cultura barocca
"Macchine di parole ed immagini per scopi vari da Roma al Medioevo sin alla Modernità " Vedi qui un' impresa dell'Accademia veneziana degli Incogniti e con l'Accademia analizza la frequentazione che vi ebbe ANGELICO APROSIO assai legato in amicizia al LOREDANO /LOREDAN e a PIETRO MICHIEL esponenti di punta dell'accademismo veneziono

APROSIO interessato ai molteplici aspetti della cultura non escluse le interazioni fra LETTERATURA e ARTI FIGURATIVE in quasi tutte le sue OPERE ha lasciato testimonianza dei contenuti e se l'"ANTIPORTA" DEL REPERTORIO DELLA "BIBLIOTECA APROSIANA" è verosimilmente il prodotto più sofisticato quello più interattivo con EMBLEMATICA ed ICONOLOGA si riscontra tuttavia nell'antiporta del monumentale, e di prossima pubblicazione digitale e critica, VERATRO (VEDI) = opera pregressa ma ultima della sua tardiva artecipazioe alla POLEMICA SULL'ADONE DEL MARINO) = già queso ci dice quanto il frate fosse interessato all'EMBLEMATICA, alla stesura di IMPRESE e quanto per lui in particolare fosse stata
importante la scoperta dell'
ICONOLOGIA DI CESARE RIPA (VEDI).
Nel SAGGIO sulla simbologia da Aprosio connessa all'Aprosiana si è usata volutamente, anche se non del tutto propriamente, l'espressione sacrale ICONA quasi a sottolineare l'altissimo valore attribuito da Aprosio alla sua "Libraria" = per la precisione nel campo della comunicazione simbolica, grafica e scritta, anche in relazione alla BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA si sarebbero potute usare altre terminologie: si citano qui la voce
EMBLEMA =
Figura simbolica spesso accompagnata da un motto o d una dichiarazione o da una spiegazione in versi o in prosa [In Italia l'Emblematica ebbe un suo grande mentore in Andrea Alciato/Alciati che trattò vari argomenti tra cui questioni legate secondo il giudizio epocale di Stato e Chiesa a "Peccati contro Natura, per simbolegiare i quali l'autore si valse anche, come in questo caso (emblema 88), di Emblemi destinati nella più rigida epoca controriformistica a suscitare scandali e censure per quanto avrebbe potuto ispirarsi ad altra tipologia di Peccati contro Natura come questi iscritti ne I Libri Criminali di Genova, per esempio, del 1556 magari facendo cenno a quelli che eran all'epoca definiti "Strumenti Diabolici" usati soprattutto da donne omosessuali (o praticanti autoerotismo) alla guisa delle Donne Pagane come nel caso degli "Olisboi" o "Falli artificiali di vario materiale" come visibile questo vaso classico = ma anche in questo caso dimensionata la pratica degli Olisboi al Mondo Classico e da qui giunta al Mondo Arabo ( ed Aprosio fu tra i pochi che, senza genericamente parlare di donne omosessuali, riferendosi a quelle solite usare "strumenti diabolici" per le loro pratiche erotiche espressamente citò le "Tribadi", qual erano, solite usare nei loro amplessi gli "Olisboi" come si evince dalla lettura Capitolo XI, p. 137, della Grillaja) l'irrigidimento del moralismo figurativo sia Riformista che Controriformista e tridentino (irrigidimento dovuto, anche, all'urto in tema di donne e peccati carnali tra autori e teologi cattolici e colleghi di area riformata e protestante ) generò il ricorso ad immagine esplicite in merito ai peccati ma sempre "edulcorate" -se così si può dire- dalla carenza di "iridescenze figurative" che comportassero l'acme dell'oscenità ]
e quindi il lessema
IMPRESA =
Figura (Corpo dell'impresa) che, accompagnata per lo più da una frase (anima dell'impresa) serve -alla stregua di cui si valsero tanti autori, anche amici personali dell'Aprosio- come divisa o stemma di personaggi, famiglie, città, Stati, comunità ecc. : BATTAGLIA, sotto voci = per APPROFONDIRE tuttavia tra i contributi più scientifici e mirati vale ancora uno degli interventi redatto entro uno dei volumi miscellanei editi in occasione del trecentenario, nel 1981, della morte di Aprosio e precisamente Il Gran Secolo di Angelico Aprosio laddove, Gino Benzoni, uno degli intervenuti sia come conferenziere che poi come redattore del saggio (pp. 135 - 149) Un'ancora di Salvezza per l'intellettuale del seicento: l'accademia.
Il Benzoni affrontando sostanzialmente dall'inizio il,
PROBLEMA DELLA CRISI DELL'ITALIA FELIX E CONSEGUENTEMENTE DELL'ETA' AUREA DEL RINASCIMENTO CON IL RELATIVO TRACOLLO DEL MECENATISMO NEL CONTESTO DELLE CORTI PRESE DA PROBLEMI DI ESTREMA GRAVITA' DIA RELIGIOSA CHE POLITICA
acutamente si ingegna ad affrontare dopo aver analizzati sia la brutalizzazione, ad opera dei fatti, del motto litteris servabitur orbis quanto la capacità proposita della cultura attese le spietate smentite della politica con il conseguente immeschinimento dei dotti relegati ad una ossessiva quanto spesso vana ricerca sistemazione a Corte e contestualmente l'analfabetismo dei governanti che non necessita della mobilitazione degli intellettuali quali persuasori stipendiati della fabbrica del consenso analizza, perché lo strato dei dotti non si sbricioli conservando al contrario un minimo di coesione, la NASCITA DELL'"ACCADEMIA" il menzionato Gino Benzoni scrive poi qui variamente sull'argomento di cui si digitalizzano, come accaduto per le precedenti parti, altre importanti postulazioni =
