Angelico Aprosio, all'epoca del suo soggiorno veneziano, ebbe occasione di frequentare assiduamente l'Accademia degli Incogniti.
Nel contesto di questa istituzione, celebre quanto trasgressiva, ebbe occasione di non intrattenere rapporti solo con letterati, eruditi, intellettuali di formazione esclusivamente umanistica.
Egli, tra gli Incogniti, ebbe la possibilità di conoscere artisti dalle più svariate formazioni e tra questi comparivano anche musicisti, musicologi, compositori: non sempre nel repertorio della "Biblioteca Aprosiana" (chiaramente riservato all'arte libraria e ad un'utenza di bibliofili) compaiono nomi di artisti diversi, più propensi a coltivare altre esperienze come appunto compositori e/o musicisti.
Leggendo però altre opere d'Aprosio, ad esempio "Lo Scudo di Rinaldo" capita di imbattersi in altri contatti intellettuali maturati dal frate intemelio, anche con artisti dediti al teatro od alla musica: nella fattispecie è il caso dell'ormai pressoché dimenticato ma all'epoca rinomato Giovanni Battista Fusconi che a pagina 118 del menzionato "Scudo di Rinaldo" non solo è espressamente definito dall'Aprosio quale suo "amico" ma del quale viene proposto anche un madrigale, una poesia encomiastica apertamente dedicata ad una celebre cantante dell'epoca vale a dire Anna Renzi, per cui l'agostiniano ventimigliese non maschera affatto la propria sincera ammirazione.
Waser, Kaspar (con il nome spesso latinizzato in "Waserus")
nacque nel
1565
morendo a Zurigo nel
1625
. Riformato,
nel 1596 fu diacono a Grossmünster, quindi dal 1607 professore di greco e dal 1611 di teologia: fu autore di pubblicazioni teologiche, storiche e di filologia orientale.
Andrea Cirino, siciliano e chierico regolare, vissuto nel XVII secolo, risulta autore di estrema rarità, le cui opere sono praticamente introvabili se non nel contesto delle raccolte private.
Fioretti, Benedetto alias UDENO NISIELI,"
Osseruazioni di creanze. Vdeno Nisieli autore"
In Firenze : per il Nesti, all'insegna del Sole, 1633 (I ed.) -
24, 144 p. ; 12
- Marca sul front.
- Segn.: +12 A-F12
- Impronta - i.r. 7.1. dehe lach (3) 1633 (A)
- [Variante del titolo] "Osservazioni di creanze . Udeno Nisieli autore"
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: itaL.
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Maia, Benedetto [poeta misconosciuto vissuto tra XVI e XVII secolo, da non confondersi col marinista Maia Materdona
"Rime del sig. Benedetto Maia. Al molto illustre signor Giangeronimo Cauanagentil'huomo Genouese ..."
In Palermo : per Angelo Orlandi & Decio Cirillo, 1614
- 149 i.e.151, 1 p. ; 8°
- Segn.: A-D8 E88 F-I8
- Stemma xil. sul front
- Impronta - laV. e.e, o.o, ChIn (3) 1614 (A)
-
Localizzazioni: Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Carocci, Pietro ,sacerdote pugliese nato nel 1600 a Bari, fu frequentatore assiduo di accademie e circoli letterari, scrisse opere a carattere religioso ed agiografico ma non prive di spunti poetici e di notazioni moralistiche abbastanza originali; si spense nel 1669>
Carocci, Pietro," Serto fiorito poesie sacre di d. Pietro Carocci accademico seluaggio di Roma ...",
In Napoli : per Camillo Cauallo, 1643
- [8], 1-59, [1], 61-176, [8] p. ; 8o
- Cors. ; rom.
- Fregi xil.
- Segn.: a4 A-L8 M4
- Impronta - l-il o,ro mie. NoVe (3) 1643 (A)
Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari
Crasso, Lorenzo, Epistole heroiche. Poesie de Lorenzo Crasso napoletano. Nouellamente ristampate & corrette. Con le Annotazioni di Paolo Genari da Scio ad alcune di esse, Venetia: Combi & La Nou, 1667: contiene una dedica a G. N. Cavana; Paolo Genari di Scio è lo pseudonimo che Aprosio usò per redigere le
"Le Vigilie del Capricorno. Note tumultuarie di Paolo Genari di Scio, Accademico Incognito di Venezia, Geniale di Codogno, Apatista di Firenze, Ansioso di Gubbio, Conte Palatino e Cavaliere Aurato, alle ‘Epistole Eroiche’, poesie del famosissimo ed eruditissimo Lorenzo Crasso avvocato Napoletano, Venezia, per Combi e La Noù, 1667"
Giraldi, Giambattista,
"Cinthii Ioannis Baptistae Gyraldi ferrariensis De obitu diui Alfonsi estensis principis inuictiss. epicedion. Hercules estensis dux salutatus. Syluarum liber vnus ... coelii Calcagnini ad eundem super imitatione commentario perquam elegans. Lilii Gregorii Gyraldi epistola bonae frugis refertissima",
Ferrariae : ex Francisci Roscii ferrariensis libraria, ad IIII Idus Nouembr., 1537)
- 116, c. ; 4°
- Segn.: A-O8 P4 (il recto di P4 e bianco)
- Impronta - uou= s,o, s,it FIMa (C) 1537 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale Ariostea - Ferrara
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Casanatense - Roma
Biancuzzi, Benedetto nato a Roma e vissuto tra il sec. XVI e XVII fu
dottore in filosofia e teologo, si occupò anche di orientalistica: per le sue pubblicazioni utilizzò il nome latinizzato di "Benedictus Blancuccius"; vedi:
"
Onomasticon. Repertorio biobibliografico degli scrittori italiani dal 1501 al 1850".
In alcuna biblioteca italiana si è individuata l'opera custodita alla C.B.A. di Ventimiglia vale a dire le "Institutionum Hebraicorum libri sex", Witenbergae, ex Officina Cratoniana sum[p]tibus Zachariae Schureri & eius sociorum, 1603 di
Sperelli, Alessandro,
"Episcopus opus tripartitum ethico-politico-sacrum non praesulibus modo, sed omnibus in christiana republica populorum moderatoribus, principum consiliarijs, diuini verbi concionatoribus maxime accomodatum. Alexander Sperellus Eugubinus antistes e collegio summi pontificis throno assistentium. Italico sermone scripsit Hannibal Adami Firmanus e Societate Iesu plurimis, & maximis e Gallia, Hispania, Germania, episcopis postulantibus idiomate Latino donabat ",
Romae : ex typographia, & sumptibus Nicolai Angeli Tinassij, 1670 (Romae : ex typographia, & sumptibus Nicolai Angeli Tinassij, 1670)
- 3 v. ; fol
- BN v. 176 p. 519
- Il colophon in fine del v. 3
-Sui front. stamma calcografico dei relativi dedicatari: Clemente X (front. d'insieme); card. Decio Azzolini (v. 2); card. Vincenzo Lucchesini (v. 3)
Comprende: [1] -
[2] -
[3] -
- Nomi: Sperelli, Alessandro
- Adami, Annibale <1626 ca.-1706>
- [Editore] Tinassi, Nicolo Angelo
Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: lat
- Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
- Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
- Biblioteca diocesana Piervissani - Nocera Umbra
- Biblioteca comunale Alessandro Cialdi - Civitavecchia
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Theodor Ebertus
nacque nel 1589 essendo figlio di Jakobus Ebertus (anche noto come Jacobus, Jakob Ebert) che
vide la luce nel
1549 a Sprottau (Slesia) essendo figlio di Andreas Ebertus: Jakobus Ebertus
Nel 1561 frequentò il ginnasio a Goldberg (Slesia) quindi dal
1566 studiò alle Università di Francoforte sull'Odere di Wittenberg.
Dal 1572 iniziò la sua fruttuosa attività di insegnante sicché nel
1576 ottenne il Rettorato a Grünberg (Slesia) cui seguirono sino alla morte nel 1614 molteplici incarichi universitari
Macigni, Manfredi [fiorentino, poeta d'occasioni, vissuto nel XVII secolo],"
Esequie del serenissimo Ferdinando 2. Gran Duca di Toscana celebrate in Firenze dal serenissimo Gran Duca Cosimo 3. descritte da Manfredi Macigni",
In Firenze : nella stamperia di S.A.S. per il Vangelisti, e Matini, 1671
- [4], 79, [1] p., [2] c. di tav. ripieg. : ill. calcogr. ; 4o.
- Le due tav. incise in rame sono di Gian Battista Falda da Valduggia
- Segn.: pigreco2 A-K4
-Stemma dei Medici sul front.
Numeri: Impronta - e-oi r-o- E.MO stte (3) 1671 (A)
- Macigni , Manfredi
- Falda, Giovan Battista <1643-1678>
- [Editore] Vangelisti, Vincenzo & Matini, Piero
- Paese di pubblicazione: IT
Lingua di pubblicazione: ita
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - LI - 1 esemplare
- Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano
- Biblioteca civica di storia dell'arte Luigi Poletti - Modena
- Biblioteca Palatina - Parma - PR - 1 esemplare.
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca romana e emeroteca - Roma
- Biblioteca della Soprintendenza per i beni artistici e storici del Piemonte - SBAS - Torino
Rucellai, Luigi [1639-1704]" Orazion funerale per la morte del sereniss. Ferdinando 2. Granduca di Toscana nell'esequie celebrate in Firenze dal serenissimo Granduca Cosimo 3. detta pubblicamen", In Firenze: Vangelisti, Vincenzo & Matini, Piero, 1671
Martin Trost con il nome latinizzato in "Trostus" vide la luce nel 1588 ad Höxter e divenne professore di linque orientali a Rostock, quindi ad Helmstedt (1625), a Soroe (1626) e finalmente dal 1629 a Wittenberg dove svolse tutta la sua attività sino a quando lo colse la morte l'8 April 1636.
Johannes van den Driesche [o "Drusius"] (28 giugno, 1550 - febbraio 1616), protestante, orientalista ed exegete nacque a Oudenarde, in Fiandra.
Pennotto, Gabriele [piemontese, di Novara, appartenente alla Congregazione Lateranense di S. Giuliano, Abate, teologo e scrittore di argomento sacro, nato nel 1574 e morto nel 1639],"
Generalis totius sacri Ordinis Clericorum Canonic.rum historia tripartita cuius in prima parte de clericali sanctissimi p. Augustini instituto, & habitu. In secunda de origine, procursuque totius Ordinis Canonicorum Regularium. In tertia de Congreg. Canonic. Saluatoris Lateraneii locupletissime disseritur. Gabriele Pennotto ... autore ..
," Romae : ex Typographia Camerae Apostolicae, 1624 (Romae : ex Typographia Reuerendae Camerae Apostolicae, 1624)
- 3 v. ; fol
- BN v. 132 p. 954; NUC pre-1956 v. 448 p. 533
- Colophon in fine al v. 3
Front. generale in rosso e nero
- Comprende: [1] -
2: "De sacri apostolicique Ordinis CanonicorumRegularium origine, et progressu libersecundus. Gabriele Pennotto ... autore" -
3: "De Congregatione Lateranensi: perFrigdionarios Canonicos restituta libertertius. Gabriele Pennotto ... autore " -
- Pennotto, Gabriele <1574-1639>
- [Editore] Stamperia Camerale
Tassoni, Alessandro,"
Auuertimenti di Crescenzio Pepe da Susa al sig. Giosefo de gli Aromatari intorno alle risposte date da lui alle considerazioni del sig. Alessandro Tassoni sopra le Rime del Petrarca",
In Modona : presso Giulian Cassiani, 1611 (In Modona : presso Giulian Cassiani, 1611)
223, 1 p. ; 8°
- Crescenzio Pepe è lo pseudonimo di Alessandro Tassoni, cfr. "Autori italiani del Seicento", III, n. 3859
- Segn.: A-O8
- Impronta - i-b- a.l- siin duTe (3) 1611 (R)
- Tassoni, Alessandro <1565-1635>
- Aromatari, Giuseppe : degli
- [Editore] Cassiani, Giuliano
- [Variante del titolo] "Avvertimenti di Crescenzio Pepe da Susa al sig. Giosefo de gli Aromatari"
Testini Fr. Isidorus, "[scrive sotto voce nella sua silloge il Perini] "Perusinus, philosophiae et theologiae Magister, fuit Perusini
Querno, Camillo <1470-1530>," Camilli. Querni. Monopolitani archipoetae. De bello Neapolitano. Libri duo. Carmine heroico compositi ..", Impressum Neapoli: cura & diligentia Ioannis Sultzbach, Hagenouensis, Germani, & Mathaei de Cansis B: Sultzbach, Giovanni & Cancer, Mattia
Giustiniano, Pier Giuseppe," Ode toscane dell'Intirizzato accademico addormentato, a gli illustrissimi Accademici Addormentati, di Genoua, dedicate", In Genoua: Pavoni, Giuseppe, 1628
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Philippi Massinii ... ad principium 50. Gallus ff. de liber. & posthum. commentarij ... Accessit ejusdem legis universae brevis et dilucida explanatio", Ticini: Viani, Andrea, 1607-1608
Bardi, Girolamo <1600-1667>," Xauerius peregrinus a' Hieronymo Bardi iatro-theologo pede pari, & impari descriptus", Romae: Lazzari, Ignazio, 1659
Pietro Metoscita (1569-1625), gesuita, fu insegnante di siriaco al collegio maronita di Roma e tra gli altri nel periodo 1615-16 fu docente di Giovanni Battista Ferrari
Girolamo Fontanella nacque a Napoli intorno al 1610, e a Napoli morì nell’agosto del 1644.
Tommaso : d'Aquino, "
Diui Thome Aquinatis theologorum principis ac sacre scripture sinceri interpretis Commentarij in soliloquia sive hymnos dauidicos suo illo angelico conflati ingenio ad commune omnium theoreticorum per pulchris typis elaborati & recognitione Campestri pristino splendori annotamentorum fenore restituti ",
(Lugd. : in edibus Jacobi myt ipensis Jacobi. q. Francisci de giunta et sociorum florentinorum, 1520 ad Idus Augusti)
- 214, 2 c.
- Front. in cornice architett. xilogr. stampato in rosso e nero
- Vignetta sul front.
- Marca sul front. e in fine
- Iniziali xilogr.
- Testo su due col
- Segn.: a-z8 &8 [cum!8 [rum!8 A8
- Impronta - lu4. s.i- isa. et&c (3) 1520 (A)
- Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile - Asti
- Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino
- Biblioteca comunale Federiciana - Fano
- Biblioteca Oliveriana - Pesaro
- Biblioteca di filosofia dell'Università degli studi di Roma La Sapienza - Roma
Genebrand, Gilbert, teologo francese nato a Parigi nel 1537 e morto nel 1597.
Latiosi, Anselmo, medico fisico nato a Viterbo, vissuto nell'arco del XVII secolo e che in particolare studiò i fenomeni epidemiologici connessi alla trasmissione del amle del secolo, cioè la peste bubbonica; l'opera qui indicata da Aprosio è:
Cartari, Carlo,"
Aduocatorum Sacri consistorii syllabum Carolus Cartharius ex Vrbeueteri eorundem decanus et Archiui apostolici Molis Hadrianae praefectus exarabat",
Alma in Vrbe : Zenobius Masottus typis cameralibus imprimebat, 1656
- 8, CCCXIV, 18, p. ; folm
- Stemma di papa Alessandro VII sul front
- Iniz. xil.
- La c. 2 del gruppo 2R4 segnata Ss2
- Segn.: a4 A-2R4 S6
- Impronta - ntit eau- poi, InTe (3) 1656 (R)
-[Variante del titolo] "Advocatorum sacri consistorii syllabum Carolus Cartharius ..."
-
Altre localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca centrale della Regione siciliana - Palermo
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA - 1 esemplare
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca del Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell'Università degli studi di Roma La Sapienza
Decimator, Heinrich vide la luce nel 1544 e si spense nel 1615 fu esperto di musica, poeta ("Poematum libri IV", Lipsiae: Defner, 1586), epigrammatista, filologo ed astronomo:
Di lui si può leggere nelle "Delitiae poetarum Germanorum huius superiorisque aevi illustrium".
Lucchesini, Giovanni Lorenzo vide la luce a Lucca nel 1638, entrò nell'Ordine dei Gesuiti, fu poligrafo e soprattutto autore di argomenti religiosi: si spense nel 1716; l'opera cui qui allude Aprosio è:
Globalmente nel XVII secolo furono attive in Ravenna almeno quattro accademie.
"Vmbrorum plausus Fulginiae dictus in optatissima seminarii erectione sub auspiciis, et pietate illustrissimi et reuerendissimi domini d. Antonii Montecatini comitis patricii Ferrarien. et eiusdem ciuitatis episcopi",
- Fulginiae : typis Augustini Alterij, 1650
- 28 c. ; 4o
- Stemma xil. sul front.
- Fregi xil.
- Segn.: A-G4
- Impronta - usus e.o- e.us ExPr (3) 1650 (A)
- l'autore è da identificare con Montecatini, Antonio vissuto nel XVII secolo conte ferrarese e quindi vescovo di Foligno
-
-
Lingua di pubblicazione: lat, ital. - Altre
Localizzazioni: Biblioteca comunale - Foligno
- Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG
Armanni, Vincenzo,
"Allori di Parnaso per la laurea dell'illustriss.mo e reu.mo sig. conte Carlo Antonio abbate Gabrielli dedicati ... dal sig. Vincenzo Armanni"
(In Perugia : per gli eredi del Bartoldi, & Angelo Laurenzi, 1653)
- 24 c. ; fol.
- Front. calcogr.
- Segn.: [ast!4 A-K4
- Impronta - e,si s.m. s.o, SiEi (C) 1653 (R)
Altre
Localizzazioni: Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG
Giacomo Lauro, nato nel 1585, "romano" come amava precisare a completamento della sua stessa firma, fu uno straordinario cartografo, incisore ed editore attivo a Roma sino al 1585 mediamente ritenuto l'anno della sua morte pur se alcuni interpreti, rifacendosi a specifiche fonti storiche, la postadatano al 1650.
Cartari, Antonio Stefano di Orvieto fu figlio di Carlo e vide la luce nel 1651 morendo poi nel 1685; di vasta erudizioni editò tra l'altro
1 -" Europa gentilizia ouero Armi ed insegne di regni prouincie citta e famiglie di Europa raccolte e descritte da Antonstefano Cartari nobile oruietano, ... Tomo primo ...", In Roma: Tinassi, Nicolo Angelo, 1681
Fernandez, Geronimo (spagnolo di Cordova vissuto tra XVI e XVII secolo)
," Relacion de las funerales exequias que la nacion espanola hizo en Roma a la magestad del rey N.S.D. Philippo 3. de Austria, el Piadoso. Geronymo Fernandez de Cordoua. Al illustrissimo Francisco Fernandez de la Cueua y Cordova, embaxador ...",
En Roma : por Giacomo Mascardo, 1622
- 71, 1 p., 1 c. di tav. ripieg. (36x49) : ill. calcogr. ; 4
- Il nome dell'A. appare nella prefazione
- Segn.: A-I4
- Ill. disegnata da Orazio Torriani
- Contiene anche versi di vari A., alcuni in italiano
- Impronta - uao- haa. los, Soqu (3) 1622 (R)
- Fernandez, Geronimo
- Torriani, Orazio
Passerini, Pietro Maria nato nel 1595 a Sestola (borgo medievale caratterizzato da una fortezza, ricostruita nella seconda metà del 500, posta al centro del Frignano a guardia delle vallate dello Scoltenna e del Leo: nel XIV secolo, Sestola e il Frignano aderirono alla Signoria degli Estensi. Da quel momento Sestola diventò la capitale della Provincia del Frignano, titolo che conservò fino agli inizi del 1800). Il Passerini, che fu frate domenicano, si spense nel 1677 scrivendo alcune opere di contenuto teologico fra cui quella registrata da Aprosio:
Passerini, Pietro Francesco <1612-1695> giurista e protonotaro apostolico, a lungo corrispondente epistolare di Aprosio, viene citato da Michele Maylender nella sua monumentale
"Storia delle accademie d'Italia" qual nato a Codogno ed Accademico Spiritoso di Piacenza: egli avrebbe dedicato un'opera all'"Accademia dei Geniali di codogno" intitolata "Echo Genialis Petri Francisci Passerini Phliosophiae, sacrae Theologiae, et J. U. D. Protonotarii apostolici, etc. in Nuptias D. Pauli Caroli Belloni Philosophiae et medicinae doctoris, etc. et Margaritae Bellonae".
Galli, Gallo Antonio
Carlo Antonio Paggi fu un nobile genovese, vissuto nel XVII secolo, che scrisse di vari argomenti, persino di anatomia. Aprosio riuscì ad entrare in possesso di sue pubblicazioni al momento irreperibili presso altre biblioteche stando alle rilevazioni del Servizio Bibliotecario Nazionale che, al contrario, certifica la collocazione di opere del Paggi non documentate all'Aprosiana.
Poullet [anche sieur Poullet = viaggiatore francese del XVII secolo, la stampa rimanda ad un viaggio verisimilmente compiuto nel 1665],
" Nouuelles relations du Levant, qui contiennent plusiers remarques fort curieuses non ancore obseruees, touchant la religion, les moeurs & la politique de diuers peuples. Auec vn discours sur le commerce des anglois & des hollandois. Par monsieur P.A",
A Paris : chez Louys Billaine, au second pilier de la grand'Salle du Palais, 1667-1668
- 2 v. : ill. calcogr. ; 12°
Marca (monogramma in cornice xil.) sul front. del v. 1
- Nome dell'A. dal privilegio a c. e11r: Poullet
-
Comprende: [2]: Nouuelles relations du Levant quicontiennent diuerses remarques fort curieuses... Avec une exacte description de l'empiredu Turc en Europe ... Et vne disertation surle commerce des anglois & des hollandois dansle Leuant premiere partie des voyages dusr Poullet enrichie de cartes & de figures",
- [1]
- Localizzazioni: Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
Noceto, Giovanni Battista sacerdote gesuita nato a Genova nel 1587 morto nel 1670: ebbe diversi interessi come si evince dai suoi volumi reperiti dal SBN:
Stolcius de Stolcenberg, Daniel
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Gilbertou Ioninou ... Ethike mytologia monobiblos. Alphabetha gnomika monobiblos. Gilberti Ionini ... Moralis mythologia, liber singularis. Alphabeta gnomica, liber singularis. Alphabeta gnomica, liber singularis", Lugduni: Du Four, Claude, 1637
Johan van der Does
nato il 5 dicembre 1545 a Noordwijk, dominio spagnolo di Habsburg [ ora nei Paesi Bassi ],
morto l' 8 ottobre 1604, L'Aia: fu uomo politico a capo della resistenza antispagnola, umanista e docente universitario a Lovanio e Parigi, poeta e storico.
Diceo, Gerardo [1492-1542: ne la "Pentecoste..." Angelico Aprosio ne scrive] ," Gerardi Dicaei Lucensis
Cuechler, Elias di Gorlicius attuale città boema di Görlitz.
Bartolommei, Girolamo <1584-1662> (di cui Aprosio parla nel "Grillo XXXVII") appartenne alla nobile famiglia fiorentina dei Bartolommei iscritti al gonfalone Nicchio nel quartiere S. Spirito.
Di Zoroastro Tinelli medico di Montalcino
Stella, Andrea [sacerdote somasco, chierico regolare, nato a Venezia, teologo ed agiografo morto nel 1613], "
La Vita del venerabile seruo d'Iddio, il padre Girolamo Miani nobile Venetiano istitutore delli orfani, e d'altre opere pie in Italia, e fondatore della Congregatione de'Chierici Regolari di Somasca, ... Descritta dal P. Andrea Stella Venetiano, sacerdote, teologo, e predicatore della medesima Congregatione. Distinta in tre libri. Al sereniss. prencipe di Venetia Marino Grimani",
In Vicenza : appresso Giorgio Greco, 1605
- [10], 63, [1] c. : ill., ritr. ; 4o
- Marca (O770) sul front
- Segn.: a-b4 ch2 A-Q4
- Ultima c. bianca
- Ritr. calcogr. del. P. Girolamo Miani inciso da Francesco Valesio a c. ch1r
- Cors. ; rom.
- Iniziali e fregi xil.
- Impronta - eara .bi9 i-u- nome (3) 1605 (R)
Marca editoriale: Un uccello sul tronco di un albero. In una cornice figurata. Motto: "Sine felle"
- [Variante del titolo] "La vita del venerabile servo d'Iddio, il padre Girolamo Miani nobile venetiano"
Altre localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
- Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza
"Tesoro di concetti poetici: scelti da' piu illustri poeti toscani, e ridotti sotto capi per ordine d'alfabeto da Giovanni Cisano. Parte prima (-seconda). Con annotationi in molti luoghi di diuersi ...
", In Venetia : appresso Euangelista Deuchino, & Gio. Battista Pulciani, 1610
- 2 v. ; 12o
- Marca ("Melitos glykion") sui front.
Marca editoriale: MARCA NON CENSITA
Comprende: 1 -
2
Nomi: Cisano, Giovanni
- [Editore] Deuchino, Evangelista & Pulciani,Giovanni Battista
- Paese di pubblicazione: IT
Lingua di pubblicazione: ita
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari
- Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca pubblica e casa della cultura - Fondazione Achille Marazza - Borgomanero - NO
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca comunale Classense - Ravenna
- Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma
- Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino
- Biblioteca dell'Istituto internazionale Don Bosco - Torino
- Biblioteche della Fondazione Giorgio Cini - Venezia
Benedetti, Giulio Cesare (nato all'Aquila - m. 1656)," Discorsi academici del dottor fisico Giulio Cesare Benedetti Guelfaglione cittadino aquilano ...", In Roma: Moneta, Francesco, Corvo, Giovanni Battista & Corvo, Giuseppe, 1652
Sinibaldi, Giovanni Benedetto [Leonessa
L'elenco appare un pò datato atteso che di molti altri medici esperti di letteratura, oltre che autori di scritti scientifici, nella "Biblioteca Aprosiana" sarà poi detto.
Grassetti, Ippolito<1603-1663>, "Hippolyti Grassetti Mutinensis...Societate Iesu Epigrammatum liber primus. Ad serenissimum D.D. Ranutium 2. Placentiae, ac Parmae ducem", Placentiae : in Camerali Typographia Io. Bazachij (Placentiae : in Camerali Typographia Ioannis Bazachij), 1660 - 16, 156, 4 p. ; 8o - La seconda parte non sembra sia stata mai pubblicata, cfr. Backer-Sommervogel, vol. III, col. 1682: Opera stampata probabilmente intorno al 1660, data dell'imprimatur e dell'epistola dedicatoria - Marca "cane tra leoni rampanti" - motto " Fida custodia" in fine - Segn.: 8 A-K8 - L'ultima carta bianca - Stemma xil. del dedicatario sul frontespizio - Impronta - *.n. adi- i-u- EtVm (3) 0000 (Q) - Localizzazioni: oltre che in C.B.A. esemplari in Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Teoli, Bonaventura,
"Teatro historico di Velletri insigne citta, e capo de' Volsci. Del reu. padre fra Bonauentura Theuli velletrano dott. teol. franciscano conuent. diuiso in tre libri, ne' quali si narrano molte cose antiche, e moderne di Velletri. Con due tauole, vna de gl'autori citati nell'opera, e l'altra delle cose piu principali, che si contengono in essa",
In Velletri : per Alfonso dell'Isola, 1644
- 16, 363, 17 p. ; 4°
- Segn.: \crocegreca!8 A-G8 H6 I-Z8 2A-2B4. -La c. B2 segnata A2
- Stemma xilogr. della citta di Velletri in fine
- Impronta - tema o.a. dase trsu (3) 1644 (R)
-
Altre localizzazioni: Biblioteca Giovardiana - Veroli
- Accademia Georgica - Treia
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca romana e emeroteca - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca Pio VI - Subiaco - RM
- Biblioteca Reale - Torino - TO
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Tympe, Matthaus
Ens, Gaspar
Solorzano Pereira, Juan : de," Ioannis de Solorzano Pereira ... Diligens & accurata de parricidii crimine disputatio, duobus libris comprehensa: quorum prior poenas huic sceleri constitutas exactissime explicat; posterior, qui eis subdantur non minori cura pertractat. ... Ad illustriss. et reuerendiss. D.D. Ioannem Baptistam de Alzebedo ... Prima hac editione cura qua potuit maxima typis Tabernelianis excussum. Duplici adiecto indice: vno capitum, & altero rerum locupletissimo", Salmanticae : excudebat Artus Taberniel Antuerpianus : Ioanni Comanno Bibliopolae, 1605 (Salmanticae : typis cudebat Artus Tabernelius Antuerpianus, VI Idus Novemb. [8. XI] 1605) - [24], 203, [33] p. ; 4 - Indicazione di ed. precede la dedica Cors. ; rom Segn.: cv-3cv4 A-2E4 2F6 - Iniziali e fregi xil. - Impronta - z.s. inos ume- teid (3) 1605 (R) - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Paolo Aresi (Cremona 1574-Tortona, di cui fu vescovo, 1644): in qualità di oratore tenne nel duomo di Genova il discorso per l’incoronazione del doge A. Giustiniani nel 1611 e per la morte di Filippo III di Spagna nel 1613.
cfr. Q. Marini, "Anton Giulio Brignole Sale Gesuita e l’oratoria sacra", Atti del convegno di studi" I Gesuiti fra impegno religioso e potere politico nella Repubblica di Genova (Genova 2-4 dicembre 1991)", a c. di C. Paolocci, numero monografico di “Quaderni Franzoniani”, V (1992) n.2, pp. 140-141.
Considerevole la presenza di opere di Paolo Aresi alla C.B.A.:
Le rime di M. Francesco Petrarca estratte da vn suo originale. Il Trattato delle virtu morali di Roberto re di Gerusalemme. Il Tesoretto di ser Brunetto Latini. Con quattro canzoni di Bindo Bonichi da Siena
", In Roma : nella stamperia del Grignani, 1642
- 10, XXXX, 48 p. ; fol.
- Rif.: NUC-pre 1956, vol. 606, p. 430
- L'A. del "Trattato delle virtu morali" è Graziolo Bambaglioli
A cura di Federico Ubaldini, che firma la pref.
- Segn.: 4 ch1 A-B" C!" D-K", "A-M"
- Vignetta xil. (allegoria della volta celeste) sul front.
- Titolo uniforme: "Tesoretto"
- Impronta - erto m.ro ioi. TaCo (3) 1642 (R)
- Nomi: Petrarca, Francesco <1304-1374>
- Bonichi, Bindo
"Maphaei S.R.E. Card. Barberini nunc Urbani PP. VIII Poemata", Romae, in Aedibus Collegii Romani Societ. Jesu, typis Vaticanis, 1631
Piccinardi, Giovanni Luigi
, "Iridis poeticae Io. Aloysij Picinardi heroicus color. Ad eminentiss. atque reuerendiss. Boninae archiepiscopum principem Hieronymum Boncompafnum S.R.E",
Boniniae : typis Ferronianis, 1665
- 152 p. : front. calcogr. ; 12o
- Tit. dell'occhietto e del front. calcogr.: "Iris poetica"
- Segn.: A-F\1"G4
- Front. inciso da Francesco Curti
- Impronta - I-sa s:es etci AlQu (7) 1665 (A)
- Nomi: Piccinardi , Giovanni Luigi -
Curti, Francesco -
[Editore] Ferroni, Giovanni Battista
-[Variante del titolo] "Io. Aloysii Picinardi Iris poetica"
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: lat.
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Il patrizio piacentino Passerini, Pietro Francesco, verisimilmente nato nel 1612, fu corrispondente dell'Aprosio personalmente conosciuto, con altri eruditi, poco prima del suo rientro definitivo a Ventimiglia durante il soggiorno in Piacenza
Chinelli, Michelangelo [cremonese, religioso, erudito e poligrafo vissuto a cavallo tra i secolo XVI e XVII],"
Scrutinium, et clypeus r.p.f. Michaelis Angeli Chinelli ex soroxina Cremonensis ... Pro eiusdem Congregationis patrocinio. Super disputatione adm. r. p. Magistri. n.n. Ordinis praefati aduersus eandem Congreg. instituita ",
Mutinae : ex typographia Iuliani Cassiani, 1618
- [8], 247, [16] p. ; 42k.
- Marca (Ostrica con perle: "Gratia Dei mecum") sul front.
Segn. : pie di mosca]4 A-2K4
- Impronta - lia. e-li b-am gaac (3) 1618 (R)
Altre localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno
- Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG
Cartari, Giovanni Battista,"
Traluce. Fauola pastorale di Gio: Battista Cartari, da Carlo, suo figliuolo, dedicata all'illustrissimo signore, il signor Carlo Cartari, decano de gl'auuocati consistoriali",
In Brescia : per Policreto Turlino, 1655
- 127, [1! p. ; 8o
- Cors. ; rom.
- Segn.: A-H8
- Tit. entro cornice xil.
- Iniziali e fregio xil.
- Impronta - e,.E dai. i.i, EmIC (3) 1655 (A)
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: itaL.
- Localizzazioni: Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Lauremberg, Peter [Rostock 1585-1639] fu professore di medicina ma coltivò vari interessi letterari eruditi e poetici: come scienziato ebbe particolari interessi per i lavori del grande William Harvey.
Caracciolo, Antonio [chierico regolare nato nel 1565 e scomparso nel 1642, fu autore di varie altre opere tuttora conservate alla C.B.A.],"
Patris Antonii Caracioli, ordinis clericorum regularium ... de scopo institutae psalmodiae apologiae
", Madrid : en casa de Pedro Madrigal, 1604
- 11, [1] c. : ill. ; 4.
- Bianca l'ultima c.
- Segn.: A-C4 v
- Vignetta sul front.
- Impronta - z.o. e.us deea prti (C) 1604 (A)
- Nomi: Caracciolo , Antonio <1565-1642>
- [Editore] Madrigal, Pedro
- Paese di pubblicazione: ES
- Lingua di pubblicazione: lat.
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Vivaldi, Giovanni Ludovico
domenicano e professore di teologia, originario di Mondovì, morto nel 1540. Consigliere dei Marchesi di Saluzzo e provinciale in Lombardia:
Gongora, Alcasar e Pempicileon, Luis, "
Real grandeza dela serenissima republica de Genoua: Escrita en lengua espanola por d. Luis de Gongora, Alcasar, e Pempicileon, y despues anadida, y traducida en lengua italiana por Carlos Esperon ... Real grandezza della serenissima republica di Genova. Scritta in lingua spagnuola da d. Luis de Gongora, Alcasar, e Pempicileon, e poi aggionta, e tradotta nella lingua italiana da Carlo Sperone ... ",
[Genova] : En Madrid por Ioseph Fernandez de Buendia, 1665 et in Genoua per Gio. Battista Tiboldi, 1669
- [16], 351, [1] p. ; fol
- Segn.: 8 A-4T"
- Impronta - a.ca e.e, a-c. tuIm (3) 1669 (A)
[Titolo parallelo] "Real grandezza della serenissima republica di Genoua: Scritta in lingua spagnuola da d. Luis de Gongora, Alcasar, e Pempicileon, e poi aggionta e tradotta nella lingua italiana da Carlo Sperone ... "
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: spa, ital.
- Altre Localizzazioni oltre che alla CBA di Ventimiglia: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico
- Biblioteca di Area umanistica dell'Università degli studi di Urbino - Urbino - PU
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca Reale - Torino
- Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Giulia Domna (o "Iulia Domna Augusta") (193-217 d.C.), figlia di Giulio Bassiano, gran sacerdote della divinità solare siriaca Elagabal, nacque ad Emesa (l'attuale Homs, in Siria) attorno al 170 d.C. "DE SPECTACULIS"
[Tradotti da Gino Mazzoni, 1934 ]
Bonifacio, Giovanni," Academici componimenti del signor Giouanni Bonifaccio. L'Opportuno Academico Filarmonico", In Rouigo", 1625
Vedi: Affo, Ireneo, " Vita di Baldassarre Molossi, da Casalmaggiore detto Tranquillo eccellente poeta latino scritta dal p. Ireneo Affo minor osservante vice-bibliotecario di S.A.R",
In Parma : per Filippo Carmignani, stampatore per privilegio di S.A.R., 1779
- 8, 35, 1 p. ; 4°
Dal Molossi si ricavano alcune notizie su autori parmigliani come
GRAPALDO MARC’ANTONIO (
Parma 10 aprile 1487-Parma 1545)
figlio di Francesco Maria e Amabile Garimberti. Dopo la morte del genitore (1515) entrò nella Curia romana. Vi era già quando il cardinale Alessandro Farnese organizzò nel Bosco di Palieto, vicino al suo castello di Canino in Toscana, una caccia per il pontefice Leone X (autunno di un anno compreso tra il 1515 e il 1518). Nel 1519 Tranquillo Molossi diresse a Benedetto Albineo un poemetto su quella caccia, nel quale in più punti si fa riferimento al Grapaldo: "Cervam ense Grapaldus Fundit humi, capream contorta cuspide Pollux, Gloria magna fori Pollux, non parva Grapaldus Gloria Musarum".
Tertulliano nacque a Cartagine verso la metà del II secolo da genitori pagani e compì gli studi di retorica e diritto nelle scuole tradizionali imparando il greco . Dopo aver esercitato la professione di avvocato dapprima in Africa e in seguito a Roma , ritornò nella città natale e probabilmente verso il 195 si convertì al cristianesimo .
-MAESTRO DI SCUOLA - PROFESSORE DI SCUOLA - INSEGNANTE NELL'ANTICHITA' ROMANA: SUA TUTELA GIURIDICA SECONDO IL LIBRO XIII DEL CODEX TEODOSIANUS
Il frate intemelio ancora una volta dimostra la poliedricità dei suoi interessi, non esclusi quelli per le rappresentazioni sceniche e per la musica, fermo restando il costante richiamo a non abusare di effetti e provocazioni satiriche o mordaci, cosa peraltro in sintonia con una certa remissività comportamentale vieppiù richiestagli dalle sue gerarchie.
L'argomento è interessante e forse meritevole di approfondimenti: in questa rassegna basti comunque menzionare l'"amico" Fusconi e segnalare le opere che di lui rimangono nelle biblioteche italiane:
Fusconi, Giovanni Battista
-Loredano, Giovanni Francesco <1607-1661>
"4: Nouelle amorose di Gio. Francesco Loredano nobile veneto"
Venetia : appresso li Guerigli, 1653
- 590, [10] p.
- Antip. disegnata da Daniel van Dyck.
- Contiene anche, come indicato a c. A2r: "Amori infelici, Historia catalana, Contesa delle tre dee, Iliade giocosa, Cimiterio"
- Front. a c. A3
- L'opera "Il cimiterio epitafi giocosi" è scritta in collaborazione con Pietro Michiele, cfr. l'occhietto a c. 2I4r
- Segn.: A-2O8 2P4
- Tit. dell'antip.: "Dell'opere del Loredano vol. IV"
- Vol. a cura di Giovanni Battista Fusconi, che firma la prefazione
- Impronta - e.f- uira e.o- mohu (7) 1653 (R)
- Fa parte di: "Opere di Gio. Francesco Loredano nobile veneto. Diuise in sei volumi. All'illustriss. sig. sig. mia osseruand. la signora, Maria Cristina Malaspina"
- Localizzazioni: RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Fusconi, Giovanni Battista
"Delle novelle amorose de' signori academici incogniti parte seconda. Raccolte e publicate da Gio. Battista Fusconi ...",
- In Venetia : appresso li Gueriglij, 1643
- [14!, 207, [1! p. ; 8o.
Fa parte di: "Novelle amorose de' signori academici incogniti publicate da Francesco Carmeni ... "
- Localizzazioni: Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano
Brusoni, Girolamo,
"De' complimenti amorosi di Girolamo Brusoni libri due",
In Venetia : presso Gasparo Corradici, 1643
- 12, 186, 6 p. ; 12o
- A cura di Giovanni Battista Fusconi, il cui nome figura nella dedica, a c. a4v; cfr. anche: "The British library, Catalogue of seventeenth century Italian books", I, p. 158
- Fregio inciso sul front
- Segn.: a6 A-H66
- Le ultime \4! p. sono bianche
ita
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze -
Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Loredano, Giovanni Francesco <1607-1661>
"Nouelle amorose di Gio. Francesco Loredano nobile veneto",
Venetia : appresso li Guerigli, 1653
- 590, 10 p. ; 12o
- A cura di Giovanni Battista Fusconi, il cui nome figura a c. A4
- Segn.: A-2O82P4
- Impronta - ++++ a,di o-za votr (3) 1653 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Aprosio, durante il suo soggiorno veneziano, frequentò, come noto l' Accademia degli Incogniti ed in tale contesto letterario, indubbiamente provocatorio e per vari aspetti d'avanguardia, non ebbe contatti solo con letterati od eruditi: tra gli Incogniti erano ascritti letterati di varia formazione e tra questi anche musicologi e cultori del nascente teatro musicale.
Oltre a quelli di cui si è già fatto menzione un cenno peculiare merita
Loredano, Giovanni Francesco <1607-1661>,
"Bizzarrie academiche di Gio. Francesco Loredano nobile veneto. Parte prima -seconda ..."
Decimatertia impressione,
In Venetia : appresso i Guerigli, 1670
- 2 v. ; 12o
- A cura di Giovanni Battista Fusconi, il cui nome figura a c. A3r v. 2; cfr. anche: "Autori italiani del Seicento", III, p. 252, n. 3433-3434
- Indicazione di ed. sul front. v. 2
- Il v. 1 contiene: "Morte del Volestain" e "Vita del caualier Marino", il v. 2, annunciati sul front.: "Ragguagli di Parnaso" e "Gli amori infelici"
- Localizzazioni: Biblioteca del Centro interdipartimentale di servizi di Palazzo Maldura dell'Università degli studi di Padova -
- Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Costa, Carlo Costanzo, genovese, vissuto nel sec. XVII, autore di una lettera all'Aprosio scritta nel 1648, fu autore di questa commedia:
"L' astrologo non astrologo, e gl'amori sturbati. Comedia del dottor Ottone Lazaro Scacco. Dedicato ... Filippo Ferretti",
In Genova : per Pietro Giouanni Calenzani. Ad instanza di Gregorio, e Gio. Andreoli librari in Roma, 1665
- 8, 136 p. ; 12°
- Il nome dell'Autore è l'anagramma di Carlo Costanzo Costa (da aprosiana "Visiera Alzata")
- Segn.: p4A-E\1"F8
- Impronta - r-li c.ie e.o. BeCl (3) 1665 (A)
- Costa, Carlo Costanzo
Tra le sue pubblicazioni individuate dal Servizio Bibliotecario Nazionale nelle biblioteche pubbliche italiane (due fra quelle custodite all'Aprosiana sono irreperibili al momento) si annoverano:
Waser, Kaspar,"
Archetypus grammaticae Hebraeae duabus praecipuis partibus, etymologia & syntaxi absolutus: ad usum scholarum lucidissimo ordine propositus a Casparo Wasero, ... Adiecta est, prosodiae loco, breuis tractatio Hebraeo-latina, de quantitate & ratione carminum Hebraicorum
", Basileae : typis Conradi Waldkirchii, 1600
- [16], 231, [1] p., [1] c. di tab. ripieg. ; 8o.
- Cors. ; ebr. ; gr. ; rom.
- Iniziali e fregi xil.
- Precede tit. in ebraico
- Segn.: a8a-o8p4
- Impronta - usen F.rf 9.8. leQu (3) 1600 (R)
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - 1 esemplare
Waser, Kaspar," Caspari VVaseri, Tig. De antiquis numis Hebraeorum, Chaldaeorum et Syrorum: quorum S. biblia & Rabbinorum scripta meminerunt, libri 2. quibus tum sacri, tum profani auctores, locis innumerabilibus, illustrantur. Additae sunt figurae numorum, aere eleganter expressae, & interspersa ad antiquitatis notitiam pertinentia: una cum indice rerum & verborum copiosissimo, ...
",Tiguri : in officina VVolphiana, 1605
- 12, 108 c., 1 c. di tav. ripieg. : ill. calcogr. ; 4°
- Marca (Due agnelli e un lupo: "Christus pacificator noster Esa II") sul front.
- Segn.: 2A-2C4A-Z4a-d4
- La c. 2A2 segnata A2
- Impronta - uma, n.m. u-um 46Sa (3) 1605 (R)
Localizzazioni: RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Waser, Kaspar,"
De antiquis mensuris Hebraeorum; quarum s. Biblia meminerunt, libri 3 Caspari Waseri, Tigurini ...
", Heidelbergae : typis Gotthardi Voegelini, 1610
- 116 p. ; 4.
- Impronta - nel- 5.is us** 2.es (3) 1610 (R)
- Altre localizzazioni oltre quella individuata alla intemelia CBA: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Waser, Kaspar," Grammatica Syra, duobus libris methodice explicata, a Casparo VVasero, Tigurino
Editio posterior, priori ita emendatior & locupletior, ut nova videri possit
", Leidae : typis Raphelengianis, 1619
- [16], 178, [2] p. ; 4°
- Segn.: A-2A42B2.
- Impronta - b-s- s:io s.,& pesc (3) 1619 (A)
Localizzazioni: RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
La sua opera forse più nota resta il "De venatione et natura animalium. (De piscatione et natura piscium)", Palermo, 1653, 4° leg. in cart. anticato. pp. (20)-552 con una tav. xil. in antiporta, fregio e medaglione sul frontespizio, due figure xil. a piena pagina e numerosi capilettera xil. Ceresoli, pag. 158: alla stessa pagina il Ceresoli reputa "rarisima" un'altra opera intitolata "De natura et solertia canum", Palermo, presso Giuseppe Bisagni, 1653.
Questa pubblicazione sulla peste, citata da Aprosio, è peraltro parimenti introvabile nonostante l'argomento trattato ed a prescindere dalla piazza tipografica di Genova (oltretutto dalla stampa genericamente apprezzata e discretamente distribuita del Guasco).
