede che si lanci un'ascia nel terreno o contro un albero, interpretando la direzione dell'impugnatura o il tremolio della lama. Un altro metodo interessante consiste nel riscaldare la testa dell'ascia nel fuoco fino a renderla incandescente, e interpretarne quindi i colori e le forme. Una variante, attribuita agli antichi greci, è quella di porre in equilibrio una sfera di agata sul bordo dell'ascia (tenuta con la lama all'insù). La direzione in cui rotola la sfera viene usata per l'interpretazione. Alcune fonti sostengono che il salmo 74 faccia riferimento all'uso dell'assinomanzia per predire la caduta di Gerusalemme, anche se nel testo il riferimento alle asce sollevate non è specifico della divinazione.