cultura barocca
L'Accademismo Meridionale (vedine qui vari aspetti) e Scipione Errico grande esponente della messinese "Accademia della Fucina" UNA RARA PUBBLICAZIONE DELL'ACCADEMIA DELLA FUCINA DI MESSINA (VEDI LA CARTOGRAFIA STORICA DI MESSINA)

All'Aprosiana di Ventimiglia nel settembre del 1662, dopo l'arrivo di tanti libri, si sceglie un'opera tanto attesa di Antonio Muscettola e si assiste ad una pubblica lettura pseudo accademica de La Belisa sua tragedia cui Aprosio sotto pseudonimo di Oldauro Scippio dedica poi la pubblicazione elogativa delle Bellezza della Belisa di cui qui sotto si propone l'introduzione

" LE BELLEZZE DELLA BELISA ABBOZZATE DA OLDAURO SCIOPPIO, OCCASIONE DELLO SCRIVERE AL SIG. DOTTOR PLACIDO REINA, CONTE, PALATINO, & ACCADEMICO DELLA FUCINA, NELLA REGIA CITTA' DI MESSINA
Ci eravamo portati il Settembre passato 1662. per non vivere in tutto otiosi il dottor Paolo Agostino Aprosio, Scipio Glareano, Nicolò Paragesio, Paolo Genari da Scio, Aliprando Geosi, Alcippo Garnesio, Agesilao Poncido, Carlo Opodivisio, Clodoveo Osarpio, Apronio Glacesio, & io nell'APROSIANA " [Aprosio non parla di alcuna STRUTTURA ACCADEMICA nella BIBLIOTECA per cui dovrebbero assolutamente sussistere regolamento e norme statutarie precise e non avendo gran seguito tra i non molti eruditi di Ventimiglia (anche ma non forse solo per certe sue aspre sternazioni dai tempi delle problematiche connesse alla contestata erezione) ricorre per infoltire il numero dei partecipanti, all'ipotizzata riunione pseudoaccademica, alla citazione di uomini di cultura, sotto cui si nasconde lui sotto pseudonimo: Aprosio si sentiva solo e di fatto lo era, mascherando giudizi abbastanza cupi sui destini generali dell'uomo, quasi sempre destinato all'oblio specie in assenza d'una discendenza = a tutto ciò concorrevano anche altre motivazioni tra cui i tempi difficili, di lotte fra fazioni specie per la questione di Ventimiglia e delle otto Ville e così pure di guerre tra Repubblica di Genova e Ducato Sabaudo ("erano tempi di turbolenze di soldatesche" ai "Baluardi del Dominio" dove Ventimiglia era importante piazzaforte ma con la necessità di stendere degli aggiornati "Ordinamenti Militari" onde render più disciplinate le truppe anche nei rapporti con la popolazione = vedi le guerre del XVII secolo tra Genova e Piemonte Sabaudo: 1672 "la battaglia di S. Pietro di Camporosso": vedi anche qui la congiura filosabauda di Cesare Giulio Vachero (1628), il suo arresto, la prigionia nella Torre della Grimaldina, la Colonna di Infamia, Colonna Infame) sì da impoverire il territorio e non rendere la cultura -nonostante gli sforzi aprosiana - una priorità (cosa che - per mentalità e qualità di mediazione- parzialmente muterà con l'avvento da "Il Ventimiglia" giudicato eclatante del suo discepolo e poi successore Domenico Antonio Gandolfo e per le tante sue innovative iniziative culturali in Ventimiglia nel contesto della Biblioteca Aprosiana, purtroppo non finalizzate prima della sua partenza, per direttive del suo Ordine, verso altri lidi]
