cultura barocca
Creditimito

CREDITI LETTERATURA E MITI

Giambattista Giraldi Cinzio (Ferrara 1504 - ivi 1573): il nome Cinzio deriva dall’appellativo Cynthius assunto in gioventù in onore di una donna e mantenuto poi nella forma volgarizzata. Compì gli studi universitari a Ferrara (arti e medicina), dove poi insegnò filosofia e, nel 1541, retorica. Divenne precettore del giovane Alfonso d’Este, figlio di Ercole II, e in seguito senatore e segretario ducale. Poté dedicarsi allora all’attività letteraria, in particolare alla composizione di tragedie, oltre al suo interesse per la retorica; fu coinvolto in un’aspra polemica con Giambattista Pigna, dal quale fu accusato di aver plagiato una sua "difesa" del Furioso. Esonerato dall’incarico di segretario ducale nel 1561, insegnò prima all’Università di Mondovì, poi, dal 1566, a Torino. Dopo una breve parentesi a Pavia, tornò a Ferrara, dove morì nel 1573.
Autore di tragedie di imitazione da Seneca (con accentuati elementi di orrore), tra le quali la più nota è l'Orbecche (del 1541), raccoglie negli Ecatommiti (composti già nel 1541 ma editi solo nel 1565) cento novelle fortemente tragiche.
Gli Ecatommiti (il titolo è formato con parole greche: "Cento racconti"), che Giraldi Cinzio presenta come "giovenil fatica", ebbero una lunga gestazione. Principiati nel 1528, furono lasciati da parte per circa trent'anni; nel 1560-63 circolavano manoscritte una settantina di novelle; ripresi dall'autore negli anni successivi, videro la luce nel 1565 (Mondovì, L. Torrentino). Unica edizione moderna integrale è quella Torino, Pomba-Cugioni, 1853-1854.
Si compongono di dieci deche divise in due parti, precedute da un proemio e da una introduzione, che contiene altre dieci novelle, più altre tre che sono narrate come per caso al termine delle giornate terza e quinta per un totale pertanto non di cento, come annuncia il titolo di impronta boccacciana, bensì di centotredici. Ciascuna giornata si conclude con intermezzi che contemplano anche la recitazione di versi. Il proemio, che ricalca quello del Decameron, presenta i novellatori che fuggono da Roma, saccheggiata dagli eserciti imperiali nel 1527 e flagellata dalla pestilenza, e si imbarcano a Civitavecchia alla volta di Marsiglia, dove giungeranno dopo avere compiuto varie tappe lungo il viaggio. In una di queste soste, a Genova, prima della sesta deca, sono inseriti tre prolissi Dialoghi della vita civile, composti verso il 1550.
La brigata è costituita da dieci uomini e dieci donne, che per distrarsi narrano alternativamente racconti su argomenti diversi, in modo che il computo giornaliero sia sempre di dieci novelle. L'avvenimento tragico all'origine della narrazione ha il corrispettivo nel lignaggio dei personaggi (le donne non sono fanciulle, ma maritate o vedove), negli argomenti trattati, nei quali prevale un fine morale e un intento edificante, nel rigore stesso della scrittura, tesa ad un decoro stilistico alto che riduce la gamma dei registri praticabili.
L'obiettivo dell'opera, come recita l'epigrafe latina apposta dall'autore, è "vitia damnare, vitae ac moribus consulere, sacrosanctae auctoritati ac summae ecclesiae dignitati honorem habere" ("condannare i vizi, provvedere alla vita e ai costumi, onorare la sacrosanta autorità e la somma dignità della Chiesa"). La stessa descrizione del Sacco di Roma, a differenza di quella della peste nel proemio del Decameron, è un insistito panorama degli orrori e delle aberrazioni a cui conduce l'odio per l'ordine costituito e per i princìpi della vera religione, che pone le premesse per una restaurazione di quei valori nell'atto del novellare, non in forma di idilliaca evasione ma di celebrazione dello status quo (cioè la situazione esistente) politico e morale, minacciato da forze perniciose e sovvertitrici.
Ciò risulta anche dagli argomenti delle deche, che si appuntano su virtù o vizi, denunciando l'intento moralistico ed esemplare. Le novelle dell'introduzione vertono sull'elogio dell'amore coniugale e sulla condanna degli amori disonesti. Nella prima deca il tema è libero; nella seconda si ragiona degli amori contrastati dai familiari con fine lieto o infelice; nella terza della infedeltà dei mariti e delle mogli; nella quarta di coloro che ricorrono alle insidie per ottenere ciò che desiderano: nella quinta della fedeltà dei mariti e delle mogli; nella sesta di motti, detti o risposte usate all'improvviso; nell’ottava dell'ingratitudine; nella nona della varietà degli avvenimenti umani e dei casi della fortuna; nella decima di atti di cavalleria.
Nonostante la misura sia per lo più lunga, le novelle presentano talora intrecci ripetitivi e monocordi, evidenziando se non la mancanza d'inventiva generalmente riconosciuta all'autore, almeno la volontà programmatica di reiterare alcuni selezionati nuclei tematici. I registri del tragico e dell'orrido, congeniali all'autore anche per la sua esperienza di autore di tragedie, sono largamente prevalenti nella raccolta sugli elementi realistici e popolari tipici della tradizione toscana, quasi del tutto estromessi dal registro oratorio dominante.
Gli Ecatommiti, sia pure con i limiti che si possono riconoscere all'opera sul piano del giudizio di valore, rappresentano il prodotto più cospicuo della novellistica settentrionale, impegnata in vario modo a elaborare un linguaggio narrativo originale, di forte marca aristocratica, impegnato sul piano etico, stilisticamente elevato, che, al di là della ostentata adesione formale alle modalità boccacciane, va a costituire le premesse del romanzo barocco. Con la produzione tragica gli Ecatommiti condividono trame e motivi: con II 2 l'Orbecche; con II 3 l'Altile; con II 9 gli Antivalomeni; con III 1 l'Arrenopia; con V 1 la Selene; con VIII 5 l'Epizia; con VIII 10 l'Eufimia. Tra le novelle di maggiore fortuna sono III 7 e VIII 5 che fornirono a Shakespeare le trame rispettivamente dell'Otello e di Misura per misura. [Franco Pignatti - Italica - Rinascimento - "on line"]



Alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia del teologo gesuita Juan Martinez de Ripalda, dall'agostiniano intemelio con il nome latinizzato in Giovanni Martinez, si trova, al momento delle investigazioni per la realizzazione dell'SBN, la più antica, per quanto non prima edizione, reperita in Italia di un'opera basilare come la Brevis expositio litterae magistri sentent. cum quaestionibus, quae circa ipsam moveri possunt, et authoribus, qui de illis differunt, authore P. Ioan Martinez de Ripalda .. Editio postrema ab ipsomet authore recognita et emendata ..., Lugduni : sumptib. Gabrielis Boissat et Soc., 1636 [32], 779 p. ; 8°.
Juan Martinez de Ripalda nato a Pamplona, nella Navarre, nel 1594; morì a Madrid il 26 aprile 1648.
Entrò nell'ordine gesuitico a Pamplona nel 1609: scrivendo di sè annotò che non era fisicamente forte, che aveva studiato la religione, le arti e la teologia, che aveva insegnato grammatica per un anno, arti umanistiche per quattro, teologia per diciannove. Secondo lo Southwell fu docente di teologia a Salamanca donde fu poi trasferito all'università imperiale di Madrid, ove, per regio decreto, insegnò teologia morale.
Cresciuta a dismisura la sua fama venne incaricato quale "censore" per l'Inquisizione e quindi come confessor del duca de Olivares, favorito di Filippo IV, che egli seguì allorché, caduto in disgrazia, venne esiliato da Madrid. Sempre Southwell descrive il suo carattere sostenendo che si trattava di un ottimo religioso, celebre per la sua innocenza: dal punto di vista intellettuale lo stesso biografo lo descrive sottile per capacità nelle discussioni, tagliente nelle argomentazioni, libero nelle espressioni e in soprattutto grande conoscitore di S. Agostino e di S. Tommaso.
Secondo Drews nessun gesuita nell'università di Salamanca ricoprì la cattedra assegnatagli con maggior onore di lui ed Hurter lo pone, con Lugo, al primo posto fra i theologi contemporanei della Spagna seicentesca e probabilmente di tutta Europa.
Vedi: SOUTHWELL, Biblioteca scriptorum S. J. (Rome, 1670), 478; ANTONIO, Bibliotheca hispana nova, I (Madrid, 1783), 736; HURTER, Nomenclator, I (Innsbruck, 1892), 381; SOMMERVOGEL, Bibliotheque, V., col. 640, Biografia eclesiastica completa, XXII (Madrid, 1864), 179.
Stando all'SBN in Italia, prescindendo dall'esemplare non ancora censito dell'Aprosiana, di questo autore si trovano nelle pubbliche biblioteche:
Martinez de Ripalda, Juan, R.P. Ioan. Martinez de Ripalda e Societate Iesu, ... De Ente supernaturali disputationes theologicae. Tomus prior (-posterior). Cum indice locupletissimo ... Haec noua editio pluribus mendis expurgata, Lugduni : sumptibus Horatii Boissat & Georgii Remeus, 1663-1666 - 2 v. ; fol. - Marca calcogr. sul front. stampato in rosso e nero, fregi, iniz. xil. - Localizzazioni:Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG
Martinez de Ripalda, Juan, Breuis expositio litterae magistri sententiarum, cum quaestionibus, quae circa ipsam moveri possunt, & authoribus, qui de illis differunt. Authore P. Joanne Martinez de Ripalda ... Editio postrema ab ipsomet authore recognita, & emendata .. , Venetiis : apud Joannem Radici, 1737 - [24], 647, [1] p. ; 12. - Localizzazioni: MO0089 - Biblioteca Estense Universitaria - Modena



Dornau, Caspar [dal nome latinizzato in Dornavius ed anche italianizzato in Dornavio ( qui nel testo registrato quale Dunavio] (1577-1632) nato a Ziegenrück/Saale (Thüringen), studiò filosofia e medicina ad Jena e Lipsia divenendo dottore medico nel 1604: dal 1608 fu rettore a Görlitz, dal 1615 'Professor morum' a Beuthen, dal 1618 ancora rettore.
Si conserva questo suo scritto
Gasparis Dornavii Voidlandi De Resurrectione Carnis nella raccolta Delitiae poetarum Germanorum huius superiorisque aevi illustrium / Collectore A. F. G. G., Francoforte sul Meno, per Jacob Fischer, 1612 (Excudebat Nicolaus Hoffmannus). 6 volumi in 16°.
L'opera cui allude l'Aprosio è però:
Dornau, Kaspar, Amphitheatrum sapientiae Socraticae joco-seriae, hoc est, Encomia et commentaria autorum, qua veterum, qua recentiorum prope omnium: quibus res, aut pro vilibus vulgo aut damnosis habitae, styli patrocinio vindicantur, exornantur: opus ad mysteria naturae discenda, ad omnem amoenitatem, sapientiam, virtutem, publice priuatimque vtilissimum: in duos tomos partim ex libris editis, partim manuscriptis congestum tributumque, a Caspar Dornauio philos. et medico, Hanouiae : typis Wechelianis : impensis Danielis ac Dauidis Aubriorum, & Clementis Schleichii, 1619, Marca non controllata (Pegaso su cornucopie e caduceo) sui front. e in fine al vol.2. - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, grc - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Giunge interssante comunque anche:
Dornau, Kaspar, Homo-diabolus hoc est autorum, qua veterum, qua recentiorum, qui vario sermonis genere, calumniae et naturam descripserunt, et remedia adversus eam tradiderunt sylloge opera & studio Casparis Dornavi edita Pubblicazione: Francofurti : impensis Johannis Thymii ... typis Nicolai Voltzii, 1618 - 196 c. ; 4 - Segn.: (:)4 A-3B4 - Impronta - n-am ***- **** **** (C) 1618 (A) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, ger, grc. Localizzazioni: Biblioteca del Seminario maggiore - Padova



Ioannes : Chrysostomus [santo] Dottore della Chiesa, vescovo di Costantinopoli. Nato ad Antiochia nel 347 circa, morto nel 407 a Comana, in Cappadocia. Nome su edizioni: Chrisostomo; Ioannes Chrisostomos; Giovanni Crisostomo; Ioannes archiepiscop. Constantinopolitanus cognomento Chrysostomus; Ioannes Chrisostomus; Ioannes Chrysostomus; Giouanni Chrysostomo; Io. Chrysostomus; Giovanni Grisostomo ; Ioannes Chrysostomus, santo;Joannes Chrysostomus; Johannes Chrysostomus; Ioannes Chrysostomos; (John, Chrysostom, saint; Chrysostomus Joannes, saint; Chrysostom, John; Giovanni Crisostomo, santo.



Grassetti, Ippolito [1603-1663] Hippolyti Grassetti Mutinensis ex Societate Iesu Epigrammatum liber primus. Ad serenissimum D.D. Ranutium 2. Placentiae, ac Parmae ducem Pubblicazione: Placentiae : in Camerali Typographia Io. Bazachij , 16, 156, 4 p. ; 8o - La seconda parte non sembra sia stata mai pubblicata, cfr. Backer-Sommervogel, vol. III, col. 1682 - Stampata probabilmente intorno al 1660, data dell'imprimatur e dell'epistola dedicatoria Marca non controllata (cane tra leoni rampanti. Fida custodia) in fine - Segn.: 8 A-K8 - L'ultima c. bianca - Stemma xil. del dedicatario sul front - Numeri: Impronta - *.n. adi- i-u- EtVm (3) 0000 (Q) Paese di pubblicazione: IT Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA - 1 esemplare (parzialmente mutilo il front.) - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Grassetti, Ippolito , Hippolyti Grassetti ... Anatome necis proditoriae, continens accuratam inspectionem eorum omnium, quae ad homicidij proditorij fabricam spectant. Opus nouum atque omnibus in vtroque foro iudicibus necessarium Pubblicazione Lugduni : sumptibus Benedicti Coral, in vico Mercatorio, sub signo Victoriae, 1660, 34, 495, 57, 23, [1] p. ; 2o - Note Generali: Marca calcogr. (Una donna con l'elmo seduta su un cumulo di armi, tiene nella sinistra una palma, nella destra una lancia. In una cornice figurata. Motto: Non herba nec arbor. Sat vincit qui parta tuetur) sul front. sottoscritta da Nicolas Auroux - Stemma cardinalizio calcogr. del dedicatario Carlo Rossetti - Front. rosso e nero - Segn.: -34 4" 5" chi\1 A-3Z4 A-C4 - Fregi e iniziali xil. a c. 2 e a c. A con emblema dei gesuiti - Numeri: Impronta - eoi- l-65 s-l. Inqu (3) 1660 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile - Acqui Terme - AL - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca dell'Istituto di storia del diritto medievale e moderno della Facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA



Sherlock, Paul [gesuitae teologo francese dal nome latinizzato in Sherlogus, XVII sec.], Pauli Leonardi Iberni ... Responsionum ad expostulationes recentium quorumdam theologorum contra scientiam mediam, liber singularis, in tres partes tributus, Lugduni : sumptibus haered. Petri Prost, Philippe Borde & Laurentii Arnaud, 1644 , [16], 326, [16] p. ; 4 - Segn.: a4 e4 A-2V4 - Bianca c. 2V4 - Front. stampato in rosso e in nero - Iniz. e fregi xil. - Impronta - uit- e-46 elus noqu (3) 1644 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: fr. Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca comunale Augusta - Perugia Codice identificativo: IT\ICCU\CAGE\015536
Sherlock, Paul, Titolo: Cogitationes in Salomonis Canticorum Canticum ex triplici vestigatione humana, sacra, didactica. ... Auctore R.P. Paulo Sherlogo Societatis Iesu ... indicibus obseruationum in varias disciplinas, Regularum Sacrae Scripturae, concionum Aduentus, Quadragesimae, multorum festorum, exhortationum spiritualium, aliarumque materiarum locupletatum, Lugduni : sumptib. Iacobi Prost, 1637-1640 - 3 v. : front. calcogr. ; fol - Cfr.: NUC pre-1956, vol. 543, p. 317 - Tit. d'insieme desunto dal vol.2 Cors. ; ebr. ; gr. ; rom - Con il testo del Canticum in latino - Front. calcogr. incisi da Louis Spirinx Iniziali e fregi xil - Testo su due colonne - Tit. dell'occhietto: R.P. Pauli Sherlogi In Canticum Canticorum commentarius - Titolo uniforme: Bibbia. Vecchio Testamento. Cantico dei Cantici - 3: Volumen tertium ... Adiecta est ad calcem,totius Cantici Canticorum adaptatio B.Virgini Deiparae, - [Variante del titolo] R.P. Pauli Sherlogi In Canticum Canticorum commentarius. - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat., grc., heb. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca provinciale - Foggia - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - RA - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino - Biblioteca della Congregazione armena mechitarista - Venezia
Sherlock, Paul, 2: Cogitationes in Salomonis canticorum canticum, ex triplici vestigatione: humana, sacra, didactica. Volumen secundum. Auctore r.p. Paulo Sherlogo ... Indicibus obseruatiorum in varias disciplinas regularum sacrae scripturae, concionum aduentus, quadragesimae, multorum festorum, exhortationum spiritualium, aliarumque materiarum locupletatum, Venetiis : ex typographia ducali Pinelliana, 1639 - 28, 600 i.e. 700, 64 p - La p. 700 erroneamente numerata 600 - Segn.: a4 e6 i4 A-3L6 3M8 3N-3Q6 3R8 - Impronta - uoo- 56i* e.u- rute (3) 1639 (R) - Fa parte di: Anteloquia in Salomonis canticorum canticum. Ethica pariter, & historica. Opus, in quo memoranda plurima de vtroque, sacro, & profano, sponso, hactenus, aut indeclarata penitus, aut leui aspersa luce, integro subijciuntur examini. Prodit sex indicibus locupletatum. Auctor p. Paulus Sherlogus ..., - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG - Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - Urbino - PU - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - Biblioteca dei frati minori cappuccini - Viterbo
Sherlock, Paul, Anteloquia in Salomonis canticorum canticum. Ethica pariter, & historica. Opus, in quo memoranda plurima de vtroque, sacro, & profano, sponso, hactenus, aut indeclarata penitus, aut leui aspersa luce, integro subijciuntur examini. Prodit sex indicibus locupletatum. Auctor p. Paulus Sherlogus ..., Venetiis : ex typographia ducali Pinelliana, 1639-1641, - 3 v. ; fol - BM (compact ed.) v. 23 p. 418 - Altra emissione reca sul front. la sottoscrizione di F. Baba - Comprende: 2: Cogitationes in Salomonis canticorumcanticum, ex triplici vestigatione: humana,sacra, didactica. Volumen secundum. Auctorer.p. Paulo Sherlogo ... Indicibusobseruatiorum in varias disciplinas regularumsacrae scripturae, concionum aduentus,quadragesimae, multorum festorum,exhortationum spiritualium, aliarumquemateriarum locupletatum - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG - Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - PU - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - Biblioteca dei frati minori cappuccini - Viterbo
Sherlock, Paul, Anteloquia in Salomonis Canticorum Canticum, ethica pariter, & historica. Opus, in quo memoranda plurima de vtroque, sacro, & profano, Sponso, hactenus, aut indeclarata penitus, aut leui aspersa luce integro subijciuntur examini. Prodit sex indicibus locupletatum. Auctor P. Paulus Sherlogus, in Societate Iesu theologus, Hybernus Manapiensis, Venetiis : apud Franciscum Baba, 1639 - 8, [40], 530, [14] p. ; fol. - Note Generali: Contiene occhietto - Segn.: p4 e6 i6 o 48 A-2Y 2Z" - Iniz. e fregi xil. - Front. stampato in rosso e nero - Insegna dei Gesuiti sul front. - Impronta - e-i- .2u* a-e- riri (3) 1639 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca comunale - Velletri - RM
Sherlock, Paul, Cogitationes in Salomonis Canticorum canticum ex triplici vestigatione: humana, sacra, didactica. Volumen secundum [-tertium]. Auctore R.P. Paulo Sherlogo, Societatis Iesu ... , Venetiis : apud Franciscum Baba, 1639-1641, - 2 v. ; fol. - Altra emissione reca sul front. la sottoscrizione di Pinelli - Cors. ; rom. - Iniziali, testatine e fregi xil. - Titolo uniforme: Bibbia. Vecchio Testamento. Cantico dei cantici - [Supplemento di] Anteloquia in Salomonis Canticorum Canticum, ethica pariter, & historica. Opus, in quo memoranda plurima de vtroque, sacro, & profano, Sponso, hactenus, aut indeclarata penitus, aut leui aspersa luce integro subijciuntur examini. Prodit sex indicibus locupletatum. Auctor P. Paulus Sherlogus, in Societate Iesu theologus, Hybernus Manapiensis , - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca comunale - Velletri - RM
Sherlock, Paul, Anteloquia in Salomonis Canticorum cantici, ethica pariter, & historica. Opus in quo memoranda plurima de vtroque, sacro & profano, sponso, hactenus, aut indeclarata penitus, aut leui aspersa luce integro subiiciuntur examini. Prodit sex indici , Venetiis : ex typographia Ducali Pinelliana, 1639, - 4, 530, 14 p. ; 2o. - Cors. ; rom. - Front. stampato in rosso e nero - Segn.: 4 e6 i6 O8 A-2Y6 2Z2 -Stemma dei Gesuiti sul front. - Impronta - e-i- o-ue ntem riri (3) 1639 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca comunale Alessandro Cialdi - Civitavecchia - RM
Sherlock, Paul, 3: Volumen tertium ... Adiecta est ad calcem, totius Cantici Canticorum adaptatio B. Virgini Deiparae , Lugduni : sumpt. Iacobi & Petri Prost, 1640 72, 612, 9! p. : ill. calcogr. - Front. calcog.r - Segn.: \paragrafo!-9\paragrafo!4 A-2P6 2Q-3K4 3L6 3M-3X4 3Y6 (-3Y6) - Ill. calcogr. (Gesu tra angeli) a c. 9 [paragrafo] 3v incisa da Claude Savary - Impronta - eoes 43m- 6.a- inne (3) 1640 (R) - Fa parte di: Cogitationes in Salomonis Canticorum Canticum ex triplici vestigatione humana, sacra, didactica. ... Auctore R.P. Paulo Sherlogo Societatis Iesu ... indicibus obseruationum in varias disciplinas, Regularum Sacrae Scripturae, concionum Aduentus, Quadragesimae, multorum festorum, exhortationum spiritualium, aliarumque materiarum locupletatum , - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat, grc, heb - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca provinciale - Foggia - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - Biblioteca della Congregazione armena mechitarista - Venezia
Sherlock, Paul, Cogitationes in Salomonis Canticorum Canticum ex triplici vestigatione humana, sacra, didactica. ... Auctore R.P. Paulo Sherlogo Societatis Iesu ... indicibus obseruationum in varias disciplinas, Regularum Sacrae Scripturae, concionum Aduentus, Quadragesimae, multorum festorum, exhortationum spiritualium, aliarumque materiarum locupletatum , Lugduni : sumptib. haered. Petri Prost, Philippi Borde, & Laurentii Arnaud, 1646, - 3 v. : front. calcogr. ; fol. - Dati desunti dal vol. 2 - Iniziali e fregi xil. - Testo su due colonne - Precede il front. l'occhietto - Comprende: 2 - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] R.P. Pauli Sherlogi In Canticum Canticorum commentarius, - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari
Sherlock, Paul, Cogitationes in Salomonis Canticorum Canticum ex triplici vestigatione : humana, sacra, didactica. Volumen tertium. Auctore r.p. Paulo Sherlogo ex Societate Iesu , Venetiis : ex typographia Francisci Baba, 1641, - [52], 612 [i.e. 604], [76] p. ; fol. - La numerazione delle p. salta da 16 a 25 - Marca su front. - Segn.: a8 b4 c6 d8 A-B4 C-3E6, A-E6 F8. Ultima c. bianca. - Impronta - 64it 5.4. emel denu (3) 1641 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - PG - Biblioteca Porziuncola - Assisi - PG - Biblioteca di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Urbino - Biblioteca comunale Alessandro Cialdi - Civitavecchia - RM - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Sherlock, Paul, R.p. Pauli Sherlogi, Societatis Iesu, Hiberni, Antiquitatum hebraicarum dioptra, in duos libros tributa, 1. Orbem conditum, & memorabilium sub lege naturae doctrinam continet. 2. est de opere sex dierum. Cum triplici indice ... Opus posthumum. Nunc primum lucem videt, Lugduni : sumptib. Philippi Borde, Laurentii Arnaud, & Claudii Rigaud, 1651 - 16, 356, 16 p. ; fol. - Cfr.: Catalogue Collectif de France - Marca sul front - Segn.: a4 e4 A-2H6 (2H6 bianca) - Front. stampato in rosso e nero - Testo disposto su due colonne - Impronta - amub a-o, umam siS. (3) 1651 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Sherlock, Paul, Anteloquia in Salomonis Canticorum Canticum, ethica pariter, & historica. Opus in quo memoranda plurima de vtroque, sacro, et profano, sponso, hactenus ... Prodit sex indicibus locupletatum. Auctor P. Paulus Sherlogus ... - Editio prima, Lugduni : sumptibus Iacob Cardon, 1633 - [60], 532, [20] p. ; fol. - Bianca l'ultima c. - Front. con cornice e note tipografiche calcogr. e tit. stampato in rosso e nero - Fregi, testate e iniz. xilogr. - Marca (Cardo. Iniziali HC) sul front. - Segn.: a8 e6 i6 o6 u4 A-2Z6 Numeri: Impronta - amem O.2. a-e- riri (3) 1633 (R) - [Variante del titolo] Anteloqvia in Salomonis canticorvm canticvm, ethica pariter, & historica. Opvs ... - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca del Centro teologico - Torino - Biblioteca nazionale universitaria - Torino



Mantels, Jan [1599-1676], Speculum peccatorum aspirantium ad solidam vitae emendationem, siue admiranda s. Augustini conuersio, et emblematis adornata. Cum indice concionum per quatuor octauas eiusdem diui, et dominicos dies. Auctore p.f. Io. Mantello ... Antuerpiae : apud Henricum Aertssens, 1637, - [16], 352 [i.e. 372, [35] p. : ill. ; 4o - Front. calcogr. - Segn.: [ast]4 a4 A-3E4 - Impronta - S.C. 98*- nty- poCh (3) 1637 (A) - Paese di pubblicazione: BE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG
Speculum peccatorum, - [8] c. ; 8o. - Iniziale del tit. xil. - Segn: A8 - Impronta - raum n-*- **ni o-i* (C) 0000 (Q) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Vallicelliana - Roma



Maigret, Georges, Arca honoraria Iesu Christi ac sanctorum institutionem, praestantiamque Zonigerae sodalitatis s.p.n. Augustini complectens: Gallice quondam ab exim: p.f. Georgio Maigretio augustiniano, s.t.d. Louan. prouinciae Belgicae ex-prouinciali secundum edita: nunc vero recens a p.f. Melchiore Daelhemio eiusdem ordinis relig. in latinum versa, Antuerpiae : apud Henricum Aerssium, 1628 (Antuerpiae : apud Henricum Aerssium, 1628), [24], 290 [i.e. 295], 9 p., [1] c. di tav. : front. calcogr. ; 8o - Segn.: *8 2*4 A-T8 - Bianca l'ultima c - La p. 295 erroneamente numerata 290 - Impronta - VOb- ami- u-e- brta (3) 1628 (A) - Paese di pubblicazione: BELGIO - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Maigret, Georges, Surculi sacri pullulantes e palma primorum ord. Erem. S. Augustini martyrum. Per R. P. F. Georgium Maigretium ... collecti ..., Leodii : typis Christiani Ouvverx Iun. prope S. Dionysium sub signo Patientiae, 1620, [101] c. ; 8o - Vignetta xilogr. sul front - Fregi e iniz. xilogr - Segn.: [A]1 B-N8 O4 - Impronta - a-e, s,n- e-t. rana (C) 1620 (A) - Paese di pubblicazione: BELGIO - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Braidense - Milano



Bonaventura : da Bagnorea [santo], In hoc volumine beati Bonauenture subiecta continentur. Tractatus de tribus ternarijs peccatorum infamibus. Breuiloquium. Centiloquium. Regula, seu institutio quedam omnium pie et spiritualiter in christo viuere volentium distincta in. 25 memorialia. Speculum discipline ad nouicios. Itinenarius mentis in deum. Tractatus de septem gradibus contemplationum. Tractatus qui lignum vite intitulatur, [Parigi] : venundantur in edibus Solis aurei in vico diui Iacobi sitis [Bertold Rembolt] (Parrhisijs : impressi per magistrum Bertholdum Rembolt, 1517. die vero. xxvij Aprilis) - [4], CXXXIIII c. : ill. ; 4o - Il Tractatus de tribus ternarijs è apocrifo; il Breuiloquium, la Regula, l'Itinerarius e il Tractatus qui lignum vite sono di s. Bonaventura; il Centiloquium è forse di Giovanni Marchesini, lo Speculum è di Bernardinus de Bessa; il Tractatus de septem è apocrifo - Marca sul front - Got. - Segn.: 4a-q8r6 - Cornice xil. - Front. stampato in rosso e nero - Titolo uniforme: De septem gradibus contemplationis - Impronta - o-in amod iai- (vq* (3) 1517 (T) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile - Asti - Biblioteca Querini Stampalia - Venezia
Bernardino : da Siena [santo] , Speculum peccatorum de contemptu mundi per beatum Bernardinum compositum, Descrizione fisica: [8] c. ; 4o. - Per le note tip.(Roma, Stephan Plannck, c.1490) cfr.IGI 1504 - Segn: a8 (bianca a8). Numeri: Impronta - s.ub qpos vode uqs. (C) 1490 (Q) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Vallicelliana - Roma
Bernardino : da Siena [santo] Speculum peccatorum de contemptu mundi per beatum Bernardinum compositum, - [8] c. ; 4o. Note Generali: Il tit. da c. a1r - Per le note tip. (Roma, Stephan Plannck, c. 1495) cfr. IGI 1505 Segn: a8 (bianca a8). -Impronta - s:en roos rore oqs. (C) 1495 (Q) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. Localizzazioni: Biblioteca Vallicelliana - Roma



Rodrigo o Ruy Sánchez de Arévalo (Santa María de Nieva, Segovia, 1405 - 1470), pedagogo, storico, diplomatico e scrittore spagnolo del Prerinascimento.
Studiò diritto a Salamanca avendo come condiscepolo "Alonso de Madrigal, el Tostado". Fu allievo di Obispo de Burgos e dell'umanista Alfonso García de Cartagena, che seguì al Concilio di Basilea (1431-1438), dove ebbe modo di conoscere le nuove idee dell'Umanesimo: Ritornò quindi a Burgos seguendo il suo protettore. In seguito fu ambasciatore di Giovanni II e di Enrico IV: dal 1457 fu vescovo di Oviedo, quindi dal 1465 di Zamora, dal 1467 di Calahorra e nel 1469 di Palencia.
Tuttavia, tranne che nel caso di Oviedo, non dimorò presso la sua diocesi ma svolse tutta la sua carriera ecclesiastica presso la Curia di Roma: Paolo II lo nominò nel 1458 Referendarius utriusque signature e Governatore di Castel Sant'Angelo
Ebbe rapporti con umanisti celebri che anche contestarono e congiurarono contro il Pontefice come Platina, Pomponio Leto e Maffei ed altri ancora: dalla corrispondenza con costoro si evidenzia la sua adesione ad un umanesimo cristiano meno paganizzante, come si evince dalle sue opere. Fra le sue opere custodite nelle biblioteche italiane l'SBN cita:
Sancez de Arevalo, Rodrigo, Speculum omnium statuum totius orbis terrarum, imperatoris, papae, regum, cardinalium, patriarcarum, archiepiscoporum, ... sortem generis humani, eiusque commoda & incommoda repraesentans; auctore Roderico episcopo Zamorense et Calaguritano in Hispania, ... Cui ob similem materiam est adiunctum Macabri speculum morticinum. Vtriumque recensitum & editum ex bibliotheca V.N. Melchioris Goldasti Haiminsfeldii &c , Hanouiae : apud heredes Ioan. Aubrii, 1613 (Hanouiae : typis VVechelianis apud haeredes Joh. Aubrii, 1613) , - [40], 277, [3] p. ; 4o - Marca di Wechel (Pegaso sopra il caduceo) sul front. e in fine - a-e4A-2M4 - Bianca l'ultima c. - Impronta - m;hi n-n- u-u- baPo (3) 1613 (A) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma



Mazzuci, Roberto, Speculum episcoporum vniuersis ecclesiarum praelatis perquam vtile, & necessarium. Authore Roberto Mazzuci I.C. Calipolitano. Accesserunt eiusdem iurium Allegationes in materia excommunicationis , Romae : typis haeredum Francisci Corbelletti, 1647, - 246, [26] p. ; 8o - Segn.: A-R8 - Stemma xil. sul front - Iniziali e fregi xil - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Speculum episcoporum universis ecclesiarum praelatis perquam utile, et necessarium. ... , - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale - Urbania - PU - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
"Roberto Mazzuci nacque in Gallipoli nel 1605. Laureatosi nell'una e nell'altra legge nel 1634, divenuto Governatore regio di Airola e Praiano ed assunta la carica di Auditore nelle Regie Audienze del Principato Ultra, degli Abruzzi, della Basilicata e della Terra di Bari (quest'ultima quando scrisse la Lettera alli Messinesi), morì il 25 novembre del 1675. Poche notizie, dunque, da integrare certamente con i contributi, finora rinvenuti, del "Polemista Politico" (così definito dal Maggiulli), i quali forniscono sufficiente documentazione per individuare a quale filone ideologico-politico si ispirasse, e quali le tematiche affrontate. Si tratta di allegazioni, opuscoli e studi di più grande respiro, elaborati con intenzioni scopertamente curialistiche, nei quali il dotto ecclesiastico, pur analizzando questioni particolari, assurge spesso a principi e considerazioni generali. Con enunciazioni drastiche quanto comuni a molti altri curialisti, si impegna così anch'egli a rispondere con una controffensiva teorica alle vivaci tesi dei regalisti, contraddistinte, quest'ultime, da un'energica difesa dei diritti e delle prerogative spettanti alla potestà regia.La Biblioteca Nazionale di Napoli conserva del Mazzuci, in forma manoscritta, e risalente al 1661, una Allegazione giuridica [...] in servitio di S. M. e della christiana Religione, nella quale si giustifica la confiscatione de i beni di Duarte Vaez che fu Conte di Mola, con provarsi anche d'avantaggio, che nè per giustizia nè per gratia se li devono restituire non ostante la sua abiuratione et altri pretesti che oppone (in aperta polemica con quanto asserivano, dal canto loro, gli anticuralisti, secondo i quali la proprietà privata si fondava sul diritto delle genti, per cui nè le colpe, nè le eresie, nè le infedeltà potevano giustificare la confisca dei beni). "I beni dell'heretici – scrive l'autore, riprendendo le massime dei Sacri Canoni e delle Costituzioni pontificie – s'intendano ipso Iure confiscati a beneficio del Regio Fisco"; pertanto si dichiara favorevole al provvedimento preso nei confronti del giudeo portoghese Vaez, conte di Imola e Giudice Perpetuo Criminale della Gran Corte della Vicaria, ritenuto "indubitato traditor della Republica christiana [...] nemico del Regno di Christo [...] corpo senz'anima", dal momento soprattutto che la sua abiurazione non sarà stata fatta con tutto il cuore...
Sulla base del modello borromaico di tipo ideale di vescovo secondo la Riforma cattolica, già nello Speculum Episcoporum universis Eccclesiarum Praelatis perquam utile, et necessarium, pubblicato a Roma nel 1647 e dedicato al marchese di Taviano Andrea de Franchis, il Mazzuci aveva delineato il corretto comportamento dei Prelati in diversi campi, denunciandone anche qui le prepotenze e gli abusi, ben lontani dalla missione salvifica della Chiesa. "Episcopus non circa res temporales, sed circa Ecclesiae regimen studiosus sit", affermava, perseguendo anch'egli un ideale di Chiesa più evangelico, di una Chiesa meno ligia alla dottrina delle due spade e più incline a restituirsi al Vangelo. Il volume, conservato nella Biblioteca civica di Gallipoli, raccoglie, dello stesso autore, anche le Jurium Allegationes in materia Excommunicationis, dove si affronta lo scottante tema della scomunica, "nervus [...] Ecclesiasticae disciplinae". Partendo dal presupposto che debba essere esercitata "sobrie [...] magnaque circumspectione", e sottoponendo ad esame critico le deliberazioni dell'autorità ecclesiastica in materia, l'autore esamina per lo più i casi in cui "excommunicationem [...] fulminatam fuisse nullam, iniquam, temerariam, et iniustam" ("citazione invalida", "Iudex incompetens", "ob praetensa verba iniuriosa", etc.). [da ANXA.IT - brani da testo di Milena Sabato in articolo Roberto Mazzuci, giureconsulto gallipolino del seicento]
Altre opere del Mazzuci secondo l'SBN nelle biblioteche italiane:
Mazzuci, Roberto, Lettera che scriue il dottor Roberto Mazzuci auditor della regia audienza di principato Vltra ... alli messinesi, nella quale gli dimostra con ragioni giuridiche, e con l'autorita di teologi, e dottori, che gli compete l'infame nota di rebelli ... , In Napoli : nella Regia Stampa di Egidio Longo, 1674 - 88 [i.e. 96] p. ; 4o - Piccolo fregio xil. sul front. - Cors. ; rom. - Erroneamente numerate le p. dalla p. 81 - Segn.: A-M4 - Impronta - heme la24 doo- tede (3) 1674 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca della Società napoletana di storia patria - Napoli
Mazzuci, Roberto, Lettera che scrive il dottor Roberto Mazzuci alli messinesi nella quale gli dimostra con ragioni giuridiche e con l'autorita di teologi e dottori che gli compete l'infame nota di ribelli ... , In Napoli : nella Regia Stamperia di Egidio Longo, 1674, -88 p. ; 22 cm . - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca della Societa' napoletana di storia patria - Napoli
Mazzuci, Roberto, Speculum episcoporum vniuersis ecclesiarum praelatis perquam vtile, & necessarium. Authore Roberto Mazzuci I.C. Calipolitano. Accesserunt eiusdem iurium Allegationes in materia excommunicationis , Romae : typis haeredum Francisci Corbelletti, 1647 - 246, [26] p. ; 8o - Segn.: A-R8 - Stemma xil. sul front - Iniziali e fregi xil - Impronta - a-a- e-n- m,pi eces (3) 1647 (A) - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Speculum episcoporum universis ecclesiarum praelatis perquam utile, et necessarium. ... , - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale - Urbania - PU - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma



" Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 - Mantova, 13 settembre 1506), fu un pittore e incisore italiano. Formatosi nella bottega padovana dello Squarcione, dove matura il gusto per la citazione archeologia; è a contatto con le novità dei toscani di passaggio in città: Fra Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, e sopra tutti Donatello, che Mantegna maturerà la sua linea stilistica: perfetta impaginazione prospettica, gusto per il disegno nettamente delineato e per la forma monumentale delle figure, gusto che presenta forti analogie con l'opera di Melozzo da Forlì. Il contatto con le opere di Piero della Francesca, avvenuto a Ferrara marcò ancora di più i sui risultati sullo studio prospettico tanto da raggiungere risultati illusionistici, che saranno tipici di tutta la pittura nord italiana. Sempre a Ferrara, poté conoscere il patetismo delle opere di Rogier van der Weyden rintracciabili nella sua pittura devozionale; attraverso la conoscenza delle opere di Giovanni Bellini, di cui sposerà la sorella, le forme dei suoi personaggi si addolciscono, senza perdere monumentalità e vengono inserite in scenografica più ariose. Nasce nel 1431, (la data si ricava in base all'iscrizione: "Andreas Mantinea Pat. an. septem et decem natus sua manu pinxit M.CCCC.XLVIII" copiata nel 1560 da Bernardino Scardeone sulla pala, perduta, di un altare della chiesa padovana di Santa Sofia) da Biagio, falegname e originario di Isola di Carturo, un borgo che faceva parte del contado vicentino. Nel 1441 è citato nei documenti padovani come apprendista e figlio adottivo del pittore Francesco Squarcione, infatti verso il 1445 si iscrive alla fraglia padovana dei pittori, citato appunto come figlio dello Squarcione. Dalla nativa Padova ebbe un'educazione classica, che arricchisce con l'osservazione diretta di opere classiche, delle opere padovane di Donatello, e la pratica del disegno con influssi fiorentini (tratto deciso e sicuro) e tedeschi (tendenza alla rappresentazione scultorea). Nel 1447 è a Venezia con lo Squarcione. Nel 1448 si libera definitivamente della tutela dello Squarcione, di quell'anno è la Pala di Santa Sofia per l'altare maggiore dell'omonima chiesa padovana, distrutta nel XVII secolo; sempre di quello stesso anno è la firma del contratto da parte del fratello Tomaso Mantegna per la decorazione della cappella della famiglia Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova, con le Storie di san Giacomo e di san Cristoforo. Soggiorna a Ferrara nel 1449, al servizio di Lionello d'Este, dove conosce le opere di Piero della Francesca e di Rogier van der Weyden. Il 21 luglio 1452 termina la lunetta con i Santi Antonio e Bernardino per il portale maggiore della basilica del Santo a Padova, oggi conservata al Museo antoniano. Del 1453 è il Polittico di san Luca per la cappella di San Luca nella basilica di Santa Giustina a Padova, ora alla pinacoteca di Brera, pagato nel 1454; di quest'ultimo anno è la tavola con Sant'Eufemia al museo di Capodimonte di Napoli, parte di un più vasto dipinto trasportato da Padova nella cattedrale di Montepeloso, oggi Irsina, da Roberto de Arnabilibus, la santa, di monumentale figura data dalla visione scorciata dal basso, è inquadrata in un arco, con festoni di derivazione squarcionesca, di saldo rigore prospettico. Del 1455 inizia la decorazione della cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo, la decorazione venne commissionata da Imperatrice Ovetari, vedova del notaio Antonio, che aveva devoluto parte della sua eredità alla decorazione della cappella. Nel 1448 ella convocò due pittori padovani, Niccolò Pizzolo e Andrea Mantegna, e due veneziani, Antonio Vivarini e Giovanni d'Alemagna, affidando a ciascuna coppia di pittori la decorazione di metà cappella, nel 1450 con la morte di Giovanni d'Alemagna, Antonio Vivarini lascia i lavori, dopo aver completato le figure di evangelisti nella volta. Ai due subentrarono Bono da Ferrara e Ansuino da Forlì. Niccolò Pizzolo era stato aiuto di Fra Filippo Lippi a Padova nel 1437, i suoi Padri della Chiesa affrescati nel catino absidale della cappella sono figure maestose costruite plasticamente raffigurati come umanisti al lavoro nei loro studi, inquadrati da cornici circolari scorciate illusionisticamente. Mantegna eseguì tutte le scene con Storie di san Giacomo e la fascia inferiore delle Storie di san Cristoforo, iniziate da Bono da Ferrara e da Ansuino da Forlì. Il ciclo è andato quasi interamente distrutto l'11 marzo 1944 durante un bombardamento della seconda guerra mondiale: restano del Mantegna l'Assunzione e il Martirio di san Cristoforo, scene staccate nel corso dell'ottocento, comunque l'opera prima di venire distrutta poté essere fotografata nel suo complesso. Di Ansuino è, invece, la Predica di San Cristoforo. Gli affreschi della cappella Ovetari sono stati ricostruiti e riesposti al pubblico (dal 2006), proprio a partire dall'importante frammento di Ansuino. Nell' Andata di San Giacomo al martirio la linea dell'orizzonte è alta, come se si vedesse l'immagine dal basso, e le immagini sono solide, voluminose, quasi statuarie, a causa della fissità. Dietro ai personaggi, in evidenza si trova una volta a botte con cassettoni, un lato della quale si trova sopra il punto di fuga, dando alla scena una certa artificiosità; lo squarcio tra la folla, usato per dare profondità, è una citazione di Donatello, il pezzo antico come in tutte le altre scene viene usato nella composizione per fornire una ricostruzione storica degli eventi recuperando la monumentalità del mondo romano che muta le figure in statue. Tra il 1457 e il 1459 eseguì le scene con Il martirio di san Cristoforo e il Trasporto del corpo decapitato del santo, i due episodi sono inseriti in una loggia illusivamente costruita separati unicamente da una colonna della cornice, il paesaggio urbano, dominato da un palazzo ornato con lapidi antiche, è più arioso rispetto ai precedenti affreschi; a sinistra il santo è legato e addossato a un'estremità, circondati dai carnefici le cui frecce, anziché colpire il prigioniero, deviano da ogni parte, una va perfino a conficcarsi nell'occhio del tiranno alla finestra. A destra il corpo del santo, decapitato, è trascinato per la via tra due ali di folla. La Pala per il coro della chiesa di San Zeno a Verona venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa nel 1456 e realizzata tra il 1457 e 1459. La cornice reale viene illusivamente continuata dal portico, delimitato da colonne, in cui è racchiusa la Sacra Conversazione; il Mantegna fece inoltre aprire una finestra che illuminava la pala da destra in modo da far coincidere l'illuminazione reale con quella dipinta. Della predella fanno parte le tre scene con Orazione nell'orto, Crocifissione, al Louvre e Resurrezione. Il paesaggio è pietrificato e desertico, quasi artificiale nella modellazione delle rocce; Gesù presa su una roccia simile ad un altare sulla destra. Sullo sfondo si vede Gerusalemme, i cui edifici erano copiati da Roma e da Venezia, le mura restaurate. Nel 1453 si sposa con Nicolosia Bellini, figlia di Jacopo e sorella di Gentile e di Giovanni. Al 1456 risale la prima lettera di Ludovico Gonzaga. Tra il 1457 e il 1459 eseguì il San Sebastiano, ora conservato a Vienna, Roberto Longhi, sottolineando la raffinata calligrafia, lo datava al 1470 circa. Il santo trafitto è legato ai resti di un edificio classico in rovina, una colonna con capitello composito. Lo sfondo è un paesaggio urbano: in basso una città classica in rovina, sopra una fortezza, sopra alla quale si trova un'acropoli. Nel 1459 si trasferisce a Mantova come pittore ufficiale di corte, ma anche come consigliere artistico e curatore delle raccolte d'arte, fino alla morte. Le tre incisioni con la Deposizione dalla croce, la Deposizione nel sepolcro e la Discesa al Limbo sono forse studi per la decorazione della distrutta cappella del castello; il trittico degli Uffizi formato dall'Ascensione, dall'Adorazione dei Magi e dalla Circoncisione, messo insieme arbitrariamente, sarebbe ciò che rimane di un'opera per la cappella del castello citata nel 1464, oppure un'opera realizzata tra il 1466 e il 1467, anni in cui soggiorna due volte a Firenze, per un membro della famiglia Medici. Nel 1462 esegue la tavola con La morte della Vergine, per la Cappella del Castello, ora al Prado; in una semplice stanza che si apre su su un paesaggio lagunare colto dal vero, intorno al corpo della vergine si dispongono gli apostoli, la naturalezza della scene viene unita alla monumentalità dei personaggi. Tra il 1463 e il 1464 dirige i cantieri delle residenze ducali di Cavriana e di Goito, ed sempre di questo periodo è il ciclo omerico nel palazzo di Revere. Nel settembre del 1464 Andrea Mantegna, Felice Feliciano e Giovanni Marcanova, compiono una gita in barca sul lago di Garda, coronati di fiori, cantano, raccolgono epigrafi, invocano la memoria di Marc'Aurelio e visitano il tempio della Beata Vergine a Garda a cui rendono grazie. Tra il 1465 e il 1474, negli stessi anni cioè in cui un altro grande della prospettiva, Melozzo da Forlì lavora al Santuario di Loreto, realizza la decorazione ad affresco della cosiddetta Camera degli Sposi (Camera picta) nel castello di San Giorgio a Mantova, dedicata dal Mantegna a Ludovico Gonzaga e a sua moglie Barbara di Brandeburgo: non si esclude, in effetti, un influsso del Mantegna sul Melozzo. L'utilizzo della prospettiva dà l'illusione della presenza di un loggiato al posto delle pareti e della volta. Le immagini sono delimitate da finte architetture di paraste; la volta è affrescata come se fosse sferoidale e presenta centralmente un oculo, da cui si sporgono fanciulle, putti, un pavone ed un vaso, che si stagliano sul cielo azzurro. Delle false tende tirate rivelano le scene, che celebrano l'elezione a cardinale di Francesco Gonzaga. Sulla parete nord è ritratto il momento in cui Ludovico riceve la notizia dell'elezione: grande è l'attenzione ai particolari, alla veridicità, all'esaltazione del lusso della corte. Sulla parete ovest è rappresentato l'incontro, avvenuto nei pressi della città di Bozzolo, tra il marchese e il figlio cardinale; la scena ha una certa fissità, determinata dai staticità dei personaggi ritratti di profilo o di tre quarti per enfatizzare l'importanza del momento; sullo sfondo è presente una Roma idealizzata, come augurio per il Cardinale. L'importanza del Mantegna è data dalla sua capacità di coinvolgere emotivamente e quasi fisicamente l'osservatore della scena, rendendola quasi reale ed animata. Nel 1466 è a Firenze e a Siena. Di questi anni è il Cristo morto di Brera. Nel 1480 circa esegue il San Sebastiano donato nel 1481 alla chiesa di Aigueperse in occasione delle nozze di Chiara Gonzaga, con Gilbert di Borbone, conte di Montpensier, ora al Louvre. Del 1466 circa è la Vergine delle strade agli Uffizi. Nel 1480 circa realizza il San Sebastiano, ora conservato al Louvre, in occasione del matrimonio, svoltosi l'anno successivo, tra Chiara Gonzaga e Gilbert de Bourbon, conte di Montpensier e destinato alla chiesa d'Aigueperse en Auvergne. Le nove tele con i Trionfi di Cesare, tutte conservate nel Palazzo Reale di Hampton Court a Londra, in cui la passione antiquaria si unisce all'eredità medievale dell'ostentazione di prestigio, vennero iniziate nel 1486, ancora in lavorazione nel 1492, rese pubbliche in parte nel 1501 e comunque concluse entro il 1505. Fra il 1488 e il 1490 è a Roma e lavora alla decorazione della cappella di Innocenzo VIII al Belvedere, ora scomparsa. Tornato a Mantova nel 1490 inizia la decorazione della residenza di Marmirolo. Tra il 1490 e il 1500 sono i monocromi a soggetto biblico, custoditi al Museo di Cincinnati, alla National Gallery di Dublino, a Vienna, al Louvre e alla National Gallery di Londra. Tra il 1495 e il 1500 è il Cristo morto sorretto da due angeli di Copenhagen. Del 1496 è la Madonna della vittoria, ex-voto di Francesco II Gonzaga per la cappella Santa Maria della Vittoria a Mantova per commemorare la battaglia di Fornovo del 1495. Del 1497 è la Madonna Trivulzio, pala per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona e oggi nel Civico Museo d'Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano. Per il primo Studiolo di Isabella d'Este nel Castello di San Giorgio esegue le tavole con: Marte e Venere, detta il Parnaso, nel 1497, Minerva che scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù nel 1502 e CostaIl Regno del dio Cano, progettata nel 1506 e realizzata da Lorenzo Costa". [Da Wikipedia, l'enciclopedia libera]



Nato ad Arezzo nel 1511, Giorgio Vasari fu una delle personalità più eclettiche e interessanti del XVI secolo. A nove anni apprese i primi rudimenti del disegno, a tredici, condotto a Firenze, fu allievo di Michelangelo, poi di Andrea del Sarto e di Baccio Bandinelli. Nel 1531 seguì a Roma il cardinale Ippolito de' Medici. Tra il 1532 e il 1536 tornò di nuovo a Firenze e nel 1554 eseguì per incarico di Cosimo de' Medici alcune opere tra le quali le decorazioni pittoriche di Palazzo Vecchio e la progettazione della Fabbrica degli Uffizi. Negli stessi anni affrescò a Roma la cappella regia in Vaticano. Nel 1540 cominciò a raccogliere notizie sulla vita e sulle opere degli artisti. Due anni più tardi prese ad ordinare questo materiale e a dargli forma letteraria in un'opera che intitolò Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1550. Questo lavoro di scrittore e storico dell'arte lo portò alla fama. Morì in Firenze nel 1574. ["VASARI DA PROGETTO MANUZIO" - Note biografiche a cura di Silvia Bigetti]



Major, Johann gesuita francese dal nome italianizzato spesso in Giovanni Maggiore [1533-1600], Magnum speculum exemplorum, ex plusquam centum auctoribus, pietate, doctrina et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus & libellis excerptum, ab anonimo quodam, qui circiter annum Domini 1480. vixisse deprehenditur. Opus varijs notis, ... studio R.P. Ioannis Maioris Societatis Iesu theologi... Hac nouissima editione citationibus, & ex Floribus exemplorum, seu Catechismo historiali R.P. Ioannis Davrovtii ... Cum tribus indicibus vtilissimis, Duaci : ex officina Baltazaris Belleri typographi iurati, sub Circinio Aureo, 1633 Descrizione fisica: [28], [80], 928 p. ; 4o - Per il nome del curatore dell'ed. cfr. COPAC - Segn.: [asterisco]-3[asterisco]4 4[asterisco]2 a-k4 A-6A4 -Stemma dei Gesuiti sul front. - Testo su due colonne - Impronta - o-it ism. s:no mean (3) 1624 (A) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari Altre sue opere segnalate nelle biblioteche italiane dal SBN:
Major, Johann, Iohan Maioris Ioachimi operum pars prima, Vvitebergae: Rhau, Georg erben, 1563
Major, Johann, Operum Iohannis Maioris Ioachimi pars tertia, Vvitebergae: Rhau, Georg erben, 1566
Major, Johann, Operum Iohannis Maioris Ioachimi pars secunda, VvitebergaeVvitebergae: Rhau, Georg erben, 1564
Aurifaber, Aegidius [m. 1466], Magnum speculum exemplorum, ex plus quam octoginta auctoribus, pietate, doctrina et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus & libellis excerptum, ab An , Coloniae Agrippinae: Friessem, Johann Wilhelm <2.>, 1653
Major, Johann, Simsonis cum Christo collatio, in qua omnium temporum Ecclesiae status depingitur. Item. Pompa mortis et vitae. Item. Querela nummi perditi. A Iohanne Maiore Ioachimo, Norinbergae: Berg, Johann vom & Neuber, Ulrich, 1555
Major, Johann, Carmina de rebus diuinis scripta, a Iohan: Maiore ex Valle S. Ioachimi: D, Edita in lucem...
Major, Johann, Oratio ex more Collegii philosophici solenniter habita a Iohanne Maiore D, Krafft, Zacharias
Major, Johann, Oratio ex more Collegii philosophici solenniter habita in die Aecatharines a Iohanne Maiore D, VVitebergae: Krafft, Zacharias, 1587
Plautus, Titus Maccius, Colloquia e Plauti comaediis omnibus. Item & sententiae formulaeque uenustissimae collectae in gratiam puerorum ... Ioannes Cosslinius. ..., Basileae: Westheimer, Bartholomaeus, 1546
Aurifaber, Aegidius [m. 1466], Magnum speculum exemplorum, ex plusquam octoginta auctoribus, pietate, doctrina, et antiquitate venerandis, varijsque historijs ... excerptum, ab anonymo ... qui circit , Coloniae Agrippinae: Friessem, Johann Wilhelm <2.>, 1672
Major, Johann, Simsonis cum Christo collatio, in qua omnium temporum Ecclesiae status depingitur. Item pompa mortis et vitae. Item querela nummi perditi. A Iohanne Maiore Ioachimo, 1555
Major, Johann, Oratio habita 12. die Nouembris in iteratis exequijs funeris illustriss. principis ac dominae, Annae Augustae, &c. a Iohanne Maiore D, Vitebergae: Welack, Matthaeus, 1585
Major, Johann, Gratulatio de illustrissimi principis ac domini, domini Christiani ducis Saxoniae, ... nato nuper filio, duce Iohanne Georgio &c. Scripta a Iohanne Maiore D, Dresdae: Stockel, Matthes <1.>
Major, Johann, Magnum speculum exemplorum, ex plusquam centum auctoribus, pietate, doctrina et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus & libellis excerptum, ab anonim , Duaci: Bellere, Balthazar, 1633
Melanchton, Philipp [1497-1560], Epigrammatum reuerendi et clariss. viri Philippi Melanthonis libris sex, recogniti et aucti a doctore Ioahanne Maiore Ioachimo, Witeb.: Schwertel, Johann, 1575
Major, Johann, Magnum speculum exemplorum, ex plusquam centum auctoribus, pietate, doctrina et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus & libellis excerptum, ab anonim , Duaci: Bellere, Balthazar, 1633
Major, Johann, Magnum speculum exemplorum, ex plusquam octoginta auctoribus, pietate, doctrina, et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus & libellis excerptum, ab an , Coloniae Agrippinae: Friessem, Johann Wilhelm witwe, 1701
Major, Johann, Magnum speculum exemplorum ex plusquam octoginta autoribus pietate, doctrina, et antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus, & libellis excerptum, ab anon , Antuerpiae: Keerberghen, Jan van <1586-1624>, 1607
Major, Johann, Parentalia anniuersaria, duci Augusto, electori Saxoniae, etc. p.m. Secundum habita ab Academia Vvitebergensi, operam suam ipsi accommodante Iohanne Maiore D, Wittenberg: Krafft, Zacharias, 1588
Major, Johann, Parentatio, siue Memoria renouata illustrissimi principis, ac domini, ducis Augusti, electoris Saxoniae & c. p.m. in Academia Vvitebergensi per Iohan. Maiorem D. Anno , Vvitebergae: Krafft, Zacharias
Major, Johann, Iohan. Maioris ex valle S. Ioachimi, D. Liber poematum, iam primum aeditus, Vvitebergae: Schwertel, Johann, 1576
Major, Johann, Magnum speculum exemplorum et plusquam octoginta autoribus pietate, doctrina, &antiquitate venerandis, varijsque historijs, tractatibus, & libellis excerptum, ab anonym , Coloniae Agrippinae: Butgen, Konrad, 1611
Major, Johann, Carmina quaedam haud inuenusta, Iohannis Maioris doctoris: quorum catalogum versa pagina monstrabit, Vitebergae: Krafft, Johann <1.>, 1574
Major, Johann, Parentatio memoriae illustrisimi principis ac domini, domini Augusti. Ducis ac electoris Saxoniae, ... Nauante hanc operam submisse Iohanne Maiore D, Vuitebergae: Axin, Christoph, 1591



Cesi, Bernardo [1581-1630>], Mineralogia, siue Naturalis philosophiae thesauri, in quibus metallicae concretionis medicatorUmque fossilium miracula, terrarum pretium, colorum & pigmentorum apparatus, concretorum succorum virtus, lapidum atque gemmarum dignitas continentur. Hos publici iuris fecit R.P. Bernardus Caesius Mutinensis, e Societate Iesu. Proderit haec pretiosa supellex non philosophiae modo, ac medicinae, verum etiam sacrae & humanioris literaturae studiosis, Lugduni : sumptib. Iacobi & Petri Prost, 1636 - [16], 626, [70] p. ; fol. - Epistola dedicatoria a Charles de Neufville - Front. stampato in rosso e nero - Marca calcogr. (aquila su globo con due serpenti in cornice figurata) sul front., firmata da L.S - Segn.: a4 e4, A-3M6 - Testo su due colonne - Tit. dell'oc: De mineralibus - Var. B: epistola dedicatoria a Francesco d'Este duca di Mantova. - Impronta - i-in .2e, liea deex (3) 1636 (R) - Impronta - o-ia .2e, liea deex (3) 1636 (R) - [Variante del titolo] Mineralogia sive Naturalis philosophiae thesauri, in quibus metallicae concretionis medicatorumque fossilium miracula, ... - [Variante del titolo] R. p. Bernardus Caesius De mineralibus - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: BO0304 - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze - Biblioteca di medicina dell'Università degli studi di Firenze - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca del Dipartimento di scienze della terra dell'Università degli studi di Roma La Sapienza - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino



Domenico Cavalca nacque a Vicopisano nel c.1270 (morì a Pisa nel 1342). Predicatore domenicano, a partire dal 1320 svolse una notevole attività religiosa e letteraria tesa alla diffusione della ideologia cattolica. Fu autore di fortunatissimi volgarizzamenti di trattati ascetici (Specchio della crose, Mondizia del cuore, Pungilingua) in cui inserì circa 50 componimenti poetici, sonetti, laude e sirventesi. Celebre soprattutto le sue Vite dei Santi Padri che traducono le pie leggende tradizionali in una prosa agile e intensa, ricca di aneddoti e senza ricercatezze retoriche. Opere che ebbero un notevole successo, testimoniato dagli oltre 600 codici rimasti. [ANTENATI - ON LINE]



Jacopo Passavanti od Iacopo (Firenze 1302 circa - 1357) fu uno scrittore religioso e un architetto italiano. Dopo essere diventato frate domenicano, terminò la propria preparazione teologica a Parigi. Rientrato a Firenze divenne priore della chiesa di Santa Maria Novella, dove si occupò anche dell'edificazione in corso della grande basilica in stile gotico. Fu lettore di teologia e famoso predicatore. Assolse diversi incarichi e fu anche vicario generale delle diocesi di Firenze tra il 1305 e il 1352. L'unica opera sicuramente scritta di suo pugno è lo Specchio di vera penitenza, dove raccolse la materia delle prediche da lui tenute nella Quaresima del 1354 sotto forma di trattato con numerosissimi esempi per spiegare i principi morali e delle sacre scritture, i quali rappresentano uno dei primi esempi di narrativa (in special modo di novella) istruttiva e moralizzante. Questa opera ispirò anche gli affreschi del Chiostro Verde del complesso di Santa Maria Novella. Fra le sue opere come architetto va ricordato anche il nucleo originale della Certosa di Firenze, il cosiddetto palazzo Acciaiuoli, per il quale ci è rimasta la commissione che lo incarica del progetto da parte di Niccolò Acciaioli. [Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.]



Cressolles, Louis : de [gesuita, dal nome latinizzato in Ludovicus Cresolius o Ludovicus Cressolius, illustre maestro di retorica ed oratoria alla Corte di Francia, nato nel 1568 morto nel 1634: di lui secondo l'SBN in Italia si trovano le seguenti opere:
1 -Ludouici Cresollii Armorici ... mystagogus de sacrorum hominum disciplina. Opus varium, e stromatis ss. patrum, & aliorum eruditione contextum, quo scriptura explicatur ..., Lutetiae Parisiorum : sumptibus Sebastiani Cramoisy, via Iacobea, sub Ciconijs ..., 1629, Descrizione fisica: [60], 3056 [i.e. 2156], [38] p. ; fol - Marca tip. sul front - Front. in rosso e nero - Errori di paginazione: le pagine da 2100 a 2156 sono numerate erroneamente 3000-3056 - Segn.: a6 e6 i6 o6 u4 [ast]2 A-5O6 5P4 5Q4 - Impronta - m:ad a.um **us queo (3) 1629 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Estense Universitaria - Modena
Codice identificativo: IT\ICCU\MODE\024515
2 - Orationes quibus pompam exequiarum atque funus Henrici Magni Galliae & Nauarrae Christianissimi regis moerens cohonestauit Collegium Rhedonense Societatis Iesu, Rhedonis : apud Titum Harenaeum, typographum Regium, 1611, [16], 326, [2] p. ; 8o. - Emblema dei Gesuiti sul front. - L'ultima c. bianca - Per l'A. cfr. Sommervogel, Bibliotheque de la Compagnie de Jesu, v. 2 p. 1654 - Segn.: a4 e4 A-2S4 - Impronta - tun- a-co umas rini (3) 1611 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
3 - Institutio catholica in qua exponitur fidei veritas et comprobatur aduersus haereses et superstitiones huius aeui, in quatuor diuisa libros qui todidem joannis Caluin voluminibus et institutioni opponi queant auctore R.P. Petro Cotono Societatis Iesu, ... E Gallico vertit L. Cr. eiusdem Societatis presbiter, Moguntiae : sumptibus Petri Henningij bibliop. Colon., 1618, 48, 872, 44 p. : front. calcogr. ; 4 - L. Cr. sono le iniziali di Louis Cressolles - Segn.: a-f4 A-5Y4 5Z" - Impronta - doa- r.i- s.i- taqu (3) 1618 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
4 - Vacationes autumnales siue De perfecta oratoris actione et pronunciatione libri 3. ... Auctore Ludouico Cresollio Armorico, e Societate Iesu, Lutetiae Parisiorum : ex officina Niuelliana. Sumptibus Sebastiani Cramoisy, via Iacobaea, sub Ciconiis, 1620, -2 pt. (28, 706, 22; 72 p.) ; 4o - Tit. della pt. 2: Panegyricus Ludouico 13. Galliae et Nauarrae - Marca calcogr. di Cramoisy (due cicogne: Honora patrem tuum et matrem tuam ut sis longaeus super terram, Exod. XX) sul front. - Segn.: a4e4i4o"A-4Y4a-i4 - Bianca la c. 4Y4 - Front. stampato in rosso e nero - Numeri: Impronta - iuia rei- uma, riru (3) 1620 (Q) - Impronta - r,*- itm, u-S. susi (3) 1620 (R) - [Pubblicato con] Panegyricus Ludouico 13. Galliae et Nauarrae christianissimo regi votus in gratiarum actionem pro scholis restitutis collegij Claromontani Societatis Iesu in Academia parisiensi. ... Auctore Ludouico Cresollio Armorico e Societate Iesu, - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat, gre - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
5 - Ludouici Cresollii Armorici e societate Iesu, Anthologia sacra. Seu de selectis piorum hominum virtutibus, animique ornamentis. Decas vna [-altera] ..., Lutetiae Parisiorum : sumptibus Sebastiani Cramoisy, 1632-1638, - 2 v. ; fol. - Marca tipografica sul front. di ciascun volume - [28], 722 [i.e. 622], [14] p. - [28], 554, [14] p. - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino - Prima copia: solo v. 1; Seconda copia: v. 1-2
6 - Theatrum veterum rhetorum, oratorum, declamatorum, quos in Graecia nominabant Sophistas, expositum libris quinque. ... Auctore Ludouico Cresollio Armorico e Societate Iesu, Pubblicazione: Parisiis : sumptibus Sebastiani Cramoisy, via Iacobea, sub Ciconijs, 1620, - 28, 528, 32 p. ; 8o - Segn.: a8e6A-2M8 - Emblema dei Gesuiti (Monogramma IHS: Laudabile nomen Domini) sul front. - Impronta - uout t.o- sti- meQu (3) 1620 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat., grec. Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma



Empereur van Oppyck, Constantin ebreo tedesco dal nome latinizzato in Costantinus l'Empereur, erudito orientalista tedesco nato nel 1591 e scomparso nel 1648> di lui l'SBN, citando anche le varie collaborazioni, elenca le seguenti opere.
Clavis Talmudica. Complectens formulas, loca dialectica & rhetorica priscorum Judaeorum. Latine reddita per Constantinum L'Empereur ab Oppyck, ... Cum indicbus accuratissimis, & Dissertatione, qua operis usus, utilitasque ostenditur Lugduni Batavorum : ex Officina Elseviriorum, 1634, 40, 232, 24 p. ; 4o - Willems n. 398 - Il nome dell'A. figura a p. 1, che reca il tit.: Liber dictus Itinera aeterna cujus auctor doctor ille perspicax Josua Levita f.m. Praeterea hoc syntagmate Introductio Talmudica doctoris ac ducis Samuelis f.m. continetur, - Marca (il Solitario. Non solus) sul front. - Segn.: \ast!-5\ast!4 A-2I4 - Testo in ebraico e latino - In testa al front. tit. in ebraico - Front. stampato in rosso e nero - Impronta - P.o. r.x- **** **** (3) 1634 (R) - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Liber dictus Itinera aeterna cujus auctor Doctor ille perspicax Josua Levita f.m. Praeterea hoc syntagmate Introductio Talmudica doctoris ac ducis Samuelis f.m. continetur. - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat, heb. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
De legibus Ebraeorum forensibus liber singularis. Ex Ebraeorum pandectis versus & commentariis illustratus: per Constantinum L'Empereur ab Opwick, Lugd. Batauorum : ex officina Elzeviriorum, 1637 40, 306, 22 p. ; 4o - Willems n. 459 - Precede tit. in ebraico - Marca (il Solitario) sul front. - Segn.: *-6*4A-2S4 - Impronta - l*um m.o- e-is riIn (3) 1637 (R) - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat, heb. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Autore: Abravanel, Isaac, D. Isaaci Abrabanielis & R. Mosis Alschechi Comment. in Esaiae prophetiam 30. cum additamento eorum quae R. Simeone veterum dictis collegit. Subiuncta ... refutatione ex textus nova versione ac paraphrasi ... authore Constantino L'Empereur ab Oppyck ..., Lugduni Batauorum : ex officina Bonaventurae & Abrahami Elzevir Academ. Typograph., 1631, 16, 291, 13 p. ; 8o - Precede titolo in ebraico - Front. stampato in rosso e nero - Segn.: 8 a-t8 - Impronta - rea- **** a.is vesu (3) 1631 (R) - Abravanel, Isaac - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat, heb. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Empereur van Oppyck, Constantin , Mase?eT middoT meTalmud Bavli hoc est, Talmudis Babylonici codex Middoth sive De mensuris templi, una cum versione Latina ... Opera & studio Constantini l'Empereur de Oppyck ..., Lugduni Batavorum : ex officina Bonaventurae & Abrahami Elzevir. academ. typograph, 1630 40, 194, 14 p., 2 c. di tav. ripieg. ; 4o - Marca sul front - Segn.: *-5*4 A-2C4 - Impronta - o-m. rea- e-em **** (3) 1630 (A) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat, mul. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Josua Levita , Mafteah ha-Talmud ha-gadol sive Clavis Talmudica maxima, constans ex r. Josuae Levitae libro Halikhot olam & r. Samuelis Mavo ha-gemara cum versione & praefatione L'Empereurii sub nomine Clavis Talmudicae, olim editis et r. Eliakim Panzi Mafteah ha-gemara sive Clavi Gemarica, cum versione & notis Ritmeieri, edente Henrico Jacobo van Bashuysen ..., in Typographia Orientali, sumtibus Auctoris : imprimebat Johannes Jacobus Beausang, typographus, 1714, 22, 140, 552, 2 p. ; 4o - Front. a caratteri rossi e neri - Segn.: *-3*4 (-3*4) (a)-(t)4 A-3Z4 4A2 - Impronta - D.ur t.*- 7.I. ct*I (3) 1714 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, heb. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale universitaria - Torino



Benyamin ben Yonah , Itinerarium Beniamini Tudelensis; in quo res memorabiles, quas ante quadringentos annos totum fere terrarum orbis notatis itineribus dimensus vel ipse vidit vel a fide dignus suae aetatis hominibus accepit, breuiter atque dilucide describuntur; ex Hebraico Latinum factum Bened. Aria Montano interprete, Antuerpiae : ex officina Christophori Plantini, architypographi regij, 1575 (Antuerpiae : excudebat Christophorus Plantinus, archytipographus regius, 1575), 114, [14] p. ; 8o. - Cors. ; rom. - Iniziali xil. - Segn.: A-H8 -Impronta - i,um uma, iod* Abau (3) 1575 (R) Marca editoriale: In cornice figurata: una mano regge un compasso. Sullo sfondo paesaggio marino con navi. Motto: Constantia et labore - Nomi: Benyamin ben Yonah - Arias Montano, Benito - Paese di pubblicazione: BE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile - Asti - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Firenze - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - PD - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino



Pellegrino, Camillo [1527-1603] Replica di Camillo Pellegrino alla risposta de gli accademici della Crusca. Fatta contra il Dialogo dell'epica poesia in difesa, come e' dicono, dell'Orlando furioso dell'Ariosto ..., In Mantoua : per Francesco Osanna, 1587 - 16, 167 i.e. 267, 5 p. ; 12o - Marca sul front. - Segn.: (ast)8 A-L12 M4 - Errore di paginaz. a p.200 numer. 100 - I nomi degli aut. secondari a c.A1 e a c.A6 - Impronta - anue 57o7 heta ueco (3) 1587 (R) - Marca editoriale: Fama alata con due trombe, una ricurva e l'altra dritta. Motto: Virtute et labore - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Pellegrino, Camillo , Replica di Camillo Pellegrino, alla risposta de gli accademici della Crusca, fatta contra il Dialogo dell'epica poesia, in difesa, come e' dicono, dell'Orlando Furioso dell'Ariosto; con la tauola delle cose piu notabili In Mantoua : per Francesco Osanna, 1586 - [16], 167 [i.e. 267], [5] p. ; 12o. - Segn.: *8A-L88M4 - Impronta - anue ++++ het{ ueco (3) 1586 (R) - Fama alata con due trombe, una ricurva e l'altra dritta. Motto: Virtute et labore - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - Biblioteca universitaria di Padova - Biblioteca Casanatense - Roma
Pellegrino, Camillo [1527-1603] , Replica di Camillo Pellegrino alla risposta de gli accademici della Crusca fatta contro il Dialogo dell'epica poesia in difesa, come e' dicono, dell'Orlando furioso dell'Ariosto, In Vico Equense : appresso Gioseppe Cacchij, 1585 - [5], 1-17, [2], 18-327 [i.e. 334, 19] p. ; 8o. - Cors. ; rom - Iniziali e fregi xil. - Marca (Z139) sul front - Ripetute nella numerazione le p. 235-241 - Segn.: A8B4C-Z8 - Impronta - uoue eas- t-er tola (C) 1585 (R) Marca editoriale: In cornice: aquila che becca una roccia. Motto: Renovabitur - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - BG - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - Biblioteca provinciale - Foggia - Biblioteca nazionale centrale - Firenze. - Biblioteca comunale - Sarnano - MC - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca della Società napoletana di storia patria - Napoli - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma



Di Cesare Giudici non è conservata alcuna traccia nelle storie letterarie: le sole notizie che lo riguardano sono ricavabili da Filippo Argelati (Philippi Argelati ... Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, seu Acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui in metropoli Insubriae, oppidisque circumiacentibus orti sunt; additis literariis monumentis post eorundem obitum relictis, aut ab aliis memoriae traditis. Praemittitur Clarissimi viri Josephi Antonii Saxii ... Historia literario-typographica Mediolanensis ab anno 1465. ad annum 1500. nunc primum edita; una cum indicibus necessariis locupletissimis. Tomus primus [-secundus] Pubblicazione: Mediolani, in aedibus Palatinis, 1745 4 v. ; fol - Nel titolo i numeri 1465 e 1500 sono espressi: MCDLXV e MD - I vol. 1.2 e 2.2 sono preceduti da occhietti: Bibliotheca scriptorum Mediolanensium. Tomi primi [-secundi] pars altera ) che ritiene Cesare Giudici nobile milanese, nato il 25 giugno del 1634, laureato in diritto, dedito però alle lettere, e studioso operante nel Collegio Borromeo; morì ottantanovenne il 19 marzo del 1724.
Secondo l'SBN nelle biblioteche italiane di Cesare Giudici si conservano:
- Le auuenturose disauuenture d'amore diuise in sei nouellette dal caualier Cesare Giudici, In Milano: Malatesta, Marco Antonio Pandolfo, 1703
- Il Bellerofonte drama per musica. Del dottor Cesare Cesarini Accademico Fantastico. All'eccellentissimo signor marchese di Robe .., In Milano: Ramellati, Ambrogio, 1674
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso. Aggiunteui nel fine alcune lettere critiche dello stesso autore, Milano: Agnelli, Pietro, 1815
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso. Dedicata all'illustrissimo sig. dottore Giouanni Abbiate Forieri .., In Padoua: senza nome, 1692
- Il mondo senza giudizio, Milano: Malatesta, Marco Antonio Pandolfo, 1714
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici ..., Padova
- Il genio mercuriale del cavaliere Cesare Giudici dedicato all'illustrissimo signore don Giovanni Olgiati ..., In Milano: Malatesta, Marco Antonio Pandolfo, 1711
- L' Osteria Magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso, In Venetia: Lovisa, Domenico <1.>, 1720
- Le pazzie per far cervello. Consigli politici, e morali del dottorr Cesare Giudici dedicati al merito dell'illustriss. sig. dottor Matteo Abbiate Forieri consultore del , In Milano: Ramellati, Ambrogio, 1680
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso, In Venezia: Lovisa, Domenico <1.>
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso, In Venetia: Lovisa, Domenico <1.>, 1714
- L' osteria magra del dottor Cesare Giudici accademico faticoso, aggiuntevi nel fine alcune lettere critiche dello stesso autore, In Venezia: Bassaglia, Giammaria, 1786
- L' osteria magra del dottor cesare giudici accademico faticoso. Aggiuntevi nel fine alcune lettere critiche dello stesso Autore, In Venezia : 173?
- Le fantasie rurali con le lettere de' cervelli alla moda del cavaliere Cesare Giudici, In Milano: Malatesta, Marco Antonio Pandolfo, 1704
L'opera più originale e verisimilmente migliore Cesare Giudici è però quasi certamente La bottega de' chiribizzi, che contiene, in ventotto sezioni, o scatole componimenti dei più vari generi e metri e da cui, con parecchi altri, è stato recuperato un sonetto stampato, poi trascritto con grafia decorosa utilizzandone lo stesso titolo di Orologio Solare in un muro d'un cacatoio, e quindi inserito in un manoscritto poi pervenuto nella biblioteca di Girolamo Rossi.
Il titolo esatto dell'opera a stampa è La Bottega de' chiribizzi del dottor Cesare Giudici dedicata all'illustrissimo sig. dottore auuocato Matteo Abbiate Forieri .., In Milano : per Ambrogio Ramellati, 1685 , [16], 344 p. ; 8o. - Cfr. COPAC - Segn.: [croce]8, A-X8 Y4 - Impronta - laer m-s- e.o. UnEf (3) 1685 (R) Nomi: Giudici , Cesare <1634-1724> - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca Civica Ricottiana - Voghera - PV - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
L'opera, dedicata come si legge nel frontespizio "all'illustrissimo sig. Dottore Avvocato Matteo Abbiati Forieri", presenta una dedicatoria e due avvertenze (alle "belle Signore" e "a' Censori"), e questo prologo o Erezione della bottega in cui si legge:
"Sin dai primi anni, e con le prime piume del mento, nacquero i grilli del mio cervello, dal capo di Mercurio e dalla pancia di Venere il mio ascendente sortì: l'una inclinommi al Diletto, l'altro alle Muse. Non mi parea di star bene se ogni giornata non prendeva un sorso del caballino3, ma come che l'acque portate fuori dalla sorgente perdono in parte il sapor natio, determinai di trasferirmi alla fonte. Ben conosceva che la mia gamba non avea forza valevole per superare l'asprezza del camino, onde una volta passando a caso dal mio paese il volator pegaseo, non osando saltargli in groppa, me gli attaccai alla coda, e feci sì che strascinommi in Parnaso. Giunto al cospetto del grand'Apollo, isfoderai fuori non so che pochi scartafacci che alla rinfusa teneva in tasca. Sorrise il Principe alla bislacca invenzione de' miei Capricci, ma rise più quando squadrandomi tutto da capo a piedi appena trovommi adosso la terza parte d'un uomo. Chiedette però ciò ch'io volessi, et io risposi che, benché indegno, desiderava d'esser ammesso al suo servizio, et esser posto nel rollo de' suoi seguaci. Crollò egli il capo, e soggiunse che insufficienti ancora erano i miei ricapiti, e mal corrispendevano i meriti al desiderio, che a tempo e luogo mi avrebbe fatto contento e che fra tanto non trascurassi l'abilitarmi all'onore et avanzarmi nel credito de' miei talenti.
Mortificato dalla repulsa e vergognoso di ritornare alla patria sì inglorioso, pensai di far prattica di trattenermi colà sotto la protezione di qualche amico insin che il cielo e la sorte aprissero al mio desire varco più degno. Né pure in ciò fui consolato, poiché tre giorni e tre notti girando attorno non ritrovai né pur uno di quegli eroi che di buon occhio mi guardasse, onde schernito da molti e compatito da pochi fui necessitato a partire. Ero ormai giunto a piè del monte, e già con viso dolente prendeva congedo da quelle cime beate, quando nel fondo d'una gran valle mi venne al guardo una mendica vecchiarella. Era ella magra, cenciosa e malinconica, ciò non ostante s'affaticava tutta con un uncino ch'aveva in mano a tirar fuori d'un vicin fiume certe scritture che la fugace corrente portava seco. Andavale poscia di mano in mano stendendole al sole, et asciugate ch'ereno, le riponeva al coperto d'una sua angusta capanna, che fabbricata di vimini e di creta teneva sotto le ciglia d'un'alta rupe. La stravaganza della persona, ma più del suo esercizio, mi mosse ad interrogarla chi fosse e che facesse. Io sono, rispose, la Discrezione, che discacciata da tutti e sbandita dal mondo tengo a buon patto il ricoverarmi in questo luogo: il fiume che qui scorre è un ramo del fiume Lete, che doppo aver ispurgato dall'immondezze tutto Parnaso si sepellisce in questa valle. Le carte ch'io qui raccolgo sono le fatiche di certi ingegni disgraziati che, consumando il tempo in cose vane e ridicole, non hanno appresso le Muse né lode, né fortuna. Io le consegno di tempo in tempo alla Curiosità, et ella dispensandole a' suoi amici, con un guadagno comune, provede a' suoi et a' miei bisogni.
A riso et a pietade mi mosse il discorso della donna; considerando nulladimeno che i miei componimenti erano appunto di quelli ch'ella s'andava procacciando con tanto incommodo, me ne offerii mallevadore d'ogni travaglio e le promisi, quando si fosse compiacciuta tenermi seco, di provederla in tanta copia di questa mercanzia che non avrebbe più avuto d'uopo mendicarla altronde. Accettò ella il partito, e stimolandomi all'opra, senz'altro dire mi prese a mano e mi condusse al suo tugurio. V'era in un angolo di questo una gran botte che, consunta dal tempo e logorata dal tarlo, mostrava d'esser colà qual cosa inutile e derelitta. Chiedei alla vecchia a che servisse, et ella: Questa è, rispose, la casa dove abitava il gran Diogene; ella gran tempo è stata esposta a tutte l'ingiurie del cielo, et ha servito di scherno e di ludibrio agli scioperati ignoranti. Apollo per riverenza la fe' portar in Parnaso e consegnolla alle Muse, ma elleno invece di venerarla come un prezioso deposito della fama e un'insigne reliquia della più fina sapienza, se ne servivano di cloaca e di sterquilinio. La fece perciò gettar fuor delle mura, et essa rotolando giù per la schiena del monte venne casualmente a mettersi a piè del mio abitacolo. D'allora in qua mai non s'è mossa da questo sito, e mi è di commodo grande, poiché giungendomi a casa qualche straniero gliela do per camera e per alloggio, e non essendovi alcuno la faccio armario e dispensa, e in lei ripongo quel poco che dall'industria mia e dall'altrui pietà mi vien compartito. Questa e non altra ha da esser la tua abitazione, tanto più nobile quanto di già appigionata al più famoso filosofo dell'universo e celebrata da tutte le accademie de' sapienti. Qui sta in tua mano il fermarti finché tu vuoi, che sempre cara et amabile riuscirammi la tua virtuosa conversazione.
Sì mi fu grata l'esibizione del dono che, non vedendo l'ora d'esserne al possesso, immediatamente vi corsi dentro. La ritrovai comodissima al mio disegno, anzi in quel ponto pensando al ministero ch'io esercitar doveva, più da mercatante che da poeta, non ebbi a vile il dichiararmi per tale. M'accinsi dunque, unitamente con la mia oste, a fabricare di scorze d'alberi diverse Scatole, e con tal ordine le disposi per ogni lato che sito assai bastevole restommi in mezzo per alloggiarvi la mia persona. Allora fu che con l'aggiungere al suo antico due altre lettere, a ragione del traffico da me intrapreso, di botte la nominai BOTTEGA. L'andai poscia fornendo di varie merci che, come uscite da uno strano umore e fabricate da una bisbetica fantasia, da se medesime si guadagnarono il nome DI CHIRIBIZZI. A richiesta de' curiosi io questa mane l'ho apperta, et acciò che ognuno a suo genio possa servirsi, ho qui d'avanti poste le scatole, per le cui robbe non si pretende altro prezzo che quel mendico che gentilmente può provenire dalla bontà di chi ha giudizio per compatire e non biasimare le cose altrui, benché sciapite e disgustose
".
Nella Scatola degli Scherzi Giocosi si legge il sonetto Orologio Solare in un muro d'un cacatoio il quale altro non è che uno dei componimenti contenuti nel Libro di Cansonette, Madrigalli e Sonetti cui verisimilmente fu mutato il titolo per esser dono convenevole ad una biblioteca sostanzialmente fratesca come l'Aprosiana: il De Laurentis la cui firma compare su ogni pagina può esser stato il donatore od il trascrittore di quest'opera, certamente non ingressata dall'Aprosio (morto nel 1681 mentre la pubblicazione è del 1685) sempre che l'operetta non girasse già manoscritta in tempi pregressi alla pubblicazione come d'uso = a meno che la pubblicazione - ma la raccolta manoscritta, che in effetti si è potuta studiare poco non pare corposa quanto il reperto a stampa sì da pensare che ne sia stata fatta una scelta e selezione di opere trascritte a mano con calligrafia non dell'Aprosio e nemmeno del Gandolfo - non sia da collegare all'Aprosiana e poi con altro materiale concernente la Libraria quanto Aprosio e il successore Gandolfo momentaneamente custodita nella "Biblioteca Girolamo Rossi" ( che, giova ripeterlo, era anche bibliotecario-riorganizzatore della "Libraria intemelia") = del resto tra gli studiosi nel XIX secolo di biblioteche, impegnati dopo la catastrofe di tante guerre a ristudiare e catalogare, specie potendo sfruttare una luce migliore di quella di Biblioteche relegate se non semi abbandonate in spazi angusti e bui da antica sine cura, non era raro portarsi nello studio personale, anche per lavorare nottetempo, documenti altrimenti incomprensibili per la scarsa visibilità o la carenza di idonea strumentazione: non è impossibile che dopo la morte del grande studioso qualche cosa, ancora in corso di sua disanima critica, sia rimasto tra il materiale della di lui Biblioteca: materiali e documenti quindi pervenuti quale cessione/donazione ad opera degli eredi all' importantissimo centro culturale costituito dall' "Istituto Internazionale di Studi Liguri" di Bordighera della "Bibloteca Rossi" = Biblioteca di cui in seguito Nino Lamboglia Direttore dell'Istituto fece pubblicare un utile "Regesto" sotto titolo di "Biblioteca Girolamo Rossi").



