cultura barocca
inf. a cura di Bartolomeo Durante CLICCA E VOLTA PAGINA

Ponti sul Nervia attraverso i secoli e in generale i Ponti nell'agro intemelio = analizza dall'opera del Bertolotti sulla Liguria Marittima un presumibile e già guerresco settecentesco
" ponte di Camporosso "]
[clicca qui per vedere particolare di carta settecentesca con il guado o ponte per Camporosso
[vedi la carta nella sua completezza: risalendo da Nervia di Ventimiglia il I borgo della valle del Nervia era appunto il borgo medievale di Camporosso)]
che il grande poeta (ed all'epoca combattente filonapoleonico fuggendo da Genova ripresa dagli austriaci) Ugo Foscolo (pur proponendosi qui altre soluzioni possibili in teoria) verosimilmente come molti altri compagni nella ritirata prese fuggendo verso Ventimiglia e la Francia (ipotesi n. 2) [procedendo per i Piani di Vallecrosia e quindi "Camporosso Mare" (termine qui posto tra "" perchè di fatto all'epoca non esisteva amministrativamente un Camporosso Mare che si sarebbe avuto dopo innumerevoli contenziosi con Vallecrosia sciogliendosi la Magnifica Comunità degli 8 Luoghi)] un arduo sentiero ove a differenza che nel savonese e nell'ingaunia più non erano nemmeno più efficienti ponti romani e sfruttando semmai solo il guado romano dei piani di Vallecrosia) e risalendovi lungo la
Strada di Camporosso
e quindi da Camporosso (vedi immagini e carte) accedendo alla val Nervia [ma da questa poi risalendo, come più verosimile, in altura verso altre mete come Cima Tramontina dove erano stati realizzati trinceramenti durante la Guerra di Successione Imperiale (riga 8 dall'alto) come scritto nella "Relazione sulle fortificazioni di Dolceacqua 1747 - 1748", 72 cc., manoscritto del notaio Pietro Noaro conservato a Bordighera in Istituto Internazionale di Studi Liguri entro "Biblioteca G. Rossi", I, 8 (manoscritto ora edito)] sulla riva orientale del torrente/fiume. Si è qui usato il termine presumibile, per quanto sicuramente vi fosse un ponte o guado per Camporosso sulla base del principio che dal tempo dei coevi manoscritti, qui digitalizzati, alla guerra di successione imperiale con relative carte all'avventura del Foscolo/Ortis ed ancora alla stesura dell'opera del Bertolotti passarono vari decenni nel corso dei quali certe strutture, come il ponte di Camporosso, furono sempre presenti ma poterono subire restauri e trasformazioni cosa che non accadde per altre strutture che non furono riparate. Scontri con danni notevoli si ebbero per esempio anche nell'areale di Bevera ove esisteva un PONTE DI BEVERA CHE SI VEDE IN QUESTA CARTA: però parecchie costruzioni a fini bellici data l'importanza strategica del vasto areale come si vede a questa altra carta, luogo di scontri continui fra porzioni delle due armate rivali ed in continuo alternarsi di avanzate e ripiegamenti, furono abbandonate allo stato di degrado prodotto dai bombardamenti o addirittura non si evitò di far saltare e demolire certe strutture, giovevoli specie per il superamento di corsi d'acqua, pur al fine che non se ne sevissero i nemici, come pure scrisse il Magnifico Don Vincenzo Orengo
Ugo Foscolo Ultimo Viandante Antico del "Nervia": vedi anche il tema peromantico delle croci dei viandanti assassinati e l'analisi dei tragitti viari possibili per raggiungere la piazza di Ventimiglia e la proposta di quello che alla luce delle ricerche moderne sembra il più plausibile = vale a dire quello della "strada per Camporosso" (leggine qui la didascalia critico-bibliografica)
La lettera da Ventimiglia che Ugo Foscolo attribuì a Jacopo Ortis, infelice protagonista del suo omonimo romanzo, non è fatto solo letterario ma nasce da un'esperienza autobiografica: tante guerre avevano tormentato Ventimiglia dal XVIII secolo e la città aveva patito danni irreparabili, quasi a testimoniare le perplessità nutrite molto tempo prima da uno dei suoi figli più grandi, cioè ANGELICO APROSIO la cui "Libraria" giaceva in grave declino.
Ma eran questi i ritmi di una storia che sa essere implacabile...ed ora il protagonista era UGO FOSCOLO o se vogliamo il suo alter ego letterario JACOPO ORTIS!!!
La romanzesca lettera, del 19-20/II/1799 venne in effetti ideata sulla base di 2 viaggi foscoliani per le contrade liguri.
Uno avvenne nel giugno 1800 (Genova-Pietra Ligure-Nizza Monferrato-Alessandria) mentre quello che gli fece conoscere Ventimiglia si era svolto nel dicembre 1799 (Genova-Ventimiglia-Nizza).