Carocci, Pietro," Il sagro cuore di Maria ss.ma addolorata meditato dai suoi deuoti nei dieci giorni precedenti la Quaresima santificati in pii esercizi di diuozione che si praticano nella citta di Norcia nella chiesa de'rr. pp. dell'Oratorio, ove si venera la prodigiosa imagine della stessa beatissima Vergine addolorata, di cui si premettono le piu accurate notizie
Pubblicazione: Spoleto : dalla tipografia Bassoni, 1827
", 126, [2] p., [1] c. di tav. : ill. ; 24°
- Segn.: [1]-5uu 64.
- Impronta - u,o- uea: i-te vein (3) 1827 (A)
- [Pubblicato con] "Relazione delle lagrime prodigiose scaturite dalla ferita del cuore della sagra imagine della beata Vergine addolorata"
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG
Carocci, Pietro," Il turchetto comedia nuoua di Don Pietro Carocci da Noia diocesi di Bari. Accademico Incauto",
In Napoli : per Francesco Sauio stampator della corte arciuescouale. Ad instanza di Tomaso Morello
- 20, 132 p. ; 12°
- pubblicato probabilmente nel 1644, data della pref.
- Marca (Granchio che tiene una farfalla tra le chele. Motto: "Matura") sul front.
- Segn.: p\1pA\1"(-A1-3), A-E\1"F6
- Impronta - '-ne eria ioo? Vaqu (3) 1644 (Q)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Carocci, Pietro," Honesta viuendi ratio qua vnusquisque vti debeat vt a Deo, & hominibus diligatur. Authore reu. Petro Caroccio canonico Bariensi
", Patauij : typis Pauli Frambotti bibliop., 1657
- 24, 151, 5 p. : antip. ; 12°
- Marca (Minerva e albero di ulivo: "Pacis opus") sul front.
- Segn.: \1" A-F\1" G6
-
Impronta - ioe- s.t. m.3. scin (3) 1657 (R)
- [Variante del titolo] Honesta vivendi ratio qua unusquisque uti debeat ut a Deo, & hominibus diligatur.
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
PD0073 - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Gianbattista Giraldi Cinzio era di Ferrara. Qui nacque nel 1504, e morì nel 1573. Autore e teorico del teatro "orroroso", cercò di conciliare le regole aristoteliche con il moralismo del la controriforma: per questo risolve la "catastrofe" nel lieto fine. Le sue tragedie, raccolte postume nel 1583, si rifanno principalmente nella struttura al "Tieste" di Seneca. Inscena passioni smisurate e turpi delitti per far risaltare meglio gli esempi di virtù. La più nota è Orbecche (1541).
I risultati della sua opera furono modesti, ma influì sul dramma elisabettiano.
Shakespeare stesso trasse l'argomento dell'"Otello" da una delle cento novelle presenti nel suo "Hecatommithi" , composti nel 1541 (editi nel 1565), dove il fine morale si associa a caratteri di cupezza e ferocia, con una certa tendenza alla licenziosità.
Giraldi-Cinzio espose le sue riflessioni teoriche nei Discorsi intorno al comporre dei romanzi, delle commedie e delle tragedie (1544). In essi, tra l'altro, è una difesa della libertà composi tiva dei poemi cavallereschi contro le censure degli aristotelici [DA "ANTENATI - ON LINE"]
Pagnino, Santi (Sante)
fu ebraista, nato a Lucca nel 1470, morto a Lione nel 1541. Nel 1486 si fece domenicano a Fiesole ed ebbe per maestro il Savonarola. Fu professore di lingue orientali a Roma, ove rimase fino al 1521. Si trasferì ad Avignone: sulle
edizioni il suo nome ha spesso l'esito "Sanctes Pagninus Lucensis"
: vedi
Inghirami, Francesco, "
Storia della Toscana, compilata ed in sette epoche distribuita".
Alla biblioteca Aprosiana si conserva questa sua opera individuata al momento dal Servizio Bibliotecario Nazionale in poche altre sedi biblioteconomiche:
"Epitome thesauri linguae sanctae, auctore Sancte Pagnino Lucensi. Fr. Raphelengius compluribus locis auxit, emendauit, & Appendicem dictionum Chaldaicarum addidit. Accessit hac editione Index dictionum Latinarum, siue Lexicon Latino-Hebraicum",
", [Leida] : ex officina Plantiniana Raphelengij, 1609
[16], 495, [81] p. ; 8o
- Marca (B10836) sul front
- Arc. ; Cors. ; Heb. ; Rom.
- Segn.: 8A-Z8a-h8a-d8
- Bianca la c.d8
- Testo dell'Epitome impaginato alla maniera orientale, l'Index alla maniera occidentale
- Impronta - erue **** R.7. ThMa (3) 1609 (R)
Marca editoriale:
In una cornice compresa fra fronde di palma e di ulivo e nastro con motto, compasso aperto. Motto: "labore et constantia"
- [Pubblicato con] "Index dictionum Latinarum, quibus Hebraicae Chaldaicaeque voces" in "Epitome thesauri linguae sanctae , & ad eam Appendice, explicantur"
- Paese di pubblicazione: NL
- Lingua di pubblicazione: lat, heb, arc.
- Altre localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca Vallicelliana - Roma
- Biblioteca consorziale di Viterbo
All'Aprosiana come visto appartiene questa sua opera, peraaltro abbastanza diffusa come segnalano i rinvenimenti, in essere, del Servizio Bibliotecario Nazionale:
"Institutiones in linguam sanctam Hebraicam. Authore Benedicto Blancuccio Romano ...",
Romae : apud Bartholomaeum Zannettum, 1608 (Romae : ex typographia Bartholomaei Zannetti, 1608)
16, 295 1 p. ; 4°
- Stemma del ded. Bernardino Paolini sul front.
- Marca n.c. (simile a V236) in fine
- Iniz. xil ornate e fregi
- Segn.: a-b4, A-T4V"X-2N42O6
- Impronta - tain e.n- m.l. ScCh (3) 1608 (R)
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: lat, heb.
- Altre localizzazioni: Biblioteca comunale Ugo Granafei di Serranova - Mesagne - BR
- Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
- Biblioteca Marucelliana - Firenze - FI
- Accademia Georgica - Treia - MC
- Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG
- Biblioteca comunale - Foligno - PG
- Biblioteca comunale Augusta - Perugia
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca del venerabile Eremo di Fonte Avellana - Serra Sant'Abbondio - PU
- Biblioteca comunale Paroniana - Rieti
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca del Centro teologico - Torino
Oltre a questo testo si trova anche (ed ancora pure all'Aprosiana intemelia) sempre secondo l'SBN:
Biancuzzi, Benedetto, "
Indices tres obseruationum miscellaneorum variarumq. lectionum quibus veterum scripta partim emendantur, partim illustrantur. ... E viginti septem scriptoribus quorum nomina quincta pagina ostendet : collecti nunc primum a Benedicto Blancucio Romano philosophiae, ac sacrae theologiae doctore ... ",
Romae : apud Aloysium Zannettum, 1597 (Romae : apud Aloysium Zannettum, 1597)
16, 256, 4 p. ; 4°
- Cors. ; gr. ; rom
- Segn.: a-b4A-2I42K"
- Iniziali e fregi xil
- Front. stampato in rosso e nero
- Stemma del dedicatario cardinale Bartolomeo Cesi sul front.
- Impronta - q.se o-um a-4. Coin (3) 1597 (R)
Localizzazioni: Biblioteca civica - Tortona - AL
- Biblioteca del Seminario vescovile - Tortona - AL
- Biblioteca comunale - Sansepolcro - AR
- Biblioteca universitaria di Bologna - Bologna
- Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Marucelliana - Firenze
- Biblioteca Universitaria - Genova
- Biblioteca civica Aprosiana - Ventimiglia
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
- Biblioteca del Monumento nazionale dell'Oratorio dei Girolamini - Napoli
- Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca comunale Augusta - Perugia
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca universitaria - Pavia
- Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca Vallicelliana - Roma
- Biblioteca Angelica - Roma
- Biblioteca Casanatense - Roma
- Biblioteca civica Gambalunga - Rimini
Valentin Schindler (morto nel 1604), luterano, celebrato docente di ebraico all'università di Wittenberg.
Egli è principalmente conosciuto per il suo lessico "Pentaglotton " pubblicato postumo nel 1612, un anno prima del lessico arabo-latino 1613 dell'olandese Franciscus Raphelengius tipografo ma anche erudito di ebraico e perito della lingua araba: un compendio del lavoro di Valentin Schindler è stato pubblicato in 1637 da William Alabaster.
Secondo il Servizio Bibliotecario Nazionale al momento attuale delle ricerche nelle biblioteche italiane di questo autore si trovano le seguenti pubblicazioni:
Schindler, Valentin,"
Lexicon pentaglotton, Hebraicum, Chaldaicum, Syriacum, Talmudico-Rabbinicum, & Arabicum in quo omnes voces ... sub suis singulae radicibus digestae continentur ... Variorum item interpretum difficiles, ac discrepantes sententiae conferuntur, & examinantur. Collectum, et concinnatum a clarissimo Dn. Valentino Schindlero Oederano ... cum gemino indice ...", Francofurti ad Moenum : typis Anthonii Hummii, 1653
- [16] p., 1992 col., [152] p. ; fol.
- Fregi xilogr.
- Front. stampato in rosso e nero
- Segn.: [ast]-2[ast]4 A-5D6.
- Testo su due col.
- Impronta - den- e-e- it,& laex (3) 1653 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino
", Francofurti ad Moenum : typis Joanni Jacobi Hennei, 1612
- [4] c., 1992 col., [76] c. ; fol.
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze- 1 esemplare mutilo a partire da col. 1184
Schindler, Valentin," Schindleri Lexicon pentaglotton, Hebraicum, Chaldaicum, Syriacum, Talmudico-Rabbinicum, et Arabicum; in epitomen redactum a G.A. Vna cum abbreviaturis Hebraeis ",
Londini : excudebat Gulielmus Iones : prostant apud Cornelium Bee et Laurentium Sadler in vico vulgo dicto Little Britain, 1635
- 2 c., 559 i.e. 544 col., 10 c. ; 2°
- G.A. sono le iniziali di William Alabaster, cfr. "Karlsruhe Virtual Katalog" (catalogo Copac, Birmingham)
- Marca (ancora con rami vegetali: "Floreat in aeternum") sul front.
- Segn.: cv" A-2L4 2M6 2N4
- Omesse nella numerazione le col. 65-74, 113-114, 281-282 e 511
- Impronta - e.u- t.us a.i- ctHe (7) 1635 (A)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca Angelica - Roma
- Biblioteca della Congregazione armena mechitarista - Venezia
Schindler, Valentin,"Lexicon pentaglotton, Hebraicum, Chaldaicum, Syriacum, Talmudico-Rabbinicum, & Arabicum. Quo omnes voces Hebraeae, Chaldeae, Syrae, Rabbinicae & Arabicae, adjectis hincinde Persicis, Aethiopica & Turcicis, ordine alphabetico, ... continentur: ... Variorum item interpretum difficiles, ac discrepantes sententiae conferuntur, & examinantur. Collectum, et concinnatum a clarissimo & doctissimo viro dn. Valentino Schindlero Oederano ... ",
Hanouiae : typis Joannis Jacobi Hennei, 1612
- 8 c., 1992 col., 76 c. ; 2°
- Segn.: *8A-4P64Q44R-5D6
- Impronta - a-i- e-e- it,& &lla (3) 1612 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Theodor Ebertus seguendo le tracce paterne si dedicò fruttuosamente all'insegnamento ed in particolare divenne celebre quale insegnante di ebraico,pubblicando alcune opere di rilievo: morì nel 1630.
La sua opera più importante è:
"M. Theodori Eberti ... manuductionis aphoristicae ad discursum artium et disciplinarum methodicum sectiones sedecim", Resp. S. Schnellero, J. Franzio, etc.,
Francofurti, 1620
- 4º.
La "Poetica Hebraica..." del 1628 individuata all'intemelia Aprosiana, al momento delle ricerche del Servizio Bibliotecario Nazionale, risulta introvabile (al pari di altre sue pubblicazioni compresa la "...manuductionis aphoristicae...") in qualsiasi altra biblioteca italiana.
Rucellai, Luigi [1639-1704]" Esequie d'Anna Maria Maurizia d'Austria cristianissima Regina di Francia celebrate in Firenze dal serenissimo Ferdinando 2. granduca di Toscana descritte da Luigi ", In Firenze: Stamperia di S.A.S.
Rucellai, Luigi [1639-1704]" Esequie di Anna Maria Maurizia d'Austria cristianissima regina di Francia celebrate in Firenze dal serenissimo Ferdinando 2. gran duca di Toscana descritte da Luigi Ruc", In Firenze: Stamperia di S.A.S.
Rucellai, Luigi [1639-1704]" Orazione funerale per la morte del sereniss. Ferdinando 2. granduca di Toscana nell'esequie celebrate in Firenze dal serenissimo granduca Cosimo 3. Detta pubblicamente", In Firenze: Vangelisti, Vincenzo & Matini, Piero, 1671
La sua indefessa attività didattica e di ricercatore lo portò a realizzare diverse pubblicazioni tra cui bisogna menzionare il
"Lexicon Syriacum
ex inductione omnium exemplorum novi testamenti Syriaci adornatum; adjecta singulorum vocabulorum significatione Latinam et Germanicam, cum indice triplici",
Köthen 1623.
L'opera sua che si conserva alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia è una ristampa del 1643 di un lavoro edito un diecina di anni dopo il "Lexicon Syriacum":
"Martini Trosti Grammatica ebraea generalis",
Wittebergae ; impensis auctoris : typis Johannis Rohneri, 1632
- [8], 134, [2] p. ; 4°
- L'ultima c. è bianca.
- Segn.: ):(4 A-R4
- Impronta - amt* n-o- 6.me tujo (3) 1632 (R)
- PLocalizzazione: Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino
Rosini, Celso [di Cesena, canonico regolare, abate, teologo, sec. XVII],"
Lyceum Lateranense illustrium scriptorum sacri apostolici ordinis clericorum Canonicorum Regularium Salvatoris Lateranensis elogia. Celso de Rosinis Caesenate eiusdem instituti doctore theologo et abbate auctore. Libris viginti ad faciliorem ordinem digesta. In quibus eorum opera edita recensentur, editionesque notantur... Cum quadruplici indice auctorum, nationum, operum et librorum Sacrae Scripturae explicatorum. Tomus primus-secundus",
Caesenae : ex typographia Nerii, 1649 (Caesenae : apud Nerium, 1649)
- 2 v. ; 2o
- Cfr. British Library, "Catalogue of seventeenth Italian books", II, p. 795
- Tit. dell'occhietto: "Lyceum Lateranense Abbatis Rosini"
- Marca (Fenice. "Aeternitati") sui front., in fine al vol. 2., nei fregi a c. A1r. del vol. 1. e A3r. del vol. 2
- Colophon dal vol. 2
- Front. stampati in rosso e nero
- [Variante del titolo] "Lyceum Lateranense Abbatis Rosini"
-
Localizzazioni: - Biblioteca comunale Malatestiana - Cesena
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Destinato dalla famiglia alla vita ecclesiale studiò greco e latino a Gand e la filosofia a Lovanio.
Il padre fu però proscritto per la sua fede e privato di ogni bene e dovette rifugiarsi in Inghilterra ove il figlio lo raggiunse nel 1567.
Quest'ultimo ebbe un insegnante eccellente di ebreo in Chevalier celebrato orientalista , con cui ha abitò per un certo tempo a Cambridge.
Nel 1572 Johannes van den Driesche divenne quindi professore di lingue orientali a Oxford.
La pace stipulata a Gand (1576) permise quindi a Johannes van den Driesche di ritornare con il padre al loro proprio paese: in seguito ottenne la nomina di professore in lingue orientali a Leida.
Nel 1585 si spostò in Frisia assumendo l'incarico di professore di ebreo nell'università di Franeker, un ufficio che svolse con onore ed impegno sino alla morte.
Ottenne tale una reputazione come professore che il suo al suo corso approdavano agli allievi da tutti i paesi protestanti in Europa.
Le sue pubblicazioni lo rivelano assai esperto nell'ebreo e nelle antichità ebraiche
Tra i suoi scritti anche editi postumi si elencano:
"Critici sacri, sive annotata doctissimorum virorum in Fetus et Novum Testamentum" (Amsterdam, 1698, in 9 vol. in folio, o Londra, 1660, in 10 vol. in folio).
"Alphabetum Hebraicum vetus" (1584, 4°)
"Tabulae in grammaticam Chaldaicam ad usum juventutis" (1602, 8°)
"An edition of Sulpicius Severus" (Franker, 1807, 12°)
"Opuscula quae ad grammaticam spectant omnia" (1609, 4°)
"Lacrymae in obitum J. Scaligeri" (1609, 4°)
"Grammatica linguae sanctae nova" (1612, 4°).
Fonte: "Encyclopaedia Britannica" 1911/ Orientalisi/ Teologhi/ 1550 - 1616
1. Vita S. Thomae de Villanova. an.1669, et
2. Oratio Marci Antonii Bonciarii, quam habuit in parentalibus Rev.mi P. Thaddaei Perusini, Ordinis nostri olim Prioris Generalis, praemissis ad eam suis litteris.
(Cfr. Ossinger, p. 688, et Lanteri, "Postr. saec sex" R. A., Vol. III, p. 160).
Catena, Girolamo [vedi qui notizie biografiche]," I. Hieronymi Catenae Academici Affidati Latina monumenta", Papiae: Bartoli, Girolamo, 1577
Catena, Girolamo," Vita del glorioso pontefice Pio quinto santificato da N.S. Papa Clemente XI scritta gia originalmente da Girolamo Catena segretario della Consulta ... ; con una raccolta di lettere diverse del medesimo Santo a diversi personaggi, e loro risposte ; e con l\'aggiunta della descrizione della celebre battaglia navale e disegno di essa, & altre figure in rame", Roma: Mascardi, Giacomo <2.>, 1712
Catena, Girolamo," I. Hieronymi Catenae De magno obelisco circensi circo Q. Maximo epistola et carmen. Sixto 5. ... regnante.", Romae : in aedibus Populi Romani : apud Georgium Ferrarium, 1587", Stamperia del Popolo Romano Ferrari, Giorgio
Catena, Girolamo," Discorso di Girolamo Catena all'illustrissimo et r.mo sig.re il s. cardinale Sfondrato. Della beretta rossa per li cardinali religiosi", In Padoua: Meietti, Paolo, 1591
Catena, Girolamo," Vita del gloriosissimo papa Pio quinto scritta da Girolamo Catena ... Con vna raccolta di lettere di Pio 5. a diuersi principi, & le risposte, con altri particolari. E i nomi delle galee, et di capitani, cosi christiani, come Turchi, che si truouarono alla battaglia nauale", In Roma: Accolti, Vincenzo, 1586
Catena, Girolamo," Vita del gloriosissimo papa Pio 5. Descritta da Girolamo Catena; con vna raccolta di lettere del medesimo pontefice a diuersi principi, e le risposte loro. Aggiuntoui i nomi delle galee, e de\' capitani christiani, e turchi, che si trouarono alla battaglia nauale, co\'l disegno di essa, & altri particolari", In Roma: Manelfi, Manelfo De Rossi, Filippo, 1647
Catena, Girolamo," Discorso di Girolamo Catena, fatto nell'Academia de gl'illustrissimi Affidati, sopra la traduttione delle scienze, & d'altre faculta. ...", In Venetia: Ziletti, Francesco, 1581
Catena, Girolamo," Delle lettere di Girolamo Catena primo volume. All'illustriss. et reuerendiss. signore, il sig. cardinal di Cosenza", In Roma: Tornieri, Giacomo Ruffinelli, Giacomo, 1589
Catena, Girolamo," Della beretta rossa da darsi a cardinali religiosi discorso di Girolamo Catena", In Roma: Ferrari, Giorgio, 1592
Catena, Girolamo," Della berretta rossa da darsi a cardinali religiosi discorso di Girolamo Catena", Roma: Ferrari, Giorgio, 1592
Catena, Girolamo," Vita del gloriosissimo papa Pio quinto. Scritta da Girolamo Catena. ... Con vna raccolta di lettere di Pio 5. a diuersi principi, & le risposte, con altri particolari. Et i nomi delle galee, et de capitani, cosi christiani, come turchi, che si trouarono alla battaglia nauale", In Mantoua, per Francesco Osanna: Osanna, Francesco, 1587
Catena, Girolamo," Catena del gloriosissimo papa Pio quinto scritta da Girolamo Catena. Dedicata al santissimo ... Sisto quinto. Con vna raccolta di lettere di Pio 5. a diuersi principi, & le risposte, con altri particolari. E i nomi delle galee, et di capitani, cosi Christiani, come Turchi, che si trouarono alla battaglia nauale. Dall\'istesso autore riueduta & ampliata", In RomaIn Roma: Gardane, Alessandro & Coattino, Francesco, 1587
Querno, Camillo <1470-1530>," Victoria inclyti Francisci Sforciae invictissimi Mediolanensium ducis, de expulsis gallis tiumphantis. A Camillo Querno, monopolitano, archipoeta pontificio, versu heroico breuiter decantata", Silber, Marcello, [1522]
Querno, Camillo <1470-1530>," Camilli Querni monopolitani, ... Duo de bello neapolit. libri post multos annos nunc denuo editi, & restituti. ... Laurea insignitus, maxima celebritate illius saeculi, & illius principis fauore. ...", Venetiis: Meietti, Roberto, 1605
Giustiniano, Pier Giuseppe," Odi encomiastiche e morali di Pier Gioseppe Giustiniano all'illustrissimo signore Vincenzo Giustiniano marchese di Bassano dedicate", In Genova: Pavoni, Giuseppe, 1635
Giustiniano, Pier Giuseppe," Prose alla moda di Vegetio Agrippino Pisseni all'illustriss. sig. Filippo Del Nero de baroni di Porcigliano dedicate", In Fiorenza", 1641
Giustiniano, Pier Giuseppe," Poesie alla maniera del Petrarca, d'Orazio, e di Pindaro, di Pier Gioseppe Giustiniano, all'illustriss. et eccelentissimo principe di Massa d Carlo Cybo", In Genova: Farroni, Giovanni Maria & Pesagno, Nicolo & Barbieri, Pier Francesco, 1639
Giustiniano, Pier Giuseppe," Canzoniere del signore Pier Giuseppe Giustiniano. Con licenza de' superiori, et privilegio", In Vinegia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1620
Massini, Filippo<1559-1617ca.>," Philippi Massinii ab innocentis I.C. et equitis Perusini ciuis Ticinensis ... In primam Digesti veteris partem. Commentarii opus, in quo eleganti methodo, & summa perspicuitate, difficillimum iuris argumentum explicatur, tam in foro, quam in scholis versantium usui, mirifice accommodatum. Accesserunt rerum, & verborum summae, & index locupletissimus ...", Perusiae: Tipografia Augusta
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Candore amoroso. Madrigali del signor Filippo Massini l'Estatico Insensato Affidato. Per la sig. d. Agna Busca alla signora Angela Bianca Beccaria di Corte", Viani, Andrea, [1610?]
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Rime del sig. Filippo Massini l'Estatico Insensato al sereniss.o don Cosmo 2. De Medici g. duca di Toscana", In Pauia: Viani, Andrea, 1609
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Lettioni academiche dell'eccellentiss.mo sig. Filippo Massini l'Estatico Insensato, recitate da lui publicamente in diuersi tempi nell'Academia degli Insensati di Perugia", In Pauia, In Perugia", 1611
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Canzone dell'Estatico Insensato in lode della santissima Casa Lauretana. ..", A Fermo: Monti, Sertorio, 1592
Massini, Filippo<1559-1617ca.>," Philippi Massinii ab Innocentiis ... Ad rubr. & L.I. C. de edendo praelectiones cum primarius in firmano gymnasio esset professor Anno 1590. elaboratae, & in Ticinensi nuperrime expolitae. Cum rerum summis, & verborum, ac sententiarum indice copiosissimo ...", Ticini Papiae: Bartoli, Girolamo eredi, 1599.
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Candore amoroso del sig. Filippo Massini l'Estatico Insensato Affidato corretto et accresciuto dall'autore e di nuouo ristampato per la sig. d. Agna Busca ...", In Perugia: Accademia degli Insensati
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Philippi Massinii ... Praelectiones, cum primarius in Firmano Gymnasio esset professor, anno 1590 elaboratae et in Ticinensi nuperrimae expolitae. Cum rerum summis et verborum ac sententiarum indice copiosissimo ..", Ticini: Bartoli, Girolamo eredi, 1599
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Chiaroscuro amoroso. Madrigali dell'eccellentiss. sig. Filippo Massini l'estatico insensato ...", In Pauia: Bartoli, Pietro
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Philippi Massinij ab Innocentijs ... Selectarum iuris distinctionum centuria prima, quibus centum difficillima iuris problemata cum vniuersalia, & ad omnes materias pertinentia, tum particularia ad iudicia, vltimas voluntates, & contractus varios spectantia, soluuntur. ... Cum argumentis, & verborum, ac rerum memorabilium indice locupletissimo. Ad sereniss. Christianam a Lotharingia magnam Hetruriae ducem", Ticini: Bartoli, Pietro, 1610
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Lettioni dell'Estatico Insensato, recitate da lui publicamente in diuersi tempi nell'Academia de gli Insensati di Perugia. Nuouamente poste in luce", In PerugiaIn Perugia: Petrucci, Pietro Giacomo, 1588
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Philippi Massinii ab innocentijs I.C. Perusini, equitisque aurati, ... In secundam codicis partem commentaria. Quibus copiosi comprehenduntur tractatus, bonorum possessionum, iuris accrescendi, substitutionum. ... Accesserunt rerum, & verborum summae, & index locupletissimus. ...", Ticini: Bartoli, Pietro & Bordone, Ottavio, 1601
Massini, Filippo <1559-1617ca.>," Philippi Massinij ab Innocentijs i.c. et equitis Perusini. ... In secundam infortiati partem commentarij. Opus scholis, & foro accomodatum. Cui rerum, & verborum copiosus index. ...", Bononiae: Benacci, Vittorio, 1617
Bardi, Girolamo <1600-1667>," Hieronymi Bardi D.S. iatro-philo-euchymici Theatrum naturae iatrochymicae rationalis. Opus dogmaticum theorico-practicum ... Ad illustriss. ... Cassianum a Puteo", Romae: Manelfi, Manelfo eredi, 1553 [i.e. 1653]
Bardi, Girolamo <1600-1667>," Medicus politico catholicus seu Medicinae sacrae tum cognoscendae, tum faciundae idea; Hieronymi Bardi Genuen. ..", Genuae: Farroni, Giovanni Maria, 1643
Poco si sa della vita di Pietro Metoscita e del resto, stando alle investigazioni del Servizio Bibliotecario Nazionale, egli editò solo l'opera che si conserva alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia e cioè:
"Institutiones linguae Arabicae ex diuersis Arabum monumentis collectae, & ad quammaximam fieri potuit breuitatem, atque ordinem reuocatae. ... Iussu S. D. N. Vrbani 8. pont. max. & Sacrae congregationis de propaganda fide impressae. Autore Petro Metoscita sacerdote Societatis Iesu"
Romae : apud Stephanum Paulinum, 1624
- 16!, 256 p. ; 8°
- Testo in latino e arabo
- Segn.: p8A-Q8
- Impronta - i.ij **** o,o- adsu (3) 1624 (R)
- Paese di pubblicazione: IT
- Lingua di pubblicazione: lat, arabo
- Altre localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
- Accademia Georgica - Treia - MC
- Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Era probabilmente figlio naturale di Girolamo Fontanella, appartenente a una nobile famiglia di Reggio Emilia.
Nel 1633 a Bologna uscirono le "Odi"; nel 1640 a Napoli "i Nove cieli"; e, postume, nel 1645 a Napoli le "Elegie".
Tommaso : d'Aquino,"
Problemata D. Thome Aquinatis que quodlibeticas questiones inepte neoterici vocant nos autem recte placita theologica nuncupamus opera F. Lamberti Campestris, qui recognovit et marginalibus annotamentis insignivit... ",
(Lugduni : impensis Iacobi q. Francisci de Giunta Florentini et Sociorum in aedibus Iacobi Myt calcographi, 1520)
- 156 (4) c. ; 8°
- Marca tip. nel front. con vignetta di S. Tommaso e caratteri in rosso e nero
- Testo in colonne
- Caratteri gotici
- Iniz. orn.
- Segn. A-V8
- Impronta - a*t* t.e* osio vtne (3) 1520 (T)
- Localizzazioni: Biblioteca provinciale dei Cappuccini liguri - Genova
- Biblioteca comunale Augusta - Perugia
Fra le opere sue censite dal SBN si anovverano i
"Psalmi Davidis calendario Hebraeo, Syro, Graeco, Latino, argumentis, & commentarijs, genuinum eorum sensum, hebraismosque locupletius, quam antea aperientibus. A Gilberto Genebrando theol. ... cum indicibus locorum s. scripturae ...
Editio postrema longe correctior...",
Venetiis : apud Sessas, 1606 (Venetiis : apud Sessas, 1606)
- [84], 661, [51] p. ; 4o
- Cfr. Opac Library of Congress: non risulta individuabile l'opera indicata da Aprosio, datata del XVI secolo
- Front. stampato rosso e nero
- Marca non controllata (gatto che scruta un topo) sul front.
- Cors. ; rom.
- Segn.: a-e8 f2 A-2X8 2Y4
- Iniziali xilogr.
- o uniforme: "Bibbia. Vecchio Testamento. Salmi"
- Impronta - loem uaro o,t, 7Ssc (3) 1606 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale Aldo Gabrielli - Ripatransone - AP
- Biblioteca dell'Accademia valdarnese del Poggio - Montevarchi
- Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
Altre opere del Latiosi secondo il SBN reperibili nelle Biblioteche d'Italia:
Latiosi, Anselmo,"
Breue discorso sopra la peste di Anselmo Latiosi medico fisico viterbese diuiso in due parti. Nella prima si tratta delle cause vniuersali di quella, e particolari del contagio di Napoli. ... Nella seconda parte si discorre delle stagioni diuerse ... come cause della peste, et in essa si propone vn nuouo discorso sopra la quarantana, ... All'illustriss. ... co. Claudio Mazzarini .. ",
In Ronciglione : per Giacomo Menichelli stampator Publico. All'insegna del Giglio, 1656 (In Ronciglione : per Giacomo Menichelli stampator Publico. Si vendono all'insegna del Giglio, 1656)
- [8], 85, [3] p. ; 8o.
- Marche (Giglio) sui front. e (Serpente attorcigliato ad un albero. "Prudentia pacis") a c. C4v. e in fine
- Segn.: 4A-D8E 2Q
- Segue con proprio front. a c. C5: "Breue discorso sopra la peste di Anselmo Latiosi ... parte seconda"
- Segue una terza parte pubblicata con il tit.: "Il contagio contemporaneo parte terza di Anselmo Latiosi"
Stemma cardinalizio sul v. del front. e a c. C5v.
- [Continuazione di] "Ilcontagio contemporaneo parte terza di Anselmo Latiosi medico fisico viterbese. All'illustriss. ... co. Claudio Mazzarini .."
- Impronta - cose l-o- o-a- Mave (3) 1656 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Latiosi, Anselmo," Il contagio contemporaneo parte terza di Anselmo Latiosi medico fisico viterbese. All'illustriss. ... co. Claudio Mazzarini ..",
In Ronciglione : per Giacomo Menichelli. All'insegna del Giglio, 1656 (In Ronciglione : per Giacomo Menichelli stampator Publico. Si vendono all'insegna del Giglio, 1656)
- 29, [3] p. ; 8°
Continuazione di: "Breve discorso sopra la peste di Anselmo Latiosi medico fisico viterbese diuiso in due parti"
- L'ultima c. bianca
- Marca (Serpente attorcigliato ad un albero. "Prudentia pacis") in fine
- Segn.: a-b8
- Stemma cardinalizio sul front.
- Impronta - tesi lo*, a-i, so23 (3) 1656 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Secondo le investigazioni del Servizio Bibliotecario Nazionale, al momento attuale, si son rinvenute queste sue opere nelle biblioteche italiane:
Monografia
1 - Decimator, Heinrich,"
Libellus de stellis fixis et erraticis non tantum astronomis, verum etiam ijs, qui in scribendis se versibus, exercent vtilis. In fine breuis additus est Tractatus de stellis criniti",
Magdeburgi, 1587 (Magdeburgi : excudebat Paulus Donatus impensis Ambrosij Kirchneri, 1587)
- [216] c. : ill. ; 8°.
- Cors. ; gr. ; rom.
- Front. stampato in rosso e nero
- Iniziali e fregi xil. ornati.
- Segn.: (*)8, A-2C8(2C8bianca)
- Impronta - us** neia era- qufo (C) 1587 (R)
- [Pubblicato con] "Tractatus de stellis crinitis siue cometis, & stellis cadentibus"
- Localizzazioni: Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca dell'Osservatorio astronomico di Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
2 - Decimator, Heinrich," Sylua vocabulorum et phrasium cum solutae, tum ligatae orationis, ex optimis & probatis latinae & Graecae linguae autoribus. In vsum et gratiam studiosae iuentutis denuo in lucem data: ab Henrico Decimatore ...
...Sexta & vltima hac editione. Ab ipso autore recognita, & in multis locis aucta",
Lipsia : Henning Grosse, 1588 (Lipsiae : ex officina typographica Abrahami Lambergi : impensis Henningi Grosij, bibliop., 1588)
- 628 c. ; 8°(i lemmi latini risultano tradotti in ebraico e nelle altre lingue)
- Marca dell'ed. sul front., altra marca in fine
- Rom; got; gr.
-Segn.: )(8 ()8 A-Z8 a-z8 2A-3G8 3H4
- Impronta - u-a- s.m, 2.o. MaEr (C) 1588 (A)
-
Altre ocalizzazioni oltre che alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia: Biblioteca statale - Cremona
3 - Decimator, Heinrich," Poematum Henrici Decimatoris Giffhornensislibri 4"
, Lipsiae : typis Georgii Deffneri, 1586
- 143 c. ; 14 cm
- Nel titolo il numero 4 è espresso: IIII
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
"Princeps iride coronatus siue in iridem quae prope Vaticanum effulsit faustissima die qua sanctissimus dominus noster Clemens nonus pont. max. coronatus est carmen extemporale traditum consequenti diem, vt SS. pontifici exhiberetur. Auctore Ioanne Laurentio Lucchesinio Lucensi e Societate Iesu",
Romae : typis Tinassij, 1667
- 15, [1] p. ; 4o
- Segn.: A8
- Stemma xil. di Clemente IX sul front
- Impronta - taa- lani t*m! ViEt (3) 1667 (R)
-[Variante del titolo] "Princeps iride coronatus sive in iridem quae prope Vaticanum effulsit faustissima die qua sanctissimus dominus noster Clemens nonus pont. max. coronatus est carmen extemporale ... "
Altra
Localizzazione: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
All'intemelia Aprosiana si conservano poi queste ulteriori sue opere:
1 - "Compendium admirabilis vitae S. Rosae de S. Maria e tertio S. Dominici ordine. Authore Joanne Laurentio Lucchesino lucensi ... Nona editio ", Romae : sumptibus Nicolai Angeli Tinassii impressoris cameralis et varie, 1696. - [16], 167, [6] p. ; 12°.
2 - "In celeberrimam victoriam Ioannis Casimiri Poloniae ac Sveciae regis ... epinicium dictum in collegio romano. Auctore Ioanne Laurentio Lucchesino ...",Romae : ex typographia Varesii, 1662. - 19 p. ; 4°
3 - "In lunam nubibus tectam dum Romae ab eminentissimo Principe Antonio Barberino ... in honorem nati Galliarum Delphini carmen extemporale ... auctore Ioanne Laurentio Lucchesino ... ", Romae : typis Ignatii de Lazaris, 1662. - 12 p. ; 4°.
4 - "Serenissimo Galliorum Delphino Ludovici 14. regis christianissimi filio genethliacon ... auctore Ioanne Laurentio Lucchesino ... ", Romae : typis Ignatii de Lazaris, 1662. - 26 p. ; 4°
5 - "Virtutis cum fortuna foedus sancitum praeneste, dum Maphaeus Barberinus ... carmen auctore Ioanne Laurentio Lucchesino ... ", Romae : ex typographia Varesii, 1663. - 30 p. ; 4°.
La più importante fu l’Accademia degli Informi che,istituita nel 1583, dal 1655 al 1665 venne ospitata nel palazzo arcivescovile dall’arcivescovo Luca Torregiani (vedi: Maylender, Michele,"
Storia delle accademie d'Italia",: Bologna : L. Cappelli Edit. Tip., 1926-30,, III, pp. 276-278). Oltre che di questa, si ha notizia delfatto che nel 1623 il patrizio ravennate Giacomo Guaccimanni, al ritorno dall’Ungheria, istituìin casa propria un’accademia dedita ad esercizi letterari e musicali ("Id.", p. 128) e che un’accademia letteraria si tenne alla fine degli anni cinquanta del Seicento nel monastero di S.Vitale su iniziativa dell’abate Girolamo Bendanti (Maylander, Storia… cit., I, p. 437).
Infine nella prima metà del XVII sec. risulta attiva un’"Accademia dei Travagliati", di cui Maylander, "Storia… ", cit., V, p. 346 non sa però dire nulla.
Giacomo Guaccimanni per quanto riguarda le pubblicazioni realizzò solo la "Raccolta di sonetti d'autori diuersi, & eccellenti dell'eta nostra, di Giacomo Guaccimani da Rauenna...",
[In Rauenna : appresso Pietro de' Paoli, e Gio. Battista Giouanelli stampatori camerali, 1623 -
[12], 196, [32] p. ; 12°
-
Segn.: 6 A-I12 K6.
- Impronta - doa- 4.2. a.io ChFe (3) 1623 (R)] qui elencata da Aprosio e che sulla base del Servizio Bibliotecario Nazionale, risulta reperibile in queste altre biblioteche italiane:
Biblioteca comunale Aurelio Saffi - Forli'
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI - 1 esemplare.
Data la fama del personaggio in questione stupisce alquanto che Aprosio non ne abbia registrato il nome in merito a questa
"Historia e pianta della citta d'Orvieto dedicata al molto illustre, e molto ec cellente signor, e padron colendissimo il sig Carlo Carthari",
In Roma : appresso Lodovico Grignani, 1636
- 15, <1> p. ; fol.
- Il nome dell'Autore figura alla fine della dedicatoria
- Segn.: A3 B2
- Impronta - n-a, V.I. e.ne Rade (3) 1636 (R)
Nomi: Lauro, Giacomo -
Altre localizzazioni: Biblioteca del Dipartimento di storia dell'architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici dell'Università degli studi di Roma La Sapienza - Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma - RM
L'opera è tuttora custodita all'Aprosiana intemelia
"Historia e pianta della citta' d'Orvieto ... ", In Roma : appresso Lodovico Grignani, 1636. - 15 p. : 1 ill. ; fol. (Antiporta ill. - Nome dell'autore dalla dedica: può comunque fuorviare il fatto che per un disguido di stampa sia stata attribuita ad un inesistente Giacomo Laura).
Purtroppo l'Aprosio non dovette entrare in possesso delle opere più significative di questo cartografo ed in particolare
l' "Antiquae Vrbis splendor hoc est praecipua eiusdem templa amphitheatra theatra circi naumachiae arcus triumphales mausolea aliaque sumptuosiora aedificia pompae item triumphalis et Colossaearum imaginum descriptio. Opera & industria Iacobi Lauri Romani in aes incisa atque in lucem edita. Addita est breuis quaedam et succinta imaginum explicatio ..."
Romae, 1612-1615
- 3 pt. (145 tav.) ; 4 oblungo
- Le date 1612, 1613, 1615 sono rispettivamente della 1., 2., 3. parte
Cfr. Benezit, v. 3 p. 55, Brunet v. 3 col. 881, Bolaffi v. 6 p. 370
cui corrisponde una stupenda edizione in italiano:
"Splendore dell'antica e moderna Roma nel quale si rappresentano tutti i principali Tempii, Teatri, Anfiteatri, Cerchi ...
Et in questa ultima impressione abbellito di molti disegni antichi, e moderni ... dato alle stampe da Giovanni Alto Svizzero da Lucerna ..."
In Roma : nella Stamparia d'Andrea Fei, 1641
- (183) c., 166 c. di tav. : ill. ; 4 tra cui una splendide incisioni di Roma e fra l'altro autore di una straordinaria incisione dedicata al teatro a Roma di Pompeo Magno
- All'interno altri front. datati 1613, 1615, 1628, 1630 della stessa opera
- Impronta - o.q; s.ra s.et tuic (3) 1641 (R).
Certamente fa specie che un teorico del collezionismo antiquario pari ad Aprosio non abbia investigato su questo personaggio autore fra l'altro di un'opera quale: Monografia
"Heroico splendore delle citta del mondo libro primo di Iacomo Lauro romano. Dove si uedono le piante di molte citta ill.ri e di molte non piu state alla stampa ...",
In Roma, 1642
- [50] c. di tav. : interamente ill. calcogr. ; (27x41 cm)
- Front. in ampia cornice calcogr. con allegorie di paesi e virtù
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale - Foligno
2 - "Discorsi sacri e morali detti nell'Accademia degl'Intrecciati eretta dal Dottore Gioseppe Carpano ... co i fasti di tutte le accademie fin'hora tenute. Publicati da Antonio Stefano Cartari ..." In Roma : nella stamperia della Rev. Cam. Apost., 1673. - [11], 356, [3], 104 p. : ill. ; 4°(opera tuttora custodita all'intemelia Aprosiana)
3 - "Prodromo gentilizio, ouero Trattato delle armi ed insegne delle famiglie preliminare alla Europa gentilizia di Antonstefano Cartari ...", In Roma: Tinassi, Nicolo Angelo, 1679
4 - "Istoria antica latina, e sua traduttione in lingua italiana; del martirio di S. Pietro di Parenzo, podesta, e rettore della citta d'Oruieto, seguito nell'istessa citta", In Oruieto: Giannotti, Palmerio, 1662 (opera parimenti già ingressata all'Aprosiana)
Passerini, Pietro Maria," De electione canonica tractatus fr. Petri Mariae Passerini de Sextula ...",
Romae : typis Nicolai Angeli Tinassij, 1661 (Romae : ex typographia Nicolai Angeli Tinassij, 1661)
- 20, 804 i.e. 802, 50 p. ; fol.
Note Generali: BN v. 131 col. 71
- Stemma calcogr. di papa Alessandro 7. sul front.
- Segn.: 4 26 A-5N4 5O6
- Omesse nella numerazione le p. 521-522
- Impronta - e-t. 1.et es5. qupr (3) 1661 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari
- Biblioteca del Dipartimento di scienze giuridiche dell'Università degli studi di Ferrara
- Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari - Veroli - FR
- Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Città di Castello - PG
- Biblioteca diocesana Piervissani - Nocera Umbra - PG
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca del Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell'Università degli studi di Roma La Sapienza - Roma
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Passerini, Pietro Maria," De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae Fr. Petri Mariae Passerini de Sextula ... ordinis Praedicatorum ... Tomus primus -tertius",
Romae : typis Nicolai Angeli Tinasii : sumptib. Io. Casonii sub signo S. Pauli ... , 1663-1665
- 3 v. ; fol.-
Stemma calcogr. del dedicatario, Pascasio de Aragona, sui front.
- Comprende: 1 -
3: "Tomus tertius in quo de religionumvarietate; de ingressu in religionem; denouitiatu; de impedimentis ingressus inreligionem ... accuratissime ad extricandosdubiorum nodos differitur " -
2: "Tomus secundus, in quo de ijs, quaereligiosis sunt vel concessa, vel prohibita,... disseritur"
-
Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari
- Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
- Biblioteca dell'Istituto di storia, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico della Facoltà di giurisprudenza. Università degli studi di Macerata
- Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - Urbino
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Passerini, Pietro Maria,"
1",
1663
- [16], 752, [30] p
- Segn.: []-24 A-5D4 5E6
- Impronta - des- 40,& m.um sene (3) 1663 (R)
-Fa parte di: "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae Fr. Petri Mariae Passerini de Sextula ... ordinis Praedicatorum ... Tomus primus -tertius",
-
Localizzazioni: Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
- Biblioteca dell'Istituto di storia, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico della Facolta' di giurisprudenza. Università degli studi di Macerata
- Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - Urbino
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA re
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Passerini, Pietro Maria," 3: Tomus tertius in quo de religionum varietate; de ingressu in religionem; de nouitiatu; de impedimentis ingressus in religionem ... accuratissime ad extricandos dubiorum nodos differitur ",
Romae : typis Nicolai Angeli Tinassij : sumptib. Io. Casonij sub signo S. Pauli, 1665
- [12], 887 [i.e. 903], [25] p. ; fol.
- Segn.: [croce]6 A-Y4 Z6 2A-5Y4 5Z6
- Stemma calcog. sul front.
- Testo a due colonne
-Impronta - n-c- 3.1. ,&,& orco (3) 1665 (R)
- "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae Fr. Petri Mariae Passerini de Sextula ... ordinis Praedicatorum ... Tomus primus - tertius",
-
Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
- Biblioteca dell'Istituto di storia, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico della Facoltà di giurisprudenza. Universita' degli studi di Macerata
- Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Passerini, Pietro Maria," 2: Tomus secundus, in quo de ijs, quae religiosis sunt vel concessa, vel prohibita, ... disseritur",
Romae : Typis Nicolai Angeli Tinasii : Sumptib. Io. Casonii sub signo S. Pauli ... , 1663
- [12], 808, [28] p. ; fol
-Segn.: [paragrafo]6 A-5M4 5N2
- Testo a due col.
- Front. con stemma episcopale calcogr.