Il Faro di Alessandria, considerato una delle sette meraviglie del mondo, una delle realizzazioni più avanzate ed efficaci della tecnologia ellenistica, fu costruito sull'isola di Pharos, davanti al porto di Alessandria d'Egitto, negli anni tra il 300 a.C. e il 280 a.C. e rimase funzionante fino al XIV secolo, quando venne distrutto da due terremoti.
Sulla base dei rendiconti dell'antichità se ne è proposta una
ricostruzione plausibile: tuttavia a Qsar Libia, cittadina della Cirenaica, che conserva molti reperti della dominazione bizantina, sono da segnalare, ora sistemati nel locale museo, 50 pannelli a mosaico della dimensione di circa mezzo metro quadrato: i soggetti dei pannelli sono per lo più divinità figure mitologiche e animali di tutte le specie ma il pannello n° 48 inoltre costituisce una delle più antiche rappresentazioni del faro di Alessandria, con l'immagine del dio Elio nudo che in cima al tetto regge nella mano destra una spada con la punta rivolta verso il basso ed appoggiata sullo specchio di ferro del faro.
Il Faro di Alessandria fu fatto costruire da Sostratus di Cnido, un mercante greco; il progetto fu iniziato da Tolomeo I Sotere, all'inizio del proprio regno, e venne completato dal figlio Tolomeo II Filadelfo.
Lo scopo dell'imponente opera era aumentare la sicurezza del traffico marittimo in entrata ed in uscita, reso pericoloso dai numerosi banchi di sabbia nel tratto di mare prospicente il porto di Alessandria e dall'assenza di rilievi orografici.
Esso consentiva di segnalare la posizione del porto alle navi, di giorno mediante degli speciali specchi di bronzo lucidato che riflettevano la luce del sole fino al largo, mentre di notte venivano accesi dei fuochi.
Si stima che la torre fosse alta ben 134 metri, una delle più alte costruzioni esistenti per l'epoca, e il faro, secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, poteva essere visto a 48 km di distanza, cioè fino al limite consentito dalla sua altezza e dalla curvatura della superficie terrestre.
Era costituita da un alto basamento quadrangolare, che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile.
A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione cilindrica sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios.
La costruzione del faro di Alessandria si rivelò di grande utilità e indusse a costruire analoghi fari in vari altri porti del Mediterraneo ellenistico.
Purtroppo non si hanno descrizioni esatte del suo funzionamento, verosimilmente a causa della riservatezza che, come spesso in seguito, nel mondo ellenistico era mantenuta sugli impianti di tecnologia avanzata.
Si può comunque congetturare che il fascio luminoso del faro venisse rafforzato dall'uso di specchi parabolici, come si fa oggi: le conoscenze matematiche su cui si basano questi apparati riguardano la teoria delle coniche e la catottrica ben nota negli ambienti scientifici di Alessandria (Apollonio, Euclide).
Inoltre la forma cilindrica del contenitore della sorgente di luce induce a pensare che dal faro provenisse un fascio di luce girevole, ben più utile per i naviganti di una sorgente fissa.
Nei secoli successivi queste tecnologie andarono perdute, come gran parte della cultura scientifico-tecnologica ellenistica.
Si riprese a costruire dei fari solo nel XII secolo (la prima Lanterna di Genova è realizzata nel 1128 o nel 1139), ma senza riflettori basati sulla teoria delle coniche.
Questi che verranno recuperati solo nei primi decenni del XVII secolo, in particolare da Bonaventura Cavalieri, e consentiranno la costruzione dei primi fari moderni alla fine del secolo.
Su queste argomentazioni v. Lucio Russo (1996): La rivoluzione dimenticata, sez. 4.5.
Con la sola eccezione della Piramide di Cheope, che sopravvive ancora ai nostri giorni, il Faro fu la più longeva delle sette meraviglie.
Rimase in funzione per ben 16 secoli, fino a quando nel 1303 e nel 1323 due terremoti lo danneggiarono irreparabilmente.
Nel 1480 il sultano d'Egitto Quaitbay utilizzò le sue rovine per la costruzione di un forte nelle vicinanze.
Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II rappresentata come Iside.
Dal nome dell'isola Pharos ebbe etimologicamente origine il nome faro in molte lingue romanze: faro in italiano e spagnolo, farol in portoghese, phare in francese.



Apollonio Rodio: poeta e grammatico del sec. III a. C. La sua fama è legata quasi esclusivamente alla sua opera poetica di maggiore impegno: le Argonautiche. Frammentarie e spesso contraddittorie le notizie sulla sua vita. Fonti principali sono: la Suda, due brevi biografie e, soprattutto, un papiro di Ossirinco pubblicato nel 1914. Il papiro, che contiene una lista dei bibliotecari di Alessandria, ci fornisce le notizie ritenute più sicure.
Apollonio Rodio nacque ad Alessandria da un certo Silleo, fu discepolo di Callimaco e maestro di Tolomeo III Evergete; fu a capo della Biblioteca di Alessandria dopo Zenodoto e prima di Eratostene. Sembra che, ad Alessandria, il compito d'istruire il principe ereditario fosse connesso con l'ufficio di bibliotecario. Tolomeo salì al trono nel 247 ed era nato intorno al 280; si deve quindi supporre che intorno al 265 sia stata affidata ad Apollonio Rodio, già direttore della Biblioteca, l'educazione del futuro sovrano. Di più difficile e controversa interpretazione appaiono le altre notizie. Sicuro è il suo ritiro o, almeno, un lungo soggiorno a Rodi, come prova il suo stesso appellativo (Rodio). Anche la notizia su una duplice redazione del poema sembra confermata dagli scoli al I libro delle Argonautiche. L'edizione, parziale o completa, di quest'opera (ca. 270 a. C.) dovette segnare, per Apollonio Rodio, il completo e definitivo distacco dal maestro: il suo poema appare composto nella più stretta osservanza dei canoni aristotelici sull'opera d'arte e, anche perciò, diametralmente opposto alle idee letterarie propugnate con tanto vigore da Callimaco. Per Aristotele l'unità, la compiutezza e l'estensione erano gli elementi fondamentali nella struttura di qualsiasi opera artistica. Soltanto nei due poemi omerici e nelle migliori opere della tragedia attica egli trovava realizzate queste esigenze, e perciò li indicava come ineguagliabile modello di ogni futura opera letteraria. La nuova scuola poetica di Callimaco era ostentatamente antiaristotelica: essa tendeva ad una forma discontinua in una maggiore o minore serie di pochi versi. Le Argonautiche segnano un ritorno ad Omero e ad Aristotele e quindi un ripudio della poetica callimachea. Apollonio Rodio non credeva che la grande epica fosse tramontata per sempre, come proclamava Callimaco, e volle scrivere un poema che avesse unità, continuità e compiutezza, e che riunisse, in un numero molto minore di versi, le caratteristiche dell'Iliade e dell'Odissea prese assieme: un'epica cioè, passata attraverso l'esperienza poetica dei tragici e il vaglio della critica aristotelica.
Le Argonautiche narrano la spedizione di Giasone e dei suoi compagni per la conquista del vello d'oro, dalla loro partenza sino al ritorno in patria; in questo poema vengono celebrati quasi tutti i più grandi eroi leggendari della Grecia, ma riuniti in un'unica impresa (Argonauti). Esso si divide in quattro libri, quanti erano, appunto, i drammi presentati negli agoni tragici, e ciascun libro ha, su per giù, l'estensione di una tragedia. La descrizione del viaggio degli Argonauti, con le sue varie soste, offre il modo ad Apollonio Rodio di sfoggiare la sua grande cultura geografica e mitologica. Numerose sono nel poema le leggende etiologiche, né mancano le digressioni: ma, né le une né le altre, rompono la continuità della narrazione e sono, quasi sempre, consecutivamente introdotte secondo le leggi della verosimiglianza e della necessità. Anche sotto questo aspetto l'opera di Apollonio Rodio si conformava alle richieste di Aristotele, ma contrastava con la tecnica poetica di Callimaco che aveva saputo dare all'aition una funzionalità del tutto diversa; l'aition infatti era stato adoperato da Callimaco per raccontare un mito rapidamente e di scorcio, iniziando e interrompendo ex abrupto la narrazione. Scrupolosa è in Apollonio Rodio la successione cronologica degli avvenimenti, numerose le indicazioni temporali: ne nasce una rappresentazione di tempo continuato e i fatti mitici sfilano dinanzi al lettore in una lunga serie, uniti tra loro da un rapporto ininterrotto di causa ed effetto; ma circoscritti da un'unica azione con un principio (la partenza degli eroi dal golfo di Pagase: I, 317) ed una conclusione: il loro ritorno nello stesso luogo di partenza (IV, 1781). Così Apollonio Rodio mirava a cantare, secondo il gusto dell'epoca, tutti i miti connessi con la saga degli Argonauti, senza però derogare da quella norma prescritta da Aristotele per il poema epico. La lingua di Apollonio Rodio è quella tradizionale dell'èpos, anche se egli non disdegna d'introdurre vocaboli di recente formazione, parole rare, ricercatezze lessicali. Di Omero egli riproduce gli hàpax (cioè le parole adoperate una sola volta) ma evita gli epiteti esornativi posposti al nome alla fine del verso, le formule fisse, i versi ripetuti. Nella tecnica esametrica rimane ben lontano dalla raffinatezza raggiunta da Callimaco, ma non bisogna credere che egli sia un costruttore di versi trascurato, anzi alcune norme, da lui scrupolosamente osservate, rivelano il contrario. Le Argonautiche ebbero molta fortuna nell'antichità e soprattutto a Roma. Nel sec. I a. C. furono tradotte da Varrone Atacino; nell'età dei Flavi ne fece un libero adattamento Valerio Flacco; e alle Argonautiche si ispirò Virgilio, oltre che per l'episodio di Didone innamorata, anche, e specialmente, per la concezione generale dell'Eneide.
Delle opere minori di Apollonio Rodio abbiamo solo poche notizie e qualche breve e insignificante frammento. Aveva scritto un componimento in coliambi intitolato Canobo e un gruppo di poemetti in esametri in cui celebrava la fondazione di varie città. Di opere grammaticali viene citato un suo scritto su Archiloco e una monografia Contro Zenodoto, che evidentemente trattava di questioni omeriche. Argonautikà Poema epico di Apollonio Rodio (sec. III a.C.) Scritto fra il 260 e il 215 a.C. circa.
Il poema, in 4 libri, dedicato a narrare la spedizione di Giasone e dei suoi compagni alla conquista del vello d'oro, è considerato l'unico poema epico degno di nota della letteratura alessandrina. Opera vasta e complessa, consta di 5835 esametri. I primi due libri sono dedicati alla costruzione e ai preparativi della nave, alle fortunose peripezie fino all'arrivo nella Colchide (regno di Eeta, dove il vello d'oro è custodito in un bosco sacro a Marte, sotto la costante sorveglianza di un terribile mostro). Dopo un'invocazione a Febo e una lunga rassegna degli eroi partecipanti alla narrazione, questa si svolge costellata da una serie di episodi, che vorrebbero, nell'intenzione del poeta, variare e abbellire la materia, mentre peraltro rompono l'unità della vicenda e la complicano notevolmente. Fra tali episodi che, considerati in sé, contengono pure tutta una serie di particolari motivi d'interesse, spiccano soprattutto quelli collegati con l'approdo a Lemno, con la relativa descrizione, l'uccisione dei mariti da parte delle donne dell'isola, il rapimento di Ila per opera di una ninfa, il duello di Polluce con Amico, la liberazione di Fineo dalle Arpie, il passaggio per le Simpiegadi. Il terzo libro si apre con un'invocazione a Erato, la musa della poesia erotica. L'argomento di esso, che ne fa l'unico veramente vivo dal lato poetico, è infatti la passione di Medea per Giasone. Qui il poeta rivive e descrive con mirabile analisi psicologica il sorgere e lo svilupparsi della fiamma amorosa, destinata ad ardere e a travolgere la bella figlia del re dei Colchi. L'amore divampa subito nel cuore di Medea appena Giasone si presenta alla reggia di Eeta ed ella lo vede. Dopo infiniti ondeggiamenti di ansie, timori, rimorsi e violente riprese, dopo sogni paurosi e notti insonni, Medea, vinta finalmente da amore, cede e fornisce a Giasone i farmachi magici, perché egli possa conquistare il vello d'oro. Questa figura e le sue successive vicende verranno riprese in numerose opere della classicità, e ispireranno fra l'altro la figura della virgiliana Didone. Il quarto libro è dedicato alla narrazione del lungo e difficoltoso viaggio di ritorno degli Argonauti, che in una vera e propria Odissea si aggirano per i luoghi più diversi: dal Ponto Eusino (il mar Nero), all'Istro, al Rodano, all'Eridano, al mar di Sardegna; dalle coste africane (Sirti) all'isola di Creta e infine alle coste della Tessaglia. È una parte in cui il gusto per l'elemento avventuroso si sostituisce al vigore della rappresentazione psicologica del terzo libro, e in cui il poeta ricorre largamente alle opere erudite dei geografi e degli storici antichi. letteratura
Sia nel loro complesso, sia nei loro episodi più notevoli (come nel caso, si è detto, di Medea) i quattro libri delle Argonautiche furono argomento di ammirazione, di imitazione e di largo sviluppo nella letteratura antica. Fra i latini se ne valsero soprattutto Virgilio, Varrone Atacino, Ovidio e Valerio Flacco. [GIACOMO SASSO in "NOVA - UTET - 2006" sotto VOCI]



Paul Bolduan, Pauli Bolduani Bibliotheca historica, sive Elenchus scriptorum historicorum et ..., Lipsia 1620 (autore anche di una pressoché coeva Bibliotheca philosophica, ... risulta citato nella silloge di Witte, Henning dal titolo Memoriae theologorum nostri saeculi clarissimorum renovatae decas prima (- sexta), Königsberg, Frankfurt

: Hallervord, 1674-1675, vedi Praefatio, p. 22)



Giovanni Battista Pigna: storico e letterato nato a Ferrara nel 1530 e ivi morto nel 1575. Il padre, Nicoluccio Nicolucci, fu soprannominato "il Pigna" perché aveva una spezieria così nominata. Fu discepolo di Vincenzo Maggi, G. Giraldi e A. Guarino. Laureatosi in filosofia a vent’anni, divenne subito professore nell’università di Ferrara (1550) ed ebbe fra i suoi uditori il cardinale Ippolito d’Este e Francesco Gonzaga. Nel 1559 si trovava in Francia con il principe Alfonso, quando li raggiunse la notizia della morte del duca Ercole II: tornò quindi in patria con il principe, suo nuovo sovrano. Nel 1560 fu nominato riformatore dell’università. Scrisse opere di vario genere: Carminum libri IV ad Alphonsum Ferrariae principem (1553); Il duello, nel quale tratta dell’onore e dell’ordine della cavalleria (1554); I Romanzi (1554), ampia trattazione critica su quel genere letterario, in cui sono inseriti tre lunghi brani sulla vita dell’Ariosto; Il Principe, nel quale si descrive come debba essere il Principe Heroico (1561), confutazione del famoso trattato di Machiavelli; gli Eroici (1561), poemetto in ottave per la caduta di Alfonso II da cavallo; Rime (pubblicate nel 1713), canzoniere petrarcheggiante in lode di Lucrezia Bendidio. Nel 1570 pubblicò la Istoria de’ Principi d’Este, cominciata da G. Falletti, dalla caduta dell’Impero romano al 1476.



Lucano, Marco Anneo: poeta epico latino (Corduba, od. Córdoba, 39 - Roma 65 d. C.). Le notizie ci vengono fornite da tre biografie che si leggono nei manoscritti della sua opera principale, l'unica rimastaci. Una risale a Svetonio ed è poco favorevole nei confronti del poeta; un'altra, più benevola, è attribuita a un certo Vacca, autore di un commento non pervenutoci; la terza è di autore ignoto e risulta meno attendibile delle precedenti. Poche notizie apprendiamo inoltre da Stazio, Tacito e Dione Cassio. Figlio di M. Anneo Mela (fratello minore del filosofo Seneca) e di Acilia, figlia dell'oratore Acilio Lucano, dal quale trasse il cognomen, fu condotto a Roma in tenera età ed educato dai più prestigiosi maestri del tempo, fra cui il filosofo stoico Anneo Cornuto, e dallo stesso zio Seneca, che nel 49, rientrato dall'esilio, era diventato precettore di Nerone, guidandone poi l'azione politica nei primi anni di regno. La sua formazione culturale si completò, come d'uso, ad Atene. Al suo ritorno, fu introdotto nel gruppo di letterati e filosofi che circondavano Nerone, e ne divenne amico. L'imperatore amante della poesia e poeta egli stesso, fu colpito dal suo ingegno giovanile e gli concesse privilegi particolari, quale la questura prima dell'età legale: in realtà Lucano si era rivelato, assai precocemente, abile e promettente poeta già durante il soggiorno ateniese. L'amicizia iniziò nel 60 d. C., in occasione dei Neronia, feste quinquennali di musica e poesia, quando celebrò l'imperatore con le Laudes Neronis, che gli valsero la corona di poeta. Fu proprio in questo periodo che Lucano si diede alla composizione del poema sulla lotta fra Cesare e Pompeo, il Bellum civile (Guerra civile, secondo l'intitolazione dei manoscritti e la testimonianza allusiva di Petronio), opera oggi nota col titolo di Pharsalia (Farsaglia), poiché l'autore stesso parla di Pharsalia nostra nel IX libro (alludendo però alla «battaglia di Farsalo» Pharsalia, vinta da Cesare e cantata da lui perciò: nostra). La pubblicazione dei primi tre libri suscitò un notevole scalpore, per motivi letterari e politici; Petronio ne fece una parodia nel suo romanzo; Nerone proibì al poeta di scrivere e recitare in pubblico i suoi versi, secondo quanto ci testimoniano Tacito e Dione Cassio. In realtà i rapporti di amicizia con l'imperatore si guastarono. Parte della tradizione attribuisce il motivo della rottura alla gelosia di Nerone e alla sua invidia nei confronti della nascente poesia; ma le ragioni sono anche, e soprattutto, politiche. È probabile che l'impronta anticesariana e filopompeiana, che si delineava già nei primi tre libri, non sia passata inosservata agli occhi del principe, il quale deviava sulla scia della politica di Cesare, rinunziando ai consigli di Seneca, allontanato poco alla volta dal governo. All'inizio del poema Lucano, biasimando allo stesso modo le azioni di Cesare e di Pompeo, passava a lodare l'età neroniana come una nuova età dell'oro; poco alla volta però Cesare diventava il principale responsabile della rovina di Roma, mentre l'autore cominciava a mostrare simpatia per la moderazione di Pompeo: atteggiamento che avrebbe preso corpo nel corso del poema. L'anticesarismo aveva tuttavia origini più remote, era radicato nell'ambiente familiare e nella stessa città natale che aveva simpatizzato per Pompeo durante la lotta civile. Fatto sta che Nerone, nonostante le lodi (che taluni vorrebbero ironiche e che, invece, in parte suonano come topos letterario e in parte si giustificano per controbilanciare l'anticesarismo, che attentava alle basi del potere della famiglia imperiale Giulio-Claudia), colpì col suo divieto e l'artista e l'uomo, che rivelava ideali politici incompatibili ormai con la sua condotta di governo; l'imperatore metteva a tacere una voce tanto più pericolosa perché ammirata e ascoltata da tutti. Il distacco lucaneo si attuò in duplice direzione: nell'opera, con l'accentuarsi degli ideali tradizionalisti, dopo il naufragato tentativo di un accordo principato-tradizione repubblicana; nella vita, con la risolutiva adesione alla congiura pisoniana, di cui pare che Lucano fosse parte attiva e non di secondo piano. Scoperta nel 65 la congiura, fu processato e condannato a morte. Il suo comportamento fu in contrasto con la professata dottrina stoica: per sfuggire alla condanna, in un primo tempo negò; poi, secondo Tacito e Svetonio, arrivò ad accusare la propria madre (che tuttavia non venne, pare, neppure processata). Infine ricorse a un espediente teatrale per darsi la morte: tagliatosi le vene, morì, narra Tacito, declamando alcuni versi del poema dedicati a un'analoga morte di un soldato. Poiché l'episodio non compare nell'opera si è pensato che il brano si trovasse altrove o fosse a sé stante; ma è probabile che, sulla base di voci che tramandavano come in punto di morte il poeta avesse rivolto il pensiero al poema, Tacito sia ricorso a un'invenzione fantasiosa e suggestiva. Lucano aveva solo 26 anni. La sua vena, precoce e versatile, gli consentì di scrivere, oltre alla Pharsalia, altre opere minori, di cui restano solo i titoli e scarsi frammenti: Iliaca, un poema epico-mitologico sulle ultime fasi della guerra di Troia; Catachthonion (Discesa agli inferi) e Orpheus (Orfeo), due carmi (forse identificabili) che anticipano il gusto per la descrizione dell'oltretomba; Saturnalia, poesie d'occasione per le feste dei Saturnali; Silvae, poesie di vario argomento e tenue ispirazione, da cui appunto il titolo (Selve); Medea, una tragedia; Fabulae salticae (Libretti d'opera) per pantomime; Epigrammata (Epigrammi). A Nerone dedicò due carmi, uno in lode (del 60) e uno di biasimo (posteriore al 62). In prosa scrisse una «controversia», consistente in due orazioni, una a favore di Ottavio Sagitta, tribuno della plebe nel 58 (che aveva ucciso la propria amante) e una contro, secondo gli schemi retorici in uso; lettere; declamazioni (una di queste era contro Nerone, per l'incendio di Roma del 64).
Ma l'opera maggiore di Lucano e l'unica superstite la Pharsalia è un poema epico storico di ca. 8000 esametri, che si arresta a metà del X libro, al v. 546, quando Cesare è assediato in Alessandria. È probabile che la narrazione dovesse abbracciare 12 libri, secondo i canoni dell'epica tradizionale e che l'autore avesse l'intenzione di strutturarla in tetradi, giacché se ne possono individuare due, di cui la prima si conclude con la morte di Curione, la seconda con quella di Pompeo. Si è pensato che il libro XII si sarebbe dovuto concludere con la morte di Catone (46 a. C.), o di Cesare (44 a. C.), così come l'Eneide virgiliana si concludeva con la morte di Turno. Alcuni critici hanno pensato alla battaglia di Filippi (42 a. C.) e addirittura di Azio (31 a. C.). Solo i primi tre libri furono pubblicati da Lucano, poco dopo il 60, mentre gli altri vennero alla luce postumi e forse dopo la morte di Nerone (68). Vi sono narrate le lotte civili fra Cesare e Pompeo, culminanti nella battaglia di Farsalo; la narrazione è ravvivata dall'inserimento di molti episodi drammatici e suggestivi. Rispetto ai poemi epici precedenti questo di Lucano si presenta con carattere di assoluta novità, non tanto per la scelta di un argomento «storico», giacché storica è molta parte dell'epica romana a partire da Nevio ed Ennio, quanto per l'ispirazione e l'impostazione che l'autore volle dare all'opera. Dopo Virgilio l'epica latina si identificava con l'Eneide ; ma la contrapposizione lucanea alla linea tradizionale omerico-virgiliana, che fondeva insieme storia, leggenda e mitologia, non era dettata da desiderio di polemica o di sterile novità, quanto piuttosto da una cosciente e sentita ragione ideologica, dettatagli dalle mutate condizioni politiche e dal conseguente evolversi della «coscienza individuale». Lucano non canta le origini e la grandezza di Roma, ma la sua tragica fine a causa delle guerre civili. La novità sta nel fatto che il tema è esclusivamente storico, mentre in precedenza l'argomento storico era stato soltanto il motivo centrale di una parte dell'epica. Le cause della lotta civile non possono che risiedere nell'uomo, per cui l'apparato divino non viene più chiamato in causa per giustificare le vicende e anzi viene del tutto eliminato; ma il gusto poetico di Lucano evita il pericolo dell'aridità sostituendo al divino e all'eroico un altro sovrannaturale: il regno dei morti, incantesimi magici, negromanzia, apparizione di fantasmi, sogni profetici; e al posto degli dèi, c'è una forza misteriosa che guida le azioni degli uomini in vita: una forza che, intesa a volte come Fato, a volte, in senso negativo, come cieca Fortuna, sembra dominare la realtà, lasciando incombere l'unica prospettiva possibile, quella della morte. Dalla negazione del piano trascendente tradizionale scaturisce il senso continuo di amaro pessimismo, che supera la concezione stoica lucanea, frutto dell'educazione senecana. A Seneca egli deve molto, per l'ideologia politica, per la concezione nuova della poesia, per lo stile: l'ideale di un regime augusteo, le deviazioni epicuree da una fondamentale preparazione stoica, una poesia eloquente e declamatoria, uno stile poetico asiano. Da una siffatta concezione non poteva che nascere un'aperta rottura sul piano stilistico: al classicismo, chiaro e lineare, virgiliano si sostituiscono un'espressione tormentata, una struttura sintattica complessa e artefatta, una scelta lessicale ricercata, un'efficacia espressiva con il ricorso a tutti gli artifici della retorica, per conferire al racconto il massimo del pathos. In quest'ambito si giustifica il ricorso al macabro, al lugubre, all'orrido, che fanno parlare di «espressionismo», ma che talvolta appesantiscono il poema e infastidiscono il lettore. Un altro motivo di distacco dalla tradizione è costituito dall'eliminazione del personaggio principale, dell'eroe intorno al quale gravitano tutte le vicende; ad esso Lucano, secondo la maniera enniana, sostituisce il popolo romano, visto nella sua lotta in difesa della libertà, insidiata dalle ambizioni di Cesare e Pompeo, libertà che trova un tragico epilogo a Farsalo. Il tema dominante è appunto il contrasto fra la libertà, garantita dalle virtù di Catone e di Bruto, e la tirannia, impersonata da Cesare; Pompeo, a sua volta, è personaggio altamente drammatico, in bilico tra il bene e il male. Tutto ciò è trattato con fare oratorio, con l'introduzione di sentenze, discorsi, interventi dell'autore, per giudicare i personaggi e commentare le tragiche vicende, frequenti paragoni. Un problema ancora aperto, data la quasi totale perdita delle opere precedenti la Pharsalia, è quello di sapere quanto tale produzione fosse in contrasto con l'opera maggiore; e soprattutto quanta coscienza avesse Lucano all'inizio del poema di fare politica antineroniana: alcuni critici hanno pensato che gli attuali sette versi indirizzati a Nerone sostituiscano una più lunga dedica elogiativa, precedente alla rottura; e tuttavia il contrasto rimane ugualmente fra questo breve elogio e la presenza, sin dai primi versi, di una base ideologica in netto contrasto con quella neroniana. Un'opera sulla fine di Roma repubblicana, condotta con vari toni polemici (stilistici, letterari, politici e moralistici), non poteva non suscitare scalpore presso i contemporanei. Svetonio e Marziale attestano un enorme successo di pubblico; i critici tuttavia si chiesero subito se il poema fosse da considerare più poesia o storia, dal momento che non solo era storico l'argomento, alla maniera di precedenti esperienze (Nevio, Ennio, Furio Bibaculo, Varrone Atacino, Cicerone, Albinovano Pedone), ma era frequente il ricorso agli esempi desunti dalla storia romana e straniera. Nonostante la giovane età e l'innata tendenza all'immaginazione poetica, Lucano soddisfaceva il suo spirito oratorio ricorrendo con scrupolo alla tradizione storiografica moralistica (lo stesso Cesare, Asinio Pollione, Livio e Seneca il Vecchio), operando le scelte a lui più convenienti e ricercando le cause degli avvenimenti. Non piacque questo atteggiamento a Petronio, che parodiò l'inizio del poema in un brano poetico del suo Satyricon, né a Quintiliano che ne criticò il tono oratorio e lo stile asianeggiante, né a Servio che, commentando Virgilio, ritenne storica e non poetica la Pharsalia, legato com'era ai limiti dell'epica tradizionale che faceva grande ricorso alla mitologia e lasciava di frequente intervenire gli dèi nelle umane vicende. Il problema oggi rimane ancora aperto, anche se si è d'accordo nell'accettare la presenza continua di una fantasia poetica che, al di là degli interessi ideologici e oratori, arricchisce la narrazione di elementi visivi e suggestioni patetiche, sostituendo il mito con l'irrazionale. E tuttavia la trasfigurazione fantastica non è tanto assidua da strutturare poeticamente la narrazione, poiché troppo voluto è l'atteggiamento polemico nei confronti delle guerre civili. La lettura del poema può risultare interessante per il periodare fratto, breve e sentenzioso, per la concitazione del racconto, per il colorito barocco ed espressionistico, ma di rado s'avverte il fascino della poesia che esprima una finita tensione affettiva e spirituale. Eppure è una poesia che ha goduto di molta fortuna. A Tacito piacevano il linguaggio audace, lo stile enfatico e la tendenza al macabro e all'orripilante; Stazio lo ammirava, pur affrettandosi a tornare nei propri poemi agli ingredienti tradizionali. La fortuna continuò nella scuola per l'interesse dello stile e del linguaggio (ipotassi, ellissi, valori semantici nuovi, pregnanze, rivisitazione patetica di Virgilio, calchi da Seneca tragico) e se ne fecero numerosi commenti. Molto letto e apprezzato, per il moralismo stoicheggiante, nel Medioevo fu ricopiato in un gran numero di manoscritti: se ne conoscono ca. 300, ma non sono stati ancora tutti collazionati; gli antichi commenti vennero rifusi nelle glosse di alcuni codici (Commenta Bernensia e Adnotationes super Lucanum) ; Dante lo pose fra i maggiori poeti dell'antichità e si rifece alla Pharsalia per alcuni episodi (Catone, Amiclate, Anteo). A lui attinse l'epica medievale in Francia, quella rinascimentale in Italia e quella barocca in Spagna; fu tradotto durante l'illuminismo e piacque molto a certa parte del gusto romantico (Goethe, Foscolo) e decadente. Oggi, nonostante si apprezzino non pochi passi poetici, Lucano interessa per la storia della letteratura e per la novità del genere; disturbano il lettore moderno le troppe minute descrizioni, l'abuso di erudizione, il compiacimento nel presentare scene orripilanti, la personificazione dei concetti morali, l'eccessiva sentenziosità. [ANNAMARIA TEMPESTI in "NOVA 2006" - UTET]



Nonno di Panopoli (vissuto nel V secolo) fu un poeta greco. Nato a Panopoli, in Egitto, è l'ultimo poeta della letteratura ellenistica. Vive in un periodo in cui la cultura cristiana si è ormai affermata, mentre quella pagana sta decadendo. Della sua vita sappiamo solo che, pagano di nascita, si converte alla religione cristiana. Ha scritto le Dionisiache, uno dei più lunghi poemi epici della letteratura mondiale: è diviso in 48 canti e si estende per circa 25.000 versi. Narra della vittoriosa spedizione del dio Dioniso in India contro il re Deriade; ma questa è preceduta dal lungo racconto della nascita del dio e della sua giovinezza. Dopo aver compiuto molte eroiche imprese, Dioniso raggiunge l'Olimpo. Qui termina il poema, che è una completa esaltazione della figura di Dioniso e delle sue azioni degne di memoria. Il poema si presenta come un insieme di episodi indipendenti, che si susseguono in modo dinamico l'un l'altro continuamente senza fermarsi; il poeta non possiede la misura e l'armonia, tipiche della cultura classica. Un pathos esagerato avvolge tutta l'opera. Come la vicenda,che presenta molti episodi, che suscitano molte emozioni, così la lingua richiama molti poeti classici: da Omero, ai lirici, ai tragici, ai poeti ellenistici; il metro usato è l'esametro. Dopo la conversione scrive un'altra opera in esametri Parafrasi del Vangelo di Giovanni. Qui, pur seguendo fedelmente il testo originale, si ritrova l'elemento tipico del suo stile, la rappresentazione dinamica della vicenda in continuo movimento [Da Wikipedia, l'enciclopedia libera]



Errico Scipione: Le Rivolte di Parnaso. Commedia di Scipione Herrico, Venezia, Bartolomeo Fontana, 1626, in-12, pp. 144: prima edizione della commedia in cinque atti in prosa, ambientata, secondo la moda del Boccalini, sul monte caro ad Apollo. Si tratta di una satira letteraria sul poema eroico, i cui principali attori sono esponenti della letteratura moderna (Ariosto, Tasso, Trissino, Marino). Errico (noto anche come Herrico, (1592-1670) nativo di Messina, città spesso ricordata nelle sue opere), in questa commedia sostiene anche la libertà dell'espressione poetica, polemizzando con l'Accademia della Crusca. Scipione Errico (Herrico), marinista di indubbio valore, fu amico e corrispondente dell'Aprosio, e, cosa interessante, nel fertile panorama intellettuale di Venezia ebbe modo di dar libero sfogo a tutte le sue energie creative anche come compositore di un melodramma La Deidamia, di cui una copia si trova alla CBA, che venne musicata dallo Scartati ma che soprattutto ebbe modo di poter fruire nella rappresentazione veneziana dell'opera di quello che verisimilmente fu il più geniale scenografo dell'epoca vale a dire Giacomo Torelli da Fano.
Si fanno qui seguire le edizioni rinvenute de La Deidamia secondo l'SBN:
Errico, Scipione, La Deidamia dramma musicale di Scipione Herrico. Rappresentata nel teatro nouissimo, nell'anno 1644 , In Venetia - 1644
Errico, Scipione, La Deidamia dramma musicale di Scipione Herrico al serenissimo Gran Duca di Toscana, &c In Venetia, e di nuouo in Firenze: Massi, Amadore, 1650
Errico, Scipione, La Deidamia. Poema drammatico di Scipione Herrico. Da rappresentarsi nel teatro nouissimo nell'anno 1644. All'illustrissimo signore il signor Aluise da Mosto ... In Venetia: Leni, Matteo & Vecellio, Giovanni, 1644
Altre opere di Scipione Errico (Herrico) secondo l'SBN:
Errico, Scipione, Le riuolte di Parnaso comedia di Scipione Herrico, In Roma: Bernabo, Angelo Franzini, Giovanni Domenico, 1665
Errico, Scipione, Rime di Scipione Herrico. Sonetti. Madrigali. Canzone. Ode. Hinni. Capitoli. Idilij. ..., In Messina, 1619
Errico, Scipione, Poesie liriche, di Scipione Herrico. Al serenissimo prencipe Leopoldo Medici, In Venetia: Hertz, Giovanni Giacomo, 1646
Errico, Scipione, L' occhiale appannato dialogo di Scipione Herrico. Nel quale si difende l'Adone del caualier Gio. Battista Marino, contra l'Occhiale del caualier fra Tomaso Stigliano , In Messina: Bianco, Giovanni Francesco, 1629
Errico, Scipione, La Babilonia distrutta. Poema heroico dell'eccellentissimo signor Scipione Herrico, con due idillij del medesimo. Aggiontiui di nuouo a ciascun canto i suoi argomenti. , In Bassano: Remondini, Giovanni Antonio, 1681
Errico, Scipione, Scipionis Henrici ... Censura theologica et historica aduersus Petri Soaue Polani de Concilio Tridentino pseudo-historiam .., Dilingae: Mayer, Ignaz, 1654
Errico, Scipione, Scipionis Henrici ... Censura theologica, & historica aduersus Petri Soaue Polani de Concilio Tridentino pseudo-historiam, Coloniae Agrippinae: Egmondt, Cornelius ab, 1664
Errico, Scipione, La Babilonia distrutta, poema heroico. Del dottor D. Scipione Herrico, In Messina: Bianco, Giovanni Francesco, 1623
Errico, Scipione, Le riuolte di Parnaso comedia di Scipione Herrico, In MessinaIn Messina: Brea, Pietro eredi, 1641
Errico, Scipione, Il gotho dialogo di Scipione Herrico in difesa de' privilegi della nobil citta di Messina : con un poemetto del medesimo per la lettera di Maria Vergine a' messinesi, In Messina, 1633
Errico, Scipione, Il gotho dialogo di Scipione Herrico in difesa de' privilegi della nobil citta di Messina : con un poemetto del medesimo per la lettera di Maria Vergine a' messinesi, In Messina, 1633
Errico, Scipione, La Babilonia distrutta poema heroico con altre poesie di Scipione Herrico nell'academia della Fucina detto l'occupato, In Messina: Mattei, Jacopo, 1653
Errico, Scipione, Le riuolte di Parnaso. Comedia di Scipione Herrico, In Venetia: Fontana, Bartolomeo, 1627
Errico, Scipione, Alquante rime dello Incognito accademico otioso. Date in luce per Ottauio Beltrano da Terra nuoua di C, In Napoli, 1634
Errico, Scipione, Discorso apologetico di Scipione Herrico per la metropoli acheruntina contra il cavalier fra Tomaso Stigliani, In Lecce, 1643
Errico, Scipione, La Babilonia distrutta poema heroico dell'eccellentissimo signor Scipione Herrico, con due idilij del medesimo. Aggiontiui di nuouo a ciascun canto i suoi argomenti. , In Bassano: Remondini, Giovanni Antonio
Errico, Scipione, De scientia media, & eius origine opusculum. Antonio Quiringo authore, Genuae: Guasco, Giacomo, 1668
Errico, Scipione, Della guerra troiana poema heroico di Scipione Errico canti 20. Con l'allegoria vniuersale, ed argomenti in ottaua rima a ciascun canto di Antonino Gotho ..., In Messina: Bianco, Giovanni Francesco vedova, Tipografia Camerale , 1640
Errico, Scipione, Le rivolte di Parnaso. Comedia di Scipione Herrico, In Venetia: Fontana, Bartolomeo, 1626
Errico, Scipione,Armonia d'amore fauola pastorale di Scipione Herrico, In Roma: Franzini, Giovanni Domenico, [16..!]
Errico, Scipione,Antisquitinio. Apologia di Scipione Herrico nella quale di punto in punto si risponde a tutto cio che si oppone alla liberta veneta nello Squitinio d'innominato autore, In Messina: Brea, Pietro eredi, 1650
Errico, Scipione,De tribus historicis concilii Tridentini, auctore Caesare Aquilinio, Amstelodami: Weyerstraeten, Elizaeus, 1662
Errico, Scipione,La Babilonia distrutta, poema heroico. Aggiontovi due idilij del medesimo, Venetia: Tozzi, Pietro Paolo, [1624]
Errico, Scipione,Stanze di Scipione Herrico, In Venetia: Vieceri, Francesco, \[16..?!]
Errico, Scipione,L' Iliade, ouero l'Achille innamorato poema eroico di Scipione Herrico all'eminentiss. e reuerendiss. sig. card. Antonio Barberino, In Roma: Moneta, Francesco, 1661
Errico, Scipione,Delle guerre di Parnaso di Scipione Herrico libri 4. All'illustriss. e reuerendiss. sig. il sig. abbate Annibale Bentiuoglio, In Venetia: Leni, Matteo & Vecellio, Giovanni, 1643
Errico, Scipione,Le riuolte di Parnaso. Comedia di Scipione Herrico, In Venetia: Fontana, Bartolomeo, 1626
Errico, Scipione,Le liti di Pindo, comedia tragicomedia in comedia. Di Scipione Herrico. All'illustriss. Senato della nobile citta di Messina, In Messina: Pizzimenti, PlacidoBianco, Giovanni Francesco, 1634
Errico, Scipione,L' occhiale appannato dialogo di Scipione Herrico. Nel quale si difende l'Adone del caualier Gio. Battista Marino, contra l'Occhiale del caualier fra Tomaso Stigliano. , In Napoli: Matarozzi, Giuseppe, 1629
Errico, Scipione,Le riuolte di Parnaso comedia di Scipione Herrico, In Roma: Bernabo, AngeloFranzini, Giovanni Domenico, 1665
Errico, Scipione,Rime di Scipione Herrico. Sonetti. Madrigali. Canzone. Ode. Hinni. Capitoli. Idilij. ..., In Messina, 1619
Errico, Scipione,Poesie liriche, di Scipione Herrico. Al serenissimo prencipe Leopoldo Medici, In Venetia: Hertz, Giovanni Giacomo, 1646
Errico, Scipione, L' occhiale appannato dialogo di Scipione Herrico. Nel quale si difende l'Adone del caualier Gio. Battista Marino, contra l'Occhiale del caualier fra Tomaso Stigliano , In Messina: Bianco, Giovanni Francesco, 1629



La Murtoleide è una raccolta di rime composte nel 1608-1609 da G. B. Marino contro Gaspare Murtola (clicca qui per approfondire: furono pubblicate per la prima volta nel 1619, insieme alle "Marineide" dell'avversario. Gli Epitalami (1616) sono componimenti di intonazione cortigiana
Murtola, Gaspare [m. 1624] fu poeta genovese morto a Roma nel 1624: nelle edizioni compaiono i nomi: Gasparo Murtola; Murtola; Gaspar Murtola; Gasparo Murtola detto lo scioperato nella Academia dell'Insensati
Vedi Indice biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo, Paolo Noto. 3. ed. corr. ed ampliata.
Opere del Murtola rinvenute nelle biblioteche italiane secondo l'SBN allo stato attuale dei lavori:
1 - Canzone di Gasparo Murtola all'illustrissima et eccellentissima signora donna Lucretia Tomacelli, In Perugia : appresso Vincentio Colombara erede d'Andrea Bresciano, 1597. 2 - La cetra canzone del signor Murtola, alla serenissima signora donna Margarita Aldobrandini duchessa di Parma e di Piacenza, In Roma : appresso Guglielmo Facciotto, 1600. 3 - Epithalamio del s. Gasparo Murtola nelle feliciss. nozze de le maestà christinanissime Henrico 4. et Maria de Medici, dedicato all'illustrissimo... monsign. Serafino Oliuario decano della Rota, In Roma : appresso Nicolò Mutio, 1600. 4 - Epithalamio di Gasparo Murtola nelle nozze dell'illustrissimo & eccellentissimo sig. don Filippo Colonna, e della signora donna Lucretia Tomacelli, In Perugia : appresso Vincentio Colambara erede d'Andrea Bresciano, 1597. 5 - Gasparis Murtolae academici insensati ianus. Siue foelix ineuntis anni auspicatio, Perusiae : ex typographia Vincentij Columbarij Andreae Brixiani heredis, 1598. 6 - Liride epitalamio del signor Gasparo Murtola, nelle nozze del sereniss. sig. Ranuccio Farnese duca di Parma, e di Piacenza. Con la serenissima signora donna Margarita Aldobrandini, In Roma : appresso Guglielmo Facciotto, 1600. 7 - Gli Occhi d'Argo. Cento madrigali del sig. Gasparo Murtola, detto lo scioperato nella Academia dell'Insensati, e consigliero trionfante nello studio di Perugia .., In Perugia : per Vincentio Colombara, 1599 (In Perugia : per Vincentio Colombara, 1599). 8 - Il panegirico canzone del signor Gasparo Murtola al sereniss. signor il signor Ranuccio Farnese duca di Parma, e di Piacenza, In Roma : appresso Guglielmo Facciotto, 1600. 9 - Illustriss. et reuerendiss. d. Alexandro Centuriono, cam. apost. clerico, Ianuae archiepiscopo, Perusiae, & totius Vmbriae gubernatori, Gasparis Murtolae Panegyris, Perusiae : ex typographia Vincentij Colombarij Andreae Brixiani heredis, 1596.



