cultura barocca
Informatizzazione e testo a cura di B. E. Durante LA RIFORMA DEL CONFESSIONALE CONTRO GLI AMORI PROIBITI (CLICCANDO, NELL'IMMAGINE LE VOCI SONO IPERATTIVE)

La condizione della donna (anche in forza dell'irrigidimento controriformista) era sospesa, oltre che sulla subordinazione al sistema patriarcale, sul limite di un pericoloso antifemminismo alle cui radici risiedevano postulazioni artificiosamente e volutamente elaborate -per mantenerne la subordinazione istituzionale- sia sulla sua inaffidabilità umorale che sulle sue capacità di seduzione cui si ritenevano per nulla esenti gli stessi religiosi (per quanto fosse stato introdotto il reato reciproco di sollicitatio ad turpia comportante la Riforma del Confessionale. L'erudito agostiniano ventimigliese Angelico Aprosio ebbe certo molti difetti legati soprattutto a quell' indole polemica che finì per attribuirgli la nomea di Poeta nel senso di Bizzarro ma ebbe sempre ebbe ccasione di manifestare avversione verso la frode, reale od intellettuale, mascherata sotto forma di formale moralismo sia a riguardo di laici che di ecclesiastici specie se nel caso di questi ultimi mascherata magari nel corso di certe Prediche Sacre da lui apertamente e coraggiosamente criticate.
Aprosio fu indubbiamente noto come antifemminista e misogino ma è opportuno dire che nel corso della sua vita e con la maggior saviezza derivata sia dall'esperienza che dall' analisi di tanti fatti mitigò più di quanto si creda tale postulazione pur oprando come sotto si legge con la dovuta prudenza di chi -come scritto- era stato già bollato con la definizione di "Poeta" in direzione censoria [scrivere apertamente poteva essere un azzardo periglioso =del resto la misoginia e l'antifemminismo erano un datto assodato dell'epoca per giunta aggravato dallo scontro tra Cattolici e Riformati tenendo anche conto -contro il possibile reiterarsi di concetti già perseguiti all'interno delle vecchie Eresie come, ma non solo, quella dell' "Ordine degli Apostoli"- che la difesa, con altri voti, della castità e quindi del celibato ecclesiastico su cui in forza dei deliberati del Concilio di Trento la Chiesa romana esercitava invero una vigilanza sempre maggiore su di esso come sul matrimonio tra laici era sostenuta dalla stessa Curia Apostolica, per via delle sue potenti ramificazioni, tramite una pubblicistica di accuse di immoralità avverso i Protestanti: sviluppando il teorema non solo delle licenze sessuali loro e dei loro sacerdoti cui era concesso sposarsi ma anche del fatto che i Riformati avrebbero, specie nelle Diocesi di Frontiera, accolte sotto la loro protezione tante Prostitute destinate a diventare sostenitrici della Riforma evolvendosi anche in Streghe Eretiche cioè Streghe Supreme capaci di attrarre con lascivia e malia le anime cattoliche all'eresia protestante ] e non deve quindi suscitare stupore che il frate agostiniano abbia pubblicato nel Capitolo X intitolato Pericolo della Conversazione con le Donne" dell' allora inedito Scudo di Rinaldo parte II la vicenda, tratta da un' inedita canzone salvata dalla distruzione da Giano Nicio Eritreo, scritta dal personaggio coinvolto cioè un
religioso colpevole e condannato dall'Inquisizione per un matrimonio clandestino
[ ma nella lunga narrazione, dopo aver elencato per autodifesa il suo tentativo di resistere alla passione carnale, il religioso confessa l'avvenuto matrimonio, i piaceri ricavati dall'amore ma alla fine anche la condanna patita.
non senza però concludere la Canzone con un ammonimento per tutti i religiosi che è tentativo di autogiustificazione e soprattutto slancio misogino =
" ...CANZON, ovunque andrai,/ Avvisa i più prudenti / Che fan le Donne apostatare i Savi " .