"[L' APROSIANA] picciola da principio, à guisa della Fama, mercè alla cortesia de' buoni amici, e de' padroni del P. Aprosio,
Vigor prende col moto, e più scorrendo; più forze acquista:
E ben lo mostrano molti Codici segnati co' nomi di Monsignor Leone Allacci essendo in questa la maggior parte delle di lui opere "[N. d. R. = Aprosio non menziona quanto per lui -cosa quasi scontata nella "Repubblica delle Lettere"- sia stata basilare la presenza di un "Mecenate" da ravvisarsi nella figura del patrizio genovese G. B. Cavana = in siffatta circostanza dopo la menzione di quella sorta di "Mecenate Religioso e non Laico che fu Leone Allacci" gli riesce più natural menzionare il nobile siciliano di supposto ramo originario intemelio Giovanni Ventimiglia -studioso indefesso della storia di Albintimilium- che, essendo importante esponente dell'Accademia della Fucina, costituiva il viatico per collegare i nascenti fremiti letterari alla Biblioteca Aprosiana con quelli celebri di Messina, sì da erigere -anche in forza di altri interlocutori- un teorema di sinergie fra due siti culturali in effetti così lontani ]" , le fatiche tutte sudate per l'Eternità Del Signor Giovanni Vintimiglia, da cui riconosce le stravaganze liriche, le poesie, ed altri dottissimi componimenti lavorati in cotesta illustrissima FUCINA, ne' quali d'hà vastissimo campo d'ammirare i rari talenti de' Signori Antonio di Messina, P. Agostino Odonati, D. Alessandro Staita, D. Alessandro Lombezzi, Dottor Bernardo Raia, Dottor Antonio Ferrara, D. Carlo Gregori, Cav. Fra D. Carlo Masarra, Daniele Spinola, Detio di mario, Dottor Francesco Cumbo, Dottor Francesco Gueli, Francesco Mugnoz, Dottor D. Francesco Ruba, D. Gio. Arces, Dottor Gio: Montaldo, Gio di Natale, D. Gio: di Vintimiglia, D. Gio: Battista Romano, e Colonna, P. Giuseppe Vistarchi, P. Giuseppe Maria Mazzara, Dottor D. Giuseppe d'Ambrosio, Marc'Antonio Ferrari, Dottor Nicolò Lipsò, Pompeo Barna, Cavalier Salvago, Scipione Herrico, Cav. Fra. D. Tomaso Gregori, Vincenzo Montano, & altri, che per brevità si tralasciano. Del M. R. Sig. Gio Battista Vachero, Priore di S. Michele in Sospello, Città Ducale, già soggetta a' Signori Conti di Vintimiglia, & ora sottoposta alla R. A. di Savoia, e patria del P. Theofilo Rainaudo Giesuita, (il quale con tante opere, come V. S. havrà senza dubbio veduto, illustrò la Repubblica letteraria, il quale non havendo ritrovato il novissimo Bollario stampato pochi anni sono in Lione, e le decisioni della S. Romana Ruota, s'offerì di mandare, come fece, subitamente il primo, e col tempo ancora le seconde. Et perche Omne promissum de iure debitum est. Ne havendo qui luogo. Multa promittuntut causa necessitatis, quae aliàs non promitterentur. Si spera dalla di lui cortesia vederlo quanto prima mandato ad effetto). Di V. S., che s'è compiaciuta adornarla della prima parte delle sue, non meno eruditissime, che ben fondate Notitie Historiche della gloriosissima Città di Messina, e del Sig. D. ANTONIO