come quelle che egli fa a riguardo di chi per primo scrisse sulle Accademie, cioè il Malatesta Garuffi che fa cenno all'esigenza imprescindibile di un'Accademia in quanto sia riconosciuta per tale di "Regolamenti" e "Statuti" da rispettare tassativamente
per poi quindi dottamente dissertare sulle Accademie e sulle loro simboliche nominazioni come ancora poi sull'onomastica assunta dai vari ascritti alle stesse Accademie e, cosa di estrema importanza, sulle caratteristiche dell' Impresa, che dev'essere comprensibile, senza però diventare troppo semplice, con il rischio desser intesa da "ogni plebe" per poi dilungarsi, con chiarissima competenza data la centralità dell'argomento, sull'esigenza epocale dell'Accademia per divenire "ancora di salvezza", rampino onde sfuggire all'isolamento nel decadimento del mecenatismo e delle corti iridescenti dei secoli pregressi.
Aprosio, però, da autore assolutamente barocco, nemmeno privo di narcisistica autesaltazione, non attraverso l'esperienza completa descritta tanto chiaramente dal Benzoni, e che esperimentò il pur non eclatante Accademismo procedendo degli "Addormentati" di Genova, comunque vertice ligure di siffatta esperienza culturale per risalire al ben più significativo Accademismo di Siena e alla fine sublimarsi in quello altisonante degli
Incogniti di Venezia
- senza però trascurare altri consorzi come quello pur poco noto degli
Accademici Geniali di Codogno
che lo gratificò per una SUA SPECIFICA regolamentazione statutaria del
titolo di
Conte Palatino e Cavaliere Aurato-
restò in effetti deluso, prescindendo da alcune sue esternazioni formali di rito, dal
modesto accademismo del Ponente Ligure.
Non occorse quindi che passasse molto tempo al fine che
la limitatezza dell'ambiente culturale di Ventimiglia aveva deluso Aprosio anche in relazione alla pratica dell'ozio negozioso, fatiscoso o letterario, un raffinato pregio che "il Ventimiglia" aveva però, in effetti come sopra scritto, conosciuto quasi solo nelle grandi città da lui frequentate ed abitate = del resto non fu lui certo l'unico a recepire questa realtà e tanti altri - come qui si legge - trattarono questo argomento in merito ad altre località e situazioni intellettualmente non centralistiche.
Risolto con efficacia il problema che Ventimiglia fosse luogo affatto estraneo dal lato ambientale alla pratica dell'ozio letterario e contestualmente assodato che la "Libraria" era stata eretta da Aprosio per incentivare la cultura ad ogni lvello
rimaneva sempre tra i timori aprosiani il pensiero che la soluzione al fine dell'erezione della sua struttura sapienziale
fosse aggredito dai narcisistici colleghi tramite la sanzione che non fosse comunque per la posizione provinciale e per il tessuto culturale
idonea alla pratica concreeta dell'ozio letterario
in cui la solitudine doveva esser periodicamente alternata da riunioni erudite e di eruditi dai nomi celebri o almeno risaputi nella Repubblica delle lettere
A questo punto può parere sorprendente ma il percorso onde valicare questo ulteriore ostacolo gli pervenne dall'
Accademismo Meridionale
e in particolare da un suo specifico esponente, vale a dire l'eruditissimo
Antonio Muscettola
che ebbe contatti con l'ambiente ligure, letterario e pittorico, oltre che un'
amicizia spiaccata con Aprosio
come qui si può ampiamente vedere
atteso anche una serie di ragioni tra cui risultano da ascrivere i fatti cheche
il Muscettola si fece "adornare" dai Liguri Domenico Piola e G. B Striglioni la Tragedia La Belisa
che "il Ventimiglia" provvide a celebrare il Muscettola redigendo la pubblicazione peraltro significativa dall titolo
Le Bellezze della Belisa
ed ancora che poco dopo
Angelico Aprosio dagli stessi artisti liguri di cui si era avvalso il Muscettola si fece realizzare
l'Antiporta del Repertorio Biblioteconomico de La Biblioteca Aprosiana.

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Un rigetto della cultura localistica - anche in dipendenza di una nuova postazione culturale - che al contrario non caratterizzerà cosa che non accadrà al suo discepolo Domenico Antonio Gandolfo (come qui si vede) (come qui si vede) e che dopo aver progettato un accademismo ventimigliese respirerà l'aura possente dell' Accademismo d'Arcadia preludio, con altre e pur minori esperienze accademiche citate dal Benzoni, alla nuova postazione scientifica dei vari tipi di Gabinetti (Scientifici, Agrari, Letterari, in definitiva settoriali e preludio, per dirla ancora con il Benzoni, all'esperienza gratificante del '700 a preludio dello stesso Illuminismo]

TESTO E INFORMATIZZAZIONE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

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