APPROFONDISCI LEGGENDO:
1-UNA SCHEDA CRITICA SULLA COSTRUZIONE DELLA CHIESA.
2-UNA SCHEDA CRITICA SULLA DOPPIA INTITOLAZIONE DELLA CHIESAUTILIZZANDO ANCHE, OLTRE GLI SCRITTI DEL LAMBOGLIA, UNA ANONIMA PUBBLICAZIONE DEL 1907 INTITOLATA MEMORIE E FIORI-REVI CENNI SULLA CHIESA DI S, ROCCO AI PIANI DI VALLECROSIA E SULLA VITA DEI SS. VINCENZO E ROCCO, VENTIMIGLIA, TIPOGRAFIA VIALE, 1907, PP. 3 -33 .
La CHIESA DEI PIANI DI VALLECROSIA intitolata a SAN ROCCO (ma già intitolata a S.VINCENZO MARTIRE: cointitolata dal XV sec.) fu già proprietà vescovile e quindi parrocchiale dei Piani di Vallecrosia.
Si tratta di una chiesa romanica eretta sui resti di una struttura romana (verisimilmente esistente all'interno di un più antico LUCUS o "bosco sacro dei gentili" completamente rivisitato in chiave cristiana per il processo di consacrazione /sconsacrazione portato avanti dai Benedettini operanti per apostolato in queste contrade ed ispirati ai dettami antipagani di Gregorio Magno).
Dell'antica struttura romana restano tuttora reperti (pietre sagomate in pietra della Turbia ed altro materiale già rinvenuto nei siti vicini)> al suo interno si conserva una lapide romana ad Apollo.
La CHIESA si presentava così nel secolo scorso, prima del terremoto del 1887 e dei successivi ripetuti restauri, oltre naturalmente dei lavori di recupero monumentale e della scoperta del Lamboglia della struttura romanica coperta da interventi vari e discutibili sin dal '600: nell'immagine si nota il recinto davanti all'ingresso della chiesa, recinto in gran parte composto in blocchi sagomati in pietra della Turbia (di cui tuttora si conservano grossi esemplari ai lati dell'edificio).
Come da tempo immemorabile (per quanto indicato dagli atti notarili di varie epoche) la CHIESA era ancora immersa in un vasto oliveto che, a lato nord, ricopriva da secoli la "strada romana" (sotto cui si scoprirono ai primi di questo secolo vari sepolcri d'epoca romana poi andati perduti) più volte menzionata nel '200 dal notaio di Amandolesio quale un modesto percorso, prova del degrado cui erano andate incontro molte strutture pur complesse della romanità.
La CHIESA si presentava così nel secolo scorso, prima del terremoto del 1887 e dei successivi ripetuti restauri, oltre naturalmente dei lavori di recupero monumentale e della scoperta del Lamboglia della struttura romanica coperta da interventi vari e discutibili sin dal '600: nell'immagine si nota il recinto davanti all'ingresso della chiesa, recinto in gran parte composto in blocchi sagomati in pietra della Turbia (di cui tuttora si conservano grossi esemplari ai lati dell'edificio).
Come da tempo immemorabile (per quanto indicato dagli atti notarili di varie epoche) la CHIESA era ancora immersa in un vasto oliveto che, a lato nord, ricopriva da secoli la "strada romana" (sotto cui si scoprirono ai primi di questo secolo vari sepolcri d'epoca romana poi andati perduti) più volte menzionata nel '200 dal notaio di Amandolesio quale un modesto percorso, prova del degrado cui erano andate incontro molte strutture pur complesse della romanità.
Le notizie su SAN VINCENZO MARTIRE e quindi SAN ROCCO nell'agiografia antica derivano molto spesso da Jacopo da Varazze (Varazze 1228 -1298 ) chiamato anche Jacopo o Giacomo da Varagine che fu un frate domenicano scrittore in latino di leggende e cronache . Entrò nell'ordine nel 1244 e nel 1265 diventò priore del proprio convento: due anni dopo fu nominatore provinciale per la Lombardia. Dal 1292 fu vescovo di Genova fino al 1298 anno della sua morte . La sua fama si deve ad una raccolta di vite di santi , scritta tra il 1255 e il 1266 dal titolo Legenda aurea (Legenda sanctorum). L'opera, che fu scritta in latino ma in seguito diffusa in versione volgarizzante , ottenne molta influenza sulla seguente letteratura religiosa e servì come importante fonte iconografica per numerosi artisti . Sempre in latino compilò una Cronaca genovese (Chronicon lanuense) che tratta della storia di Genova dalle origini al 1297 e in volgare scrisse Sermoni moraleggianti.
Nicolò Manerbi [1422-1481] (volgarmente detto Manerbio) fu autore della menzionata "volgarizzazione" e da una stampa del suo lavoro Leggendario delle vite de' santi. Composto dal R.P.F. Giacobo di Voragine, ... tradotto già per il R.D. Nicolo Manerbio. Nuouamente ridotto a miglior lingua, riformato, purgato da molte cose souerchie, arricchito de' sommarij, di vaghe figure ornato, e ristampato. Con l'aggiunta di calendario, lunario, & feste mobili ..., In Venetia : appresso Alessandro Griffio, 1584 - [16] , 726, [2] p. : ill. ; 4°. - Impronta: e.o- e.e. o.te stpe (3) 1584 (R) - Lingua: Italiano - Paese: Italia - Marca: Fama (donna alata con un piede sul globo e due trombe, una in bocca e una nella mano sinistra) con Motto: Famam extendere factis est virtutis opus) si propone qui la volgarizzazione della
VITA DI SAN VINCENZO MARTIRE
cui la CHIESA DEI PANI VALLECROSINI PER APPROFONDIRE LEGGI QUI = 1-UNA SCHEDA CRITICA SULLA COSTRUZIONE DELLA CHIESA
2-ED ANCORA UNA SCHEDA CRITICA SULLA DOPPIA INTITOLAZIONE DELLA CHIESAUTILIZZANDO ANCHE, OLTRE GLI SCRITTI DEL LAMBOGLIA, UNA ANONIMA PUBBLICAZIONE DEL 1907 INTITOLATA MEMORIE FIORI - BREVI CENNI SULLA CHIESA DI S, ROCCO AI PIANI DI VALLECROSIA E SULLA VITA DEI SS. VINCENZO E ROCCO, VENTIMIGLIA, TIPOGRAFIA VIALE, 1907, PP. 3 -33
fu verisimilmente intitolata in origine A SAN VINCENZO MARTIRE per la ripresa dei PELLEGRINAGGI VERSO LE SPAGNE dopo la SCONFITTA DEI SARACENI
e peraltro SANTO più convenevole ad una eventuale RICONSACRAZIONE di un TEMPIO ROMANO "VALLECROSINO" da non escludere, data anche la posizione in rapporto alla VIA JULIA AUGUSTA, collegato al culto di DIVINITA' PROTETTRICI DEI VIAGGI E DEI VIANDANTI molto frequenti nella grande tradizione MERCANTILE E COMMERCIALE IMPERIALE ROMANA
e la
VITA DI SAN ROCCO
SANTO PIU' "MODERNO" (XIV-XV sec.) recepito dalla coscienza popolare data la sua fama quale PROTETTORE di un pericolo assai più serio degli antichi Saraceni quale la sopraggiunta e tragica PESTE BUBBONICA