La realizzazione a Fano di una mostra sull’attività del celebre architetto-scenografo fanese del ‘600 Giacomo Torelli è stato un fatto doveroso come scrive il presidente della stessa.
"....In mostra saranno esposti documenti d’archivio, incisioni originali, disegni, modelli, costumi e dipinti relativi all’attività svolta dal Torelli a Fano, Venezia, Parigi (corte di Luigi XIV) e alla edificazione dell’antico Teatro della Fortuna di Fano (1677).
Il “taglio” metodologico della mostra è orientato verso un approccio multidisciplinare, intendendo affrontare il fenomeno europeo “Torelli” sotto tutte le angolazioni possibili, coinvolgendo la totalità delle discipline ad esso afferenti (architettura teatrale, scenografia, scenotecnica, musicologia, storia del balletto, storia del costume teatrale, etc...).
Una mostra quindi che vuol ripercorrere, attraverso l’esposizione della documentazione disponibile e reperibile, la lunga ed importante attività del nostro Giacomo Torelli che fu maestro ed innovatore dell’architettura teatrale e scenica dell’Europa barocca.
L’esposizione delle opere sarà suddivisa in cinque sezioni e si svilupperà in dieci sale, appositamente allestite negli spazi della ex scuola “Luigi Rossi”.
Prima sezione: primo periodo fanese del Torelli (1604-1640)
Esposizione di dipinti e documenti d’archivio inediti relativi alla vita di Giacomo Torelli. Documentazione bibliografica relativa all’attività del Torelli a Fano. Allestimenti alla “Sala della Commedia” e palazzi privati. Nel 1637 Torelli cura gli intermezzi del Filarmindo di Rodolfo Campeggi.
Seconda sezione: periodo veneziano (1641-1644)
Nel 1641
Torelli progetta il Teatro Nuovissimo e cura l’allestimento del melodramma La finta pazza (libretto di Giulio Strozzi, musica di Francesco Sacrati), cui segue nel 1642 quello del Bellerofonte (libretto del fanese Vincenzo Nolfi, musica di Francesco Sacrati), nel 1643 quello della Venere Gelosa (libretto di Niccolò Enea Bartolini, musica di Francesco Sacrati) e nel 1644 la Deidamia (libretto di Scipione Herrico, musica di Francesco Cavalli).
Il periodo veneziano del Torelli si conclude nel 1644 con l’allestimento dell’Ulisse errante (libretto di Giacomo Badoaro, musica di Francesco Sacrati), rappresentato presso il teatro dei SS.Giovanni e Paolo, quindi lascia Venezia e si trasferisce a Parigi.
Gli allestimenti veneziani del Torelli sono documentati dai libretti e dalle edizioni in-folio con incisioni di G. Giorgi e M. Boschin.
Le scene torelliane della Venere gelosa e della Deidamia sono riprodotte anche in dodici splendidi quadretti ad olio su tela (ignoto sec. XVIII) conservati al Museo Civico di Fano.
Terza sezione: periodo parigino (1645-1661)
Il Torelli, nel 1645, appronta una riedizione della Finta pazza, che allestisce al teatro Petit Bourbon, da lui completamente ristrutturato e dotato di quelle “macchine” e “ingegni” che lo avevano reso famoso in tutta Europa. L’allestimento parigino della Finta pazza è documentato dalle incisioni di N. Cochin e dalle illustrazioni di Valerio Spada riproducenti i costumi utilizzati per il balletto.
Nel 1647 il Torelli è impegnato nei lavori di rimordenamento del Palais Royal (teatro già costruito dal cardinal Richelieu), dove il 2 marzo dello stesso anno rappresenta l’Orfeo, composto appositamente su ordine del cardinal Mazarino da Luigi Rossi e Francesco Buti, alla presenza del giovane re Luigi XIV con tutta la corte. La Bibliothèque du Conservatoire di Parigi possiede manoscritti di questa rappresentazione.
Nel 1650 al Teatro Petit Bourbon, utilizzando gran parte delle “macchine” adoperate per l’Orfeo, il Torelli allestisce Andromede (testo di Pierre Corneille, musica di Charles d’Assoucy), rappresentazione documentata dalle splendide incisioni di F. Chaveau.
Il successo parigino del Torelli è tale da meritarsi l’appellativo di “Grand Sorcier” (grande stregone) del re Luigi XIV e di godere ancor di più della stima e della protezione politica del cardinal Mazarino.
Nel 1654 il Torelli allestisce al Petit Bourbon le famosissime Noces de Pèlee et de Thétis (musica di Carlo Caproli, libretto di Francesco Buti e balletti di Isaac de Benserade).
Questa rappresentazione è documentata da una edizione in-folio contenente 10 illustrazioni di L. Silvestre e P. Francart, da numerosi disegni preparatori attribuiti dal Bjustrom al Torelli, dalle musiche del balletto (conservatoire, Parigi) e da 73 disegni acquarellati riproducenti i costumi di scena.
Il Torelli, nella sua attività parigina, alterna rappresentazioni teatrali con allestimenti di grandiosi balletti alla corte di Luigi XIV. Tra i più famosi (1653) il Ballet de la nuit (di Isaac de Benserade, musiche di J. Cambefort, J.B. Boesset, M. Lambert ed altri). Di questo allestimento sono conservati a Parigi 119 disegni acquarellati riproducenti i costumi utilizzati per il balletto.
Nel 1658 allestisce al Petit Bourbon la piéce Rosaure (Libretto di Domenico Locatelli e musica di anonimo), documentata da due disegni acquarellati del Torelli, conservati a Vienna e a Roma. Nel 1661 Torelli allestisce l’ultimo spettacolo a Vaux le Vicomte, Les Facheaux di Moliére e costretto a lasciare la Francia fa ritorno a Fano.
Quarta sezione: costruzione del Teatro della Fortuna
Tornato a Fano con la consorte Francesca de Sué, Giacomo Torelli, ormai famoso architetto-scenotecnico, viene incaricato di redigere un progetto per l’ampliamento del teatro di Macerata (1665). Nello stesso anno, assieme a diciassette patrizi rivolge una supplica al Consiglio Generale della città di Fano per poter costruire un teatro negli spazi della “Sala grande” del Palazzo del Podestà. Accolta favorevolmente la domanda il Torelli progetta il teatro fanese a “palchetti”, disposti in cinque ordini di ventuno per fila profondendo in questo progetto tutta la sua eccellente esperienza e conoscenza della migliore architettura teatrale dell’epoca, realizzando uno dei più bei teatri dell’Europa barocca.
Numerosi sono i disegni e le incisioni che documentano nei minimi particolari la struttura architettonica e scenotecnica del teatro torelliano. Di grande interesse sono i quattro disegni acquarellati di Gabriel Pierre Dumont (post 1740) raffiguranti le sezioni, la pianta e il boccascena del teatro torelliano conservati alla Bibliothéque de l’Opéra di Parigi.
Saranno esposte in mostra, appositamente restaurate, le quattro statue lignee (Giunone, Minerva, e le raffigurazioni della Pittura e dell’ Architettura) che ornavano il boccascena del teatro.
In appendice a questa sezione sarà dedicato uno spazio alla dotazione scenica dei Bibiena (1718-1719). Saranno esposti: 10 disegni (ignoto sec.XVIII) in pianta delle scene del teatro, 5 grandi dipinti a tempera su tela raffiguranti riproduzioni di scene di Ferdinando Bibiena e una stampa dello stesso autore raffigurante il boccascena del teatro torelliano con il nuovo sipario (dipinto dal Bibiena nel 1719) raffigurante in prospettiva speculare la sala del teatro.
Quinta sezione: ”Il trionfo della Continenza considerato in Scipione Affricano”
Il teatro torelliano della Fortuna è stato inaugurato nel giugno del 1667 con il dramma per musica Il trionfo della Continenza considerato in Scipione Affricano (parole del conte Giulio di Montevecchio, musica di Alessandro Melani). Questa rappresentazione inaugurale, oltre alla musica e ai libretti, sarà documentata attraverso l’esposizione di 6 disegni acquarellati di Giacomo Torelli (conservati a Monaco e Roma) e tre grandi tele dipinte a tempera (ignoto se.XVIII) raffiguranti le riproduzioni di tre scene del dramma musicale.



Bartolini, Nicolo Enea [sec. 17.], Gli auantaggi della concordia applausi musicali alle grandezze dell' eccellentissima republica di Lucca. Rappresentati nel primo giorno della sua celebre funtione delle Tasche dell' anno 1672, In Lucca : appresso Iacinto Paci, 1672 - 24 p. ; 4o - Per il nome dell'A., Nicolo Bartolini, cfr.: C. Sartori, I libretti italiani a stampa ..., Cuneo 1991-1994, n. 3509 - Segn.: A\1" - Stemma di Lucca sul front. - Impronta - a.s- e;za a.a. PiDi (3) 1672 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Obizzi, Pio Enea : degli [1592-1674] L' Ermiona del s.r marchese Pio Enea Obizzi. Per introduzione d'vn torneo a piedi, & a cauallo e d'vn balletto rappresentato in musica nella citta di Padoua l'anno 1636 dedicata al sereniss.o prencipe di Venetia Francesco Erizo descritta dal s. Nicolo Enea Bartolini ..., - In Padoua : per Paolo Frambotto, 1638 - 8, 112 p., 2 c. di tav. ripieg. : ill. calcogr. ; 2o - Segn.: p"(p1 + ") A-O4 - Bianca la c. p2 - Front. calcogr. - Impronta - a-to v-oi o.o, MaIl (3) 1638 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Bartolini, Nicolo Enea, Venere gelosa di Niccolo Enea Bartolini. Dedicata all'ill. & ecc. signor Ottauiano Malipieri, In Padoua : per Pauolo Framo, 1643 - 92 p. ; 12. - Impronta - m-a, o+di tine EdTe (3) 1643 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Bartolini, Nicolo Enea , Venere gelosa tragicommedia dell'eccellentissimo signor Niccolo Enea Bartolini rappresentata in musica nel teatro nouissimo di Venezia... Quarta impressione corretta dall'autore ... dedicata all'emin. ... card. Antonio Barberino camerlengo di S. Chiesa, In Padoua : per Giulio Criuellari, 1643 - [12], 95, [1] p. ; 12o. - Segn.: a6A-D12. - Impronta - alue o.di tine EdRo (3) 1643 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Bartolini, Nicolo Enea, La Venere gelosa drama del sig. Niccolo Enea Bartolini .. In Venetia : appresso Gio. Battista Surian, 1643 - [12], 92 p. ; 12o. - Note Generali: Fregio sul front. - Segn.: 6 A-D66 - Impronta - i-n- o.di tine S'Ed (3) 1643 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: itaL. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Braidense - Milano



Rutati, Giulio, Cento ottaue per le felicissime nozze del serenissimo signor Federigo Vbaldo principe d'Vrbino, & della signora Claudia Medici principessa di Toscana. Del signor Giulio Rutati gentilhuomo del serenissimo signor duca d'Vrbino, In Venetia : appresso Giouanni Alberti, 1621 - 55, 1 ; 4o - Marca sul front. , Segn.: A-G4 , Iniziali e fregi xil. - Titolo uniforme: Cento ottave per le felicissime nozze del serenissimo signor Federigo Vbaldo ... - Impronta, dion o:to a.ea EcMe (3) 1621 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria Alessandrina, Roma



De Nores, Giasone nacque a Nicosia (Cipro) intorno al 1530 e morì a Padova nel 1590. Di origine aristocratica, compì gli studi a Padova sotto la guida di Sperone Speroni e Trifon Gabriele. Dopo un breve soggiorno a Cipro (da cui dovette allontanarsi nel 1570, quando subentrò la dominazione turca) e a Venezia, si trasferì definitivamente a Padova, nel 1577, assumendo l’insegnamento di filosofia morale presso lo Studio. Di formazione aristotelica, partecipò alla polemica sul Pastor fido di Battista Guarini con il Discorso […] intorno a que’ principii, cause et accrescimenti che la comedia, la tragedia et il poema heroico ricevono dalla philosophia morale et civile et da’ Governatori delle Republiche (Padova, 1586) e con l’Apologia contra l’Autor del Verato (Padova, 1590). Tra le numerose opere ricordiamo gli opuscoli politici come la Breve institutione dell’ottima republica (Venezia, 1578) e trattatelli di cosmografia e geografia.
Sue opere rinvenute secondo l'SBN:
De Nores, Giasone, Poetica di Iason Denores nella qual per via di definitione, & diuisione si tratta secondo l'opinion d'Arist. della tragedia, del poema heroico, & della comedia. ..., In PadouaIn Padoua: Meietti, Paolo, 1588
De Nores, Giasone, De constitutione partium uniuersae humanae, et ciuilis philosophiae, quam Aristoteles sapienter conscripsit, ... Iasonis Denores praefatio, in Gymnasio Patauino publice , Patauii: Meietti, Paolo, 1584
De Nores, Giasone, In epistolam Q. Horatii Flaci De arte poetica Iasonis de Nores Ciprij ex quotidianis Tryphonis Cabrielij sermonibus interpretatio, Parisiis: La Porte, Maurice de veuve
De Nores, Giasone, Breue trattato dell'oratore di M. Iason Denores alla studiosa et valorosa gioventu de' Nobili dell'illustrissima Repubblica Vinitiana. Discorso del medesimo intorno all , In Padoua: Galignani, Simone, 1574
De Nores, Giasone, In M. Tullij Ciceronis vniuersam philosophiam de vita, et moribus, ad illustrissimos, & sapientissimos Patauinae academiae moderatores, ... Iasonis Denores breuis, & , Patauij: Meietti, Paolo, 1581
De Nores, Giasone, Breue institutione dell'ottima republica: di Iason Denores, raccolta in gran parte da tutta la Philosophia humana di Aristotile, quasi come vna certa introduttione , In Venetia: Meietti, Paolo, 1578
De Nores, Giasone, Discorso di Iason De Nores intorno alla geographia all'illustre signor Andrea Rosa ..., In PadoaIn Padoua: Meietti, Paolo, 1589
De Nores, Giasone, Breue trattato dell'oratore di M. Iason Denores alla studiosa, et valorosa giouentu de' nobili della illustrissima republica vinitiana ..., In Padoua, 1574
De Nores, Giasone, Breue institutione dell'ottima republica: di Iason Denores, raccolta in gran parte da tutta la Philosophia humana di Aristotile, quasi come vna certa introduttione , In Venetia: Meietti, Paolo, 1578
De Nores, Giasone, Oratione di Iason Denores al sereniss. principe di Venetia Sebastian Veniero, per nome di quei gentil'huomini del Regno di Cipro, che dopo la perdita della patria si tr , Meietti, PaoloPasquato, Lorenzo, In Padoua
De Nores, Giasone, Della rhetorica di Giason Denores libri tre, ne' quali, oltra i precetti dell'arte, si contengono vinti orationi tradotte de' piu famosi, & illustri philosophi, & orato , In VenetiaIn Venetia: Meietti, PaoloAngelieri, Giorgio, 1584
De Nores, Giasone, Tauole di Iason Denores del mondo, et della sphera, le quali saranno, come introduttione a' libri di Aristotile del cielo, delle meteore, & de gli animali. Con la spher , In Padoua: Meietti, Paolo, 1582
De Nores, Giasone, Apologia contra l'auttor del Verato di Iason de Nores di quanto ha egli detto in vn suo discorso delle tragicomedie, & delle pastorali ..., In Padoua: Meietti, Paolo, 1590
De Nores, Giasone, Breue trattato del mondo, et delle sue parti, semplici, et miste con molte altre considerationi, che di grado in grado saranno piu notabili, & piu degne di cognitione: , In Venetia: Muschio, Andrea, 1571
De Nores, Giasone, Panegirico di Iason de Nores in laude della sereniss. rep. di Venetia al clarissimo sig. Benedetto Georgio, dell'illustrissimo signor Aluise, patron, & protettor sempre , In Padoua: Meietti, Paolo, 1590
De Nores, Giasone, Discorso di Iason Denores intorno a que' principii, cause, et accrescimenti, che la comedia, la tragedia et il poema heroico riceuono dalla philosophia morale & ciuile , In Padoua1586: Meietti, Paolo, 1587
De Nores, Giasone, Sphera di Iason Denores raccolta da nobilissimi scrittori, & con nouo ordine sommamente facilitata ... Discorso del medesimo intorno alla geografia, In PadouaIn Padoua: Meietti, Paolo, 1589
De Nores, Giasone, In Epistolam Q. Horatij Flacci de arte poetica Iasonis de Nores Ciprij ex quotidianis Tryphonis Cabrielij sermonibus interpretatio. Eiusdem Breuis, et distincta summa , Venetiis: Arrivabene, Andrea, 1553



Riccoboni, Antonio, De Gymnasio Patavino / Antonio Riccoboni, [Rist. anast.], stampa 1980
Riccoboni, Antonio, Antonij Riccoboni Oratio. In obitu Tiberij Deciani celeberrimi I.C. Habita Patauij in augustissimo templo Carmelitarum 6. Id. Febr. 1582, Padova!: Meietti, Paolo, 1582
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni ciuis Rhodigini, ... De consolatione edita sub nomine Ciceronis, iudicium secundum quattuor disceptationibus explicatum. ... Cum indice copiosissimo, Vicetiae: Perin eredi & Greco, Giorgio, 1584
Riccoboni, Antonio, Ad Aloysium Mocenicum Venetiarum principem Antonij Riccoboni Rhodigini patriae nomine oratio. Habita pridie Kal. Septemb. 1570, [Venezia]
Riccoboni, Antonio, De consolatione edita sub nomine Ciceronis, Antonii Riccoboni defensor, seu pro primo eius iudicio, aduersus secundam Caroli Sigonii accusationem, ..., Venetiis: Angelieri, Giorgio, 1584
Riccoboni, Antonio, Poetica Aristotelis ab Antonio Riccobono latine conversa: Eiusdem Riccoboni Paraphrasis in Poeticam Aristotelis: eiusdem Ars comica ex Aristotele. Cum indice copiosissi , Patauii: Meietti, Paolo, 1587
Riccoboni, Antonio,, Ad illustrissimum et religiosissimum S.R.E. cardinalem Iulium Cananium Antonij Riccoboni ... Rhodigii nomine ex publico decreto gratulatio, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1584
Riccoboni, Antonio,, Ad Aloysium Mocenicum venetiarum principem Antonii Riccoboni rhodigini patriae nomine oratio. Habita pridie kal. septemb. 1570
Riccoboni, Antonio,, In obitu Iacobi Zabarellae Patauini. Antonii Riccoboni oratio, Patauii: Meietti, Paolo, 1590
Riccoboni, Antonio,, Antonii Riccoboni Commentarius in vniuersam doctrinam oratoriam Ciceronis: quo per locorum collationem explicantur ea, quae tradita sunt: In libris De inuentione: in , Francofurti: Wechel, Andreas Erben & Marne, Claude <1.> & Aubry, Johann <1.>, 1596
Riccoboni, Antonio,, De Gymnasio Patauino Antonij Riccoboni commentariorum libri sex: quibus antiquissima eius origo & multa praeclara ad Patauium pertinentia: doctoresq. clariores vsque ad , Patauij: Bolzetta, Francesco, 1598
Riccoboni, Antonio,, De consolationis libro edito sub Ciceronis nomine Antonii Riccoboni iudicium ad Hieronymum Mercurialem medicum ..., Patauii: Bozza, Giacomo, 1583
Riccoboni, Antonio, M. Tullii Ciceronis Consolatio, vel De luctu minuendo. Fragmenta eius a Carolo Sigonio, & Andrea Patritio exposita. Antonij Riccoboni iudicium, quo illam Ciceronis non , Bononiae: Rossi, Giovanni <1556-1595>, 1583
Riccoboni, Antonio, M. Tullii Ciceronis Consolatio, vel De luctu minuendo. Fragmenta eius a Carolo Sigonio, & Andrea Patritio exposita. Antonii Riccoboni judicium, quo illam Ciceronis non , Noribergae: Gerlach, Katharina, 1584
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Oratio in obitu M. Mantuae Benauidii celeberrimi I.C. habita Patauii in augustissimo eremitarum templo Prid. Non. Apr. 1582, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1582 Aristoteles, Aristotelis Ars rhetorica ab Antonio Riccobono Rhodigino T.C. humanitatem in Patauino gymnasio profitente latine conuersa. Eiusdem Riccoboni explicationum liber, ... & , Meietti, Paolo
Beni, Paolo, Pauli Benii Eugubini In Aristotelis poeticam commentarii. In quibus ad obscura quaequae decreta planius adhuc dilucidanda, centum poeticae controuersiae interponuntur & , PatauiiPatauij: Bolzetta, Francesco Martini, Giovanni Battista Beni, Paolo, 1613
Riccoboni, Antonio, De Gymnasio Patavino / Antonio Riccoboni, Sala Bolognese
, 1980
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Rhodigini Commentarius, quo per locorum collatione explicatur doctrina, Librorum de inuentione, Partitionum, Topicorum, Oratoris ad Brutum, Librorum d , Venezia, 1567
Riccoboni, Antonio, De Gymnasio Patavino / Antonio Riccoboni, Sala Bolognese, 1980
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Orationes duae vna de fortitudinis, altera de eloquentiae principatu, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1578
M. Tullii Ciceronis Consolatio, vel De luctu minuendo. Fragmenta eius a Carolo Sigonio, & Andrea Patritio exposita. Antonij Riccoboni iudicium, quo illam Ciceronis non , Rossi, Giovanni
Riccoboni, Antonio, Conciliatio Antonii Riccoboni cum Nicolao Colonio, ad illustriss. & excellentissimum principem, Alexandrum Estensem, PatauijPatauij: Pasquato, Lorenzo, 1591
Cicero, Marcus Tullius, M. Tullii Ciceronis Consolatio, vel De luctu minuendo. Fragmenta eius a Carolo Sigonio & Andrea Patritio exposita. Antonij Riccoboni iudicium, quo illam Ciceronis non e , Lugduni: Gryphius, Antoine, 1584
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Oratio in obitu Tiberii Deciani celeberrimi I. C. Habita Patauij in augustissimo templo Carmelitarum 6. Id. Febr. 1582, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1582
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Orationum volumen primum, Patauii: Meietti, Paolo, 1592
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Orationum volumen secundum. Ad illustrissimum et r.mum dominum d. Antonium Saulium ..., Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1591
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Rhodigini De historia commentarius. Cum fragmentis ab eodem Antonio summa diligentia collectis. M. Porcii Catonis Censorii, Q. Claudii Quadrigarii, L. , Venetiis, Bariletti Giovanni, 1568
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Rhodigini De historia liber. Cum fragmentis historicorum veterum Latinorum summa fide & diligentia ab eodem collectis & auctis ..., Basileae: Perna, Peter, 1579
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Rhodigini Commentarius, quo per locorum collationem explicatur doctrina librorum De inuentione, Partitionum, Topicorum, Oratoris ad Brutum, Librorum d , Venetiis: Bariletti Giovanni, 1567
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni Rhodigini ... Orationes decem. Quarum index statim post epistolam continetur, Patauii: Olmo, Marcantonio, 1573
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni De vsu artis rhetoricae Aristotelis commentarii vigintiquinque, quibus duplex rhetorica strictim explicatur, altera, quae praecepta tradit persuadendi , Francoforti: Wechel, Andreas Erben & Marne, Claude <1.> & Aubry, Johann <1.>, 1595 Petrella, Bernardino <16.sec.>, Bernardini Petrellae ... In duos Aristotelis libros posteriorum analyticorum commentarii quibus clarius, & enucleatius, quam ab vllis vnquam aliis fuerit factum, Aristo , Patauii: Bolzetta, Francesco, 1595
Aristoteles, Artis rhetoricae, Antonio Riccobono interprete, liber primus, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1577
Riccoboni, Antonio, 6.4: Antonii Riccoboni ... De gymnasio patavivo commentariorum libri sex: quibus antiquissima ejus origo & multa praeclara ad Patavium pertinentia. Doctoresque clariore , Ludgini Batavorum: Vander, Petrum
Aristoteles, Aristotelous Technes retorikes biblia g. Aristotelis Artis rhetoricae libri tres; ab Antonio Riccobono Latine conuersi. Eiusdem Rhetoricae paraphrasis, interiecta rerum , Francofurti: Wechel, Andreas Erben & Marne, Claude <1.> & Aubry, Johann <1.>, 1588
Aristoteles, Ethicorum ad Nicomachum liber primus, Antonio Riccobono interprete, Patauij: Pasquato, Lorenzo, 1577
Aristoteles, Aristotelis Liber de poetica ab Antonio Riccobono, ciue Rhodigino, et Patauino, iuriscons. in Gymnasio Patauino ... Latine conuersa, et clarissimis partitionib. ac , Venetiis: Valgrisi, Felice, 1584
Aristoteles, Ethicorum ad Nicomachum tota illa pars, quae est de principijs actionum humanarum ... Libro tertio, quarto, quinctoque comprehensa, Antonio Riccobono interprete, Patauij: Pasquato, Lorenzo, 1593
Aristoteles, Artis rhetoricae libri tres, ab Antonio Riccobono Latine conuersi, Vicentiae: Meietti, Paolo, 1594
Aristoteles, Aristotelis doctrina de amicitia ab Antonio Riccobono in ethicis Latine conuersa, ..., Patauii: Pasquato, Lorenzo
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni ... Oratio habita in Academia Patavina id. Ian. 1572, Patavii ad instantiam Ruberti Meietti: Meietti, Roberto <1.>, 1572
Ferro, Livio, Corone, et altre rime: in tutte le lingue principali del mondo. In lode dell'illustre s.or Luigi Ancarano di Spoleto ... Raccolte da Liuio Ferro, academico Eletto. Con , In Padoa: Pasquato, Lorenzo, 1581
Riccoboni, Antonio, Poetica Antonii Riccoboni I. C. humanitatis in Patauino gymnasio explicatoris, Poeticam Aristotelis per paraphrasim explicans, & nonnullas Ludouici Casteluetrij caption , Vicetiae: Perin eredi & Greco, Giorgio, 1585
Riccoboni, Antonio, De Gymnasio Patauino Antonij Riccoboni commentariorum libri sex: quibus antiquissima eius origo & multa praeclara ad Patauium pertinentia: doctoresq. clariores vsque ad , Patauij: Bolzetta, Francesco, 1598
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni ... Oratio habita in funere Pij 5. Pont. Max, Patavij apud Robertum Meietum Paulli: Meietti, Roberto <1.>, 1572
Beni, Paolo, Pauli Benii Eugubini ... In Aristotelis poeticam commentarii. Ad sereniss. Federicum Vbaldum ... In his vero commentariis ab obscura quaeque decreta planius adhuc d , Venetiis: Guerigli, Giovanni, 1622
Riccoboni, Antonio, Compendium artis poeticae Aristotelis ad usum conficiendorum poematum ab Antonio Riccobono ordinatum, & quibusdam scholiis explanatum, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1591
Riccoboni, Antonio, Antonii Riccoboni... Defensor seu pro eius opinione de Horatij Epistola ad Pisones. In Nicolaum Colonium ad Ethica Arist. in eodem gymn. interpretanda designatum, Ferrariae: Mammarello, BenedettoDe Franceschi, Francesco , 1591
Riccoboni, Antonio, De gymnasio patavino : commentariorum libri sex: quibus antiquissima ... / Antonii Riccoboni, Patavii, 1598
Riccoboni, Antonio, In aduentu Ill.mi & R.mi Marci Cornelii, Episcopi Patauini, Pro Magnifica Philosophiae, ac Medicinae in Patauino Gymnasio Vniuersitate, Antonii Riccoboni gratulatio, Patauii: Pasquato, Lorenzo, 1595



Mazzoni, Jacopo: nobile, letterato, nato a Cesena nel 1548 e morto ivi nel 1598. Fu professore di filosofia a Macerata, Pisa e alla Sapienza di Roma. Nome su edizioni: Iacobus Mazonius Caesenatis; Giacopo Mazzoni; Iacopo Mazzoni; Iacobus Mazonus Vedi: British Library, Short-title catalogue of books printed in Italy and of Italian books printed in other countries from 1465 to 1600 now in the British Library
Sue opere rinvenute nelle biblioteche italiane sulla base dell'SBN:
Mazzoni, Jacopo, Introduzione alla Difesa della Commedia di Dante / Jacopo Mazzoni ; a cura di Enrico Musacchio e Gigino Pellegrini, Bologna, 1982
Mazzoni, Jacopo, Iacobi Mazonii Oratio habita Florentiae 8. idus Februarii, anno 1588. In exequiis Catherinae Medices Francorum reginae, FlorentiaeFlorentiae: Giunta, Filippo <2.>, 1589
Mazzoni, Jacopo, Iacobi Mazonii Oratio in funere Guidiubaldi Feltrii de Ruuere Vrbinatium ducis, Pisauri: Concordia, Girolamo, 1574
Mazzoni, Jacopo, Iacobi Mazonii ... De triplici hominum vita, actiua nempe, contemplatiua, & religiosa methodi tres, quaestionibus quinque millibus, centum, & nonagintaseptem distinctae , Caesenae [Cesena]: Raverio, Bartolomeo, 1576
Mazzoni, Jacopo, Discorso de dittongi di Giacopo Mazzoni, all'illustrissimo signor il signor Francescomaria de marchesi Del Monte, In CesenaIn Cesena: Raverio, Bartolomeo, 1572
Mazzoni, Jacopo, Discorso di Iacopo Mazzoni intorno alla risposta, et alle oppositioni fattegli dal sig. Francesco Patricio, pertenente alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sosite , In Cesena: Raverio, Bartolomeo, 1587
Mazzoni, Jacopo, Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri. Nella quale si risponde alle oppositioni fatte al Discorso di m. Iacopo Mazzoni, e si tratta pienamente de , In Cesena: Raverio, Bartolomeo, 1587
Mazzoni, Jacopo, Della difesa della Comedia di Dante distinta in sette libri nella quale si risponde alle oppositioni fatte al discorso di M. Iacopo Mazzoni, e si tratta pienamente dell , In Cesena: Verdoni, SeveroVerdoni, Mauro & Buccioli, Domenico, 1688
Mazzoni, Jacopo, 1: Parte prima, che contiene li primi tre libri publicata a beneficio del mondo letterato. .., In Cesena: Verdoni, SeveroVerdoni, Mauro & Buccioli, Domenico, 1688
Mazzoni, Jacopo, 2: Parte seconda posthuma, che contiene gli vltimi quattro libri non piu' stampati: et hora publicata a beneficio del mondo letterato, In Cesena: Verdoni, Severo Verdoni, Mauro & Buccioli, Domenico, 1688
Mazzoni, Jacopo, Mazzoni, Jacopo <1548-1598>, Iacobi Mazonii Caesenatis, in almo gymnasio Pisano Aristotelem ordinarie, Platonem vero extra ordine In vniuersam Platonis, et Aristotelis philosophiam praeludia, siue , Venetiis: Guerigli, Giovanni, 1597



Giovanni Bardi Conte di Vernio (Firenze 1534 - Roma 1612) e menzionato da Aprosio nella Sferza Poetica a p. 17, per ragioni squisitamente letterarie, oltre che squisito studioso del costume fiorentino come nel caso del "giuoco del calcio antico" fu promotore dal 1579 al 1592 della Camerata che porta il suo nome e sensibile teorizzatore delle istanze del nuovo stile monodico, fu in stretti rapporti di stima e amicizia con Giulio Caccini, cui indirizzò un celebre ‘Discorso [...] sopra la musica antica e ‘l cantar bene’. L’interesse di Bardi si rivolgeva soprattutto ad un ideale di poesia cantata, nel quale il canto si conformasse a tutti i valori poetici, piuttosto che a musiche strumentali o a musiche che trattassero anche le voci come strumenti, i più duttili e perfetti. Di qui l’ammirazione di Bardi per Dante, cui il dono dell’ispirazione poetica aveva concesso di essere interprete delle armonie universali; e si spiega così la scelta di un canto dell’Inferno fatta da Vincenzo Galilei in uno dei due tentativi nei quali egli cercò di applicare alla musica sacra (le ‘Lamentazioni’ di Geremia) e alla non sacra (il ‘Canto del Conte Ugolino’) le sue idee di riforma musicale.
Sulla fine del XVI secolo a Firenze nasce il melodramma, come logica conclusione dell’importanza che è sempre stata data al rapporto fra musica e parola e del complesso lavoro teorico di un gruppo di uomini di cultura, musicisti e letterati, che si riunivano in una specie di circolo, noto sotto il nome di Camerata Musicale Fiorentina appunto presso il conte Giovanni Bardi di Vernio [e per questo detta meglio Camerata de' Bardi] fino al 1592 (quando questi si trasferì a Roma) e poi presso un altro mecenate fiorentino, Jacopo Corsi. Ricordiamo fra i più attivi: Vincenzo Galilei, teorico e musicista, padre di Galileo; Piero Strozzi, madrigalista; Giulio Caccini e Jacopo Peri, musicisti; Laura Guidiccioni, poetessa, e il suo amico Emilio de’ Cavalieri. Essi studiavano l’antica tragedia greca, che ritenevano interamente musicato, tentando di creare un’analoga forma teatrale, in un’unione totale di parole, musica e visione. Dopo varie esecuzioni all’interno del circolo, si giunse alla fondamentale rappresentazione dell’Euridice su testo di Ottavio Rinuccini, musicata da Jacopo Peri, il 6 ottobre 1600, in occasione delle nozze per procura di Maria de’ Medici (figlia del granduca Francesco I) con il re di Francia Enrico IV. Il successo fu enorme, decretato da un pubblico colto che assisteva per la prima volta, stupefatto, a un simile esperimento.
Opere di Giovanni Bardi riscontrate nell'SBN (un esemplare in CBA):
Bardi, Giovanni, Discorso sopra il giuoco del calcio fiorentino. Del Puro Accademico Alterato. Al sereniss. gran duca di Toscana suo signore, In Firenze, In Firenze: Giunta, Bernardo <1.> eredi, 1580 Bardi, Giovanni, Discorso sopra 'l giuoco del calcio fiorentino / del Puro accademico alterato, Modena, 1974
Bardi, Giovanni, Della imp. Villa Adriana e di altre sontuosissime gia adiacenti alla citta di Tivoli descrizione di Giovanni de' conti Bardi, antico accademico della Crusca, Firenze: Magheri, Giuseppe, 1825
Bardi, Giovanni, Discorso sopra il giuoco del calcio fiorentino del sig. Giouanni de Bardi de' Conti di Vernio nell'Accademia degli Alterati il Puro: da lui gia scritto al serenissimo D , Ed ora nuouamente stampato coll'Aggiunta de' Capitoli del medesimo giuoco: Capponi, Orazio, e dedicato al se
Bardi, Giovanni, Discorso sopra'l giuoco del calcio fiorentino. Del Puro Accademico Alterato, In Firenze: Giunta, Cosimo, 1615
Bardi, Giovanni, Ristretto delle grandeze di Roma al tempo della repub. e de gl'imperadori. Tratto con breue e distinto modo dal Lipsio e altri autori antichi. Dell'Incruscato Academico , In Roma: Bonfadino, BartolomeoRuffinelli, Giovanni Angelo, 1600
Bardi, Giovanni, Eorum quae vehuntur in aquis experimenta a Ioanne Bardio Florentino ad Archimedis trutinam examinata. 9. Kalend. Iul. anno Domini 1614, Romae: Zannetti, Bartolomeo, 1614
Bardi, Giovanni, Discorso sul calcio fiorentino d'onde si ha l'origine del calcio in generale / [Giovanni de' Bardi]. S'aggiungono in quest'impressione i capitoli e pianta del calcio di , Coltellini, Marco
Bardi, Giovanni, Discorso sopra il giuoco del calcio fiorentino del sig. Giouanni de Bardi de' conti di Vernio ... da lui gia scritto al Serenissimo gran duca Francesco. Ed ora nuouamen , In Firenze: Insegna della Stella , 1673



Minturno, Antonio Sebastiano [m. 1574], Antonii Sebastiani Minturni ... De officiis ecclesiae praestandis, orationes Tridentinae. Habes hic omnia, quae per sexdecim fere mensesPio 4. Pont. Max. in S. Synodo , Venetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Del s. Antonio Sebastiano Minturno ... Canzoni sopra i Salmi, In NapoliIn Napoli: Scoto, Giovanni Maria, 1561
Minturno, Antonio Sebastiano, Lettere di meser Antonio Minturno, In Vineggia\Venezia: Scoto, Girolamo, 1549
Minturno, Antonio Sebastiano, L' arte poetica del sig. Antonio Minturno, nella quale si contengono i precetti heroici, tragici, comici, satyrici, e d'ogni altra poesia: con la dottrina de' sonetti, , [Venezia]In Venetia: Valvassori, Giovanni Andrea, 1563
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni Poemata Tridentina, Venetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni Poemata, ad Consalvum Pyretium, Summi Consilij apud Catholicum Regem virum primarium, Venetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, 2: Antonii Sebastiani Minturni, Poemata, ad illustriss. principem M. Antonium Columnam, Venetiis Venetiis, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni De poeta, ad Hectorem Pignatellum, Vibonensium ducem, libri sex, VenetiisVenetiis: Ziletti, Giordano Rampazetto, Francesco, 1559
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni poemata, Neapoli: Scoto, Giovanni MariaBenzone Gabriele, 1562
Minturno, Antonio Sebastiano, L' arte poetica del signor Antonio Minturno, nella quale si contengono i precetti eroici, tragici, comici, satirici e d'ogni altra poesia: con la dottrina de' sonetti, , In Napoli: Muzio, Gennaro, 1725
Minturno, Antonio Sebastiano, L' arte poetica ..., nella quale si contengono i precetti heroici, tragici, comici, satyrici, e d'ogni altra poesia: con la dottrina de' sonetti, canzoni ... dove s , Venetia: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni, Poemata, ad consaluum pyretium, summi consilij apud catholicum regem virum primarium, VenetiisVenetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni, Poemata, ad illustriss. principem M. Anronium Columnam, VenetiisVenetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni, Epigrammata, et elegiae, Venetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Minturnii Sebastiani de aduentu Caroli 5. Imp. in Italiam libri tres. A' Marc'Antonio Garra Bennensi Medico castigati, ac nunc primum in lucem editi ..., In Monteregali, in Monteregali: Tipografia Torrentiniana, Borghesio, Pietro Francesco, 1570
Minturno, Antonio Sebastiano, Rime et prose del sig. Antonio Minturno, nuouamente mandate in luce. ..., In Venetia, In Venetia: Rampazetto, Francesco, 1559
Minturno, Antonio Sebastiano, L' Amore innamorato del sig. Antonio Minturno, In VenetiaIn Venetia: Rampazetto, Francesco, 1559
Minturno, Antonio Sebastiano, L ' arte poetica / del signor Antonio Minturno, Napoli, 1725
Minturno, Antonio Sebastiano, De poeta : ad Hectorum Pignatellum ... libri sex, Venetiis, 1559
Minturno, Antonio Sebastiano, Antonii Sebastiani Minturni ... De officiis ecclesiae praestandis, orationes Tridentinae. Habes hic omnia, quae per sexdecim fere menses Pio 4. Pont. Max. in S. Synodo , Venetiis: Valvassori, Giovanni Andrea, 1564



