ZOOTECNIA

-ALLEVAMENTO IN MEDIA-ALTA VALLE>Atti, geografia, ambiente, inducono a credere che, da sempre, la medio-alta val Nervia ebbe nell'oltregiogo il referente per approvvigionamento vaccino e che le aziende piemontesi tenessero sulla costa basi commerciali.
Le indagini hanno chiarito l'antichissima espansione territoriale della razza bovino-piemontese fra XIII e XV sec. uno dei primi approdi dei produttori pedemontani della razza era in Ventimiglia: è indubbio che il commercio debba risalire sin alla romanità ma i dati sicuri trascritti dai notai si hanno solo, come detto, dal XII-XIII secolo.
In Ventimiglia gli animali eran commercializzati al porto vecchio del Nervia e soprattutto a quello nuovo del Roia per raggiungere altre destinazioni o essere macellati in loco per alimenti o conservazione. Sull'asse Breglio-Dolceacqua si son rinvenuti resti fossili che rimandano, secondo l'esame al C. 14, ad un arco cronologico di 20 secoli sì da confortare l'idea d'una via delle mandrie che dai tempi romani si snodava, tra Piemonte di Sud-Ovest e Liguria occidentale, nel fondovalle nervino: l'arco dei ritrovamenti scema, XIV-XV secoli al massimo, a proposito della diramazione da Dolceacqua per Airole e risulta insignificante per media e alta val Roia. L'interesse per questo percorso della transumanza non deve far dimenticare altri itinerari come quello Pigna-Saorgio. Nel pignasco è un gruppo di case detto Brighetta, presso cui in una carta del 1760 era indicato un La Briga (di deriv.gallica, per "altura") di Teglia (ligure mediovale da tilia=tiglio) ora scomparso: forse Brighetta si connette con Briga Marittima donde, in inverno, i pastori scendevano per Buggio al mare, come risulta da pergamene del '300. I rogiti del notaio di Amandolesio ragguagliano su pastori e mandrie pedemontane che giungevano alla costa per la strada del Nervia. L'asse Tenda-Ventimiglia fu interessata, il 3-VI-1259, dalla commercializzazione d'una mandria di 575 capi di bestiame tra capre, immaturi e pecore, stipulata in carreria Merçarie della cittadina intemelia. I contraenti erano Guglielmo Curlo Boveto di Ventimiglia e Guglielmo Ardizzone di Tenda (docc 61-62) ed il primo aveva soprannome di mestiere Bovetus (Boveto poi Boero=mandriano); significativo pare il toponimo Latte, alla confluenza sulla costa della trasversale dalla val Nervia pei siti del Roia e Bevera, ove si rinvennero tracce archeologiche di recinti per animali: nel '200 vi stavano diverse famiglie "Vache" (doc.243), più tardi evolutesi in Vacca cognome di mestiere attestato in tal luogo sin ad oggi. Il 2-V-1260 Rainaldo Bulferio Maior vendette a Raimondo Marchisio ed a Pietro Boso, pastori della Briga, 350 capi di immaturi e capre per 105 lire di genovini. Il 16-V-1260, a Ventimiglia in carreria (doc.246) Rainaldo Bulferio ed i fratelli Oberto ed Ottone Agacie stipularono una soccida (contratto per l'allevamento del bestiame, secondo cui sorge società fra chi dispone il bestiame o soccidante ed il soccidario che lo prende per allevarlo con l' accordo di dividersi gli utili) per lo sfruttamento di due vacche brune, di proprietà di Rinaldo, a partire dal prossimo carniprivio (domenica di quinquagesima da cui i chierici iniziavano il digiuno dalle carni) e per la durata di 2 anni. Atti duecenteschi su pastori di Breglio, Gavi, Pavia, di Briga e Saorgio ma anche Chieri, Moncalieri, Pancalieri provano spostamenti di pedemontani sulla costa ligure sia per