- Impronta - 3.i- m.e- 1.it vtig (3) 1663 (R)
- Fa parte di: "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae Fr. Petri Mariae Passerini de Sextula ... ordinis Praedicatorum ... Tomus primus -tertius"
-
Localizzazioni: Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
- Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
- Biblioteca dell'Istituto di storia, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico della Facolta' di giurisprudenza. Università degli studi di Macerata
- Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - Urbino
- Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Passerini, Pietro Maria,"De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae fr. Petri Mariae Passerini se Sextula ... Tomus primus -tertius ...",
Lucae : typis Leonardi Venturini ..., 1732
- 3 v. ; fol
- Il primo front. risulta in rosso e nero
- 1: "Tomus primus, in quo de perfectionis statu in communi; de statu perfectissimo episcopali... a quampluribus mendis ... expurgatus ..."
- 2: "Tomus secundus, in quo de iis, quae religiosis sunt vel concessa, vel prohibita..."
- 3: "Tomus tertius, in quo de religionum varietate; de ingressu in religionem ..."
-
Localizzazioni: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello
- Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri
- Biblioteca del Centro teologico - Torino
Passerini, Pietro Maria," 1: Tomus primus, in quo de perfectionis statu in communi; de statu perfectissimo episcopali ... a quampluribus mendis ... expurgatus ...",
Lucae : typis Leonardi Venturini ..., 1732
- [16], 786, [38] p. ; fol
- Segn.: [pigreco]4, [ast-croce]4, A-5L4
- Impronta - uma- 9.ad tisa rise (3) 1732 (R)
- Fa parte di: "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae fr. Petri Mariae Passerini se Sextula ... Tomus primus -tertius ..."
-
Localizzazioni: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Città di Castello
- Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri
- Biblioteca del Centro teologico - Torino
Passerini, Pietro Maria,"2: Tomus secundus, in quo de iis, quae religiosis sunt vel concessa, vel prohibita ...",
Pubblicazione: Lucae : typis Leonardi Venturini ..., 1732
- [12], 857, [31] p. ; fol
- Marca tip. sul front.
- Segn.: [ast]6, A-5T4
- Impronta - 9.a- l-ri e-ut nuin (3) 1732 (R)
- Fa parte di: "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae fr. Petri Mariae Passerini se Sextula ... Tomus primus - tertius ... "
Nomi: Passerini, Pietro Maria
Passerini, Pietro Maria," 3: Tomus tertius, in quo de religionum varietate; de ingressu in religionem ...",
Lucae : typis Leonardi Venturini ..., 1732
- [8], 922, [26] p. ; fol
- Note Generali: Segn.: [pigreco]4, A-6B4, 6C6
- Impronta - 4.3. umi- iai- vere (3) 1732 (R)
- Fa parte di: "De hominum statibus, et officiis inspectiones morales ad ultimas septem quaestiones secundae secundae diui Thomae fr. Petri Mariae Passerini se Sextula ... Tomus primus - tertius ...",
-
Localizzazioni: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello
- Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri
- Biblioteca del Centro teologico - Torino
Il SBN non comporta tracce, al momento di questo scritto, ma giunge interessante per i dati contenuti la ben più nota pubblicazione: "De ecclesiarum reconciliatione tractatus theorico-practicus ex juris canonici sanctionibus, ac moralis doctrinae fundamentis methodice exaratus. Authore Petro Francisco Passerino comite Bilegni, ac excelsi ducalis consilii praeside. Ser.mo Raynutio 2. Farnesio Placentiae, Parmae, &c. duci 6.", Parmae, ex typographia Alberti Pazzoni, & Pauli Montii sociorum, 1694. - XXII, 195, [1] p. ; in fol. (32 cm). - Front. stampato in rosso e nero con stemma xilogr. di Ranuccio 2. Farnese, duca di Parma e Piacenza. - Fregi tipogr. - Testo su due col. - reperibile in varie biblioteche italiane.
Egli avrebbe inoltre procurato ad Angelico Aprosio parecchi suoi volumi tuttora custoditi alla C.B.A.:
1 - "Pharetratus pharetra factus sive de Sebastiani martyris sagittis Oratio Petri Francisci Passarini ...", Placentiae : apud Ioannem Antonium Ardizzonum, [1647, data dedotta dalla dedica]. - 15 p. ; 4°.
2 - "Lex lux ... Praefatio ad tractatum de legibus habita a Petro Francisco Passerino ...", Placentiae : apud Io. Bazachium impress. Camer., 1652. - 24 p. ; 12°.
3 - "Hieronymus Hieronomus. Sive Hieronymianorum encomiorum simplex, et centiceps epigraphe, et epitome. Auctore petro Francisco Passerino...", Placentiae : apud Io. Bazachium impress. Camer., 1651. - 48 p. ; 12°.
4 - "Alexander Scappus episcopus placentinus sibi ipse ex nomine omen et encomium. Quod Petrus Franciscus Passerinus ... theologus collegiatus, protonotarius apostolicus, S. Inquisitionis consultor ...", Placentiae : apud Ioannem Bazachium Impress. Camer., 1653. - 23 p. ; 4°
5 - "Tractatus legalis, et moralis de pollutione ecclesiarum in quo tam variae, ac novae quaestiones, ac difficultates ad utrumque forum spectantes disputantur ...", Placentiae : apud Ioannem Bazachium impressorem cameralem, 1654. - [24], 432 p. ; fol.
6 - "Terra caelo augustior sive de Bethlemici praesepii praestantia oratio Petri Francisci Passerini ...", Placentiae : apud Io. Antonium Ardizzonum, [1646]. - 13 p. ; 4°.
7 - "Stella sole splendidior. Oratio Petri Franc.i Passerini ...", (Mediolani : ex Typographia Philippi Ghisulphii), [1643]. - [2], 14 p. : 1 ill. ; 4° (Front. inciso. - La data è tratta dalla dedica).
8 - "Schedarium liberale, in quo orationes sacro - profanae, praefationes gymnasticae, laureae doctorales, triumphi academici, nodi enodati, lusus metametrici et epistolae variae continentur autore Petro Francisco Passerino ...", Placentiae : in camerali typographia Joannis Bazachij, 1659. - [16], 276, [1] p. : ill. ; 4°
"De arte aptae argumentationis secundum formam inveniendae qua omnia ex vitio formae sophismata prodeuntia facile diluuntur ... auctore Aloyso Magno "[nome latinizzato di Luigi Magni]"...", Bononiae : typis heredum Caroli Antonii Perii, (1668). - [10], 270, [1] p. ; 12°: oltre che alla C.B:A: di Ventimiglia un altro esemplare di questo volume si trova presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna
Nella Biblioteca di Ventimiglia si trovano infatti di questo autore:
1 - "Enchiridion medico-astrochymicum, universam medicinae theoriam complectens, ac praxim post anatomiam restitutam Caroli Antonii Paggi ... ", Ulyssipone : ex proelo Antonii Craesbeeck a Mello, typographi Serenissimi Infantis, 1664. - [16], 426, [14] p. ; 4°.
2 - "Le fortificationi di Carlo Antonio Paggi ...", In Genova : nella stamperia d'Ant. Giorgio Franchelli, 1673. - 120, 10 p. : 1 ill. ; 8°.
3 - "Pro Io. Andrea Regesta responsio M. Caroli Antonii Paggi ... in causa vertente coram ... supremis Sindacatoribus Genuae", Genuae : excudebat Ioannes Baptista Tiboldus, 1670. - [2], 19 p. ; fol.
A prescindere che di questo autore nel
Ms.B.VII.34 della Biblioteca Universitaria di Genova si conserva : "VII. Contexus legum ad Magistratum Ill. Supremorum Sindicatorum Genuae pertinentium M. Caroli Antonii Paggi, J. C. et dicti Ill.i Magistratus consultoris de mandato" [Consta però del solo indice. In latino]
il Servizio Bibliotecario Nazionale segnala in altre sedi queste sue opere:
Camoes, Luis : de [1517?-ca. 1579],"
Lusiada italiana di Carlo Antonio Paggi nobile Genouese. Poema eroico del grande Luigi de Camoes, ...."
Lisbona. : per Henrico Valente de Oliveira, 1658
- [24], 192, [1] c. ; 12o
- Iniz. e fregi xilogr.
- Impronta - sia- noi. e.e, QuNo (3) 1658 (Q)
- Nomi: Camoes, Luis : de <1517?-ca. 1579> -
Paggi , Carlo Antonio -
[Editore] Oliveira, Henrico Valente : de
- Paese di pubblicazione: PT
- Lingua di pubblicazione: ital. -
Localizzazioni: Biblioteca Eugenio Reffo del Collegio Artigianelli - Torino
Paggi, Carlo Antonio," Lusiada italiana di Carlo Antonio Paggi nobile genouese poema heroico del grande Luigi de Camoes portoghese ...
Seconda impressione emendata dagl'errori trascorsi nella prima",
Lisbona : per Henrico Valente de Oliueira, 1659
- 20, 192 c. ; 12o
- Indicaz. di ed. segue il luogo di stampa
Iniz. e fregi xil-
- Segn.: ?stella?12 ?2stella?8 A-Q12
- Impronta - sia- noi- ree, QuNo (3) 1659 (A)
- Nomi: Paggi , Carlo Antonio -
[Editore] Oliveira, Henrique Valente de
- Paese di pubblicazione: PT
- Lingua di pubblicazione: ital.
- Localizzazioni: Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno
Paggi, Carlo Antonio," Le fortificationi di Carlo Antonio Paggi gentilhuomo genouese offerite al serenissimo Duce, illustrissimi, & eccellentissimi signori gouernatori, e procuratori della Serenissima Republica di Genoua",
In Genoua : Nella Stamperia d'Ant. Giorgio Franchelli, 1673
- 120, 10, [2] p. ; 8
- A-G8H10
- Impronta - o.o. tol' ,ea- lari (3) 1673 (A)
-
Localizzazioni: Biblioteca Reale - Torino
Poullet,
" [2]: Nouuelles relations du Levant qui contiennent diuerses remarques fort curieuses ... Avec une exacte description de l'empire du Turc en Europe ... Et vne disertation sur le commerce des anglois & des hollandois dans le Leuant premiere [!] partie des voyages du sr Poullet enrichie de cartes & de figures ",
- A Paris : chez Louis Billaine, ..., 1668
- [32], 624, [24] p., [9] c. di tav. : ill. calcogr
- Segn.: a12 e4 A-2D12
- A c. 2D\1r: "Table des chapitres et des matieres, contenues en ce second volume"
- Tit. dell'occhietto del v. 2: "Nouuelles relations du Levant, par le sieur Poullet"
- Impronta - s,u- tade ,&cy viqu (3) 1668 (R)
Fa parte di: "Nouuelles relations du Levant, qui contiennent plusiers remarques fort curieuses non ancore obseruees, touchant la religion, les moeurs & la politique de diuers peuples. Auec vn discours sur le commerce des anglois & des hollandois. Par monsieur P.A"
- [Variante del titolo] "Nouuelles relations du Levant, par le sieur Poullet"
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA
Il testo ha indubbie correlazioni, pur se possiede una minore valenza religiosa, con:
Chinon, Gabriel : de frate cappuccino missionario presente in Persia dal 1640 e morto nel 1670.
Abbastanza diffusa è invece l'edizione del 1671:
Chinon, Gabriel : de," Relations nuovelles du Levant; ou Traites de la religion, du gouvernement, & des coutumes des Perses, des Armeniens, & des Gaures. ... Compozes par le P.G.D.C & donnes au public par le sieur L.M.P.D.E.T",
A Lyon : ches Iean Thioly, rue Merciere a la Palme, 1671
- [28], 481 [i.e. 471, 17] p. ; 12o.
- Le iniziali dell'A. stanno per: Pere Gabriel de Chinon; quelle del curatore per: "Louis Moreri Prete Docteur En Theologie" che firma la pref: L. Moreri
- Marca (palma: "folium eius non defluet") sul front.
- Omesse nella numerazione le p. 217-226.
- Segn.: a6e6i2A-2R6S4
- Impronta - esec leui irnt Maca (3) 1671 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Chinon, Gabriel : de," Relations nouvelles du levant; ou Traites de la religion, du gouvernement, & des coutumes des Perses, des Armeniens, & des Gaures. Avec une description particuliere de l'etablissement, & des progrez qui y font les missionaires, & diverses disputes qu'ils ont eu avec les orientaux. Composez par le p. G.D.C. & donnes au public par le sieur L.M.P.D.E.T",
A Lyon : ches Iean Thioly ... , 1671
- 481 p. ; 12.
- Impronta - esec leui irnt Maca (3) 1671 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Noceto, Giovanni Battista, "
Astrologia ottima indifferente, pessima. Censure pubblicate dal P. Gian Battista Noceto genouese della Compagnia di Giesu'",
In Pariggi [i.e. Genova] : per la uediua di Enrico Sara', al insegna del Corno di seruo, appresso il posso Certino, 1663 (Appresso Stefano Pepingue', nella strada della Harpa, al Braccio di Ercole)
- 24, 276, 12 p. ; 12°
- Parti di testo in latino
- Pubblicato a Genova, cfr. M. Parenti. "Luoghi di stampa falsi"; p. 160
- Colophon a c. M6v
- Segn.: a12 A-M12
- Bianche la prima e l'ultima c
- Var. B: In Parigi : "la vedoua di Enrico Sara, all'Insegna del Corno di Ceruo, appresso il pozzo Certino" [24], 276, [14] p. Segn.: a12 A-M12 chi1, la c. chi1 contiene: Errata
- Impronta - l-o- a-a- e.i- ilgu (3) 1663 (R)
-
Localizzazioni:
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena - MO - 1 v.
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca dell'Osservatorio astronomico di Roma
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - 1 esemplare
Noceto, Giovanni Battista, " Panegirici sacri del reu. padre Gianbattista Noceto della Compagnia di Giesv con vn discorso morale del medesimo sopra la tranquilla, e intrepida coscienza del giusto, e l'inquieta, e timida del peccatore
", In Genoua : apprsso Andrea Biserti, 1677
- [12], 240 p. ; 12°
- Tit. dell'occhietto: Panegirici sacri con un discorso delle coscienze buona, e mala
- Segn.: A-D\1" E\18 F-K\1"
- Emblema dei Gesuiti sul front.
- Bianca la prima c.
- Impronta - c.s. tama iou- mest (3) 1677 (A)
-[Variante del titolo] "Panegirici sacri con un discorso delle coscienze buona, e mala"
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Noceto, Giovanni Battista, "Celeste ancile, o sia Scudo di verita contra i dardi della bugia, esposto dal P. Gio. Battista Noceto genouese della Compagnia di Giesu ..
", In Parigi : appresso Tomaso La Carriera, sotto l'archi della Ripa di Gevre, 1655
- [8], 64 p. ; 4.
- Secondo il Parenti ("Dizionario dei luoghi di stampa falsi", p. 160) sarebbe in realta pubblicata a Genova, ma il tipografo, la segnatura del fasc. prel. e l'imprimatur (v. della seconda c.) di Parigi lo contraddicono
- Segn.: a4 A-R2.
- Impronta - i.e: c-vn coa- difa (7) 1655 (A)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Noceto, Giovanni Battista, "Genethliacus a Deo, Ecclesia catholica, Sanctis Patribus, theologis, doctis, & probis omnibus, condemnatus, superstitionis, ignorantiae, fraudis; ... a R.P. Ioanne Baptista, Nuceto Genuensi, Societatis Iesu. ..
",Lugduni : sump. H. Boissat, & G. Remeus
- 32 p., [1] c. di tav. : antip. calcogr. ; 8o.
- Antip. calcogr. con iniziali AB e IT.
- Pubblicato probabilmente nel 1667, data del privilegio
- Segn.: A-D4
- Impronta - ,&r- s,t. s,t. coLe (3) 1667 (Q)
[Variante del titolo] "Genethliacus a Deo, et Ecclesia catholica condemnatus; superstitionis, ignorantiae & fraudis"
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Noceto, Giovanni Battista, "Ex Parnassi bicipitis hierographi, et adiaphori Laciniis Imis Pauci flores lecti a r. p. Ioanne Baptista Nuceto Societatis Iesu
", Lugduni, 1677
[4], 84, [2] p. ; 8
- Sul front. fregio xilogr.
- Iniz. e fregi xilogr
- Segn.: [pi greco]2 A-E8 F2 [chi]1
- Impronta - a.RA o.*, m,s, QuSe (3) 1677 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma
Noceto, Giovanni Battista, "Memoriale del P. Gio. Batt. Noceto della Compagnia di Giesu. A gli eminentissimi, e reuerendissimi signori cardinali del S. Vfficio. Contra Il cielo aperto per gli auuenimenti dell'anno bisestile 1652. Discorso astrologico del cauaglier Genesio Gastorello ..
", [Pubblicato dopo il 1652]
- 23, [1] p. ; 4o.
- Probabilmente pubblicato in Italia dopo il 1652
- Segn.: A4(A2+B4)C4.
- Impronta - raRI o-e? dio. poco (3) 1652 (Q)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Noceto, Giovanni Battista, "Astrologia ottima, indifferente, pessima. Censure pubblicate dal P. Gian Battista Noceto ...
", In Genova : per gli Heredi dei Calenzani
- 22, 276, 10 p. ; 15 cm
- Pubbl. presumib. nel 1675
- Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
Noceto, Giovanni Battista, "Panegirico della Santissima Sindone detto dal reu. padre Gianbattista Noceto della Compagnia di Giesv nella chiesa metropolitana di Torino, doue si conserua questa miracolosa, e duina [!] reliquia
Pubblicazione: In Ronco : appresso Bartolomeo Cotta
Descrizione fisica: 30, [2] p. ; 12o
Note Generali: Pubblicato nel sec. XVII
Segn.: A\16
Bianca l'ultima c
Numeri: Impronta - o.la dahe ,&he gnMa (3) 0000 (Q)
Nomi: Noceto , Giovanni Battista < 1587 - 1670 >
[Editore] Cotta, Bartolomeo
Paese di pubblicazione: IT
Lingua di pubblicazione: ita
Localizzazioni: RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - 1 esemplare
Mari, Giuliano : de, "
Celeste ancile, o sia Scudo di verita contra i dardi della bugia. Oue si scuopre la diabolica malignita della calunnia, de' libelli famosi, e lettere cieche. Esposto ... da Giuliano de Mari ",
In Lione : appresso Filiberto Valenzolo, 1664
- 20 , 312, 2 p. ; 12
- Segn.: a6 e4 A-2C6 2D2
- Iniz. e fregi xil.
- Rifacimento della medesima opera di Giovanni Battista Noceto, cfr. p. preliminari
- Impronta - isac i.ge m,um dodi (3) 1664 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
Altra opera individuata in biblioteca privata:
"Viridarium Chymicum figuris cupro Incisis adornatum & Poeticis Picturis illustratum authore Daniele Stolcio", Francofurti, Jennisius, 1624.
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Gilberti Ionini ... Ethica poesis. Quidquid praecipies, esto breuis: ut cito dicta percipiant animi dociles, teneantque fideles. Horat. in Arte," Lugduni: Du Four, Claude, 1637
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Augusto regi Sigismundo 3. vigor Poloni Martis: victoriam de Othomannica tirannide canoras inter Musas gratulator, dum Ioannes Nicolaus Smogulecki philosophiam publice propugnat in Coll.o Rom.o Soc.is Iesu", Romae: Corbelletti, Francesco
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Gilberti Ionini Aruerni e Societate Iesu Odarum libri 4. & Epodon 1. ad illustriss. et reuer. dominum, D. Petrum de Fenouillet, ..", Lugduni: Prost, Jacques & Prost, Andre & Prost, Matthieu, 1630
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Lyrica Gilberti Ionini Arueri e Societate Iesu. Siue Odarum libri 4. &Epodon 1. ..", Coloniae Agrippinae: Wolter, Bernhard <1598-1635>
Jonin, Gilbert <1596-1638>," Gilberti Ionini Poematum libri 2. Ad illustrissimum & generosissimum dominum, D. Iustum Ludouicum a Turnone, ..", Lugduni: Du Four, Claude, 1637
Non sempre è facile distinguerlo dall'omonimo figlio, umanista, erudito e bibliotecario, che gli premorì, con cui e di cui curò molte opere:
Tra le sue pubblicazioni si ricordano custodite in biblioteche italiane
Does, Johan : van der," Iani Dousae Nordouicis Praecidanea pro Albio Tibullo", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1582
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordouicis Praecidanea pro Q. Valerio Catullo", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1581
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Douzae Nordouicis Ad C. Sallustij Crispi historiarum libros, notae: cum luculenta fragmentorum aliquot accessione hactenus non editorum", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1580
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Duzae Nordouicis nouorum poematum secunda Lugdunensis editio, plus dimidia parte, hoc est, nouem librorum accessione recens locupletata & aucta. Quorum omnium, imo singulorum indicem versa pagina explicabit", [Leida]: Academia Leydensis Batavorum, 1576
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordouicis Ad superiorem commentariolum suum, septem capitum succidanea pro nouissima Horatij editione adpendix", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1582
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae ... In novam Q. Horatii Flacci editionem commentariolus", AntuerpiaeAntuerpiae: Plantin, Christophe, 1580
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordouicis Annales rerum a priscis Hollandiae comitibus per 346. annos gestarum continuata serie memoriam complectentes. Nunc primitus in vnum metricae historiae corpus redacti, atque in 10. libros tributi ac dispartiti. ..", Hagae-Comitis: Hendricksz, Aelbrecht, 1599
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordouicis Centurionatus, siue Plautinarum explanationum libri 4. In quibus praeter Plautum, multa veterum scriptorum loca, poetarum inprimis, varie corriguntur, illustrantur, explicantur", Lugduni Batauorum: Raphelengius, Franciscus <1.>Officina Plantiniana
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordivicus ... Poemata pleraque selecta. Petrus Scriuerius, ex auctoris schedis & liturarijs magnam partem descripsit, sparsa collegit, ac iunctim edidit. Accedunt Iosephi Scaligeri, Justi Lipsii, aliorumque ad Douzam carmina", Lugduni Batavorum", 1609
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Dousae Nordouicis Schediasma succidaneum nuperis ad Tibullum Praecidaneis addendum. Eiusdem ad familiarem quandam Gerardi Falkenburgii epistolam responsio ... Gerardi Falkenburgii epigrammata quaedam Graeca", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1582
Does, Johan : van der <1545-1604>," Iani Douse nordovicis Centurionatus sive Plautinarum explanationum libri 4 in quibus praeter Plautum, multa veterum scriptorum loca, poetarum inprimis, variae corriguntur, illustrantur, explicantur", Francofurti: Kopf, Peter Saur, Johann, 1602
Does, Johan : van der <1571-1597>," Batauiae Hollandiaeque annales: a Iano Dousa filio concepti atque inchoati iam olim; nunc vero a patre eidem cognomine ac superstite, Nordouici domino, ... recogniti, suppleti, nouaque octo librorum accessione ad integrae vsque decadis finem perducti & continuati. ... Cum locupletissimo rerum indice", Leida: Raphelingen, Cristoffel vanOfficina Plantiniana
Does, Johan : van der <1571-1597>," I. Dousae filii Rerum caelestium liber primus. In Laudem Vmbrae declamatio et carmen, vna cum aliquot poematiis ... Quibus additae sunt Orationes funebres in obitus aliquot animalium, interprete Gulielmo Cantero, numquam antheac editae", Lugduni Batauorum: Raphelengius, Franciscus <1.>Officina Plantiniana
Does, Johan : van der <1571-1597>," Clariss. v. Jani Dousae & Pauli Melissi Musae errantes. Accesserunt Hadriani Iunii Lugdunensia, necnon poetarum quorumdam praestantissimorum carmina varia. Justus Grisius ex fuga retraxit, collegit, ac junctim posteritati edidit", Francofurti: Voltz, Nicolaus Thieme, Johann, 1616
Diceo, Gerardo, "Compendium reimetricae", [Firenze : Francesco di Iacopo cartolaio] (Impressum Florentiae : ad instantiam Paulini Petri Laurentii librarii Lucensis, die uero XX Decembris 1534) - [16] c. ; 8° Note: Il nome dell'autore si ricava dalla dedica. - uae- q.s. *.ea SiSi (C) 1534 (R)
Lingua: Latino - Paese: Italia - Marca: Sfera armillare - Motto: "In Deo"
Autore: Diceo, Gerardo <1492-1542> - Editore : Francesco di Iacopo cartolaio -
Paolino di Pietro di Lorenzo - Localizzazioni: Biblioteca statale - Lucca
Di questo misconosciuto erudito (XVI-XVII sec.) si son rintracciate alcune opere di cui una in particolare segnala contatti con l'ambiente culturale italiano.
Si tratta della pubblicazione "
Dn. Eliae Cuchlero Gorlic. Lysat. Impositam a Reverendo et doctiss. viro Dn. M. Nicolao Rhostio Vinariense, ecclesiae Senensis Diacono ... Rectore Magnifico Dn. Georgio Mylio SS. Theologiae Doctore et Professore Primario ... Carmina ab amicis et popularibus scripta Cuechler, Elias Rhostius, Nicolaus Mylius, Georg Jenae" 1596.
Altre opere sono
Cuechler, Elias, " Apollinis Denck-Spruche uber einige hohe Hauprer unserer Zeit" [1691] - [4] c. ; 4o. Note Generali: Di Elias Cuechler: cfr. Catalogue of books printed in the German-speaking countries, I, C1438 e L. Gorlich, Disp. de poetis Germanicis, pubblicato a Lipsia nel 1691 - Testo in caratteri gotici - Impronta - t:e- h.n. t-n: t-d. (C) 1691 (Q) - Paese di pubblicazione: Germania - Localizzazioni: Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
All'Università di Tubinga si son individuate:
1 - "Anthologia diaphoron Epigrammaton palaion" = "Florilegium diversorum epigrammatum veterum : in centurias distributum / à M. Elia Cüchlero Gorlicens. P. C. ..." - [S.l.] : Rhamba, 1618. - [4] Bl., 171, [1] S. : Ill.;
2 - "Eliae Cüchleri dissertatio de problemate verene an autumno mundus sit conditus" - Gorlicii
A Firenze, lo stemma di questa famiglia è visibile, oltre che nel palazzo di via Lambertesca (parte superiore del cancello in ferro battuto), anche nelle chiese di S. Spirito. Chiostro. Parete est ("Monum. con Arme e con queste lettere -F. di Lione Bartolommei 1569- ovvero 1579-), S. Jacopo sopr'Arno. Dopo l'altare della Madonna, altare della famiglia de' Bartolommei con arme e sepoltura: F Ser Antonii et Baptistae Bartholomei et suorum, S. Stefano al Ponte Vecchio. Alle basi delle colonne della porta alla parete sinistra.
Nel "Sommario storico delle famiglie celebri toscane" (Firenze, editore Ulisse Diligenti, 1865) in merito a Girolamo Bartolommei si legge con una certa enfasi epocale:
""Girolamo di Mattia fu uno dei più rinomati poeti del sec. XVII.
In occasione di feste e di altre circostanze solenni, pubblicò molti componimenti in versi e in prosa, ma ciò che più lo ha reso famoso è l'"America"
Nel 1655 pubblicò in Firenze le sue tragedie comprese in due volumi, alle quali nel 1656 tenne dietro una sua copiosa raccolta di Drammi per musica.
Molte e molte altre sono le opere che ci rimangono di lui, sia a stampa, sia in manoscritto.
Fu console dell'Accademia fiorentina nel 1648, ed in quella della Crusca si chiamò l'IMBECCATO. Morì nel 1662.
Un evento "miracoloso" è legato invece al nome della moglie di Girolamo Bartolommei, Faustina del Bene, morta nel 1633 a venti anni, senza figli. Infatti, il 14 settembre 1743, dall'antica sepoltura dei Girolami in S. Stefano, divenuta proprietà dei Bartolommei, il suo cadavere fu estratto pressoché intatto.
Il figlio di Girolamo, Mattia, fu egli pure scrittore di drammi per musica. Ferdinando II lo ammise fra i gentiluomini della sua camera, e nel 1667 per sé e per i suoi discendenti ottenne il Marchesato di Montegiovi nello stato Senese. Nel 1670, alla morte di quel Granduca, fu da Cosimo III inviato col carattere di ambasciatore straordinario alla corte di Francia".
Ecco l'elenco delle opere di Bartolommei Girolamo rinvenute nelle biblioteche italiane:
Bartolommei, Girolamo ," Tragedie di Girolamo Bartolommei, gia' Smeducci. Ricorrette, ed accresciute", In Firenze: Nesti, Pietro, 1655
Bartolommei, Girolamo ," Didascalia cioe Dottrina comica libri tre, di Girolamo Bartolommei gia Smeducci", In Firenze", 1661
Bartolommei, Girolamo ," Didascalia cioe' dottrina comica di Girolamo Bartolomei gia Smeducci", Nella stamperia Nuoua, all'insegna della Stella: Insegna della Stella
Bartolommei, Girolamo ," Drammi musicali morali di Girolamo Bartolommei, gia Smeducci. Parte prima <-seconda>", In Firenze: Bonardi, Giovanni Antonio, 1656
Bartolommei, Girolamo ," Tragedie di Girolamo Bartolomei", In Roma: Cavalli, Francesco
Bartolommei, Girolamo ," Ghirlanda di vari fiori in honore del beato seruo di Dio Hippolito Galantini. Offerta di Girolamo Bartolomei", In Firenze: Nesti, Pietro, 1630
Bartolommei, Girolamo ," Dialoghi sacri musicali, intorno a diuersi suggetti, opera nuoua di Girolamo Bartolommei gia Smeducci", In Firenze", 1657
Bartolommei, Girolamo ," L' America poema eroico di Girolamo Bartolomei gia Smeducci. ...", In Roma: Grignani, Lodovico, 1650
Benedetti, Giulio Cesare
Benedetti, Giulio Cesare
Benedetti, Giulio Cesare
Benedetti, Giulio Cesare
Benedetti, Giulio Cesare
Sue opere rinvenute nelle biblioteche italiane:
Sinibaldi, Giovanni Benedetto <1594-1658>," Hippocratis Coi ... Antiphonon. Libri quinque. In quibus celebriores, & a nemine consulto adhuc enarratae, ... Opus nimirum Hippocraticae doctrinae studiosis apprime necessarium. Auctore Io. Benedicto Sinibaldo ...", Romae: Grignani, Lodovico, 1650
Mucharski, Joannes Vincentius," *De plica solocia, seu cirragra morbo polono : quaestio medica publice in archigymnasio Sapientiae universitatis romanae ad disputandum / a Io. Vincentio Mucharski... proposita, Romae, anno epochae christianae MDCXLVII mensis decembris die 23 hora 21 ; assistente... Ioanne Benedicto Sinibaldo", Roma", 1647
Sinibaldi, Giovanni Benedetto <1594-1658>," Oratio de mirabili naturae in suis effectibus artificio, atque ordine habita in publica, ac nobilissima Romana Academia Vigilantium a Io. Benedicto de Sinibaldis Leonissano ... Cum publica theoremata philosophica, ac medica defenderet, ...", Romae: Zanetti, Bartolomeo <1607-1621>, 1618
Sinibaldi, Giovanni Benedetto <1594-1658>," Io. Benedicti Sinibaldi ... Geneanthropeiae siue De hominis generatione decateuchon ubi ex ordine quaecunque ad humanae generationis liturgiam, ejusdemque principia, organa, tempus, usum ... pertractantur. Adiecta est Historia foetus Mussipontani", Francofurti", 1669
Sinibaldi, Giovanni Benedetto <1594-1658>," Io. Benedicti Sinibaldi Leonissani ... Geneanthropeiae siue De hominis generatione decateuchon. Vbi ex ordine quaecunque ad humanae generationis liturgiam, eiusdemque principia, organa, tempus, vsum, ... quae in aphrodisijs accidere quoquomodo solent, ac possunt dedita opera plene, methodice, ... pertractantur. ... Ad eminentiss. ... Raynaldum S.R.E. principem card. de Este", Romae: Cavalli, Francesco
Tuttavia la "Grillaia", pubblicata nel 1668, non è opera tanto precoce da ignorare un grandissimo medico che fu pure letterato e poeta di notevole valore, vale a dire Francesco Redi
Limiti di un grafomane indefesso?, di un documentarista instancabile ma pur sempre vincibile dalle casualità editoriali: od i segni di una poca armonia già in essere tra il grande medico-scienziato e l'erudito perennemente sospeso tra scuole, tradizioni, amicizie da non tradire ma spesso, fra loro, in conflitto umorale e ideologico?
Grassetti, Ippolito<1603-1663>," Hippolyti Grassetti ... Anatome necis proditoriae, continens accuratam inspectionem eorum omnium, quae ad homicidij proditorij fabricam spectant. Opus nouum atque omnibus in vtroque foro iudicibus necessarium", Lugduni : sumptibus Benedicti Coral, in vico Mercatorio, sub signo Victoriae, 1660 - 34, 495, 57, 23, [1] p. : stemma calcogr. ; 2o - Marca calcogr. sul front. sottoscritta da Nicolas Auroux - Front. a inchiostri rosso e nero - Impronta - eoi- l-65 s-l. Inqu (3) 1660 (R) Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA - Biblioteca dell'Istituto di storia del diritto medievale e moderno della Facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Lessius, Leonardus <1554?-1623>," Rahtsfrag welchen Glauben man annemmen, oder zu welcher Religion man tretten soll. Erstlich in Lateinischer Sprach sehr zierlich beschrieben, durch den ehrw. vnd hochgelehrten Herrn Leonardum Leszium, auff der weitberuhmpten Vniuersitet zu Louen, heiliger Schrifft Professorem, &c. an jetzo in die Teutsche Sprach versetzt durch Matthaeum Tympium derfreyen Kunst vnd philosophiae magistrum, vnd der H. Schrift licent", Getruckt zu Dillingen: Akademische Druckerei
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
Tympe, Matthaus
1 - "Della tribolatione e suoi rimedi, lettioni di Monsignor Paolo Aresi ... et in questa nuova impressione dallo stesso autore ricorrette, et in molti luoghi ampliate .. ", In Venetia : apresso Giacomo Sarzina, 1627 [24], 860, [168] p. : 1 ill. ; 4°.
2 - "Pauli Aresii derthonensis Episcopi De aquae transmutatione in sacrificio Missae, hoc est an in sacrificio Missae aqua mista vino in sua substantia permaneat, vel, in quid aliud, si non maneat, convertatur disputatio", Derthonae : typis Nicolai Violae (Derthonae : apud Nicolaum Violam, 1622) [44], 250, [1] p. ; 8°.
3 - "Delle sovrane bellezze di Nostra Signora la vergine Maria sermone di Monsignor Paolo Aresi vescovo di Tortona fatto nella chiesa delle Vigne di Genova, la sera del sabbato giorno 15. di novembre dell'anno 1625", In Tortona : per il Calenzano, e Viola, [1625] 17 p. ; 8°
4 - "La figura di Gierusalemme triplicata, sermone di Monsign. Paolo Aresi vescovo di Tortona. In lode della beata Chiara di Montefalco ..", In Tortona : Per Nicolo' Violaj, 1624 [4], 12 p. ; 8°
5 - "Il tempo trionfato oratione di Monsignor Paolo Aresi Vescovo di Tortona, fatta in S. Siro di Genova ... celebrandosi la sua festa li 10. di novembre del 1625", In Tortona : Per Pietro Giovanni Calenzano et Eliseo Viola compagni, 1626 17 p. ; 8°
6 - "Imprese sacre con triplicati discorsi illustrate e arricchite ... di ... Paolo Aresi ... Libro primo [- terzo]", In Milano : per l'herede di Pacifico Pontio et Gio. Battista Piccaglia, 1625 2 v. ([38], 144, [4], 419, [4], 508, [62] p.) ; ill. ; 4°
7 - "La retroguardia libro settimo delle sacre imprese di ... Paolo Aresi ... In cui se stesso difendendo l'Autore, non pochi luoghi delle divine lettere si espongono, non volgari punti di filosofia, e di altre scienze si discutono, non di spiacevoli episodi si inseriscono ... colle risposte particolarmente al Padre Silvestro Pietra Santa, e al Signor Agostino Mascardi", In Genova : per Pier Giovanni Calenzani, 1640 [16], 854, [24] p. ; 4°
8 - "Oratione in lode di San Carlo Cardinale di S. Prassede, et Arcivescovo di Milano. Del Padre Don Paolo Arese ... recitata da lui nel Duomo di Milano ..", In Milano : appresso Girolamo Bordoni libraro, 1610 45 p. ; 4°.
9 - "Della tribolatione e suoi rimedi. Lettioni di Monsignor Paolo Aresi vescovo di Tortona ...", In Tortona : appresso Nicolo Viola, 1624 [22], 818, [136] p. ; 4°.
10 - "Pauli Aresii ... In Aristotelis libros De generatione, et corruptione notationes, ac disputationes: illis textus breviter elucidatur ..", Mediolani : apud Hieronymum Bordonium, 1617 [38], 762, [64] p. ; 4°.
11 - "Delle sacre imprese di Monsignor Paolo Aresi vescovo di Tortona. Libro sesto, in cui le fatte in biasimo di Satanasso, e de' suoi membri si contengono ... parte seconda", In Tortona : per Pietro Gio. Calenzano stampator episcopale, (1635) [3], 921, [72] p.
12 - " De vero Sacri Cantici Canticorum Salomonis tum historico, tum spirituali sensu nova quaedam cogitatio, ac pro eadem velitatio, sive prolusio bina, Paulo Aresio ... auctore", Mediolani : ex typographia Io. Petri de Cardis sub signo fortunae, 1640 [15], 262, [10] p. : 1 ill. ; 4°.
13 - "Pauli Aresii ... Velitationes sex in Apocalypsim. Quibus ob rerum nexum, et cognitionem bona pars prophetiae Danielis exponitur, et illustratur ..", Mediolani : ex typographia Io. Petri Cardi sub signo Fortunae, 1647 [27], 444, []10, XVIII p., [1] c. di tav. : ill., ritr. ; fol.
Di Celso Cittadini Aprosio non potè godere la conoscenza ma ne raccolse diverse opere che tuttora si conservano alla C.B.A.: "Tre orationi del Sig. Celso Cittadini .." ( In Siena : appresso Salvestro Marchetti, 1603 64 p. ; 8°) - "Opinioni di M. Girolamo Mutio. Del Cavalier Lionardo Salviati. Del Doni. Di M. Lodovico Dolce. Del Cittadini. Del Subasiano Doni, Giovanni Battista ; Cittadini, Celso ; Muzio, Girolamo giustinopolitano ; Aromatari, Giuseppe" - "Le origini della volgar toscana favella, per M. Celso Cittadini" - "Trattato della vera origine, e del processo, e nome della nostra lingua, scritto in volgar sanese, per M. Celso Cittadini Cittadini" - "Trattato della vera origine, e del processo, e nome della nostra lingua, scritto in vulgar sanese per Celso Cittadini .." ( In Venetia : appresso Gio. Battista Ciotti sanese all'Aurora, 1601 [10], 80 c. ; 8°) - "L' espositione del M.ro Egidio Colonna Romano degli Eremitani sopra la canzone d'amore di Guido Cavalcanti ... con alcune brevi annotationi intorno ad essa di Celso Cittadini ... insieme con una sua succinta descrittion della vita, e con le rime di esso Cavalcante" (In Siena : appresso Salvestro Marchetti, 1602 100, [1] p.).
Celso Cittadini (Roma 1553 - Siena 1627)
era nome di importanza all'epoca. Di nobile famiglia senese discendente dagli Angiolieri trascorse la sua giovinezza a Roma, ove il padre era procuratore presso la corte pontificia. Da privato conseguì la laurea in giurisprudenza ma predilesse una formazione di tipo umanistico, diventando competente nelle lingue classiche compreso l'ebraico. In forza di ciò potè dapprima dedicarsi alla "cortigiania" in Parma, Urbino e Milano seguendo il cardinale F. Borromeo. Fu fuori Roma che sviluppò un breve canzoniere per tale Ippolita Calcagni che celebrò con il nome di Fiamma: queste poesie ("Rime Platoniche", Venezia, per l'Arrivabene, 1585), accompagnate dal commento dell'autore, sussiste una redazione manoscritta presso la Biblioteca Apostolica Vaticana entro il codice Chigiano M V 100. Il Cittadini dal 1595 fu però ancora in Toscana qual precettore di Cosimo figlio del granduca Ferdinando I: fu qui che potè intensificare la relazione intellettuale con Scipione Bargagli e Belisario Bulgarini, coloro che lo avevano indotto alla scelta culturale degli studi di umanità. Poco dopo cominciò ad operare a Siena
Bonciaro Fr. Antonius, Provinciae Umbriae alumnus, floruit saec. XVII ineunte. Ex eius ingenio habetur: Oratio in exequiis R.mi P. Mag. Taddaei Perusini olim Praepositi Generalis Ordinis Augustiniani, Perusii, 1606 in 12.
SAN TOMMASO DA VILLANOVA :
Nacque a Villanueva, in Spagna, nel 1486. Si laureò in filosofia ed entrò nella Comunità Agostiniana. Ordinato sacerdote, fu nominato predicatore e quindi, nonostante non volesse fu Superiore della comunità per tutta la vita. Fu quindi eletto arcivescovo di Valencia. Inviò missionari in tutto il mondo, in particolare il suo ordine evangelizzò il Perù. Non lasciò la sua Diocesi neppure per il Concilio di Trento, ispirandosi infatti agli insegnamenti del Buon Pastore, di San Paolo e dei grandi vescovi, pensava che il posto del vescovo era con il suo popolo, al quale dedicava cura spirituali e materiali. Assistette sempre i bisognosi, al punto di creare un brefotrofio nel palazzo vescovile, e si occupò della pastorale giovanile. Difese la diocesi dalla minaccia musulmana e fondò il Collegio Seminario della Presentazione. Grande predicatore, convertì però più con l'esempio che con le parole. Per la sua profondità teologica sulla Vergine Maria, è spesso accostato a San Bernardo. Morì nel 1550.
"Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valencia, santo (1486-1550), una scapola, dono di Mons. Febei, è conservata in un reliquiario a S. Pietro in Vaticano. Beatificato nel 1618 e canonizzato il 1 novembre 1658, le spoglie sono nella Cattedrale di Valencia.
"M.R.: 22 settembre - A Valenza, nella Spagna Terragonese, il natale di san Tommaso da Villanova, dell’Ordine degli Eremitani di sant’Agostino, Vescovo e Confessore, insigne per l’ardente carità verso i poveri. Dal Papa Alessandro settimo fu ascritto nel numero dei Santi. La sua festa si celebra però il ventidue Settembre"":
Tratto dall'opera "Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma" di Giovanni Sicari
Guidellus Thaddaeus, "[scrive sotto voce l'Ossinger] "natione Italus, Alumnus Provinciae Spoletanae, Filius Coenobii Perusini, vixit Saeculo 16. S. Theologiae Magister. Anno 1556 erat in Academia Perusina publicus Professor. Anno 1557 functus est officio Prioris Conventus Perusini, et eodem anno a Reverendissimo P. Mag. Generali factus est Rector Provinciae Spoletanae. Dein anno 1560 munus Regentis in studio Romano peregit. Anno 1563 Concilio Tridentino interfuit, in quo in festo Ascensionis orationem dixit. Tandem in Comitiis generalibus, die 13 Maij 1570 Perusii habitis, quibus mille et centum quadraginta quatuor interfuerunt, in vigilia Pentecostes in Generalem Ordinis unanimi Patrum consensu electus est. Perusii anno 1606 plenus dierum Creatori suo vitam reddidit. Ab eo in publicum prodierunt:
Martyrium S. Simeonis pueri Tridentini. Perusii 1597.
Comment. in Isaiam Prophetam. Tomi II. Perusii 1598.
Paraphrases in omnia opera S. P. Augustini.
Tractatus de triplici jejunio. Perusii 1597.
Edidit etiam Orationem in Concilio Tridentino habitam. Lovanii, et alibi impressam.
Augustinus Oldoinus in Atheneo Ligustico, pag. 312. Perusiae 1678.
Ioannes Iacobus Hofmann in lexico universali.
Antonius Possevinus tomo II apparatus Sacri.
Christianus Jöcher in universali Lexico Eruditorum, tomo IV, col. 1082. Lipsiae 1751.
Josephus Pamphilus in Chronicis Ordinis nostri, fol. 123, 127, 128 et 129. Romae 1581.
Thomas Gratianus in Anastasi Augustiniana, pag. 168. Antuerpiae 1613.
Nicolaus Crusenius in Monastico Augustiniano, parte III, cap. 39 et 40. Monachii 1623.
Thomas de Herrera in Alphabeto Augustiniano, tomo II, pag. 450, col. II. Madriti 1644.
Philippus Elssius in Encomiastico Augustiniano, pag. 646. Bruxellis 1654.
Luigi Torelli ne’ Secoli Agostiniani, tomo VIII, carte 539, num. 21, in Bologna 1686.
Del Passerini non scevro di istanze poetiche hanno senza dubbio maggior rilievo le pubblicazioni di diritto canonico e successivamente interventi agiografici connessi alla sua condizione di ecclesiastico: dovette comunque godere grande credito quale docente, per quanto oggi pressoché misconosciuto, dato il numero degli allievi attribuitigli dall'Aprosio, tra cui sono da menzionare il colto canonico di Piacenza Giovanni Battista Nobili
Varie opere del Passerini si custodiscono alla C.B.A. ed alcune, al momento sono uniche fra le opere a lui attribuite dal Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN):
Alla Biblioteca di Ventimiglia, tuttora del Passerini, si custodiscono:
"Petri Francisci Passerini ... Tractatus legalis, et moralis de pollutione ecclesiarum in quo tam variae, ac novae quaestiones, ac difficultates ad utrumque forum spectantes disputantur ..", Placentiae : apud Ioannem Bazachium impressorem cameralem, 1654 [24], 432 p. ; fol.
