E' arduo affrontare questa tematica senza rifarsi all'illuminato lavoro del citato Antonio Zencovich specie emulando la maniera con cui decodifica e decritta il fondamentale lavoro dell'agostiniano Henricus Lancelotz che nel' opera Anatomia Christiani Deformati (Anversa, Hyeronimus Verduss, 1613) di cui qui si vede il frontespizio La Costanza cristiana combatte i peccati degli eretici..
Il moderno autore è di già sinteticamente chiarificante laddove interpreta criticamente il frontespizio dell'opera scrivendo: "L'opera dell'agostiniano Henricus Lancelotz costituisce una significativa testimonianza del clima di tensione che vigeva, all'inizio del Seicento, nei rapporti tra la Chiesa cattolica e quella riformata. Il libro trovò diffusione soprattutto nella Germania Meridionale e nei territori confinanti [dove stavano le Diocesi di Frontiera per eccellenza o "Diocesi Usbergo" le prime ad affrontare l'urto con le tendenze scismatiche e le prime quindi a dover esser vigilate] con gli Stati che avevano aderito al Protestantesimo, cme si legge, al'inizio dell'opera, nel previlegium dei sovrani Alberto e Isabella di Spagna. Nella figura si vede la Costanza cristiana affrontare le personficazioni delle colpe attribuite agli eretici: la Blasfemia, in atto di rovesciare a terra il Sacramento, la Superstizione, con la maschera della falsità sul volto, e la Lussuria, tentata da Cupido e dal demonio (Zencovich, cit., p. 59, didascalia).
Ma è nel testo vero e proprio di cui qui si riproducono le pagine 55-56 e 58, col. III e 59 che lo Zencovicch approfondisce ulteriormente le sue già acute riflessioni [si sono inseriti dei collegamenti e, tra parentesi quadra, delle integrazioni: rimandando però il lettore che vogli approfondire a quanto lo Zencovich nel suo libro ha scritto nella "Sezione Seconda = Corollari Barocchi: 'Inferno e la Morale nelle Opere di Devozione del Seicento" della "Parte Prima del suo citato Volume".
Egli scrive "E' stato osservato come la persecuzione contro le malefiche abbia conosciuto n recrudescenza improvvisa verso la fine del secolo XVI, verosimilmente in seguito alle difficoltà nella quali si dibatteva la Chiesa Romana e con gli effetti delle scosse procurate al suo interno, dalle risoluzioni del Concilio di Trento. Tali circostanze non si potevano dire mutate nei primi decenni del secolo successivo e, ad onta dei trionfalistici ottimismi manifestati per le iniziali vittorie della lega cattolica, che avrebbero portato al provvisorio accomodamento della pace di Lubecca, le forze nemiche non erano certo state annientate e la loro minaccia continuva a turbare il sonno dei fedeli del Papa.
Lo spettro della Riforma costituiva dunque un problema assai serio per le gerarchie cattoliche: fatto che giustificava l'estrema violenza verbale della disputa in corso, quale si rileva dalla produzione polemica del tempo. L'agostiniano Henricus Lancelotz, nell' Anatomia Christiani deformati, proponeva, fin dal titolo, un calembour denigratorio sopra l'aggettivo "riformato" e lanciava accuse di ogni genere contro i capi del'eresia, accusati di vari crimini e nefandezze...
(p.58, III colonna).....Ma ai nuovi eretici -come venivano ritenuti quanti avevano aderito alla Riforma- si addossavano colpe ancora peggiori. Con estrema frequenza erano loro imputati veri e propri crimini contro la morale: argomento che da molti secoli entrava nel repertorio dele dispute teologiche. Si riproponeva csì per l'ennesima volta, nel conflitto in corso tra Cattolici e Riformati, il mito delle "innominabili lussurie", già rinfacciate agli antichi scismatici e, prima ancora, ai Cristiani delle origini da parte dei Pagani. Ad attacchi del genere non sfuggirono gli stessi Calvino e Lutero, accusati -tra le altre cose- il primo di sodomia, il secondo delle "nozze incestuose" con una monaca.
Agli "eretici" si attribuiva anche l'organizzazione di veri e propri sabba di massa, come avrebbero fatto nel 1527, in una località della Svizzera, trecento di loro i quali, al termine di una funzione sacra ...dopo aver cantato le lodi a Dio, spensero le luci e si diedero turpemente a saziare la propria libidine alla maniera degli animali. Poi salirono sopra la montagna più alta, convinti che da lassù sarebbero stati assunti in cielo con l'anima e il corpo. Non c'è da stupirsi d'altronde, dal momento che in precedenza Lutero aveva scritto che l'uomo ha bisogno del coito più che di mangiare e bere e, in altra occasione, disse = 'Se vostra moglie non ci sta, fatevi la serva....' (Lancelotz, 1613, p. 296 traduzione dello Zencovich dal latino a pp. 58 - 59)
Le intemperanze sessuali costituivano infatti, secondo i polemisti cattolici, un elemento peculiare dello stile di vita dei Protestanti e, non di rado, uno dei tratti distintivi del loro credo. In un lungo elenco di sette riformate il Lancelotz nominava i Poligamisti, che consentivano di prendere più mogli, e i Condormientes, i quali avevano abitudine di giacere in promiscuità. Affermava poi che altri erano soliti accoppiarsi nelle chiese, come gli Adamiti<7i>, diffusi soprattutto nella Boemia, i quali seguivano la disdicevole consuetudine di andarsene in giro completmente nudi. Tra di loro quando qualcuno era colto dalle voglie per ua donna, la prendeva per mano e la conduceva davanti al capo della comunità, facendosi dare l'autorizzazione a procedere, senza ulteriori cerimonie. Ancora peggio andavano le cose presso gli Anabattisti dove -a suo dire- ognuna era obbligata a sottostare a chi la richiedeva...".