( senza dubbio la "Canzone dell' Anonimo Autore" racchiude un messaggio antifemminista = la donna "fa apostatare", cioè allontana dalla Chiesa, il religioso che sostanzialmente ne rimane vittima: in fondo è la vecchia proposizione teologica di Eva tentatrice e quindi più colpevole di Adamo" = tuttavia quella aprosiana non è la posizione più intollerante ed antifemminista, semmai la si potrebbe giudicare la postazione di un erudito incallito che giammai vuol lasciar cadere nel dimenticatoio una composizione alquanto rara e pruriginosa, forse destinata alla distruzione, assumendo prudenzialmente "Il Ventimiglia" per via di affettazione e dissimulazione onesta come d'uso all'epoca una posizione mediata tra esperienza personale -far riscontrare la debolezza di alcuni religiosi- e consuetudine -cioè adeguamento a quei dettami ecclesiastici che qualche volta disattesi da "Il Ventimiglia" gli crearono problemi di non poco conto. Del resto la prova che Angelico stesse via via mitigando molte delle sue giovanili e intransigenti postazioni la si evince da un divverso passo della stessa opera, prudentemente rimasto inedito fino a tempi recenti, laddove il frate a differenza di altri religiosi in definitiva accondiscendenti condannò apertamente il delicatissimo tema delle monacazioni forzate)]
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In questo contesto di ipermoralismo almeno formale la
vicenda sopra descritta di Aprosio che avrebbe risolto la vicenda peccaminosa di Pietro Michiel del rapporto con la concubina Apollonia si dovrebbe proporre diversamente = il Michiel non era sposato e di conseguenza avrebbe dovuto parlarsi di convivenza more uxorio atteso che il suo intervento "salvifico" a favore del Michiel si chiude, col plauso di tutti e specie di quelli di famiglia, con l'unione in matrimonio dei due conviventi.
Ma la distinzione, per quanto valore possa avere alla luce dell'oggi, non si percepiva e non si sarebbe percepita ancora per decenni e secoli: oltrepassando il '600, e quelle riforme settecentesche di cui sotto si parla rimandandole per convenzione a Napoleone I, ancora nell'800 lo stato della concubina sarebbe proceduto di pari passi con quella della meretrice e delle frequentatrici di infami se non infami loro stesse.
Senza troppo disquisire in ambito giuridico e rimandando a quanto scritto sotto relativamente alla questione che lega il concubinato/concubinaggio ad altre soluzioni esistenziali magari all'interruzione stessa per via giuridica, previa opportuna legislazione, dello stato del "coniugio" vale la pena di citare qui quanto scritto da un giurisperito qual fu Tommaso Maurizio Richeri, , in Universa civilis et criminalis jurisprudentia juxta seriem istitutionum ex naturali et Romano jure deprompta et ad usum fori perpetuo accomodata / auctore Thom. Mauritio Richeri Lodi : e typis Joann. Baptistae Orcesi, 1826-1829 laddove dall'Indice finale del XIII volume dalla voce "Concubina" (leggi e cnsulta scorrendo le pagine digitalizzate) si risale a vari e diversi articoli discorrenti secondo le varie scuole la condizione di tale stato esistenziale: non tutto risulta negativo e/o decettivo ma appare emblematico per esempio come una sanzione quanto scritto al Libro VI, 1452 - 1453 laddove le Meretrici e le Concubine risultano equiparate -secondo i tempi dell'autore, i costumi correnti, la legge della Chiesa e contro la tolleranza degli antichi giurisperiti di Roma- nella condizione di persone turpi affermazione che in qualche maniera risulta iterata o se vogliamo già sancita nel contesto del Libro V, 1535 laddove viene espresso -sottolineando una distinzione da una certa costumanza o tolleranza romana antica- che attualmente presso i Cristiani le Concubine non risultano distinte dalle meretrici.
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