"Lex lux ... Praefatio ad tractatum de legibus habita a Petro Francisco Passerino .." Placentiae : apud Io. Bazachium impress. Camer., 1652 24 p. ; 12°.
"Hieronymus Hieronomus. Sive Hieronymianorum encomiorum simplex, et centiceps epigraphe, et epitome. Auctore Petro Francisco Passerino..", Placentiae : apud Io. Bazachium impress. Camer., 1651 48 p. ; 12°.
"Schedarium liberale, in quo orationes sacro - profanae, praefationes gymnasticae, laureae doctorales, triumphi academici, nodi enodati, lusus metametrici et epistolae variae continentur autore Petro Francisco Passerino ..", Placentiae : in camerali typographia Joannis Bazachij, 1659 [16], 276, [1] p. : ill.
"Alexander Scappus episcopus placentinus sibi ipse ex nomine omen et encomium. Quod Petrus Franciscus Passerinus ... theologus collegiatus, protonotarius apostolicus, S. Inquisitionis consultor ..", Placentiae : apud Ioannem Bazachium Impress. Camer., 1653 23 p. ; 4°
"Stella sole splendidior. Oratio Petri Franc.i Passerini .." (Mediolani : ex Typographia Philippi Ghisulphii), [1643] [2], 14 p. : 1 ill. ; 4°
"Pharetratus pharetra factus sive de Sebastiani martyris sagittis Oratio Petri Francisci Passerini ..", Placentiae : apud Ioannem Antonium Ardizzonum, [1647] 15 p. ; 4°.
"Terra caelo augustior sive de Bethlemici praesepii praestantia oratio Petri Francisci Passerini ..", Placentiae : apud Io. Antonium Ardizzonum, [1646] 13 p.; 4°.
Renzi Anna (1620 circa - 1660) può essere considerata la prima cantante donna ad aver calcato in maniera continuativa i palcoscenici d'opera, romani e veneziani, città che la vide interprete della prima Ottavia nell'"Incoronazione di Poppea" di Monteverdi
Longo, Lorenzo <1603-1669>, originario di Parma, padre somasco fu erudito e teologo, si occupò parimenti di diritto canonico. Alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia, di cui dall'Aprosio venne ascritto fra i "Fautori"
"Laurentii Longi ... Tabulae salutares sacramentorum, ad eorundem administrationem, ac susceptionem, indulgentiarum consecutionem ..", Placentiae : typis Io. Antonii Ardizzoni Imp. Cam., 1651 [48], 698 p. ; 12°.
"Supplementum chronologicum, ac topographicum inscriptionum civitatum episcopalium, archiepiscopalium, ac patriarchalium, quae per 24. sedilia 24. seniorum, et quatuor animalia plena oculis a D. Ioannes Evangelista praevisa ante mare vitreum sacramenta denotans significantur Apocalyps ... P. Laurentii Longi Parm. ...", Placentiae : apud Io. Bazachium Impress. Cam., 1652 [12], 264 p. ; 12°.
"Laurentii Longi parmensis ... Tabularum salutarium Panthei Theologici pars 2 ..", Placentiae : apud Io. Bazachium Impress. Cam., 1652 [12], 699-1248, [118] p. ; 12°.
"Summa Laur. Longi parmensis ... tabulae theologicae, canonicae, morales, de sacramentis ... catalogi censurarum omnium iure canonico contentarum ... et alia scitu digna in hac secunda impressione adduntur ..", Placentiae : apud Stephanum Sirenam XXXXVIII, 745 p., [1] tav. : ritr. ;
Nelle Biblioteche italiane, stando alle attuali risultanze del Servizio Bibliotecario Nazionale, di lui si possono reperire le seguenti pubblicazioni:
Longo, Lorenzo," Laurentii Longi Parmensis ... Tabulae salutares sacramentorum, ad eorundem administrationem, ac susceptionem, indulgentiarum consecutionem, ... Opus theologicum, canonicum, ethicum, animarum pastoribus ... Accesserunt chronologicae ciuitatum, quarum praesulibus inscribuntur tabulae ..." Placentiae: Ardizzoni, Antonio, 1651
Longo, Lorenzo," Gli effetti di amore, fauola pastorale del mol. ill. & ecc. sig. Lorenzo Longo. ..." In Venetia: Ginami, Marco, 1626
Longo, Lorenzo," Armamentarium Eucharisticum opus morale, confessarijs, & concionatoribus accomodatun Auctore ADM. R. Patre D. Laurentio Longo parmensi..." Placentiae" [1670?]
Longo, Lorenzo," Summa Laur. Longi Parmensis doct. Theologi congr. som. Tabulae theologicae, canonicae, morales, de sacramentis, de indulgentijs, & de censuris ecclesiasticis generalem, ac specialem doctrinam parochis, confessarijs secularibus, ac regularibus ... Cum indice totius operis copiosissimo" Placentiae: Sirena, Stefano, 1659
Longo, Lorenzo," Soteria Laurentii Longi C.R.C.S. ad illustrissimum dominum Ferdinandum Tassum. Rogerii comitis F. supremum cursorum augustissimi Ferdinandi 3. caesaris praefectum" Venetiis: Leni, Matteo & Vecellio, Giovanni, 1644
Longo, Lorenzo," Trionfo della catholica religione per la Sacra Real Maesta di Christina Alessandra Regina di Suetia; Encomio estratto dal poema di ... Lorenzo Longo .." Piacenza: Stamperia Camerale
Longo, Lorenzo," Laurentii Longi C.R.C.S. Soteria hoc est pro Salute carmina ad Aedem Salutis Venetijs nuper extructam contexta cum notis historicis, ac chronologicis Ingoni Taurelli doct. Parmen. atque iconib. Petri Vecchij P.V. serenissimo duci Francisco Ericio principi Venetiarum. D.D.D" Baglioni, PaoloLeni, Matteo & Vecellio, Giovanni
Longo, Lorenzo," La fede del libero arbitrio, e della grazia divina depurata dalle opinioni, e l' ortodossia delle opinioni purgate dalle imposture esposta dal padre Lorenzo Longo sacerdote dell'oratorio in piu' lettere ad un amico. Lettera prima in cui si accenna il disegno dell'autore, e cio' che insegna la fede in quella materia" In Padova: Comino, Giuseppe, 1742
Antonio Cesti
(Arezzo 1623 - Firenze 1669):
Nato ad Arezzo nel 1623, Antonio Cesti cominciò ben presto la carriera di musicista, esibendosi come cantore nelle chiese cittadine. A soli 14 anni prese l’abito dei Minori conventuali francescani, assumendo il nome di frate Antonio in sostituzione dell’originario Pietro, ed entrò nel convento di S. Francesco ad Arezzo, dove la sua presenza è documentata fino al 1643. Le informazioni sulla sua formazione musicale sono scarse: forse fu allievo di Carissimi e Abbatini a Roma, ma nessuna fonte ci conferma la sua presenza in gioventù nella città pontificia. Trasferitosi nel convento francescano di Volterra, ricoprì i ruoli di organista, di maestro di cappella della cattedrale, di maestro di musica del seminario e, contemporaneamente, quello di organista a S. Croce a Firenze. Al periodo volterrano risale l’amicizia con il commediografo Ricciardi e con il pittore Salvator Rosa, con il quale intrattenne un’intensa corrispondenza, importante per la ricostruzione di molti particolari della vita di Cesti e della ricezione delle sue opere. Nel 1649-50 fu a Pisa come tenore nella cappella del duomo, poi a Firenze e Lucca, dove conobbe Francesco Sbarra, suo primo librettista e collaboratore in Austria negli anni Sessanta. Nel 1653, grazie all’interessamento di Mattias de’ Medici, fu assunto alla corte di Innsbruck, presso l’arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo, in qualità di maestro di cappella della camera; il ruolo era stato confezionato apposta per Cesti e comportava la responsabilità dei musici di camera, la composizione di musica di intrattenimento e la supervisione del teatro d’opera di corte. Eccetto una breve parentesi romana presso la cappella pontificia, Cesti rimase a Innsbruck fino al 1665, quando, in seguito all’estinzione del ramo tirolese, si spostò con Sbarra a Vienna. Alla corte imperiale fu nominato “cappellano d’onore” e “intendente delle musiche teatrali dell’imperatore”; emblema di questo periodo è "Il pomo d’oro", opera monumentale in cinque atti, composta per il matrimonio di Leopoldo I con l’Infanta di Spagna. Rientrato alla fine del 1668 a Firenze, vi morì l’anno seguente e fu sepolto ad Arezzo. Cesti si dedicò quasi esclusivamente al dramma per musica, intonando, nell’arco della sua carriera, una decina di libretti. Nella sua produzione si può distinguere fra gli allestimenti giovanili destinati ai teatri pubblici e le commissioni di ambienti privati dotati di maggiori risorse economiche. Le opere veneziane rappresentano il primo tentativo di concorrenza al successo di Francesco Cavalli e sono caratterizzate da una forma più semplice rispetto a quelle concepite per Innsbruck e per Vienna, dal momento che prevalgono i recitativi secchi, vi figurano pochi ensembles strumentali e permane un distacco marcato tra aria e arioso. Per il momento l’abilità compositiva di Cesti si manifesta soprattutto nel trattamento delle situazioni comiche e nel delineare i personaggi buffi; eppure, consacrate dai palcoscenici veneziani, queste prime composizioni ebbero una diffusione molto ampia e inaugurarono alcuni teatri pubblici in città periferiche e di provincia. I drammi “austriaci” successivi, a partire dalla "Dori" del 1657, si contraddistinguono per una maggior ricchezza di pezzi concertati e di sezioni corali, e sono incentrati su soggetti non più storici ma allegorici e mitologici. L’abbondanza di mezzi a disposizione di Cesti si dispiega specie nel "Pomo d’oro", che prevede un cast di oltre venti personaggi e che nel 1668 fu rappresentato in un teatro appositamente costruito per le nozze dell’imperatore. La fama postuma di Cesti e la conoscenza diretta che di lui ebbe il Settecento sono legate alla feconda produzione di cantate da camera a una o due voci, comprendente 61 lavori scritti per basso o soprano e basso continuo, in cui domina il principio della varietà inteso sia come libertà nella successione, nella lunghezza e nel numero di arie e recitativi, sia come impiego di forme e metri diversi. Nonostante queste composizioni fossero eseguite e diffuse già fra i contemporanei, esse non videro mai la pubblicazione, per cui resta oggi difficile stabilire una cronologia, se non assolutamente approssimativa.
Aprosio sorprendentemente, quando in effetti (parlando di moda e vestiti) avrebbe dovuto menzionare oltre che il solito Plinio
Il libro, evidentemente di estrema rarità, al momento attuale delle ricerche non si è individuato nelle biblioteche italiane ma solo alla "British Library di Londra":
MATTHAEUS, Joannes, Lunensis,"
J. M. Libellus de Rerum Inventoribus, ex recognitione A. Justiniani
Senza entrare nel merito della questione, bisogna comunque riconoscere che "MATTHAEUS, Joannes, Lunensis" alias Gio. Mattheo da Luni al pari di Giovanni Matteo Toscano e sulla base dell'anno di edizione del lavoro era autore vissuto tra XVI e XVII secolo: il toponimo di origine Luni, data la posizione geografica sospesa tra Liguria e Toscana, poteva anche comportare la variante quale nome d'origine di Toscano
Nelle biblioteche italiane comunque, stando alle attuali investigazioni del SBN, si sono individuate solo opere di Giovanni Matteo Toscano alias "Joannes Matthaeus Toscanus":
1 - Cotta, Giovanni,"
Iannis Cottae Ligniacensis Carmina recognita et aucta"
Bassani : typis Remondinianis, 1802 (Bassani : in typographio Remondiniano, 1802)
- 67, 1 p. ; 4° -
Nome del curatore Jacopo Morelli dalla prefazione -
In antiporta carme di Giovanni Matteo Toscano in cornice tipogr.
- Vignetta xil sulf ront
- Segn.: 1-8/4 9/2
- Impronta - o-e- t.n* s.u- nutr (7) 1802 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano -
Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino
Biblioteca Archivio Museo - Bassano del Grappa - VI
- Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza
Toscano, Giovanni Matteo
Fabricius, Johann Albert,"
Io. Alberti Fabricii D. & P.P. in Gymn. Hamb. Conspectus thesauri litterarii Italiae, praemissam habens, praeter alia, notitiam diariorum Italiae litterariorum, thesaurorumque ac corporum Historicorum & Academiarum subiuncto Peplo Italiae Io. Matthaei Toscani",
- Hamburgi : sumtu Christ. Wilh. Brandt, 1730
- [16], 531, [43] p. ; 8°.
- Fregi xilogr
- Front. stampato in rosso e nero
- Segn.: )(8 A-T8 U8 2A-2N8
- Impronta - rie- u-u- o.l- ru86 (3) 1730 (A)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano -
Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca Reale - Torino
- Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Toscano, Giovanni Matteo
Dato l'argomento stupisce invece che l'Aprosio, in questo capitolo del suo "Scudo di Rinaldo", non abbia fatta alcuna citazione del ben più celebre Virgilio, Polidoro umanista ed ecclesiastico, nato a Urbino nel 1470 circa e morto nel 1555, che a lungo visse a lungo in Inghilterra ed il cui nome latinizzato compare in molteplici forme sui testi da lui editi
"Polydorus Vergilius Urbinas; Polydoro Virgilio; Polidoro Vergilio; Polidoro Virgilio da Urbino; Polidorus Virgilius Vrbinas".
L'affermazione deriva dal fatto che alla Biblioteca Aprosiana tuttora si conserva un esemplare d'un'opera del Polidoro celebre e pubblicata più volte, esemplare ingressato dallo stesso Angelico: "Polydori Vergilii ... De rerum inventoribus libri octo auctoritate Gregorii 13. Pont. Max denuo perpurgati. Accessit pars altera auctorum qui à Polydoro relicta pertractant ..", Coloniae Agrippinae : sumptibus Bernardi Gualtheri, 1626 [32], 790 [i.e. 780], [63] p. ; 8°.
Peraltro, ed è un'altra curiosità da decifrare, si era andata affermando nel XVII secolo di
Virgilio Polidoro da Urbino la traduzione di questa celebre opera: "De gli Inventori delle Cose Libri Otto. Tradotti per Francesco Baldelli", Brescia, Domenico Gromi, 1680.
L'opera in 4° presenta una bell'antiporta incisa in rame da Isabella Piccini con figure allegoriche, ha una piccola vignetta xilogr. al frontespizio con l'Annunciazione e reca la dedica a F. L. Martinengo, A. e I. Fenarolo, e G. A. Averoldo, datata Brescia 1680 che fu firmata da D. Gromi: ma soprattutto fu tradotta da Francesco Baldelli, originario di Cortona, erudito traduttore di classici e collaboratore alla "Collana Istorica" del Giolito, personaggio quasi certamente non ignoto all'Aprosio e soprattutto corrispondente molto attivo del discepolo e successore del bibliotecario intemelio vale a dire Domenico Antonio Gandolfo
Chinelli, Michelangelo, " Paruus imae Mineruae fons in supernae redundans fluuium, ex abditis lib. Esther latibulis sedulo exhaustus studio fratris Michaelis Angeli Chinelli Cremonen. ex Soroxina .. ",
Alexandriae : apud Herculem Quinctianum, 1589
- 30 c. ; 40.
- Marca (V1)=(Z575) sul front
- Segn.: A-F4 G6
- Impronta - asum o-o- ona- gifi (3) 1589 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Tra le opere di Peter Lauremberg, rinvenute nelle biblioteche italiane si elencano:
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergii Rostochiensis Pasicompse noua, id est, accurata & curiosa delineatio pulchritudinis. Qua tanquam in speculo ostenduntur notae & characteres,exactam", [Konigsberg] sumptibus Martini Halleruordii bibliop. Regiom. Boruss.: Keil, JohannHallervord, Martin <1.>, 1672
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergi Rostochiensis, Porticus Aesculapi. Seu, Generalis artis medicae constitutio; in qua, de medicinae genere, subjecto, fine, definitione, divisione", Rostochi: Fuess, JoachimHallervord, Johann, 1630
Lauremberg, Peter," Anonymou eisagoge anatomike. Cum interpretatione doctissima, excellentissimi philosophi ac medici Petri Laurembergi", Lugduni-Batauorum - 1618
Lauremberg, Peter," *Petri Laurembergi rostochiensis, Pansophia, sive paedia philosophica ...",
Lauremberg, Peter," Viri clarissimi Petri Laurembergii ... Anatomia corporis humani", Francofurti: Fickwirth, Georg Vogel, Egidius, 1665
Lauremberg, Peter," Collegium anatomicum 12. disputationibus compraehensum & in Rostochiensium academia propositum a Petro Laurembergio ...", Rostochi: Richel, Johann <1.> erben, 1636
Lauremberg, Wilhelm <1547-1612>," Gulielmi Laurembergi Epistolica dissertatio, curationem calculi vesicae continens: & Pet. Laurembergi Laurus Delphica, seu consilium, quo describitur methodus perfacili", Wittebergae: Tham, Christian, 1623
Schroder, Arnold," Defensio animadversionum et notarum viri clarissimi Petri Laurembergii, in aphorismos chymiatricos Angeli Salae, opposita responsioni Anton. Gunther Billich, caculae", 1624
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergii Rostochiensis, Horticultura, libris 2. comprehensa; huic nostro coelo & solo accomodata; regulis, observationibus, experimentis, & figuris novis sint", Francofurti ad Moenum: Merian, Matthaus <1. ; 1625-1>
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergii Rostochiensis, Apparatus plantarius primus: tributus in duos libros. 1. De plantis bulbosis. 2. De plantis tuberosis...", Francofurti ad Moenum: Merian, Matthaus <1. ; 1625-1>
Drebbel, Cornelius <1572-1636>," Cornelii Drebelii Belgae Tractatus duo. 1. De natura elementorum. 2. De quinta essentia. Accedit his de mobilis perpetui inuentione epistola lectu dignissima. E Belgico", Geneuae: Tournes, Jean de <3.>, 1628
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergi Rostochiensis Procestria anatomica in quibus proponuntur plaeraque quae ad generalem anatomiae & partium contemplationem attinent...", Hamburgi: Lange, Paul, 1619
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergii ... Horticultura, libris 2 comprehensa; huic nostro coelo & solo accomodata ... in qua quicquid ad hortum proficue colendum et eleganter instruendum", Francofurti ad Moenum: Merian, Matthaus <2. ; 1-1687>, 1654
Lauremberg, Peter," Petri Laurembergii ... Apparatus plantarius: tributus in duos libros. 1. De plantis bulbosis. 2. De plantis tuberosis. Quibus exhibentur praeter nomenclaturas, multipli", Francofurti ad Moenum: Merian, Matthaus <2. ; 1-1687>, 1654
Lauremberg, Peter," Lauremberg, Peter <1585-1639> - *Petri Laurembergii ... Pasicompse nova : Id est accurata & curiosa delineatio pulchritudinis", Lipsiae - 1672
Danzica (alla latina "Dantiscum" donde "Dantiscanus - Dantiscani" i suoi abitanti = in polacco Gdansk, in casciubo Gdunsk, in tedesco Danzig), è una famosa città sul Mar Baltico, con una storia lunga e colorita. Danzica è la sesta città della Polonia per dimensioni, ne è il porto principale, ed è la capitale del Voivodato di Pomerania.
Il suo motto è "Nec temere, nec timide" (Né temerariamente né timidamente).
La città giace sulla costa sud del Golfo di Danzica (sul Mar Baltico), e con la sua popolazione di circa 460.000 abitanti (2002), è la città principale della provincia storica della Pomerania Orientale.
La città fu prevalentemente tedesca dai tempi della Lega Anseatica fino al 1945, e conosciuta con il nome di Danzig. Con il passaggio alla Polonia la denominazione ufficiale è divenuta Gdansk.
Danzica è situata alla foce del fiume Motlawa, una diramazione del delta della Vistola, il cui sistema fluviale collega il 60% del territorio polacco, dando alla città un vantaggio unico come centro dei commerci marittimi della Polonia. Nel passato, Danzica seppe sfruttare ottimamente questo vantaggio, mantenendo la posizione di più grande città polacca fino al 1770.
Uno dei principali porti della regione fin dal XIV secolo e successivamente un importante centro cantieristico navale, la Danzica di oggi resta un importante centro industriale, nonostante lo sviluppo negli anni '20 del vicino porto di Gdynia. Le due città, assieme alla località termale di Sopot, costituiscono un'area metropolitana chiamata Tripla Città.
William Harvey (Folkestone 1578 - Rochampton 1657):
dopo aver studiato alla King's School di Canterbury, dove ricevette un'approfondita educazione umanistica, entrò al Gonville and Caius College di Cambridge. Nel 1600 si trasferì all'Università di Padova, ove ebbe fra i suoi maestri Girolamo Fabrici d'Acquapendente Dopo la laurea in medicina (1602) rientrò in patria ed iniziò ad esercitare la professione. Nel 1604 sposò Elizabeth Browne, figlia del medico personale di Elisabetta I e Giacomo I. Fu eletto membro del Collegio dei medici di Londra (1607) e lavorò presso il St. Bartholomew's Hospital (1609). Nel 1618 venne ammesso a corte, diventando medico e amico di Carlo I. Nel 1628 pubblicò la "Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus", in cui espose le sue scoperte sulla circolazione del sangue. Durante la guerra civile rimase fedele al re, decapitato nel 1649. Nello stesso anno pubblicò la "Exercitatio anatomica de circulatione sanguinis", in risposta alla critiche rivolte alla sua teoria. Del 1651, infine, le "Exercitationes de generatione animalium", che esercitarono una grande influenza sulle teorie della generazione opposte alla tradizione aristotelico-galenica.
Negri, Stefano <1498fl.>," Stephani Nigri ... Dialogus, quo quicquid in graecarum literarum penetralibus reconditum: quod ad historiae ueritatem: ... conferre quoquo modo possit: ... " - Mediolani: Minuziano, Alessandro
Negri, Stefano <1498fl.>," Stephani Nigri Quae quidem praestare sui nominis ac studiosis vtilia nouerimus monimenta, nempte translationes: Iconum Philostrati: Aureorum carminum Pythagorae" - Basileae: Petri, Heinrich, 1532)
Negri, Stefano <1498fl.>," Stephani Nigri Elegantissime e graeco authorum subditorum traslationes. uidelicet. Philostrati Icones. Pythagorae Carmen aureum Athenaei Collectanea Musonij philosophi" - Impressum Mediolani: Castiglione, GiovanniCalvo, Andrea
Negri, Stefano <1498fl.>," Plutarchus - Plutarchi ... Opera moralia, quae in hunc usque diem latine extant, uniuersa. ... Cum amplissimo rerum & uerborum indice" - Basileae\Basileae: Isengrin, Michael, 1541
Negri, Stefano <1498fl.>," Pythagoras - Stephani Nigri quae quidem praestare sui nominis ac studiosis vtilia nouerimus monimenta, nempe translationes: Iconum Philostrati: Aureorum carminum Pythagorae" - Basileae: Petri, Heinrich, 1532)
Negri, Stefano <1498fl.>," Negri, Stefano
Negri, Stefano <1498fl.>," Pythagoras - Pythagorou Chrysa ege. Pythagorae Aurea carmina. In eadem commentarioli Stephani Nigri" - Parisiis: Morel Guillaume, 1555
Sabellico, Marco Antonio <1436-1506>," Marci Antonij Coccij Sabellici De memorabilibus factis dictisque, exemplorum libri 10. Praeterea adiecimus Stephani Nigri fragmentum de helluonibus & bibacibus" - Basileae: Petri, Heinrich, mense Martio 153?
Filostrato Flavio (II-III sec. d.C.), famoso soprattutto per aver scritto "La vita di Apollonio", da lui composta per ispirazione di Giulia Domna.
Darete Frigio sarebbe stato, sulla base di un passo omerico dell'"Iliade", un troiano, sacerdote di Efesto, padre degli eroi Fegeo e Ideo.
Un'antica tradizione, riferita da Tolemeo Chenno e da Eliano, gli attribuiva un racconto della distruzione di Troia, anteriore ad Omero di cui nel sec. V d. C. si diffuse una falsificazione latina intitolata "Historia de excidio Troiae", indebitamente attribuita a Cornelio Nepote. Quest'opera fu, insieme con quella analoga di Ditti Cretese sulla distruzione di Troia, la fonte principale dei numerosi scritti medievali sulle leggende del ciclo greco-troiano.
Ditti Cretese sarebbe invece stato un eroe greco, nativo di Cnosso nell'isola di Creta e compagno di Idomeneo alla guerra di Troia, secondo la Suda e il prologo dell'"Ephemeris belli Troiani" di Lucio Settimio.
Di questa guerra Ditti Cretese avrebbe scritto un diario in lingua fenicia, scoperto ai tempi di Nerone e tradotto in greco per ordine dell'imperatore. L'"Ephemeris" di Settimio (risalente al sec. IV d. C.) si presenta appunto come la traduzione latina dell'esemplare greco. Le vicende omeriche, razionalizzate e sfrondate dell'elemento fantastico, vi appaiono narrate, al contrario di Darete Frigio, secondo un'ottica evidentemente filoachea.
[Così annota il Corsini sotto le voci reciproche nell'Enciclopedia della UTET di Torino]. Come si vede di seguito grande fu il seguito delle tante opere edite sulla base di questi resoconti, tanto da influenzare addirittura le interpretazioni storiche:
Dares : Phrygius,"
Daretis Phrygii ... De bello troiano libri sex latino carmine eleganter redditi a Cornelio Nepote",
Mediolani : apud impressores archiepiscopales ad instantia Caesaris Rati, 1669
- 107, 1 p. ; 12o
- Segn.: A6B-E\1"
- Insegna dei Gesuiti sul front.
- Numeri: Impronta - amlo q:em *.am MoDe (3) 1669 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca dell'Istituto internazionale Don Bosco - Torino
Diodorus : Siculus,"
Diodori Siculi Bibliothecae historicae, hoc est, rerum antiquarum, a Graecis, Romanis, Barbaris, praecipueque Philippo & Alexandro Macedoniae regibus gestarum libri 17, summo studio partim longe emendatius quam antea, partim nunc primum in lucem editi. His adiecimus, Dictys Cretensis, et Daretis Phrygij De Troiano bello historiam, quo temporum ordo, ac series rerum, ut quaeque sunt gestae, conseruaretur ... Accessit quoque rerum & uerborum memorabilium, locupletissimus index",
Basileae : per Henrichum Petri, 1548 (Basileae : per Henrichum Petri, 1548 mense Martio)
- 8, 432, 12 p. ; 2o
- A cura di Markus. Hopper il cui nome appare nella pref.
- Marca (J76) sul front.
- Cors. ; rom
- Segn.: a4, a-z6, A-O6
- Iniziali xil.
- Impronta - i-i- a.m- usus Incl (3) 1548 (A)
- Marca editoriale: Una mano batte un martello sopra una roccia dalla quale escono fiamme alimentate dal soffio del vento (J76)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale Planettiana - Jesi - AN
- Biblioteca universitaria di Bologna
- Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca provinciale - Foggia
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri - TO
Dictys : Cretensis,"
Ditte Candiano Della guerra Troiana. Darete Frigio Della rouina Troiana. Declamatione di Libanio Sofista. Mirsilio Lesbio Dell'origine d'Italia, e de Tirreni. Archiloco De tempi. Beroso Babilonio Dell'antichita. Manethone De i re d'Egitto. Metasthene Persiamo Del giudicio de tempi, & annuali historie de Persiani. Quinto Fabio Pittore dell'Aurea eta, e dell'origine di Roma. Caio Sempronio Della diuisione d'Italia, & origine di Roma",
In Vinegia : appresso Vincenzo Vaugris al segno d'Erasmo, 1543 \Venezia : Vincenzo Valgrisi
- 8, 132 c. ; 8
A cura di Giovan Battista Roscio, il cui nome appare nella pref.
- Le ultime sette opere sono tradotte da Pietro Lauro
- Marca in fine (Z1035)
- Cors. ; rom.
- Iniziali xil.
- Impronta - liu. o.e, e,ta teem (3) 1543 (R)
- Marca editoriale: Tau con serpente attorcigliato retto da mani che escono dalle nuvole. (Z1035)
- Localizzazioni: Biblioteca pubblica arcivescovile Annibale De Leo - Brindisi
- Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno
- Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca comunale Federiciana - Fano - PU
- Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca Casanatense - Roma
Diodorus : Siculus,"
Diodori Siculi Bibliothecae historicae libri 15. hoc est, quotquot Graece extant de quadraginta, quorum quinque nunc iterum Latine diligenter recogniti, & chronologia illustrati eduntur. Interiecta vero est, Dictys Cretensis & Daretis Phrygii De bello Troiano historia, & Tryphiodori Aegyptij, Ilij excidium, Gulielmo Xylandro interprete, ad supplendam lacunam quinque librorum, qui inter quintum & undecimum desiderantur. In calce operis accessere fragmenta historica eiusdem Diodori Latine uersa",
Basileae (Basileae : ex officina Henricpetrina, 1578 mense Martio)
- 40, 223, 8, 224-715, 1 p. ; 2o
- A cura di J.J. Grynaeus il cui nome e nella pref. Precede De Diodoro ... di H. Estienne. La "Bibliotheca historica" tradotta da: G. F. Poggio Bracciolini (l.1-5); M. Hopper (l.15); A.B. Cospi (l.16-18); Gallus (l.19); S. Chateillon (Fragmenta); H. Estienne (Excerpta l.24, 36). L'"Ephemeris de historia belli Troiani di Dictys" trad. da L. Septimius; la trad. del "De excidio Troiae", è falsamente assegnata a C. Nepote
- Marca (J76) in fine
- Cors. ; gr. ; rom.
- Iniziali xil.
- Impronta - o-pe ann- uml- lopi (3) 1578 (R)
- Marca editoriale: Una mano batte un martello sopra una roccia dalla quale escono fiamme alimentate dal soffio del vento (J76)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - BO
- Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca di filosofia dell'Università degli studi di Roma La Sapienza - Roma
Dictys : Cretensis,
"Dictys Cretensis De bello Troiano et Dares Phrygivs De excidio Traiae. Cum notis ad Dictym...",
Amstelodami : apud Ioannem Ianssonium, 1631
- 14, 199 p
- Segn.: A-N8 O8(-O4)
- Front. inciso
- Titolo uniforme: "Ephemeris belli Troiani"
- Impronta - nor- emio ino- ipea (3) 1631 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Padova
- Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG
Dares : Phrygius,"
Carmen mediaevale De excidio Troiae : ex homonyma historia Dareti Phrygio adscripta depromptum / a Marcello Godi nunc primum ad codicum manuscriptorum fidem editum nec non historico-critica disquisitione notisque exornatum",
Romae : A. Signorelli, 1970
- Descrizione fisica: 198 p. : tav. ; 22 cm .
- Numeri: Bibliografia Nazionale - 745278
- Classificazione: 873.2 - POESIA EPICA E NARRATIVA LATINA
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca dell'Istituto di filologia classica della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Macerata
Dictys : Cretensis,"
Dictys Cretensis de bello Troiano. et Dares Phrygius de excidio Troiae. Cum notis ad Dictym...",
Amstelodami : apud Guiljelmum Blaeuw, 1630
- [12], 196 p. ; 240
- ront. inciso
- Marca (Sfera armillare) sul front.
- Segn.: A-N8
- Impronta - a-*- s.n- r.ua alSi (3) 1630 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
"Dictys Cretensis, et Daretis Phrygii, De bello Troiano historia. Declamationes tres Libanij Sophistae, eiusdem fere argumenti",
Lugduni : apud Antonium Gryphium, 1569
- 108 i.e. 208 p. ; 16o
- Contiene "Ephemeris de historia belli Troiani" attribuita a Dictys Cretensis e tradotta da Lucius Septimius e "De excidio Troiae" attribuita a Dares Phrigius nella traduzione falsamente attribuita a Cornelio Nepote
- La "Declamatio" di "Libanius" è tradotta da Erasmo da Rotterdam
- Marca sul front.
- Cors. ; rom.
- Segn.: a-n8
- C. 208 erroneamente numerata 108
- Iniziali xil.
- Impronta - isiq t:t, ase- Hedi (3) 1569 (A)
- Localizzazioni: Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo
- Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca civica - Vittorio Veneto - TV
Dares : Phrygius, "
Daretis Phrygii De excidio Troiae historia / recensuit Ferdinandus Meister",
Stutgardiae ; Lipsiae : Teubner, 1991
- L, 67 p. ; 21 cm
- Collezione: "Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana"
- Ripr. facs. dell'ed.: "Lipsiae : in aedibus B.G. Teubneri, 1873"
- Numeri: ISBN - 3815419603
- Localizzazioni: Biblioteca del Dipartimento di filologia classica e glottologia dell'Università degli studi di Cagliari
- Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca regionale universitaria - Catania
- Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca Universitaria - Genova
- Biblioteca regionale universitaria - Messina
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Milano
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Padova
- Biblioteche del Dipartimento di storia e filosofia del diritto e diritto canonico dell'Università degli studi di Padova
- Servizio biblioteca di lettere dell'Università degli studi di Parma
- Biblioteca di Area umanistica dell'Università degli studi di Urbino - PU
- Biblioteca del Dipartimento di filologia greca e latina dell'Universita' degli studi di Roma La Sapienza - Roma
- Biblioteca Francesco Ruffini del Dipartimento di scienze giuridiche dell'Universita' degli studi di Torino
- Biblioteca comunale - Treviso
Biblioteca della Facolta' di lettere e filosofia dell'Università degli studi del Piemonte orientale Amedeo Avogadro. Sede di Vercelli
Dares : Phrygius,"
Le Iliadi / di Darete Frigio, e Ditte Cretese ; tradotte in versi sciolti italiani [da] Michele Buono
", Napoli : Tip. nella pieta de' Turchini : Tramater
- v. ; 18 cm.
- Comprende: 2 / di Darete Frigio, e Ditte Cretese
1 / di Darete Frigio, e Ditte Cretese
- Localizzazioni: Biblioteca provinciale - Foggia
Dictys : Cretensis,
"Dictys Cretensis et Dares Phrygius De bello et excidio Trojae, in usum serenissimi delphini, cum interpretatione Annae Daceriae...
Accedunt in hac nova editione notae variorum integrae; nec non Josephus Iscanus cum notis Samdresemii. ...",
Amstelodami : apud Georgium Gallet, 1702
- [84, 268, 8 p., 5 c. di tav. ; 4o
- Front. stampato in rosso e nero
- Segn.: *-7*4 8*4 a-c4 A-3R4
- Impronta - s.o- eoe- m.ii cl95 (3) 1702 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL
Dictys : Cretensis,"
Ditte Candiotto e Darete Frigio Della guerra troiana, tradotti per Tomaso Porcacchi da Castiglione Arretino: il quale v'ha aggiunto l'ordine che s'ha da tener nella concatenazion dell'istorie e le vite di tutti quegl'istorici antichi greci de' quali e formata la sua collana. E questo, secondo l'ordine da lui posto, e il primo anello d'essa collana istorica greca. ..",
In Verona : appresso Dionigi Ramanzini, 1734 (In Verona : appresso Dionigi Ramanzini, 1734)
- [32], ; 4.
- Collana istorica greca
- Capilettera inc. e marche sul front. e in fine che riproducono quelli di Giolito de Ferrari
- Segn.: +4 4 [ast]4 4 A-2D4 (2D4v bianca)
- Seguono a c. R4v le "Declamationes" di "Libanius", tradotte in italiano.
- Impronta - roa- e-di O.e. pusa (3) 1734 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
- Biblioteca nazionale universitaria - Torino
- Biblioteca comunale - Imola - BO
- Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna
Dares : Phrygius,"
Dares Phrygius / recensuit F. Meister",
Stutgardiae ; Lipsiae : in aedibus B. G. Teubneri, 1991
- L, 67 p. ; 21 cm
- Collezione: "Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana"
- Ripr. della 2. ed., Leipzig 1873
Localizzazioni: Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale dell'Universita' degli Studi di Bologna
- Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità Giorgio Pasquali dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca dell'Istituto nazionale di studi romani - Roma
Dares : Phrygius, "
Daretis Phrygii ... De bello Troiano, in quo ipse militauit, libri (quibus multis seculis caruimus) sex, a Cornelio Nepote Latino carmine heroico donati, & Crispo Sallustio dedicati, nunc primum in lucem aediti. Item, Pindari Thebani Homericae Iliados Epitome, suauissimis numeris exarata. Ad haec, Homeri ... Ilias, quatenus a Nicolao Valla, & V. Obsopoeo carmine reddita",
Basileae (Basileae, mense Martio, 1541)
- 16 , 612 , 4 p. ; 8o
- Falsa l'attribuzione della trad. della prima opera a Cornelio Nepote
- La "Iliados Homeri epitome", conosciuta come "Ilias latina", non è di Pindaro, ma è attribuita a Baebius Italicus o a Silius Italicus
- A cura di Alban Thorer, il cui nome appare nella pref.
- Cors. ; ebr. ; gr. ; rom,
- Segn.: 8a-z8A-O8P\1"
- Iniziali e fregi xil
- Impronta - *.*- s.lu nia, ExEt (3) 1541 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca comunale Paroniana - Rieti
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
"Guerra e rovina di Troia : [la storia raccontata dai vinti] / [scritti di] Ditti Candiotto, Darete Frigio",
Montespertoli : M.I.R., stampa 2000
- 163 p. ; 21 cm.
- Contiene, in trad. italiana: "Ephemeris de historia belli Troiani", di D. Candiotto; "De excidio Troiae", di D. Frigio
- ISBN - 88-86873-34-4
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Marucelliana - Firenze
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II
- Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi del Piemonte orientale Amedeo Avogadro. Sede di Vercelli
Dictys : Cretensis, "
Dictys Cretensis et Dares Phrygius De bello et excidio Trojae, in usum serenissimi delphini, cum interpretatione Annae Daceriae...
Accedunt in hac nova editione notae variorum integrae; nec non Josephus Iscanus cum notis Sam Dresemii. Numismatibus & gemmis, historiam illustrantibus exornavit Lud. Smids, m.d. Dissertationem de Dictye Cretensi praefixit Jac Perizonius",
Amstelodami : apud Georgium Gallet, 1702
- [84], 177, [75], 54, [22], 168, [08] , [7] c. di tav. : ill. ; 4
- Cfr. "Koninklijke Bibliotheek Opac"
- Front. in rosso e nero
- A cura di Ludolph Smids
- Antiporta incisa da Jan Goere
- Titolo dell'antiporta: "Dictys et Dares cum notis Annae Daceriae et variorum integris" - Segn.: *-7*4 8*2 a-c4 A-3R4
- Impronta - s.o- eoe- m.ii cl95 (3) 1702 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano
- Biblioteca Palatina - Parma
Dictys : Cretensis,"
Dictys Cretensis et Dares Phrygius de bello trojano ... cum interpretatione Annae Daceriae ...",
Amstelaedami : apud G. Gallet, 1702
- 2 v. : ill. ; 20 cm
- Testo greco e traduzione francese
- Dacier, Anne
Dictys : Cretensis ,"
Ditti Cretese e Darete Frigio storici della guerra trojana volgarizzati dal cav. Compagnoni",
Milano : dalla tipografia di Gio. Battista Sonzogno, 1819
- XCVI, 301, 3, 303-331, 3 p., 7 c. di tav. : ill. ; 8o
Collezione: Collana degli antichi storici grecivolgarizzati
- Indice a p. 303. - 22 cm
- Impronta - ioNI a-n- a.he dial (3) 1819 (A)
Localizzazioni: Biblioteca provinciale Scipione e Giulio Capone - Avellino
- Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino
- Biblioteca statale Isontina - Gorizia
- Biblioteca comunale tenente Filippo Testa - Formia - LT
- Biblioteca delle facoltà di Giurisprudenza e Lettere e filosofia dell'Università degli studi di Milano
- Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano
- Biblioteca dell'Accademia nazionale virgiliana di scienze lettere ed arti - Mantova
- Biblioteca del Centro interdipartimentale di servizi di Palazzo Maldura dell'Università degli studi di Padova
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Padova
- Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca Civica Ricottiana - Voghera - PV
- Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca centrale giuridica - Roma
- Biblioteca dell'Istituto internazionale Don Bosco - Torino
"Ditte Candiotto et Darete Frigio Della guerra troiana, tradotti per Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino: il quale v'ha aggiunto l'ordine, che s'ha da tener nella concatenation dell'historie, & le Vite di tutti quelli historici antichi greci, de' quali e formata la sua collana. ..",
In Vinetia : appresso Gabriel Giolito di Ferrari, 1570
- [32], 180 p. ; 4o.
- "Collana historica. Anelli" / [a cura di TommasoPorcacchi]
- Cors. ; rom.
- Iniziali e fregi xil.
- Marche sul front. (Fenice. Motto: "Semper eadem")
Raccolta contenente "De excidio Troiae" di Dares Phrygius e "Ephemeris belli Troiani" di Dictys Cretensis, a cui si aggiungono le "Declamationes" di Libanius, anch'esse tradotte in italiano
- Segn.: a-d4A-X4Y6
- Impronta - iaio 0594 e-e- robi (3) 1570 (R)
- Marca editoriale: Fenice su fiamme che si sprigionano da anfora (iniz. G.G.F.),su base con sottoscriz. Ai lati 2 diavoli. Motti: "De la mia morte eterna vita io vivo. Semper eadem"
- [Pubblicato con] "Vite di tutti gl'historici antichi greci, de' quali ordinatamente è composta la Collana Historica, descritte da Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino"
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Casanatense - Roma
- Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino
- Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL
- Biblioteca civica - Mondovi' - CN
- Biblioteca civica - Vittorio Veneto - TV
"Dictys Cretensis, et Daretis Phrygij, De bello Troiano historia. Declamationes tres Libanij Sophistae, eiusdem fere argumenti",
Lugdun.: ex typograph. Ant. Candidi, 1598
- 240 p. ; 16o
- A cura di Francesco Faraone, il cui nome compare nella pref.
- Contiene "Ephemeris de historia belli Troiani" attribuita a Dictys Cretensis e tradotta da Lucius Septimus e "De excidio Troiae" attribuita a Dares Phrygius nella traduzione falsamente attribuita a Cornelio Nepote
- L'opera di Libanius è tradotta da Erasmo da Rotterdam
- Cors. ; rom.
- Segn.: A-P8
- Iniziale e fregi xil.
- Fregio xil. sul front.
- Impronta - u-f- r-n- i-*- bare (3) 1598 (R)
- [Variante del titolo] "Historia de excidio Troiae"
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Homerus, "
Homeri Quae exstant omnia Ilias, Odyssea, Batrachomyomachia, Hymni, poematia aliquot cum Latina versione omnium ... perpetuis item iustisque in Iliada simul & Odysseam Io. Spondani Mauleonensis commentariis: Pindari quinetiam Thebani Epitome Iliados Latinis versib. & Daretis Phrygij De bello Troiano libri, a Corn. Nepote eleganter latino versi carmine. ... Indices textus Homeri
...Editio vltima superiore limatior"
- Basileae : per Sebastianum Henricpetri (Basileae : per Sebastianum Henricpetri, 1606)
- 44, 427 p., col. 428-499, 29, 380, 24 p. ; fol
- Marche (Martello che colpisce roccia) sul front. e in fine
- Segn.: a-g6 d4 a-z6 A-P6 Q4 R6 S8 2A-2Z6, "2A-2H6 2I4 2K-2L6
- Titolo uniforme: "Ilias"
- Impronta - o-ru m?*, *.** **** (3) 1606 (R)
- Localizzazioni: questa edizione si custodisce presso la Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia ed altresì presso le seguenti altre biblioteche = Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Valentini, Raffaele,
"Priamo alla tenda di Achille, dramma per musica da rappresentarsi nel Real Teatro di S. Carlo a' 19. novembre 1828. Ricorrendo il fausto giorno onomastico di Sua Maestà Maria Isabella regina del Regno delle Due Sicilie / la poesia è del sig....",
Napoli : dalla Tipografia Flautina, 1828
- 26 p. ; 18 cm
Rappresentazione: 1828 19 novembre Teatro S. Carlo Napoli (Onomastico della regina Maria Isabella)
- Localizzazioni: Biblioteche della Fondazione Giorgio Cini - Venezia
- Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi - Milano
"La Iliada latina . Diario de la guerra de Troya de Dictis Cretense . Historia de la destruccion de Troya de Dares Frigio ; introducciones, traduccion y notas de M.a Felisa Del Barrio Vega y Vicente Cristobal Lopez",
Madrid : Gredos, 2001
- 446 p. ; 20 cm.
- Collezione: Biblioteca clasica Gredos ; 295
- Numeri: ISBN - 8424923138
- [Pubblicato con] Iliada latina -
[Pubblicato con] Diario de la guerra de Troya -
[Pubblicato con] Historia de la destruccion de Troya
- Localizzazioni: Biblioteca interdipartimentale unificata Francesco Petrarca dell'Università degli studi di Pavia
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Padova
Dictys : Cretensis ,"
Dictys Cretensis et Dares Phrygius de bello trojano ex editione Samuelis Artopoei cum notis variorum recensu editionum et codicum et indicibus locupletissimis accurate recensiti. Accedunt Joseph Iscani De bello trojano libri sex. Volumen primum. - Londini : curante et imprimente A.J. Valpy, A.M.", 1825
IV, 288, 290-647, lxxxv, [1] p., 8 c. di tav. , 21 cm.
- Localizzazioni: Biblioteca della Fondazione Centro culturale valdese - Torre Pellice - TO
"Index criticus verborum Daretis Phrygii / Isabelle Johnson-Moser",
[Rist. anast.], 1968
- VI, 119 p. ; 23 cm.
