cultura barocca
inform. B. Durante Vedi qui = Testo di Riferimento

E' da precisare che nell'opinione pubblica la figura del Boia era temuta ed odiata e non a caso uno di questi lasciò inciso sulla maschera indossata quasi a guisa di
cartello /-i (molto usati come qui si vede dopo una contesa per onore, per questioni d'amore ed altro ed anche per scritti reciprocamente offensivi facilmente onde comunicare al rivale, benché fosse proibito, un duello riparatore),
come s'usava all'epoca = "Io sono colui che non si guarda, io non ho volto, non sono nessuno ma son tutti, io sono il potere che sta nell'ombra, sono il vostro carnefice" = a volte però affermazioni così truculente e minacciose stavano a nascondere il timore di cader vittime di qualche vendetta e in effetti la ragione per cui il Carnefice (volgarmente "Boia") indossasse una maschera era dovuto al fatto (molto spesso vanamente cercato) di tentar di mantenere il proprio anonimato risultando peraltro ascritto alla categoria degli Infami per quanto come qui si legge fosse soggetto tanto spregiato dalle stesse Autorità quanto ritenuto necessario all'espletamento della giustizia = sia quella dello Stato sia quella della Chiesa o meglio della Santa Inquisizione.
del resto questa terribile reputazione la condivideva non di rado con altri esecutori della giustizia come i "birri" di cui qui parla T. Garzoni nel '500.
Anche se giammai bisogna dimenticare che siffatta opinione, pur diiversamente esposta sia venuta meno nel corso del secoli, almeno sino al '700 e ai primi decenni del XIX secolo e sul tema restò diffusa quanto terrifica pur fatte salve le distinzioni sociali e culturali degli ambienti in cui veniva elaborata: ed a proposito basilare, a riguardo della Tortura e del Boia o Carnefice di Stato, parlò Cesare Beccaria in quell'opera fondamentale che fu il Dei Delitti e Delle Pene che con altri scritti del Verri e del Manzoni, caratterizzò l'Illuminismo lombardo; e fu probabilmente il Verri che nelle sue Osservazioni Sulla Tortura pronuciò in merito non solo alla
tortura e al Boia ma anche ai Criminalisti sul cui pensiero si forgiarono questa costumanza investigativa e il ruolo del Carnefice ad usare le parole più terribili ancora nel XVIII secolo
risultando anche colui che maggiormente evidenziò l'orrore e gli abusi di questa inumana costumanza investigativa ricca di spaventose contraddizioni come l'
orrore di quanti benché innocenti si dichiararono colpevoli pur di evitare i tormenti della Tortura
in contrapposizione ad altri assai meno scafati cui bastava vedere gli strumenti del dolore per confessare anche quanto non avessero fatto ed esser condannati
:
cosa peraltro già nota e su cui molti pareri si scontrarono sin al punto , che pur rimandando alla continuazione della lettura del Verri in relazione ai Criminalisti dello Stato contrari a soffatta forma di coercizione, non si può far a meno di
rammentare che proprio la Chiesa e non lo Stato per prima ai tempi lontani del Concilio di Vienne aveva cercato -in effetti con risultati modesti- di porvi un qualche argine, proponendosi di frenare gli abusi e gli eccessi di parecchi Inquisitori
.
Ritornando comunque all'assunto di partenza occorre dire che Pietro Verri, proprio per la chiarezza delle sue documentazioni ma anche per le fonti usate e fornite, giustamente si può oggi giudicare l' autore (anche in forza della descrizione della spaventosa esecuzione pubblica dei condannati) che, anche in ragione del suo carisma a differenza del più tormentato e forse timoroso nonno Cesare Beccaria, più di ogni altro diede il destro ad Alessandro Manzoni per redigere i vari momenti della Caccia agli Untori in occasione della Peste a Milano del 1630 per giungere poi alla stesura di quell'opera basilare che fu la Storia della Colonna Infame destinata a coinvolgere con gli orrori perpetrati le cue riflessioni su l' erezione della "Colonna Infame" o meglio "Colonna di Infamia", sotto forma di un macabro "Obelisco", con iscritti i nomi dei presunti untori poi giustiziati "monumento all'orrore" eretto sulla distrutta casa del Mora, uno dei condannati, a perenne monito catartico quale nota di infamia: "monumento" fortunatamente (per cancellare una vergogna giuridica) poi distrutto ma non al segno di cancellare gli eventi ed impedire in qualche maniera al Manzoni di riservare a tale sciagurata vicenda queste pagine illuminate appunto nella sua Storia della Colonna Infame.
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A titolo conclusivo, anche per disquisire ulteriormente su questi personaggi (il Boia era odiato anche per motivi religiosi ritenendosi, quando non compensato dallo Stato, che come i Soldati che giustiziarono il Redentore si rifacesse sui loro vestiti e poveri beni personali) occore dire che non pochi erano i Carnefici che per svolgere il loro terribile compito (che poteva comportare pene anche mortali a loro carico) e poi soddisfare le richieste di legge -quelle in particolare ma non solo di sistemare i corpi mutilati dei giustiziati, specie dei Manticularii o Assassini di Strada, nei posti in cui avevano perpetrato i loro crimini- finivano per ricorrere agli espedienti più svariati = alcuni si ubriacavano all'inverosimile onde vincere il ribrezzo sin ad inscenare un'esecuzione che aveva l'aspetto di un'orripilante pantomima ed altri ancora si rivolgevano per qualche aiuto- magari tramite i Relitti di cultura sciamanica e/o con Sostanze psicotrope ad una figura di soldati di cui si è persa memoria i cisì detti " Soldati maghi o praticanti la magia "; contro cui si dovettero prendere dei provvedimenti = un triste coacervo di paura e superstizione destinato ad alimentare in seguito dapprima una sorta di
Protocronaca Nera, quella dei Fogli Volanti e degli Avvisi
ed in un secondo tempo di dare vigore ed ispirazione alla grande
letteratura orrorifica, specie del XIX secolo.

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