commercializzare il bestiame sia per organizzarvi attività mercantili e aziende agricole (Albintimilium cit., cap. II, 8 passim = G.C. GHINAMO, Problemi e prospettive del settore zootecnico da carne nel cuneese: la razza bovino-piemontese, Dissertazione di laurea a.a. 1988-9, Facoltà di Economia e Commercio, Università di Genova-Istituto di Economia e Politica Agraria, 1 copia dattiloscritta) L'alta e media Val Roia, Tenda, La Briga, Saorgio e Breglio rappresentano un unicum di tragitti su Ventimiglia (v. T. OSSIAN DE NEGRI, Il Ponente Ligustico : incrocio di civiltà, Genova, 1974, p. 39 sgg). Una carta del '700 (Ibidem, figg. 25-6) o Carta Generale del contado di Nizza ed il piano topografico del luogo di Saorgio indica una strada da Pigna a Castelvittorio e quindi Baiardo mentre dal rio Muratone si stacca una via che, per la displuviale di monte Alto tra Nervia e Barbaira, giunge a Dolceacqua e devia per Airole e Ventimiglia. Nella carta risalta la planimetria di Saorgio allineato sulla cresta ed in parte sul pendio a precipizio del monte : al fondo fu segnata la Strada grande da Nizza a Torino ed a levante, non lungi dalla basilica di S. Bernardino, si rappresentò la Strada di Pigna: per essa i pastori giunsero sin ai primi del '900 ai pascoli d'alta valle e da Lago Pigo molti di loro procedevano verso l'agro sanremasco e Triora.


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-ZOOTECNIA> COMMERCIALIZZAZIONE NEL TERRITORIO DI VENTIMIGLIA E VILLE I doc. di XIII-XIV sec. attestano l'esistenza in Ventimiglia di una CORPORAZIONE o "compagna" di macellarii. Il 18-I-1264 Ardizzone "macellario" si dichiarò debitore di Corrado Guarachio per 100 capi di bestiame, vendutigli per 30 lire di genovini, e sancì di saldare il debito entro la festa di S.Michele (di Amandolesio cit., doc. 603). La macellazione in Ventimiglia è documentata in un atto dello stesso notaio (doc.524, del 7-I-1263) quando i coniugi Giovanni Columberio e India si impegnarono a restituire 9 lire e 3 soldi genovini ricevuti in mutuo per acquistare bestie da macello. Dalla zona del Convento di Dolceacqua si raggiungeva Airole per raggiungere il porto sul Roia o l' agro di Ventimiglia. Questi percorsi trasversali, i tratti di edilizia romano-imperiale scoperti dalla Mortola a Latte sin a Bevera (luogo dall'idronimo emblematico per segnalare possibilità di abbeveraggio e dove nel XIII sec. erano insediamenti rurali, casali e stalle) inducono a credere che queste diramazioni fossero ancora più antiche, per il traffico bovino, di quanto affermino i reperti ossei. Secondo le superstiti fonti si può dire che nel '200 il traffico di mandrie fosse principalmente innestato sulla strada Breglio-Dolceacqua, con pascoli, bandite, e ricoveri in successione: dal sito dolceacquino donde si accedeva a Ventimiglia marciando in linea colla strada sì da aggirare a Nervia il castello di Portiloria. Sfruttando le deviazioni per le valli del Roia o del Verbone (Vallecrosia) si giungeva ai prati del Roia (area della stazione ferroviaria, ove si individuarono tracce di un pozzo medioevale), alla piazza per il commercio locale o marittimo del Convento S. Agostino (ove in quel tempo era una cappella di S.Simeone che serviva per il nucleo abitato ai fianchi della Rocca detta di Bastia o Bastita) e poi ai recinti di Latte, sui tratti della superstite via romana di costa, fra area intemelia e frontiera (Turbita, Castellaro il Vecchio, Villafranca, Monaco e Mentone.