MUSCETTOLA, per tralasciar tutti gli altri, il quale non soddisfatto d'haver mandato le sue vivacissime POESIE, stampate prima in Napoli, e poscia accresciute ristampate in Venetia; l'Opere Poetiche d'Onofrio d'Andrea, le poesie del Cav. F. Gio: Battista Theodoro, li Caratteri d'Eroi del Dottor Biagio Cusano, le Memorie historiche dell'apparitione delle Croci prodigiose, compendiate dal Presidente D. Carlo Calà Duca di Diano, marchese di Ramonte, novellamente haveva mandata l'Encomiastica vita di S. Mauro Martire, Tutelare di Novello nella Puglia, scritta da D. Francesco Villareale Dottor delle Leggi, compositor d'Elogij, la settima, & ottava centuria delle Stille Castalie, di Giuseppe Domenichi. Et un discorso di Partenio Tosco delle preminenze della favella di Napoli sopra la Toscana. Questi tre ultimi era stati destinati per nostro trattenimento, e di già havevamo dato alla lettura di quelli cominciamento; quando il Padre dal portinaio avvisato d'essere aspettato alla porta del Monastero, al ritorno comparì con un libro intitolato Antiperipatia. Hoc est adversus Aristoteleos de Repiratione piscium Diatriba. De piscibus in sicco viventibus. Commentarius in Theophrasti Eresij libellum huius argumenti Phoca illustratus, scilicet Anatome spectatus, & Philosophico Criterio examinatus. De Radio Turturis Marini, eviusque vi, Medicina, Veneno, Marci Aurelij Severini Thurij Cratigena Tharsiensis in Regio Gymnasio Neapolitano Anatomes, & Chirurgia PP: Viri omnigena eruditione admirandi. Opuscula diu expectata numquam visa. A lui molto caro, per esser d'amico, e mandato dal medesimo Sig. Muscettola. Hebbe col libro due fascetti di lettere, uno di Napoli, & un' di Danimarca. In quello erano lettere de' Signori D. Giuseppe de Medici Prencipe d'Ottaviano, D. Francisco Vintimiglia, e Guerra, e di V. S.. E nell'altro alcuni opuscoletti del Signor Tomaso Bartolino Archiatro Regio, e due Epigrammi in lode del P. APROSIO i quali mi giova di registrare, accioché non se ne perda la memoria, se bene è cosa facile, che stampati in quelle parti nelle carte de' proprij Autori, siano anche pe passare di bel nuovo in Italia ed all'altrui curiosità vengano manifestati.
De reverendissimo Viro
P. Angelico Aprosio Vintimiglia
Opus novum varij argumenti edente
EPIGRAMMA
magnus gentis honos, Duvumque hominumque, voluptas
ANGELICO doctus saepius ore loqui,
Per varias se fundit opes seque Orbis honori
Asserit, & patriam laude rependit Oram
Seu gravis ad populum seu dictat verba disertus,
Seu caalamo doctos versat in Orbe viros,
Seu sanctis FRATRUM Conventus moribus ornat
Aut patriam patria religione domum,
Seu late sparsos votiva congerit aede,
Splendida quot habet BIBLIOTECA libros,
Seu sibi fecundae Naturae ed isserit artes
Ingenijque hic, & ubique decus VINTIMIGLIA fulgens
Maior his denis millibus unus erit

Thomas Bartholinus. D. Ser. Reg. Dan. & Norv. &c. in Acad. Hafn. Profess. Honorarius, & facult. Med. Decanus perpetuus. Venerando Plurimum, & amplissimo viro Angelico Aprosio de Vvintimiglia.