- Riprod. facs. dell'ed.: Nashville, 1938
- Localizzazioni: Biblioteca dell'Istituto di filologia classica della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Macerata
TO0529 - Biblioteca centrale della Facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' degli studi di Torino
Homerus,"
Graecorum poetarum principis Homeri Opera omnia quae extant nempe Ilias, Odyssea, Batrachomyomachia, Hymni, Epigrammata. Cum versione latina, ... omnium emendatissima, ut & commentariis accuratissimis Johannis Spondani, mauleolensis. Addita sunt & interspersa Pindari Thebani Epitome Iliados versibus latinis & Daretis Phrygii De bello troiano libri a Cornelio Nepote eleganter latino versi carmine ...",
Basileae Helueticorum : ex officina typographica Henric-Petrinorum : prostant apud Emmanuelem Konig & Ludouici Konig haeredes, 1686 (Basileae : per Sebastianum Henricpetri, 1606)
- Descrizione fisica: 2 pt. (36, 499 i.e. 463, 25; 4, 380, 24! p.) ; fol.
- Marca dei Konig (Leopardo e grifone rampanti con libro aperto) sul front. e di S. Henricpetri in fine
- Front. in rosso e nero
- Iniz. e fregi xil.
Pt. 2: "Homeri Odyssea iusto Ioannis Spondani mauleonensis commentario illustrata .."
- Titolo uniforme: "Epigrammata "
- Impronta - 6.l- umes *,** **** (3) 1686 (Q)
- Impronta - o-ru m?m. **** **** (3) 1686 (R)
Localizzazioni: Biblioteca Archivio Museo - Bassano del Grappa - VI
Dares : Phrygius,"
Daretis Phrygii vetustissimi scriptoris De bello Troiano, in quo ipse militauit, libri sex, a Cornelio Nepote in Latinum sermonem conuersi. adiunximus, Pindari Thebani Iliados Homeri Epitome. &, Homeri Ilias a Nicolao Valla & Vincentio Obsopoeo politissimo carmine reddita",
Basileae, 1558 (Basileae, mense Martio, 1541)
-16-, 612, -4- p. ; 8o
-Falsa l'attribuzione della trad. della prima opera a Cornelio Nepote
- La "Iliados Homeri epitome", conosciuta come "Ilias Latina", non è di Pindaro, ma è attribuita a Baebius Italicus o a Silius Italicus
- A cura di Alban Thorer, il cui nome appare nella pref.
- E' l'ed. del 1541, cui è stato sostituito il fascicolo 8
- Cors. ; ebr. ; gr. ; rom-
- Iniziali e fregi xil.
- Titolo uniforme: "Ilias Latina"
- Impronta - *.*- usge nia, ExEt (3) 1558 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi - Bergamo
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Dares : Phrygius,"
Daretis Phrygii De excidio Troiae historia / recensuit Ferdinandus Meister",
Lipsiae : in aedibus B. G. Teubneri, 1873
- L, 67 p. ; 18 cm.
- "Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana"
- Titolo uniforme: "De excidio Troiae"
Localizzazioni: Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di L'Aquila
- Biblioteca universitaria di Cagliari
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Medicea Laurenziana - Firenze
- Biblioteca statale Isontina - Gorizia
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Milano
- Biblioteca dell'Accademia nazionale virgiliana di scienze lettere ed arti - Mantova
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca universitaria - Pisa
- Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana - Roma
Diodorus : Siculus,"
Diodori Siculi Bibliothecae historicae libri 15. Hoc est, quotquot Graece extant de quadraginta, quorum quinque nunc primum Latine eduntur, ... Adiecta his sunt ex iis libris qui non extant, fragmenta quaedam. Sebastiano castalione totius operis correctore, partim interprete. Praeterea interiecta est Dictys Cretensis et Daretis Phrygii De bello Troiano historia ...",
Basileae (Basileae : per Henricum Petri, mense Augusto 1559)
- 36, 715, 1 ; 2o
- Marca n. c. in fine
- Cors. ; gr. ; rom
- Segn.: a-c6, A-2V8 2X6 2V8
- Ed. a cura di Poggio Bracciolini il cui nome compare nella ded. e nel proemio
- I traduttori Marcus Hopper, Cospi Angelo, Sebastien Chateillon citati nella ded. al lettore a c. a2r
- Estienne Henry compare a c. a3r. come autore di "De Diodoro & eius scriptis tractatus"
- Iniziali xil. ornate, alcune abitate
- Titolo uniforme: "Bibliotheca historica"
- Impronta - nei- t.m, uml- lopi (3) 1559 (R)
- Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma
- Biblioteca universitaria Alessandrina
Dares : Phrygius,"
Una redazione poetica latina medievale della storia De excidio Troiae di Darete Frigio / introduzione, edizione e note di Marcello Godi",
Roma : A. Signorelli, 1967
- 165 p. ; 21 cm .
- Bibliografia Nazionale - 6814055
Localizzazioni: Biblioteca Riccardiana - Firenze
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
- Biblioteca del Dipartimento di filologia moderna dell'Università degli studi di Milano
Dares : Phrygius
"Index criticus verborum Daretis Phrygii / [curavit] Isabelle Johnson-Moser",
Hildesheim : Olms, 1968
- VI, 119 p. ; 23 cm.
- Ripr. facs. dell'ed.: Nashville, 1938.
Localizzazioni: Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale dell'Universita' degli Studi di Bologna
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Medicea Laurenziana - Firenze
- Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca di scienze della formazione dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli
- Biblioteca del Dipartimento di scienze dell'antichità dell'Università degli studi di Padova
"Belli Troiani scriptores praecipui, Dictys Cretensis, Dares Phrygius & Homerus, omnes iampridem latio iure donati, nunc vero a mendis expurgati, & in vnum volumen digesti. Additae sunt quoque Libanij & Aristidis declamationes quaedam, historias Troiani belli declarantes",
Basileae : per Petrum Pernam, 1573
- 16!, 1042, i.e. 1056, 2 p. ; 8o
- A cura di Georg Henisch, il cui nome appare nella pref.
- Contiene "Ephemeris de historia belli Troiani" attribuita a Dictys Cretensis e tradotta da Lucius Septimius; "De excidio Troiae" attribuita a Dares Phrygius e "De bello Troiano" di Joseph of Exeter (quest'ultima opera è un rifacimento in versi del "De excidio Troiae", cfr. BLC, 77, 24), la traduzione delle quali è falsamente attribuita a Cornelio Nepote; L'Iliade di Omero tradotta da Vincentius Opsopoeus, Nicolo Valla e Helius Eobanus Hessus
- La "Declamatio" di Libanius è tradotta da Erasmo da Rotterdam, quella di Aristide da Joachim Camerarius
- Marca sul front
- Cors. ; gr. ; rom.
- Iniziali xil.
-Titolo uniforme: "De bello Troiano"
- Impronta - mous roe- exax ceEa (3) 1573 (R)
Marca editoriale: Donna che tiene nella mano destra una lucerna e si appoggia ad bastone. - Motto : "Lucerna pedibus meis verbum tuum"
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Provinciale Nicola Bernardini - Lecce
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Dares : Phrygius
"Anonymi Historia Troyana Daretis Frigii / Untersuchungen und kritische Ausg. Jurgen Stohlmann",
Wuppertal [etc.] : Henn, c1968
- 432 p. ; 24 cm.
- Collezione: "Beihefte zum mittellateinischen Jahrbuch"
Localizzazioni: Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca di scienze della formazione dell'Università degli studi di Firenze
- Biblioteca dell'Istituto di filologia classica della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Macerata
- Biblioteca del Dipartimento di filologia moderna dell'Università degli studi di Milano
- Biblioteca del Centro interdipartimentale di servizi di Palazzo Maldura dell'Università degli studi di Padova
- Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
"Dictys Cretensis, et Daretis Phrygii, De bello Troiano historia. Declamationes tres Libanij Sophistae, eiusdem fere argumenti",
Lugd. : apud Seb. Gryphium, 1552
- 208 p. ; 16o
- Contiene "Ephemeris de historia belli Troiani" attribuita a Dictys Cretensis e tradotta da Lucius Septimius e "De excidio Troiae" attribuita a Dares Phrigius nella traduzione falsamente attribuita a Cornelio Nepote
- La "Declamatio" di Libanius è tradotta da Erasmo da Rotterdam
- Iniziali xil.
-Titolo uniforme: "De excidio Troiae"
- Impronta - isq; t,t, ase- Hedi (3) 1552 (R)
Localizzazioni: Biblioteca civica - Mondovi' - CN
- Biblioteca nazionale Braidense - Milano
Andrea : Avellino [Santo],"
Soliloquia diuini amoris, & expositio in psalmum 45. Beati Andreae Auellini clerici regularis. Ex eius operis excerpta. Ex Italico in latinum translata a Iacobo Dentice clerico regulari",
Neap. : apud Honuphurium Sauium, 1646
- [12], 175, [17] p., 1 c. di tav. calcogr. : ill. ; 12o
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Sant'Andrea Avellino
nacque a Castronuovo nel 1521, da Giovanni Avellino e da Margherita Appella. Venne battezzato con il nome di Lancellotto, primo di due fratelli. Ricevette la prima educazione da suo zio Don Cesare Appella, che era arciprete del paese. Nel 1532 si trasferì a Senise, paese distante pochi chilometri, dove studiò lettere classiche, matematica e musica per quattro anni. Il 17 agosto 1537 il vescovo di Anglona lo consacra a Suddiacono. Per quattro anni aiutò lo zio arciprete nell’opera di catechesi della parrocchia. Venne ordinato presbitero fra il 1545 e il 1546. L'anno seguente si iscrive all’università di Napoli per conseguire la laurea in giurisprudenza civile e canonica.
Nel 1548 fece la conoscenza del gesuita spagnolo Padre Diego Lainez, la frequentazione degli esercizi spirituali tenuti da questo sacerdote provocarono un profondo cambiamento nel modo di pensare di Lancellotto che lo indicherà come il momento della sua vera conversione. Da questo momento decide di continuare gli studi giuridici, ma di rinunciare alla laurea; dominare e contrastare i moti istintivi della propria volontà; progredire ogni giorno di più nella via della perfezione; dedicarsi totalmente a Dio abbracciando lo stato religioso della famiglia teatina. Gaetano di Thiene, aveva fondato nel 1533 una comunità a Napoli presso la grande chiesa di San Paolo Maggiore, di questo ordine riformatore.
Terminati gli studi, come deciso, rinunciò al conseguimento della laurea bruciando nell’umiltà i suo disegni e aspirazioni di grandezza. In attesa di essere accolto tra i teatini, si operò presso la Curia Arcivescovile di Napoli come avvocato. Durante questo periodo ebbe modo di difendere come avvocato un sacerdote in tribunale: la causa fu vinta ma solo con l’uso della menzogna. Questo fatto marcò profondamente Lancellotto che decise di lasciare tutto ciò che poteva ostacolare il suo servizio a Dio. Tornò al paese e elargì, a favore del fratello, la parte di eredità che gli spettava. Presto viene richiamato a Napoli dal Vicario generale Monsignor Scipione Rebiba.
Nel 1551 viene incaricato di riformare i costumi del monastero di Sant'Arcangelo a Baiano. In quel tempo vi era l’usanza nelle famiglie nobili di mettere in convento le figlie che non avevano trovato un matrimonio conveniente. Questa usanza creava nei monasteri una situazione di degrado e di poca coerenza con la vera vita monastica. Don Lancellotto si dedica con tutte le sue forza alla riforma di questa comunità con l’introduzione di una più disciplinata e attenta conduzione della vita della monache. Questo gli causò risentimenti e critiche che sfociarono in un tentativo di omicidio.
Il 14 agosto 1556 entra come postulante presso i teatini di San Paolo a Napoli. Il 30 novembre dello stesso anno vestì l’abito di novizio, prendendo il nuovo nome di Andrea. Il 25 gennaio 1558 prese i voti. L'anno seguente venne ricevuto a Roma da Papa Paolo IV cofondatore assieme a Gaetano Thienne dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini. Nel 1560 venne nominato maestro dei novizi, carica che svolse per 10 anni. Fu molto apprezzato come confessore, attività che svolse con grande impegno al sevizio di tutti quelli che chiedevano di ricevere da lui questo sacramento.
Nel 1567 Padre Don Andrea Avellino venne nominato Preposito di San Paolo Maggiore a Napoli. Carica che svolse a più riprese nei successivi dieci anni. Fu visitatore della Provincia lombarda dei teatini tra il 1573 e il 1577 e della Provincia campana dal 1590 al 1591.
Le sue regole per svolgere al meglio la sua attività di superiore erano: agire secondo il detto della sapienza, con fermezza e con dolcezza; imitare il Signore che prima insegnò con l’esempio e poi con la parola; tenere presente il monito di San Bernardo ai prepositi vedano tutto, dissimulino molto, correggano poco; valutare la buona volontà dei confratelli, apprezzare il loro operato e farlo conoscere, perché sia di esempio e di sprone agli altri.
Nel maggio del 1585 il santo si operò come mediatore e mise a disposizione dei bisognosi le risorse del suo ordine, dopo i tumulti scoppiati a Napoli a seguito dell'uccisione del capo popolo G.B Starace da parte della folla inferocita. Starace era ritenuto il responsabile della carestia che la città stava subendo.
Molto benefica e proficua fu la sua attività come superiore dell’ordine che visse in quel periodo un intenso sviluppo nelle province di Napoli Milano e Roma. Intensa fu la sua attività epistolare che conta oltre mille lettere. Scrisse numerosi trattati e opuscoli di ascetica e di esegesi biblica. Lettere che vennero edite nel 1731 in due volumi. Da questi scritti si constata la sua grande devozione per la Madonna. Le sue principali fonti di ispirazione erano, Sant'Agostino, San Giovanni Crisostomo, San Bernardo e San Tommaso.
La sua morte avvenne il 10 novembre 1608.
Il processo di beatificazione ebbe inizio nel dicembre del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ottobre 1624 e proclamato santo da Clemente XI il 22 maggio 1712. Egli è sepolto nella chiesa di San Paolo Maggiore a Napoli. La Chiesa Cattolica lo festeggia il 10 novembre, suo dies natalis ovvero il giorno della sua morte che la Chiesa considera la sua "nascita al Cielo". È invocato dai fedeli contro la morte improvvisa [da "Wikipedia" , sotto voce].
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Opus regale in quo continentur infrascripta opuscula. Epistola consolatoria ... / Io. Ludo. Viualdi", Venundantur Parisius Impressum Parisius
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Aureum opus de veritate contritionis in quo mirifica documenta eterne salutis aperiuntur / Per fratrem Iohannem Lu ", Salutiis
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Verae contritionis praecepta, quae nihil prae se ferunt, quam ipsam pietatem, fratre Ioanne Viualdo authore, ac li ", Parisiis, Parigi", 1546
Vivaldi, Giovanni Ludovico," De contritionis veritate aureum opus fratris Joannis Viualdi de Monteregali ordinis fratrum predicatorum sacre pag ", Opus ... impressum in oppido Haguenau
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Opus regale in quo continentur infrascripta opuscula. Epistola consolatoria in qua tria optima remedia ad repellen ", Salutijs
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Aureum opus de veritate contritionis, in quo mirisica documenta aeternae salutis aperiuntur. Habes studiose lector
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Aureum opus de veritate contritionis, in quo mirifica documenta aeternae salutis aperiuntur. Habes studiose lector ", Lugduni Impressum Lugduni", 1545
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Opus regale in quo continentur infrascripta opuscula. Epistola consolatoria in qua tria remedia ac repellendum omn ", Venundantur Lugduni Impressum Lugduni
Vivaldi, Giovanni Ludovico," L' oppressione della citta di Otranto : De oppressione Ydrontine civitatis / Giovanni Ludovico Vivaldi ; a cura di ", Lecce", stampa 2004
Vivaldi, Giovanni Ludovico," Elogium. De laudibus, et praerogatiuis sacrorum liliorum in stemmate Regis Gallorum existentium. In quo tum sacra, ", Parisii", 1608
Giraldi, Lilio Gregorio, " Dialogi duo de poetis nostrorum temporum ... Eiusdem epistola uersu conscripta, in qua agitur de incommodis, quae direptione urbana passus est, ... Eiusdem progymnasma ", Florentiae\Firenze: Torrentino, Lorenzo, 1551
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gir. Ferr. Libellus: quomodo quis ingrati crimen & nomen possit effugere, in quo de gratiis pleraque cognitu digna exponuntur ", Florentiae: Torrentino, Lorenzo, 1548
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Graegorii Ziraldi Ferrariensis Syntagma de musis ", Argentorat.: Schurer, Matthias
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gir. ferr. Libellus:quomodo quis ingrati crimen & nomen possit effugere, in quo de gratiis pleraque cognitu digna exponuntur ... ", Florentiae: Torrentino, Lorenzo, 1547
Giraldi, Lilio Gregorio, " Huic libello insunt Lilij Gregorij Gyraldi Ferrariensis Herculis vita. Eiusdem De musis syntagma denuo reconcinnatum & auctum. Epithalamia diuersorum in nuptias Ioan. ", Basileae: Isengrin, Michael, 1539
Simeon Seth," Simeonis Sethi magistri Antiochiae Syntagma per elementorum ordinem, de alimentorum facultate ad Michaelem ducam imperatorem a Lilio Gregorio Giraldo Ferrariense olim L ", Basileae: Perna, Peter, 1561
"3", Parmae: typis Hippolyti, & Francisci Mariae de Rosatis: Rosati, Ippolito & Rosati, Francesco Maria, 1691
Pico della Mirandola, Gianfrancesco," Ioannis Francisci Pici Mirandulani Principis: Concordiaeque comitis Hymni heroici tres ad Sanctissimam Trinitatem: ad Christum: & ad Virginem Mariam: una cum commentari ", Minuziano, Alessandro
Giraldi, Lilio Gregorio, " De deis gentium uaria & multiplex historia, libris siue syntagmatibus 17 comprehensa: in qua simul de eorum imaginibus & cognominibus agitur, plurimaque etiam hactenus ", Oporinus, JohannKundig, Jakob
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilij Gregorij Gyraldi Ferrariensis, De sepulchris & uario sepeliendi ritu, libellus. ... ", Basileae\Basilea: Isengrin, MichaelBebel, Johann, 1539
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorij Gyraldi Ferrariensis Libelli duo, in quorum altero aenigmata pleraque antiquorum, in altero Pythagorae symbola, non paulo quam hactenus ab alijs, clarius ", BasileaeBasileae: Oporinus, Johann
Giraldi, Lilio Gregorio, " 1 ", Guarin, Thomas
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Greg. Gyraldi Ferrariensis Operum quae extant omnium non minus erudi tae quam elegantis literaturae studiosis & expetitorum hactenus & deinceps expetendorum tomi ", BasileaeBasileae: Guarin, Thomas, 1580
Giraldi, Lilio Gregorio, " Tomus secundus
Hierocles : Alexandrinus," Hierocles De providentia & fato: una cum fragmentis ejusdem; et Lilii Gyraldi interpretatione Symbolorum Pythagorae; notisque Merici Casauboni ad Commentarium Hiero ", London: Dickinson HenryRedmayne, JohnWilliams, John, 1673
Giraldi, Lilio Gregorio, " Historia poetarum tam Graecorum quam Latinorum dialogi decem, quibus scripta et uitae eorum sic exprimuntur, ut ea perdiscere cupientibus, minimum iam laboris esse quea ", Basileae: Isengrin, Michael, 1545
Boissard, Jean-Jacques <1528-1602>," 6: 6. pars antiquitatum Romanarum siue 4 tomus, inscriptionum & monumentorum, quae Romae in saxis & marmoribus visuntur autore I.I. Boissardo Vesuntino omnia studiose c ", Francf. ", 1602
Giraldi, Lilio Gregorio, " De deis gentium uaria & multiplex historia, in qua simul de eorum imaginibus & cognominibus agitur, vbi plurima etiam hactenus multis ignota explicantur, & pleraque cla ", BasileaeBasileae: Oporinus, Johann
Giraldi, Giambattista," Commentario delle cose di Ferrara, et de principi da Este, di m. Giouanbattista Giraldi gentil'huomo Ferrarese ... Tratto dall'epitome di m. Gregorio Giraldi; & tra ", In FiorenzaIn Fiorenza ", 1556.
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Graegorii Ziraldi Ferrariensis Syntagma de musis. Nouem filiae magni Iouis ", Parigi!Parrhisij: Crespin, Nicolas <1510-1529>
Giraldi, Lilio Gregorio, " De deis Gentium libri siue Syntagmata 17. Quibus varia ac multiplex deorum Gentium historia, imagine ac cognomina, plurimaque simul multis hactenus ignota explicantur, ", LugduniLugduni: Faure, Jacques, 1565
Giraldi, Giambattista," Cinthii Ioannis Baptistae Gyraldi ferrariensis De obitu diui Alfonsi estensis principis inuictiss. epicedion. Hercules estensis dux salutatus. Syluarum liber vnus ... c ", Ferrariae: Rossi, Francesco <2.>
Giraldi, Giambattista," Cynthii Ioannis Baptistae Gyraldi nobilis Ferrariensis illustrissimi ac excellentiss. Herculis Atest De Ferraria et Atestinis principibus commentariolum ex Lilii Gregor ", Ferrariae: Rossi, Francesco <2.>, 1556. Mense Feb
Hyginus," C. Iulii Hygini, Augusti liberti, Fabularum libri, ad omnium poetarum lectionem mite necessarius, & nunc denuo excusus. Eiusdem Poeticon astronomicon libri quatuor. Qui ", Parisiis: Parent, Jean, 1578
Ovidius Naso, Publius," Publii Ovidii Nasonis, Fastorum lib. 6. Tristium lib. 5. De Ponto lib. 4. Opus hac nostra editione a multis vindicatum mendis, & pristino restitutum splendori ", Bassani: Remondini, Giovanni Antonio, [dopo il 1670]
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Graegorii Ziraldi Ferrariensis Syntagma de Mysis ", Argentorat.: Schuerer, Matthias
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gyraldi Ferr. Liber aduersus ingratos, in quo multiplices ingrati criminis radices conuelluntur, variisque tum historijs, tum naturae exemplis ingrati ", FlorentiaeExcusum Florentiae: Torrentino, Lorenzo
Giraldi, Giambattista," Commentario delle cose di Ferrara, et de' principi da Este, di m. Giouambattista Giraldi gentilhuomo ferrarese, segretario dell'illustriss. & eccellentiss. signore, il ", In Venetia: Rossi, Giovanni <1556-1595>
Giraldi, Lilio Gregorio, " LilI GregorI Gyraldi Ferrariensis Opera omnia duobus tomis distincta, complectentia historiam de deis gentium, musis et Hercule, rem nauticam, sepulcralia, et varios ", Lugduni Batavorum: Hackius, Jacobus & Boutesteyn, Cornelis & Du Vivie, Johannes & Aa, Pieter <1.> van der & Luchtmans, Jordaan, 1696
Giraldi, Lilio Gregorio, " 2: LilI GregorI Gyraldi Ferrariensis Operum tomus secundus, historiam poetarum, Graecorum ac Latinorum, aenigmatum antiquorum et Pythagorae symbolorum interpretationem, ", Lugduni Batavorum: Hackius, Jacobus & Boutesteyn, Cornelis & Du Vivie, Johannes & Aa, Pieter <1.> van der & Luchtmans, Jordaan, 1696
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gyraldi Ferrarien. Suarum quarundam annotationum dialogismi 30. ... Item Laurentij Frizzolij Solianensis Dialogismu vnicus de ipsius Lilij vita & ope ", Venetiis: Scoto, Gualtiero, 1553
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gyraldi De annis et mensibus, caeterisque temporum partibus, difficili hactenus & impedita materia, dissertatio facilis & expedita. Eiusdem Calendarium & ", Basileae: Isengrin, Michael & Bebel, Johann, 1541
Giraldi, Lilio Gregorio, " Historiae poetarum tam Graecorum quam Latinorum dialogi decem, quibus scripta & uitae eorum sic exprimuntur, ut ea perdiscere cupientibus, minimum iam laboris esse quea ", Basileae: Isengrin, Michael, 1545
Giraldi, Lilio Gregorio, " LilI GregorI Gyraldi Ferrariensis De sepultura ac vario sepeliendi ritu libellus quem variis suis animadversionibus illustratum ac locupletatum edidit Iohannes Faes ", HelmestadI: Muller, Heinrich David, 1676
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gyraldi Ferrariensis Poematia ", Lugduni: Gryphius, Sebastien, 1536
Hierocles : Alexandrinu," Hierocles De providentia & fato: una cum fragmentis ejusdem; et Lilii Gyraldi interpretatione Symbolorum Pythagorae; notisque Merici Casauboni ad Commentarium Hiero ", Londini: Daniel, Roger, 1654
Simeon Seth," Symeonos magistrou Antiocheias tou Sethi, Syntagma kata stoicheion, peri trophon dynameon. Symeonis Sethi magistri Antiochiae, Syntagma per literarum ordinem, de cibari ", Basileae: Isengrin, Michael, 1538
"Aenigmatographia siue Sylloge aenigmatum et gryphorum conuiualium. Ex varijs & diuersis auctoribus, tam antiquis, quam nouis, collectorum, & vno volumine comprehensorum ", Francofurti: Draudius, Georgius & Angelus, Philippus, 1599
Giraldi, Lilio Gregorio, " De deis Gentium libri siue Syntagmata 17. Quibus varia ac multiplex deorum Gentium historia, imagine ac cognomina, plurimaque simul multis hactenus ignota explicantur, ", Lugduni: Giunta, Jacques heritiers, 1565
Giraldi, Lilio Gregorio, " Lilii Gregorii Gyraldi Ferrariensis, De re nautica libellus, admiranda quadam & recondita eruditione refertus, nunc primum & natus & aeditus ", Basileae: Isengrin, MichaelBebel, Johann, 1540
"2: Eruditorum aliquot virorum de comoedia & comicis uersibus commentationes: itemque in Plautum annotationes: & alia, quibus totus fere Plautus explicatur. ... ", Basileae Episcopius, Eusebius <1565-1599>Herwagen, Johann <2.> Erben <1565-1578>, 1568
Tra il 185 e il 187 d.C., la notizia di un oroscopo, che presagiva a Giulia Domna un futuro regale, spinse Lucio Settimio Severo, ambizioso proconsole della Gallia Lugdunensis, già comandante della legio IV Schytica (179 d.C.), a chiederla in moglie. Dal matrimonio vennero ben presto alla luce due figli maschi, Lucio Settimio Bassiano (divenuto, dal 195 d.C., Marco Aurelio Antonino Caracalla) e Publio Settimio Geta. Nel 193 d.C., in occasione del conferimento ufficiale della dignità imperiale a Settimio Severo, acclamato imperatore dalle truppe di stanza in Pannonia, Giulia Domna ottenne il titolo di Augusta. Furono anche emesse monete a suo nome.
La costante presenza accanto al marito durante le spedizioni militari, valse all'Augusta il concessione del titolo mater castrorum, appellativo di recente coniazione, assegnato per la prima volta a Faustina Minore nel 174 d.C.
Giulia Domna esercitò, fin dall'inizio, un forte ascendente sulle decisioni del marito. Supportata dal notevole carisma di matrice orientale, l'imperatrice prese parte attiva all'amministrazione dell'impero, pur accontentandosi di agire a margine della scena politica nel pieno rispetto del mos romano, da sempre riluttante al conferimento di ruoli ed incarichi ufficiali alle donne.
Tra il 202 e il 205 d.C., l'acceso contrasto con Plauziano, prefetto del pretorio e consigliere, sempre più influente, di Settimio Severo, determinò il temporaneo e parziale ritiro dell'Augusta dalla vita pubblica. Il volontario allontanamento dall'ambiente di corte consentì a Giulia Domna di dedicarsi intensamente a studi filosofici e religiosi ed attorno alla sua figura venne formandosi un circolo di intellettuali, tra i quali si annoverano il medico Galeno e il filosofo Filostrato.
Durante il principato di Caracalla (211-217 d.C.), la trascuratezza per gli affari dello stato, mostrata dall'imperatore, permise una sempre più diretta partecipazione dell'Augusta alla gestione del potere imperiale. La posizione primaria rivestita da Giulia Domna in ambito pubblico emerge con evidenza dall'altisonante titolatura Iulia pia felix Augusta mater Augusti nostri et castrorum et senatus et patriae, attestata con certezza a partire dal 211 d.C.
Inoltre, come testimoniato da Dione Cassio (Dio Cass., "Hist.", LXXVII, 18, 2; LXXVIII, 4, 2 3), nel periodo della folle spedizione di Caracalla contro l'impero partico, all'imperatrice fu addirittura assegnato un incarico ufficiale, la sovrintendenza della corrispondenza imperiale. Tuttavia, nel 217 d.C., la sorte cambiò improvvisamente. Appresa la notizia dell'assassinio di Caracalla e dell'acclamazione imperiale di Opellio Macrino, Giulia Domna, presumibilmente già malata, si lasciò morire ad Antiochia, dove soggiornava, nel medesimo anno.
Bibliografia
Calderini A., "Le donne dei Severi", in "Quaderni di Studi romani", V, 1945.
Cleve R.L., "Severus Alexander and the Severan women", Los Angeles, University of California Press., 1982.
Comucci Biscardi B.M., "Donne di rango e donne di popolo nell’età dei Severi", Firenze, Olschki, 1987.
Ghedini F., "Giulia Domna tra Oriente e Occidente. Le fonti archeologiche", Roma, "L’Erma" di Bretschneider, 1984.
Grant M., "The Severan: the changed Roman empire", London-New York, Routledge, 1996.
Kettenhofen E., "Die syrischen Augustae in der historischen Überlieferung", Antiquitas 3, Bonn, 1979.
Turton G., "The Syrian princesses: the women who ruled Rome, A.D. 193-235", London, Cassell, 1974.
Williams M.G., "Studies in the Lives of Roman Empresses: I. Julia Domna", in "American Journal of Archaeology", 6, 1902, pp. 259-305.
CAP. I.***I cristiani respingono gli spettacoli di cui i pagani si dilettano; né ci possono essere ragioni che li convincano ad assistere a cerimonie così sacrileghe ed empie
CAP. II.***C'è chi difende gli spettacoli, sostenendo che ciò che viene usato in tali rappresentazioni ci viene dato da Dio e quindi ha un principio di bene: tutte queste argomentazioni sono false
CAP. III.***Gli spettacoli sono proibiti dalle Sacre Scritture
CAP. IV.***Già col battesimo, noi Cristiani abbiamo rinunziato agli spettacoli teatrali
CAP. V.***L'origine degli spettacoli: le loro denominazioni: gli Dei ai quali essi venivano dedicati
CAP. VI.***O che gli spettacoli siano dedicati agli Dei o agli spiriti dei trapassati, essi vanno considerati come qualcosa di falso e di sacrilego
CAP. VII.***Anche tutto l'apparato esterno di que-sti giochi, tradisce la loro origine e natura idolatra
CAP. VIII.***Tutto nel Circo, parla esplicitamente d'idolatria, né valgono tentativi di dimostrazione
CAP. IX.***Anche nei giochi equestri s'annida un principio idolatra
CAP. X.***E i giochi scenici non sono forse imbevuti di principi idolatri? Tutto riveste questo carattere: anche l'ossequio prestato ai morti, non è che idolatria
CAP. XI.***I giochi agonali sono consacrati agli Dei, ma appunto, hanno un carattere prettamente idolatra
CAP. XII.***Quale l'origine dei gladiatori; dei loro combattimenti colle fiere e come costoro partecipino dei principi idolatri
CAP. XIII.***Ogni ombra d'idolatria va sfuggita
CAP. XIV.***Donde venga ricavata la proibizione degli spettacoli fatta da Dio ai cristiani
CAP. XV.***Lo spirito prova un turbamento e una commozione grande, di fronte alle impurità e alle vergogne cui si assiste negli spettacoli
CAP. XVI.***Tutto è furore negli spettacoli del Circo: i cristiani ne debbono stare ben lontani
CAP. XVII..***I teatri sonò sentine d'impurità e di disonestà
CAP. XVIII..***Le tragedie, le commedie hanno in loro qualcosa d'illecito e di empio
CAP. XIX.***Quali crudeltà sono quelle che si vedono compiute nell'anfiteatro
CAP. XX.***Si possono fare delle obiezioni in difesa degli spettacoli: ebbene, opponiamo ad esse forza e sicurezza di risposta
CAP. XXI.***Il bene e il male sono tali per loro natura non possono tali principi assoluti andar soggetti a luoghi e a circostanze
CAP. XXII.***Gli uomini non seguono un'eguaglianza di criterio nel giudicare: le stesse azioni appaiono loro ora buone, ora malvagie
CAP. XXIII.***Come dovrà giudicarli Iddio, gli spettacoli, se gli uomini pure hanno per essi parola di riprovazione e di condanna?
CAP. XXIV.***Col sacramento del battesimo si rinun-zia a qualsiasi genere di spettacoli: chi v'assiste, in certo modo, rinnega il battesimo
CAP. XXV.***Come è possibile nutrire santità di pensieri, in mezzo all'obbrobrio degli spettacoli?
CAP. XXVI.***Il teatro è cosa che ha in sé carattere demoniaco
CAP. XXVII.***Ogni godimento che può esser dato dagli spettacoli, è intimamente unito con qualcosa di empio, di sacrilego, di diabolico
CAP. XXVIII.***E' nella vita dell'al di là che i Cristianti troveranno le gioie più intinse e più piene
CAP. XXIX.***Anche i Cristiani possono avere tanti spettacoli di gioia e di grandezza su questa terra!
CAP. XXX.***Il Giudizio Universale
CAPITOLO I.
I Cristiani respingono gli spettacoli di cui i pagani si dilettano; né ci possono essere ragioni che li convincano ad assistere a cerimonie così sacrileghe ed empie.
Quale principio saldo ed integro di fede, quale luce di verità, quale assoluta regola di disciplina, fra le altre manifestazioni dovute ormai ad errori e a traviamenti secolari, impediscano a noi di prender parte all'allegria che regna negli spettacoli pubblici, voi, o servi di Dio, dovete ben conoscere; voi, dico, che ognor più v'accostate e vi stringete a Dio, e che conoscete e confessate d'averne avuta esatta nozione avendo partecipato col battesimo ai suoi misteri; perché non vi debba essere alcuno che venga a trovarsi in stato di colpa o per ignoranza o per |26 dissimulazione. L'adescamento del piacere è infatti tanto forte, che riesce a vincere e a trascinare chi è ignorante, nell'occasione di peccare, e insegna a simulare e a fingere a coloro che ne sono esperti. Sull'uno e sull'altro punto della quistione, forse il modo di pensare dei pagani potrebbe anche rappresentare un procedimento lusinghiero e persuasivo, e in tale argomento infatti costoro, contro di noi, così ragionano; essi sostengono che a quell'intimo senso religioso che risiede nell'animo nostro e nella nostra coscienza, non può per nulla portar pregiudizio quella specie di soddisfazione che dall'esterno vengono a percepire i nostri occhi ed orecchi e che Iddio non si può sentire minimamente offeso da un certo svago che l'uomo può prendersi, a tempo e a luogo opportuno, quando questi, s'intende, mantenga nella sua integrità e purezza il senso dell'onore e del timore di Dio. Eppure è questo punto che precisamente noi ci accingiamo a dimostrare falso ed errato e come tale opinione non s'accordi affatto a un principio di religione vera e di ossequio profondo verso il verace Iddio. Vi sono alcuni i quali pensano che i Cristiani, sicuri e pronti come sono essi di fronte alla morte, s'addestrino appunto in questa fermezza, col rinunziare a tutte le soddisfazioni che può offrire la vita, perché appunto acquistino quella disposizione di spinto che permette loro più facilmente di disprezzarla, quando siano spezzati tutti i vincoli che possono renderla |27 desiderabile. Per loro la vita appare come vana e superflua; c'è, dico, chi afferma questo, perché vorrebbero arrivare a sostenere che quella linea di condotta nei Cristiani, viene in certo modo determinata da considerazioni e da calcoli umani, piuttosto che suggerita da divino consiglio. Morire nel nome di Dio, doveva esser ben triste e ben doloroso per chi avesse trascorso la sua vita in gioia e in sollazzi; costoro pensano; ma se la cosa fosse anche andata così, però, la risolutezza, la fermezza di fronte alla morte dovrebbero bastare a far riconoscere il valore di un principio di rinunzia così saldo e inflessibile.
CAPITOLO II.
C'è chi difende gli spettacoli, sostenendo che ciò che viene usato in tali rappresentazioni ci viene dato da Dio e quindi ha un principio di bene: tutte queste argomentazioni sono false.
Ecco il frivolo pretesto che fanno valere una infinità di gente: nessuno vi può essere invero, il quale non debba riconoscere che tutto quanto di cui sia stato artefice Iddio e che sia stato poi posto a servigio dell'uomo, come noi andiamo sostenendo, non possieda in sé il carattere della bontà, come ciò che deriva da Colui che è in sé stesso bontà infinita: fra queste cose vanno pure annoverate quelle che in certo modo rispondono alla preparazione degli spettacoli stessi, ad esempio: |28 sono necessari il cavallo, il leone; si richiedono forze fìsiche valide, e dolcezza e soavità di voce. Quindi ciò che proviene dalla stessa natura ed energia divina, non può apparire a noi come qualcosa di alieno o di contrario ed avverso alla divinità stessa e non si può quindi dare attributo di colpa a ciò che si riconosca non nemico della divinità, perché appunto non è neppure qualcosa di alieno da essa. È evidente quindi che le costruzioni stesse, nella loro magnificenza, sono opera di Dio; e le pietre infatti, e le mura, e le colonne marmoree non ripetono la loro origine da Lui che ce le ha date come mezzi e strumenti di ornamentazione e di bellezza? e non è pur vero che quanto gli uomini compiono si svolge sotto il grande cielo di Dio? Quale abile tessitrice d'argomenti non si scopre l'umana insipienza, specialmente quando teme che le possa venire a mancare, sia pure una parte piccola di quel che possa contribuire alla gioia e ai vantaggi terreni! Ti sarebbe facile trovare un maggior numero di quelli che dalla nostra famiglia si tengono lontani, più perché vedono offuscata la visione del piacere terreno, che per il pericolo della vita. Anche lo stolto non ha in fondo paura della morte, perche sa che è un debito che pur bisogna pagare; ma il piacere, in sé stesso, sia pure piccolo, anche il saggio non lo disprezza, perché, sia per lo stolto che per il sapiente, non v'è altro che infiori la vita, se non il piacere. Nessuno pensa di poter negare tutto questo, perché non c'è |29 alcuno che non conosca quello che la natura pone di per sé stessa dinanzi all'occhio nostro e suggerisce al nostro spirito. Iddio è il creatore di quest'ordine, di questa armonia universale e questo universo in tanto è bontà infinita, in quanto è soggetto in certo modo all'uomo e risponde alla sua diretta utilità. Ma poiché la conoscenza che essi hanno di Dio non è intima ed è in relazione, si può dire, alla sola natura, secondo un ius naturale; e non sanno un rapporto più intimo che chiameremo familiare; visto che la loro nozione di Dio è qualcosa di lontano e non di vicino, ne risulta come qualcosa di inevitabile che essi non abbiano la percezione di come Egli voglia che siano rette e regolate tutte le cose, dopo che le formò, e che non conoscano nello stesso tempo quale potenza nemica in contrasto alla sua, esista per trasmutare e falsare l'indirizzo di quanto era di divina fattura, perché non è possibile che tu intenda il mal volere di quella potenza avversa a Dio, se di questi pure hai una conoscenza così limitata ed imperfetta. Non è il caso dunque di considerar solo questo: da chi, cioè, tutto sia stato preordinato e armonizzato, ma anche da chi questa costruzione mirabile sia stata inquinata e sconvolta; e così apparirà nella sua vera luce a quale scopo il tutto abbia avuto sua origine ed ordine, se sarà chiaro pure quello che non risponde a tale armonica volontà dell'ordinatore dell'universo. Molta è la differenza che corre fra quanto sia corruzione e |30 rovina, da un lato, e armonia e fulgida compattezza da un'altra; come appunto grande divano è quello che passa fra chi crea e chi tutto guasta e distrugge. E, del resto, anche tutti quegli aspetti del male e della perversità che pure i pagani, riconoscendoli appunto come tali, impediscono e condannano, trovano pure il loro elemento primo in quello che è opera di Dio. Prendi, se vuoi, l'omicidio compiuto col ferro e col veleno o con misteriose formule magiche: ma il ferro è cosa che appartiene e che è opera di Dio, come le erbe, e come anche le potenze demoniache. Ma che forse, chi tali cose trasse dal nulla, pensò che dovessero servire poi alla rovina dell'uomo? Eppure Iddio fu con un precetto solo e grandissimo che condannò qualunque forma di violenza; non ucciderai, egli disse. E l'oro e il bronzo e l'argento, l'avorio, il legno e qualunque altra materia della quale ci serviamo per costruire immagini idolatre, chi fu che l'introdusse fra gli uomini se non Iddio stesso, creatore di questo nostro mondo? Ma che forse le creò perché, a scapito della sua stessa potenza, dovessero poi divenire oggetto di adorazione? Ma, al contrario, anzi, al suo cospetto grave colpa è l'adorazione degli idoli. Che cosa non è creazione di Dio, fra quello che pure si può trasformare in qualcosa di offensivo per lui? ma quando diviene motivo e ragione di offesa, non appartiene più a Dio ed è appunto quando viene a tacere questa natura divina della cosa, che essa può |31 rappresentare elemento di offesa. L'uomo stesso, che pure è capace di tutti i delitti e di ogni perversità, non solo è opera di Dio, ma è fatto a sua immagine e somiglianzà; ma pure si è allontanato di gran lunga da quel che fu il suo creatore considerando la vita materiale e spirituale; noi non abbiamo infatti avuto la facoltà dello sguardo, perché con esso venisse alimentato l'ardore dei nostri desideri; non c'è stata data la lingua, perché noi usassimo mala parola; non c'è stato concesso di ascoltare, per prestare orecchio a discorsi perversi; non la gola perché ci abbandonassimo colpevolmente ad essa; non il ventre per l'incontinenza della crapula; non gli organi della vita, perché ce ne servissimo per eccessi colpevoli; non le mani per esercitar violenza; non la facoltà di camminare, perché noi errassimo senza scopo e senza direzione: e non posso pensare che lo spirito sia stato così intimamente racchiuso nel nostro corpo, perché questo rappresentasse quasi la sede di tutte le insidie, di tutti gli inganni, di tutte le iniquità. Se Iddio dunque, che vuole l'assoluta purità e integrità di cuore, biasima e condanna ogni cosa cattiva che gli uomini, nel loro cattivo uso, possano anche semplicemente pensare, non vi può esser dubbio che tutto quello che Egli creò non può esser fatto in servigio di quel che Egli respinge appunto come male; anche se si deve ammettere che questo trovi sua ragione di sviluppo per mezzo di altri elementi che ripetono da Dio la |32 loro origine consistendo appunto l'assoluta ragione di tale pervertimento, nell'uso che noi arbitrariamente facciamo di ciò che Egli ci ha largito per alti e nobili scopi.
Noi pertanto, che col nostro Signore Iddio abbiamo pur anco avuto contezza dell'avversario suo, noi che abbiamo visto chi, del tutto, sia stato il creatore magnifico e chi il sovvertitore terribile, non dobbiamo meravigliarci né avere dubbio alcuno che quella potenza nemica, turbatrice e sovvertitrice, la quale fin dall'inizio riuscì a rovesciare dalla purità e dall'integrità primitiva l'uomo che, in squisita fattura, Iddio aveva creato a sua immagine e somiglianzà e dominatore dell'universo; e che potè così tutta la sostanza di lui confermata a bontà e a perfezione dal suo creatore, alterare e pervertire, si sia volta in tutta la sua natura malvagia contro quanto Iddio stesso aveva creato per l'uomo, per fare apparire così colpevole la creatura al cospetto di Dio; per causa di quegli stessi doni di cui provava rammarico che fossero stati concessi all'uomo e non a lui, e per poter stabilire, proprio su quegli elementi, il suo assoluto dominio.
CAPITOLO III.
Gli spettacoli sono proibiti dalle Sacre Scritture.
Fermata ormai questa nostra convinzione contro quanto i pagani avrebbero voluto |33 sostenere, ritorniamo a considerare e a meditare sui nostri principî. La fede di alcuni o in un carattere troppo semplice e primitivo o perché soggetta a sottigliezze e a cavilli eccessivi nei riguardi di questa rinunzia agli spettacoli, richiede l'autorità delle Sacre Scritture, ed assume un atteggiamento, direi, d'incertezza e di dubbio, dal momento che ai Servi di Dio non si fa obbligo di simile rinunzia in modo pieno, assoluto ed esplicito. Ed infatti proprio chiaramente come si legge: non ammazzare, non commettere adulterio, non adorare idoli, non frodare, noi non troviamo che venga detto: tu non ti recherai nel Circo, non nel teatro, tu non assisterai alle gare o agli spettacoli. Ma noi sappiamo che ben si attagliano a simili manifestazioni quella prima parola di David : felice l'uomo, egli disse infatti, che non s'è recato nel concilio degli empi, che non s'è indugiato per la strada dei peccatori, che non si fermò nella sede degli scellerati. Per quanto infatti sembri che egli con tali espressioni abbia voluto chiamare giusto colui che non volle avere alcuna ingerenza e non prese parte al concilio dei Giudei, quando questi si consultarono circa la condanna da infliggere a Gesù, tuttavia la Sacra Scrittura nell'ampia comprensione che Essa ha, può abbracciare, seguendo sempre il significato del passo in quistione, altri riferimenti, sempre che il principio della fede si debba sentire da essi difeso e rafforzato: e appunto in questo caso la parola di |34 David non sarebbe aliena dal potersi capire come un'esortazione al divieto degli spettacoli. Egli chiamò concilio di empi, allora, la riunione di pochi Giudei; ebbene, con quanta maggior ragione avrebbe potuto usare tale denominazione per una folla così numerosa di pagani? L'empietà è forse minore nei pagani? sono essi forse meno peccatori, meno nemici di Cristo di quel che allora non fossero i Giudei? Eppoi tutte le espressioni del passo non rispondono e non s'attagliano perfettamente? Agli spettacoli infatti s'assiste anche dalla strada, e vie, appunto si chiamano gli spazi in giro tra le divisioni dei recinti che stabiliscono una divisione fra i posti riservati al popolo. Si chiama poi cathedra in teatro lo spazio nel quale questa folla di popolo sta seduta in giro. Così, usando l'espressione citata, inversamente, si potrebbe chiamare infelice chiunque si sarà recato in un concilio di empi, chiunque si sarà indugiato nella via dei colpevoli, chi si sarà fermato nei seggi dei perversi: comprendiamo così in senso generale, se anche l'espressione Davidica risponda ad una interpe-trazione limitata e particolare. Quando Iddio ammonisce gli Israeliti nei riguardi di una disciplina integra e pura, od ha per essi parole di rimprovero, si rivolge, s'intende, a tutti : quando minaccia la rovina all'Egitto o all'Etiopia, egli guarda e giudica ogni gente peccatrice e colpevole; Egitto ed Etiopia si chiamerà qualunque popolo che si renda colpevole; si passa così dallo |35 speciale al generale; è lo stesso in altro campo; per quel che riguarda l'origine degli spettacoli, da quando furono essi istituiti, non c'è spettacolo che non venga considerato come una. riunione di gente empia e sacrilega, passando qui dal generale al particolare.
