cultura barocca
CURIA LOCALE

CURIA LOCALE E DIRITTO INTERMEDIO
(CENNI AL DIRITTO PENALE IN EPOCA FEUDALE E COMUNALE)

Tribunale, retto da Giudici locali [INQUISITORE (LAICO)] era il magistrato preposto a fare le INVESTIGAZIONE, ispezionando il luogo del delitto, ascoltando i testimoni, esaminando il reo secondo LA NORMATIVA CRIMINALE E CIVILE APPLICATA ALLE GIURISDIZIONI: INQUISITORI e GIUSDICENTI che ancora in base agli CAPITOLI CRIMINALI DEL 1556 potevano comminare, come si recupera da più documenti, le PENE PIU' SEVERE, COMPRESO IL SUPPLIZIO CAPITALE.
Una evoluzione non gradita alle COMUNITA' LOCALI si ebbe invece nell'estate-autunno del 1576 con l'entrata in vigore delle LEGES NOVAE di Genova.
In esse i CAPITOLI concernenti l'erezione della ROTA CRIMINALE sancirono come ai giusdicenti locali fosse lecito istruire processi e sentenziare tranne che in occasione di sentenze che comportassero PENE CORPORALI od ULTIMO SUPPLIZIO (ubi agatur de crimine quod habeat poenam mortis naturalis, mutilationis membri et triremium etiam temporalium, non prius manum ad decisionem causae admovebunt, quam Rotae fideliter et adamussim statum causae et processus, cum eorum voto, retulerint, ac responsum decisivum habuerint; quod ad unguem servari et exequi teneantur = Leges novae Reipublicae Genuensis, Milano, Presso Antonio de Antoniis 1576, p. 42).
Tale sanzione finiva con il centralizzare nella ROTA CRIMINALE DI GENOVA una funzione di controllo sull'attività giudiziaria locale, per tutte quelle forme di reato penale che potevano essere classificate quali CRIMINI DI RILEVANZA NAZIONALE.


La TASSA o GABELLA SUL PESCATO> processi ai Bordigotti:

Nel 1502 il Parlamento intemelio era riuscito a imporre il trattato della GABELLA DEI PESCI per cui il pescato era da vendere a prezzi controllati in "chiappa di città" (di Ventimiglia) alla "Porta Orientale" e che un quinto del ricavato fosse riscosso come imposta della Comunità intemelia. I Bordigotti, marinai e pescatori a differenza degli altri "villani" perlopiù agricoltori, in tal caso furono i più penalizzati, sin ad avere parziali seppur mai complete soddisfazioni, dalle Autorità di Genova cui s'appellarono: il problema non venne mai risolto e costituì una tra le cause d' attrito fra Ventimiglia e Bordighera, nè le successive amministrazioni avrebbero fatto nulla per sminuire le tensioni. Gli abitanti di Bordighera, per sopravvivere e non impoverirsi vendendo in Ventimiglia a basso prezzo il frutto del lavoro in mare, sfidarono l' autorità del Parlamento e navigando di notte a fari spenti o sull'alba, si recarono in altri porti a vendere i pesci a prezzo tale da giustificare la fatica fatta e portare a casa giusto guadagno. La polizia fiscale intemelia ("Gabellotti" e "Gabellieri"), e le guardie del Parlamento presero a pattugliare il mare con barche armate, mettendo posti di controllo sulla spiaggia: non pochi furono i pescatori di Bordighera caduti nelle maglie della Giustizia di Parlamento" sin ad essere denunciati od arrestati, subendo processi in cui era implicita l'idea di colpa e punizione (in genere sotto forma di multa in denaro). Nella " Biblioteca Aprosiana" di Ventimiglia, nel Ms 1 del "Fondo Bono", si trovano (carte 53-56 r e v) i rescritti del Cancelliere Rituis della Curia (tribunale) di Ventimiglia sotto la dicitura Processi ai Bordigotti per la vendita di pescato fuori piazza. Il 4-III-1573, il patrone di barca da pesca Battistino Raineri al "Banco del diritto di Ventimiglia" confessò che Giacomo Rolando di Bordighera, con altri , s'era recato a vendere in Sanremo cestini di sardine appena pescate. Il giorno dopo Paola Gerbaldi o Giribaldi confessò che lei e tal Geronima Biancheri (che confermò) avevano venduto a Sanremo un quantitativo di sardine acquistate dal Rolando. Costui ammise d'aver venduto il pesce alle donne perché lo piazzassero sul fruttuoso mercato di Sanremo ma precisò d'aver provveduto a vendere anche del pesce calmierato in Chiappa di Ventimiglia. Gli inquirenti (G.B.Orengo, Guglielmo Oliva e Giacomo Piana) gli estorsero però anche altre confessioni. Così ammise che il 4 marzo Battistino Raineri aveva pescato molti "pesci biancheti" che mandò a vendere per mare ("con un leudo"=tipo di imbarcazione) a Sanremo : il Rolando (l'unico di cui si sanno condanna e multa inflitte: di 15 lire-moneta vecchia di Ventimiglia) finì poi col coinvolgere un altro bordigotto fin a quel punto non menzionato, certo Francesco Pallanca di Bordighera che avrebbe venduto il pescato (un quantitativo di "biancheti") al cuoco Pietro di Celle Ligure. Non si tratta di pagine onorevoli ma fanno intendere la situazione dei Bordigotti: erano uomini (e donne) semplici (spesso analfabeti) che si impaurivano difronte al latino arrogante dei giudici...così finivano per tradirsi a vicenda!.