Francesco Patrizi o de Pretis, nacque a Cherso nel 1529. Dopo aver studiato nella sua città natale con Petruccio da Bologna, percorse gli studi universitari a Padova, e fra gli studenti fu presidente della Congrega dei Dalmati. Non tardò a farsi notare e a Padova ed a Venezia dove nel 1553 pubblicò una raccolta di studi: Città felice; Dialogo dell'Honore; Il Bargnani; Discorso sulla diversità dei furori poetici; Lettere sopra un sonetto di Petrarca. Tornò a Cherso e, dopo poco, ripartì per Venezia e Ferrara. Divenne amico di Alfonso d'Este, di Scipione Gonzaga, di Agostino Valerio, di Girolamo della Rovere, del cardinale Ippolito Aldobrandini, e di altre eminenti personalità. Viaggiò molto. Percorse l'Italia e la Spagna. Si recò alcune volte in Oriente e, nel 1571, si trovava a Cipro quando la città dovette soccombere all'assalto dei Turchi. Nel 1578 venne chiamato all'Università di Ferrara, incarico che ricoprì sino al 1592, quando il cardinale Aldobrandini lo invitò a trasferirsi a Roma per assumere la cattedra di filosofia alla "Sapienza". Il cardinale, una volta divenuto Papa con il nome di Clemente VIII, continuò sempre ad onorarlo. Patrizi morì a Roma nel 1597, e venne sepolto a Sant'Onofrio nella stessa tomba del Tasso. Patrizi fu una delle figure più significative dell'Italia intellettuale del XVI secolo, una delle menti più vaste e più dotte che l'abbiano onorata. Egli estese i propri interessi in tutti i campi della conoscenza e volle fare della filosofia la sintesi del sapere. La sua opera, amplissima, abbraccia la letteratura, l'arte, la critica, la storia, la scienza, l'arte militare, la filosofia e cosa non generalmente nota, anche la magia o meglio la magia philosophica in cui si interessò agli oracoli caldaici ed alla figura di Zoroastro.
Fu anche poeta, ma non ebbe molto successo. Volendo innovare anche in questo campo, nel 1558 pubblicò un poema, Eridano, scritto in nuovi versi "eroici" di tredici sillabe. Nel 1560 apparvero i dieci suoi dialoghi Della Historia, e nel 1562 altri dieci Della Retorica. Poi si applicò alla filosofia, pubblicando nel 1581 le Discussioni peripatetiche. Due anni più tardi, seguendo forse l'esempio del Machiavelli, ma certamente per amore dell'Italia, con la sua Milizia Romana di Polibio, di Tito Livio e di Dionigi di Alicarnasso, affrontò una questione completamente diversa. A Ferrara proseguì negli studi letterari e di filosofia, partecipando al vasto movimento intellettuale italiano ed alle diverse controversie accademiche. Nel 1585 pubblicò un Parere in difesa di Ludovico Ariosto e l'anno successivo tornò ad interessarsi di poesia pubblicando: Della Poetica-La Deca historiale e Della Poetica-La Deca disputata.
Successivamente tornò ad occuparsi di scienze. Nel 1587 pubblicò la Nuova geometria dedicata a Carlo Emanuele di Savoia, e la Philosophia de rerum natura, che sollevarono il più grande interesse. Poco prima di partire per Roma scrisse la sua più importante opera filosofica, Nova de Universis Philosophia, salutata al suo apparire, 1591, come la creazione di un genio, ma respinta e stigmatizzata dalle autorità ecclesiastiche. Fra le altre sue opere principali vanno anche citati i Paralleli militari, apparsi nel 1594. Patrizi appartenne a quella "élite" di italiani per i quali gli orizzonti erano sempre troppo ristretti, e troppo limitati i campi aperti alle loro attività. Essi tendevano ad elevarsi sino ai vertici del sapere umano per conseguire una più ampia visione del loro molteplice lavoro. Nel 1578 si occupò anche di opere idrauliche, e presentò al Bentivoglio uno studio per separare le acque del Reno da quelle del Po. Nello stesso tempo approfondì la musica teorica e, in merito alla musica greca, come gli riconobbe Zenatti nella sua opera Francesco Patrizi, Orazio, Ariosto e Torquato Tasso, scrisse "meglio di Galileo, di Gaffuri e Valgurio". Tentò tutte le strade del sapere, avido di percorrere quelle che non erano state ancora battute. Cercò di riformare la filosofia e la matematica, la poesia e la storia, la botanica, la fisica, e l'arte della guerra. Fornì importanti contributi allo studio dei fenomeni naturali. Gli si attribuisce il merito di averli per primo osservati con una penetrante originalità, ed è considerato un innovatore nello studio della luce, in quello del flusso e del reflusso delle acque, nella teoria del movimento della terra, nella ricerca del sistema riproduttivo delle piante. Di grandissima importanza la sua Nova de Universis Philosophia (1591), elaborata per combattere l'aristotelismo e la scolastica, per affermare nella sua pienezza il platonismo. È uno di quei lavori che si collocano alla soglia dei tempi moderni e che, chiudendo con il passato, segnano un momento luminoso nella storia della civiltà italiana. È la prima grande opera che precede il glorioso rinnovamento della scienza italiana che si realizzò al tempo di Galileo e continuò nel secolo XVII. Questa opera, tormentata e non usuale, divisa in quattro parti, "Panaugia" o della luce; "Panarchia" o del principio delle cose; "Pampsichya" o dell'anima; "Pancosmia" o del mondo, conserva ancora oggi la sua grandiosa architettura ed egli, negli spazi ancora oscuri per la sua epoca, fa apparire splendidi squarci di luce. Si può ben dire che il neoplatonismo che rinnoverà l'Italia trova la sua forza principale in Patrizi. Già ai suoi tempi, Francesco Patrizi, venne onorato come un grande Italiano. Secondo il Rossi, un biografo del XVII secolo, fu il più dotto di tutti gli italiani della sua epoca. Scriveva volutamente in italiano i dialoghi sull'arte Della Poetica per cooperare al trionfo di questa lingua sul latino. E nella prefazione sostiene la prevalenza del "volgare" rispetto all'esclusivismo della lingua dotta e latina degli umanisti. Posizione culturale che gli procurò un onore al quale teneva molto: far parte dell'Accademia della Crusca dove entrò nel 1587. Le desolanti condizioni nelle quali, allora, si trovava l'Italia, sotto il giogo di tanti stranieri, incapace di sollevarsi e di prendere con la forza delle armi il proprio posto di nazione viva e potente, angustiava Patrizi al pari di Machiavelli, di Guicciardini, del Castiglione, e di altri scrittori italiani del Cinquecento. Scrisse i suoi lavori sull'esercito romano e sull'arte militare pur sapendo di avventurarsi in un campo dove non era competente, ma sperava che l'Italia, apprendendo l'esercizio delle armi e seguendo l'esempio degli antichi, potesse tornare quello che era stata durante l'epoca romana: libera e grande.
OPERE LATINE
Artis historiae penus. Octodecim scriptorum tam veterim quam recentiorum monumentis, Basileae, Ex officinia Petri Paterna, 1579.
Della Historia dieci dialoghi, Venetia: Appresso Andrea Arrivabene, 1560.
De historia dialogi X. Con Artis historicae penus, Basel, 1579.
De rerum natura libri ii. priores. Aliter de spacio physico;aliter de spacio mathematico, Ferrara: Victorius Baldinus 1587.
De spacio physico et mathematico. Ed. Helene Vedrine, Paris: Libr. philosophique J. Vrin, 1996.
Discussionum Peripateticarum tomi iv, quibus Aristotelicae philosophiae universa Historia atque Dogmata cum Veterum Placitis collata, eleganter et erudite declarantur, Basileae, 1581
Nova de Universis philosophia. (Ad calcem adiecta sunt Zoroastri oracula cccxx. ex Platonicis collecta, etc., Ferrara, 1591, Venice 1593.
Apologia ad censuram
OPERE ITALIANE
L'amorosa filosofia, Firenze, F.Le Monnier, 1963.
Della historia dieci dialogi, Venezia, 1560.
Della nuova geometria di Franc. Patrici libri XV. Ne' quali con mirabile ordine, e con dimostrazioni à marauiglia più facili, e più forti delle usate si vede che la matematiche per uia regia, e più piana che da gli antichi fatto n? si è, si possono trattare ..., Ferrara, Vittorio Baldini 1587
Della poetica. ed. critica a cura di D. A. Barbali, Bologna, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, vol. 1-3 1969-1971.
Della poetica...la deca disputata, Ferrara, 1586
Della poetica...la deca istoriale, Ferrara, 1586.
Della retorica dieci dialoghi... nelli quali si favella dell'arte oratoria con ragioni repugnanti all'opinione, che intorno a quella hebbero gli antichi scrittori, Venetia: Appresso Francesco Senese, 1562.
Difesa di Francesco Patrizi; dalle cento accuse dategli dal signor Iacopo Mazzoni. [in Discorso intorno alla Risposta dal. sig. F. Patricio], Ferrara. 1587
La Città felice, Venezia : Griffio, 1553.



Giulio Strozzi appartenne ad una nobile famiglia di origine fiorentina ormai stabilitasi in Venezia, città in cui nacque nel 1620 e dove quasi sempre passò la sua esistenza.
Verso il 1638 vi istituì l'"Accademia degli Unisoni". Egli tra altre cose scrisse vari libretti per melodrammi e tra questi la Finta Pazza (Surian, Venezia, 1641) destinata ad esser musicata da P. Sacrati, la Finta Savia (Leni e Vecellio, Venezia, 1643), musicata da F. Cavalli), Lo Strozzi fu inoltre autore della tragedia Erotilla (Violati, Venezia, 1645) e del poema eroico La Venetia Edificata (edizione dei primi 12 canti Ciotti, Venezia, 1621 ed edizione finale in 24 canti Pinelli, Venezia, 1624).
Aprosio lo cita per argomenti spiccatamente poetici ma dati i suoi interessi per la musica non ignora che Giulio Strozzi è padre di una virtuosa del canto vale a dire Barbara Strozzi per cui proprio Giulio ha composto alcune cantate qui riprodotte.
Sue opere della Venetia qui rinvenute secondo l'SBN nazionale:
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi con gli Argomenti del sig. Francesco Cortesi, In VenetiaIn Venetia: Piuti, Girolamo, 1626
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi, In Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Strozzi, Giulio, Proserpina rapita anatopismo del signor Giulio Strozzi honorato di musica dal sig. Claudio Monteuerde e rappresentato in Venetia ne' fortunatissimi sponsali de gl'illus , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>
Strozzi, Giulio, Eseqvie fatte in Venetia dalla Natione fiorentina al Serenissimo d. Cosimo 2. qvarto gran dvca di Toscana il di 23 maggio 1621 / (Givlio Strozzi), In VenetiaIn Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Strozzi, Giulio, Le Sette giornate nelle quali hebbe Venetia i serenissimi principi d. Ferdinando 2. gran duca di Toscana, e d. Gio. Carlo de' Medici suo fratello. Sonetti di Giulio Str , In VenetiaIn Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1628
Strozzi, Giulio, Esequie fatte in Venetia dalla natione fiorentina al serenissimo d. Cosimo 2. quarto Gran duca di Toscana il di 25 di maggio 1621, In VenetiaIn Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata. Poema eroico di Giulio Strozzi con gli argomenti del signor Francesco Cortesi, In Venetia: Pinelli, 1624
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi. Con gli argomenti del sig. Francesco Cortesi, In Venetia: Pinelli, Antonio, 1624
Strozzi, Giulio, Titolo: Il Barbarigo ouero l'amico soleuato di Giulio Strozzi Seconda edizione, [1626] - [112], 210 [i.e.200], [2] p. : ill. ; 12. - Dedica datata: Di Venezia li 12. di ottob. 1626 , Front. inciso , Le p. 180-189 mancano nella numerazione - Michel & Michel v. 7 p. 156 , Segn.: pi greco4 +12 a-c12 d4 A-H12 I8 (-I6-I8). Ultima c. bianca. - Numeri: Impronta, o,ta z-i. a?ra S'Co (3) 1626 (Q) - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Il Barbarigo overo l'amico solevato di Giulio Strozzi - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca civica, Feltre, BL, Biblioteca nazionale centrale, Firenze , Biblioteca nazionale Marciana, Venezia
Strozzi, Giulio, Il barbarigo ouero l'Amico solleuato poema eroico di Giulio Strozzi - Edizione seconda - In Venetia : presso il Ginammi, 1628 - [42], 25-114 [i.e. 200] p., [6] c. di tav. ; 4o , Front. inciso entro cornice barocca contenente uno stemma e firmato BF , Errori nella numerazione delle pagine , Segn.: [croce]4 2[croce]8 3[croce]8 2[croce]1 A-M8 N4 , La c. N4v bianca - Impronta, l-o. s.es r,ri soda (C) 1628 (A) - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] L' Amico solleuato - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi, Livorno
Opere di Giulio Strozzi individuate nelle Biblioteche italiane secondo l'SBN:
Strozzi, Giulio, Il natal di amore Anacronismo di Giulio Strozzi, Terza impressione, Deuchino
Strozzi, Giulio, Il terzo libro delle Opere burlesche aggiunto a quelle di m. Francesco Berni. Di m. Pietro Aretino di m. Ludovico Dolce di m. Frances. Sansovino del sig. Girol. Benivie , In Vsect al Reno [i.e. Roma]: Broedelet, Jacobus, 1726
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi con gli Argomenti del sig. Francesco Cortesi, In VenetiaIn Venetia: Piuti, Girolamo, 1626
Strozzi, Giulio, Il natal di Amore anacronismo di Giulio Strozzi, In VenetiaIn Venetia: Alberti, Giovanni, 1621
Strozzi, Giulio, La Delia sposa del sole del signor Giulio Strozzi. Drama rappresentato in musica in Genoua l'anno 1645, In Genova
Strozzi, Giulio, Erotilla tragedia del signor Giulio Strozzi, In Roma: Facciotti, Guglielmo, 1616
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi, In Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Torelli, Giacomo, Feste theatrali per La finta pazza drama del sig.r Giulio Strozzi rappresentate nel piccolo Borbone in Parigi quest anno 1645. Et da Giacomo Torelli da Fano inuentore d , [1645]
Strozzi, Giulio, La finta sauia. Drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Leni, Matteo & Vecellio, Giovanni, 1643
Strozzi, Giulio, La Delia o sia La sera sposa del sole poema dramatico di Giulio Strozzi, In Venetia: Pinelli, Giovanni Pietro, 1639
Strozzi, Giulio, Il Romolo e'l Remo drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Surian, Giovanni Battista, 1645
Strozzi, Giulio, Il Barbarigo ouero l'amico soleuato di Giulio Strozzi, [1626]
Strozzi, Giulio, Proserpina rapita anatopismo del signor Giulio Strozzi honorato di musica dal sig. Claudio Monteuerde e rappresentato in Venetia ne' fortunatissimi sponsali de gl'illus , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>
Strozzi, Giulio, Le glorie della signora Anna Renzi romana, In Venetia: Surian, Giovanni Battista, 1644
Strozzi, Giulio, Proserpina rapita drama di Giulio Strozzi. Honorato gia di musica dal Monteuerde, In Venetia: Miloco, Pietro, 1644
Strozzi, Giulio, La finta pazza dramma del sig. Giulio Strozzi rappresentato in Bologna da' signori Accademici Discordati l'anno 1647. All'illustriss. sig. ... Cornelio Maluasia ..., In Bologna: Dozza, Evangelista <1.> eredi, 1647
Strozzi, Giulio, La finta pazza. Drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Surian, Giovanni Battista, 1641
Strozzi, Giulio, I saggi poetici di Giulio Strozzi, Venezia: Alberti, Giovanni, 1621
Strozzi, Giulio, Il natal di amore. Anacronismo di Giulio Strozzi, In VenetiaIn Venetia: Alberti, Giovanni, 1621
Strozzi, Giulio, Eseqvie fatte in Venetia dalla Natione fiorentina al Serenissimo d. Cosimo 2. qvarto gran dvca di Toscana il di 23 maggio 1621 / (Givlio Strozzi), In VenetiaIn Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Strozzi, Giulio, Erotilla : Tragedia / del signor Giulio Strozzi, In Roma, 1616
Strozzi, Giulio, Le veglie quaresimali, ouero l'officio della santa settimana eruditamente osseruato nelle sere di quaresima dal sig. Giulio Strozzi, In Venetia: Ciotti, Giovanni Battista, 1626
Strozzi, Giulio, La finta pazza. Drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Surian, Giovanni Battista, 1644
Strozzi, Giulio, La Delia o sia la Sera sposa del Sole drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Miloco, Pietro, 1644
Strozzi, Giulio, Il barbarigo ouero l'Amico solleuato poema eroico di Giulio Strozzi, In Venetia: Ginami, 1628
Strozzi, Giulio, La finta pazza. Drama di Giulio Strozzi, In Venetia: Surian, Giovanni Battista, 1641
Strozzi, Giulio, Il natal di amore anacronismo di Giulio Strozzi, In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1629
Strozzi, Giulio, Il mezzettino di Valbuslecca canzone d'Incerto, In Venetia: Piuti, Girolamo
Strozzi, Giulio, Le Sette giornate nelle quali hebbe Venetia i serenissimi principi d. Ferdinando 2. gran duca di Toscana, e d. Gio. Carlo de' Medici suo fratello. Sonetti di Giulio Str , In VenetiaIn Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1628
Strozzi, Giulio, Esequie fatte in Venetia dalla natione fiorentina al serenissimo d. Cosimo 2. quarto Gran duca di Toscana il di 25 di maggio 1621, In VenetiaIn Venetia: Ciotti, Giovanni Battista
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata. Poema eroico di Giulio Strozzi con gli argomenti del signor Francesco Cortesi, In Venetia: Pinelli, 1624
Strozzi, Giulio, La Venetia edificata poema eroico di Giulio Strozzi. Con gli argomenti del sig. Francesco Cortesi, In Venetia: Pinelli, Antonio, 1624)
Strozzi, Giulio, Erotilla di Giulio Strozzi per le nozze de gli eccell.mi principi D. Marcantonio Borghese et D. Camilla Orsina, In VenetiaIn Venetia: Violati, Giacomo, 1615



Strozzi, Barbara: cantante e compositrice italiana (Venezia, b. 6-VIII-1619, ? Padova, 1677). Veneziana, del 1619, Barbara Strozzi fu membro importante dell' Accademia degli Incogniti. Formata musicalmente dal padre, Giulio Strozzi, il quale la introdusse nel fermento degli ambienti culturali del Seicento, virtuosissma cantatrice secondo la definizione di Nicolò Fontei che compose per lei le Bizzarrie poetiche (1636), seguì con successo anche la via della composizione musicale di madrigali, arie e cantate su composizioni liriche del padre
A lei è dedicato il sito www.barbarastrozzi.com nel quale trovano luogo una biografia, un ben fatto e documentato catalogo delle opere dal quale è possibile consultare i testi delle edizioni antiche riportati per esteso e corredati di piccole note esplicative, un indice dei testi musicati, una documentatissima bibliografia e un altrettanto importante discografia nella cui lista è possibile ascoltare online estratti delle opere. Conclude una pagina di presentazione della curatrice, Candace A. Magner, University of New Mexico at Los Alamos di cui si propone qui la vasta bibliografia su Barbara Strozzi.
Accademia degli Unisoni. Satire, e altre raccolte per l'Accademia de gli Unisoni in casa di Giulio Strozzi. Manuscript, Venice: Biblioteca Nazionale Marciana. I: Vnm Cl.X, Cod. CXV = 7193.
Accademia degli Unisoni. Veglie de' Signori Unisoni. (Veglia Prima; Veglia Seconda; Veglia Terza di Signori Accademici Unisoni) Venice: Sarzina, 1638. Located at Venice: Biblioteca Nazionale Marciana. I: Vnm 119 C 240.
Adkins Chiti, Patricia. Almanacco delle virtuose, primedonne, compositrici e musiciste d'Italia: dall' A.D. 177 ai giorni nostri. Novara: Istituto geografico DeAgostini, 1991.
Archer, Gail, ed. Cantate, ariete a una, due e tre voci, Opus 3. Recent Researches in the Music of the Baroque Era, vol. 83. Madison: A-R Editions, 1997. ISBN 895793881
Aurigi, Anna ed.. Giulio Strozzi:Poesie per il Primo libro de' madrigali di Barbara Strozzi. Firenze: Studio Editoriale Fiorentino, 1999. ISBN 8887048185
Berdes, Jane L. Women Musicians of Venice; p. 237. New York: Oxford University Press, 1993. ISBN 198162367
Bertollo, Giovanni Battista. Giovanni Widmann (1570-1634): mercante del fondaco dei tedeschi. Venezia: tesi di laurea: anno accademico 1970-1971. Università degli studi di Padova, facolta di magistero, Istituto di storia moderna. Notes: detailed information on the Vidman family.
Blankenburg, Elke M. Barbara Strozzi: [1.01] Proemio dell'opera; [1.18] Al Battitor di Bronzo della sua crudellissima Dama; [1.02] Canto di bella bocca; [1.08] Dialogo in partenza, Il Primo Libro de Madrigali für zwei Stimmen und Basso Continuo. Kassel: Furore-Verlag, 1993. ISBN 500125310
Bonaventura, Arnaldo. Ariette di Francesca Caccini e Barbara Strozzi. Rome: Casa Editrice Musica, 1930. Notes: includes Chiamata à nuovi amori [2.07] and Noiosa Lontananza [2.13]. These are the same as the editions in Nuova musica.
Bonaventura, Arnaldo. "Chiamata à nuovi amori [2.07]". In Nuova musica, XI. 1906; p. 101-102.
Bonaventura, Arnaldo. “Le donne italiane e la musica”, Rivista Musicale Italiana, XXXII, 1925; p. 519-534.
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Bowers, Jane M. “The Emergence of Women Composers in Italy, 1566-1700”, Women Making Music, ed. J.M. Bowers and J. Tick; p. 116-167. Champagne-Urbana, Ill.: University of Illinois Press, 1986. ISBN 252012046
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Camiz, Franca Trinchieri. "La Bella Cantatrice: I Ritratti di Leonora Barone e Barbara Strozzi a Confronto", Musica, Scienza e idee nella Serenissima durante il Seicento. Atti del convegno internazionale, Venezia, Palazzo Giustinian Lolin 13-15 dicembre 1993, ed. Francesco Passaore and Franco Rossi; p. 285-294. Venice: Fondazione Ugo e Olga Levi, 1996.
Carapezza, Paolo Emilio. "Musiche e muse: Compositrici nel Rinascimento (Music and muses: Women composers in the Renaissance". In Musica senza aggettivi: studi per Fedele d'Amico, a cura di Agostino Ziino. Quaderni della Rivista italiana di musicologia. Firenze: Olschki, 1991, p. 21-30. RILM 92-02016-ae.
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Fontei, Nicolò. Bizzarrie Poetiche posta in musica, Libro Secondo. A uno, doi, e tre voci. Venice: Bartolomeo Magni, 1636. Notes: Dedicated to Giorgio Nani. RISM F1486. GB: Och. I: microfilm.; also Fond. G. Cini: negative photo print.
Fontei, Nicolò. Bizzarrie Poetiche posta in musica, Libro Terzo. A uno, doi, e tre voci. Venice: Alessandro Vincenti, 1639. Notes: Dedicated to Claudio Du Houssazy. RISM F1488. I: BO
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Kolb, Richard, ed. Barbara Strozzi: L'Astratto. Kassel: Furore-Verlag, 1996. ISBN 500125549
Kolb, Richard, ed. Barbara Strozzi:14 Arien aus opus II für Sopran oder Tenor und Basso continuo. Kassel: Furore-Verlag, 1996. ISBN 500125617
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Kosciesza, Andrew, ed. Barbara Strozzi: 5 Madrigals for 2-5 voices. Bryn Mawr, PA: Hildegard Publishing Company, 1998. Notes: Includes 1.13 L'amante modesto; 1.14 Il Contrasto de' cinque sensi; 1.15 Priego ad amore; 1.20 Vecchio Amante; 1.24 L'amante timido eccitato. Also available as individual pieces in choral octavo.
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POESIE PER IL PRIMO LIBRO DE’ MADRIGALI DI BARBARA STROZZI
[liriche di Giulio Strozzi musicate e cantate dalla figlia Barbara, anno 1644]
I
SONETTO
PROEMIO DELL’OPERA

Mercé di voi, mia fortunata stella,
volo di Pindo in fra i beati cori
e coronata d’immortali allori
forse detta sarò Saffo novella.
Così l’impresa faticosa e bella
sia felice del canto e deglá iñ amori,
ché, s’unisco le voci, i nostri cori
non disunisca mai voglia rubella.
O che vaga e dolcissima armonia
fanno due alme innamorate e fide,
che quel che l’una vuol l’altra desia,
che gioisce al gioir, ch’al rider ride,
né mai sospiran, che ’l sospir non sia
d’una morte che sana e non uccide!
II
CANTO DI BELLA BOCCA

Che dolce udire una leggiadra bocca
tutta lieta cantar versi d’amore!
Vaga, vezzosa voce
con passaggio veloce
t’alletta, ti circonda, anzi ti tocca
e dentro va quasi a baciarti il core,
mentre musico labbro
spiega d’amore i pregi.
Altro non dice
quel canoro felice
che le gioie che senti;
altro non dice
che i diletti che provi;
altro non dice
che i tuoi piaceri nuovi,
i tuoi vecchi contenti.
Dillo, o mio core,
ch’è dolce udire una leggiadra bocca
tutta lieta cantar versi d’amore!
Quell’aura armonizzata
da una gorga canora
ti ravviva e ristora,
ti fa l’alma beata.
Folle sei se non godi e non cominci,
qua giù ristretto in un caduco velo,
Tirsi, a gustar le melodie del Cielo.
III
CONSIGLIO AMOROSO

O soffrire o fuggire o tacer sempre,
ma con lieto sembiante,
l’offeso deve e mal gradito amante.
Pianti, lamenti, dimostranze acerbe
non faranno cangiar costumi o tempre
a tiranne superbe,onde conviene
in tante amare pene
o soffrirle o fuggirle o tacer sempre.
Ma di che ci dogliam ch’un’incostante
ci sprezzi e ci abbandoni? Ah, frena l’ire;
plácati, incauto amante; ah, soffri e taci;
e se vuoi donna instabile punire
puniscila coi doni,
castigala coi baci.
IV
LE TRE GRAZIE A VENERE

Bella madre d’Amore
anco non ti ramembra
che nuda avesti di bellezze il grido,
in sul troiano lido,
dal giudice pastore?
Onde se nuda piaci
in sin a glá iñ occhi de’ bifolchi idei,
vanarella che sei,
perché vuoi tu con tanti adobbi e tanti
ricoprirti a glá iñ amanti?
O vesti le tue Grazie e i nudi Amori,
o getta ancor tu fuori
glá iñ arnesi, i manti e i veli:
di quelle care membra
nulla, nulla si celi.
Tu ridi e non rispondi?
Ah, tu le copri, sì, tu le nascondi,
che sai ch’invoglia più, che più s’apprezza
la negata bellezza.
V
L’USIGNUOLO
DONZELLA ATENIESE SFORZATA DAL RE DI TRACIA

Quel misero usignuolo
spiega la pompa de’ canori accenti
e racconta il suo duolo
al fonte, al prato, a la foresta, ai venti.
Piange l’ingiurie Filomena e i torti
d’un trace ingannatore;
e non canta d’amore,
ma con l’irata lingua
ricorda al Ciel che i traditori estingua.
Chi credería che voce
cara e soave tanto
muovan gli sdegni al canto?
Noi pur, o belle avare,
allor ch’al nostro ossequioso affetto
son le mercedi rare,
più di rabbia cantiam che per diletto.
VI
SILENZIO NOCIVO

Dolcissimi respiri
de’ nostri cori amanti
son le parole affettuose e i canti.
Sfoga, o mio core, il tuo cocente ardore,
se talor non ti tocca
nodrirti almen di due soavi baci.
Afflittissima bocca,
stolta sei, se tu taci:
parla, canta, respira, esala il duolo,
canta, canta, che solo
dolcissimi respiri
de’ nostri cori amanti
son le parole affettuose e i canti.
VII
L’AFFETTO UMANO

Vago, instabil, leggiero è il nostro affetto,
si cangiano i desir cangiando glá iñ anni,
ché di quel che fanciul tanto t’affanni,
superbetto garzon non hai diletto.
Di colei che sì dolce or m’arde il petto
la più matura età scuopre gl’inganni;
ma glá iñ andati piacer, vecchio, condanni
ch’a lasciar i piacer ti vedi astretto.
Così col tempo andiam di voglie in voglie:
gioco, vezzi, delizie, amori e studi
son finti scherzi e mascherate doglie;
e la sorte chiamando e i cieli crudi,
caduchi più de le caduche foglie,
nudi venghiamo e ce n’andiamo ignudi.
VIII
DIALOGO IN PARTENZA

S: Anima del mio core,
tu parti?
C: Io parto.
S: E prenderatti, o Dio,
dimmi, un picciolo oblio
giammai del nostro amore?
C: Fonte della mia vita,
tu resti?
S: Io resto.
C: E dubitar potrai,
in sì dura partita,
della mia fede mai?
S: No, no, la nostra gelosia si spenga.
C: Sì, sì, rasciuga quei begli occhi mesti.
E dove andar potrò che tu non venga...
S: Dove restar potrò che tu non resti...
S e C: s’hanno la stanza usata
i nostri cuor cangiata?
C: Mentre parto, o mio bene,
il mio qui resta.
S: E ’l mio teco sen viene.
Mentre resto, o mia speme,
il tuo qui resta.
C: E ’l tuo meco sen viene.
IX
GODERE E TACERE

Gioisca al gioir nostro e l’aura e l’onda,
scherzin tra l’erbe e i fiori
i lascivetti Amori,
a nostri dolci canti Ecco risponda.
In questo lieto e fortunato giorno
volin le Grazie intorno,
vengan sul labbro i cori
e s’annodino l’alme al suon de’ baci.
Ah, non dir più, taci, mia lingua, taci!
X
LIBERTÀ

Non ci lusinghi più
con la tua dolce spene
vezzosa servitù:
libertà, libertà, non più catene!
Dunqu’era il mio ben[e], dunqu’era il mio core
una donna infedel, priva d’amore!
Oh stolido errore,
per breve gioire
corteggiar pene e vagheggiar martíre!
Oh basso desire,
oh alto arrischiato
chi gode nell’inferno esser dannato!
Non ci lusinghi più
con la tua dolce spene
vezzosa servitù:
libertà, libertà, non più catene!
XI
CON LE BELLE NON CI VUOL FRETTA

Mi tien Filli fin qui
né ben detto di no,
né ben detto di sì.
Amore, e che farò, aspetto o lascio?
Amor non mi risponde,
ma mi dice la speme: "Aspetta, aspetta,
con le belle a goder non ci vuol fretta;
vien il bene talor, né si sa donde.
Non sai tu che consola
l’amante di molt’anni un’ora sola?"
XII
GODERE IN GIOVENTÙ

Nel bel fior di gioventù
alle gioie aprire il seno,
donzellette, è gran virtù.
Chi tardi cominciò gode assai meno:
scherniti pentimenti,
che per comprar contenti,
non ha spaccio poi molto
l’argento d’un capel, l’oro d’un volto.
Nel bel fior di gioventù
alle gioie aprire il seno,
donzellette, è gran virtù.
È d’un corto mattin breve il sereno:
bellezze fuggitive,
estinte pria che vive,
in van l’arte vi aiuta,
non si racquista più beltà perduta.
Nel bel fior di gioventù
alle gioie aprire il seno,
donzellette, è gran virtù.
XIII
L’AMANTE MODESTO

Volano frettolosi i giorni e presto
un secolo sarà che t’amo, o Clori,
né de’ miei lunghi ossequiosi amori
un picciol guiderdone anco t’ho chiesto.
Amante son, ma candido e modesto;
voglio che taciturno il cor t’adori
e voglio disfogar gl’interni ardori
col muto fiato d’un sospir onesto.
Godati chi di me più fortunato
nacque ai diletti impuri, a me sol basta
saper dalla mia Clori esser amato.
Così mai non guerreggia e non contrasta
rivalità; diverso è il nostro stato:
egli t’ama impudica, io t’amo casta.
XIV
IL CONTRASTO DE’ CINQUE SENSI

Chi di noi vaglia più
e di gioia maggior ministro sia
fiera lite ognor fu.
Io miro, io sento, io gusto, io fiuto, io tocco,
e nella donna mia
talor, anco mercé d’un picciol bacio,
tutto trabocco.
Tocca pur quanto sai,
ché nel sol tocco Amore
il verace gioir non pose mai.
Ne sia giudice il cor mesto e languente;
"ohimè" senti ch’il cor dentro ci dice,
ch’un sol bacio, ch’è niente, il fa felice.
XV
PRIEGO AD AMORE

Pietosissimo Amore,
tu mai non abbandoni
chi ti consacra riverente il core.
Chi cieco ti figura,
chi nudo, chi bendato,
chi di saette armato
non provò tua dolcissima natura.
Morir, né morir mai,
languir, ma per un poco, è gloria del tuo foco.
Vieni, deh, vieni a noi, vieni, gioia dell’alme,
Spargi, spargi benigno i doni tuoi
e d’un cortese affetto
alla Barbara mia feconda il petto.
XVI
GLI AMANTI FALLITI

Amor, Amor, noi ricorriamo a te
supplichevoli avanti,
senza credito o fé falliti amanti.
Se di forze ci spoglia
grave cadente età,
s’andiam ognora in giù,
se non potiamo più,
la tua pietà ci toglia
da dura servitù.
Amor, amor, noi ricorriamo a te
s’a noi manca ogni splendida ricchezza,
se, miseri e dolenti,
d’ogni nostra bellezza
miriamo i fior languenti.
E se non ritroviam chi più ci guardi,
frena, Amor, i tuoi dardi;
non bersagliar invano,
ch’il dar morte a manchevoli
sarebbe scorno della tua mano.
XVII
LA QUAGLIA
SONETTO BURLESCO

Lascia di Libia il ciel l’ardita quaglia
e rivarcato il procelloso Egeo,
invan cercando il suo crudel Marmeo,
qui nel foco d’amor tutta si squaglia.
Mentre sonora più la voce scaglia
contro l’amante fuggitivo e reo,
par che mi desti un impeto febeo
e a dir contro di voi l’ira m’assaglia.
Ecco vanno del pari i nostri affanni:
s’ella il capo dibatte, il mio piè trotta;
si pasce ella di migli’, io di malanni;
squaqquera spesso, ed io sospiro a ogn’otta;
le penne ha sconce, ed io squarciati i panni;
ella adora un Marmeo, io una marmotta.
XVIII
AL BATTITOR DI BRONZO
DELLA SUA CRUDELISSIMA DAMA

Quante volte ti bacio, o bronzo amato,
nunzio importun di mal graditi amori,
ch’hanno i miei baci, in sì cocenti ardori,
il segno delle labbra in te lasciato!
Quante volte di lagrime bagnato
testimonio ti fo de’ miei dolori,
quando, escluso e deluso, errar di fuori
l’ira mi fa d’un demone adorato!
Quanti la notte e ‘l dì teco ritorno
sdegnato a replicar colpi gelosi
con tuo danno, altrui riso e nostro scorno!
Ma tu perdona a gl’impeti amorosi,
ché spero alfin che vendicate un giorno
vedrò l’ingiurie mie ne’ tuoi riposi.
XIX
PACE ARRABBIATA

Come può, non come suol,
quell’altero
chiede pace, pace vuol.
Grida il fiero:
"Ad Amor e non a te
curvo il collo e bacio il piè ".
Replicò Fillide allor:
"Servi me, ché servi Amor.
Tu non conosci, o stolto,
che vicario d’Amor fatto è il mio/suo volto!"
Come può, non come suol,
quell’altero
chiede pace, pace vuol.
Privilegio ha la beltà:
guerra e pace
bella donna e rompe e fa.
Ecco tace
quell’ardente; e che può dir
se non fingere e soffrir?
Quell’altier che la sprezzò
fintamente l’inchinò.
Si vede ben ch’allora
quel che bestemmia il cor la lingua adora.
Privilegio ha la beltà:
guerra e pace
bella donna e rompe e fa.
XX
VECCHIO AMANTE CHE RENDE LA PIAZZA

Io cedo, Amor, io cedo
all’ingiurie de glá iñ anni:
congiurate a’ miei danni
l’armi del tempo io vedo;
io cedo, Amor, io cedo.
Acciò la resa mia
senza gloria non fia,
pria ch’estinto io mi veggia,
Amor, per me patteggia.
La rocca del mio core
tutte ha perdute omai
le difese di fuore:
ai balconi del volto
l’uso del lume è tolto;
di mia bocca son state
le macchine atterrate;
ogni duro si scuote
e per la breccia di rugose gote
l’ultimo assalto apparecchiato io vedo.
Io cedo, Amor, io cedo,
pria ch’estinto io mi veggia;
così per me patteggia.
Il miccio del desire
voglio primieramente
resti acceso all’uscire;
la speme porti almeno
poco bagaglio in seno;
al mio coraggio tocca
sortir con palla in bocca;
e portar di ragione
vuol la memoria un picciolo cannone,
ché la memoria sol meco io mi vedo.
Io cedo, Amor, io cedo,
pria ch’estinto io mi veggia;
così per me patteggia.
Ancor sarà dovere
marc[h]iar in ordinanza
a spiegate bandiere;
per dovunque si passa
trombeggiar, batter cassa;
ove condurmi io voglio
ch’abbia un fido convoglio.
Parla chiaro e che basti,
ché non sorghino in fin nuovi contrasti,
perch’il nemico cavilloso io vedo.
Io cedo, Amor, io cedo,
all’ingiurie de glá iñ anni:
congiurate a miei danni
l’armi del tempo io vedo;
io cedo, Amor, io cedo.
XXI
DAL PIANTO DE GLI AMANTI SCHERNITI S’IMPARÒ A FAR LA CARTA

Mordeva un bianco lino Aci dolente
e come è l’uso de’ scherniti amanti
alla sua bella schernitrice avanti
del mal trattar godea tela innocente.
Ma quel ch’irato lacerava il dente
non mai restavan d’ammollire i pianti,
che, trito omai da tanti morsi e tanti,
liquido il rese al fin l’occhio gemente.
Tela non sembra più, ma foglie sparte:
onde tu prima c’insegnasti, Amore,
col fiero esempio a fabbricar le carte.
Se nacque già dal feminil rigore
d’una donna crudel sì nobil arte,
che produrrà la cortesia d’un core?
XXII
IL RITORNO

S: È tornato il mio bene.
T: Hai riavuto il core.
S: Son uscita di pene.
T: T’ha ravvivata Amore.
S: M’ha ravvivata Amore.
S e T: Al gioir, al gioir, non più parole:
è tornato il mio/tuo ben, venne il mio/tuo sole.
S: O beato ritorno!
T: Hai quel che brami in seno.
S: O soave soggiorno!
T: Sei consolata appieno.
S: Son consolata appieno.
S e T: Al gioir, al gioir, non più lamenti:
quand’ho le gioie in sen / mentr’hai le gioie in sen
lieti ho/hai gli accenti.
S: O risorte venture!
T: O stabiliti onori!
S: O dolcezze sicure!
T: O confermati Amori!
S: O confermati Amori!
ST: Al gioir, al gioir, non più querele:
il raggio del mio/tuo sol, raggio è fedele.
XXIII
LA VITTORIA

Il gran Giove non si gloria
d’altre belle essere amante;
gode solo il dio costante
quando in seno è di Vittoria.
La Vittoria d’un bel Rovere
al suo Giove adorna il crine,
nel cui verde in auree brine
già la Gloria venne a piovere.
Nacque già nobil primizia,
già gli rese il ciel fecondi;
ma d’Etruria anco i sei mondi
d’alti Eroi voglion dovizia.
XXIV
L’AMANTE TIMIDO ECCITATO

T: T’invito a godere
mio core, e paventi!
S: Avvezzo ai tormenti,
io sdegno il piacere.
T: Ardisci e godrai:
T e S: Chi non s’arrischia non gioisce mai.
T: Il bene hai presente,
mio cor, che tu brami?
S: A gioie tu chiami
chi gioie non sente.
T: Ardisci e godrai:
T e S: Chi non s’arrischia non gioisce mai.
T: L’invito ti piace,
mio cor, né ti affretti?
S: Vo pian coi diletti,
che il bene è fallace.
T: Ardisci e godrai:
T e S: Chi non s’arrischia non gioisce mai.
XXV
CONCLUSIONE DELL’OPERA

Voi sete, o begli occhi,
le stelle che scorto
col vostro bel raggio
nel primo viaggio
m’avete a buon porto.
Oh dio, che mi tocchi
di mirti e d’allori
il crine adornato,
che premio è più grato
de gli ostri e de gli ori.
Ed ecco il primo voto appendo al tempio
d’un nuovo e forse non creduto esempio.
A un lampo sereno
che splende cotanto
è forza che belle
sien l’arie novelle
nel regno del canto.
O Dio, che ripieno
di sconcia armonia
avete l’orecchio,
ond’io v’apparecchio
miglior melodia.
E a chi gli studi miei creder non giova
mando querela e lo disfido a prova
.
INDICE DEI MADRIGALI
COME APPARE NELLA TAVOLA DEL BASSO CONTINUO
OSSIA DIVISO PER ORGANICO

