cultura barocca
Clicca per una sequenza di immagini Seborga e/o Principato di Seborga (vedine qui l'areale) = vedi colture della pianta simbolo, cioè la Mimosa, della Festa delle Donna immerse nei resti dell'antichissima Grangia benedettina poi divenuta "tecnica dei muri a secco": fai anche da qui un viaggio alternativo nei resti di quella Grangia che variamente trasformò e rivitalizzò l'agronomia dopo i tempi dei Barbari e la crisi dell'Agronomia Romana

La "Festa della Donna" (peraltro non facile a suo tempo da finalizzare per le forti opposizioni) rappresenta un momento epocale per celebrare la lunga lotta delle donne per la riaffermazione dei propri diritti paritetici a quelli degli uomini = lotta lunga che dopo l'affermazione del patriarcato su antichissime forme matriarcali relegò la
donna in un ruolo sociale di subordinazione all'uomo si dalla classicità esacerbandolo nell'epoca intermedia
(vedi qui il basilare e forse irrinunciabile Indice Tematico)
:
fatto che perseverò per millenni sin a tempi recenti con
conquiste crescenti del mondo femminile sancite a partire dal movimento delle suffragette sin a quello del moderno femminismo.
La "Festa della Donna" è un momento tanto celebrativo quanto importante che sotto varie forme commemorative rammenta -sempre ne esiste il bisogno- una serie di successi ma non nega, purtroppo, come tante cose debbano ancora avvenire per una totale equiparazione: anche perchè purtroppo, dopo discorsi importanti e nobili propositi e, ammettiamolo!, intrattenimenti ludici tanto fragili quanto inutili se non carichi a volte di contraddizioni, ritornano troppo spesso, veicolati dalla cronaca nera e dall'informazione mediatica aspetti vari dell'antica subordinazione dallo sfruttamento, al proliferare di padri padroni e mariti padroni, dalle molestie nel pubblico come sul lavoro sin alle violenze domestiche , alla tragica realtà di stupro e incesto a quella "realtà" non meno drammatica di ciò che gergalmente si definisce problema delle "baby squillo" cioè della prostituzione minorile e/o della prostituzione straniera, spesso, pur diversamente, innescate dalla ricerca personale di modelli di vita tanto mediatici quanto artificiosi od al contrario alimentate -ancor più la seconda della prima- da una situazione di coercizioni che trasforma specialmente le giovani immigrate in autentiche schiave. Questo non è il luogo per considerazioni su responsabilità e protagonisti che potrebbero protrarsi all'infinito: la constatazione nasce come tale, quale un momento di mera riflessione con un'aggiunta però che magari risultati più celeri e migliori si sarebbero ottenuti se non si fosse proceduto, dal tempo dei tempi ma con una pervicacia ed una persuasione così insistenti da non mancare di effetti sulle giovani donne più influenzabili, coercibili o spesso assolutamente disperate sì da trovare se non cercare nell'accettazione della subordinazione (in tutto anche a comportamenti estremamente rischiosi quanto apparentemente gratificanti) una via di scampo e purtroppo talora di affermazione sociale, come detto proposta da una visione sociale maschilista, facendo addirittura propria l'interpretazione della donnesca inferiorità e direttamente o meno accondiscendendo all'idea di una qualche femminea colpevolezza.