Nella CURIA di Ventimiglia si trattarono comunque, anche dopo il 1686, reati e controversie della Comunità degli Otto Luoghi)> vi si dibattevano questioni del territorio degli "Otto Luoghi" dopo l'autonomia amministrativa secondo i "Capitoli Criminali della Magnifica Comunità degli Otto luoghi" redatti da "Angelo Gaetano Aprosio Notaio e Cancelliere della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi" e inoltrati al Magistrato sopra gli affari delle Comunità il 6-VII-1741: il decreto senatoriale d'approvazione fu del 18-V-1744 ed il 4-IX-1744 Ludovico Rato, inserviente della Curia di Ventimiglia, relazionò Notaio e Cancelliere di Curia Agostino Bagnasco di aver comunicato "in pubblica platea" a Ventimiglia e davanti alla Curia quei capitoli e il decreto del Senato "ad alta ed intelleggibile voce" il I di Settembre 1744> dichiarò d'aver fatto lo stesso, su del "Capitano di Ventimiglia" e dei "Sindaci delle Ville", a Camporosso il 3 Settembre ed il 4 a Vallecrosia, S.Biagio, Soldano, Vallebona, Sasso, Borghetto e Bordighera (l'elenco segue l'ordine cronologico di comunicazione)> Copia dei capitoli fu affissa nel Pubblico Palazzo della Signoria di Genova, in Curia di Ventimiglia e nelle "Otto Ville" sui "soliti pilastri" per l'affissione di documenti pubblici.

In "Sez. Arch. di Stato di Sanremo", come i precedenti, si conservano "I Capitoli dell'accuse" per il bosco di Montenegro del 20-V-1738 con l'aggiunta del 20-VII-1770 "Additio precedentibus capitulis pro damnis factis a bestijs, ac pro Mercede Actuarij Curie Intemelij" nel Libro de' Privileggi, Decretti, Gabelle, ed altro della Magnifica Communità degl'Otto Luoghi divisa da quella del luogo di Ventimiglia formato da me Antonio Franco Lanfredi di Camporosso in vigor di deliberazione del Magnifico Parlamento de 27 Gennaio 1771.
In "Bibliot. G.Rossi, 74, lett. I del catalogo regesto - Ist. Internaz. di Studi Liguri - Bordighera" è il Regolamento Campestre per la Comunità degli otto luoghi del 1819 [i docc. son trascritti e commentati in B.DURANTE-F. POGGI, Storia della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, Bordighera, 1986, pp. 325-353>come (doc.I e II nello stesso luogo dello stesso volume) l'Atto di Convegno della Magnifica Comunità dei Luoghi del 21 Aprile 1686 -conservato in Sez.Arch. di Stato di Ventimiglia- e i Capitoli per il buon governo della M. Comunità degli Otto Luoghi del 1770)].