A DUE VOCI:
Sonetto. Proemio dell’opera. Mercé di voi [s, s]
Canto di bella bocca. Che dolce udire [s, c]
Dialogo in partenza. Anima del mio core [s, c]
Godere, e tacere. Gioisca [s, s]
La quaglia. Sonetto burlesco. Lascia di Libia [s, b]
Al battitor di bronzo della sua crudelisssima Dama. Quante volte [t, t]
Dal pianto degli amanti si imparò a far la carta. Mordeva [s, s]
Il ritorno. È tornato [s, t]
La vittoria. Il gran Giove [s, s]
L’amante timido eccitato. T’invito [s, t]
A TRE VOCI:
Consiglio amoroso.O soffrire o fuggire [s, s, b]
Le tre Grazie a Venere. Bella madre d’Amor [s, s, s]
Libertà. Non ci lusinghi più [t, t, b]
Godere in gioventù. Nel bel fior di gioventù [s, s, b]
Pace arrabbiata. Come può non come suol [c, t, b]
Conclusione dell’opera. Voi siete o begli occhi [c, t, b]
A QUATTRO VOCI:
L’usignolo. Quel misero usignolo [s, c, t, b]
Silenzio nocivo. Dolcissimo respiro [s, c, t, b]
L’affetto umano. Vago instabil [s, c, t, b]
Con le belle non ci vuol fretta. Mi tien Filli fin qui [s, c, t, b]
A CINQUE VOCI:
L’amante modesto. Volano [s, c, t, t, b]
Il contrasto de’ cinque sensi. Chi di noi [s, s, c, t, b]
Priego ad amore. Pietosissimo Amore [s, c, t, t, b]
Gli amanti falliti. Amor, Amor [s, c, t, t, b]
Vecchio amante che rende la piazza. Io cedo Amor [c, t, b, 2vl]
NOTA AL TESTO
Si trascrive il testo dalle partiture a stampa del 1634 (l’unica edizione esistente):
SOPRANO / IL PRIMO / DE’ MADRIGALI / DI BARBARA STROZZI / A DVE, TRE, QVATTRO, E CINQVE VOCI / CONSACRATI / Alla Serenissima Gran Duchessa / DI TOSCANA / D× VITTORIA / DELLA ROVERE× / [stemma] / IN VENETIA, A / Appresso Alessandro Vincenti. MDCXXXXIIII.
TENORE / IL PRIMO / DE’ MADRIGALI / DI BARBARA STROZZI / A DVE, TRE, QVATTRO, E CINQVE VOCI / CONSACRATI / Alla Serenissima Gran Duchessa / DI TOSCANA / D× VITTORIA / DELLA ROVERE× / [stemma] / IN VENETIA, B / Appresso Alessandro Vincenti. MDCXXXXIIII.
CONTRALTO / IL PRIMO / DE’ MADRIGALI / DI BARBARA STROZZI / A DVE, TRE, QVATTRO, E CINQVE VOCI / CONSACRATI / Alla Serenissima Gran Duchessa / DI TOSCANA / D× VITTORIA / DELLA ROVERE× / [stemma] / IN VENETIA, C / Appresso Alessandro Vincenti. MDCXXXXIIII.
BASSO / IL PRIMO / DE’ MADRIGALI / DI BARBARA STROZZI / A DVE, TRE, QVATTRO, E CINQVE VOCI / CONSACRATI / Alla Serenissima Gran Duchessa / DI TOSCANA / D× VITTORIA / DELLA ROVERE× / [stemma] / IN VENETIA, D / Appresso Alessandro Vincenti. MDCXXXXIIII.
BASSO CONTINVO / IL PRIMO / DE’ MADRIGALI / DI BARBARA STROZZI / A DVE, TRE, QVATTRO, E CINQVE VOCI / CONSACRATI / Alla Serenissima Gran Duchessa / DI TOSCANA / D× VITTORIA / DELLA ROVERE× / [stemma] / IN VENETIA, E / Appresso Alessandro Vincenti. MDCXXXXIIII.
L’esemplare utilizzato è quello del Conservatorio Musicale di Bologna.
Nella trascrizione si sciolgono le abbreviazioni e si adotta un regime moderno per punteggiatura, maiuscole, apostrofi, accenti ed altri segni diacritici; l’articolo gli eliso davanti a vocale diversa da i- è stato reso con glá iñ . Anche la divisione delle parole segue un regime moderno, fatta eccezione per preposizioni articolate, per le quali si conserva la scrizione (analitica o sintetica) della stampa. Inoltre si distingue u da v, si sopprime l’h etimologica e paretimologica, si converte la scrizione etimologica ti + vocale in zi + vocale, si converte la nota tironiana in e/ed a seconda del contesto. Si utilizzano le parentesi quadre per le espunzioni e le parentesi aguzze per le integrazioni. Gli errori e le varianti fra le parti comuni ai vari ruoli si registrano in nota. Le sigle che ricorrono nel testo valgono, naturalmente, S per Soprano, C per Contralto, T per Tenore.
[a cura di ANNA AURIGI, Mirror dal sito De Bibliotheca, dalla versione di Anna Aurigi, Banca Dati "Nuovo Rinascimento", immesso in rete il 17 luglio 1997, Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com, Ultimo Aggiornamento: 14/07/2005 00.02 ]



Giulio Cesare Cortese Giulio Cesare Cortese nacque a Napoli nel c.1575 (morì nel c.1625), fu amico di Basile , visse alcuni anni a Firenze sotto la protezione del granduca, ma tornò presto a Napoli. Agli aspetti pittoreschi della sua città sono dedicate le sue opere comico-satiriche in napoletano. Scrisse tra le altre cose una Vaiasseide (1615) poema delle serve napoletane, Micco Passaro innamorato (Micco Passaro 'nnammurato, 1621) che fu riscoperto nel XX secolo da Benedetto Croce, e il poema in ottave Viaggio in Parnaso (1621).
Per l'opera menzionata da Aprosio vedi:
Cortese, Giulio Cesare, La Vaiasseida poema heroico di Giulio Cesare Cortese, nouamente arricchito di annotazioni, & di dichiarazioni a ciascun canto. Con vna difesa, nella quale ... Contro la censura degli Accademici Scatenati. Per Bartolomeo Zito, detto il Tardacino. Al molto illustre signore il signor Anello Pecoraro ..., In Napoli : appresso Ottavio Beltrano, 1628 - 15, 1, 249 i.e. 259, 1, 92 p. ; 8o - Marca sul front. - Segn.: a8 A-Y8 - Errori di paginazione - Impronta - e-ta mara o.e. GiC. (3) 1628 (A) - [Pubblicato con] Lo Tardacino ouero defennemiento de la Vaiasseida poema herroico de Giulio Cesare Cortese ditto lo Pastor Sebbeto. Contra la cenzura dell'Accademece Scatenate - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca del Centro interdipartimentale di servizi di Palazzo Maldura dell'Università degli studi di Padova



Quintus : Smyrnaeus [sec. 4.] autore del poema epico in 14 canti Le Postomeriche. La nascita a Smirne è una induzione da un passo del suo poema. Anche chiamato Quinto Calabro dall'archetipo trovato dal cardinale Bessarione presso Otranto tra il 1453 e il 1472. Nome su edizioni: Quintus Calaber ; vedi: British Library, Short-title catalogue of books printed in Italy and of Italian books printed in other countries from 1465 to 1600 now in the British Library: anche detto Quintus Smyrnaeus, Quintus Calaber / Quintus Smyrnaeus, Quinto Smirneo / Quinto Calabro, Quintus von Smyrna, Calaber, Quintus.
Vedi:
Quintus : Smyrnaeus,... Quinti Calabri Derelictorum ab Homero libri quatuordecim. Pubblicazione: [Venezia : Aldo Manuzio il vecchio], [1501?] - Descrizione fisica: [172] c. ; 8° - Impronta: *.*, *.*, *,** **** (C) 1501 (Q) - - Lingua: Greco antico (fino al 1453), Latino Paese: Italia - Editori: 1.Manuzio, Aldo <1.> - Localizzazioni: Biblioteca Medicea Laurenziana - Firenze - Biblioteca Durazzo - Genova - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca universitaria - Pisa - Biblioteca civica - Vercelli
Altre opere che lo riguardano secondo l'SBN presenti in Italia:
Brodeau, Jean [1500 - 1563], Ioannis Brodaei Turonensis Annotationes in Oppiani Cynegeticon libros 4. Quinti Calabri Paralipomenon Homeri lib. 14. Coluthi Thebani De Helenae raptu lib. unum, Basileae: Herwagen, Johann <1. ; 1522-1557>
Quintus : Smyrnaeus, Kointou ta meth Omeron. Quinti Smyrnaei posthomericorum libri 14. Nunc primum ad librorum manuscriptorum fidem et virorum doctorum coniecturas recensuit, resrtituit et , Argentorati: Societas Bipontina, 1807
Quintus : Smyrnaeus, Quinti Calabri Derelictorum ab Homero libri quatuordecim, Iodoco Velaraeo interprete. Coluti Thebani Raptus Helenae eodem interprete , Antuerpiae: Steels, Joannes, 1539
Quintus : Smyrnaeus, Opus aureum et scholasticum, in quo continentur Pythagorae Carmina aurea, Phocylidis, Theognidis & aliorum poemata, quae sequens pagella enumerabit. Edita omnia studio , Lipsiae: Steinmann, HansVogelin, Ernst, 1577)
Quintus : Smyrnaeus, Kointou Kalabrou Paraleipomenon Homerou, biblia tessareskaideka. Quinti Calabri Derelictorum ab Homero libri quatuordecim , Venezia: Manuzio, Aldo <1.>
Homerus, Supplimento d'Omero canti quattordici di Quinto Calabro tradotti in verso sciolto dal cavaliere Luigi Rossi ... Volume 1. (-2.) , Milano: Batelli, Vincenzo & Fanfani, Ranieri, n. 1164
Quintus : Smyrnaeus, Paralippomeni d'Omero di Quinto Calabro smirneo trasportati in versi italiani da Teresa Bandettini Landucci. Vol. 1. \-2. , Livorno: Sahadun, Eliezer, 1818
Quintus : Smyrnaeus, I Quattordici canti di Quinto Calabro o sia del supplimento alla Iliade tradotti dall'abate Paolo Tarenghi Romano ... , Roma: Bourlie, Francesco, 1810
Quintus : Smyrnaeus, Il Supplimento all'Iliade di Quinto Calabro Smirneo nuovamente tradotto inottava rima dall'abate Eustachio Fiocchi ... , Pavia: Fusi & C. , 1823
Quintus : Smyrnaeus, Ilias Kointou Smyrnaiou; seu Quinti Calabri Paraleipomena, id est, Derelicta ab Homero, 14. libris comprehensa: ... Latine olim reddita & correcta a Laurentio Rhodomano , Hanouiae: Wechel, Andreas Erben <1581-1630>Aubry, Johann <1.> Erben <1601-1642>Marne, Claude <1. ; 1582-1610>, 1604
Quintus : Smyrnaeus, Del primo libro de' Paralipomeni d'Omero di Quinto Smirneo detto Calabro volgarizzamento inedito di Bernardino Baldi da Urbino pubblicato dal caualiere Alessandro De , Firenze: Piatti, Guglielmo, 1818
Quintus : Smyrnaeus, Quinti Calabri Derelictorum ab Homero libri quatuordecim. Iodoco Valaraeo interprete. Coluti Thebani Raptus Helenae, interprete eodem , Lugduni: Gryphius, Sebastien, 1541
Quintus : Smyrnaeus, Il Supplimento all'Iliade / di Quinto Calabro Smirneo ; nuovamente tradotto in ottava rima dall'abate Eustachio Fiocchi , Pavia - 1803
Quintus : Smyrnaeus, - Quinti Smyrnaei Posthomericorum libri 14 / nunc primum ad librorum manuscriptorum fidem et virorum doctorum coniecturas recensuit, restituit et supplevit Thom. Christ. , Argentorati - 1807
Quintus : Smyrnaeus, Quinti Smyrnaei, Tryphiodori, Ioannis Tzetzae et Coluthi Carmina de rebus Troianis ad optimorum librorum fidem exhibita, Lipsiae: Tauchnitz, Karl Christoph Traugott <1797-1836>, 1829
Quintus : Smyrnaeus, I Paralipomeni d'Omero poema di Quinto Smirneo detto Calabro volgarizzamento inedito di Bernardino Baldi da Urbino. Tomo primo (-secondo) , Firenze: Ciardetti, Leonardo, 1828
Quintus : Smyrnaeus, I Quattordici canti del poema di Quinto Calabro o sia del supplimento alla Iliade tradotti dal testo greco in ottava rima dall'abate Paolo Tarenghi romano pubblico attu , Presso Giuseppe Zawadzki stampatore di detta imperiale universita: Zawadzki, Jozef
Quintus : Smyrnaeus, Quinti Calabri Praetermissorum ab homero libri 14. graece, cum versione latina et integris emendationibus Laurentii Rhodomanni; et adnotamentis selectis Claudii Dausque , Lugduni BatavorumTrajecti ad Rhenum: Muntendam, Pieter Abcoude, Jean van, 1734
Quintus : Smyrnaeus, Guerre de Troie, depuis la mort d'Hector jusqu'a la ruine de cette ville. Poeme en quatorze chants, par Quintus de Smyrne, faisant suite a l'Iliade, et traduit pour la , A Paris: Lesguilliez freres, 1800
Quintus : Smyrnaeus, Per le faustissime nozze del cittadino Francesco Talenti colla cittadina Tommasa Provenzali. Poemetto, Lucca: Marescandoli, Salvatore & fratelli, 1801



Oddi, Niccolò : degli: abate dell'Ordine Olivetano di San Benedetto, letterato. Nato a Padova nel 1560, morto ivi nel 1626. Detto il Costante all'Accademia dei Fortunati. Nome su edizioni: Nicolaus Oddus; Nicolo degli Oddi; Nicolo de gli Oddi padouano; Nicolaus De Oddis; Accademico Fortunato detto il Costante.
Sue pubblicazioni secondo l'SBN:
Belleo, Carlo, Fratris Caroli Billei Siculi ... De secundarum intentionum natura tractatus. Per R.D. Nicolaum Oddum ... in lucem editus. ... , Venetiis: De Franceschi, Francesco , 1589
Omodei, Antonio Filoteo : degli, Antonii Philothei de Homodeis Siculi Aetnae topographia incendiorumque Aetnaeorum historia. Per r.d. Nicolaum Oddum Patauinum in lucem edita, & a qua mplurimis, quibus, Venetiis: Muschio, Andrea, 1591
Cantata in lode dell'eminentissimo signore cardinale Niccolo Oddi legato apostolico della Romagna, e arciuescouo di Rauenna, vmiliata al merito singolarissimo del m , In Perugia: Costantini, 1767
Oddi, Niccolo : degli, Oratio d. Nicolai De Oddis Patauini monachi Oliuetani. De opt. regimine reip. Habita ab ipso in comitijs generalibus , [dopo il 1584]
Ghini, Pier Maria, Per la destinazione dell'illustriss. e reverendiss. monsig. Niccolo Oddi in arcivescovo della Metropolitana di Ravenna egloga offerta al medesimo da Pier-Maria Ghin , In Forli: Barbiani, Antonio, 1765
Oddi, Niccolo : degli, Dialogo di don Nicolo de gli Oddi padouano in difesa di Camillo Pellegrini, contra gli Academici della Crusca. ..., In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista, 1587
Oddi, Niccolo : degli, Rime dell'Academico Fortunato detto il Costante, nelle nozze del sereniss. D. Francesco de' Medici gran duca di Toscana, con la sereniss. signora Bianca Capelli, fi , In Padoua: Meietti, Paolo, 1579



Zinani, Gabriele, letterato, autore di dialoghi, trattati, rime, poemi eroici, tra cui l'Eracleide. Nacque a Reggio Emilia nel 1564 ca., da famiglia di origine ravennate, morì verso il 1635. Nome su edizioni: Gabriele Zinano . Vedi Dizionario enciclopedico italiano: altri nomi: Zinani, Gabriele, Ginani, Gabriele/Zinani Gabriele, Zinano, Gabriele.
Vedi qui:
Zinani, Gabriele, L' Eracleide di Gabriele Zinano. All'inuittissimo, & gloriosissimo sig. il cattolico don Filippo 4. ... In Venetia : per il Deuchino, 1623 (In Venetia : per Euangelista Deuchino, 1623) - 18, 297, 3 p. ; 4o - Ed. originale: cfr. Autori italiani del Seicento, III, p. 120, n. 2862 e British Library, Catalogue of seventeenth century Italian books, II, p. 978 - Front. inciso con marca tipogr. del Deuchino - Front. sottoscritto da Jean Gennet e Ettore Vicelli - Segn.: a4, a"b4(-b4) A-S8 T6 - La c. T6v è bianca Numeri: Impronta - o,o- e,ad i.ni AlLa (3) 1623 (R) - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani - Matera - Biblioteca universitaria - Napoli - - Biblioteca Palatina - Parma - - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Sorella, Vincenzo Antonio [sec. 17.], Oppositioni d'incerto all'Eracleide del signor Gabriele Zinano con le risposte a ciascheduna di Vicenzo Antonio Sorella. ..., In Venetia : per Euangelista Deuchino, 1623 - 43, 3 p. ; 4o Opera da attribuirsi interamente al Sorella: cfr. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, II, p. 273; cfr. anche: Autori italiani del Seicento, III, p. 120, n. 2862 - Marca tipogr. del Deuchino sul front. - Segn.: A-E4 F" a" - La c. F2v è bianca - Impronta - anl- i-co i-io meC' (3) 1623 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani - Matera - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Altre opere dello Zinani secondo l'SBN:
Zinani, Gabriele, Rime amorose di Gabriele Zinano signor di Bellai. In vita, & in morte di Vittoria, ma in vita solo d'Alfea amantissime sue donne. ... , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Rime sacre di Gabriele Zinano sig. di Bellai , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Rime lugubri di Gabriele Zinano sig. di Bellai. Poste secondo l'ordine de'tempi, che si sono composte senza hauere consideratione niuna alle precedenze , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Rime diuerse di Gabriele Zinano sig. di Bellai. A diuersi signori, & amici. Collocate secondo l'ordine de'tempi, ne'quali si sono composte senza hauere consideratione , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Istoria in versi non finita, della nobilissima casa Caracciola, di Gabriele Zinano signor di Bellai , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Opere di poesia di Gabriele Zinano sig. di Bellai cioe Amorose Sacre Tragiche Pastorali Lugubri Diuerse. Con vn'Epitalamio, & vna Historia in versi , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 1: Rime amorose di Gabriele Zinano signor di Bellai in vita, & in morte di Vittoria, ma in vita solo d'Alfea amantissime sue donne. Dedicate all'illustriss. ... duca , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 2: Rime sacre di Gabriele Zinano sig. di Bellai , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 162
Zinani, Gabriele, 3: L' Americo tragedia di Gabriele Zinano signor di Bellai ... , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 4: Le merauiglie d'amore, pastorale di Gabriele Zinano, signor di Bellai ... , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 5: Rime lugubri di Gabriele Zinano sig. di Bellai. Poste secondo l'ordine de' tempi, che si sono composte senza hauere consideratione niuna alle precedenze , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Sommarii di varie retoriche greche, latine, et volgari distintamente ordinati in vno. Da Gabriele Zinano , In Reggio: Bartoli, Ercoliano, 1590
Zinani, Gabriele, Discorso della tragedia. Di Gabriele Zinano. Al ser.mo sig. Duca di Ferrara, In Reggio: Bartoli, Ercoliano, 1590
Zinani, Gabriele, Il Caride fauola pastorale di Gabriele Zinano nob. reggiano , In Parma: Viotti, Seth eredi, 1582
Zinani, Gabriele, Il Viandante, ouero della precedenza, et delle lettere. Di Gabriele Zinano , Bartoli, Ercoliano, [1590]
Zinani, Gabriele, Le due giornate della ninfa, ouer del diletto, et delle muse. Di Gabriele Zinano, In Reggio: Bartoli, Ercoliano, 1590
Zinani, Gabriele, L' Amico ouer del sospiro. Di Gabriele Zinano. Alla ser.ma Signora duchessa d'Urbino, In Reggio: Bartoli, Ercoliano, [1591]
Zinani, Gabriele, Il Sogno, ouero della poesia. Di Gabriele Zinano, In Reggio: Bartoli, Ercoliano, [1590]
Zinani, Gabriele, Delle rime, et prose di Gabriele Zinano. Parte prima - seconda , In Reggio: Bartoli, Ercoliano
Zinani, Gabriele, Della ragione de gli stati libri 12. di Gabriele Zinano signor di Bellai, doue si tratta di tutte le spetie, e forze de gli artificij, intorno a tutti gli affari , In Venetia: Guerigli, Giovanni, 1626
Zinani, Gabriele, L' amante secondo. Ouer'arte di conoscere gli adulatori. Di Gabriele Zinano , In Parma: Viotti, Erasmo <1>, 1591 (In Parma)
Applausi poetici alla molto reueren. madre suor Maria Maddalena Vanni nella solenne sua professione entro al venerabile Monastero di S. Antonio in Perugia .. , In Bologna: Borzaghi, Giulio, 1699
Zinani, Gabriele, Gabrielis Zinani Domini Castri Bellaii De ratione optime imperandi, seu de statu reip. libri 12. In quibus de omnibus stratagematum, quorum in statu politico usus esse , Francofurti: Schonwetter, Johann Theobald, 1628
Zinani, Gabriele, Consiliarius, Gabrielis Zinani Domini Castri Bellaii; ubi ostenditur quo artificio quaque prudentia omnis in consiliis , vt reipublicae salus depromatur, procedere, Francfurti ad Moenum: Schonwetter, Johann Theobald, [1628]
Zinani, Gabriele, L' Almerigo tragedia di Gabriele Zinano. Alla serenissima Infante d. Catherina d'Austria di Sauoia , In Reggio: Bartoli, Ercoliano, [1590]
Zinani, Gabriele, 6: Rime diuerse di Gabriele Zinano sig. di Bellai. A diuersi signori, & amici. Collocate secondo l'ordine de' tempi, ne' quali si sono composte senza hauere considera , Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 7: Epitalamio di Gabriele Zinano nelle sontuosissime nozze dell'illustrissimo' & eccellentiss. signor Gio. Georgio Aldobrandino prencipe di Rossano ... , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, 8: Istoria in versi non finita, della nobilissima Casa Caracciola, di Gabriele Zinano signor di Bellai , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Manso, Giovanni Battista, Vita di Torquato Tasso scritta da Gio. Battista Manso ... Diuisa in tre parti. All'emin.mo e reu.mo sig.re Antonio card. Barberino, In Roma: Cavalli, Francesco , 1634
Zinani, Gabriele, L' Eracleide di Gabriele Zinano. All'inuittissimo, & gloriosissimo sig. il cattolico don Filippo 4. ... , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1623
Zinani, Gabriele, Il soldato, ouer della fortezza. Di Gabriele Zinano. ... , In Reggio: Bartoli, Ercoliano
Zinani, Gabriele, L' Amante, ouero solleuatione dalla bellezza dell'amata alla bellezza di Dio / [Gabriele Zinani] , In Reggio: Bartoli, Ercoliano, [1590]
Zinani, Gabriele, L' amata, ouero della virtu heroica. Di Gabriele Zinano , In Reggio: Bartoli, Ercoliano, [1591]
Zinani, Gabriele, Il Caride fauola pastorale di Gabriele Zinano nob. reggiano , In Ferrara: Baldini, Vittorio, 1583
Zinani, Gabriele, Le merauiglie d'amore pastorale di Gabriele Zinano signor di Bellai. Nelle feliciss. nozze dell'inuittiss. e gloriosiss. Lodouico 13. re di Francia, e di Nauarra, con , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Epitalamio di Gabriele Zinano nelle sontuosissime nozze dell'illustrissimo' & eccellentiss. signor Gio. Georgio Aldobrandino ... con l'illustriss. & eccellentiss. , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, L' Americo tragedia di Gabriele Zinano signor di Bellai, In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1627
Zinani, Gabriele, Il Caride. Fauola pastorale di Gabriele Zinano. Alla ser.ma duchessa di Ferrara, In Reggio: Bartoli, Ercoliano
Zinani, Gabriele, Delle rime, et prose di Gabriele Zinano. Parte prima (-seconda) , In Reggio: Bartoli, Ercoliano



Summo, Faustino [1611m.], Due discorsi l'vno intorno al contrasto tra il signor Speron Speroni, & il giudicio stampato contra la sua tragedia di Canace e di Macareo, et l'altro della nobiltà , In Padoua: Meietti, Paolo, 1590
Summo, Faustino, Discorso in difesa del metro nelle poesie, & nei poemi, et in particolare nelle tragedie, & comedie. Dell'ess.mo sig. Faustino Summo padouano , In Padoua: Pasquato, Lorenzo Bolzetta, Francesco, 1601
Summo, Faustino, Risposta in difesa del metro nelle poesie, et nei poemi, et in particolare nelle tragedie e comedie, contra il parere del M.R. sig. Paulo Beni. Di Faustino Summo padoua , In Padoua appresso Francesco Bolzetta: Pasquato, Lorenzo Bolzetta, Francesco, 1601
Summo, Faustino, Discorsi poetici dell'eccell. sig. Faustino Summo padouano. Ne quali si discorreno le piu principali questioni di poesia, & si dichiarano molti luoghi dubi & difficili , In Padoua appresso Franc. Bolzetta: Pasquato, Lorenzo Bolzetta, Francesco, 1600
Summo, Faustino, Due discorsi di Faustino Summo padouano. L'vno contra le tragicomedie, & moderne pastorali, l'altro particolarmente contra il Pastor fido dell'ill.re sig. caualiere , In Vicenza appresso Gio. Pietro Gioannini: Pasquato, Lorenzo Bolzetta, Francesco Giovannini, Giovanni Pietro, 1601



Fornari, Simone: filosofo, letterato e poeta volgare, certosino. Nato a Reggio Calabria agli inizi del secolo XVI, morì verso il 1560. Visse a lungo in Toscana, specialmente a Pisa. Nome su edizioni: Simon Fornari; Simon Fornari da Rheggio Vedi: Dizionario biografico degli italiani: altri nomi Fornari, Simone, Fornari, Simone de, Simon Fornarius, Fornari, Simon.
Opere dipendenti dalla sua attività secondo l'SBN:
Ariosto, Ludovico, L' Orlando furioso / di Lodovico Ariosto ; con l'aggiunta dei cinque canti, dei frammenti epici e della vita di lui descritta da Simone Fornari ; edizione adorna d'incisioni..., Milano - 1870
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di M. Lodouico Ariosto, nuouamente ristampato, & ricorretto. Conuoui argomenti di M. Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di M. Simon Fornari: il , In Venetia: Bonfadino, Giovanni Battista, 1612
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ristampato, et ricorretto. Con nuoui argomenti di Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di Simon Fornari ... , In Venetia -
Fornari, Simone, 2: Della espositione sopra l'Orlando Furioso parte seconda , Stampato in Fiorenza - 1550
Ariosto, Ludovico, Orlando Furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ristampato & ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'auttore di m. Simon Fornari ... , In Venetia: Imberti, Giovanni Domenico, 1590
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ricorretto. Con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce. Con la vita dell'autore di m. Simon Fornari: il vocabulario del , In Venetia: Imberti, Gerardo & Imberti, Giuseppe, 1626
Ariosto, Ludovico, Ariosto, Ludovico <1474-1533> - Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ristampato, & ricorretto. Con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di m. Simon Fornari: il , In Venetia: Farri, Pietro, 1619
Ariosto, Ludovico, Ariosto, Ludovico<1474-1533> - L' Orlando furioso / di Lodovico Ariosto ; con l'aggiunta dei cinque canti, dei frammenti epici e della vita di lui descritta da Simone Fornari ; edizione adorna , Milano - 1869
Ariosto, Ludovico, Ariosto, Ludovico <1474-1533> - Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la uita dell'Autore di m. Simon Fornari ... le nuoue allegorie , In Venetia: Alberti, Giovanni, 1589
Fornari, Simone, Les poetiques italiennes du roman / Simon Fornari, Jean-Baptiste Giraldi Cinzio, Jean-Baptiste Pigna ; traduction, introduction et notes par Giorgetto Giorgi, Paris - 2005
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, con cinque nuoui canti del medesimo. Ornato di figure, & con queste aggiuntioni. Vita dell'auttore scritta per m. Simon Fornari. , In Venetia: Valvassori, Giovanni Andrea, 1566
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, con cinque nuoui canti del medesimo. Ornato di figure, & con queste aggiuntioni. Vita dell'auttore scritta per m. Simon Fornari. , In Venetia: Valvassori, Giovanni Andrea, 1567
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, et nuoue Allegorie di M. Thomaso Porcacchi, a ciascun canto, In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista, 1568
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso ... Con nuoui argomenti di Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di Simon Fornari ... Le nuoue allegorie, & annotationi di Tommaso Porcacchi , In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista, 1574
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di m. Simon Fornari: il vocabulario del , In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di m. Simon Fornari, il vocabulario del , In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di m. Simon Fornari, il vocabulario del ,In Venetia: Farri, Domenico, 1580
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso ... Con nuoui argomenti di Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di Simon Fornari ... le nuoue allegorie, & annotationi di Tomaso Porcacchi , In Venetia appresso Camillo de Franceschini: Franceschini, CamilloGhedini, Giacomo, 1577
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di m. Simon Fornari ... Le nuoue allegorie , In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di Simon Fornari: il vocabolario delle , In Venetia: Guerra, Domenico & Guerra, Giovanni Battista
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la vita dell'autore di m. Simon Fornari, le imitationi cauate dal Dolce, le nuoue, In Venetia: Farri, Domenico, 1594
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente ristampato & ricorretto; con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce, con la vita dell'auttore di m. Simon Fornari, In Venetia: Alberti, Giovanni, 1597
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ristampato & ricorretto: Con nuoui argomenti di Lodouico Dolce, con la vita dell'auttore di Simon Fornari: , In Venetia: Alberti, Giovanni, 1598
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ristampato, & ricorretto. Con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'Autore di m. Simon Fornari,... , In Venetia: Ugolino, Paolo & C., \dopo il 1569
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto, nuouamente stampato, & ricorretto. Con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce; con la vita dell'autore di m. Simon Fornari; , In Venetia: Bonfadino, Giovanni Battista, 1612
Fornari, Simone, La Spositione di m. Simon Fornari da Rheggio sopra l'Orlando Furioso di M. Ludouico Ariosto, Stampato in Fiorenza: Torrentino, Lorenzo, 1549-1550
Ariosto, Ludovico, Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto. Nuouamente ricorretto. Con nuoui argomenti di m. Lodouico Dolce: con la vita dell'autore di m. Simon Fornari: il vocabulario , In Venetia: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1607



Padre Pozzi nel commento alle stanze del Giardino di Venere nella sua edizione critica dell' Adone non si sofferma sul fitonimo sisimbro (126ª ottava ) che in qualche modo dà per scontato, ma senza spiegarne alcuna cosa. Molte possono essere le ragioni ma pare strano che l'illustre studioso non abbia avuto consapevolezza dell'identificazione del sisimbro con la menta o meglio ancora con quel peculiare tipo di menta che è la menta acquatica come oramai pare assodato.
Questa pianta, peraltro molto comune, era legata ad un culto su cui forse, con un pò di affettazione, non ci si voleva soffermare vale a dire quello della prostituzione sacra.
Venere Ericina era festeggiata il 23 aprile per i Veneralia, in occasione dei quali si usava libare molto vino davanti al suo tempio fuori Porta Collina. Secondo Varrone in questo giorno Venere era onorata come protettrice dei giardini ma la festa vveniva celebrata dalle professe, cioè le meretrici, che nella festività romana prendono il posto delle prostitute sacre del tempio di Erice, il grande santuario consacrato alla dea e che sorgeva in Sicilia. Le professe offrivano incenso e richiedevano per loro belleza, favore popolare, l'arte di accarezzare e motti degni di scherzo. Contestualmente alla dea erano offerte composizioni di rose, giunchi ed appunto odoroso sisimbro.



Tasso, Bernardo: Letterato e poeta (Venezia o Bergamo 1493 - Ostiglia, Mantova,1569). Di famiglia di origine bergamasca, dal 1532 fu alla corte del principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, che accompagnò nella spedizione di Tunisi. Quando il Sanseverino fu dichiarato ribelle ed esiliato, Bernardo fu travolto nella rovina politica di lui e dovette sopportare la confisca dei beni e l'esilio (1552). Nel 1554 a Roma lo raggiunse il figlio decenne Torquato Tasso, Torquato, natogli dal matrimonio con Porzia de’Rossi, la quale morì nel 1556. Fu a Urbino, Pesaro e Venezia, dove condusse a compimento nel 1560 la stampa del poema Amadigi. Non avendogli questa pubblicazione, né quella delle Rime procurato l'agiatezza sperata, il Tasso si alloggiò (1561) presso il cardinale Luigi d'Este e in seguito (1563) alla corte di Guglielmo Gonzaga. Restano di lui alcune opere derivate da grandi modelli classici, una particolare attenzione meritano le Rime (canzoni, odi, sonetti, egloghe), in quanto vi si scoprono i segni di un'aspirazione a tentare vie nuove. Alla lezione del Bembo il Tasso si era attenuto quando, negli anni giovanili, aveva cantato l'amore per Ginevra Malatesta; ma nel gruppo delle poesie ispirate dalla moglie presenta qualche novità sia il tema ricorrente della lontananza e dell'amor coniugale, sia (cosa più notevole) l'uso di schemi metrici ricalcati sulla poesia antica. Il suo gusto oraziano trovò seguaci.
Ma l'opera principale del Tasso è l'Amadigi, poema in 100 brevi canti in ottave, la cui composizione egli iniziò fin dal 1543. Sua fonte è il romanzo cavalleresco spagnolo Amadís de Gaula, di Garci Rodríguez de Montalvo. Dapprima, il Tasso avrebbe voluto dare veste classica alle avventure del protagonista e adoperare l'endecasillabo sciolto; ma si decise poi per l'ottava, più gradita al Sanseverino. Dovette inoltre influire sulla decisione di Tasso la conoscenza del Discorso (1554) di G. Giraldi Cinzio, Giambattista che aveva difeso Ariosto e il poema cavalleresco e additato una via di compromesso fra quello e il poema epico, legittimando il genere che può dirsi romanzesco. Il Tasso si diede quindi a variare le gesta e le avventure del protagonista, innamorato di Oriana, che egli riesce finalmente a sposare con l'aiuto della fata Urganda. A tali contrastate vicende il Tasso intrecciò gli amori e le peripezie di altre coppie (Alidoro e Mirinda, Floridante e Filidora), pur sempre attenendosi ai modelli classici negli ornamenti retorici e nelle parti accessorie. Un altro poema, il Floridante (pensato come sviluppo dell'Amadigi), rimase interrotto al XIX canto. [AZELIA ARICI IN "NOVA 2006 - UTET"]



:nardo - nome di diverse piante erbacee: nardo celtico (Valeriana celtica) e nardo frastagliato (Centranthus calcitrapa), entrambi della famiglia delle Valerianacee; Nardus stricta, graminacea dei pascoli montani; nardo selvatico (Asarum europaeum: v. asaro).



Cymbopogon (anticamente detto anche NABATEO dalla terra di diffusione): Cymbopogon Genere delle Poaceae. Comprende le seguenti specie: Cymbopogon afronardus; Cymbopogon bombycinus; Cymbopogon caesius; Cymbopogon citratus (Pianta erbacea perenne. Altezza fino a 1,80 m. Pianta non rustica.) ; Cymbopogon coloratus; Cymbopogon confertiflorus; Cymbopogon cymbarius; Cymbopogon distans; Cymbopogon exaltatus; Cymbopogon excavatus; Cymbopogon flexuosus; Cymbopogon giganteus; Cymbopogon goeringii; Cymbopogon hirtus (Pianta perenne erbacea, cespitosa.) barboncino mediterraneo; Cymbopogon jwarancusa; Cymbopogon martini; Cymbopogon nardus; Cymbopogon nervatus; Cymbopogon obtectus; Cymbopogon odoratus; Cymbopogon olivieri; Cymbopogon parkeri; Cymbopogon plurinodis; Cymbopogon polyneuros; Cymbopogon pospischilii; Cymbopogon procerus; Cymbopogon refractus; Cymbopogon rufus; Cymbopogon schoenanthus; Cymbopogon tortilis; Cymbopogon validus; Cymbopogon winterianus.



È conosciuta col nome di Santacroce
l’erba che cura gli occhi dei bambini,
che sana le piaghe e lenisce le ferite;
l’erba che risolve le scrofole e il cancro,
che risana ulcera e canceroma, che lenisce
scottature, che respinge la scabbia e che risolve
anche il morbo che deve il nome ad Impete.
Questa erba riscalda, dissecca, asciuga, purifica, chiarifica,

placa il dolor di denti, del ventre e della testa,
aiuta nella tosse persistente e nelle contrazioni di stomaco;
conferisce a milza e ai reni, anche all’utero
e doma i funesti veleni delle frecce.
Quest’erba giova contro tutti gli accidenti
fa bene alle gengive, concilia il sonno,
riveste di carne le ossa scarnificate
ed è d’aiuto per le deficienze del torace e dei polmoni.

Nessun’erba, anzi, è più potente, nessuna così
eccellente, nei mali di quest’ultimi due.
Quand’era nunzio della Sede Apostolica, nel Paese
Lusitano, ce la portò Prospero Santacroce
per uso e comodo della gente di Roma
perché, prima del tempo, sollevasse il legno antico
della Santa Croce ogni cristiano, di cui oggi
la Repubblica gioisce; e perché questa famiglia illustre

e della nostra salute e dell’anima e del corpo amica,
fosse chiamata della Santa Croce
.

Questo CARME SUL TABACCO DETTO ANCHE ERBA PANACEA fu scritto da Castore Durante e intitolato nella sua versione originale in latino De herba panacea, quam alii tabacum, alii petum, alii nicotinam vocant: venne pubblicato nel 1587 ad Anversa dall’editore Gilles Everaerts, come introduzione ad un libro in sedicesimo che raccoglieva testi di medicina, tra cui un curioso studio di botanica di Castor Durante dal titolo De usu et praxi radicis Mechoacan brevis commentariolus (radici originarie del Messico). Si tratta di uno dei primi testi scientifici sulle piante importate dal Nuovo Mondo. Il libro, ordinato da Jean Bellere (1553-1595), conteneva anche due testi di Galeno (Teriaca a Pisone e Degli antidoti), uno studio di Gerard van Bergen sulla peste e un testo di Jean Jonghe (+1563) sui medicamenti. La scienza del tempo non era concorde sulla tossicità e pericolosità del tabacco, da noi noto anche come erba di Santacroce: si è voluto vedere in questo raro brano un'ironizzazione del Durante sul cardinale Prospero Santacroce che nello Stato della Chiesa aveva forti interessi nel commercio del tabacco.
Anche Aprosio riprendendo queste tematiche affrontò il problema del TABACCO che qui è poi rivisitato scientificamente da un moderno articolo del dott. Pietro Loi, strutturato proprio sul materiale custodito all'a CBA.
E' più plausibile che il Marino per il canto VI del suo Adone si sia attenuto alle fonti classiche, nonostante sia vissuto nel tempo dell'affermazione del tabacco, e che precisamente si sia rifatto al passo del XXV libro,30 di Plinio laddove, nella traduzione di Paola Cosci, è scritto (secondo un'identificazione condivisa da G. Pozzi, II, p. 346, 128, 1):
"La panacea, come dice il nome stesso, promette rimedi per tutte le malattie: ne esistono diverse varietà e la sua scoperta è attribuita agli dei. Una varietà è denominata appunto asclepia: in seguito a ciò Asclepio ha chiamato sua figlia Panacia. Il suo succo, coagulato, è come quello già descritto della ferula; la radice ha una scorza consistente e salata. E' una pratica religiosa e un rito di espiazione in favore della terra, una volta strappata questa radice, riempire la buca con varie qualità di messi. Abbiamo già indicato, parlando delle piante esotiche, dove e in che modo si produce questo succo, e qual è il tipo più apprezzato. Quello che viene portato dalla Macedonia si chiama bucolico, perché sono i pastori a raccogliere il succo che fuoriesce spontaneamente; questo evapora con grande rapidità. Fra le altre varietà vengono scartate soprattutto le nere e le molli: è questo infatti il segno di adulterazioni prodotte con la cera. La seconda qualità è detta eraclia, e se ne attribuisce la scoperta a Ercole. Altri la chiamano origano di Eraclea o selvatico, in quanto è simile all'origano (del quale abbiamo già parlato); la sua radice è inutilizzabile. L terza panacea è denominata chironia, dal nome del suo scopritore. La sua foglia è simile a quella del lapato, ma più grande e più pelosa; il fiore è dorato, la radice piccola. nasce nei terreni grassi. Il suo fiore è molto efficace, e perciò questa varietà è la più utile di quelle trattate sopra. La quarta panacea, scoperta sempre da Chirone, è detta centauria, ma anche farnacia, dal nome del re Farnace (c'era una controversia su chi l'avesse scoperta). Questa panacea viene coltivata, le sue foglie sono più lunghe di quelle delle altre e dentellate. La radice, profumata, viene fatta seccare all'ombra e dà aroma al vino. Alcuni ne hanno individuato due varietà, una con le foglie liscie, l'altra più sottile...".



[Idem, lib. XII, trad. Alessandro Perutelli]"...Il galbano viene usato solo in medicina; un altro prodotto della Siria è la panacea, che serve anche per i profumi; cresce anche a Psofide, in Arcadia, nei dintorni della sorgente del fiume Erimanto, nonché in Africa e in Macedonia. Si tratta di una ferula particolare alta cinque cubiti, le foglie sono raggruppate prima a quattro per volta poi a sei, quelle a terra sono rotonde e di notevoli dimensioni, mentre in cima sono come quelle dell'olivo; il seme pende giù dal fogliame a chioma come nella ferula. Il succo si raccoglie incidendo il tronco al tempo delle messi e la radice in autunno. Il più pregiato è quello che coagulandosi diventa bianco; segue per qualità quello pallido, mentre nessun valore ha quello nero. La qualità migliore costa due denari a libbra. La ferula che ha nome spondilio differisce da questa solo nelle foglie, poiché esse sono più piccole e divise come nel platano. Cresce solo in luoghi ombrosi. Il seme, che ha lo stesso nome, ha l'aspetto del seseli, e si usa solo in medicina...".