CAPITOLO IV.
Già col battesimo, noi Cristiani abbiamo rinunziato agli spettacoli teatrali.
Qualcuno potrebbe anche pensare che noi andiamo accattando argomenti sottili e sofistici : non lo voglio: io mi volgerò a quel che rappresenta il principio più saldo, all'autorità più inconcussa della nostra stessa credenza; allorché, entrati nell'acqua purificatrice, noi facciamo professione di fede in Cristo, secondo le parole del nostro rito, noi testimoniamo solennemente d'aver rinnegato colla nostra stessa aperta parola, ogni potenza avversa, ogni falsa e sacrilega manifestazione, ogni altra relazione impura e colpevole con potenze nemiche. E quale altra cosa può esservi, dove la potenza satanica possa campeggiare, come nel campo dell'idolatria, nella magnificenza di cerimonie diverse e molteplici, nella forza di altre influenze nemiche? È questo il campo principale: è dall'idolatria appunto che ogni potenza perversa e volgare può, per così dire, assurgere ad un superiore grado di onore. |36 Se risulterà dunque, che è proprio dall'idolatria che gli spettacoli abbiano la completezza e il loro più pieno svolgimento e carattere, sarà ormai assicurato e riconosciuto che la dichiarazione che noi facciamo nell'atto del Battesimo, riguarda pure gli spettacoli, come quelli che, evidentemente, nell'intimo carattere idolatra che essi posseggono, sono sotto l'azione diretta della potenza diabolica e di quanto ad essa s'unisce per influenze molteplici e per tutte le altre esterne manifestazioni. Noi ricorderemo come gli spettacoli abbiano avuto origine, ad uno ad uno, e da quali principî sorti, siano andati col tempo rafforzandosi e prendendo sviluppo: dipoi vedremo quali denominazioni essi prendano, a chi si riferiscano; le pompe esteriori, magnifiche, di cui vanno ornandosi le false e bugiarde credenze; ne esamineremo i luoghi dove vengono fatti, coloro che vi presiedono, qualsiasi altro carattere essi abbiano e chi se ne possa quasi affermare inventore e sostenitore. Se fra questi elementi vari e molteplici, alcuno ve ne sarà che si possa considerare estraneo all'idolatria, non dovrà esso esser compreso neppure nel nostro atto di abiura.
CAPITOLO V.
L'origine degli spettacoli: le loro denominazioni: gli Dei ai quali essi venivano dedicati.
Per quel che riguarda l'origine più lontana degli spettacoli e che per la maggior parte dei |37 nostri resta come qualcosa di avvolto nella più fitta tenebra, non abbiamo creduto che si dovesse risalire nella nostra investigazione al di là di quanto possono averci lasciato tanti scrittori del mondo pagano, e che non si avesse a ricercare altre fonti: molti infatti sono coloro che su questo argomento ci hanno tramandato testimonianze e notizie: secondo quelli l'origine dei giochi si deve così ricostruire: Timeo riferisce che i Lidi, movendosi dall'Asia, si siano fermati in Etruria: il loro duce sarebbe stato un Tirreno, che aveva ceduto, dopo qualche contrasto, il diritto di succedere al trono, al fratello. Così in Etruria, fra i diversi riti spettanti alle diverse convinzioni religiose di quelle genti, fissano l'istituzione degli spettacoli con carattere sacro. Pare che i Romani in un secondo momento s'accaparrassero coloro che di tali cerimonie erano esperti; stabilissero il tempo in cui dovessero esser compiute, ne fissassero il nome e che appunto dai Lidi si chiamassero Ludi; per quanto Varrone faccia risalire tale denominazione a ludus: gioco, il che equivale a dire, a lusus scherzo, come appunto chiamavano ludi anche quelli dei Luperci , perché scorrazzavano |38 scherzando e saltando qua e là. Tuttavia riporta e ricollega questo che è svago e spasso giovanile a giorni riconosciuti festivi, a luoghi sacri e a riti religiosi. Non importa pertanto indugiarsi per ristabilire l'origine del vocabolo, ma è chiaro che la cosa in sé, trova la sua ragione in un principio idolatra. I giochi venivano compresi sotto la generale denominazione di Liberalia e tale |39 parola richiamava evidentemente qualcosa del culto di Libero: erano essi infatti dapprima celebrati proprio in onore di Libero, dai contadini, perchè facevano risalire a lui l'aver conosciuto la forza e il valore del vino: si ebbero poi quelli detti Consualia: erano in onore, dapprima, di Nettuno che appunto chiamano Conso; ci furono poi gli Equiria, che un Remolo pare dedicasse a Marte; per quanto taluni facciano risalire a un Romolo anche i Consualia, che, pare, dopo, li facesse propri di un dio Conso, quasi divinità del consiglio, alludendo, con tal nome, alla deliberazione presa di procurare ai suoi soldati la maniera di aver donne, mediante il ratto delle fanciulle Sabine. Consiglio buono davvero; giusto per i Romani e lecito, anche agli occhi dello stesso Dio; ma il suo vizio d'origine fa sì che tu, o cristiano, non lo possa approvare, un consiglio di tal genere; esso ripete il suo principio dal male; è appunto dalla impudenza maggiore, |40 dalla violenza, dall'odio che trae sua origine, e chi stabili tale cosa £u il figlio di Marte, che si macchiò del sangue del fratel suo; ed è stata scoperta un'iscrizione sotterranea nel Circo, proprio alle prime mete, che diceva proprio così: Conso potente nel consiglio, Marte nella guerra, i Lari nel Comizio; i pubblici sacerdoti compiono sacrifici in questo luogo il sette Luglio e il ventuno Agosto, il rito viene ripetuto dal Flamine Quirinale e dalle vergini Vestali. Di poi lo stesso Remolo istituì giochi a Giove Feretrio sul colle Tarpeo, i quali Pisone ci dice che prendessero oltre il nome di Tarpei, anche quello di Capitolini. Dopo costui, Numa Pompilio li istituì in onore di Marte e della dea Robigine, perché anche questa la considerarono avente attributo divino . Fu poi la volta di Tulio Ostilio, e via via |41 di Anco Marzio e degli altri. Si legge in Svetonio Tranquillo e in quegli scrittori dai quali appunto egli attinse, quali e quante specie di giochi, esattamente distribuiti essi avessero dedicati alle loro pretese divinità idolatre. Ma mi pare che ormai sia sufficiente quanto si è detto per esser convinti e per provare che essi tengono in loro il vizio di origine che è quello appunto di discendere da un principio d'idolatria.
CAPITOLO VI
.
O che gli spettacoli siano dedicati agli Dei o agli spiriti dei trapassati, essi vanno considerati come qualcosa di falso e di sacrilego.
Come se la testimonianza che ci viene offerta dal mondo antico non fosse sufficiente, si |42 viene ad aggiungere quella della età posteriore: anche dalle denominazioni usate in questo tempo si può comprenderne chiaramente l'origine prima: a quale potenza idolatra, a quale forma di superstizione si collegassero i giochi, tanto dell'una come dell'altra specie, cioè quelli consacrati agli Dei o ai morti.
I Megalensi, gli Apollinari, i Cereali, i Neptunali, i Laziali, i Floreali si celebravano pubblicamente ciascun anno; gli altri, si celebravano in onore di natalizi di re, in giorni che essi consideravano solenni, o in ricorrenza di feste e di pubbliche prosperità, o per qualche lieta circostanza municipale o in servigio di qualche credenza |43 religiosa, e fra questi non mancano neppure i giochi che sono disposti a ricordare la figura di uno scomparso e onorarne la memoria; secondo quanto risponde ad un criterio dell'età antica. Venivano infatti fin dai primi tempi distinte due specie di giochi: i sacri e i funebri, cioè, i primi dedicati alle divinità delle diverse genti, i secondi, ai morti. Ma per noi non v'è differenza per la quistione che si riallaccia all'idolatria, sotto qual nome o sotto qual titolo vengano essi compiuti: ammettiamo pure che siano compiuti per l'apoteosi dei defunti; ma essi rispecchiano sempre una credenza a quei principî che abbiamo disconosciuto: li celebrino pure per le loro divinità, ma essi si riattaccheranno sempre anche al culto dei morti: la quistione è unica pur sotto due aspetti: l'idolatria è una e la nostra posizione contro di essa è ben netta e decisa e non ammette oscillazioni e incertezze.
CAPITOLO VII.
Anche tutto l'apparato esterno di questi giochi, tradisce la loro origine e natura idolatra.
L'origine dei giochi tanto dell'una che dell'altra specie, o riguardino cioè o gli Dei o i morti, è dunque unica, comune la loro denominazione, come quelli che derivano da uguali principi, e quindi è necessario che quanto riguarda la loro esterna manifestazione sia uguale; perché, in |44 fondo, essi hanno sempre una base idolatra che da loro vita e consistenza e a cui si deve far risalire la colpa. I giochi Circensi sembra però che abbiano tutto un apparato più pomposo e più splendido: precede ad essi appunto un corteo magnifico, detto pompa o processione, ed essa dimostra proprio il carattere che essi hanno, con tutta quella serie di simulacri e d'immagini: vi sono carri inoltre, cocchi, lettighe portatili, altri sedili, eppoi, corone, spoglie, e gli abitanti di quella città nella quale trovano loro centro tante potenze malvagie e nemiche, lo sanno bene quante sacre cerimonie e sacrifici si compiano e prima e nel più bel mezzo della processione stessa e dopo; quanti collegi sacerdotali, quante sacre istituzioni, quante pratiche sono con essi collegate! Nelle provincie, dove minori sono i mezzi di cui si può disporre, questi giochi vengono apprestati con minore sfarzo, è innegabile, ma pure, questi ludi Circensi sono dovunque gli stessi e sono diretti proprio a quel fine donde ripetono appunto la loro origine; e traggono da quel principio onde sono originati, la ragione prima della loro corruttela e del loro carattere sacrilego: anche un tenue corso d'acqua o un debole ramo, |45 mantengono il loro principio originario e vive in loro o la corrente originaria che ha dato loro la vita, o il succo primitivo della pianta. O pompeggi nella sua magnificenza, o sia pure modestissimo il suo apparato esterno, qualsiasi manifestazione del Circo offende la maestà del Signore. Non importa che poche immagini siano portate in luce di processione! ne basterà una perché sia idolatria: un solo cocchio è tratto: non importa: sarà quello, il cocchio di Giove. Qualunque principio d'idolatria, si manifesti esso in una forma squallida e sordida, o abbia in sé un certo fulgore di bellezza; sia pur esso modesto; è sempre troppo grande, quando si pensi alla colpa che essa contiene in sé.
CAPITOLO VIII.
Tutto nel Circo, parla esplicitamente d'idolatria, né valgono tentativi di dimostrazione contraria.
Ci siamo proposti di parlare dei luoghi nei quali gli spettacoli vengono eseguiti: ebbene; così farò: il Circo è dedicato in principal modo al sole; in mezzo infatti vi è un tempietto a quello dedicato e nella parte più alta di esso se ne vede l'immagine: non crederono gli antichi di dover consacrare in ambiente rinchiuso ciò che potevano adorare in piena libertà e festa di luce. Coloro che sostengono che si debba far risalire a |46 Circe il primo spettacolo, affermano che sia stato dedicato appunto al sole, che fu il padre suo e quindi ricollegano a Circe la denominazione di Circo. E certamente questa maga, col nome che essa aveva, favorì e sollevò senza dubbio risveglio di potenze malefiche demoniache, delle quali era devota ministra. Quanti caratteri d'idolatria non puoi tu riconoscere nell'aspetto stesso del luogo dove gli spettacoli si compiono? Si potrebbe dire che in ogni motivo ornamentale del Circo, puoi riscontrare l'orma di una credenza idolatra: svariati sono gli ornamenti, diversi i tempietti quasi coi singoli attributi divini....
In onore di Castore e di Polluce non mancano le simboliche uova, perché costoro non arrossiscono di vergogna nel credere di avere i Dioscuri, avuto origine da Giove, trasformatesi in cigno: e che essi nascessero da un uovo: là si trovano dei delfini consacrati a Nettuno. D'altro lato si vedono delle grosse colonne che |47 sostengono le statue Sessie, così chiamate dalla dea che presiede alla sementa. Messie da quella che presiede alle messi, Tuteline, perché quasi difendono e proteggono i frutti. Avanti a queste colonne ci sono tre altari, dedicati a tre divinità di grande potenza ed influenza: giudicano che queste siano divinità di Samotracia . Un obelisco di straordinaria grandezza è dedicato al Sole, come afferma Ermatele; l'iscrizione di cui è fornito ci dice la sua origine e il suo carattere, e come appunto tale credenza superstiziosa derivi dall'Egitto; ma tutta questa bella accolta di potenze idolatre, come avrebbe fatto ad esistere, senza che ad esse si unisse la Magna Mater? ed ecco che essa colà fa bella mostra |48 appunto; vicino quella specie di stagno detto Euripo. Conso se ne sta nascosto, come dicemmo, sotto terra, presso le mète Murcie; anche queste debbono la loro origine ad un idolo; vogliono che Murcia sia la Dea della stanchezza e dell'esaurimento fisico e a questo appunto dedicarono in quella parte del Circo, un tempietto. O tu, che sei cristiano, quante potenze innominabili abbiano avuto loro dominio nel Circo, rifletti dunque; e una credenza soggetta a tanti spiriti avversi e diabolici non può aver nulla in comune con te. Ma a questo punto sarà il caso di ricondurre il nostro discorso ai luoghi dove tali giochi e spettacoli si celebrano; perché si possa prevenire un'obiezione che da taluno potrebbe anche esser mossa: tu mi puoi infatti osservare: e se io mi recherò al Circo in un momento diverso da quello in cui si celebrano i giochi, basterà questo perché io ne resti contaminato e guasto? non v'è impedimento assoluto di frequentare quei luoghi: non solo nelle |49 radunanze per pubblici spettacoli, ma un servo di Dio, può, senza pericolo alcuno, penetrare negli stessi templi pagani; dal momento che vi può essere una ragione impellente che ve lo spinge, ma chiara, aperta, insospettabile, e che non abbia appunto relazione alcuna con ciò che si strà svolgendo in quel luogo, e coll'intimo carattere del luogo stesso. E del resto, le nostre piazze, il foro, i bagni, qualunque luogo pur modestissimo, le nostre case stesse, non sono mica neppur libere da caratteri e influssi idolatri! Satana e le sue potenze amiche tutto hanno riempito di loro. Ma pure non è vero, che, se noi viviamo nel mondo, ci allontaniamo dalla divina grazia del Signore: questo avverrà soltanto se si attaccherà al nostro spirito qualcosa della corruzione e del male del mondo. Se io penetrerò nel Campidoglio o nel tempio di Serapide , deciso a compier sacrificio, o quale adoratore di quelle divinità, sarà allora che io mi allontanerò da ogni principio di grazia divina, come pure se mi si vedrà spettatore nel Circo e nel teatro: |50 i luoghi non ci contaminano di per sè stessi, ma bensì per ciò che in essi vien fatto: i luoghi stessi si sentono guasti e pervertiti da ciò che fra le loro mura viene compiuto, ed è proprio questo che abbiamo discusso: una volta contaminati essi, anche noi subiamo la loro malefica influenza. Perciò appunto noi ricordiamo a chi sono dedicati i luoghi di tal genere, perché possa venir dimostrato chiaramente che tutto ciò che in quelli si svolge, riguarda e appartiene proprio a quelle potenze alle quali sono consacrati.
CAPITOLO IX.
Anche nei giochi equestri s'annida un principio idolatra.
Ora parlerò del modo in cui si vanno svolgendo i giochi Circensi: l'uso dei cavalli era prima un esercizio usato in tutta semplicità, come cosa naturale, ed appunto rome quello che rivestiva un carattere così comune, non aveva in sé neppure la più lontana traccia di colpabilità; ma quando un tale uso entrò nel dominio dei pubblici giochi, da un dono concesso e permesso da Dio, rivestì il carattere di qualcosa in servigio di potenze demoniache: Stesicoro dice che |51 da Mercurio furono i cavalli assegnati a Castore e a Polluce ed a questi appunto si riporta l'uso degli spettacoli equestri: ma c'è anche un Nettuno equestre che è detto dai Greci Ippio e altre simili corse a lui dedicate. Dissero poi che le quadrighe si riportavano al sole e le bighe alla luna e chi ebbe ardimento dì attaccare al cocchio - quattro destrieri e su veloci rote - spinto dalla gloria, correre alla vittoria pare fosse Erittonio figlio di Minerva e di Vulcano, che il capriccio amoroso di una divinità fece nascere sulla terra; mostro diabolico costui, e forse più che serpente, quegli era il diavolo in persona; se poi l'inventore del carro sia stato Trochilo di Argo, di questa sua opera volle fare offerta a Giunone che in Argo aveva culto; e se a Roma fu Romolo, che per primo inventò la quadriga, se pure è vero che s'identifichi con Quirino, anche egli è entrato naturalmente a far parte delle potenze idolatre. Furono questi dunque, che inventarono le quadrighe, ma |52 il carattere idolatra si manifestò poi anche nei colori dei quali furono ornati coloro che le guidavano: da principio furono due colori soli: il bianco e il rosso: il bianco era dedicato, diciamo, all'inverno, per il ricordo del candor della neve; il rosso all'estate, perché richiamava il fulgore del sole; ma la cosa col tempo prese un ulteriore sviluppo, il principio superstizioso portò che ci furono alcuni che il rosso lo dissero il colore di Marte, il bianco lo consacrarono agli Zeffiri; alla Madre Terra dedicarono quel colore fra verde e giallo, e così pure alla primavera, al cielo, al mare, all'autunno fissarono come proprio, l'azzurro. Ma è pur vero che Iddio ha detto la sua parola di condanna ad ogni forma d'idolatria e quindi anche a quella che comprende, che abbraccia elementi naturali che appunto da essa vengono profanati e falsati nella loro semplice e primitiva natura.
CAPITOLO X.
E i giochi scenici non sono forse imbevuti di principî idolatri? Tutto riveste questo carattere : anche l'ossequio prestato ai morti, non è che idolatria.
Passiamo ora a considerare le rappresentazioni sceniche: l'origine di esse è comune agli |53 altri giochi, uguali i caratteri: la denominazione generale era quella di ludi e abbiamo già visto come l'ordinamento si collegasse in certo modo anche alle manifestazioni equestri. Tutto quello che costituisca elemento esteriore si ritrova poi anche nella preparazione della scena. Ci si parte sempre da templi, altari e da quella vergognosa offerta di incenso e di sangue, fra suoni di tibie e di trombe, alla presenza di quei due che sovrintendono alle cerimonie sacre e ai funerali; l'aruspice dico e l'ordinatore dei funebri riti. Passammo prima dall'origine dei giochi, a considerare, in particolare, i Circensi; ora ci rivolgiamo ai ludi scenici e cominceremo ad esaminare il luogo nel quale vengono compiuti: il teatro è proprio la sede di Venere: andò così che questa specie di pubbliche costruzioni riuscì ad affermarsi: i censori facevano in principio distruggere i teatri che andavano via via sorgendo, cercando in tal modo di provvedere alla moralità dei pubblici costumi, allontanandoli da quelle sorgenti di corruzione, che costituivano un pericolo estremo: così che la loro stessa condotta costituisce per noi testimonianza di alto valore e viene ad accrescere e a corroborare quanto sempre per noi abbiamo pensato in proposito. Pertanto Pompeo il Grande , la cui grandezza non cedé che a quella |54 del suo teatro, avendo costruito quello appunto che era la sede d'ogni vergogna e di ogni turpitudine, temendo che una bella volta il suo nome non venisse menomato perché i censori gli movessero giusta e aspra critica, con qualche trasformazione lo fece passare per un tempio dedicato a Venere, e chiamò alla cerimonia di consacrazione, con un editto, il popolo: e così non fu più un teatro, ma un tempio. Nella parte inferiore, ci abbiamo fatto, disse, delle gradinate per gli spettacoli; così un'opera sacrilega, meritevole di condanna, la camuffò sotto il nome di tempio e in tal modo, colla scusa di un principio di culto, riuscì a deludere ogni regola e sorveglianza. A Venere e a Libero fu dedicato molto opportunatamente: due potenze nemiche, strette fra loro da un intimo accordo: l'ubriachezza, e il capriccio e la dissoluzione: il teatro di Venere è quindi giustamente anche la sede di Libero. E infatti chiamavano propriamente Liberali anche altri giochi scenici, oltre che consacrati a Libero, istituiti dallo stesso Libero, e che presso i Greci dicevano Dionisiaci. Nelle manifestazioni sceniche si comprende come Libero e Venere debbano esercitare la loro azione e il loro potere: ciò che appartiene intimamente al teatro, |55 i gesti, i vari movimenti richiesti al nostro corpo dalla danza, si riportano bene al carattere di mollezza di Venere e di Libero facilmente abbandonantisi ad ogni forma di scompostezza, di lascivia e di lussuosità. Quanto poi deriva dalla modulazione della voce, dal ritmo musicale e che, richiede l'uso di strumenti diversi, richiama Apollo, e Minerva e le Muse e Mercurio: sono essi gli inventori e i protettori di queste manifestazioni. Ebbene, o Cristiano, tu non potrai che odiare quelle cose i cui autori non possono che suscitare in te un tale sentimento. Noi vogliamo ormai trattare di quelle istituzioni, e della qualità di coloro che l'hanno fissate, il solo nome dei quali deve essere per noi abominevole. Noi sappiamo bene che i nomi dei morti sono vani, come vane le loro immagini, ma pure non ignoriamo che sotto tali denominazioni, e in quei loro vani aspetti si cacciano e agiscono colla più viva compiacenza di poter mentire la loro reale natura sotto l'aspetto del divino, spiriti avversi e potenze demoniache. E vediamo anche che le azioni teatrali sono dedicate a loro, e da loro ripetono l'essenza e il carattere e che quindi non possono essere libere da un principio d'idolatria, dal momento che sono considerati Dei, coloro che ne sono gli ispiratori. Ed anzi noi dobbiamo tener per fermo che i demoni, nella ricerca fin da principio di quello che avrebbe fatto al loro caso, fra le altre cose inerenti all'idolatria, abbiano appunto favorito |56 l'invenzione degli spettacoli, coi quali potessero allontanare gli uomini dal pensiero del Signore, e aggiogarli invece al proprio carro. Né invero avrebbe potuto esser favorito da altri ciò che sarebbe ridondato poi in loro vantaggio. Nè avrebbero potuto le potenze del male raggiungere questo scopo per mezzo di altri uomini, all'infuori di quelli stessi, nei nomi, nelle immagini e nelle imprese dei quali, esse avevano ormai fissato di fare il loro gioco, facendosi falsamente riconoscere Divinità.
CAPITOLO XI.
I giochi agonali, sono consacrati agli Dei, ma appunto, hanno un carattere prettamente idolatra.
Un ordine deve essere rispettato: continueremo dunque col considerare le gare atletiche. Esse, evidentemente si ricollegano nella loro origine ai ludi precedenti: così anche le gare o certami sono o sacri o si riferiscono al culto dei morti, e si dedicano quindi o alle divinità o ai trapassati. Quindi le loro denominazioni sono o di Olimpici quelli dedicati a Giove e che in Roma si chiamano Capitolini, o Nemei, consacrati ad Èrcole, gli Istmici poi, sono dedicati a Nettuno; tutte |57 le altre gare riguardano il culto dei morti. In che cosa, invero, c'è da farsi meraviglia, se il principio idolatra guasti ed inquini le manifestazioni di queste attività, con splendore di corone, con gerarchle sacerdotali, con ministri ed altri ufficiali di collegi sacri, e se pure vengono contaminate col sangue di povere vittime? Vi è conformità fra il luogo dove combattono gli atleti e il circo o il teatro. Come in questo si nota apparato adatto a gare musicali in onore di Minerva, di Apollo, così altrove vi saranno manifestazioni adatte a Marte; ma in certi elementi di lotta, nell'uso della tromba di guerra, siamo nè più ne meno come nel Circo : siamo anche qui nel tempio di quella potenza idolatra, in onore della quale si svolgono certe feste e certe gare: sono i Castori, gli Èrcoli, i Mercuri che ci hanno tramandato le arti ginniche
.
CAPITOLO XII.
Quale l'origine dei gladiatori; dei loro combattimenti colle fiere e come costoro partecipino dei principî idolatri.
Rimane ormai che noi portiamo la nostra attenzione su quel genere di spettacoli famosissimi, e che riscuote la più vasta simpatia; intendo dire, dei ludi gladiatori . Fu denominato si può |58 dire, come una specie di offerta, di dovuto dono, da un certo suo carattere doveroso, dapprima; ed infatti le due parole officium e munus si possono avvicinare fra loro. Con questa specie di spettacoli gli antichi pensavano di compiere una debita cerimonia verso i trapassati: in un momento posteriore lo resero meno crudele e feroce: una volta, quando si credeva davvero che le anime dei defunti potessero venir propiziate col sangue umano, s'acquistavano schiavi di indole cattiva e perversa o si prendevano prigionieri, che venivano senz'altro sacrificati nelle pubbliche esequie. Dopo, sembrò opportuno di nascondere quella crudeltà infame sotto l'ombra del piacere, della soddisfazione: così, quelli che avevano predestinato alla morte, li istruivano a combattere con quelle armi, in cui potevano e come era possibile: bastava che imparassero in qualche modo ad ammazzarsi: poi, stabilito il giorno dei funerali li esponevano a combattere intorno alle tombe: in tal modo, commettendo, o favorendo omicidi, trovavano conforto alla morte: questa è l'origine di questa specie di spettacoli che giunsero a tal punto di favore e di simpatia, quanto aumentarono di crudeltà e di ferocia. Dal momento che il ferro non bastava, perché il pubblico saziasse il suo insano |59 desiderio di strage, s'arrivò a far sbranare dalle fiere i miseri corpi degli uomini; e tutto ciò veniva offerto ai morti; era una specie d'onore che si dava loro nelle esequie, e veniva così ad identificarsi con una manifestazione idolatra, e infatti anche l'idolatria non è altro che una specie di culto, di cerimonia tributata ai defunti: tanto una forma che l'altra si riportava ai morti. Ma le potenze demoniache risiedono proprio negli idoli dei defunti; e considerando poi, sotto ogni punto, il carattere di questi giochi, si osservi che dall'essere una manifestazione tributata ai defunti, passò a significare anche un tributo d'onore per l'investitura di qualche altra carica pubblica, come la questura, o di qualche insigne onore sacerdotale, come i flamini: e essendo dunque il nome della dignità ricoperta legato strettamente ad un principio idolatra, è necessario che tutto quello che viene compiuto in onore di quella carica, rivesta un carattere d'idolatria ed abbia in sé motivi e quegli elementi di impurità e di corruzione di quel principio dal quale ripete la sua origine. E intenderemo così, pure nei riguardi di ciò che presenta l'apprestamento di tali spettacoli: la porpora, le bende, le corone; quello che vi si dice in tali assemblee, gli editti che vi si promulgano, le vivande che si offrono da quanto può essere resto di rito sacrificale, non possono pensarsi avulse da quello che è in relazione coi demoni. E che dirò del luogo dove tali rappresentazioni si compiono? neppure |60 colie imprecazioni più gravi potrebbe esser sufficientemente colpito. L'anfiteatro si è ormai accaparrato denominazioni ben più gravi e numerose, che lo stesso Campidoglio. È il tempio esso di tutte le potenze del male: ce ne sono tante, quanti sono gli uomini che è capace di contenere. Basta saper questo per concludere che cosa sia quanto in esso si va svolgendo: divinità protettrici dell'una e dell'altra specie di giochi sono Marte e Diana.
CAPITOLO XIII.
Ogni ombra d'idolatria va sfuggita.
Son d'opinione che ormai abbiamo ordinatamente e completamente trattato in quante e in quali maniere gli spettacoli abbiano in loro, principî ed elementi idolatri; basta pensare alla origine loro, ai loro nomi, alla preparazione che richiedono, ai luoghi nei quali si svolgono. Per quel che riguarda i sacrifici non ci può esser nulla affatto che noi possiamo sentire come a noi spettante; tutto quanto si riferisce agli idoli, è stato da noi rinnegato. Non è che l'idolo sìa qualche cosa di reale, come dice l'Apostolo, ma tutto quello che viene fatto ad essi, lo dobbiamo pensare come rivolto al demonio: tutte le potenze demoniache si uniscono nelle cerimonie che si tributano agli idoli, siano questi immagini di defunti o di divinità. Perciò, dal |61 momento che in tutte e due gli aspetti di questo culto idolatra, ci è in fondo un carattere unico, perché i morti e gli Dei si uniscono in fine in un'idea sola, noi ci asteniamo dall'una e dall'altra forma di credenza idolatra e non teniamo in considerazione alcuna né i templi, né i monumenti sepolcrali; non riconosciamo né l'uno né l'altro altare, non adoriamo né l'una né l'altra effigie, non facciamo sacrifizi, non rendiamo culto ai morti; non ci serviamo di nulla, di quanto ha potuto servire a cerimonie sacrificali o in onore di defunti, perché non possiamo nello stesso tempo assiderci al banchetto divino e prender parte alla mensa delle potenze avverse demoniache. La gola dunque e il corpo li teniamo ben lontani da ogni influenza corrompitrice; quanto maggiormente dunque dovremo tener separate le parti più nobili di noi, l'occhio e l'orecchio, da ogni forma di culto e di tributo che si potesse dare ad idoli o a defunti! Non è qualcosa che possa avere un processo del tutto fisiologico: certi dati caratteri penetrano e si trasfondono coll'anima nostra stessa: e a Dio preme maggiormente la purità e l'integrità delle anime nostre, piuttosto che dei nostri poveri corpi.
CAPITOLO XIV.
Donde venga ricavata la proibizione degli spettacoli fatta da Dio, ai cristiani.
Ora, dal momento che questo nome |62 d'idolatria l'abbiamo visto così connesso cogli spettacoli, questa ragione sola dovrebbe aver peso sufficiente, per rendere chiara la causa della condanna aperta ed esplicita di essi; ma a maggiore persuasione considereremo la cosa anche sotto un altro punto, in servigio sopratutto di coloro i quali cercano di trovare a sé stessi delle scusanti e giustificazioni per il fatto che non è nelle sacre scritture detto esplicitamente di doversi astenere dagli spettacoli, come se poco, contro questi, sia stato asserito quando si rivolge aperta condanna a tutto ciò che sia concupiscenza mondana . Ve pure, ardore e brama di denaro; c'è, chi desidera onori e dignità, c'è, chi si lascia trasportare dal desiderio sfrenato della gola, chi s'abbandona a capricci e a scompostezze, chi è abbagliato dal fulgore della gloria: una forma di concupiscenza è anche quella del piacere e gli spettacoli rientrano appunto nell'ambito del piacere: le diverse brame così generalmente chiamate, comprendono in loro il principio del piacere e se tu consideri poi i piaceri in particolare, questi riguardano anche gli spettacoli. Prima noi abbiamo, del resto, parlato della condizione e della natura dei luoghi: essi non sono mica di per sé stessi ragione e fonte di corruzione e di rovina, ma bensì quanto in quei luoghi viene rappresentato e compiuto: è da ciò |63 che essi acquistano carattere di contaminazione la quale poi viene tramandata ad altri, via via.
CAPITOLO XV.
Lo spirito prova un turbamento e una commozione grande, di fronte alle impurità e alle vergogne cui si assiste negli spettacoli.
Sia pure ormai considerato il punto principale della idolatria, come avemmo a dire; restano da considerare tutti gli altri elementi che sono contrari alla natura di Dio. Questi ci ordina di seguire lo Spirito Santo, in tutta tranquillità, serenità, con un senso di pace, di quiete, come ciò che, per sua stessa natura, è tutto bontà ed amore: nulla può accordarsi con lui che sia ispirato a furore, ad ira, a sentimenti di sdegno; nulla che abbia un carattere d'inquietudine, di risentimento, di dolore. Come è dunque possibile presenziare agli spettacoli? Non c'è genere di spettacolo nel quale il nostro spirito non abbia scosse e fremiti. Dove può esistere soddisfazione, deve pur esserci un certo interesse, una certa passione che alimenta questo nostro godimento; ma dove c'è una certa opposizione, deve per forza affiorare un principio di contrasto e ardore di desiderio, e dove, quindi, si riscontri ciò, esiste anche una certa febbre, sorgono sentimenti d'ira, di sdegno, scoppia talvolta il furore e regna un motivo doloroso; cose tutte, queste, che sono in |64 perfetto contrasto colla serenità della disciplina cristiana. Ammettiamo pure che taluno, con un senso di moderazione e di equilibrio, usi degli spettacoli secondo l'età sua, e come lo comportino la sua natura e il grado di dignità che ricopre; tuttavia l'animo suo non potrà rimanere insensibile, indifferente; e non sarà possibile che non sia scosso da fremiti occulti di passione. Il divertimento è qualcosa che presuppone in certo modo l'interessamento e la passione, e questi adescamenti portano necessariamente ad errori e a traviamenti, ed essi a loro volta allo sviluppo di altre passioni; del resto, se questa specie di intimo fuoco venisse a sparire, non esisterebbe più il piacere e sarebbe tacciabile di sciocchezza e di follia, se taluno corresse colà, dove egli pensasse di non poter in certo modo conseguire nulla che gli fosse d'intima soddisfazione. Ora io credo che, nel caso nostro, non si debba parlare di vanità, di leggerezza, di follia; i quali caratteri sono estranei completamente a noi.
E quando poi uno si pone fra gente, simile alla quale egli non vuole essere, implicitamente viene a condannare sé stesso e a riconoscersi come uno che approva i loro sistemi di vita. Non è mica sufficiente per noi il non compiere alcuna cosa come loro, noi non dobbiamo aver rapporti con coloro che tali cose fanno. Ascoltiamo il rimprovero che fa il Profeta; Se vedevi un ladro, dice la scrittura, ti univi a lui (Salmo 49-18); ma Dio volesse che nel mondo potessimo |65 star da loro lontani, non indugiarci mai con essi; tuttavia però, almeno nelle manifestazioni secolari cerchiamo di essere divisi: il mondo è creazione di Dio, tante cose del secolo invece appartengono al demonio.
CAPITOLO XVI.
Tutto è furore negli spettacoli del Circo: i cristiani ne debbono stare ben lontani.
D'ira e di follia noi non possiamo nè dobbiamo parlare: ci sentiamo quindi lontani da ogni genere di spettacoli, e dal Circo anche, dove principalmente ogni manifestazione di furore, di pazzia trionfa e grida: guarda un poco: è il popolo che corre agli spettacoli e come se ne viene già tutto ebbro, in preda ad una specie di febbre e di passione, tumultuante, cieco, eccitato per le scommesse impostate. Gli sembra che il Pretore non venga mai al momento; è l'ansia che domina, e gli occhi son sempre fissi, lì, all'urna della sorte. Ecco che in fine attendono il segnale della partenza: sembra una voce sola che in un dato momento s'innalza; è la pazzia, collettiva che grida, e che sia proprio follia si capisce bene da quel che scioccamente vanno ripetendosi: oh il segnale è già dato, ci siamo; e si annunziano gli uni e gli altri ciò che è ormai a conoscenza di ognuno. La prova della loro cecità è poi questa: il segnale è stato dato da un |66 fazzoletto che al momento opportuno il Pretore ha lasciato cadere: ma non sanno mica essi che cosa quell'oggetto sia veramente: un fazzoletto, lo credon loro; ma è l'emblema del demonio che è stato lasciato cadere; ed è tutta un'ebbrezza strana, ci si accalora, ci s'inquieta, nascono risse, dissensi, tutto quello, insomma, che chi ama e sostiene la pace e l'amore non può riconoscere. Parolaccie, imprecazioni, vengono lanciate; odii che si suscitano, senza che ve ne sia una ragione, favore e plausi dall'altro lato, con assoluta mancanza di merito. - Che cosa pensano di guadagnare costoro che seguono una tale linea di condotta? si può dire che essi non appartengono più a loro stessi; e che cosa si può dir loro che vi sia esclusivamente, se non la perdita del proprio io, in quest'abbandono alla più pazza bestialità? Si contristano di una infelicità che riguarda altri e si allietano pure di una gioia che è d'altri ed infatti tutto quello che forma l'oggetto del loro desiderio ardente e sfrenato e quanto invece solleva il loro sdegno, è estraneo completamente ad essi: vano è l'amore come ingiusto è l'odio; e non ti pare invero che sia ugualmente strano, amare senza una ragione e odiare pure, senza che di ciò ci sia un motivo? Iddio certamente proibisce l'odio, anche qualora questo fosse giustificato: egli vuole che si amino anche i nemici. Iddio non vuole che escano da noi parole di maledizione anche giuste, dal |67 momento che ci prescrive di benedire chi pure impreca contro di noi.
Che cosa può darsi di più tristo e doloroso del Circo, dove non si usa riguardo alcuno, neppure a gente che riveste una certa posizione, neppure ai propri cittadini? Se dunque, qualcosa di quello per cui il Circo s'abbandona a furore e ad ebbrezza, in qualche altro luogo può essere di spettanza di anime buone e pure, potrà essere lecito, di conseguenza, anche se compiuto nel Circo, ma se in nessun luogo si riconoscerà tale, neppure nel Circo acquisterà il carattere di cosa lecita e permessa.
CAPITOLO XVII.
I teatri sono sentine d'impurità e di disonestà.
Nello stesso modo ci vien fatta proibizione assoluta di tenerci lontani da ogni forma di vergognosa scompostezza e di abbandono: è per questo che noi stiamo ben lungi dal teatro ed, infatti, che cosa è esso mai, se non un luogo dove ogni forma d'impudicizia e di disonestà viene ad essere tacitamente accolta e dove non si mena buono nulla, se non tutto quello che altrove riscuote la maggiore riprovazione e condanna? Quello che fa riscuotere al teatro, il favore più grande, risulta da tutto un insieme di immoralità: ogni cosa è basata su di esse: uno di |68 Atella s'abbandona a gesti ridicoli ed immorali; ecco una rappresentazione mimica; vi sono anche donne che recitano, portando proprio fino all'ultimo gradino quel senso di dignità e di pudore che è pure proprio della donna: è più facile che una arrossisca in casa... ma sulla scena non sarà mai. Il pantomimo finalmente ha vissuto sulla propria persona l'onta della vergogna più turpe, ancora fanciullo, per poi esser capace di rappresentarla sulla scena in un modo, così efficace. Si portano sulla scena donne da trivio, avanzi della corruzione e del pubblico più bestiale capriccio; più disgraziate lì, sotto gli occhi stessi delle matrone alle quali sole erano rimaste forse nascoste: eccole lì, ora, portate in bocca di tutti: gente d'ogni età e di ogni qualità e grado: si sa il luogo della loro vergogna, il prezzo del loro disonore, le loro abilità e i loro pregi!... sono proclamati... anche a chi non li vorrebbe sapere. Non dico nulla poi di tutto il resto che |69 bisognerebbe tenere gelosamente nascosto nei più solitari recessi e sotto la cortina più densa di tenebre, perché tante vergogne non riescano ad inquinare e ad offuscare la luce del giorno. Provate vergogna, o senatori, e così pure o cittadini, di ogni ordine, arrossite! E quelle donne che ormai hanno infranto il senso e il principio del loro onore e della loro dignità, nel timore che esse hanno di presentarsi in piena luce al cospetto di tutto un popolo, arrossiscano di vergogna, per quei loro gesti immorali, almeno una volta in un anno. Se ogni forma di volgarità e di bassezza deve esser colpita dalla nostra maggiore esplicita esecrazione, come potrebbe esser lecito udire ciò che non ci è possibile di dire?
E nello stesso modo non sappiamo noi forse che Iddio condanna ogni turpe manifestazione ed ogni parola non buona? E come potremo impunemente vedere ciò che è pur colpa, il commettere? Perché quello che viene espresso dalla bocca nostra, può esser ragione di colpa e di riprovazione, e non invece quello che noi percepiamo colla vista e coll'udito? gli occhi e l'orecchio sono, in certo modo, i custodi del nostro spirito, e come è possibile che esso sia qualcosa di puro e di integro, quando un principio di corruzione prenda questi organi che lo sorvegliano? Se ci è dunque proibita ogni forma d'impudicizia e di corruzione, anche il teatro stia ben lontano da noi. |70
CAPITOLO XVIII.
Le tragedie, le commedie hanno in loro qualcosa d'illecito e di empio.
Se noi proviamo un senso di dispregio per i dettami della letteratura profana, come di quella che non può esser giudicata da Dio se non come qualcosa di stolto e di sacrilego, mi sembra anche che siano implicitamente proibiti a noi tutti quei generi di rappresentazioni che trovano motivo e ripetono la loro natura dalla letteratura stessa e che pongono sulla scena o elementi di ridicolo o caratteri di forza e di violenza. Se infatti le tragedie o le commedie mettono dinanzi ai nostri occhi lo svolgersi di azioni atroci, o di violente passioni che trovano loro sfogo nel sangue o nelle più volgari bassezze, non senza empietà e dilagare di altre colpe; non può darsi che esse siano in certo modo più tollerabili delle azioni stesse. Ciò che viene respinto e stimato degno di condanna, nell'atto stesso di compierlo, non si può neppure accettarlo in parole. Se poi mi verrai a dire che eppure nelle sacre scritture si fa menzione dello stadio, oh, sì, questo è vero, ma a tutto quanto si svolge nello stadio, non potrai mica negare che sia indegno e indecoroso per te rivolgere lo sguardo! Sono colpi di pugno, e di piede, sono atti molteplici di violenza e di forza e si viene colpendo, alterando, guastando la più bella e nobile parte del corpo dell'uomo |71 che è la faccia, pur creata a sembianza e ad immagine di Dio. Non potrai tu, o cristiano, approvare mai la folle magnificenza delle corse, il lancio del disco, e i salti, occupazioni più sciocche ancora. Non ti potranno mai piacere le manifestazioni di forza o vane o miranti all'altrui offesa; e non approverai neppure quella soprastruttura di ornamenti e di abbellimenti del corpo, come qualcosa che tende a snaturare l'eccelsa opera di Dio. E un sentimento d'odio proverai per coloro che s'ingrassano a bella posta, perché siano poi di spasso e di sollazzo alla Grecia! Fu il diavolo che soffocò ed uccise i primi uomini: ebbene; anche l'arte della palestra ha qualcosa di diabolico: nei primi movimenti hai qualcosa di molto simile a quelli del serpente, infatti: tenace nell'afferrare, tortuoso nell'avviticchiarsi, lubrico e sdrucciolevole per cercare di svincolarsi e di sfuggire. Se a te nulla servono le corone colle quali tali arti ginniche si premiano, a che vai cercando di procacciarti quelle tali soddisfazioni che ti arrecano, come premio, queste corone stesse?
CAPITOLO XIX.
Quali crudeltà sono quelle che si vedono compiute nell'anfiteatro!
Ora attenderemo che dalle Sacre Scritture venga pure a noi la parola di rinunzia e di rinnego |72 alle rappresentazioni dell'anfiteatro? Se possiamo provare che noi abbiamo il carattere della crudeità, dell'empietà, della fierezza, rechiamoci all'anfiteatro, e se pur siamo tali noi cristiani, quali dicono, dilettiamoci pure del sangue umano: è in fondo giusto questo, se coloro che vengono puniti sono i veramente colpevoli; ed infatti chi potrebbe infirmare questa asserzione se non colui che, appunto, si trova in colpa? Ma, con tutto ciò, chi è un uomo dabbene non può mai provar soddisfazione del supplizio di un altro : è più conforme ad un'anima buona e non colpevole, il provare senso di rammarico e di dolore, per il fatto che una creatura uguale a lui si sia resa così macchiata da colpa, da rendersi meritevole di una pena sì grave e crudele. Chi poi purtroppo mi può assicurare e garantire che coloro, che sono destinati ad esser vittima delle belve o che sono condannati a qualunque altro supplizio, non siano innocenti? Ma che questa loro incolpabilità venga, disgraziatamente, ad esser compromessa o da un senso di vendetta di chi è preposto al giudizio, o per la poca energia e risolutezza di chi deve difendere, o per falsità di procedimento? E non è meglio allora non sapere quando i malvagi siano giustamente puniti, per potere ignorare anche, quando i buoni vengono immeritatamente colpiti, sempre ammettendo, s'intende, che pur qualche elemento di bene possa germogliare anche fra loro? Ed è cosa sicura, senza dubbio, che vi siano gladiatori, talvolta, in cui non c'è |73 ombra di colpa e che pure si presentano nel circo per il crudele piacere degli spettatori! Ma poi, anche quelli che vengono esposti al pubblico per qualche colpa, come può avvenire che in certo modo trovino ammenda alla loro minor colpa, col rendersi dopo, omicidi? È questo che io ho risposto ai pagani. Del resto, non voglia mai Iddio che il Cristiano impari ad allontanarsi da spettacoli di tal genere, dopo lunga esperienza, per quanto nessuno possa avere una idea chiara e completa di tutte le scelleratezze e le oscenità che vi si commettono, se non chi le abbia, si può dire, in ogni momento dinanzi agli occhi. Preferisco, per parte mia, però, non condurre a termine ed esaurire l'argomento che ho preso a trattare, piuttosto che tornare colla mente a tanti orrori.
