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Come ultima osservazione si fa ora cenno ad un particolarissimo ed autonomo genere di Diversità, molto meno discussa, molto meno pubblicizzata di quelle cui fino ad ora si è fatta menzione e che pure ha avuto una sua consolidata e lunghissima storia, sempre sospesa fra ipotesi alchemiche, arcaiche tradizioni di condizionamento psicologico e mentale, esasperazioni dell'esperienza fisiognomica e varie forme di persuasione occulta, interconnesse fra ascendenze psicologiche obbiettivamente documentabili ed ipotesi, non del tutto esenti di proponibilità, di stimolazioni parapsicologiche se non magiche: la DIVERSITA' fra MEDICI UFFICIALI e MEDICINA NATURALE.
Tutta la cultura scientifica e no dell'età intermedia passa sempre attraverso il principio di una sostanziale differenza costituzionale tra uomo e donna fatte salve, s'intende, le postazioni delle varie scuole mediche.
Proprio nell'età intermedia, finalmente, la disciplina medica ufficiale, abbastanza tardi rispetto ad una millenaria medicina naturale in massima parte gestita dalle donne, ebbe la sua pubblica sanzione: questo significativo evento, che disperdeva almeno in parte una pletora di settarismi e di sottigliezze prevalentemente filosofiche ed al limite deontologiche, viene in media datato dal momento in cui i medici laureati, per vanificare l'operato di tanti inetti praticoni, si organizzarono in una Corporazione cui era necessario essere ascritti per esercitare la professione, per avanzare diritti sui compensi, per essere tutelati nei tribunali o fori, per la prescrizione di ricette ed eventualmente per pubblicare prontuari e testi specifici.
Benché fossero in tal modo rivisti alcuni fondamentali rapporti fra il professionista , la sua clientela e le istituzioni, la figura del medico restava però ancora connessa a storiche interpretazioni: in simile conteso il MEDICO LAUREATO finì per contrapporsi alla figura della MEDICHESSA cui, alla fine si attribuirono, anche per gelosie professionali e contese per la clientela, la pratica "magica" della FASCINAZIONE sì da assumere in definitiva, davanti a Chiesa e Stato, la nomea di Praticanti di magismo terapeutico illecito.
La malattia, dal XII secolo a tutto il '600, fu in gran parte codificata sulla linea di canoni alquanto schematici che in gran parte rimandavano alla fondamentale teoria galenica delle coppie, secondo il tipo caldo/freddo, solido/liquido che lasciava trasparire ulteriori doppioni in chiave antitetica come secco/umido, dentro/fuori, uomo/donna: sistema interpretativo alle cui spalle risiedeva comunque il garantismo scientifico dei quattro elementi del pensiero di Aristotele: cioè fuoco/aria, terra/acqua.
La terapia di Galeno (II sec. d.C.), più prossima alla visione di Ippocrate che a quella degli anatomisti alessandrini, verteva sulla dottrina degli umori e dei temperamenti per cui ai quattro elementi-qualità avrebbero corrisposto quattro fondamentali liquidi organici, appunto gli umori sì che la prevalenza dell'uno sugli altri poteva determinare peculiarità patologiche del carattere e dell'organismo, da riequilibrare ad opera del medico con opportune terapie: l'umore flemmatico (il "flegma"), l'umore sanguigno (sangue) la bile nera (tipica dei temperamenti "melancolici"), la bile gialla (propria di quelli "collerici").
Nel sistema predominante di Galeno, certamente assai più che nella straordinaria visione alchemica di Paracelso e poi ancora nel grande rinnovamento teoretico della "Scienza Nuova", la marginalità continuava in definitiva a risultare lo stato fondamentale sia delle donne quanto degli umili che, in una sorta di bizzarra gnoseologia delle patologie e dell'anatomia umana, venivano rapportati alla parte "meno nobile" dell'organismo, il sistema ghiandolare, quello cioè più periferico e per conseguenza maggiormente esposto alla possibilità di contrarre qualche malattia.
La centralità costituiva invece lo status dell'uomo specie se di evoluta condizione (immaginato in questa sequenza di figurazioni come il cuore e tutti quegli organi più interni che si ritenevano meno esposti ai contagi, temutissimi dal XIV sec.).
In funzione di questo schema le donne rientravano, socialmente e biologicamente, nella categoria dei deboli e talora dei diversi; la malattia era peraltro descritta come assedio agli organi principali e la putredine degli umori si manifestava con la febbre prodotta dal loro "bollire" intorno al cuore: d'altronde le donne, in funzione della loro peculiare conformazione biologica ed anatomica oltre che della loro dipendenza da invalicabili bioritmi, a giudizio dell'interpretazione medico-scientifica galenica era costantemente esposta ad una superiore aggressione di forze patogene causa di varie malattie
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Alla stessa maniera per cui il suo organismo sarebbe stato meno resistente alle malattie , secondo il giudizio di teologi , filosofi ed appunto medici di tradizione galenica (rigidamente aggrappati alla teoria dei temperamenti) la donna avrebbe più facilmente ceduto alle tentazioni diaboliche con conseguente periglio di possessioni
: e si è già fatto riferimento al fondamento biblico della