Giorgini, Giovanni nobile poeta, imitatore del Tasso, si dedicò a studi giuridici per poi rivolgersi a quelli filosofici ed eruditi. Originario di Iesi, nato nel 1535 e morto nel 1601. Nome su edizioni: Giouanni Giorgini, Giouanni Giorgini da Iesi: vedi Sigla: DEI Dizionario enciclopedico italiano: Giorgini Giovanni sotto voce Colombo.
Giorgini, Giovanni, Il mondo nuouo del sig. Giovanni Giorgini da Iesi, all'inuittissimo principe di Spagna, e sue serenissime sorelle. Con gli argomenti in ottaua rima del sig. Gio. Pietro Colini, & in prosa del sig. Girolamo Ghisilieri, In Iesi : appresso Pietro Farri, 1596 - 153, [5] c. ; 4o. - Note Generali: Cors. ; rom. - Diversi errori nella numerazione delle c - Fregi e iniziali in cornice xil. - Marca sul front - Segn.: A-2Q42R2 - Segue a c. 2Q2r.: Discorso breue et generale sopra il mondo nuouo di m. Agostino Campano da Iesi - Numeri: Impronta - e.er e.te a.ra L'Ma (7) 1596 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca comunale Luciano Benincasa - Ancona - Biblioteca comunale Planettiana - Jesi - AN - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza



Lorich, Reinhard, gesuita, professore di eloquenza e di teologia. Nato ad Hadamar in Prussia nel 1510 e morto nel 1564 circa.- Nome su edizioni: Rheinardus Lorichius Hadamarius - Lorich, Reinhard - Lorichius, Reinhardus
Fu apprezzato autore dell'opera De institutione principum, loci communes, quorum cognitio non modo ijs, cum imperio sunt, verum quibusuis alijs Magistratibus, & subditis in primis utilis & necessaria recens recogniti, atque locupletati, autore Reinhardo Lorichio Hadamario. Cum indice
, Francoforti : apud Christianum Egenolpum, 1541 - 309, 3 c. ; 8o - Marca sul front Cors. ; gr. ; rom Segn.: A-Z8a-q8 - Iniziali xil - Impronta - a-is itin utu, adtu (3) 1541 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Estense Universitaria - Modena
L'opera cui si riferisce Aprosio è però:
Aphthonii sophistae Progymnasmata. Partim a' Rodolph. Agricola, partim a Ioanne Maria Cataneo, latinitate donata. Cum scholiis R. Lorichij Novissima editio superioribus emendatior et concinnior .., Lugduni : sumpt. Phil Borde Laur. Arnaud et Cl. Rigaud, 1659 498 p. ; 12°: si tratta dell'edizione di un lavoro filologico del sofista greco Aphthonius già ripresa e tradotta da Rodolphus Agricola e Giovanni Maria Cattaneo, [1529m.] e quindi commentata da Lorich, Reinhard



Aphthonius di Antiochia, sofista e retore Greco, visse nella seconda metà del quarto secolo dopo Cristo, o in epoca posteriore. La parte essenziale dello schema di Aphthonius comprende 7 domande di base, a cui ogni serio ricercatore dovrebbe dare risposta. Le domande dovrebbero essere integrate e suddivise in modo da essere pertinenti alla materia in esame
. Quis?
Quid?
Ubi?
Quibus auxiliis?
Cur?
Quomodo?
Quando?



Il filologo Johannes Ravisius propriamente Jean Tixier Textor (1480-1525 ca.), detto Testore, insegnò a Parigi e nelle sue opere Officina e "Cornucopia" realizzò vere e proprie vere enciclopedie del sapere rinascimentale sull'antichità latina.
All'intemelia Aprosiana si conservano le:
Epistolae Ioannis Ravisii Textoris, non vulgaris eruditionis Nunc recens ... multo quam antehac unquam emendatius & correctius in lucem editae, Basileae : ex officina Leonhardi Ostenii, 1590 [2], 117 p. ; 8°.
e l'opera cui Aprosio fa qui cenno
Io. Ravisii Textoris ... Epithetorum opus absolutissimum. Post varias editiones ipsiusque auctoris recognitionem ... accesserunt de prosodia lib. 4. Item de carminibus ad veterum imitationem artificiose, facilisque methodo componendis observatione digna precepta, a Georgio Sabino ... collecta .. in hac tandem nova editione ... haec omnia ab ... Iacobo Fella ... collecta, Venetiis : apud Iacobum Sarzinam, 1630 [4], 47 c., [2], 896 p. ; 4°.



Tito Flavio Clemente meglio conosciuto come Clemente Alessandrino, teologo, filosofo e scrittore cristiano del II secolo (150 ca. - 215 ca.) Clemente nacque da genitori pagani presumibilmente ad Atene verso il 150. In età adulta si converte al Cristianesimo. Viaggiò molto in sud Italia, Siria e Palestina, dopo il 180 studiò con il filosofo Panteno alla scuola di teologia di Alessandria d'Egitto (Didaskaleion). Quando Panteno venne designato dal patriarca Demetrio di Alessandria come missionario in India scelse il suo miglior allievo Clemente come suo successore. Sotto la sua guida dal 190 al 202 la scuola alessandrina divenne molto famosa. Sotto la sua guida si formarono famosi teologi come Origene che gli fu successore alla guida della stessa. La persecuzione di Settimio Severo lo costrinse nel 202 a fuggire dapprima a Cesarea in Cappadocia e poi a Gerusalemme dal suo ex allievo e ora vescovo Alessandro. Ivi morirà attorno a 215. Per molti secoli venerato come santo, venne da papa Clemente VIII (1592-1605) depennato dal martirologio per alcuni punti non ortodossi della sua dottrina.
La dottrina
Clemente è considerato il primo gnostico cristiano, egli credeva che la gnosi (conoscenza) fosse l'elemento principale nella perfezione cristiana. Ma la vera gnosi, per Clemente, poteva essere raggiunta solamente attraverso uno sforzo etico e dottrinale basato sul messaggio evangelico, che aveva il suo fondamento nella fede. Cristo infatti è diventato uomo per rivelarci che solo attraverso Lui si ottiene l'immortalità. Per Clemente è problema essenziale mostrare come il cristianesimo sia superiore a ogni filosofia, ma cerca anche di spiegare che nella fede cristiana sia contenuto quanto di meglio la filosofia avesse prodotto prima di Cristo. Egli distingue tra la funzione svolta dalla filosofia prima di Cristo e la funzione che deve svolgere dopo di Lui. Egli sottolinea come sia possibile attraverso la filosofia avvicinarsi alla verità che comunque si completa solo attraverso la rivelazione. Come Giustino, Clemente ammette la presenza in tutti gli uomini di una scintilla divina che permette di accedere alla fede. In questa prospettiva, il cristianesimo appare non come la negazione, bensì come il completamento della tradizione filosofica. Il cristianesimo non ha il carattere settario delle scuole filosofiche o dei gruppi gnostici, non è prerogativa di una minoranza, Dio chiama a sé tutti indistintamente. La fede si identifica per Clemente con la nozione stoica di assenso. Essa è superiore alla rappresentazione che ci fornisce il sapere. Questo non significa che occorre fare a meno della conoscenza, ma soltanto che la fede è il fondamento epistemologico sul quale si può costruire la vera conoscenza. Questa lettura della fede attraverso la filosofia potrebbe essere stata scelta da Clemente per avvicinare le classi colte dell'Alessandria del suo tempo, presso le quali la filosofia godeva di molto prestigio.
Opere
Protrettico o Esortazione ai Greci (Protreptokos pros Ellenas).
Disposizioni (Hypotyposeis): in otto libri in buona parte persi salvo alcuni frammenti. Secondo Fazio, avrebbe contenuto dogmi come il docetismo, la metempsicosi, l'eternità della materia, la pluralità dei Logos.
Miscellanea (Stromateis).
L'istruttore (Paidagogos). In tre libri. Con istruzioni al fedele per divenire un buon cristiano mediante una vita disciplinata.
Quale ricco si può salvare". Omelia.
Lettera di Mar Saba. Clemente sembra essere l'autore di una lettera nella quale egli riporta estratti di un Vangelo Segreto di Marco. Questa lettera fu scoperta da Morton Smith nel 1958 nel monastero di Mar Saba che si trova a sud di Gerusalemme. Restano molti dubbi sulla sua autenticità.
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Toribio da Benavente
Frate Toribio nasce a Benavente, nel regno iberico di Leòn, verso il 1490.
Non si conosce nulla di preciso sulla sua giovinezza, sugli studi compiuti, sull'ammissione all'ordine dei Frati Minori, sull'ordinazione sacerdotale, avvenuta intorno al 1516. E' certo che poco dopo si stabilisce nella provincia francescana di San Gabriele, in Estremadura, dove soggiorna per circa sei anni, stringendo stretti rapporti con il provinciale, padre Martiri de Valencia (1474 ca. -1534), noto per la vita austera e per il fervore religioso.
Quando, con la bolla Alias felicis, del 25 giugno 1521, Papa Leone X (1513-1521) autorizza l'ordine serafico a iniziare l'opera di evangelizzazione nella Nuova Spagna, l'odierno Messico, padre Martin viene scelto per guidare la missione nel Nuovo Mondo e frate Toribio, nonostante la giovane età, è annoverato fra i primi dodici francescani, "predicatori e confessori devoti", noti anche come i dodici apostoli, che sbarcano in Messico il 13 maggio 1524.
Nell'antica capitale azteca, Tenochtitlàn, la futura Città di Messico, sono accolti dal conquistador Hernàn Cortés (1485-1547), governatore della Nuova Spagna, che va loro incontro a capo scoperto e in ginocchio, imitato dai suoi luogotenenti e dai più illustri capi indiani.
Il 2 luglio i missionari riuniscono il loro primo Capitolo, che decide la fondazione della Custodia del Santo Vangelo, affidata a padre Martin, e la ripartizione dei territori da evangelizzare sulla base delle quattro maggiori città del paese. Frate Toribio - che aveva assunto l'appellativo di "Motolinia", cioè "povero" in nàhuatl, la lingua degli aztechi, intendendo ribadire in tal modo la scelta di povertà radicale - ha la responsabilità di Città di Messico ed è nominato guardiano, cioè superiore, dell'erigendo monastero di San Francesco.
Nei trent'anni seguenti è guardiano dei principali conventi del Messico centrale, inquisitore a Città di Messico, quindi ispiratore e protagonista del tentativo di allargare il raggio di azione della missione in direzione del Guatemala e del Nicaragua, dove si reca tre volte, soggiornandovi per alcuni anni. Nel 1546, dopo la morte improvvisa del vicario provinciale, Motolinia è posto provvisoriamente alla guida dell'Ordine in Messico, finché il Capitolo del 1548 conferma tale scelta, eleggendolo ministro provinciale per tre anni.
In ogni occasione rifulgono in lui l'entusiasmo, l'impegno, le capacità organizzative del missionario, che personalmente battezza e istruisce nella fede decine di migliaia di indios. Grazie alla sua vasta esperienza e alla conoscenza delle lingue e dei costumi dei nativi, nel 1536 riceve dai superiori l'incarico di proseguire l'indagine etnografica sulle società precolombiane, iniziata tre anni prima dal francescano Andrés de Olmos (1480 ca.-1570) e di aggiungervi la storia dell'attività missionaria svolta fino a quel momento.
Lo studio, che per umiltà Motolinia vuole lasciare anonimo, rimane inedito fino al 1848, quando viene pubblicato a Londra con il titolo di Historia de los Indios de la Nueva España. Compone anche una Doctrina Cristiana en lengua mexicana, un Tratado del Camino del Espiritu, e alcuni auto, od opere di teatro edificanti, in lingua nàhuatl, fatti rappresentare a Tlaxcala in occasione del Corpus Domini del 1538 e delle feste di Pasqua del 1539.
La sua attività s'intreccia con gli avvenimenti più significativi della storia spirituale del Messico.
Nel 1531 assiste al trasporto dell'immagine miracolosa della Vergine di Guadalupe dal colle dei Tepeyac a Città di Messico e, nel 1539, svolge un'indagine sulla vicenda dei tre piccoli martiri di Tlaxcala, tre bambini tlaxcaltechi assassinati fra il 1527 e il 1529 dagli indios rimasti fedeli ai culti precolombiani.
Nel 1555 indirizza una lunga lettera all'imperatore Carlo V d'Asburgo (1500-1558) - che come re di Castiglia e di Leòn aveva giurisdizione sulle Indie, le province ispaniche d'oltremare -, tracciando un bilancio positivo della conquista e della prima evangelizzazione delle Americhe, in polemica con alcuni scritti del domenicano Bartolomé de Las Casas (1474-1566), ferocemente critico verso la colonizzazione spagnola.
Muore il 10 agosto 1569 a Città di Messico.
[ESTRATTO PARZIALE DA UN SAGGIO "ON LINE" DI FRANCESCO PAPPALARDO]



Casas, Bartolome : de las , D. Bartholomaei De Las Casas, episcopi Chiapensis ... Erudita & elegans explicatio quaestionis: utrum reges vel principes, jure aliquo vel titulo, & salua conscientia, Tubingae: Wild, Eberhard, 1625
Casas, Bartolome : de las , Breuissima relacion de la destruycion de las Indias: colegida por el obispo don fray Bartolome de las Casas, o Casaus, de la orden de Santo Domingo, senza nome, 1552
Casas, Bartolome : de las , Narratio regionum Indicarum per Hispanos quosdam deuastatarum verissima: prius quidem per episcopum Bartholemaeum Casaum, natione Hispanum Hispanice conscripta, & anno , Francofurti: Bry, Theodor deSaur, Johann, 1598
Casas, Bartolome : de las , Il supplice schiauo indiano di monsig. reuerendiss. D. Bartolomeo Dalle Case o Casaus, siuigliano, ... conforme al suo vero originali spagnuolo gia stampato a Siuiglia. , In Venetia: Ginami, Marco, 1636
Casas, Bartolome : de las , Conquista dell'Indie Occidentali / di monsignor fra Bartolomeo dalle Case, o Casaus, sivigliano, vescovo di Chiapa ; tradotta in italiano per opera di Marco Ginammi, In Venetia, 1645
Casas, Bartolome : de las , La liberta' pretesa dal supplice schiauo indiano di monsignor reuerendiss. D. Bartolomeo dalle Case, ... conforme al suo vero originale spagnuolo gia stampato in Si , In VenetiaRistampata in Venetia: Ginami, Marco, 1640
Casas, Bartolome : de las , Istoria o Brevissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali : conforme al suo vero originale spagnuolo gia stampato in Siviglia / di Bartolomeo dalle C , In Venetia, 1643
Casas, Bartolome : de las , Il supplice schiauo indiano di monsig. reuerendiss. d. Bartolomeo Dalle Case, o Casaus, Siuigliano, dell'ordine de' Predicatori, & vescouo di Chiapa, citta regale d , In Venetia: Ginami, 1657
Casas, Bartolome : de las , D. Bartholom. De Las Casas ... Erudita et elegans explicatio quaestionis utrum reges vel principes iure alioquo vel titulo, et salua conscientia, cives ac subditos a re , Jenae: Gollner, Johann <1670-1715>, 1678
Casas, Bartolome : de las , Istoria, o Breuissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali di Monsig. Reuerendiss. Don Bartolomeo dalle Case, o Casaus, ... vescouo di Chiapa. Confor , In Venetia: Ginami, Marco, 1643
Casas, Bartolome : de las , La decouverte des Indes occidentales par les espagnols, et les moyens dont ils se sont servis pour s'en rendre maitres. Ecrite par Dom Balthazar de Las-Casas ..., A Paris, 1701
Casas, Bartolome : de las , Regionum Indicaum per Hispanos olim devastatarum accuratissima descriptio, inserstis Figuris aeneis ad vivum fabrefactis, authore Batholomaeo de las Casas episcopo , Heidelbergae, 1664
Casas, Bartolome : de las , Tratado comprobatorio del imperio soberano y principado vniuersal que los reyes de Castilla y Leon tienen sobre las indias: compuesto por el obispo don fray Bartholome , Trugillo, Sebastian
Casas, Bartolome : de las , Este es vn tratado que el obispo della ciudad Real de Chiapa do fray Bartholome de las Casas, o Casaus compuso, por commission del Consejo Real delas Indias: sobre la m , Trugillo, Sebastian
Casas, Bartolome : de las , Breuissima relacion de la destruycion de las Indias: colegida por el obispo don fray Bartolome de las Casas, o Casaus ..., Trugillo, Sebastian
Casas, Bartolome : de las , Aqui se contiene vna disputa, o controuersia: entre el Obispo don fray Bartholome de las Casas, o Casus obispo que tue de la ciudad Real de Chiapa que es en las Iudias , Frontero de nuestra Senora de Gracia. a x. dias del mes de Setiembre: Trugillo, Sebastian, 1552
Casas, Bartolome : de las , Aqui se contienene vnos auisos y reglas para los confessores que oyeren confessiones delos Espanoles que son, o han en cargo a los Indios delas Indias del mar Oceano: , (Seuilla: Trugillo, Sebastian, 1552. impressor
Casas, Bartolome : de las , Principia quedam ex quibus procedendum est in disputatione ad manifestandam et defendendam iusticiam Yndorum: per episcopum F. Bartholomeum a Casaus ordinis predicatoru , Trugillo, Sebastian
Casas, Bartolome : de las , Aqui se contienen treynta proposiciones muy juridicas en las quales sumaria y succintamente se tocan muchas cosas pertenecientes al derecho que la yglesia y los pri , Trugillo, Sebastian
Casas, Bartolome : de las , Entre los remedios que don fray Bartolome casas: obispo dela ciudad real de Chiapa: refirio por mandado del Emperador rey nuestro senor: enlos ayuntamientos que mando h , Seuilla: Cromberger, Jacobo
Casas, Bartolome : de las , Istoria o breuissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali di monsig. reuerendiss. don Bartolomeo dalle Case, o Casaus, Siuigliano vescouo di Chiapa c , In Venetia: Ginami, Marco, 1626
Casas, Bartolome : de las , Histoire des Indes occidentales. Ou l'on reconnoit la bonte de ces pais, & de leurs peuples; & les cruautez tyranniques des Espagnols. Decrite premierement en langue , A Lyon: Caffin, Jean & Plaignard, Francois, 1642
Casas, Bartolome : de las , Istoria o breuissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali di monsig. reuerendiss. don Bartolomeo dalle Case, o Casaus, Siuigliano dell'Ordine de' Pre , In Venetia: Ginami, Marco, 1630
Casas, Bartolome : de las , Oeuvres de don Barthelemi de Las Casas, defenseur de la liberte des naturels de l'Amerique; precedees de sa vie, at accompagnees de notes historique, addition, deve , Paris: Eymery, Alexis, 1822
Ius domaniale ex celeberrimorum iurisconsultorum praesertim Germanorum tractatibus ... in sex partes diuisum ..., Francofurti ad Moenum: Gensch, Christian, 1701
Casas, Bartolome : de las , Tyrannies et cruautez des Espagnols, perpetrees es Indes Occidentales , qu'on dit le nouueau monde: brieuement descrites en langue castellane, par l'euesque don frere , A Paris: Iulien, Guillaume, 1582
Casas, Bartolome : de las , Conquista dell'Indie Occidentali di monsignor fra Bartolomeo dalle Case, o Casaus, Siuigliano, vescouo di Chiapa. Tradotta in italiano per opera di Marco Ginammi, In Venetia: Ginami, Marco, 1644
Casas, Bartolome : de las , Histoire admirable des horribles insolences, cruauez, & tyrannies exercees par les Espagnoles es Indes Occidentales. Briefuement descrite en langue Castillane par don F , senza nome, 1582



CODICE FIORENTINO
LIBRO XII CHE DICE COME SI FECE LA GUERRA QUI, NELLA CITTA DI MESSICO
Testimonianze degli informatori indigeni di Tlatelolco, raccolte fra il 1550 e il 1555 da fray Bernardino de Sahagún.
Historia general de las cosas de la Nueva Espagna
Libro XII
[Testo nahuatl del Codice Fiorentino (Laur. Medie. Palat. 220, ff. 408r-494r)].
Capitolo I:
Ove si dice come siano apparsi, come siano stati scorti i segni, i presagi di sventura, prima che gli Spagnoli approdassero qui, in questa terra, prima che ne avessero notizia i suoi abitanti.
Prima che arrivassero gli Spagnoli, dieci anni innanzi, un presagio di sventura apparve una prima volta nel cielo, come una vampa, come una lingua di fuoco, come una aurora. Essa sembrava piovere a gocce minute, come se fendesse il cielo; si allargava alla base, si assottigliava mano a mano che saliva. Fin nel mezzo del cielo, fino al cuore del cielo essa giungeva, fino al più profondo del cuore del cielo saliva. In tal guisa, la si vedeva, laggiù verso oriente si mostrava, scintillava nel cuore più oscuro della notte, sembrava far giorno, e più tardi il sole sorgendo la dissolveva. Aveva avuto inizio in un anno Dodici-Casa. Quando appariva, la gente prorompeva in lamenti, si batteva la bocca, ne era sgomenta, ogni lavoro smetteva.
Un secondo presagio di sventura sopraggiunse qui, a Messico.
Da sola, da se medesima andò in cenere, senza che nessuno vi avesse appiccato fuoco, la dimora del diavolo Uitzilopochtli. Era detta sua dimora divina, la dimora designata come Tlacateccan. Allo sprigionarsi del fuoco, subito, le colonne di legno, squadrate, bruciarono. Dal suo interno, divampò la fiamma, la lingua di fuoco, la lama di fuoco. In un baleno, ha divorato l'armatura del tempio. Subito si è lanciato l'allerta: " Messicani, senza indugio accorrete, il fuoco sarà soffocato dai vostri orci d'acqua! " Ma, quando essi vi gettavano acqua, quando cercavano di estinguere il fuoco, esso riavvampava più forte. Non si estinse, tutto andò in cenere.
Un terzo presagio di sventura.
Un tempio fu colpito dalla folgore, dal lampo. Altro non era che l'umile dimora dal tetto di paglia che si ergeva su un luogo detto Tzummulco, il tempio di Xiuhtecuhtli. Non a scrosci pioveva, appena cadeva una pioggia leggera, e ciò fu tenuto per funesto presagio. Cosi, si diceva: "Altro non fu che una scintilla del sole, il tuono, nessuno l'ha udito".
Un quarto presagio di sventura.
Quando ancora il sole splendeva nel cielo, una cometa cadde, suddivisa in tre parti. Essa sorse dal lato d'oriente, poi sfrecciò verso occidente, come piovessero braci. Molto lontano si stenderà la sua scia, molto lontano giungerà la sua coda. E quando la videro, alto e continuo si levò un mormorio, quasi che un brusio di conchiglia di mare si fosse levato.
Un quinto presagio di sventura.
L'acqua si mise a ribollire; non era il vento a sollevarla sulla superficie del lago; era come se da se stessa vorticasse: come se, precipitando, producesse un gorgo. E quando si sollevò, assai lontano si spinse, arrivò fino alla soglia delle nostre dimore, sommerse e distrusse le nostre dimore. Ciò accadde nel grande lago che si stende intorno a noi, qui, a Messico.
Un sesto presagio di sventura.
Sovente s'udiva una donna che vagava piangendo, che vagava gemendo, di notte senza posa gemeva, vagava gridando: "Figlioli diletti, ecco che è giunto il tempo della nostra partenza! " Di tempo in tempo diceva: "Figlioli miei cari, dove mai vi condurrò?".
Un settimo presagio di sventura.
Accadde che la gente che viveva sul lago, prese nella rete qualcosa, qualcosa restò impigliato nelle sue reti, un grande uccello cinereo, simile ad un trampoliere. Senza indugi, accorsero a mostrarlo a Motecuhzoma, al Collegio-del-Nero'. Il sole aveva appena iniziato a declinare, da poco aveva percorso la metà del suo corso. L'uccello portava sul capo come uno specchio di forma rotonda, una sfera, come forata nel centro'. In esso si distingueva il riflesso del cielo, gli astri, la costellazione dei Gemelli. E Motecuhzoma fu grandemente turbato quando vide le stelle, e i Gemelli. E quand'egli scrutò per la seconda volta il capo dell'uccello, vi scorse sullo sfondo come della gente che s'appressasse da ogni parte accorrendo, che si fosse mossa a convegno, che venisse disposta alla guerra e veniva portata da cervi. E subito interrogò gli indovini, i sapienti. Disse loro: " Sapete che cosa ho veduto? Come se la gente s'appressasse da ogni parte accorrendo". Ma subito, quando ancora cercavano di darvi risposta, ciò ch'essi vedevano si era dissolto; essi non dissero più nulla.
Un ottavo presagio di sventura. Sovente apparivano uomini, rattrappiti, con due teste, su un corpo solo. E subito venivano portati al Collegio-del-Nero, subito venivano mostrati a Motecuhzoma; e non appena ne erano ammessi al cospetto, subito scomparivano.



Jonston, Jan, Johannis Jonstoni ... Polyhistor, seu rerum ab exortu universi ad nostra usque tempora, per Asiam, Africam, Europam et Americam, in sacris et profanis gestarum succinta et methodica series Jenae, sumtibus Viti Jacobi Trescher, bibliopolae Vratislav; typis Johannis Nisii, 1660-1667 3 v. ; 8°.
Gubernatis, Domenico : de, Orbis seraphicus, historia de tribus ordinibus a seraphico patriarcha S. Francisco institutis, deque eorum progressibus, et honoribus per quatuor mundi partes, scilicet Europam, Asiam, Aphricam, et Americam ... reportatis per F. Dominicum de Gubernatis .., Romae : typis Stephani Caballi, 1682-1685 4 v. ; fol.
Polyhistor continuatus seu rerum toto orbe a Carolo M. ad Albertum 2. austriacum in Europa, Asia, Africa, America gestarum ..., [pars quarta] 1667 [18], 979 p. : 1 ill.
Bartolommei Smeducci, Girolamo, L' America poema eroico di Girolamo Bartolomei gia' Smeducci .., In Roma : nella stamperia di Lodovico Grignani, 1650 [22], 564, [11] p. : ill., 1 ritr. ; in fol.
Rebullosa, Jayme, Descripcion de todas las provincias y reynos del mundo, sacada de las relaciones toscanas de Iuan Botero ... en que se trata de las costumbres, industria, trato y riquezas de cada una de las naciones de Europa, Asia, Africa, America ò Nuevo Mundo ... por Idyme Rebullosa .., En Barcelona : por Gabrie Graells y Girardo Dotil, 1603 [8], 360 c. ; 8°.
Laet, Ioannes : de, Ioannis de Laet ... Notae ad dissertationem Hugonis Grotii de origine gentium americanarum et observationes aliquot ad meliorem indaginem difficillimae illius quaestionis, Amstelodami : apud Ludovicum Elzevirium, 1643 223 p. ; 8°.
Laet, Ioannes : de, Ioannis de Laet ... Responsio ad dissertationem secundam Hugonis Grotii, de origine gentium americanorum. Cum indice ad utrumque libellum, Amstelodami : apud Ludovicum Elzevirium, 1644 [3], 116, [8] p. ; 8°.
Baldani, Fulgenzio, Vita del venerabile Padre Fra Diego Ortiz protomartire dell'ordine eremitano del Padre S. Agostino nel regno del Peru', martirizzato l'anno 1571, raccolta dalla cronica agostiniana di quel regno dal P. Maestro F. Fulgentio Baldani .., In Genova : per Pier Giovanni Calenzani, 1645 152 p. ; 4°.



"a vera Cruce Alphonsus [scrive sotto nome "Cruce" l'Ossinger nel suo repertorio sugli Agostiniani] natione Hispanus, Alumnus Provinciae Mexicanae, vixit Saeculo 16. Compluti Professorem artium liberalium egit, dein ad Indos delatus in portu ipsius verae crucis habitum nostrum suscepit, unde velut a nova Patria cognominari in posterum voluit. Anno 1548 Vicarius Provincialis Indiarum eligitur. Anno 1551, in oppido Atotonilco novae Hispaniae e Theologis primus ad legendum constituitur. Anno 1557 in congregatione Provinciali in monasterio de Ocoitocon Indiae novae Hispaniae electus fuit in Provincialem Vicarium. In schola Mexicana recens erecta non tantum Scripturae Sacrae interpres, sed et Theologiae scholasticae primarius Lector ad finem vitae mansit, tandem laboribus exhaustus, anno 1564 de vita exiit. Diversus igitur est ab Alphonso a vera cruce cognomento Guitierrez, nam hic Mexici anno 1584 e vivis excessit. Josephus Pamphilus in suis Chronicis de primo agit fol. 116, 119 et 120. De secundo autem nempe de Alphonso Guitierrez fol. 130 sub anno 1575. Primus orbi litterato haud ignotus est ob insignes ingenii sui partus, qui sunt:
Cursus artium (id est) recognitio Summularum cum textu Petri Hispani, et Aristotelis.
Resolutio Dialectica Aristotelis.
Liber de tropicis Dialecticis.
Liber de Elenchis.
Speculatio Physicae Aristotelis cum tractatu de animae immortalitate.
Tractatus de caelo.
Nicolaus Antonius Hispalensis in Bibliotheca Hispanica, tomo I, pag. 42, col. II.
Ioannes Clesius in Elencho librorum , pag. 83.
Josephus Pamphilus in Chronicis Ordinis nostri , fol. 116, 119 et 120. Romae 1581.



Funes, Martin : de, Speculum morale, et practicum. In quo medulla omnium casuum conscientiae continetur. Pro confessariis & poenitentibus extructum. Numquam hanteac in lucem editum: nunc vero ex methodica, Constantiae : ex officina Nicolai Kalt, 1599, 3 v. in 1 ( 7],40, 1]; ; 12o. - Segn.: A-D66; A-E66 (bianche E11-12); A-G66 (bianche G11-12) - Sul front. della pt.2. e 3.: 1598 - Impronta - i-t. ino- m.u- emvi (3) 1599 (R) - Impronta - o-i- E.C, umS. grRi (3) 1598 (R) - Impronta - vor; nao- ust, NUSa (3) 1598 (R) - Localizzazioni: Biblioteca statale - Cremona - Biblioteca comunale - Città della Pieve - PG
Codice identificativo: IT\ICCU\LO1E\007713
Funes, Martin : de, Speculum morale, et practicum. In quo medulla omnium casuum conscientiae continetur. Pro confessariis & poenitentibus extructum. Numquam ante hac in lucem editum: nunc vero ex methodica dictrina Martini Funes Hispani, ... desumptum ... Pars prima - tertia] .. , Venetijs : apud Io. Battistam Ciottum, 1600 - 6,167, 1 c. ; 12o. - Bianca la c. O12 - Pars secunda a c.42, Pars tertia a c.91 - Segn.: a6 A-O66 - Impronta - omba e-ca ada- tini (3) 1600 (A) - Marca editoriale: In cornice figurata: l'Aurora che avanza spargendo fiori. Motto: Micat. auraea Phoebo. - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca comunale Planettiana - Jesi - AN - Biblioteca statale - Cremona
Funes, Martin : de, Methodus practica aurei libelli Thomae de Kempis de imitatione Christi. In qua docetur homo a principio perfectionis christianae vsque ad summum gradum ordinate progredi, tam magistris quam discipulis vitae spiritualis perutilis, Coloniae : sumptibus Hermanni Mylij, 1610 - 43, [3] p. ; 16., - Nome dell'autore da: C. Sommervogel, Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonymes publies par des religieux de la Compagnie de Jesus, Paris 1884 col. 589 - Segn.: A-B8 C8(-C8). - Sul front. monogramma xil. IHS - Impronta - t.us nein e-to 19ci (3) 1610 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca d'arte del Museo civico Correr - Venezia



Wadding, Luke (1588 - 1657) = consultane qui la vita.
Tra le sue pubblicazioni in Italia secondo l'SBN si trovano:
Wadding, Luke, Vita et res gestae. B. Petri Thomae Aquitani, ex ordine B. Mariae Virginis a Monte Carmelo patriarchae Constantinopolitani ... Authore R. Adm. P.Fr. Luca Vuadingo, ..., Lugduni: Durand, Laurent, 1637
Wadding, Luke, Presbeia siue Legatio Philippi 3. et 4. catholicorum regum Hispaniarum ad SS. DD. NN. Paulum PP. 5. et Gregorium 15. de definienda controversia Immaculatae Conceptionis , Louanii: Haestens, Henrick van, 1624
Waleys, John , De oculo morali aureus libellus Ioannis Gualensis Anglici ordinis Minorum. Fr. Lucas Vvaddingus Hibernus, eiusdem instituti, recensuit, suo authori vendicauit, Viterbij: Tinassi, 1655
Wadding, Luke, Scriptores ordinis minorum quibus accessit syllabus illorum qui ex eodem ordinem pro fide Christi fortiter occubuerunt. Priores atramento, posteriores sanguine christia , Romae: Contedini, Lino, 1806
Sbaraglia, Giovanni Giacinto, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad Syllabum matyrum eorundem ordinum. Opus posthum , Romae: Contedini, Lino, 1806
Wadding, Luke , Vita R.P.F. Ioannis Duns Scoti ordinis Minorum Doctoris Subtilis. Authore R.P.F. Luca Wadingo Hiberno, ... Accessit Panegyricus aeternae memmoriae, & famae ioannis Duns , Montibus: Waudre, 1644
Navarro, Tiburcio, Vita S. Francisci Ord. Minorum institutoris. Ex annalibus Lucae VVaddingi studio f. Tiburtij Nauarri eiusdem ordinis alumni fideliter desumpta, Romae: Bernabo, Angelo, 1670
Francesco : d'Assisi, Opuscula b.p. Francisci Assisiatis: iampridem ab adm. r.p.fr. Luca Vvaddingo ... collecta, distincta, notis, & commentariis asceticis illustrata. Nunc tandem, ad commod , Alexandriae: Soto, Giovanni, 1629
Wadding, Luke, Apologeticus de praetenso monachatu Augustiniano sancti Francisci, in quo deteguntur, & reselluntur varij errores ex hac vna controuersia exorti. Auctore p.f. Luca , MatritiMatriti: Junta, Teresa, 1625
Alcuni miracoli di s. Francesco d'Assisi fondatore dell'Ordine de' Frati Minori cauati dagli Annali di Luca Vadingo, e dalle croniche del medesimo Ordine. In Roma : nel , Bernabo, Rocco
Wadding, Luke, Vita s. Anselmi episcopi Lucensis commentarijs illustrata per r.p.f. Lucam VVaddingum ordinis minor. Accesserunt eiusdem sancti viri opuscula, RomaeRomae: Tinassi, Nicolo Angelo, 1657
Wadding, Luke, Annales minorum seu trium ordinum a S. Francisco institutorum ab anno 1564 usque ad annum 1574 continuati a P. F. Caietano Michelesio asculano ... iussu R.mi P. Bon , Romae: Pagliarini, 1794
Petrucci, Giovanni Battista , Vita et res gestae B. Iacobi Piceni ord. Min. Reg. Observ. a Ioan. Baptista Petruccio archiep. Tarentino carmine heroico olim conscripta. Edidit, recensuit, notis et , Lugduni: Durand, Laurent, 1641
Pineda, Juan : de <1557?-1637>, Oratio panegyrica de immaculata conceptione B. Mariae Virginis. Habita a R. P. Ioanne De Pineda Societatis Iesu Theol. Inter medios Hispaniae tumultus, ratione Immacula , Mediolani: Cerri, Giovanni Battista, 1627
Waleys, John , De oculo morali aureus libellus Ioannis Gualensis Anglici ... Fr. Lucas Vvaddingus Hibernus, eiusdem instituti, recensuit, suo authori vendicauit, Viterbij: Tinassi, 1656
Wadding, Luke , Annales Minorum, in quibus res omnes trium Ordinum a s. Francisco institutorum ex fide ponderosius asseruntur, calumniae refelluntur, praeclara quaeque monumenta ab , Lugduni: Prost, Claude & Devenet, Jean-Baptiste, 1647
Wadding, Luke, Annales Minorum, in quibus resomnes trium Ordinum a s. Francisco institutorum ex fide ponderosius asseruntur, calumniae refelluntur, praeclara quaeque monumenta ab , Lugduni: Prost, Claude & Devenet, Jean-Baptiste, 1648
Wadding, Luke, Annales Minorum. In quibus res omnes trium ordinum a s. Francisco institutorum ponderosius et ex fide asseruntur, et praeclara quaeque monumenta ab obliuione vendic , Lugduni: Landry, ClaudeDu Four, Claude, 1625-1648
Wadding, Luke , Annales Minorum in quibus res omnes trium Ordinum a s. Francisco institutorum ex fide ponderosius asseruntur, calumniae refelluntur, praeclara quaeque monumenta ab , Romae: Collini, Giovanni Pietro
Antonio : da Padova , S. Antonij de Padua Concordantiae morales sacrorum Bibliorum miro ingenio, & optimo ordine dispositae quibus accessit Egregium promptuarium S. Scripturae, ... nunc prim
Romae: Ciaccone, Alfonso, 1624