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-BANDITE, NORME, PENE, RAPPORTI TRA ALLEVATORI E COMUNITA'> Atto importante su transumanza e vantaggi economici procurati alla comunità dagli affitti per pedaggi, pascoli e bandite che i pastori pagavano a Gabellieri e Massari, risulta la convenzione stretta fra le comunità di Castrum de Doy (Castelfranco-Castelvittorio, nell'alta valle) e di Triora, del 13-VII-1280. Identificati i confini territoriali, il notaio Giovanni de Castro, coi deputati dei borghi, precisò nel rogito che "il comune di Triora e gli uomini di detto Castello debbano tenere e possedere in pace ed accordo le terre che son fuori di detti confini ed in esse possano far pascolare le bestie, lavorare, imporre tasse ai foresti, cacciare e fare qualsiasi altra azione pubblica...e che nessuna persona delle due comunità possa dar licenza ad alcun forestiero di pascolare, fermarsi o passare con bestie per tal terra senza l'autorizzazione di entrambe le comunità...". Si legge che "i prati degli uomini di Castrum Doy che sono e saranno in Langano, quelli che sono e saranno arati, segnati e disgregati e quelli che avranno voluto tenere arati per dieci anni senza frode siano Bandite dal primo di aprile sin alla metà del mese di Luglio oppure quelli che sieno stati tenuti per fienagione e taglio, una volta che questa sia avvenuta, sino al prato di S.Quirico. E se saran state trovate bestie in detti prati il loro padrone paghi per bannalità soldi cinque di giorno e due di notte se si sarà trattato di bestie piccole di numero superiore ed inferiore a dieci, per qualunque bestia grande il padrone pagherà due denari e se saranno buoi e vacche da cinque in più pagherà per bannalità quattro denari per ogni bestia e se sarà un mulo, un giumento od un asino un soldo ( nel doc. compaiono altre figure giuriduche: dai conciliatori di controversie, uno per comunità, ai pastori servi al titolare della mandria, con elenco delle responsabilità). Il documento (che il Rossi ricavò da una copia del XVII sec. del comune di Castelvittorio, e che trascrisse nel doc. XV della Storia del Marchesato cit.) non è importante solo per l'indicazione delle pene, degli obblighi dei pastori foresti o per l'indicazione globale che la zootecnia era caratterizzata da caprini ed ovini, bestie piccole, bovini, le bestie grandi, da animali di fatica come asini e muli ma riferisce un dato utile sui collegamenti tra Castelvittorio e Triora per una trasversale che dalla val Nervia procedeva (Nord-Est) verso Triora donde i pastori del taggiasco e del finalese si ritrovavano per procedere verso le bandite d' alta valle nervina. Dati zootecnici sull'alta valle si deducono poi dagli Statuti di Pigna del 18-XII-1575: alla rubrica 247 sono i Capitoli estratti dal libro vecchio dei Capitoli del XV sec.: alla 301 sotto la voce Limiti delle Alpi, vennero elencate ben 31 Montagne, destinate a bandite o pubblici pascoli a pagamento. Si trattava dei monti Gordale, Lausegno, Canon, Pertusio, Aorno, Torraggio, Monte Maggiore, Avino, Ubago di Maria, Arvegno [per Orvegno], Ouri, Morga, Argelato, Bondone, Lonando, Monte Comune, Castagnaterca, Verduno, Veragno, Ubago, Fossarelli, Brassio, Peagne, Tanarde, Passale, Fontane, Preabeco e Giove. La sproporzione fra l'enorme area delle bandite e la popolazione, relativamente bassa, del borgo é prova che i pascoli pubblici ospitavano foresti sia per la transumanza che la commercializzazione delle "bestie" o dei prodotti sulla costa ligure. Come si evince da altri documenti del di Amandolesio l'evoluzione stradale-insediativa in vallata é databile al XII-XIII sec.: le Comunità d'alta e media valle ottennero buoni cespiti dall'affitto delle bandite e per il riparo stagionale di pastori ed animali nei ricetti coperti (terrissi) dai diritti di pedaggio, foraggio ed abbeveraggio delle mandrie.