CAPITOLO XX.
Si possono fare delle obiezioni in difesa degli spettacoli: ebbene, opponiamo ad esse forza e sicurezza di risposta.
Quanto mai vano sarà, per non dire assolutamente disperato, il procedere di coloro, i quali senza dubbio alcuno, coll'unico scopo di prendere, come si dice, un po' di tempo, per dovere rinunziare e rinnegare le cerimonie degli spettacoli, vanno arzigogolando che nelle Sacre Scritture non è esplicitamente fatta proibizione ai |74 servi di Dio d'intervenire a tali radunanze! Io, or non è molto, ho sentito una difesa di nuovo genere architettata da un tale, che era tutto preso dalla passione di questi giochi. Il sole, diceva costui, anzi, Iddio stesso, dal cielo vede tutto, ma non c'è cosa che lo possa in certo modo contaminare. Il sole lancia il fulgore dei suoi raggi nelle cloache profonde ed oscure, ma non perdono essi nulla della loro punta e del loro splendore! Or volesse il cielo che Iddio non mirasse le colpe e le scelleratezze umane, in modo che tutti potessimo scampare così al suo giudizio! Ma Iddio vede invece i nostri errori, conosce quanto è in noi di falso e di fìnto; gli sono noti i nostri inganni, le nostre credenze idolatre, e gli stessi spettacoli: ed è appunto per questo che non vi assisteremo mai, noi, appunto per non cadere sotto la sguardo suo, che tutto vede e che tutto abbraccia. Tu metti a confronto, o uomo, il reo e il giudice: il reo che è appunto tale perché è scoperto, il giudice che è giudice appunto perché vede e scopre. Ma quindi, noi forse al di fuori dello spazio segnato dal circo, indulgeremo al nostro pazzo furore, o ci abbandoneremo forse a manifestazioni fuori del teatro, impudiche, o al di fuori dello stadio ad abbandoni colpevoli, oppure, al di fuori dell'anfiteatro, a manifestazioni di crudeltà? No, perché Iddio penetra col suo sguardo anche oltre a quello che può essere e loggia e gradinata e portico di edifici diversi. Noi saremmo sempre in errore: in nessun luogo e in nessun momento deve esser |75 lecito fare quello che non è lecito sempre e dovunque. È questa la legge su cui s'impernia il principio assoluto della verità: e così ci dobbiamo di fronte ad essa, contenere, nella pienezza intera e nella immutabilità di una disciplina: è questa la linea di quel timoroso ossequio che dobbiamo mantenere e il nostro principio deve essere qualcosa di fisso e di invariabile. Non può mai esistere qualcosa di diverso, da ciò che in sé stesso è in un dato modo, o sia bene, o sia male. Tutte quante le cose guardano alla verità assoluta che risiede in Dio.
CAPITOLO XXI.
Il bene e il male sono tali per loro natura: non possono tali principî assoluti andar soggetti a luoghi e a circostanze.
Gli idolatri, presso i quali non si può riscontrare affatto vero e assoluto splendore di verità, perché essi non conoscono Iddio, che è luce e dottrina del vero, intendono il male e il bene secondo un criterio tutto arbitrario, proprio a capriccio e consideriamo così, bene, ciò che in altro luogo pensano come male, e giudicano male, quanto in altre circostanze riconoscono per bene. E quindi avviene che colui il quale non avrà l'ardire in pubblico di compiere atto che pur risponda ad una esigenza grave ed impellente, nel circo invece, con tutta sfacciataggine, si veda magari |76 danzare in modo da costituire quasi una sfida alla pubblica moralità. E così si verifìcherà pure questo caso: c'è uno che voglia tener lontano l'orecchio della sua figliuola ancora fanciulla, da ogni cosa che possa sonare corruzione e vergogna? Ebbene, invece, pur secondo quel principio, si vedrà che la condurrà in teatro ad ascoltare parole e a veder gesti che non rispondono ad una linea di educazione sana ed onesta; e chi in aperta piazza cerca di comporre violenza di lite o che ha per essa parola di condanna, si vedrà poi che nello stadio assisterà a gare e a contrasti più cruenti e ben più gravi. Avverrà che colui che non potrà senza profonda impressione guardare un cadavere di persona, defunta per morte naturale, quello stesso, invece, in pieno anfiteatro, fisserà i suoi occhi, tranquilli e impassibili su quei corpi straziati, quasi fatti a pezzi, che nuotano nel loro stesso sangue. Si può dare il caso che uno si rechi ad assistere ad uno spettacolo, riconoscendo giusta la pena che viene inflitta ad un omicida; ma avverrà nello stesso modo che costui costringa il gladiatore, che pur non vorrebbe, a furia di sferzate e di battiture, alla stessa forma di omicidio che egli stesso ha prima condannato. E chi richiede che sia lasciato in pasto ad una belva quegli che ha più volte dato crudelmente la morte, il medesimo potrà poi arrivare a chiedere che le insegne di un ben meritato riposo siano concesse a quello stesso gladiatore ardito e crudele; qualora riesca vincitore dalla lotta e può essere |77 anche che si abbia senso di compassione verso colui, alla vita del quale da lontano si imprecò e di cui si desiderò la morte: e se ciò non fu, noi non lo potremmo attribuire ad altro senso, che a maggiore fierezza e crudeltà .
CAPITOLO XXII.
Gli uomini non seguono un'eguaglianza di criterio nel giudicare: le stesse azioni appaiono loro ora buone, ora malvagie.
Oh, quanto non è strana questa maniera che gli uomini seguono nei loro giudizi, lontana da ogni criterio di equanimità e di uguaglianza, ma confondendo, invece, i principî del bene e del male, secondo che li convinca l'instabilità del loro pensiero e la mutabilità dei loro sentimenti! Da parte di coloro stessi che a proprie spese |78 preparano e regolano il procedimento degli spettacoli, i guidatori delle quadrighe, gli attori scenici, i lottatori, i gladiatori sono soggetti a manifesta riprovazione e vengono mal giudicati per quelle medesime facoltà per le quali, sotto un'altro punto di vista, sono ricercati e magnifìcati: costoro sono proprio quei gladiatori che suscitano fervore di passioni nel cuore di uomini e di donne che sono pronte a dar loro, gli uni tutto il loro entusiasmo, le altre, e forse anche i primi, il fiore della loro bellezza e della loro purità; sono quelli per i quali giungono a commettere quello che poi dicono meritevole e degno di riprovazione, E questi stessi uomini si vedono dopo colpiti da condanna; vengono diminuiti nell'esercizio dei loro diritti, sono tenuti lontani dalla curia, dal rostri, esclusi dal senato, dalla classe dei cavalieri, da tutto quanto possa rappresentare onore, cariche e dignità personali. Quale sconvolgimento d'idee e di giudizi non è mai questo! Essi amano quelli che poi condannano; abbassano e vituperano coloro, che prima hanno lodato ed esaltato. Innalzano il principio e il carattere di una data manifestazione ed attività; chi la rappresenta va incontro invece a biasimo e a taccia di colpevole. Come può esservi un giudizio di questa fatta; che cioè quelle facoltà per le quali taluno è stimato degno di encomio, si trasformino poi in ragioni di riprovazione e di condanna? Ma anzi è proprio, il riconoscimento più |79 esplicito che una data cosa sia male quando appunto chi di essa sia parte viva ed essenziale, e ne riscuota plauso e favore, venga dimostrato poi, anche lui, non scevro di colpa.
CAPITOLO XXIII.
Come dovrà giudicarli Iddio, gli spettacoli, se gli uomini pure hanno per essi parola di riprovazione e di condanna?
Dal momento che gli uomini, nel loro senso di giustizia e nella loro riflessione, stimano come meritevoli di condanna e di riprovazone coloro che a questi generi di spettacoli si dedicarono e ne favorirono lo sviluppo, nonostante che potesse far loro velo in certo modo la visione di un piacere scomposto e chiassoso e poiché pensano che, lungi da ogni splendore di onori, di dignità e di rinomanza, debbano incappare come in pericoloso scoglio, in un'accusa d'infamia, con quanta maggior violenza e severità dovrà agire la divina giustizia? È mai possibile che possa piacere a Dio quell'auriga che tiene in ansia e in tormento tanti spiriti, che tante insane passioni può sollevare, che di tante immagini false e bugiarde è in certo modo sostenitore e protettore? Eccolo ora, cinta la testa di corone, ora ammantato di vari colori, come un mezzano volgare che il demonio trasportò veloce sul carro, quasi per |80 contrapporlo ad Elia.
E potrà forse piacere a Dio, chi, radendosi colla lama tagliente del rasoio altera i caratteri del suo volto? Comincia ad essere insincero con sé stesso costui; e non contento poi di aver reso la sua faccia liscia ed effemminatamente giovanile come quella di Saturno, di Iside, di Bacco, lascia che su di essa piovano schiaffi in abbondanza, così che pare che sia da lui quasi posto in ridicolo il precetto del Signore? . Ciò significa evidentemente che anche il diavolo insegna ad offrire la guancia alle percosse.... E così, allorché cogli alti calzari dei coturni, gli attori tragici sembrano crescere di statura, pare che voglia il demonio dimostrare falso quanto Gesù ha affermato, che nessuno cioè potrà aggiungere un cubito alla propria statura . Del resto io mi vorrei domandare se può |81 riscuotere l'approvazione del Signore, il ritrovamento delle maschere; ma non è Lui che ci vieta ogni forma di finzione e di falsità? E tanto più nel falsare l'immagine nostra che è pure fatta ad immagine sua? Chi ha creato il principio assoluto del vero non può riconoscer la menzogna e tutto ciò che viene simulato e falsato non può costituire al suo cospetto, che colpa! Chi mentisce nella sua voce, chi simula diversità di sesso, chi finge e falsa la propria età; chi va con finzione rappresentando ardore di passione, fremito d'ira, gemiti di dolore, singulti di pianto, non potrà mai riscuotere l'approvazione di chi ha pur detto una parola di condanna, per tutto ciò che è ipocrisia e negazione di verità. Iddio ha fissato nelle sue leggi che sia maledetto colui che si ricoprirà di vesti femminili: ebbene che cosa mai dovrà giudicare del pantomimo, che a contraffare ogni espressione femminile s'adopera? E che forse potrà andare impunito chi, con una certa sua abilità, colpirà fortemente colle sue mani? Ricevè egli forse, allorché Iddio lo plasmò, le cicatrici che gli avranno poi fatte i colpi avuti dai cesti? e forse le lividure in seguito alle percosse? ebbe forse gli orecchi guasti e mal ridotti per i colpi sofferti? E Iddio gli concesse la grande grazia dell'occhio, perché questo poi divenisse pesto e rovinato da eccessi bestiali di violenza? |82 Non dico proprio nulla poi di colui che espone e spinge un suo simile alle furie di una belva per non sembrare d'essere poco omicida, dal momento che, se quello sciagurato sfuggirà alle zanne del leone, egli lo finirà di scannare.
CAPITOLO XXIV.
Col sacramento del battesimo si rinunzia a qualsiasi genere di spettacoli; chi v'assiste, in certo modo, rinnega il battesimo.
In quante maniere ancora sosterremo che fra quanto si ricollega agli spettacoli, nulla può piacere a Dio e che quindi non ci può esser cosa che, non piacendo a Dio, risponda ai desideri di chi si professa suo servo? Se pure abbiamo mostrato che tutto fu ordinato e organizzato dalla potenza del male (ed infatti tutto quello che non è di Dio o che a Dio non è gradito, è cosa del diavolo), resta ormai assicurato che è dominio di questo stesso potere demoniaco, ma è proprio nel sacramento che è segnacolo di fede, che noi abbiamo recisamente rinnegato tutto questo, e a ciò, dunque, che non abbiamo primamente riconosciuto, non dobbiamo affatto dare poi il nostro assenso né coll'opera, né colla parola e neppure, semplicemente, essendo spettatori di tale scempio. E del resto, non sarebbe rinnegare il principio del battesimo, quando noi non osserviamo quanto si è inteso di testimoniare |83 solennemente con esso? Resta forse che noi attendiamo una risposta dai pagani stessi? Ebbene ce lo dicano essi in persona, se sia concesso ai cristiani partecipare agli spettacoli : è proprio dal fatto della non frequenza agli spettacoli che essi vengono a comprendere chi abbia abbracciato la fede cristiana: e quindi verrebbe a negare la propria credenza implicitamente, colui che non tenesse saldo in sé quel carattere per il quale la sua fede venisse riconosciuta chiaramente. E qualora questo avvenisse, quale speranza più si potrebbe concepire di un uomo siffatto? Non c'è nessuno che passi nel campo nemico, prima d'aver gettato via le proprie armi, abbandonate e tradite le proprie bandiere, infranti i giuramenti prestati al suo Principe; nessuno vi è, se prima non abbia già deciso d'andare incontro ad inesorabile rovina.
CAPITOLO XXV.
Come è possibile nutrire santità di pensieri, in mezzo all'obbrobrio degli spettacoli?
O che forse potrà rivolgere in certo modo i suoi pensieri a Dio, colui che si trova dove nulla proprio parla della divinità? Potrà avere nell'animo suo un principio di pace e di superiore serenità, chi è pronto con tanta passione a prender le parti di un'auriga? E chi è tutto preso nella contemplazione dei mimi, sarà mai possibile che serbi in sé un principio di pudore e di rispetto? |84 In ogni genere di spettacoli non potrà invero riscontrarsi maggiore vergogna che quella ricerca di lusso e di eleganza, tanto da parte degli uomini che delle donne; ed inoltre quella loro promiscuità, e, s'intende, che quell'interessamento comune per i giochi od anche quel contrasto che andava verificandosi nel favorire uno, una parte, l'altro, l'altra, spesso suscitava e favoriva lo svilupparsi di malsane passioni. Non c'è alcuno che frequenti gli spettacoli, che possa rivolgere il pensiero a qualcosa di diverso da questo: a vedere e ad esser veduto. Quando un attore tragico reciterà in tutta la sua esaltazione, ma pensi davvero che qualcuno possa andar rimuginando in cuor suo, quel che può aver detto un profeta? E fra i motivi molli ed effemminati di un istrione andrà forse taluno ricordandosi di un salmo? E quando gli atleti sono nel fervore e nella fierezza della lotta, sarà proprio possibile che si ricordi quel divino precetto di non rispondere alle offese e alle ingiurie? E chi avrà dinanzi agli occhi suoi l'orrore delle ferite delle belve e i gladiatori tergentisi il sangue sgorgante copioso dalle ferite, potrà forse provare sensi di pietà e di misericordia? Iddio tenga sempre lontana dai suoi una cupidigia così folle e insana di piacere! Che cosa significa mai questo scendere dalla Chiesa di Dio, nel dominio della potenza avversa e nemica? O, come si dice, questo precipitare, dall'alto dei cieli, nell'abisso? Che cosa è mai quel plauso che tu tributi ad uno |85 istrione volgare, quando quelle mani tu l'abbia sollevate per rivolgerti a Dio? Che cosa è mai quel prestar testimonianza di ammirazione a un gladiatore, quando con quelle stesse labbra hai pronunziato in uffici divini la parola Amen? . Che cosa rappresenta mai quell'esclamare per altri, che non fosse per Iddio e per Cristo Gesù, nei secoli dei secoli? .
CAPITOLO XXVI.
Il teatro è cosa che ha in sé carattere demoniaco.
E qual ragione vi è quindi di meravigliarsi, che gente di tale razza, lascino che le potenze demoniache s'impadroniscano e dominino su di loro? C'è una prova chiara e lampante infatti: Dio l'ha permesso più di una volta: si ricordi quella donna che si recò in teatro e di là si ritornò, invasata dalle potenze del demonio. Nelle cerimonie compiute per bandire dal suo spirito la potenza demoniaca, essendo questa fatta bersaglio ad attacchi fieri e violenti, perché aveva osato assalire chi tanto ardore di fede possedeva, rispose: io ho esercitato pienamente su di essa il mio potere e secondo una linea della più |86 assoluta giustizia, perché io l'ho colta in un dominio che è mio. Sappiamo pure che ad un'altra accadde di non sopravvivere cinque giorni a quella notte, nella quale ella vide comparirsi in sogno quella scena, la quale rammentava a lei di avere assistito il giorno innanzi ad una rappresentazione tragica, dopo che, a sua vergogna, le fu ricordato a nome l'attore di quel dramma! E quante altre prove si sono potute ricavare dal castigo capitato a coloro che, avendo negli spettacoli avuto contatto colle potenze demoniache, s'allontanarono dalla grazia divina? Del resto, nessuno può servire a due padroni: . E come, poi, sarebbe compatibile la luce colle tenebre? come poter conciliare la vita con la morte? .
CAPITOLO XXVII.
Ogni godimento che può esser dato dagli spettacoli, è intimamente unito con qualcosa di empio, di sacrilego, di diabolico
.
Noi non possiamo provare per queste radunanze di pagani, che un senso profondo di odio: non è qui infatti che il nome di Dio vien bestemmiato? Non è qui che in ogni giorno si richiede |87 che veniamo al cospetto delle belve per esserne le vittime innocenti? Non è qui che ogni sorta di persecuzione verso di noi trova sfogo e la sua più clamorosa manifestazione? E non è di qui che ogni forma di tentazione può sorgere? Tu, se ti troverai in mezzo a quella febbre di passioni malsane, come ti comporterai? Nessuno ti conosce, ammetti, come cristiano; e quindi nessun male potrà avvenire a te da parte dei tuoi simili: ma non importa, pensa come tu sarai giudicato nel cielo: puoi forse dubitare che in quello stesso momento nel quale la potenza del demonio agì su te; nella chiesa; non volgessero il loro sguardo su di te, gli angeli tutti dal cielo e che, uno per uno non ti individuassero? Non vuoi che fosse scoperto chi disse parola di bestemmia, chi l'ascoltò; chi, insomma dette e la propria lingua e il proprio orecchio in pieno potere di una potenza demoniaca, contro la divinità? E quindi non fuggirai lontano, da dove risiedono i nemici del Signore, da quella sede di rovina e di sciagure, da quell'aria stessa inquinata e guasta da parole scellerate ed empie? Ammettiamo anche che gli spettacoli ti possano apparire di per sé stessi, come aventi un carattere di semplicità, di onestà, di rettitudine, di legittima gioia: ebbene? È naturale tutto ciò: non troverai infatti nessuno che col fiele e coll'elleboro temperi il veleno: egli cercherà vivande dolci e piacevoli, gustose e quel male che egli vi getterà, sarà appunto contemperato e, in certo modo, nascosto da quella dolcezza; |88 così, nello stesso modo, la potenza avversa e diabolica mescolerà a quanto Iddio può aver di più grato e di accetto, tutto quello che può esservi di più amaro, di tristo e di mortale. Tutte le cose che riscontri in quelle manifestazioni, abbiano pure attributo di forza e di onestà, abbiano pure onda di musica e di poesia e si rivelino ingegnose e sottili, tuttavia rifletti che in nulla queste cose si differenziano da gocce di miele che si versano in un calice avvelenato: non ti faccia quindi tanta gola il piacere; quanto dovrà essere invece il timore che sarà suscitato in te da tutto quello che si presenterà ai tuoi occhi, sotto l'apparenza del piacere e della gioia.
CAPITOLO XXVIII.
È nella vita dell'al di là che i Cristiani troveranno le gioie più intime e più piene.
E di tali soddisfazioni false e mondane provino il maggiore compiacimento i seguaci delle potenze avverse e nemiche: sono queste le cose a loro adatte, queste le circostanze favorevoli; e chi li chiama a tutto ciò, è appunto la potenza del male : i nostri banchetti, le nostre nozze, non sono ancora pronte; non è per noi venuto il nostro momento: noi non sappiamo con loro sedersi a lieto convito, perche neppure essi possono stare con noi: la cosa è a vicenda: costoro ora sono in piena gioia e noi invece siamo aspramente |89 provati. Dice Gesù: il mondo esulterà e voi sarete dolenti ed afflitti. Versiamo lagrime dunque, finche sono in tripudio i pagani, per poter darsi a letizia allora, quando essi piangeranno, e perché appunto non dobbiamo nello stesso tempo con loro e rallegrarsi e soffrire. O cristiano, se tu desideri il piacere che ti può esser dato dal mondo, sei troppo falsato nel tuo pensiero; anzi, debbo dirti che, se stimi veramente piacere quello del mondo, hai un grado di stoltezza e follia. Ci sono dei filosofi che onorano con questo nome il piacere, quello che risponda ad un principio di serenità e di tranquillità: e in questa provano la loro soddisfazione più viva, nel pensiero di essa sono distolti da qualunque altra cosa, in essa anche trovano ragione di vanto. E tu sospireresti invece, le gare vittoriose nel Circo, l'onore della scena, il trionfo e la gloria delle pubbliche gare? Vorrei che tu mi dicessi: dal momento che la morte deve costituirci in tanta serenità e letizia, non possiamo noi forse, almeno in vita, stare senza il piacere? E quale potrebbe essere infatti, il desiderio nostro, se non quello dell'Apostolo , |90 che appunto aspira ad uscire dalla vita del mondo che ci circonda e poter salire presso il Signore e godere della sua presenza?
CAPITOLO XXIX.
Anche i Cristiani possono avere tanti spettacoli di gioia e di grandezza su questa terra!
Il piacere, la soddisfazione risiedono dove vi sia ardore di desiderio. Non credere perciò di dover trascorrere questo periodo della tua vita, privo di qualunque diletto e soddisfazione. Perché sei tanto ingrato da non giudicare sufficienti tante e così grandi gioie che pure Dio ti ha dato? Perché vuoi dinanzi ad esse chiudere lo sguardo tuo? E che cosa vi può essere di più piacevole e di più grande che la riconciliazione e l'intesa, intime fra l'uomo e Dio, padre e signore nostro? Che cosa di più luminoso che la rivelazione della verità? Che cosa di più magnifico che il sereno riconoscimento dei nostri errori e il perdono di tante colpe per l'addietro commesse? Quale gioia maggiore di quando noi potremo provar noia del piacere stesso? Quale grandezza la nostra, quando sapremo guardare e considerar con disprezzo quanto ci circonda e ci stringe? Che cosa di più fulgido che il sole della libertà vera, che la luce di una coscienza intemerata e sicura, che una vita modesta e sufficiente? che cosa di più immenso che il poter guardare la |91 morte, senza un senso di timore e di sgomento? Perché tu calpesti gli Dei delle genti? perché scacci da te le potenze demoniache? perché escogiti rimedi e modi di salvezza? perché chiedi al cielo, luce e serenità di rivelazione? perché vivi nel nome di Dio? Perché appunto queste sono le gioie più grandi dei Cristiani, i piaceri loro sacrosanti, che non conoscono occaso, che in luce di grazia risplendono. Sono questi, o Cristiano, i tuoi giochi Circensi: guarda come il tempo vola inesorabilmente, come tutto si cambi e si trasformi nel rapido passare dell'età: attendi che si giunga a quella che sarà la fine di questo nostro mondo, difendi, e combatti per la tua Chiesa, svegliati quando Dio ti chiamerà, sollevati allo squillar della tromba dell'Angelo, gloriati e sorridi della palma del martirio.
Vuoi tu forse da altezza di scienza e da profondità di dottrina, trarre la tua gioia intima e grande? Presso i Cristiani, ebbene, non manca splendore di lettere, non manca onda di poesia, altezza di giudizi e nobiltà di principi; non fanno difetto né armonia di canto, né melodia di voce; e non sono favole vane le nostre, ma affermazioni e proclamazioni di verità, non sono costruzioni artificiose e false, ma è la semplicità e la purità nel suo più luminoso rigoglio. Vuoi tu forse fierezza di lotta e fervore di battaglia? Ecco che esse vi sono e non è tutto questo né piccola, né poca cosa: guarda: l'impudicizia è vinta e travolta dalla castità e dalla purezza, la slealtà e la |92 menzogna cadono sotto i colpi della fede, la crudeità e la perfidia sono soggiogate e peste dalla pietà e dalla misericordia, la presunzione sciocca, ottenebrata dalla modestia e dall'umiltà. Questi sono i nostri certami, queste le gare in cui noi riportiamo onore di corona. Vuoi tu forse infine il segno del sangue? Ecco: hai quello di Gesù Cristo.
CAPITOLO XXX.
Il Giudizio Universale.
E il Signore in quel giorno giungerà sicuro della sua vittoria, nella sua piena potenza, in assoluto fulgore di trionfo: oh, quale lo spettacolo che ci attende! quale allora la gioia degli angeli del Signore? e la gloria e l'esultanza dei santi che risorgeranno? quale il regno dei giusti? quale ci apparirà la Gerusalemme del cielo? Ma quante altre visioni s'apriranno dinanzi al nostro sguardo: oh, il giorno estremo di un giudizio irrevocabile: giorno, da tanta gente non atteso e non creduto; su cui si è scetticamente sorriso; che giorno sarà per te quanto, nel divampar dell'incendio, vedrai tramontare il lungo scorrere delle età, vedrai dileguarsi e sparire tanta onda di generazioni! Quale magnificenza di visione! che cosa potrò in essa guardare con ammirazione? e su che gettare il mio riso di scherno e di pietà? quale la ragione della mia gioia e della mia |93 esultanza? Oh, quando vedrò tanti re che si facevano sicuri d'essere accolti nel cielo, ed invece li sentirò piangere e rammaricarsi nelle tenebre più fitte e profonde, con Giove stesso e tutti i suoi satelliti! e che dirò di quegli illustri che pure infieriscono con tanta crudeltà nel nome Cristiano, quando saranno straziati dalle fiamme che li consumeranno, ben più tremende di quelle colle quali essi una volta tormentavano ed uccidevano i Cristiani? Ed anche i filosofi si vedranno nel fuoco, coi loro seguaci; quei saggi che volevano convincere come nulla fosse in possesso e in dominio di Dio: essi proveranno la maggiore vergogna per avere affermato o che le anime non esistessero affatto o che, comunque, esse non avrebbero più mai riavuto il corpo entro il quale stettero una volta. Ed anche vi si troveranno i poeti, non più tremanti di fronte al tribunale di Radamanto o di Minosse, ma per il giudizio di Cristo a cui essi non credettero mai: bisognerà allora stare a sentire i grandi autori tragici... ed essi non canteranno più le sventure degli altri, ma bensì piangeranno le proprie calamità... e come gli istrioni salteranno e si moveranno più agilmente, che il fuoco avrà loro sciolto le membra! Si vedrà allora chi una volta guidò la quadriga ad una ruota, in pieno ardore di fiamma, si vedranno non più gli atleti esercitarsi nelle loro scuole, ma nel tormento del fuoco. Ma io bensì neppure allora vorrò volgere su loro il mio sguardo; come quegli che desidero sopratutto fissare |94 l'occhio insaziabile, piuttosto su coloro che contro il Signore incrudelirono tanto. È costui, lo dirò chiaramente loro, quel figliuolo di un fabbro, di un povero operaio che traeva la vita dal lavoro giornaliero, il distruttore del sabato, il Samaritano, quel che pareva avesse in sè una potenza strana ed avversa. Voi lo compraste da Giuda e fu lui che fu percosso con una canna e con schiaffi, fu lui a cui fu recato l'oltraggio maggiore d'essere avvilito dall'uomo; egli ebbe per bevanda fiele ed aceto. Questi è Colui che i discepoli cercarono di nascondere, perché appa-risse come risorto un giorno, e che fu allontanato da chi era il padrone dell'orto, perché appunto le insalate che quivi crescevano non. subissero danni, per il numero grande di coloro che accorrevano in quel luogo. Dimmi ora; il pretore, il console, il questore, i sacerdoti, in tutta la loro splendida liberalità, che cosa ti potranno offrire, perché tu abbia la facoltà di godere di meraviglie di ogni specie? Tali cose, in certo modo, è la fede che l'anima e le presenta al nostro spirito, quasi in piena apparenza di realtà. E che dovrò dire poi di tutte le altre immagini che non cadono sotto i nostri occhi, non colpiscono i nostri orecchi, né sono mai giunte fino all'intima mente dell'uomo? Penso che debbano colpire ben più profondamente l'anima nostra che non il circo, ed ogni altro recinto dedicato a rappresentazioni varie e molteplici.
Fonteyn, Nicolaas
Secondo l'SBN nelle biblioteche italiane di lui si trovano:
Fonteyn, Nicolaas
Fonteyn, Nicolaas
Fonteyn, Nicolaas
Fontanus, Nicolaus," Morborum muliebrium curationem / Nicolaus Fontanus", Venetiis", 1544
Vesalius, Andreas," Librorum Andreae Vesalii Bruxellensis De humani corporis fabrica epitome: cum annotationibus Nicolai Fontani Amstelredamensis medici", Amstelodami: Jansson, Jan <1. ; 1608-1665>, 1642
Fonteyn, Nicolaas
Fonteyn, Nicolaas
Fonteyn, Nicolaas
Bartholin, Thomas <1616-1680>," Thomae Bartholini Casp. F. De cruce Christi. Hypomnemata 4. 1. De Sedili Medio. 2. De Vino Myrrhato. 3. De Corona spinea. 4. De sudore sanguineo", Amstelodami: Frisius, Andreas, 1670
Fonteyn Nicolaas,"Commentarius in Sebastianum Austrium, medicum caesareum " De morbis puerorum". Amstelodami", Apud Joannem Janssonium,1642
Smet, Hendrik : de
Il belga Jan Bernaerts vide la luce a Mechelen nel 1568 ed esercitò la professione di avvocato: fu però influenzato, in direzione degli studi filologici da
Justus Lipsius e pubblicò alcune edizioni critiche di autori classici utilizzando secondo le costumanze epocali il nome latinizzato alla maniera umanistica di "Bernartius". Si spense nella citta natale di Mechelen il 16 Dicembre 1601.
Vedi: "Biographisch woordenboek der Noord- en Zuidnederlandsche letterkunde", a cura di
F. Jos. van den Branden en J.G. Frederiks, sotto nome
Di lui nelle biblioteche italiane si trovano secondo le indagini al momento condotte dal SBN:
Bernaerts, Jan,"
Ioh. Bernarti Ad P. Stati Papini, siluarum libros commentarius. In quo cum aliorum scriptorum, tum praecipue antiquorum patrum & iurisconsultorum varij loci illustrantur & explicantur ",
Antuerpiae : ex officina Plantiniana : apud Ioannem Moretum, 1599 (Antuerpiae : ex officina Plantiniana, 1599)
- 2, 130, 10 p. ; 8°
- Segn.: [ast!6, A-H8, I6 (I6bianca)
- Iniziali e fregi xil
- Impronta - c-a, s.n. o-am suse (3) 1599 (R)
- Marca editoriale: Compasso, tenuto da mano uscente da nuvola, che traccia un cerchio con motto: "labore et constantia"
Nomi: Bernaerts, Jan <1568-1601>
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca civica - Padova
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca civica - Padova
Bernaerts, Jan,"P. Statii Papinii Opera quae extant, Ioh. Bernartius ad libros veteres recensuit & Scholiis illustrauit",
Antuerpiae : ex Officina Plantiniana, Apud Viduam, & Ioannem Moretum, 1595 (Antuerpiae : ex officina Plantiniana, apud viduam & Ioannem Moretum, 1595)
- 429, 3 p.; 8o
- Segn. A-Z8 a-d8
- Impronta - b-tu asis usa, MaHi (3) 1959 (R)
- Marca editoriale: Ricca cornice con figurazioni allegoriche, frutta e cornucopie, all'interno della quale una mano che fuoriesce da nuvole traccia un cerchio con un compasso
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca Palatina - Parma
Bernaerts, Jan,"Ioh. BernartI Ad P. StatI PapinI Thebaidos et Achilleidos, scholia, ad siluarum libros, notae. In quibus & aliorum scriptorum varij loci illustrantur & explicantur
", Antuerpiae : ex officina Plantiniana : apud viduam, & Ioannem Moretum, 1595
- 169, [7] p. ; 8
- Segn.: A-L8
- Ultima p. bianca
- Impronta - s,um c.s, emta taad (3) 1595 (R)
- Marca editoriale: Mano uscente da nuvola traccia un cerchio con il compasso. In cornice figurata. Motto.
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca Palatina - Parma
Bernaerts, Jan," [2]: Ioh. Bernarti ad P. Stati Papini Thebaidos & Achilleidos, scholia: ad Syluarum libros notae. ..
", [Ginevra] :apud Iacubum Chouet, 1605
- 252 p.
- Impronta - use- red& S.m. NeIl (3) 1605 (R)
- Fa parte di: "P. Statij Papinij Opera quae extant, Ioh. Bernatius ad libros veteres recensuit, & scholiis illustrauit"
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Bernaerts, Jan," Ioh. BernartI Ad. P. StatI PapinI Thebaidos & Achilleidos, scholia: ad Syluarum libros notae. In quibus & aliorum scriptorum varij loci illustrantur & explicantur ",
Ginevra : apud Iacobum Chouet, 1605
- 250 i.e. 252, 4 p. ; 24°
- Segn.: A-Q8
- Impronta - use- red& S.m. IaNe (3) 1605 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Bernaerts, Jan," Anici Manli Severini Boeti De consolatione philosophiae libri quinque / Ioh. Bernartius recensuit & commentario illustrauit",
Antuerpiae : ex officina Plantiniana apud Ioannem Moretum, 1607
- 17, 394, 5 p. ; 8? (17 cm)
- Segn.: *8, A-Z8, a-b8
- Ex libris: Biblioth. Naz. ex P. Paulino
- Legato con: "Isa. Grangaei ... commentarii in Aur. Prudentii Clementis libros duos aduersus Symmachum .."
Parisiis : apud Robertum Fouet, 1614
-
Localizzazioni: Biblioteca dell'Opera pia collegio Nazareno - Roma
Bernaerts, Jan,"P. Statii Papinii opera quae extant, Ioh. Bernartius ad libros veteres recensuit & scholiis illustrauit",
[Lione] : Ex typographia Antonij Candidi, 1598
- 576 p. ; 16[.
- segn.: a-z8, 2a-2n8
- Impronta - umn- u.s) o.r* OmQu (3) 1598 (R)
-
Localizzazioni: Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno
Bernaerts, Jan,"Iohannis Bernarti De vtilitate legendae historiae libri duo",
Antuerpiae : ex officina Plantiniana, apud viduam, & Ioannem Moretum, 1593 (Antuerpiae : ex officina Plantiniana, apud viduam, et Ioannem Moretum, 1593)
- 16, 161, 15 p.; 8o
-
Segn.: \ast!8A-L8
-
- Impronta - s,i- t.*, d-i- daco (3) 1593 (R)
- Marca editoriale: In cornice figurata: mano uscente da nuvola traccia un cerchio con compasso. Motto: "Labore et constantia"
-
Localizzazioni: Biblioteca statale - Cremona
- Biblioteca nazionale centrale - Firenze
- Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
- Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
- Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
- Biblioteca Casanatense - Roma
Bonifacio, Giovanni," Oratione di Giouanni Bonifaccio dottor delle leggi per trasportare in Rouigo il miracoloso corpo di San Bellino, vescouo, et martire, et di Rouigo protettore", In Padoua, appresso Lorenzo Pasquati, stampatore camerale: Pasquato, Lorenzo, 1609
Bonifacio, Giovanni," L' arti liberali, et mecaniche, come siano state da gli animali irrationali a gli huomini dimostrate. Opera del sig. Giouanni Bonifaccio giureconsulto, & assessore Academico Filarmonico ...", In Rouigo: Bissuccio, Daniele, 1628
Bonifacio, Giovanni," De epithaphiis componendis nouum opus, auctore Ioanne Bonifacio iureconsulto, historico, & assessore dignissimo", Rhodigii: Bissuccio, Daniele, 1629 (anche conservata in C.B.A.
Bonifacio, Giovanni," Liber de furtis in duodecim partes distinctus, in quo vniuersa materia contrectationum, alienarumque rerum occupationum diligenter examinatur: complures Venetae leges commemorantur: quid in praxi sit obseruandum demonstratur: ... Auctore Ioanne Bonifacio ... Cum summariis, et indice rerum, ac verborum copiosissimo", Vincentiae: Perin eredi, 1599
Bonifacio, Giovanni," La repubblica delle api con la quale si dimostra il modo di ben formare un novo governo democratico / del signor Giovanni Bonifaccio", Rovigo", 1627
Bonifacio, Giovanni," Tractatus de furtis in quo contrectationum alienarumque rerum occupationum materia vniversa diligenter examinatur; ... Authore Ioanne Bonifacio ... Cum summariis ac indice rerum verborumque copiosissimo", Francoforti [ad Moenum]: Weiss, Johann FriedrichZunner, Johann David <1. ; 1640-1653>, [16]46
Bonifacio, Giovanni," Sopherotomania fauola comica dell'opportuno academico filarmonico. Dedicata al molto illustre signore sig. Giouanni Rossi caualiere", In Vicenza: Grossi, Francesco, 1622
Bonifacio, Giovanni," Montano fauola pastorale dell' opportuno academico filarmonico. Dedicata al molto illustre signore Giorgio Giorgi", In Vicenza: Amadio, Domenico, 1622
Bonifacio, Giovanni," Raimondo fauola tragicomica dell'Opportuno Academico Filarmonico. Dedicata all'illustrissimo signore il sig. Gio. Battista Bernardo patricio veneto nobilissimo", In Rouigo: Bissuccio, Daniele, 1628
Bonifacio, Giovanni," Historia triuigiana di Giouanni Bonifaccio d. diuisa in dodici libri. Nella quale, spiegandosi le cose notabili fino a questo tempo nel Triuigiano occorse, si tratta insieme de' maggiori successi d\'Italia. Con alcune copiosissime tauole nel fine", In Triuigi: Amici, Domenico, 1591
Bonifacio, Giovanni," Liber de furtis in duodecim partes distinctus, in quo vniuersa materia contrectationum, alienarumque rerum occupationum diligenter examinatur: complures Venetae leges commemorantur: quid in praxi sit obseruandum demonstratur: ... Autore Ioanne Bonifacio ... Ab eodem autore hac secunda editione diligentissime recognitum, & quamplurimis additamentis locupletatum. Cum summarijs, & indice rerum, ac verborum copiosissimo", Viacentiae: Amadio, Domenico, 1619
Torrentius, Laevinus [ vero nome Lieven van der Beke, 1525-1595]: il Torrentius, originario di Gand, studiò lettere classiche e diritto a Lovanio e a Bologna. Soggiornò presso la corte papale dal 1552 al 1557, anno in cui fu chiamato a Liegi dal vescovo principe Robert de Berghes ad occupare importanti incarichi nell’amministrazione della diocesi. Nel 1576 fu fatto vescovo di Anversa. Dei suoi numerosi scritti furono pubblicati solamente un commentario sulle guerre contro i Turchi, dei commenti filologici a Svetonio e Orazio e alcuni versi neolatini. Cfr. J. de Landtsheer, "Laevinus Torrentius: auctor et fauctor litterarum", in “Handelingen Zuidnederlandse Maatschappij”, XLIX, 1995, pp. 131-147; inoltre A. Roersch, "Un grand humaniste belge, Laevinus Torrentius, évèque d’Anvers", in “Miscelanea de estudos em honra de D.C. Michaelis de Vasconcellos”, Coimbra, 1930, pp. 1-120. Adams, T-828. "Bibliotheca Belgica", Bruxelles, 1964, V, pp. 378-379, nt. T-154.
Sue pubblicazioni rinvenute nelle biblioteche italiane secondo l'SBN:
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus, cum erudito Laeuini Torrentii commentario, nunc primum in lucem edito. Item Petri Nannii Alcmariani in artem poeticam", Antuerpiae: Officina Plantiniana
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," Laevini Torrentii De bello Turcico ad M. Antonium Bobbam, S.ctae Romanae Ecclesiae cardinalem liber", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1574
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," Laeuini Torrentii ... Poemata sacra. Quorum indicem proxima pagina ostendet", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1575
Gorp, Jan : van <1518-1572>," Opera Ioan. Goropii Becani, hactenus in lucem non edita: nempe, Hermathena, Hieroglyphica, Vertumnus, Gallica, Francica, Hispanica", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1580
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," 1: Periode liegeoise: 1583-1587 / Laevinus Torrentius", Paris", 1950
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," Correspondance / Laevinus Torrentius ; edition critique, notes et index de Marie Delcourt et Jean Hoioux", Paris
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," 2: Periode anversoise: 1587-1589 / Laevinus Torrentius", Paris", 1953
Suetonius Tranquillus, Gaius," C. Suetonius Tranquillus ex recensione Joannis Georgii Graevii cum ejusdem animadversionibus, ut et commentario integro Laevinii Torrentii, Isaaci Causauboni, Theodori Marcilii, et cum notis ac numismatibus, quibus illustratus est a Carolo Patino accedunt notae selectiores aliorum", Trajecti ad Rhenum: Schouten, Anton, 1703
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," Laeuini Torrentii In C. Suetonii Tranquilli 12. Caesares commentarii", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1578
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," 3: Periode Anversoise : 1590-1595 / edition critique, notes et index de Marie Delcourt et Jean Hoyoux", Paris", 1954
Suetonius Tranquillus, Gaius," C. Suetonii Tranquilli 12. Caesares, et in eos Laevini Torrentii commentarius auctior et emendatior", Antuerpiae: Plantin, Christophe Weduwe & Moretus, Iohannes <1.>, 1591
Torrentius, Laevinus <1525-1595>," Laevini Torrentii, episcopi Antuerpiensis Poemata sacra. Quorum indicem proxima pagina ostendet", Antuerpiae: Plantin, ChristopheOfficina Plantiniana
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus scholijs sive notis illustratus a Joanne Bond", Amstelodami: Wetstein, Hendrik
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavij: Tipografia del Seminario
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavij: Tipografia del Seminario
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Opera / cum novo commentario ad modum Joannis Bond", Parisiis", 1855
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Poemata, scholiis sive annotationibus instar commentarii illustrata, a Ioanne Bond", Amstelodami: Elzevier, Daniel, 1676
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Poemata, scholiis sive annotationibus, instar commentarii, illustrata a Ioanne Bond", Aurelianis: Couret de Villeneuve, Louis Pierre <1749-1806>, 1767
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatii Flacci Poemata, scholiis sive annotationibus, a J. Bond illustrata", Londini: Bishop, George, 1606
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus cum commentariis selectissimis variorum: & scholiis integris Johannis Bond. Accedunt indices locupletissimi, tum auctorum, tum rerum. Accurante Corn. Schrevelio", Lugd. Batavorum: Hackius Franciscus, 1658
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus cum commentariis selectissimis Variorum: & scholiis integris Johannis Bond. Accedunt indices locupletissimi tum Auctorum, tum Rerum. Accurante Corn. Schrevelio", Lugd. Batavorum: Hackius, Petrus & Hackius, Jacobus & Hackius Cornelius, 1663
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatii Flacci Opera et c. cum argumentis a Joanne Bond desumptis et c", [Venezia: Remondini, Giuseppe, 1773]
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus a Johanne Bond illustratus", Neapoli: Migliaccio, AndreaPaci, Giovanni Francesco, 1771
Persius Flaccus, Aulus," Aulii Persii Flacci satyrae 6. Cum posthumis commentariis Joannis Bond", Amstelodami: Jansson, Jan <1. ; 1608-1665>, 1659
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavii: Tipografia del Seminario
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatus flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavii: Tipografia del Seminario
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Poemata, Scholiis siue Annotationibus, quae breuis Commentarii vice esse possunt, a Jhoanne Bond illustrata", Genevae", 1629
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Poemata, scholiis sive annotationibus quae brevis commentarii vice esse possunt, a Ioanne Bond illustrata", Lugduni: Bailly, Pierre <1.> veuve <1656-1668>, 1667
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus scholijs sive annotationibus, instar commentarij, illustratus a Ioanne Bond", Amstelaedami: Blaeu, Joan <1. ; 1632-1673>Societas
Horatius Flaccus, Quintus," Quinti Horatii Flacci Poemata. Scholiis sivi annotati onibus [!], instar Commentarii illustrata. A Ioanne Bond", Amstelod.: apud Ioannem Ianssonum: Jansson, Jan <1. ; 1608-1665>, 1643
Horatius Flaccus, Quintus," Quintus Horatius Flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavij, ac Bassani: Remondini, 1747
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus a Joanne Bond illustratus", Patavii: Tipografia del Seminario
Crucque, Jacques : de filologo belga dal nome in genere latinizzato in "Jacobus Croquus" vissuto ed operante nel XVI secolo presso la città belga di Brugge. Ecco le sue opere individuta enlle biblioteche italiane secondo l'SBN:
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatii Flacci Satyrarum, seu potius eclogarum, libri 2. Ex antiquissimis vndecim codicibus manuscriptis, cum antiquis commentarijs, post omneis qui hactenus editi sunt, infinitis locis purgati, & clarius explicati opera Iacobi Cruqui Messinij, ... Eiusdem in eosdem commentarij", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1573
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatii Flaccii Epodon liber, ex antiquissimis septem codicibus manuscriptis, cum commentarijs antiquis emendatus & editus opera Iacobi Cruquii Messinij, apud Brugenseis politioris litteraturae professoris publici. Eiusdem in eundem adnotationes", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1567
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus, ex antiquissimis vndecim lib. m. s. et schedis aliquot emendatus, & plurimis locis cum commentariis antiquis expurgatus & editus, opera Iacobi Messenij ... Eiusdem in eundem enarrationes, obseruationes, & variae lectiones, cum aliis quibusdam & indice locupletissimo", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1579
Horatius Flaccus, Quintus," Q. Horatius Flaccus, ex antiquissimis vndecim lib. m. s. et schedis aliquot emendatus, & plurimis locis cum commentariis antiquis expurgatus & editus, opera Iacobi Cruquii Messenij ... Eiusdem in eundem enarrationes, obseruationes, & variae lectiones, cum aliis quibusdam & indice locupletissimo", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1578
Cicero, Marcus Tullius," M. Tul. Ciceronis Oratio pro T. An. Milone. Cum enarratione Iacobi Cruquii ...", Antuerpiae: Plantin, Christophe, 1582
Querenghi, Flavio
Lambin, Denis: filologo francese, nato verso il 1520, a Montreuil-sur-mer, in Picardia morto a Parigi nel 1572. Ha cominciato i suoi studi ad Amiens. Ha poi servito il Cardinale de Tournon, che ha accompagnato in due sue missioni in Italia (1549-53; 1555-60) sì che ha potuto visitare Roma, Venezia e Lucca entrando in contatto con eruditi italiani e non . Durante il suo soggiorno a Venezia, dietro suggerimento del cardinale de Tournon, ha tradotto l'"Etica" di Aristotle (1558). Più tardi ne ha quindi tradotto "La Politica" (1567) e contestualmente varie orazioni di Eschine e Demostene (1565, 1587). Poco prima della sua morte ha quindi pubblicato un discorso sull'utilità degli studi greci e sul metodo di traduzione del greco in latino (1572). I suoi lavori più importanti sono però le edizioni degli autori latini: Orazio (1561), Lucrezio (1564), Cicerone (1566): la metodologia di Lambins mostra un profondo avanzamento ed apre una nuova era nella storia dell'analisi testuale anche se, non indica con la precisione sufficiente i manoscritti di cui si è avvalso e non denota il rigore proprio della moderna indagine filologica.