"Giovanni da Capestrano, santo. Capestrano è una pittoresca cittadina d'Abruzzo, distante quarantadue km. da L'Aquila, già dominio dei conti di Celano, di cui Antonio, padre del nostro G., era feudatario. G. vi nacque il 24 giugno 1386. L'educazione pedagogica ed i primi elementi culturali del Trivio e del Quadrivio gli vennero impartiti in famiglia, giusta la prassi della nobiltà. Sua madre, parimenti capestranese, forse del casato Amici, essendo egli l'ultimo dei figli, gli voleva un bene particolare. Suo padre morí prematuramente, e forse tragicamente, sul principio del Quattrocento. In diverse prediche tenute in Germania lo stesso G. riferisce di avere avuto in Capestrano cinque nemici principali che in due giorni trucidarono dodici persone della sua parentela, quattro fratelli, ed incendiarono le case paterna e materna. Tra il 1405 e il 1406 si recò all'università di Perugia, detta Casa di S. Gregorio o Sapienza, fondata dal card. Niccolò Capocci verso il 1361 per studenti poveri, sottoposti a regolari statuti disciplinari, e vi scelse la facoltà giuridica, che durava sei anni. Il 7 febbraio 1411 figura tra i quattro studenti provetti, consiglieri del rettore Filippo di Petrucciolo. Dopo tale data, finiti brillantemente gli studi, di G. non si trovano piú notizie negli archivi perugini per circa due anni. È probabile che nel frattempo sia tornato a Capestrano per concludere il suo matrimonio (mai consumato) con la figlia del conte di San Valentino, promesso fin dal 1403; oppure, come molti ritengono, che, invitato dal re Ladislao, sia andato a far parte della giuria nella Grande Vicaria di Napoli. Il 14 aprile 1413 venne nominato nuovo podestà di Perugia Coluccio dei Grifi da Chieti, il quale, in base ai regolamenti, doveva eleggersi sei giudici per l'amministrazione della giustizia nei diversi rioni della città. Il quinto degli eletti fu precisamente il nostro G., cui venne assegnato il rione di Porta S. Susanna, il piú difficile a governarsi. La sua condotta in detto ufficio fu irreprensibile; mai un sopruso, mai un'ingiustizia; non si lasciò corrompere né dalle minacce dei potenti, né dal danaro dei ricchi; donde, mentre i buoni lo coprivano di lodi, i colpevoli andavano maturando propositi di vendetta. Nel luglio 1415, Braccio da Montone con ribelli e fuorusciti, nemici del governo popolare di Perugia che parteggiava per il governo di Napoli, riuscí ad occupare la città. Vi furono stragi vendicative e retate di prigionieri, rinchiusi nel castello di Torgiano. Narrano i suoi biografi che G. venne incarcerato nella torre di Brufa, da cui cercò di evadere. Il progetto fallí poiché, durante la discesa dalla finestra, cadde a terra fratturandosi una gamba, per cui fu facile riprenderlo e gettarlo in piú dura ed oscura prigione. Qui una notte ebbe la visione di s. Francesco d'Assisi, che lo invitò ad entrare nel suo Ordine; ed egli, dopo essersi riscattato con una forte somma, si diresse al convento di Monteripido presso Perugia, chiedendo d'esservi ammesso. Vestí l'abito francescano il 4 ottobre 1416, anno trentesimo di sua vita. Saputo questo, la sua sposa si recò da lui, supplicandolo di non abbandonarla, ma egli la convinse a tornarsene in famiglia e a mantenersi vergine. Tormentavano il novizio forti tentazioni sensuali, i ricordi della brillante vita secolare, una lunga malattia, penitenze irragionevoli inflittegli dal maestro fra Onofrio per sperimentarne la pazienza, ecc. In questo nuovo mondo devoto, ma amarissimo, G., moltiplicando preghiere ed atti di virtú eroiche, giungeva alla professione il 4 ottobre 1417. Non sappiamo dove egli espletò il curriculum degli studi teologici; forse rimase nello stesso convento anche perché la nascente Osservanza non aveva ancora scuole organizzate. Fin dall'inizio del suo apostolato si dimostrò profondo conoscitore dello scibile ecclesiastico: citava la Bibbia letteralmente, allegava testi patristici, sosteneva polemiche dichiarava di preferire s. Tommaso tra gli scolastici. Il 14 novembre 1418, essendo già diacono, dovette ottenere da Martino V, in Mantova, la dispensa per ascendere al sacerdozio, poiché nel secolo, quale giudice, aveva comminate talvolta delle pene corporali che avevano portato al decesso. Nella stessa circostanza il papa lo nominò inquisitore dei Fraticelli, ribelli ed anarchici contro l'ordine morale e sociale, specie nell'Italia centrale. Da allora egli non ebbe piú residenza fissa, tante furono le mansioni affidategli dai ministri generali, dai pontefici e dai regnanti. Nel 1422 si trovava in Abruzzo per erigervi, con autorizzazione apostolica, alcuni conventi per l'Osservanza. Durante la Quaresima del 1426, con un drappello di aquilani, corse a Roma, dov'era stato condotto s. Bernardino da Siena accusato di idolatria perché faceva adorare il Nome di Gesú (JHS) siglato su tavolette. Egli difese l'amico senese con grande successo e tornato a L'Aquila perorò cosí bene la causa di lui e del S. Nome che da allora la sigla bernardiniana passò a far parte dello stemma cittadino. Sull'inizio dell'anno seguente fu invitato a Lanciano per pacificare la città con quella di Ortona a Mare, in guerra tra loro a causa del conteso porto di S. Vito a Mare. Dopo molte prediche e negoziati la pace venne finalmente firmata il 17 febbraio 1427, ed a ricordo furono costruiti i conventi di S. Angelo della Pace in Lanciano e di S. Maria della Pace in Ortona. Si deve anche a G. la riconciliazione di Sulmona con i suoi fuorusciti ed esiliati politici, favorita dalla regina Giovanna II di Napoli e dalla contessa Cantelmi di Popoli. A L'Aquila si deve pure a lui l'associazione permanente "dei Pacieri". Alla sua lotta contro i Fraticelli seguí quella contro gli ebrei. Stando a Napoli, informò la regina che essi, noncuranti delle disposizioni canoniche e forti dei privilegi dei principi, angariavano i cristiani. Giovanna col decreto del 3 maggio 1427 autorizzava G. a costringerli all'osservanza del diritto ecclesiastico e civile in tutto il regno. Essi, potentissimi, entro l'anno medesimo ottenevano che la regina moderasse il suo decreto e cosí fece anche Martino V che l'aveva approvato: peraltro il santo non omise mai di levare la voce contro gli abusi da essi commessi. La predicazione di G. si potrebbe seguire quasi di giorno in giorno sulla scorta dei suoi sermoni e delle lettere. La fama della sua santità ed i miracoli che talvolta operava lo facevano accogliere ed ascoltare come un messo di Dio. La folla degli uditori era tanta che spesso, non bastando le chiese ad accoglierla, lo costringeva a parlare nelle piazze o nei campi; ma anche allora gli uditori per poterlo ascoltare e vedere, dovevano salire sui tetti e sugli alberi. Si afferma che la sua eloquenza superasse quella dei piú illustri contemporanei: Bernardino da Siena, Alberto da Sarteano, Giacomo della Marca, Roberto Caracciolo da Lecce. Per esser libero d'andare predicando dovunque rinunciò ai vescovati di Chieti e de L'Aquila. Nel 1434 predicò a Ferrara, dove inveí contro la nuova moda muliebre, e piú tardi vi ritornò per riformare le Clarisse di S. Guglielmo. Nel 1435 si trovava nel napoletano per appoggiare il card. Vitelleschi nel tentativo di restaurare il dominio pontificio in quel regno, conteso tra Renato d'Angiò ed Alfonso d'Aragona. Nell'anno seguente era a Bologna, ove Eugenio IV aveva trasferito la sua sede, e presso di lui difese vigorosamente il Terz'Ordine Francescano. Nel 1437 a Venezia difese la causa dei Gesuati, ed il patriarca s. Lorenzo Giustiniani lo nominò inquisitore nella sua diocesi. Predicò la Quaresima del 1438 a Verona, trattando dell'interesse e dell'usura, donde l'origine del trattato De Cupiditate; quella del 1439 a Trento, pacificando il principe vescovo con la città e celebrando il sinodo diocesano, in cui svolse argomenti che leggiamo nello Speculum Clericorum. Durante l'estate del detto anno intervenne al concilio ecumenico di Firenze, e si schierò a favore del primato del vescovo di Roma, negato dal conciliabolo di Basilea, e della riunione dei Greci alla Chiesa latina. Portò poi sempre con sé la Bolla dell'unione sancita, e dettò il celebre trattato De auctoritate Papae et concilii. Nello stesso tempo venne mandato a Gerusalemme, dove, per riformare la Palestina francescana, elesse un nuovo custode e un nuovo sindaco apostolico. Tornato in Italia, sostò due anni a Milano, predicandovi la Quaresima sulla base del suo Speculum conscientiae e persuadendo il duca Filippo Maria Visconti a non riconoscere l'antipapa Felice V (Amedeo di Savoia). Ebbe poi l'ordine di portarsi al nord della Francia per estendervi l'Osservanza e sconfiggere i partiti che tenevano ancora per l'antipapa. A Besançon raggiunse l'accordo con s. Coletta di Corbie sulla regola delle Clarisse, visitò i conventi della Borgogna, celebrò il Natale a Verdun. Nei Paesi Bassi riuscí a pacificare il duca Filippo con la città di Gand; per la visita a Parigi delegò il p. Giovanni Maubert e per le province tedesche p. Enrico da Werl, dovendo egli partecipare al capitolo generale di Padova del 9 giugno 1443, dopo il quale veniva eletto vicario generale degli Osservanti cismontani, carica che andò ad iniziare alla Verna, scrivendo la prima circolare, norma di vita per i suoi dipendenti. Scrisse nove trattati di dogmatica, quattordici di morale, sei di diritto canonico, dieci di carattere francescano, compresa la Vita di s. Bernardino, molte lettere ed innumerevoli sermoni. Nel 1444 il magistrato aquilano lo mandò suo mediatore alla corte di Napoli per risparmiare alla capitale abruzzese una seconda distruzione minacciata da Alfonso d'Aragona perché, nella lotta intrapresa per la conquista della corona napoletana contro Renato d'Angiò, aveva sostenuto le parti di questo sino all'ultimo. L'ambasciata riuscí e L'Aquila fu salva. G. è pure benemerito della città per avervi fondato l'ospedale di S. Salvatore. Il 20 maggio moriva a L'Aquila, Bernardino da Siena. Il capestranese, che allora predicava la crociata contro i Turchi in Sicilia, accorse subito, predicò le sue glorie, registrò i miracoli che accadevano ed iniziò il processo per la sua canonizzazione. Superate tutte le difficoltà, il 24 maggio 1450, festa di Pentecoste, Bernardino fu iscritto nei fasti dei santi da Niccolò V. Tra i conventi e le chiese che G. fece costruire in onore del nuovo santo, primeggiano quelli de L'Aquila e di Verona. Mentre predicava a Venezia la Quaresima del 1452, ricevette l'ordine da Niccolò V di portarsi negli stati tedeschi dove era desiderato dall'imperatore Federico III, su consiglio di Enea Silvio Piccolomini, poi Pio II. Il 28 aprile con dodici compagni iniziava il lungo viaggio verso Pontafel, riconciliando dissidenti, riformando religiosi, operando miracoli, dovunque accolto come un apostolo. Fu in Carinzia, Austria, Ungheria, Transilvania, Polonia, Turingia, Moravia, Boemia ecc. Ci sono pervenute le prediche tenute a Vienna, Ratisbona, Amberga, Norimberga, Bamberga, Breslavia, Erford, Hall, Lipsia, Bratislavia, polemiche sostenute contro gli Ussiti di Boemia e lettere spedite da altre regioni e paesi. Nuovi avvenimenti nazionali trasformavano l'apostolo in soldato. L'esercito turco, dopo la conquista di Costantinopoli (23 maggio 1453), cercava, attraverso gli stati balcanici, di raggiungere l'Ungheria. I principi d'Europa, terrorizzati, divisarono di preparare una crociata. La sua organizzazione fu curata dal capitano G. Hunyadi, da G. da Capestrano e dal card. legato G. Carvajal, i quali, percorrendo città e castelli, poterono reclutare un discreto esercito, composto quasi interamente di popolani fervorosi, ma privi d'istruzione militare. Perciò l'Hunyadi e il Carvaial consigliavano di venir a patti col nemico, ma G. li indusse ad affrontarlo, pur col pericolo di disfatta. La battaglia di Belgrado, combattuta prima sulla fortezza detta Cittadella e poi sul Danubio dal 14 al 22 luglio 1456 si concludeva con la vittoria dei crociati. La notizia giunse a Roma il 6 agosto, e Callisto III istituí, in memoria, la festa della Trasfigurazione di Cristo, simbolo dell'Europa trasfigurata in letizia. G. scontò con la vita la vittoria riportata. A causa dei grandi disagi della guerra, contrasse la penosa malattia che lo portò alla morte nel convento da lui fondato ad Ilok (Villaco) il 23 ottobre 1456. II suo decesso fu un vero lutto internazionale, ma anche glorioso per le continue visite di magnati e di pellegrini devoti presso la sua salma specialmente durante gli otto giorni in cui rimase insepolta. Il processo per la sua canonizzazione durò duecentotrentaquattro anni, nonostante i tanti miracoli, le continue lettere postulatorie di corporazioni, vescovi e regnanti, e la bravura dei postulatori della causa, a cominciare da s. Giacomo della Marca; il motivo si deve alle vecchie accuse di Enea Silvio che lo disse vanaglorioso, per avere attribuito solo a sé la vittoria di Belgrado (trascurando Hunyadi), e perché, a parere del card. Carvajal, durante i preparativi di guerra s'era dimostrato nervoso e poco arrendevole ai suoi ordini. Finalmente, in base a documenti coevi, si giunse a dimostrare che nelle lettere a Callisto III, G. aveva detto meno di quel che aveva fatto, che il suo nervosismo, se vero, era spiegabilissimo dato lo stato di guerra, e che se egli avesse obbedito ciecamente al Carvajal la vittoria di Belgrado non si sarebbe avuta. Cosí Leone X il 31 dicembre 1514 permise alla diocesi di Sulmona di celebrare la festa del b. G. da Capestrano e l'indulto fu esteso a tutta la Chiesa da Gregorio XV il 10 settembre 1622. La canonizzazione fu celebrata da Alessandro VII il 16 ottobre 1690, e fissata la festa liturgica per l'Ordine Francescano al 23 ottobre. Il postulatore Giovanni Battista Barberio si adoperò perché il santo venisse proclamato apostolo dell'Europa, ma senza successo. Con la canonizzazione crebbe il culto del santo specie nel paese natio e nell'Ungheria, dove una delle province francescane porta il suo nome. Nella ricorrenza del quinto centenario della nascita (ipotizzato al 1885), la sua festa liturgica venne estesa a tutta la Chiesa e fissata al 28 marzo. L'Aquila lo venera come suo comprotettore. Anche il quinto centenario della morte (1956) è stato celebrato con solenni manifestazioni religiose e civili e molte pubblicazioni. Monaco di Baviera gli ha eretto una Chiesa con monumento antistante; altra Chiesa gli è stata dedicata nel Giappone".[testo di A. Chiappini da Giovanni da Capestrano in Bibliotheca Sanctorum, VI, Roma 1965, col. 645-652].
Opere del da Capestrano (anche ristampe o trattazioni già inedite) custodite nelle biblioteche italiane secondo l'SBN:
Perillustrium doctorum tam veterum, quam recentiorum, in lib. Decretalium aurei commentarii videlicet Abbatis Antiqui, cum additionibus Sebastiani Medices ... Bernardi , Venetiis: Giunta, 1588
Defensorium Tertii Ordinis Beati Francisci, B. Ioanne a Capistrano, a Minorum Obseruantium familia, Auctore cum indice locupletissimo, Venetiis: Ferrari, Antonio, 1580
Il sensibile influsso degli astri convinto di falsita' Dissertazione fisico-critica di F. Giovanni Da Capistrano, Roma: Cannetti, 1796
Suggerimenti ascetici per indirizzo dell'anima alla perfezione colla giunta di tre colloqui a Maria santissima presentati alle persone divote da f. Giovanni da Capistra , Roma: Contedini, Lino, 1820
De iudicio vniuersali futuro, et antichristo, ac de bello spirituali, B. Ioanne a Capistrano e minorum obseruantium familia, theologiae, & iuris vtriusque peritissimo, , VenetiisVenetiis: Deuchino, Pietro, 1578
Il sensibile influsso degli astri conuinto di falsita dissertazione fisico-critica / Giouanni da Capistrano, Roma
, 1796
5) Speculum clericorum B. Ioannis a Capistrano, e Minorum Obseruantium familia, Concionatoris celeberrimi, cum indice locupletissimo, Venetiis: Ferrari, Antonio, 1580
Novissima pro cismontana minorum familia generalium constituzionum collectio reverendissimi patris f. Joannis a Capistrano totius ordinis minorum ministri generalis , Neapoli: Palma, Gennaro, 1828
Nuova raccolta delle costituzioni generali per la cismontana famiglia dell'ordine de' minori pubblicata per opera del reverendissimo padre f. Giovanni da Capistrano min , Napoli: Palma, Gennaro, 1828
La vergine monaca, ed anacoreta s. Chelidonia da Cicoli e l'anacoreta monaco b. Lorenzo da Fanello eroi del secolo 12. e 13. nella solitudine de' Monti Simbruini presso , Roma: Contedini, LinoStamperia di San Michele a Ripa , 1805
Virtu, geste, e miracoli, ossia Storia sulla vita di s. Benedetto da Sanfratello minore riformato ... Composta da f. Giovanni da Capistrano attual ministro provinciale , In Roma nella stamperia dell'Ospizio Apostolico di s. Michele a Ripa: Contedini, LinoStamperia dell' Ospizio Apostolico di S. Michele, 1808 (IT\ICCU\UM1E\005659) Breviarium romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum S. Pii 5. pontificis maximi jussu editum. Clementis 8. et Urbani 8. auctoritate recognitum, off , Bononiae: Nobili & C., 1830
Novissima pro cismontana minorum familia generalium constitutionum collectio reverendissimi patris f. Joannis a Capistrano totius ordinis minorum ministri generalis , Roma: Ajani, Angelo, 1827



Il cardinale Tommaso De Vio nacque a Gaeta il 20 febbraio 1469 da una famiglia rinomata col nome di Jacopo e morì a Roma il 10 agosto 1534. Dai suoi contemporanei fu soprannominato il Caietanus per le sue chiare origini gaetane. Nel 1484 entrò tra i frati Domenicani del monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e proseguì i suoi studi in teologia e filosofia a Napoli, Bologna e Padova. Fu professore di teologia presso le università di Pavia e Roma, ed in questo campo acquisì una considerevole fama in seguito ad un pubblico dibattito con Pico della Mirandola nel 1494 a Ferrara. Dal 1508 al 1518 divenne generale dell'Ordine e consigliere dei papi; dimostrò grande zelo nel difendere i diritti papali contro il Concilio di Pisa, in una serie di pubblicazioni che furono messe al bando dalla Sorbona e bruciate per ordine del re Luigi XII di Francia. Nel 1517 Papa Leone X lo elevò a cardinale e arcivescovo di Palermo. Nel 1518 venne inviato in Germania come Legato Apostolico per partecipare alla Dieta di Francoforte, e lì cercò di arginare la nascente Riforma protestante di Martin Lutero e si adoperò con profitto per l'elezione di Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del Sacro Romano Impero il 28 giugno 1519 (prevalendo sull'altro concorrente Francesco I Re di Francia). Nel 1519 fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Martin Lutero ad abbandonare i suioi propositi di Riforma, e aiutò il papa nell'estensione della bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana. Nel 1523 fino al 1524 organizzò la resistenza contro i Turchi in Germania, Polonia e Ungheria. Nel 1527 venne fatto prigioniero durante il Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati in Italia da Carlo V per punire il Papa Clemente VII per il tradimento della parola datagli, poi venne liberato. Morì a Roma nel 1534.
Tra le sue opere principali si annoverano : De nominum analogia, 1498 - Commentaria super tractatum de ente et essentia Thomae de Aquino, 1496 - Commentaria in III libros Aristotelis de anima, 1509.
[Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_De_Vio"].



Giovanni Pietro Bolzani delle (o dalle) Fosse, scelse il nome umanistico di Valeriano. Di origini modeste e rimasto orfano, entrò presto nella vita religiosa seguendo lo zio Urbano Bolzanio. Studiò a Venezia e pubblicò la raccolta di componimenti latini Praeludia quaedam ("alcuni preludi": Venezia 1509). Si trasferì a Roma al servizio dei Medici e pubblicò nel 1521 uno studio filologico sulla tradizione di Virgilio, Castigationes et varietates virgilianae lectionis ("correzioni e varietà di lettura virgiliana"). Divenne protonotario nella Curia romana e insegnò eloquenza alla Studio (ebbe come allievi Alessandro e Ippolito de’ Medici). Dopo il Sacco di Roma (1527) si trasferì a Firenze, tornò poi a Roma nel 1536, per trasferirsi poi definitivamente a Belluno. Al periodo romano risalgono i Hieroglyphica ("geroglifici", di cui uscirono due edizioni nel 1556, la prima, incompleta, a Firenze, la seconda a Basilea) e il dialogo in due libri De litteratorum infelicitate ("l'infelicità dei letterati", pubblicato postumo a Venezia nel 1620). Morì a Belluno nel 1558.[DA RINASCIMENTO - ON LINE]



Randulf, Enevold Nielsen, Tuba Danica: hoc est Dissertatio Theologica de aureo cornu in Cimbria invento, Haunia. 1644: vedi DANSK BIOGRAFISK LEXIKON, 1537-1814. (ed. 1887 - 1905)



Rajas, Pablo Albiniano de, [1584 (Valencia ), 1667 ] fu professore di umanità e teologia a Saragozza e quindi rettore a Valencia.
Tra le sue opere registrate dall'SBN si torvano nelle Biblioteche Italiane:
Rajas, Pablo Albiniano : , Lagrimas de Caragoca en la muerte de Felipo, rey 2. de Aragon deste apellido. Y exequias, que, con aparado real a su memoria celebro. Recogiolas el P. Paulo de Rajas de la Compania de Iesus mandandolo la misma ciudad, En Caragoca : por Juan de Lanaja y Quartanet, 1621 (En Caragoca : por Iuan de Lanaja y Quartanet impressor del reyno de Aragon y de la vniuersidad, 1621) - 10, 261, 3, 69, 3 p., 1 c. di tav.: front. calcogr., 2 c. di tav. ripieg. : ill. calcogr. ; 4o - Front. calcogr. inciso da Albinianus [incisore; sec. 17.] - Segn.: 1*4A-2K4, "A-I4 - Bianche le c. 2K4 e l'ultima - Le c. di tav. ripieg. contengono testo - Impronta - raa- ona; i-a- gosu (3) 1621 (A) - Paese di pubblicazione: ES - Lingua di pubblicazione: spagn. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Rajas, Pablo Albiniano : , In obitu Philippi Tertii Hispaniarum regis catholici ad Caesaraugustanos oratio. Dixit Paulus Albinianus de Rajas Societatis Iesu theologus, - Caesaraugustae : apud Ioannem a Lanaja & Quartanet, 1621 - 2, 32 p. ; 4o - Segn.: p1a-d4 - Emblema calcogr. dei Gesuiti sul front. - Impronta - ix,& um*- neul cesi (3) 1621 (A) - Paese di pubblicazione: ES - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Lastanosa, Vincencio Juan : de [1607-1684>], Museo de las medallas desconocidas Espanolas, publicalo don Vincencio Iuan de Lastanosa, senor de Figaruelas, ... Ilustrado con tres discursos, del padre Paulo de Rajas, de la Compania de Iesus, del doctor..., Impresso en Huesca : por Iuan Nogues, 1645, - [26], 20 p., 21-51 c., P. [1], 53-220, C. 221-224, P. [14], [2] c. di tav. calcogr. : ill. calcogr. ; 4o. Note Generali: Le c. 21-51 e 222-224 sono tavole calcografiche, non segnate, ma inserite nella paginazione - Le ill. e il front. calcogr. opera di Lorenzo Aguesca, citato anche a p. 116; altra c. di tav. con impresa calcogr. dell'A. (Fenice su rogo. Motto: Vetustate fulget) - Segn.: p4 4 24 A4 B6 ch1 C-Z4, ch1 26 ch1 -Impronta - o-ea s.r. o-e- reil (3) 1645 (R) - Paese di pubblicazione: ES - Lingua di pubblicazione: spagn. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Rajas, Pablo Albiniano : , In Canticum Canticorum Salomonis commentarius litteralis, in quo nuptiae Verbi cum Ecclesia sub triplice statu, amantium, sub naturae lege; sponsorum, sub scripta; coniugatorum, sub gratia describuntur ... Authore, R.P. Paulo Albiniano de Raias Valentino Soc. Iesu, ..., Genuae : ex typographia Benedicti Guaschi, 1656 - 62, 874 i.e. 872 p. ; fol. Note Generali: Con il testo del Cantico dei Cantici - Segn.: \fiore!6 a-e4 f6 A-5R4 - Omesse nella numerazione le p. 497-498 - Emblema xil. dei Gesuiti sul front. - Impronta - umr, 1.ea i-ic Alcu (3) 1656 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma



-(IL) NUOVO MONDO: LA SCOPERTA GEOGRAFICA DEL MONDO NUOVO - IMPRESA DI CRISTOFORO COLOMBO
-(IL) NUOVO MONDO OD INDIE OCCIDENTALI PRENDE IL NOME DI AMERICA: L'ENIGMATICA FIGURA DI AMERIGO VESPUCCI ED IL TESTO INTEGRALE DELLE LETTERE DEI SUOI VIAGGI INDIRIZZATE A PIER SODERINI
-[ LA CIRCUMNAVIGAZIONE DEL GLOBO: L'IMPRESA DI F. MAGELLANO ATTRAVERSO LA LETTURA INTEGRALE DEL DIARIO DI ANTONIO PIGAFETTA E L'ANALISI CRITICA CHE NE FU FATTA NEGLI SCRITTI DI F. C. MARMOCCHI ]
-SEGNI DI SVENTURA PER L'IMPERO AZTECO APPARSI PRIMA DELL'AVVENTO DEGLI SPAGNOLI: DA CODICI ATZECHI E TRADIZIONE ORALE RACCOLTA
-(IL) NUOVO MONDO: ANTICHE OPERE VARIE INTEGRALMENTE DIGITALIZZATE SULLA CONQUISTA SPAGNOLA DELL'IMPERO DEGLI AZTECHI, DELL'ANAHUAC, DEL MESSICO E DELLO YUCATAN
-(IL) NUOVO MONDO: TESTO INTEGRALE DELL'OPERA DI ALVARO DI TOROZOMOC STORIA ANTICA DEL MESSICO
-[ LA RELIGIONE MESOAMERICANA DEI SACRIFIZI UMANI E DELL'IMOLAZIONE AGLI DEI: L'IPOTESI DEL TOROZOMOC = RELAZIONE DELLA SUA OPERA CON LE LETTERE RESOCONTO DI H. CORTES ]
-[ MONTEZUMA O MONTECUZOMA ULTIMO IMPERATORE AZTECO DEL MESSICO ]
-[ H. CORTES CONQUISTATORE DEL MESSICO ]
-VIAGGI DI JUAN PONCE DE LEON CONQUISTATORE DI PORTORICO E SCOPRITORE DELLA FLORIDA
-(IL) NUOVO MONDO: TESTO INTEGRALE DELL'OPERA DI F. XERES RELAZIONE DEL CONQUISTO DEL PERU' AD OPERA DI F. PIZARRO
-[ IMPERO INCA: LA "VITTORIA" CRISTIANA DI CAJAMARCA (CAXAMALCA) E LA DISCUSSA "CATTURA" DEL SOVRANO INCA ATAHUALPA ]
-[ IMPERO INCA: RESOCONTO DEL VIAGGIO DI FERDINANDO PIZARRO AL TEMPIO DEL SOLE DI PACALCAMI: NELLA CITTA' SACRA DEGLI INCA ]
-[ IMPERO INCA: LA PRESA SPAGNOLA DI CUZCO, L'"OMBELICO DEL MONDO" E LA FRENETICA RAZZIA DELL'ORO E DELL'ARGENTO DEGLI INCA ]
-[IMPERO INCA: L'ASSERVIMENTO LEGALE ALLA SPAGNA DELL'IMPERO INCA CON IL PROCESSO SOMMARIO E L'ASSASSINO LEGALIZZATO DI ATAHUALPA = IL SUO SUCCESSORE FANTOCCIO ]
-[IMPERO INCA: LA DESCRIZIONE DI GIOVANNI VELASCO DEL REGNO DI QUITO CON TRE NOTE DOCUMENTARIE ASSAI RARE SU CUZCO, OMBELICO DEL MONDO - (SULLA) CONQUISTA DEL CILE - SULL'ESPLORAZIONE DEL RIO DELLE AMAZZONI (CON DATI SUI MITI DELL'ELDORADO E DELLE "AMAZZONI AMERICANE")]







-SPINTRIA - SPINTRIE (SPINTRIA / SPINTRIAE): CONTROMARCA EROTICA DA LUPANARE O BORDELLO ROMANO, TESSERA DA FESTEGGIAMENTO TRIONFALE, PEDINA DI GIOCO OD ALTRO ANCORA?
-SPINTRIA - SPINTRIE E NUOVE INTERPRETAZIONI SU UN "MISTERO": TESSERA IRONICA - TESSERA LUSORIA - TESSERA SEGNAPOSTO - MARCA DA FESTEGGIAMENTI TRIONFALI? (LE IPOTESI DI LUCIANA JACOBELLI)
-SPINTRIA - SPINTRIE: SEMPLICI CONTROMARCHE AMMICCANTI SECONDO UNA POSSIBILE INTERPRETAZIONE GIURIDICA



























-SPINTRIA - SPINTRIE (SPINTRIA / SPINTRIAE): CONTROMARCA EROTICA DA LUPANARE O BORDELLO ROMANO, TESSERA DA FESTEGGIAMENTO TRIONFALE, PEDINA DI GIOCO OD ALTRO ANCORA?
-SPINTRIA - SPINTRIE E NUOVE INTERPRETAZIONI SU UN "MISTERO": TESSERA IRONICA - TESSERA LUSORIA - TESSERA SEGNAPOSTO - MARCA DA FESTEGGIAMENTI TRIONFALI? (LE IPOTESI DI LUCIANA JACOBELLI)
-SPINTRIA - SPINTRIE: SEMPLICI CONTROMARCHE AMMICCANTI SECONDO UNA POSSIBILE INTERPRETAZIONE GIURIDICA



Alessandro Sardi filosofo e storico ferrarese figlio di Gaspare. Nacque nel 1520 e morì nel 1588. Nome su edizioni: Alexander Sardus Ferrariensis; Alessandro Sardi; Alessandro Sardo = vedi Ughi, Luigi Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi Sue opere individuate nelle biblioteche italiane second l'SBN:
Virgilio, Polidoro, Polydori Vergilii Urbinatis De rerum inventoribus libri octo ...Nova editio ... / Accesserunt C. Plinii, Alexandri Sardi, aliorumque de eadem materia collectanea .. , Strasbourg : sumptibus Lazari Zetzneri, 1606 - 28, 502, 88, 93, 5 p ; 8 (17 cm) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca dell'Opera pia collegio Nazareno - Roma
Vergilio, Polidoro , Polydori Virgilii Vrbinatis De rerum inuentoribus libri octo. Denuo Romae recogniti & expurgati. Item Alexandri Sardi Ferrariensis De rerum inuentoribus libri 2. ijs maxime, quorum nulla mentio est apud Polydorum. ... Additus est rerum ac verborum index Lugduni : Sebastien Gryphius il giovane! : apud Ant. Gryphium, 1586 (\Parigi : Antoine Gryphius) - 32!, 743, 7 p. ; 16o - Marche di S. Gryphius il giovane sul front. e di A. Gryphius in fine - Cors. ; rom. - Segn.: \ast!-2\ast!8, a-z8, A-Z8, 2A-D8 - Iniziali e fregi xil. ornati - C. 2D4-2D8 bianche - Impronta - umn- X.no s.u- uipr (3) 1586 (R) - Marca editoriale: Grifone solleva un peso con una sfera alata. Con o senza motto. Motto: Virtute duce, comite fortuna - Grifone passante su prato fiorito con testa volta indietro a sin. Scritta: Antonius Gryphius - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile - Tortona - AL - Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca della Societa' napoletana di storia patria - Napoli - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca civica centrale - Torino - Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza
Sardi, Alessandro, Discorsi del S. Alessandro Sardo Della bellezza. Della nobilta. Della poesia di Dante. De i precetti historici. Delle qualita del generale. Del terremoto. Di nouo posti in luce, In Venetia : appresso i Gioliti, 1586 - [56], 207, [1] p. - A cura di Ercole Bianchi, il cui nome appare nella pref. - Cors. ; gr. ; rom - Iniziali e fregi xil - Marca (Z536) sul front - Segn.: [ast]83[ast]84[ast]4A-N8 - Var. B: 1587. - Numeri: Impronta - eate a.a. hei- Pe"D (3) 1586 (R) - Impronta - eate a.a. hei- Pe"D (3) 1587 (R) Marca editoriale: In cornice figurata: Fenice sopra le fiamme che escono da un'urna. Motto: De la mia morte eterna vita io vivo. Motto: Semper eadem - Localizzazioni: Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - Biblioteca universitaria di Bologna - Bologna - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Universitaria - Genova - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca della Società napoletana di storia patria - Napoli - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca civica centrale - Torino - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Vergilio, Polidoro, Polydori Virgili Vrbinatis De rerum inventoribus libri octo. Denuo Romae recogniti & expurgati. Item Alexandri Sardi Ferrariensis de rerum inventoribus libri II. ijs maxime quorum nulla mentio est apud Polydorum.. , Lugduni : apud Ant. Gryphium, 1586 - Descrizione fisica: 32, 743, 45 p. ; 16 - Note Generali: Marca al front. e al col. -- Rom.; cor Segn.: ast.8, 2ast8, a-z8, A-Z8, 2A-2C8, 2D2 - Titolo uniforme: De rerum inventoribus libri octo - Impronta - umn- X.no s.u- uipr (3) 1586 (R) - [Variante del titolo] De rerum inuentoribus libri octo Localizzazioni: Biblioteca civica - Fossano - CN - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino
Sardi, Alessandro, Alexandri Sardi Ferrariensis, De moribus ac ritibus gentium lib. 3. omni rerum varietate referti iterum impressi. Eiusdem De rerum inuentoribus libri 2. ijs maxime, quorum nulla mentio est apud Polidorum. Nunc primum in lucem editi .. Moguntiae : per Franciscum Behem, 1577 (Coloniae Agrippinae : typis Godefridi Kempensis) - 2 pt. ([16], 207, [1]; 64, [8] p.) ; 80. - Iniziali xil. - La 2. pt. : De rerum inuentoribus, libri duo ... ha front. proprio - Segn: * A-N8; a-d8 e4 - Impronta - o-t: i-sa uiar luni (3) 1577 (R) - Impronta - t.r- 38i, e-m, cudi (3) 1577 (R) - [Pubblicato con] Alexandri Sardi Ferrariensis, De rerum inuentoribus, libri duo. Iis maxime, quorum nulla mentio est apud Polydorum ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: PD0073 - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca Vallicelliana - Roma - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Sardi, Alessandro, De moribus et ritibus gentium: Alexandri Sardi Ferrariens, libri 3. Denuo jam in lucem editi ... , Ambergae : ex officina Michaelis Forsteri, 1599 - 297 p. ; 12. - Impronta - dia- u-4. use, lina (3) 1599 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale Braidense - Milano
Sardi, Alessandro, Alexandri Sardii Ferrariensis Numinum et heroum origines nunc primum in lucem editae. Praemisso de eiusdem Sardii vita commentario. Auctore Hieronymo Ferrio Longianensi ... , Romae : apud Benedictum Francesium, 1775 - XVI, LII, 4!, 133, 3! p., 1! c. di tav. ripieg. : c. genealog. ; 4o - Fregio inciso sul front. bicromo - Segn.: *4 2*4 a-g4 A-N4 ch1 O-R4 - Le ultime 2! p. sono bianche - Contiene annunciato sul front.: De Alexandro Sardio Commentarius .. - Numeri: Impronta - uelo aese iseo tael (3) 1775 (R) - [Pubblicato con] De Alexandro Sardio commentarius Hieronymi Ferrii Longianensis ... - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR MO0059 - Biblioteca civica di storia dell'arte Luigi Poletti - Modena MO0089 - Biblioteca Estense Universitaria - Modena RM0280 - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma TO0469 - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Vergilio, Polidoro, Polydori Vergilii Urbinatis De rerum inventoribus libri octo. Ejusdem in oratione dominicam commentariolum ...Nova editio, ... Accesserunt C. Plinii, Alexandri Sardi, aliorumque de eadem mataria collectanea, sequenti pagella consignata , Argentorati : sumptibus Lazari Zetzneri bibliop., 1606 - 32!, 502 i.e.504, 88, 93, 3 p. ; 8o - A c. 2P1 con proprio front.: De rerum inventoribus scriptores varii. Prosa & carmine. C. Plinius. Alexander Sardus. M. Anton. Sabellicus. . - Marca non controllata (Testa di Minerva: Scientia immutabilis) sui front. - Segn.: ):(8-2):(8A-2V8 - Ripetute nella numerazione le p. 31-32 della prima sequenza di paginazione - Bianca l'ultima c - Titolo uniforme: De rerum inventoribus libri octo - Impronta - e.ie 39um udt, lipe (3) 1606 (R) - [Variante del titolo] De rerum inventoribus scriptores varii. Prosa & carmine. C. Plinius. Alexander Sardus. M. Anton. Sabellicus. ... - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Sardi, Alessandro, Johannis Seldeni Angli Liber de nummis. In quo antiqua pecunia Romana & Graeca metitur precio ejus, quae nunc est in usu. Hiuc accedit Bibliotheca nummaria, sive elenchus auctorum, qui de antiquis numismatibus, Hebraeis, Graecis, Romanis; nec non de monetis, ponderibus, & mensuris, ad hunc usque annum scripserunt , Londini : prostant venales apud Mosem Pitt, ad insigne Angeli in D. Pauli coemeterio, 1675 - 8, 19, 3!, 86 p. ; 4o - Autore dell'opera è Alessandro Sardi; cfr. G. Melzi, Anonime e pseudonime, v. 3 p. 47 - La Bibliotheca nummaria, di Philippe Labbe, inizia con proprio front. a c. D3 - Marca calcog. (Angelo) sul front. - Segn.: A-O4P" - Impronta - e-i- a.te s:*. fe4. (3) 1675 (R) Nomi: Sardi , Alessandro <1520-1588> - [Pubblicato con] Philippi Labbe, ... Bibliotheca nummaria, ex theologis, iurisconsultis, medicis, ac philologis concinnata, & in duas partes tributa: ... - Paese di pubblicazione: GB - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca dell'Istituto di storia del diritto medievale e moderno della Facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Sardi, Alessandro, De Christi saluatoris humanitate liber. Ab Alexandro Sardo excerptus. A Beatis Ambrosio, Hiernymo, Augustino, et Gregorio Magno ... , Bononiae : apud Faustum Bonardum, 1586 - 118, [6] p. ; 4 - Cors. ; rom - Segn.: A-P4 Q4 - Iniziali e fregi xil. - Impronta - o,s- 2.s. m,e- VtMa (3) 1586 (A) - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Città della Pieve - PG - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Sardi, Alessandro, Johannis Seldeni Angli Liber de nummis. In quo antiqua pecunia Romana et Graeca mensuratur pretio eius, quae nunc est in vsu. Huic accedit Bibliotheca nummaria, sive Elenchus auctorum, qui de antiquis numismatibus, Hebraeis, Graecis, Romanis; nec non de monetis, ponderibus, et mensuris, ad hunc vsque annum scripserunt. Iuxta exemplar Edinburgense anno 1685 , -, circa 1690 - 716, 88 p. ; 4o - Autore dell'opera è Alessandro Sardi; cfr. G. Melzi, Anonime e pseudonime, v. 3 p. 47 - Contiene, con proprio front., a c. O8: Gulielmi Budaei ... De asse et partibus eius libri 5, con data 1690 - A c. 4Y2: Vocum atque locutionum quarundam suboscurarum quae in Gulielmi Budaei libris De asse inueniuntur explanatio. Per Iod. Bad. Ascensium Pubblicato probabilmente a Londra nel 1690 circa; cfr. NUC pre-1956, v. 520 p. 585 Segn.: A-5H45I" Emblema (Il Tempo) sul front. a c. O8 Bianca l'ultima c Numeri: Impronta - S.l. s:i: s:o. DeQu (3) 1690 (Q) Nomi: Sardi , Alessandro <1520-1588> Bade, Josse <1462-1536> Selden, John <1584-1654> [Editore] senza nome Altri titoli collegati: [Pubblicato con]
Gulielmi Budaei, ... De asse et partibus eius libri 5, - Paese di pubblicazione: GB - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Sardi, Alessandro, Alexandri Sardi Ferrariensis, De moribus ac ritibus gentium libri 3 ... Nunc primum in lucem editi. .. , Venetiis : ex officina Stellae Iordani Zilleti, 1557 (Venetiis : apud Iordanum Ziletum, 1557) - [16], 265, [7] p. ; 8o. - Cors. ; gr. ; rom. - Iniziali e fregio xil. - Marca sul front. e in fine - Segn.: [ast]8A-R8 - Impronta - i-pe a-97 r-q; uipr (3) 1557 (A) - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Bologna - Bologna - BO - Biblioteca Universitaria - Genova - Biblioteca della Societa' napoletana di storia patria - Napoli - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma - RM - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino
Sardi, Alessandro, Johannis Seldeni Angli Liber de nummis. In quo antiqua pecunia Romana & Graeca metitur pretio ejus, quae nunc est in usu. Hinc accedit Bibliothca nummaria, sive elenchus auctorum, qui de antiquis numismabus, ... scripserunt , Lugd. Batav. : apud Jacobum Moukee, 1682 - 8, 24, 2 116, 2 p. : front. calcogr. ; 8o - Autore dell'opera è Alessandro Sardi, cfr. G. Melzi, Anonime e pseudonime, v. 3, p. 47 - Front. calcogr. inciso da Adriaan Schoonebeek - La Bibliotheca nummaria, di Philippe Labbe, inizia con proprio occhietto a c. B5r - Segn.: *4A-H8I-K4 - Impronta - amel o-C. islo leju (3) 1682 (A) - [Pubblicato con] Philippi Labbe, ... Bibliotheca nummaria, ex theologis, iurisconsultis, medicis, ac philologis concinnata, & in duas partes tributa: ... - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Sardi, Alessandro, Alexandri Sardi Ferrariensis De nummis liber in quo prisca Grecorum & Romanorum pecunia ad nostri eris rationem redigitur, Patauii : typis Pauli Frambotti bibliopolae, 1648 - 29, 3 p. ; 8o - Le ultime 3 p. sono bianche - Segn.: A-B8 - Impronta - inno o-n- ure- enDu (3) 1648 (R) Localizzazioni: Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca universitaria di Padova
BUDAEUS, Guillielmus, Quedelburgensis, M.D., D. Guill. Budaei ... Grundtlicher Bericht vnd Rathsames Bedencken, von der hochschadlichen vnd gantz gefa¨hrlichen Seuche der Pestilentz, wie dieselbe ... zu erkennen sey ... Jetzo auffs newe vom Authore reuidirt, an vielcn orten gemehret vnd verbessert., T. Schurers: Leipzig, 1607 - pp. 343.
BUDAEUS, Guillielmus, Disesius, Doctor medicus, De curandis articularibus morbis co¯mentarius, ff. 44 . Apud E. Regnault: Parisiis, 1539. , 8º.



Bracciolini, Poggio, Facetie ,In Venetia : per Benedetto di Bendoni, 1532 - 48 c. : ill. ; 8 - Impronta - noe- nero sibi hano (7) 1532 (A) - Localizzazioni: Biblioteca Civica Queriniana - Brescia - Biblioteca comunale Augusta - Perugia
Bracciolini, Poggio, Facetie. Facetiarum aureus libellus Venetiis : per Caesarem Arriuabenum, 1519 - LXXI c. ; 8 - Impronta - lasq meri ocn- *Dbi (3) 1519 (T) - Localizzazioni: Biblioteca Civica Queriniana - Brescia - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca universitaria - Pisa
Bracciolini, Poggio, Facetie, historiate - In Vinegia : per Francesco Bindoni, et Mapheo Pasini, 1547 -: 48 c. : ill. ; 8 - Impronta - iaza uoin e.do stId (3) 1547 (R) - Localizzazioni: Biblioteca Angelica - Roma
Giovanni Francesco Poggio Bracciolini (Terranuova (AR), 11 febbraio 1380 - Firenze, 30 ottobre 1459) fu uno storico ed un umanista italiano.
Svolse i suoi studi a Firenze e, una volta terminati, si trasferì a Roma dove ricoprì l’incarico di segretario apostolico sotto Bonifacio IX ed alcuni suoi successori.
A causa delle vicissitudini del Grande Scisma d’Occidente, in corso in quegli anni, si trovò, per la sua posizione, a viaggiare per la Germania e la Francia, soprattutto per seguire i lavori del Concilio di Costanza.
Ebbe quindi l’opportunità di effettuare molte ricerche nelle biblioteche dei monasteri delle aree vicine a Costanza (San Gallo, Reichenau, Cluny) anche se di fatto più simili a furti, nelle quali "riscoprì" molte opere dell’antichità che, a lungo, erano state ritenute definitivamente perse in Italia, mentre nell'Europa germanica erano per lo più note come attestano le citazioni di autori medioevali.
Divennero così noti agli umanisti italiani molti discorsi di Cicerone, tra cui la Pro Milone, Quintiliano, Virgilio, Vitruvio.
Provvide personalmente e ricopiare molti di questi manoscritti pur non essendo un valido amanuense ed un profittatore: spediva dietro compenso le sue copie frettolose in Italia e provvedeva a distruggere gli originali in modo da impedire che altri potessero intaccare il suo "monopolio".
Non a caso alcuni dei testi con cui ebbe a che fare (Lucrezio, Manilio) presentano enormi problemi testuali dovuti anche alla frettolosa copia di Poggio; possediamo anche casi in cui una stessa opera fu copiata da Poggio e da suoi amici Bartolomeo da Montepulciano e Zosimo da Pistoia: delle tre quella di peggior valore filologico è quella di Poggio.
Tutto ciò contrasta con una lunga e ancora dura a morire tradizione che lo vede "riscopritore" di testi tenuti nella "prigionia barbarica": di fatto invece per denaro distrusse importanti codici medioevali (anche la grafia di un codice ci dà notevoli informazioni) e lasciandoci solo copie di basso valore filologico.
Un solo esempio può far capire la non "riscoperta" di Poggio: uno degli autori che si vanta di aver riscoperto nella celebre lettera al Guarino (Quintiliano) è citato nella celebre novella di Boccaccio di Frate Cipolla Un suo notevole merito fu invece incentivare la grafia minuscola carolina che era caduta in disuso soppiantata dalla meno chiara gotica: continuando la linea di Coluccio Salutati, convinto anche egli che fosse la grafia usata dai Romani (e non quella che si sviluppò alla corte di Carlo Magno) la promosse nelle sue lettere (i manoscritti ricopiati invece erano in corsiva, scrittura meno chiara ma, guarda caso,molto più veloce) e fu una mossa decisiva nel secolo in cui sarebbe nata la stampa: infatti a fine secolo i "piombi" (caratteri tipografici) furono fatti in minuscola e non in gotica da cui derivano anche i nostri odierni caratteri a stampa o al pc.
Dopo il concilio di Costanza ritornò in Italia con Martino V, del quale divenne segretario.
In questo periodo pubblicò una ricerca, che si potrebbe definire archeologica, sulle rovine di Roma.
Nel 1450 tornò a Terranuova per sfuggire ad un’epidemia di peste e scrisse, sempre in latino perché non credeva nell’uso del volgare, un’opera umoristica, le Facetiae
.
Fu anche un fecondo autore di invettive, soprattutto quando sosteneva dispute con altri umanisti; non a caso esiste una tradizione che lo descrive come ubriacone e frequentatore di prostitute: da una parte c'è l'invettiva dei suoi avversari, ma dall'altra sicuramente c'è un fondo di verità visti anche i forti proventi che ottene con i suoi viaggi nelle abbazie svizzere.
Nel 1453 si spostò a Firenze, presso i Medici e si dedicò alla scrittura di una storia di questa città.
Qui morì il 30 ottobre 1459.
[da "Wikipedia - enciclopedia on-line"]