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Il Sig. Muscettola, ch'è il primo genito della cortesia, & il prototipo della generosità, non si obblica al numero di pochi libri, promettendo di mandarne quanti di belle lettere saranno per far gemere i torchi delle Stampe Napoletane, havendo di vantaggio inviato per furiere un Msc. della sua BELISA. Posti da parte tutti gli altri libri, ci volgemmo ad essa, e non fù alcuno di noi, che non si mostrasse voglioso d'esser il primo della lettione di essa. E perche ciò non potea seguire, senza, che alcuno della compagnia ricevesse disgusto, il P. Aprosio per rimediare à gli inconvenienti, e per fare, che tutti rimanessero sodisfatti, pregò il Signor Dottor Paolo Agostino Aprosio, come più giovine, à voler leggerla in voce alta, acciochè da tutti nel medesimo fusse sentita. Egli, che è cortese quanto conviene à letterato suo pari, e si prese à favore quello, che altri havrebbe stimato briga, ringratiato il Padre, e presa nelle mani la Tragedia, alla lettura di quella, molto manierosamente diede principio. Non furono tanti i periodi, quanti gli applausi à ciascheduno di essi. Dalle diciotto fino alle ventiquattro durò il nostro virtuoso Simposio, ne ci parvero così veloci le hore nel corso, quanto in quel gioro. Eravamo in procinto di prender licenza, quando il P.[adre Aprosio] hèbbe a dire. O se dopo tante maraviglie, ci fosse alcuno che di BELISA le BELLEZZE delinear volesse? certamente, che se io fussi più giovane, ed havessi in contanti l'eruditioni, che hanno loro Signori, o quanto di buon'animo all'impresa m'accingerei? Ma gli anni non mel promettono, e mi dispiace. Non fu di noi, chi non s'offerisse, essendo schiavi alla gentilezza del Sig. D. Antonio [Muscettola], che se bene non habbiamo con lui familiarità le voci del P. Angelico, e la lettura di venticinque, e più lettere di quello scritte al medesimo, e che si conservano nell'Aprosiana, ce ne dann bastantissima conoscenza. Ma disse il P. non esser necessario, che tutti à tale impresa s'accingessero, essendo bastevole un solo. Ma qui era per succedere qualche disturbo, se il P. prevedendolo, non ci avesse applicato opportuno rimedio, con dire: Signori, & Amici, ben conosco quanto ciascuno di voi sia desideroso di farmi gratie: ma per hora mi basteranno quelle d'un solo. Non credano però, ch'io sia per iscegliere più l'uno che l'altro; rimettiamolo alla fortuna, e questa faccia l'eletione. No ci fu chi non lo giudicasse ben fatto, e così fatti scrivere i nomi, di ciaschuno, e porgli in un'urna, havendo il Sign. Paolo Agostino condotto seco un suo figliolino di nome Roberto, il quale negli anni tenerelli mostrandosi spiritoso, dà sicuro presagio d'haver col nome hereditati i talenti dell'Avolo, che mentre visse fu l' oracolo dele Ligustiche spiaggie. Questi poste le deboli dita nell'urna, cavò fuori una bulletta, e la porse al P. Angelico, il quale apertala, e fattala vedere a tutti, leggevasi in essa OLDAURO SCIOPPIO. Gli esclusi non poterono non dolersi della lor cattiva sorte, e specialmente il Dottor Paolo Agostino; E veramente si portò male contro di lui, e dimostrossi cieca, perche essendo egli trà gli altri il più erudito, & io il più digiuno nelle eruditioni, venni ad essere à quello inanzi posto; Non però volle lasciare d'adornare in parte questa Sparta, conciosiacosa che havendo da quella lettura osservati alcuni passi, a' proprij luoghi sotto le lettere P.A. m'è parso cosa ben fatta il collocarli. Fu facile à lui, mà non così aà me, posciache havendo pochissima prattica negli scrittori,& essendo dotato d'un'humor malinconico, il quale malamente s'induce à dir cosa, che non habbia veduta ne' fonti, come si può vedere dalle citationi de' libri, de' versi, e dele pagine di quelli, è cosa, che non può farsi senza fatica, e che richiede più tempo di quello, ch'altri s'imagina, e tanto più, che portandosi da me molte autorità di Poeti Italiani, che non s'hanno da repertori, senza legger gli Autori, chi non è Angelo non può saperle. S'aggiugne, che bisognando caminare per congietture, sarà un miracolo non si faccia dire all'Autore, sopra il quale si scrive, delle cose non mai sognate. Che perciò Monsignor Fiamma adduce tra le cagioni d'haver egli medesimo esposte le sue Rime, questa. E stato il vedere, che i Commentatori de' Poeti vanno con tanta difficoltà indovinando la mente degli Autori che molte fiate fanno lor dire cose, ch'eglino, non pensarono già mai. Egli è difficile, che non avvenga ciò al Sig. D. Antonio [Muscettola] in queste mie sciapite sservationi. A lui toccherà l'esserne giudice, & à V. S. di correggermi degli errori, ne' quali senza avvertire io fussi inciampato."