VALLECROSIA è SITA nella VALLE DEL CROSA, distinta nei 2 centri dei PIANI DI VALLECROSIA, spesso tormentati dalle piene alluvionali del Nervia e VALLECROSIA ALTA di cui è estremamente arduo ricostruire in maniera chiarissima l'ORIGINE ma di cui è estremamente importante analizzare la distinta evoluzione tra BORGO MEDIEVALE e PIANI o CITTADINA MODERNA DI COSTA tenendo in CONTO ASSOLUTO la vicenda antichissima ed estremamente importante di ARCAICI INSEDIAMENTI AI PIANI DI VALLECROSIA destinati però dalla II metà dell''800 ad unoSTRAORDINARIO SVILUPPO tanto che, con case, strutture industriali, aziende ed insediamenti vi fu realizzato anche un
"PORTO".
La VALLE DEL TORRENTE CROSA [-crosia rispecchia il dialettale ligure krösu forse da un lat. corrosus> "valle angusta, stretta", ma il rio ebbe anche nome di Vervone/ Verbone], che conferisce il suo nome alla cittadina di VALLECROSIA, a est di quella del Nervia, ebbe antica tradizione di insediamenti che risalgono alla romanità, da cui forse deriva il nome Armantica, che dal medioevo si estendeva a oriente del rio Batallo, verso Vallebona e Borghetto S.Nicolò.
I PIANI DI VALLECROSIA, area costiera della valle, son stati sede dei rinvenimenti più importanti in particolare presso la chiesa romanica di S.Vincenzo/S.Rocco [eretta, sui resti di qualche struttura o tempietto romano, in un'area ove persiste tuttora il nome di luogo LUCUS (= bosco sacro)e che ha fatto pensare ad una importanza religiosa del luogo anche per i pagani: un sito ove non a caso fu eretta una struttura cenobitica molto antica nella località VIGNASSE]: nel secolo scorso vi si rinvennero monete romane, in seguito vicino alla chiesetta, immersa nel verde di un uliveto oggi scomparso, gli archeologi individuarono sepolcri romani, ma anche di epoca posteriore, un'arula votiva romana al dio Apollo protettore dei viaggiatori (tuttora conservata nell'edificio religioso), grandi blocchi di pietra della Turbia ben sagomati.
Vennero pure scoperti muri romani, tombe, materiale da costruzione (tegoloni e laterizi in particolare) nelle località Valgioi e Bronzina e altri avanzi di costruzioni e sepolcri oltre a tre tombe tardo romane di cui una a "cappuccina", una seconda ricavata entro un'anfora ed una terza fatta con ciottoli di fiume ed in cui stavano i resti scomposti di uno scheletro (azienda "Tonet": sui resti di una struttura estrattiva argillosa romana).
Dopo la decadenza dell'Impero di Roma e la distruzione della via Giulia Augusta la zona dei "Piani" venne abbandonata dalla popolazione per il timore di predazioni barbariche: solo nel 1800 tal zona dei AVREBBE RIPRESO VITA con l'edificazione della STRADA DELLA CORNICE (grossomodo la VIA AURELIA di oggi] ritornando ad essere un CENTRO POPOLOSO ED IMPORTANTE.
La popolazione dal VI secolo ca. prese quindi sempre più a ritirarsi nel sito interno e protetto di VALLECROSIA MEDIEVALE, borgo murato in un'ansa a levante del torrente Crosa (la popolazione poteva accedere sul percorso dell'attuale provinciale superando il torrente per mezzo di un guado a pedate.: un quadro della cittadina murata si trova tuttora nella parrocchiale del sito medievale: B. DURANTE - F. POGGI - E. TRIPODI, I graffiti della storia: Vallecrosia e il suo retroterra, Vallecrosia-Pinerolo, 1984, p.72.
Dopo la paura dei Saraceni e le guerre feudali, verso il XIII sec. l'area dei "Piani" cominciò a ripopolarsi.
Dagli atti del notaio del duecento G. Di Amandolesio sappiamo che in effetti presso la chiesa di S.Vincenzo/S.Rocco non fu mai del tutto abbandonata.
Il notaio ci informa che il sito era percorso dalla
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" cioè dai poveri resti qui visibili dell'antica via romana che si congiungeva ad un ponte sul torrente Nervia, per immettere il traffico, davanti al castello di Portiloria, verso Ventimiglia e per la valle del Nervia.
Il notaio usò ancora il termine "STRATA" per indicare (atto del 7-XI-1259) i resti di altro frammento di percorso romano, nel luogo "alla bocca [foce] del Vervone", torrente il cui arido alveo la Giulia Augusta superava con un guado di cui si son conservate tracce fino ad una recente distruzione.
Procedendo verso occidente, a riguardo dello stesso percorso, il notaio ricorse al termine più modesto di via con cui si indicava un percorso tipicamente medievale: alla sponda sinistra del Nervia, i siti vallecrosini erano sempre più ricchi di occupazioni rurali che avevano comportato ripascimenti del terreno.
La "via", una mulattiera che correva a lato della chiesa di S.Vincenzo/ S.Rocco, nel XIII sec. era fiancheggiata da fondi privati soprattutto delle famiglie Giudice e Curlo oltre che da terreni di proprietà del Vescovado di Ventimiglia: tra questi vi era anche una "terra agricola" dell'Ospedale de Arena .
Vallecrosia alta o medievale si sviluppò come una delle otto "ville rurali" del territorio di Ventimiglia, sino a quando entrò a formare (1686) la "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi".
Il comune di Vallecrosia naturalmente conobbe anche la Rivoluzione francese e la dominazione napoleonica: il
Bonaparte, facendo realizzare una efficiente via costiera tra Italia e Francia (la "via della Cornice") permise il ripopolamento dei "Piani": che si intensificò ancor più con la realizzazione della strada ferrata.
Il caratteristico borgo murato medievale di Vallecrosia alta (ove è la grande e bella chiesa di S.Antonio Abate e dove predicarono prima
La crescita (anche per il rapido sviluppo della floricoltura che in tempi recenti finì per sostituire la tradizionale Coltura degli olivi) divenne così intensa che la piccola chiesa di S.Rocco non bastò più per la popolazione e dovette essere ampliata nel 1909: anche se intanto l'educazione spirituale e culturale dei vallecrosini venne garantita ai "Piani" dagli insediamenti di una casa salesiana di Don Bosco (1876) e da una di suore di Maria Ausiliatrice (18-XII-1887).
Col tempo, specie in questo secolo, sfruttando un certo facile destino naturale di stazione climatica e balneare, Vallecrosia è diventata una cittadina con molteplici attività e scuole di ogni grado, pubbliche o private.
A livello culturale in Vallecrosia è specialmente da citare oggi il "Tempio Museo della Canzone Italiana" realizzato da Erio Tripodi vero luogo culto per la tutela della musica leggera tradizionale italiana: l'associazione culturale che gestisce il Museo, ricco di pezzi pregiati di ogni sorta per ricercatori nel campo della musicofilia, cura altresì un Premio internazionale, ormai di rinomanza mondiale, nel corso del quale si premiano le migliori dissertazioni di laurea aventi per tema ed argomento la Musica leggera italiana.