cultura barocca
informatizzazione a c. di B. Durante La MALARIA non ebbe nei secoli la valenza apocalittica attribuita alla PESTE CIOE' "IL GRANDE MALE NERO" eppure per millenni a livello paneuropeo assai più della PESTE fu male persistente e causa di miriadi di decessi, non concentrati nel tempo ma praticamente continuativi sin alle nuove precauzioni medico sanitarie di cui si perla per esempio nel MANOSCRITTO WENZEL = propriamente è una malattia febbrile causata da protozoi del genere Plasmodium. Esistono diversi tipi di malaria che colpiscono i Rettili, gli Uccelli e i Mammiferi. La zanzara anofele femmina (vedi sopra) (il maschio non punge l'uomo) inocula lo stadio infettivo del parassita (sporozoita); dal sangue, dopo circa mezz'ora, esso arriva al fegato dove si riproduce. Dopo una settimana migliaia di parassiti si riversano nel sangue e attaccano i globuli rossi; al completamento del ciclo riproduttivo rompono le membrane dei globuli e ne attaccano altri. Alcuni parassiti si trasformano in gametociti che vengono risucchiati dalla zanzara anofele nel cui corpo danno origine a nuovi sporozoiti infettanti. L'uomo viene parassitato da quattro specie di plasmodi, la cui diversa azione patogena è collegata alla durata delle varie fasi del ciclo biologico. La malaria si manifesta con un forte accesso febbrile quando i globuli rossi parassitati si rompono e talvolta ha tipiche caratteristiche di intermittenza. Successivamente però gli aumenti della temperatura corporea seguono il ciclo di maturazione dei plasmodi. Poiché ogni rialzo febbrile causa la distruzione di globuli rossi, il malato diventa anemico; inoltre può avere alterazioni del sistema vasale e della circolazione, lesioni renali e surrenali fino ad arrivare alla cachessia e alla morte. A diffusione endemica nelle zone tropicali di tutto il mondo, per mezzo delle bonifiche e della lotta alle zanzare, la malaria è scomparsa dalle ultime aree italiane nelle quali era presente come la Sardegna e la Sicilia. Nell'Italia del periodo intermedio dopo il tracollo dell'Impero Romano e della sua efficiente organizzazione viaria e di controllo ambientale, dal Medio Evo al Settecento, la penisola, anche per la mancanza di bonifiche e di opportune arginature ospitava varie zone acquitrinose, nelle quali proliferavano appunto le larve della pericolosissima anofele: non a caso, tra le cause di mortalità, ancora nei secoli XVII e XVIII la MALARIA (CAUSA DI TANTI DECESSI NONOSTANTE I RIMEDI ERBORISTICI NON SEMPRE INEFFICACI) - contro cui un ruolo decisivo terapeutico ebbe il CHININO - nonostante la resistenza connessa alla sua utilizzazione in medicina attesa la diffusa superstizione - consultane nell'Indice la vastissima casistica - (come del resto il superstizioso timore contro altre piante, medicamentose e non, importate della Americhe, non esclusa la patata e il pomodoro) di molte popolazioni rurali alla sua assunzione- aveva un ruolo primario (non a caso Angelico Aprosio morì verosimilmente -pur colpito da vari malanni- per le complicanze di un attacco malarico e nel corso della sua vita tanto scrisse contro i ristagni, la mancanza di risanamenti e di strade adeguate, le esalazioni pestilenziali per gli scarichi fognari a cielo aperto e la conseguente "aria cattiva" nelle città, anche citando i vari espedienti che si prendevano per non farsi contaminare, specie attraversando zone impaludate e sporche per carenza di pubblica profilassi in questo settore). L'area intemelia doveva parte della sua negativa fama climatica a causa di zone paludose che furono poi opportunatamente bonificate e tra queste in particolare si possono citare le zone dei PASCHEI (nel territorio stesso di Ventimiglia), la parte pianeggiante e costiera della Bordighera medievale, non impropriamente detta BURDIGA, l'area detta ancora oggi di PIAZZA D'ARMI, nell'agro ai Piani di Vallecrosia. Può essere prevenuta mediante la profilassi antimalarica a base di clorochina. Lo svilupparsi di ceppi di plasmodi resistenti alla clorochina ha reso più difficile la prevenzione (attualmente i decessi sono due milioni ca. per anno, soprattutto bambini delle aree rurali dell'Africa). Nei casi di maggior difficoltà si ricorre al chinino (associato ad antibiotici) e alla meflochina. I nuovi farmaci (meflochina, halofantrina, malarone, atovaquone) sono meno adatti della clorochina per i costi, la tossicità, la scarsa efficacia e praticità. Buoni risultati si sono ottenuti con l'artemisina (artesunate). Sono allo studio vaccini di diverso tipo. Nei paesi più colpiti si impiegano zanzariere trattate con insetticidi.




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