Aprosio ritornato a Ventimiglia non trovò l'agognata "quiete", da intendersi qual sinonimo del classicheggiante otium negotiosum sì da fargli rimpiangere i soggiorni di Siena e Venezia e contestualmente non la ritenne città interessata alla tutela dei beni culturali: rendendosi altresì conto che la stessa per nulla era caratterizzata da un attivismo erudito e sapienziale, dei suoi abitanti o quantomeno dei suoi principali cittadini, in alcun modo gratificante come errando aveva sperato, sì da formulare, deluso, questo quadro certo non brillante e semmai deprimente, ma non solo, come potrebbe credersi, per le opposizioni ricevute, con acredine e intolleranza, all'erezione della sua Biblioteca .
( E' doveroso comunque precisare che la situazione nella seicentesca Ventimiglia non era favorevole per far vivere tranquilli o fare cultura stando a diversi fattori tra i quali oltre alla tensione tra la città e le sue ville che avrebbe portato all'istitutuzione
della Magnifica Comunità degli Otto luoghi primeggiavano i conflitti tra il Piemonte e la Repubblica di Genova come quello del 1625 in cui a Ventimiglia la popolazione insorse contro i maggiorenti e soprattutto le vili autorità genovesi volte alla fuga di fronte al nemico in avanzata piuttosto che a proteggere con la città i suoi abitanti
: conflitti che seppur sedati trasformarono il tutto in un clima di estrema insicurezza sin a portare fra congiure e tradimenti ad una nuova guerra nel 1672: e tutto questo senza dimenticare i pericoli causati dall'ambiente non salubre della città, causa di malattie, in particolare della malaria
e pure tenendo conto del generale timore di recrudescenza della peste attesa in particolare quella terrificante del 1656-'57 che decimò la Liguria e che se risparmiò il Capitanato intemelio lo circondò alimentando col terrore della morte quello delle carestie perigliose conseguenze d'ogni epidemica calamità).
In quest'epoca non facile oltre alle pubblicazioni e all'intensa corrispondenza con eruditi italiani ed europei il frate agostiniano, timoroso di cadere nell'ignavia intellettuale da lui sempre temuta, si impegnò in molteplici campi e per nulla si deve dimenticare come riprese l' erroneamente giudicata persa ed al momento accantonata opera Le Antichità di Ventimiglia che aveva abbozzato sin da giovane quando in base a rinvenimenti di reperti romani a Nervia frazione di Ventimiglia giustamente ritenne di aver individuato sotto cumuli di sabbia il sito dell'antica Albintimilium recuperandone gli appunti, il monoscritto ed ampliandone i contenuti (sull'importanza aprosiana in rapporto alla scoperta della vera topografia di Ventimiglia romana qui si può analizzare la lettera di Girolamo Rossi al grande T. Mommsen in visita agli scavi della scoperta Ventimiglia romana con il giudizio del Rossi su esser stato Aprosio il primo ad identificare a Nervia il sito principale dell'apparentemente disperso municipio imperiale): considerazioni queste che per quanto giuste non tutelarono Aprosio da critiche visto che non solo aveva corretto lo storico ufficiale intemelio G.G. Lanteri, che godeva gran credito in città, per il quale la sede della città romana sarebbe stata ricoperta dall'insediamento medievale ma pure per averlo corretto a ragione di suoi errori nelle informazioni su reperti ventimigliesi da lui comunicati tramite Teofilo Raynaudi/Raynaudo di Sospello all'Ughelli estensore della monumentale Italia Sacra
(Il Lanteri, come altri, era verosimilmente stato condizionato da casuali rinvenimenti di romanità in Ventimiglia medievale, tenendo conto anche del fatto che materiale recuperato tra i ruderi romani di Nervia era poi stato riutilizzato nel complesso medievale: resta comunque verosimile che il Lanteri sia stato indotto all'errore nel disegnare una topografia di Ventimiglia romana dai rivenimenti in prossimità della chiesa di S. Michele in Ventimiglia medievale e particolarmente dalle pietre miliari rinvenute nella cripta dello stesso sacro edificio)
Aprosio, anche per non rimanere rinchiuso tra le angustie dell'intemelio Capitanato, estese vieppiù i suoi studi
sul collezionismo antiquario, ligustico, italiano ed europeo, inserendo reperti da lui raccolti e una raccolta numismatica entro il museo che aggregò alla sua Biblioteca (materiale andato poi disperso per le vicissitudini della stessa e del convento in cui era ospitata) : e sotto gli stimoli dell'amico Giovanni Ventimiglia "Cavaliere della Stella, de' Conti di Ventimiglia" ricercatore della storia della città ligure donde giudicava fossero giunti in Sicilia i suoi ascendenti estese le proprie archeologiche investigazioni sull'intiero areale di Ventimiglia giungendo a scoprire reperti romani nella prossima "villeggiatura di Latte". Neppure mancò qual studioso dalle spontanee e spesso mordaci osservazioni di criticare lo stato dell' epigrafia e della tutela degli antichi beni culturali a Ventimiglia come in Italia, salvaguardia assai trascurata a differenza che in altri Paesi: Germania in primis sì che, sulla linea di questa riflessione e senza tema di crearsi delle ostilità, evidenziò apertamente le responsabilità sui reperti trascurati o distrutti, nella città natale come in altre italiane contrade, da quelli che con spregio definì "Galli d'Esopo" (riferendosi soprattutto all'operato di incolti religiosi e frati)
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