LATTE

Frazione di Ventimiglia a valenza turistico-ambientale con rade tracce di insediamenti romani: resta interessante però da segnalare che nel mare antistante, tra la villa Botti ed il sito detto u muru russu, a giudizio di pescatori e subacquei, si sarebbero rinvenuti laterizi romani, anche con bolli, tracce di vasellame, almeno un'anfora intatta ed un'ancora> voci incontrollabili hanno fatto anche cenno all'esistenza del relitto d'una nave oneraria romana ma si può sempre oscillare fra parziali verità e clamorosi abbagli.
La sostanza dei fatti induce a credere comunque che tutta questa parte di costa, lungo i secoli ed i millenni, sia stata un ricettacolo naturale di materiale navale e di relitti in forza della positura e di una ricchezza di scogli destinata a rendere costituzionalmente pericolosa la navigazione prima di accedere alla presumibile guida artificiale verso i porti intemeli del "Faro di Ventimiglia" o, se vogliamo, dello Scoglio Alto.
E peraltro, a testimoniare una frequentazione romana di LATTE, parte integrante del SUBURBIO OCCIDENTALE DI VENTIMIGLIA ROMANA, peraltro attraversata dal tragitto della Julia Augusta concorrono recenti ritrovamenti archeologi, da cui in particolare si sono potuti localizzare i reperti di una supponibile VILLA RUSTICA e/o PSEUDOURBANA.
Nella duecentesca divisione delle proprietà della Diocesi di Ventimiglia (13-V-1260) a LATTE era indicata la presenza di un grosso ficheto (alla Chiusa di Latte non lontano dalla struttura ospedaliera allora tanto rinomata> interessanti qui, nel XIII sec., le funzioni assistenziali dell'Ospedale de Cornia, anticipo storico del Lazzaretto di Latte per il ricovero ed il controllo dei contagiati: vedi anche Ponti) e poi di vigneti ed alberi da frutto di diversi proprietari.
La presenza di ricoveri era in gran parte connessa al traffico di mandrie e pastori ed alla probabile esistenza di un mercato vaccino. Doc. di XIII-XIV sec. attestano l'esistenza in Ventimiglia di una corporazione o "compagna" di macellarii.
Il 18-I-1264 Ardizzone "macellario" si dichiarò debitore di Corrado Guarachio per 100 capi di bestiame, vendutigli per 30 lire di genovini, e sancì di saldare il debito entro la festa di S.Michele (di Amandolesio cit., doc. 603). La macellazione in Ventimiglia è documentata in un atto dello stesso notaio (doc.524, del 7-I-1263) quando i coniugi Giovanni Columberio e India si impegnarono a restituire 9 lire e 3 soldi genovini ricevuti in mutuo per acquistare bestie da macello. Dalla zona del Convento di Dolceacqua si arrivava ad Airole per raggiungere il porto sul Roia o l' agro di Ventimiglia. Questi percorsi trasversali, i tratti di edilizia romano-imperiale scoperti dalla Mortola a Latte sin a Bevera inducono a credere che queste diramazioni fossero ancora più antiche, per il traffico bovino, di quanto affermino i reperti ossei.
Secondo le superstiti fonti si può dire che nel '200 il traffico di mandrie fosse principalmente innestato sulla strada Breglio-Dolceacqua, con pascoli, bandite, e ricoveri in successione: dal sito dolceacquino donde si accedeva a Ventimiglia marciando in linea colla strada sì da aggirare a Nervia il castello di Portiloria. Sfruttando le deviazioni per le valli del Roia o del Verbone (Vallecrosia) si giungeva ai prati del Roia (area della stazione ferroviaria, ove si individuarono tracce di un pozzo medioevale), uno sei siti per il commercio locale o marittimo poco a monte del Convento S. Agostino (ove in quel tempo era una cappella di S.Simeone che serviva per il nucleo abitato ai fianchi della Rocca detta di Bastia o Bastita) e poi ai recinti di Latte, sui tratti della superstite via romana di costa, fra area intemelia e frontiera (Turbita, Castellaro il Vecchio, Villafranca, Monaco e Mentone).



Il vescovo intemelio Mascardi (1710-1731) riducendo le prebende di Nervia e di S. Vincenzo diede grande impulso a quella di LATTE ove fece costruire un palazzo vescovile per la villeggiatura nel 1720 facendo apporre nella scala della bella costruzione l'iscrizione "Carlo Maria Mascardi/ Vescovo intemelio/ a sue spese questa casa nel 1719/ fece erigere dalle fondamenta/ e la ralizzò compiutamente nell'anno 1720/ per maggior gloria di Dio/ e comodità dei suoi successori" (trad. da Storia di Ventimiglia di G. Rossi).

Nonostante la peculiarità del suo toponimo la località di LATTE godette tra XVII e XVIII secolo di una certa fame per la produzione di un tipico "marsala ligure prodotto dal suolo di Pammatone": il toponimo PEIMATON [detto anche REGIONE DI PIEMATONE] è attribuito ad una collina della località di cui rimane tuttora il nome dialettale in Piematùn: secondo il Villa [in Catasto intemelio di metà '500 (p. 286, col. I)] "a volte il toponimo è scritto nella forma PAMMATONE...forse per attrazione del genovese PAMMATONE antico e famoso ospedale fondato nella prima metà del '400 da Bartolomeo Bosco".







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