Partendo ad esempio dalla mitizzazione pseudodiabolica di eventi storici per quanto distorti da una pubblicistica dichiaratamente antidonnesca come l'esistenza delle Amazzoni invero esistite seppur quali relitti socio-culturali del matriarcato (fatto da non sottovalutare affatto -per relazioni possibili con altri stati esistenziali- nell'età intermedia quello dell'esistenza di Donne Soldato coniugabili a Donne Governanti ed Egemoni, quindi politicamente ma anche intellettualmente e religiosamente pari agli uomini sì da destabilizzarne l'indiscussa superiorità) e, sotto un profilo pressoché contestuale, dalla demonizzazione di pallide ma probabilmente in potenza fruttuose iniziative dell'Impero di Roma -magari vanificate dalle scelte impopolari di qualche imperatore- come al tempo dei Severi il Senato delle Donne la cui progettazione -formulata come qui si vede per migliorare certe postazioni della Donna nella società romana fu propagandata, con altre forme di antifemminismo, dal Cristianesimo delle Origini per concedere alle Donne di esperire tutta la loro vanità e lascivia fino ad ipostatizzare in qualche modo la misoginia in particolare con la condanna delle Sacerdotesse Vestali [ ma una suora, letterata del '600 di gran livello [ per quanto aggirata dal conformismo letterario e dallo stesso Manzoni che, pur conoscendone la vicenda esistenziale e letteraria mai la citò e redasse pagine sempre moderate sulle "suore coatte" e di sostanziale invito all'accettazione in nome della Fede anche per le "reprobe" come nel caso della Monaca di Monza) vale a dire quella straordinaria figura che fu Arcangela Tarabotti (tanto coraggiosa quanto disperata essendo stata fatta monacare a forza) e che con altre donne qui citate iniziò a battersi per la dignità del proprio sesso]
nella sua, qui digitalizzata con vasto apparato critico, proibitissima opera
La Semplicità Ingannata, già intitolata La Tirannia Paterna
con scandalo di molti e pagando il prezzo della propria encomiabile audacia
************************************EBBE ANCHE L'ARDIRE DI ESALTARE LO STATO DELLE ROMANE SACERDOTESSE VESTALI************************************
in grado di dismettere a 30 anni il loro pur prestigioso ruolo, vivendo comunque da religiose una vita migliore e per molti aspetti più spirituale di tante Suore Monacate a Forza dai Padri per interessi di famiglia
(anche se è doveroso rammentare che nel caso delle "monacazioni forzate" il ruolo basilare era in effetti quello delle famiglie patrarcali "schiave" del culto del Maggiorascato che indusse la Chiesa ad intervenire -con successo spesso relativo- contro gli abusi dei Padri Padroni volti a tutelare l'integrità del patrimonio del Casato = ed anche se non tutti i religiosi di sesso maschile ebbero l'ardire di opporsi apertamente a questa costumanza, al contrario seppe invece ricredersi e rivedere le proprie posizioni contro quanto scrisse sul tema Arcangela Tarabotti e, seppur con ssai maggior moderazione, esprimersi proprio come qui si legge Angelico Aprosio "il Ventimiglia" contro il tema della "monacazioni imposte e/o coatte a scapito di fanciulle per nulla votate alla vita religiosa)].
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Concludendo dissertazioni che potrebbero esser anche più estese si può in definitiva dire senza tema di smentite che per quanto concerne l' ambito cristiano la misoginia (con sessuofobia ed omofobia) si coniugò abilmente con la dimensione socio-economica di egemonia maschile (ma il maschilismo patriarcale -mai ci si dimentichi di ciò!- si espresse in forme diverse magari a secondo di distinte e talora realtà socio-economiche, etniche e religiose ma comunque mai dissimili nella sostanza a scapito della Donna) sulla scorta della teologicamente reputata maggior gravità del peccato di Eva rispetto a quella di Adamo e con la consequenziale "giustificazione" della figura della Donna da controllare sempre, oscillando ella facilmente fra le posizione dell'Angelo quanto del Demone.
Assodata questa ultima postazione non si può far a meno di una glossa o meglio di un'aggiunta tanto basilare quanto poco nota, vale a dire come nel contesto del feroce dibattito tra Riformati e Cattolici per la Donna -come visto già reputata caratterialmente instabile e più lussuriosa dell'uomo- proprio in funzione della sessualità le cose si complicassero ulteriormente = già di per se stessa la Prostituzione reputata connessa tra molte colpe al culto del Demone del Turpe Lucrum e chiaramente giudicata retaggio enfatizzato dalla civiltà degli idolatri assunse un dimensionamento vieppiù negativo e persecutorio atteso che la pubblicistica cattolica prese ad affermare, in un coacervo di polemiche teologiche ma anche solo grevi se non volgari con quella per nulla meno violenta dei Riformati del pari in effetti persecutori della stregoneria, che non erano poche, specie nelle aree di frontiera e in quelle confinanti tra le due contrapposte posizioni religiose,
le Prostitute che dal Cattolicesimo passavano alla Riforma, giudicata in materia sessuale decisamente tollerante viste anche le postulazioni di Lutero se non apertamente immorale, per esercitarvi la loro professione ma le quali poi spesso, divenute Eretiche, si trasformavano nelle temute Streghe Eretiche o Streghe Supreme, anche per carpire a favore dell'Eresia le anime cattoliche che avessero attirato nella loro rete intessuta di sesso e magia

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