Ebbe un importante rapporto di amicizia con Muret, Marc Antoine
Però
Muret nel 1559 pubblicò il suo "Variae Lectiones" in cui Lambin riconobbe la trascrizione letterale senza indicazione della fonte di alcune sue proprie note su Orazio: accusò quindi Muret accusato di abusare la sua riservatezza e di plagiarlo.
Ne venne meno il rapporto amichevole peraltro già complicato dalla sostanziale distinzione intellettuale e ideologica. Muret aveva sempre parteggiato per le scelte culturali e di pensiero dei Gesuiti a differenza del Lambin che ne criticò aspramente e sempre le differenze rispetto ai contenuti proposti dall'università di Parigi: cosa che si ritorse a scapito del Lambin considerato dai cattolici italiani come propenso a posizioni ereticali pur se, il giorno 8 luglio, 1568, con sette suoi colleghi, fece pubblico voto di giuramento a favore del cattolicesimo.
[Testimonianza sulle accuse di sodomia contro Marc-Antoine Muret registrate da
Eppure stando a quanto scrisse poi un contemporaneo dell'Aprosio Giovan Vittorio Rossi
("Janus Nicius Erythraeus" (in
"Pinacotheca imaginum, illustrium, doctrinae vel ingenii laude, virorum / Quadreria di ritratti d'uomini illustri, lodevoli per sapienza o ingegno" del 1645) Marc-Antoine Muret che aveva rischiato il rogo per sodomia a Tolosa ma era riuscito ad evitarlo con la fuga in Italia, allorché a Venezia ricadde nella stessa accusa poggiò la propria difesa e la giustificazione della sua innocenza proprio sulla corrispondenza intercorsa tra lui ed il Lambin.
Così in merito dunque scrisse Giovan Vittorio Rossi
("Janus Nicius Erythraeus"
. "(...) Sed tanto vir ingenio, atque facundia, Tolosae, criminis, cujus insimulatus fuerat (injurià dicitur) paratum fere sibi supplicium evasit. Nam, fuga sibi consulens, ex illo periculo, Venetias evolavit; ubi cum in ejusdem suspicionem criminis, post aliquanto venisset, literis, ad Dionysium Lambinum datis, eam est à se propulsare conatus.Verum illud ei Tolosanum incendium, ex quo evolaverat, sive verum, sive fictum, exprobravit Ioseph Scaliger , cui ille verba dederat, atque epigramma recens, à se compositum, pro vetere obtruserat, hoc disticho:
Qui flammas rigidae vitaverat ante Tolosae, Muretus, fumos vendidit ille mihi.
Sed crimen istud, illudque, quod in Gallia hominem occiderit, & interdum vino se ad ebrietatem onerarit, si vera forent, posset aliquis juventutis excusatione defendere"
[traduzione: (...) Ma uomo di grande intelligenza e capacità oratoria, sfuggì alla pena, quasi approntatagli, del delitto di Tolosa, di cui era stato incolpato (si dice per vendetta).
Infatti, decidendosi per la fuga, scappò da quel pericolo fino a Venezia dove, cadendo dopo un poco nel sospetto del medesimo crimine, tentò di allontanarlo da sé con lettere inviate a Dionisio Lambino.
, E Joseph Joost Scaliger (che egli aveva beffato, spacciandogli per antico un epigramma recente, scritto da lui) gli rinfacciò, con questo distico , il famigerato rogo di Tolosa dal quale (vera o falsa che sia la notizia), era fuggito:
A me vendette il fumo quel Muret che s'era sottratto alle fiamme della severa Tolosa
.
. Ma questa accusa, e quella per la quale in Francia avesse ucciso un uomo, o che qualche volta si riempisse di vino fino all’ubriachezza, quand’anche fossero vere, si potrebbero contestare con l'attenuante della giovane età]
Aprosio si riferisce nel testo alla seguente opera del Lambin tuttora custodita alla C.B.A.:
"In Q. Horatium Flaccum , Dionysii Lambini commentarius locupletissimus .. Sexta et postrema editio ... additae sunt Henrici Stephani Diatribae ..", Aureliae Allobrogum : apud Samuelem Crispinum, 1605 2 pt. ([14], 255, [18]; 351 p.) : 1 ill. ; 4°.
Altre opere del Lambin custodite secondo l'SBN nelle biblioteche italiane:
Aristoteles," De iustitia : Aristotelis ethicorum ad Nicomachum liber V, cum commentariis Silvestri Mauri, illustravit Johannes B. Schuster [Adiecta versione latina Dionysii Lambini]", Romae", 1938
Cicero, Marcus Tullius," M. T. Ciceronis, Orationum, volumen primum (-tertium). Adhibitis Lambini, et Boulierii correctissimi exemplaribus magna cum diligenza castigatum", Venetiis: Tomasini, 1658
Cicero, Marcus Tullius," Orationum Marci Tul. Ciceronis volumen primum (-tertium), a Dionysio Lambino emendatum: postea verum sectionibus distinctum", Taurini", 1676
Cicero, Marcus Tullius," Marci Tullii Ciceronis Tusculanarum quaestionum, ad Marcum Brutum. Libri quinque. A Dionysio Lambino monstroliensi ex codicibus manuscriptis, & veteribus emendati; eiusdem praecipue, & aliorum virorum doctorum annotationibus utilissimis in margine appositis, illustrati. Cum scholijs Paulli Manutii ad finem", Venetiis: Guerigli, Giovanni, 1619
Cicero, Marcus Tullius," M. Tullii Ciceronis Opera omnia quae extant, a Dionysio Lambino ex codicibus manuscriptis emendata, et in sectiones apparatui latinae locutionis respondentes distincta", Genevae: Stoer, Jacques, 1624
Cicero, Marcus Tullius," M. T. Ciceronis Philosophicorum pars secunda, continens, De natura Deorum lib. 3. De diuinatione lib. 2 ... Ex Dionysii Lambini monstroliensis emendatione", Venetiis", 1579
Cicero, Marcus Tullius," M. Tullii Ciceronis de finibus bonorum et malorum libri quinque. Ex recensione Joannis Davisii ... Cum ejusdem animadversionibus, et notis integris Petr. Victorii, P. Manucii, Joach. Camerarii, D. Lambini, ac Fulvii Ursini", Cantabrigiae: Knapton, John & Knapton, PaulCrownfield, Cornelius & Crownfield, John, 1741
Cicero, Marcus Tullius," Orationum M. Tullii Ciceronis volumen primum (-tertium). A Dionysio Lambino emendatum, postea vero sectionibus distinctum", Lugduni: Borde, Philippe & Arnaud, Laurent & Rigaud, Claude, 1658
Pastor fido, Il: Dramma pastorale in un prologo e 5 atti di Battista Guarini (1538 - 1612)
Iniziata la composizione nel 1581, due anni dopo l'autore ne dava lettura in Guastalla davanti a Ferrante Gonzaga; la prima edizione usciva a Venezia nel 1590, dopo un lungo e tormentato correggere; tra questa e l'edizione definitiva del 1602 si ebbero altre quattordici ristampe. Faticoso anche l'iter della rappresentazione: dopo due rinvii, nonostante la minuziosa preparazione, nel 1592 e '93, essa fu finalmente eseguita a Crema nel Carnevale del 1596.
Il metro è l'endecasillabo sciolto, inframmezzato da settenari. Nel prologo il fiume Alfeo celebra l'Arcadia, terra sacra alle Muse, e la città di Ferrara, sede degli Estensi. Nel I atto il giovane Silvio, discendente da Ercole, viene esortato dal vecchio servo Linco a ricambiare l'amore di Amarilli, discendente di Pan, poiché, secondo un oracolo, soltanto le nozze di due giovani di stirpe divina potranno placare l'ira di Diana, che perseguita gli Arcadi, e por fine alle loro sciagure. Per questo si sono accordati il sacerdote Montano, padre di Silvio, e Titiro, padre di Amarilli; inutilmente, perché Silvio, tutto dedito alla sua passione di cacciatore, non si cura dell'amore, e d'altra parte Amarilli, benché solennemente promessa a Silvio, si è innamorata di Mirtillo, il «pastor fido», ed egli di lei. Nel II atto si svolge la perfida azione di Corisca, che, invaghita pure di Mirtillo, vuol far condannare a morte Amarilli. Per ottenere ciò, basterà che questa sia scoperta in una spelonca insieme con Mirtillo, dato che la legge d'Arcadia punisce con la pena capitale l'infedeltà femminile. Corisca ordisce la sua trama e fa accusare i due giovani da un Satiro, che è innamorato di lei. Amarilli è condannata: ma nell'atto III Mirtillo decide di morire in vece sua, cosa che dalla legge è consentita. Corisca, che ha ascoltato il colloquio amoroso dei due, consiglia allora Amarilli di recarsi nella grotta di Venere Ericina, dicendole che vi troverà Silvio con la pastorella Lisetta: essa quindi avrà motivo di rompere la fede a lui data, e potrà sposare il suo Mirtillo. Amarilli si lascia convincere: allora Corisca manda nella grotta il suo amante Coridone, per far sì che Mirtillo sorprenda Amarilli con lui. Ma il perfido disegno è sventato dal Satiro, il quale adirato contro Corisca che l'ha respinto, la rinchiude a tradimento in una grotta insieme con Mirtillo, per farla sorprendere da Coridone; così la condannata per infedeltà dovrà essere Corisca stessa. Essa però riesce a sfuggire al tranello. Nel IV atto Silvio, sempre trascinato dal suo ardore per la caccia, ferisce di saetta Dorinda, la quale, innamorata di lui che la disdegna, si è travestita da lupo per farsi inseguire. Scoperto l'errore, Silvio è finalmente vinto dalla devozione di Dorinda: egli spezza l'arco e le frecce e si sottomette ad amore. Nel V atto Mirtillo sta per essere sacrificato in luogo dell'amata Amarilli. Ma interviene Carino, ch'egli crede suo padre e che veramente lo ama come un figlio, e per salvarlo dalla morte svela come Mirtillo sia forestiero e quindi non possa venire colpito dalla legge. Si scopre così che il vero padre è lo stesso sacerdote Montano, il quale stava per compiere il sacrificio: Mirtillo è dunque d'origine divina non meno che Silvio, e deve sposare Amarilli, secondo l'interpretazione che del famoso oracolo dà l'indovino cieco Tiremo. Corisca, ravveduta, viene perdonata dagli sposi. L'autore affida al coro la conclusione e il commento della vicenda: «Quinci imparate voi, / o ciechi e troppo teneri mortali, / i sinceri diletti e i veri mali. / Non è sana gioia, / né mal ciò che v'annoia. / Quello è vero gioire, / che nasce da virtù dopo il soffrire». Conclusione che richiama subito per contrasto quella dell' -> Aminta del Tasso, che è il punto di riferimento vero del Pastor lido, sia nella costruzione della favola, sia nel capovolgimento, affidato in massima parte ai cori, delle tesi stesse del Tasso sull'amore, sul piacere, ecc.
Donato, Elio: Grammatico e letterato fiorito a Roma verso la metà del sec. IV d. C.
È autore della più completa grammatica latina tramandataci dagli antichi, distinta in Ars prima o minor e Ars secunda o maior. Scrisse altre importanti opere tra le quali i Commenti a Terenzio e a Virgilio, ma la sua fama è dovuta soprattutto alla grammatica e nel medioevo fu tale che il nome Donato venne a significare per l'appunto "grammatica".
Si tratta del filologo olandese Zevecote, Jacob : van
Florus, Lucius Annaeus, "
Lucii Annaei Flori Rerum romanarum libri 4. Accedunt Jacobi Zevecotii i.v.d. observationes maxime politicae",
Amstelodami : apud Ioannem Ianssonium, 1638
- 413 [i.e. 415], [5] p. ; 12
- Front. calcogr
- Nella paginazione sono ripetuti i numeri 407-408
- Segn.: A-R12 S6(S4v, S5 e S6 bianche)
- Impronta - i-te e-i- ueu- hiso (3) 1638 (A)
- Localizzazioni: Biblioteca comunale Malatestiana - Cesena - FC
- Biblioteca Estense Universitaria - Modena
Florus, Lucius Annaeus,"
Lucii Annaei Flori Rerum Romanarum libri 4. Accedunt Jacobi Zevecotii observationes. maximae politicae",
Harderuici : typis Nicolai a Wieringen, gymnasij typographi, 1633
- 503 p. ; 12.
- Impronta - c-is S.t. t,em quca (3) 1638 (R)
-
- Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
La grande erudizione di Aprosio lo mise nella condizione di accostarsi ad autori nordici che oggi giungono quasi misconosciuti.
Per esempio nel capitolo XLI dell' "Scudo di Rinaldo" parte prima l'agostiniano cita Posthius, Iohannes
Colombo, Realdo <1510?-1559>," Realdi Columbi Cremonensis ... De re anatomica libri 15. Hisce iam accesserunt Ioannis Posthii Germershemij, med. d. Obseruationes anatomicae. Cum indice rerum, quo hactenus caruerunt, satis copioso" Francofurdi: Lechler, Martin Fischer, Peter, 1593
Egenolf, Christian," Anthologia gnomica. Illustres veterum graecae comoediae scriptorum sententiae, prius ab Henrico Stephano, ... editae; nunc duplici insuper interpretatione metrica singulae auctae ..., in hoc Enchiridion ... Ioh. Posthii, Germersh. ... collectae a Christiano Egenolpho", Francoforte: Sigmund Feyerabend: Feyerabend, SigmundRabe, Georg, 1579
Posthius, Iohannes <1537-1597>," Iohan. Posthii Germershemii Tetrasticha in Ouidii Metam. lib. 15. Quibus accesserunt Vergilij Solis figurae elegantiss. & iam primum in lucem editae. Schone Figuren ... Durch Johan. Posthium von Germerssheim", Francofurti: Rabe, Georg & Feyerabend, Sigmund & Han, Weigand erben, 1569
Colombo, Realdo <1494-1559?>," Realdi Columbi ... De re anatomica libri 15. Hisce iam accesserunt Ioannis Posthii med.D. Obseruationes anatomicae", Francofurdi: Wechel, Johann, 1590
Posthius, Iohannes <1537-1597> - Iohan. Posthii Germershemii Tetrasticha in Ouidii Metam. lib. 15. Quibus accesserunt Vergilij Solis figurae elegantiss. & iam primum in lucem editae. Schone Figuren, auss dem furtrefflichen Poeten Ouidio, allen Malern, Goldtschmiden, vnu Bildthauwern, zu nutz vnnd gutem mit fleiss gerissen durch Vergilium Solis, unnd mit Teutschen Reimen kurtzlich erklaret, dergleichen vormals im Truck nie aussgangen, Durch Johan. Posthium von Germerssheim", Rabe, Georg & Feyerabend, Sigmund & Han, Weigand Erben
Ishaq Israeli ben Salomon," Isaaci Iudaei, ... De diaetis uniuersalibus & particularibus, libri 2. Hoc est, De victus salubris ratione, et alimentorum facultatibus, quinque tractatus summopere utiles in quibus non solum de ciborum uarietate atque delectu generatim, sed etiam de quibuslibet herbarum fructuum, leguminum, granorum, ... perspicue agitur. ... ex Arabica lingua in Latinam conuersus, nunc uero opera D. Ioannis Posthij Germershemij sedulo castigatus & in lucem editus", Basileae: Henricpetri, Sixtus
Stranamente di questo autore Aprosio sembra non avere consapevolezza di un'opera particolare come:
Posthius, Iohannes - Schede, Paulus Melissus
Si tratta di una pubblicazione di cui l'Aprosio avrebbe avuto modo di valersi specie in merito alle sue dissertazioni sul vino e le sue qualità, positiva e negative specie per gli intellettuali argomento trattato ne "La Grillaia" ma appunto senza nominare questo autore che assieme allo Schede si propone di trattare del vino e dei pericoli dell'ubriachezza, come si può vedere da questo breve saggio dell'opera, anche se poi a ben leggere la raccolta poetica il gioco letterario, tutto in composizioni latine, rivela ambiguità ed opzioni non sempre moraleggianti.
"Lysiae Atheniensis vnius decem Graeciae oratorum Orationes 34. Quae de 300 reliquae sunt: nunc primum de Graecis Latine redditae & politicis notis illustratae a Iodoco Vander-Heidio Brabanto "[alias Heyden, Josse : van der del Brabante], Hanouiae : typis Wechelianis, apud haeredes Iohannis Aubrii, 1615 - 104, 504 i.e. 604, 2 p. ; 8 - VD17 nr. 23:248770T - Marca sul front. e in - Numeri: Impronta - r-po n-m. **** Acqu (3) 1615 (R) - Localizzazioni: oltre che in C.B.A. anche in Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Anisio, Giano
Anisio, Giano
Anisio, Giano
Anisio, Giano
Anisio, Giano
Anisio, Giano
"En habes lector Bucolicorum autores 38. quotquot uidelicet a Vergilij aetate ad nostra usque tempora, eo poematis genere usos, sedulo inquirentes nancisci in praesentia licuit: farrago quidem eclogarum 156. mira cum elegantia tum uarietate referta, nuncque primum in studiosorum iuuenum gratiam atque usum collecta. Horum uero omnium Catalogum ... reperies", Basileae: Oporinus, Johann
Bisselius, Johannes (Bisselius, Johannes, gesuita tedesco, 1601-1682), "Vernorum libri tres, quibus deliciae veris describuntur. Editio altera",
- München: C. Leyser, 1640
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Joannis Bisselii, ... Argonauticon Americanorum, sive, Historiae periculorum Petri de Victoria, ac sociorum eius, libri 15", Monachii formis Lucae Straubii: Wagner, JohannStraub, Lukas, 1647
Bisselius, Johannes <1601-1682>," De pestiferis peccatorum mortalium fructibus exempla tragica, per anni 1651. quadragesimam, pro suggestu, exposita", Dilingae: Bencard, Johann KasparSporlin, Johann Michael, 1679
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Joannis Bisselii, ... Illustrium, ab orbe condito, ruinarum, decas 1. [-4.]. Cum breviariis capitum, & indice", Dilingae", 1663-1679
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Joannis Bisselii, e Societate Jesu, Aetatis nostrae gestorum eminentium medulla historica, per aliquot septennia digesta. Septennium 1. [-3.]", Ambergae: Burger, Johann, 1675-1677
Bisselius, Johannes <1601-1682>," 2.[2]: Joannis Bisselii, e Societate Jesu, Ad medullae historicae septennium 2. appendix anni 1614. Mariae Stuartae, viventis, ac morientis, acta", Ambergae", 1675
Bisselius, Johannes <1601-1682>," 3.[2]: Joannis Bisselii, e Societate Jesu, Rerum aetatis nostrae eminentium, septennii 3., annus 19. ac 20", Ambergae", 1677
Bisselius, Johannes <1601-1682>," [4]: Joannis Bisselii, e Societate Jesu, Leo Galeatus, anni 1620. Hoc est, Maximiliani, Bavariae ducis, expeditio, pugna, victoria Pragensis", Ambergae", 1677
Bisselius, Johannes <1601-1682>," *Joannis Bisselii ... Illustrium ab orbe condito, Ruinarum, decas 1.-3.! cum breviariis capitum, & indice", Ambergae", 1656-1658
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Joannis Bisselii ... Illustrium, ab orbe condito, ruinarum, decas 1. - 3. Cum indice breviariis capitum, & indice", Ambergae", 1656-1658
Bedel, Jean
Bisselius, Johannes <1601-1682>," 3.1: Joannis Bisselii, ... Palaestinae, seu, Terrae-Sanctae, topothesia, secundum regiones, ac tribus, expressa", Dilingae: Bencard, Johann KasparSporlin, Johann Michael, 1679
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Joannis Bisselii, e Societate Jesu, Palaestinae, seu, Terrae-Sanctae, topothesia, secundum regiones, ac tribus, expressa", Ambergae: Haugenhofer, Georg, 1659
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Ioannis Bisselii, e Societate Iesu, Reipublicae Romanae veteris ortus, et interitus. Cum breviario capitum, & indice particulari", Dilingae: Mayer, Ignaz, 1664
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Icaria. / Ioannis Bisselij e Societate Iesu", Ingolstadij: Hanlin, Gregor, 1637
Bisselius, Johannes <1601-1682>," Ioannis Bisselii e Societate Iesu Aestas", Monachij: Heinrich, Nikolaus, 1644
"Idea boni praelati, siue vita Alani de Solminihac episcopi, baronis, et comitis cadurcansis, nec non monasterii B.M.V. cancellatae canonicarum regularium ordinis S. Augustini ... A R.P. Leonard Castanet canonicorum regularium B.M. cadurci priore, gallico primum idiomate conscripta, nunc a P. Dominico Bisselio ...", Campidonensis: Dreherr, Rudolf, 1673
Bisselius, Johannes <1601-1682>, "Ioannis Bisselii ... Aestas. Aestivorum libri tres quibus deliciae aestatis describuntur" (Monachi : formis Nicolai Henrici, 1644) [26], 465 p., 1 c. di tav. : ill. ; 12°.= in C.B.A..
Scoto Eriugena, Giovanni:
Filosofo scolastico del sec. IX.
Nato intorno all'810 in Irlanda - da cui deriva il suo nome poiché era chiamata Erin o Scotia Maior, ed erano denominati scoti i suoi abitanti - Scoto Eriugena si recò in Francia alla corte di Carlo il Calvo intorno all'847 e dal sovrano fu posto alla guida dell'Accademia di Palazzo o Schola Palatina di Parigi. In questa veste egli agì come grande organizzatore della cultura e rappresentò una figura di primo piano nell'ambito della rinascita carolingia, sempre animato da autentico spirito di ricerca filosofica. Profondo conoscitore della lingua e della cultura greca oltre che dei Padri della Chiesa latini, poté mettere la sua conoscenza a disposizione di più vaste cerchie di intellettuali in Europa, grazie all'opera di traduzione alla quale, su invito di Carlo il Calvo, si dedicò assiduamente. Frutto di questa sua attività è la versione del corpus degli scritti dello Pseudo-Dionigi (la Gerarchia celeste, la Gerarchia ecclesiastica, la Teologia mistica) che avrà una vasta eco sulla cultura medievale oltre ad influenzare profondamente la riflessione dello stesso Scoto Eriugena ; tradusse poi gli Ambigua in Scoto Eriugena Gregorium Theologum di Massimo il Confessore, il De hominis opificio di Gregorio di Nissa e l'Ancoratus di Epifanio. Oltre alla sua opera di grande mediatore tra la riflessione religiosa dei primi secoli in lingua greca e il pensiero propriamente medievale, l'importanza della sua figura è poi soprattutto legata ad una potente ed originale sintesi filosofico-teologica, che segna l'inizio della Scolastica, affidata principalmente al suo capolavoro, noto come De divisione naturae (sebbene il titolo originale fosse Periphyseon) . Il dialogo in cinque libri, probabilmente compiuto prima dell'865, è considerato il primo importante scritto speculativo del Medioevo per la ricostruzione del processo di derivazione del molteplice dall'unità e di ritorno all'unità e per la presenza al suo interno del metodo aprioristico o deduttivo, che caratterizzerà la ricerca scolastica. Nel corso della sua vita Scoto Eriugena ebbe un rapporto per molti aspetti contrastato con la Chiesa, a testimonianza di quella libertà di pensiero che fu la cifra della sua personalità e che rappresentò un'importante eredità che acquisì dal contatto con lo spirito greco. In questa prospettiva deve essere letto il suo scritto De divina praedestinatione composto contro il monaco Godescalco. L'opera, redatta su invito dei vescovi di Reims e Laon per confutare la tesi della doppia predestinazione - secondo la quale gli uomini sarebbero predestinati al paradiso o all'inferno - contiene un ripensamento della dottrina riguardante il destino dell'uomo che porta Scoto Eriugena a sostenere la transitorietà dell'inferno, pensiero di contrasto con l'ortodossia cristiana. Fu soltanto grazie alla protezione di Carlo il Calvo che il filosofo si poté sottrarre alla condanna per eresia, sancita dal concilio di Valenza nell'855; subì il processo anche l'opera dello Pseudo-Dionigi da lui tradotta; a questo proposito il pontefice, Nicola I, lamentò il fatto che la traduzione di Scoto Eriugena fosse avvenuta senza che l'originale fosse stato sottoposto precedentemente alla censura ecclesiastica. Scoto Eriugena fu autore anche di alcune opere minori, come le Glosse agli scritti di carattere teologico di Boezio, e le Annotationes in Marcianum Capellam, commento a un testo pagano del sec. V di Marziano Capella intitolato De nuptiis Mercurii et Philologiae. Dopo l'877, anno della morte di Carlo il Calvo, non si hanno più notizie certe del fiolosofo, che pare sia morto in Francia alcuni anni dopo.
Il principio a cui si ispira tutta la riflessione di Scoto Eriugena è l'accordo intrinseco tra ragione e fede, in quanto sia la prima, sia l'oggetto della seconda - l'autorità delle Sacre Scritture - «emanano da un'unica fonte» costituita dalla sapienza divina. Credere e intendere diventano così - in una singolare ripresa della riflessione agostiniana - due momenti inscindibili di un unico processo di ricerca che deve condurre l'uomo alla verità; è necessario infatti credere alle verità contenute nelle Sacre Scritture, ma è altrettanto necessario intendere ciò che con verità si crede. Per Scoto Eriugena anzi, pur nella riconosciuta complementarietà delle due componenti, il primato non spetta all'autorità, bensì alla ragione, cronologicamente antecedente e «principio» dell'autorità stessa: la ragione ha sempre caratterizzato l'uomo sin dall'antichita (mentre l'autorità è sorta successivamente) e ha poi accompagnato l'opera degli apostoli e dei Padri della Chiesa dai quali è stata tramandata attraverso le Sacre Scritture. Nulla dunque di quanto si trova nei testi sacri è estraneo alla ragione. Su quest'affermazione della libertà della ricerca, che lo avvicina profondamente allo spirito filosofico dei greci, Scoto Eriugena fonda la propria metafisica, il cui punto di partenza è la «divisione» della Natura in quattro momenti fondamentali. Innestando il concetto cristiano della creazione e quello di un Dio personale, distinto dalle creature, sull'impianto neoplatonico e sul pensiero dello Pseudo-Dionigi, Scoto Eriugena concepisce tutta la Natura come un processo graduale attraverso cui l'Universo si dispone gerarchicamente da un livello massimo, Dio, ovvero l'unità e la perfezione, ad un livello minimo, caratterizzato dalla molteplicità e dall'imperfezione, che tende però a ritornare all'unità. Si distingue così in questo processo la prima natura, che crea ma non è creata che da se stessa e che come tale è trascendente rispetto a tutti gli altri esseri, dai quali non può venire definita e compresa adeguatamente (si inserisce qui il tema tipico della teologia negativa). Questa prima natura, identificata con Dio, è l'unità ineffabile che per Scoto Eriugena si articola - attraverso la ripresa del dogma della Trinità - in tre sostanze: quella ingenita propria del Padre, la sostanza genita, ovvero il Figlio, e la sostanza procedente da entrambe, lo Spirito Santo. Grazie ad un processo di teofania, che interessa tutte e tre le persone della Trinità, dall'unica sostanza divina si può quindi spiegare tutta la realtà. La seconda natura, che è creata e crea, è infatti identificata con il Figlio, nel quale risiedono le idee o forme delle cose. Il Figlio è il Logos o la sapienza di Dio, in cui, grazie all'innesto del cristianesimo sul platonismo, sono presenti gli archetipi delle cose, non più considerati tuttavia, in senso strettamente platonico, soltanto come causa finale rispetto agli oggetti sensibili, ma anche come causa efficiente. Gli elementi che compongono il mondo quindi per Scoto Eriugena non sono stati creati dal nulla ma dalle cause primordiali (le idee coessenziali nel Verbo divino), grazie all'azione distributiva e moltiplicatrice dello Spirito Santo. Si passa così alla terza natura, che è creata e non crea, ovvero il mondo, caratterizzato da molteplici oggetti sensibili diversi l'uno dall'altro, costituiti da forme e materia, sussistenti nello spazio e nel tempo, riconducibili all'interno di generi e specie. Grazie al processo di teofania S. ha così illustrato la derivazione del molteplice dall'unità, sottolineando al tempo stesso da un lato la superessenzialità e la trascendenza di Dio, dall'altro l'identità sostanziale delle creature con il Creatore grazie al permanere dell'essenza del Creatore nelle sue creature: il mondo è infatti la manifestazione di Dio, al quale può quindi ritornare come al proprio fine. La quarta natura, che non è creata e non crea, è proprio Dio come causa finale delle cose, termine ultimo di un processo circolare di derivazione e di ritorno della molteplicità all'unità.
L'originalità e la complessità della metafisica di Scoto Eriugena emerge anche se si considerano le sue implicazioni in merito a due temi assai dibattuti nella cultura medievale: il panteismo e la posizione dell’uomo in rapporto a Dio. Per quanto concerne il primo problema non si può che riconoscere la compresenza nella sintesi di Scoto Eriugena di due prospettive antitetiche che comportano rispettivamente il rifiuto o l'adesione al panteismo. Come natura che crea e non è creata Dio infatti trascende il mondo e il pensiero di Scoto Eriugena a questo proposito può essere considerato legato all'ortodossia cristiana; come essenza del mondo, invece, Dio è risolutamente immanente e la sua dottrina può essere ritenuta una rigorosa espressione di quel panteismo che spesso si riaffaccerà nella riflessione medievale. In merito al problema antropologico infine Scoto Eriugena assume una posizione per molti aspetti antitetica rispetto alla pessimistica concezione cristiana che insiste sulla negatività e sulla corruzione umana. Per Scoto Eriugena infatti l'anima dell'uomo è un'immagine della Trinità divina, e l'uomo è in un certo senso addirittura dotato di maggiore dignità dell'angelo in quanto, «officina di tutte le creature... egli intende come l'angelo, ragiona come uomo, sente come l'animale irragionevole, vive come il germe, consiste di anima e corpo e non è privo di nessuna cosa creata». Il peccato originale non distrugge la sua perfezione, ma comporta soltanto la perdita di quella felicità alla quale sarebbe stato destinato se non avesse trasgredito il comando di Dio. La stessa possibilità di peccare del resto testimonia la libertà dell'uomo, sua caratteristica fondamentale che viene intesa come libero arbitrio, ovvero possibilità di scelta fra il bene e il male, fra il peccare e il non peccare.
[PAOLA GUAZZOTTI per "NOVA 2006 - UTET"]
Il Molossi aggiunge che, imbandito dopo la caccia un banchetto, il Grapaldo, sollecitato a cantare dei versi, espose la favola di Atteone: "Finis erat laetis dapibus, divisque secundis Mellea libabant vario bellaria luxu: Jussus adest Marius, citharaque hic personat aurea".
In effetti il Grapaldo fu giudicato dai contemporanei un ottimo verseggiatore. Anche l’Arsilli lo lodò con queste parole: "Est Marius versu pergrato et scommate notus, Cui virides colles, ruraque amoena placent. Saepius inde novem vocat ad vineta sorores, Munifica impendens citria poma manu. Promittitque rosas, violas, vaccinia, et alba Lilia, cum primo vere tepescat humus". Del Grapaldo rimangono solo pochi versi impressi l’anno 1524 nella Coriciana sotto il solo cognome Grapaldus (nel catalogo della Biblioteca Casanatense furono attribuiti al padre). Il Grapaldo fu sepolto nella chiesa di San Francesco in Parma, con questa iscrizione: "Mario Grapaldo Franc Grapaldi fil tvm svopte ingenio tvm romanae cvriae consvetvdine a patre viro clarissimo neqvaqvam degenere MDXLV".
FONTI E BIBL.: I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, 1743, IV, 12-13.
GARBAZZA GIOVANNI MARCO
Parma 7 luglio 1459-Parma post 1519
Figlio di Giovanni Martino, medico, e di Giovanna degli Ajani. Dopo una prima educazione letteraria, il padre lo indirizzò agli studi di filosofia e medicina. Quasi certamente si laureò in medicina a Pavia, ove già nel 1486 risulta lettore di medicina e filosofia. Rientrato a Parma, nell’anno 1492 fu lettore di logica all’Università. Il Comune di Parma lo inviò nel 1497, assieme a Gaspare dal Prato, al Monastero di San Benedetto in Polirone per chiedere il permesso di utilizzare un confessore dell’allora riformato monastero di San Giovanni Evangelista di Parma per servizio delle monache del convento di Sant’Alessandro. Ancora per gli anni 1515 e 1519 risultano provvigioni di stipendio per il Garbazza come lettore di filosofia presso l’Università di Parma. Da un epigramma di Tranquillo Molossi, risulta che il Garbazza fu anche brillante poeta sia in latino che in volgare. Fu amico del Correggio e padrino al battesimo di una figlia del pittore, Francesca Letizia. Anche Giorgio Anselmi gli fu amico intimo, tanto da dirgli in un epigramma "quod tu velles hoc quoque, Marce, volo". Fu medico del Convento di San Giovanni Evangelista, dove fu poi sepolto.
Vedi: I. Affò, "Memorie degli scrittori e letterati parmigiani", 1791, III, 172-174; A. Pezzana, "Continuazione delle Memorie", VI, 417; G.B. Janelli, "Dizionario biografico dei Parmigiani", 1877, 179; L. Gambara, "I medici di due grandi pittori", in "Aurea Parma" 3 1937, 95-96; "Aurea Parma" 1 1953, 6; "Aurea Parma" 4 1958, 233; "Parma nell’Arte" 3 1965, 205, e 1 1970, 70.
Poco comunque è noto diTranquillo Molosso salvo qualche aneddoto storico:
"Paolo III, successo al secondo Giulio nella Cattedra di S. Pietro, fu l'illustre fondatore della gloria della famiglia Farnese, dalla quale, cominciando da Pier Luigi suo ?glio naturale sino alla morte dell'ottavo Duca Antonio, furono governate col titolo di Ducato Parma e Piacenza, cioè dal 1545 al 1731. Pier Luigi entrò in Roma partigiano de' Colonnesi, quando l'Imperatore Carlo V la prese d'assalto nel 1527; nella quale occasione protesse la vita e la casa del maestro suo Tranquillo Molosso di Casalmaggiore: vedi ancora Monografia
Affo, Ireneo, "
La Zecca e moneta parmigiana illustrata dal padre Ireneo Affo minor osservante ... opera di annotazioni accresciuta ornata colla intera serie delle medaglie de' duchi e principi di Parma e data in luce da Guid'Antonio Zanetti bolognese",
Parma : presso Filippo Carmignani
- VIII, 351, 3 p., XV, 7 c. di tav. : ill. calcogr. ; fol.
F. Arisi, "Cremona litterata", Parma 1702 cita un'opera di "Tranquillus Molossus" (dato per morto nel 1528) intitolata "De monomachia".
Presi gli ordini sacerdotali , adottò posizioni religiose molto intransigenti e nel 213 aderì alla setta religiosa dei Montanisti, nota appunto per la sua intransigenza e il suo fanatismo .
Negli ultimi anni della sua vita abbandonò il gruppo per fondarne uno nuovo, quello dei Tertullianisti. Le ultime notizie che si possiedono su di lui risalgono al 220 . La sua morte si data dopo il 220.
Sono pervenute trenta opere teologiche e polemiche contro i pagani, contro gli avversari religiosi e contro i cristiani che non condividevano le sue tesi.
Apologeticum: una impetuosa difesa in nome della libertà di coscienza, sia contro i delitti manifesti imputati ai cristiani , sia contro i cosiddetti crimina occulta, come incesti, infanticidi e altre depravazioni morali pagane.
Ad martyras: esortazione ad un gruppo di cristiani incarcerati e condannati a morte .
Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae: in difesa del cristianesimo contro i pagani.
De praescriptione haereticorum: contro i cristiani che contaminano la fede con filosofie pagane e con interpretazioni troppo libere della Bibbia .
De anima: è l'opera più importante, nella quale Tertulliano rielabora anche fonti pagane.
Ad Scapulam: l'opera è indirizzata al governatore dell'Africa proconsolare che stava conducendo una campagna contro i cristiani .
De spectaculis: opera in cui vengono considerati immorali gli spettacoli teatrali e circensi.
De virginibus velandis e De cultu feminarum: opere in cui vengono fatte considerazioni sulla donna , considerata alla stregua di un essere inferiore; per esempio, secondo Tertulliano, deve apparire rigorosamente velata.
De pudicitia: contro i rapporti sessuali all'infuori del matrimonio .
De corona: contro il servizio militare che non poteva essere compatibile con chi si professava cristiano.
De idolatria:contro quelle attività economiche legate in qualche modo al paganesimo.
Adversus Marcionem, Adversus Praxeal e altre: opere di carattere violentemente polemico contro avversari religiosi.
Accomunano tutti gli scritti di Tertulliano il gusto per l'insulto e per lo stile retorico assai appesantito dal barocchismo che danno l'immagine di un personaggio pieno di arroganza,integralista intransigente pronto con qualunque mezzo a sostenere le sue tesi. Soprattutto alcune posizioni risultano, fuori dal contesto, inaccettabili, come la demonizzazione che egli fa della donna .
Ma Tertulliano è comunque da considerarsi un grande teorico e un acuto pensatore che assume un posto di rilievo nel panorama letterario della sua età.
Tertulliano usa nei suoi scritti un linguaggio specificamente tecnico preso dal gergo avvocatizzio e costruisce i periodi in modo volutamente irregolare, con interrogazioni, esclamazioni, battute ad effetto, metafore , così da rendere più incisivo il discorso. [da Wikipedia l'enciclopedia libera on line]
-ISTRUZIONE SUPERIORE NEL TARDO IMPERO ROMANO: LE SCUOLE DI ROMA E COSTANTINOPOLI SECONDO IL LIBRO XIII DEL CODEX TEODOSIANUS
-MAESTRO DI SCUOLA - PROFESSORE DI SCUOLA - INSEGNANTE NELL'ANTICHITA' ROMANA: SUA TUTELA GIURIDICA SECONDO IL LIBRO X DEL "CODEX JUSTINIANEUS" (CODICE DI GIUSTINIANO IL GRANDE)
-MAESTRO DI SCUOLA SECONDO I DETTAMI DEL CONCILIO LATERANENSE QUARTO (1215)
-ISTITUZIONE DEI "SEMINARI" NEL PIANO DI RIFORMA DEL CLERO SECONDO I DETTAMI DEL CONCILIO DI TRENTO (VEDI IL TESTO CON LA GUIDA DI INDICI MODERNI
3 - FRATI NOVIZI - NOVIZI E PROFESSI : CONTRO ABUSI, COSTRIZIONI, FALSE VOCAZIONI, DISORGANICA FORMAZIONE ECC. ED A FAVORE D'UNA ADEGUATA FORMAZIONE CULTURALE E SPIRITUALE LE "INSTITUTIONES" DI PAPA CLEMENTE VIII SULL'"EDUCAZIONE DEL NOVIZIO"
-MAESTRO DI SCUOLA = VOCE MAGISTER (CON INDICE TEMATICO) SECONDO LA BIBLIOTHECA CANONICA.... DEL PADRE FRANCESCANO LUCIO FERRARIS
[SEMINARIO = VEDI POI VOCE SEMINARIUM SECONDO LA BIBLIOTHECA CANONICA.... DEL PADRE FRANCESCANO LUCIO FERRARIS]
-[NEL CONTESTO DI SCUOLA ED ISTRUZIONE VEDI UN EXCURSUS PARTENDO DA ANGELICO APROSIO PER GIUNGERE ATTRAVERSO I SECOLI A MICHELE PONZA = VEDI DON MICHELE PONZA (VEDI QUI UN APPROFONDIMENTO) (1772-1846) di nobile famiglia cavourese, dedicò tutta la sua esistenza allo studio della lingua piemontese, pur essendo strenuo difensore del fatto che, in pieno Risorgimento, fosse necessario condividere innanzitutto la stessa lingua italiana per "fare gli italiani"(VEDI QUI NELLA DIFESA CRITICA DEL PONZA RISPOSTA AL LIBRICCIUOLO ANONIMO INTITOLATO ERRORI SENZA NUMERO TRATTI A CASO DAI MANUALI DEL PONZA qui digitalizzato = vedi LA PARTE INIZIALE CONCERNENTE IN UN CONTESTO DIDATTICO L'ITALIANO ED IL LATINO ed ancora ELENCO DELLE PECCHE DI LINGUA E DI STILE CHE RENDONO ANCORA PIU' MOSTRUOSO E RIDICOLO IL VOSTRO LIBRO con considerazioni sparse sul rapporto tra dialetto piemontese e buon italiano(giudizi questi espressi dal PONZA)
-SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE - ISTRUZIONE: STUDI SUPERIORI E UNIVERSITARI A GENOVA E IN LIGURIA (DA COLLEGI MEDIEVALI AL COLLEGIO DEI GESUITI ALL'ISTITUZIONE DELL'UNIVERSITA' AGLI STUDI DI GENOVA)
-SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE: DALL'ANTICHITA' ALL'ILLUMINISMO
-[ SCUOLA MEDICA DI SALERNO: LA SCUOLA SALERNITANA - IL SUO REGIMEN SANITATIS - LA RICOMPARSA DELLE MEDICHESSE ]
- [ SCUOLA - MATERIALE SCRITTORIO IN USO NEL RINASCIMENTO: CALAMAIO, PENNA, CONFEZIONE DELL'INCHIOSTRO, ALTRI STRUMENTI ]
-[ SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE : MAESTRI - PROFESSORI - DOCENTI - SCOLARI - STUDENTI NEL XVI SECOLO ]
-[ SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE : PUTTO - PUTTI (SCOLARO - SCOLARI): COMPORTAMENTI E DISCIPLINA DA TENERE SECONDO UN TESTO DEL XVI SECOLO ]
-[ SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE : STUDENTE - STUDENTI: COMPORTAMENTI E DISCIPLINA DA TENERE SECONDO UN TESTO DEL XVI SECOLO ]
-SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE: ESPERIENZE DI SCOLARITA' PUBBLICA NEL PONENTE LIGURE NEL XVIII SECOLO
-CINQUECENTESCA CLASSIFICAZIONE DEI PIU' PRESTIGIOSI STUDI (O UNIVERSITAS STUDIORUM) DELLA CRISTIANITA'
-SCUOLA - SCOLARIZZAZIONE - ISTRUZIONE: STUDI SUPERIORI E UNIVERSITARI A GENOVA E IN LIGURIA (DA COLLEGI MEDIEVALI AL COLLEGIO DEI GESUITI ALL'ISTITUZIONE DELL'UNIVERSITA' AGLI STUDI DI GENOVA)
-SCUOLA PUBBLICA - ISTRUZIONE PUBBLICA: SVILUPPO DELLA SCOLARIZZAZIONE DI MASSA NEL PONENTE LIGURE (UN ESEMPIO TIPO DEL XVIII SECOLO)
-SCUOLA PUBBLICA - ISTRUZIONE PUBBLICA: PER UNA RIFORMA DEI LIBRI SCOLASTICI DI GIUSEPPE PARINI
-SCUOLA PER IL POPOLO: PASSAGGIO NEL XIX SECOLO DALLA "SCUOLA PUBBLICA DI MATRICE ECCLESIASTICA E/O GESTIONE FILANTROPICA" ALLA "SCUOLA COMUNALE O FINANZIATA CON LE ENTRATE DELL'AMMINISTRAZIONE CIVICA"
-SCUOLA PER IL POPOLO: PASSAGGIO NEL XIX SEC. DA "SCUOLA ELEMENTARE COMUNALE" A "SCUOLA ELEMENTARE STATALE" (RIFORME NELLA SCUOLA - PROGRAMMI E LIBRI DI TESTO DI UN ALUNNO OTTOCENTESCO DI SCUOLA ELEMENTARE LIBRO DI EDUCAZIONE CATTOLICA IN LIGURIA)
-SCUOLA PUBBLICA - ISTRUZIONE PUBBLICA: LEGGI E RIFORME DELLA SCUOLA ITALIANA DAL XIX SECOLO ALLA II META' DEL XX SECOLO