A prescindere dalle sinergie letterarie e da plausibili integrazioni letterarie, la drammatica ritirata -sempre esposta alle minacce della flotta inglese e descritta nel romanzo epistolare- fu fatto realmente sconvolgente e conseguenza di un grave evento politico/militare, essendo ( per quanto provvista di questo impressionante apparato difensivo di fortificazioni e benché vigorosamente difesa dal napoleonico generale Massena contro l'armata del generale imperiale Melas) la grande e strategicamente basilare CITTA' DI GENOVA provvisoriamente caduta nelle mani delle forze conservatrici ed antirivoluzionarie oltre che antinapoleoniche = si che ne derivò una fuga di tutti i filofrancesi e filonapoleonici alla difesa di Genova tra cui, assieme allo sfinito fratello Giovanni Dioniso, anche UGO FOSCOLO, che nel corso della sua degenza per una ferita subita dopo la battaglia di Forte Diamante aveva avuto "occasione e tempo" di intrecciare una relazione amorosa e poetica con la nobile genovese LUIGIA PALLAVICINI [ed a proposito delle "relazioni foscolane" con la LIGURIA giova qui rammentare che su di esse, attraverso il controverso rapporto Vincenzo Monti - Ugo Foscolo, un influsso significativo anche culturale esercitò GIUSEPPE BIAMONTI DI SAN BIAGIO DELLA CIMA (maestro di greco classico di Vincenzo Monti e per tal via entrato tra le conoscenze foscoliane) nei cui riguardi proprio il Foscolo sarebbe diventato debitore di una non banale intuizione protormantica per il suo celebre carme Dei Sepolcri].
Gli eventi del 1799 influenzarono quindi decisamente la stesura delle "Ultime Lettere di Jacopo Ortis, che essendo romanzo del 1802 risultò altresì contaminato dall' esperienza del soggiorno foscoliano del 1800 a Pietra Ligure.
Rispetto ai tempi di Angelico Aprosio alcune cose non eran comunque mutate: in primis l'assenza di una strada litoranea dignitosa ed in secondo luogo il fatto che il misero percorso che conduceva da Bordighera a Ventimiglia era spesso interrotto da alluvioni e tracimazioni conseguenza di quelle scarse previdenze epocali nei riguardi di arginature, ripascimento delle spiagge ed igiene pubblica su cui Aprosio, descrivendo Ventimiglia nel suo repertorio biblioteconomico del 1673, si era già soffermato sia in questo passo che in questo successivo.
Nella lettera il Foscolo descrive un ambiente invernale: le piogge di fine '99 e dei primi mesi del nuovo secolo, con fenomeni alluvionali, sono fotografati nel quadro ambientale di Ventimiglia e terre circonvicine. Dall'altura delle Maure egli contemplò le acque in piena del Roia, quindi raggiunse il ponte rinascimentale e da una rotonda all'inizio di questo, che tuttora esiste a fianco Sud dell' attuale ponte stradale e pedonale, egli contemplò, come oggi stesso risulta possibile, "i due argini di altissime rupi e burroni cavernosi" che rimandano alle "Gole di Saorgio".
Ugo Foscolo a Siestro ed alle Maure egli era giunto per sentieri di altura perché al suo Ortis fa parlare di un viaggio verso Ventimiglia "fra aspre montagne": dice anche che su quei monti sono
"**********MOLTE CROCI CHE SEGNANO IL SITO DEI VIANDANTI ASSASSINATI**********":
tale preromantica espressione non corriponde al vero sia perché non era consuetudine epocale di SEPPELLIRE (PROCEDERE ALLE INUMAZIONI) in tal modo sia per il fatto che nessun notaio ha mai registrato nulla di simile neppure in circostanze eccezionali [per inciso occorre ricordare come il tema protoromantico dei cimiteri che portò alla -dal Foscolo contestata nel Dei Sepolcri seppur sulla base di istanze sentimentali- normativa di Saint Cloud era la dilatazione letteraria di un problema reale, connesso ad una crescente necessità sia di igiene pubblica quanto alla lotta contro perduranti forme di pratiche superstiziose alimentate sia da mancata custodia dei cimiteri che dal lugubre formalismo delle inumazioni (terrori indubbiamente acclarati da un evento epocale di presunti ritornanti connessi ad una supposta epidemia di vampirismo) ed ancora all'esigenza di porre un limite, per carenza di rilevazioni diagnostiche, al non raro seppellimento di persone ancora vive, le così dette vittime, per varie casualità e patologie, di quelle
*******MORTI APPARENTI*******
(su cui è utile leggere quanto ne scrisse l'autore ligure del manoscritto detto "Wenzel") che avrebbero influenzato tanta letteratura orrorifica ottocentesca ma che altresì sarebbero state alle radici emotive di quel tormento epocale -appunto l' esser sepolti ancora vivi- che alterò l'esistenza di molti, non esclusi personaggi di superiore intelligenza, tra cui ad esempio ALFREDO NOBEL praticamente barricatosi contro tale orrore nel suo ligure ritiro di San Remo
].
Quelle che vide erano le
*****************CROCI*****************
disposte verso gli ultimi anni del '600 onde dirimere le CONTROVERSIE DI CONFINE tra Ventimiglia ed i borghi rurali o marinari di Camporosso, Vallecrosia, Bordighera, S. Biagio, Sasso, Soldano, Vallebona, Borghetto S.Nicolò
: siffatti cippi a pseudotumulo correvano a fianco delle vie di altura che erano state contestate nel contenzioso, data la loro importanza (vedi Storia della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, Sezione II, 2).
Inteso che nel dicembre 1799 il Nervia in piena aveva tracimato e che il ponte non esisteva più o più non serviva, il Foscolo, giunto a Bordighera, deve aver intrapreso la direttrice di litorale per accedere da tal paese alla valle del Crosa e quindi giungere alla Strada di Camporosso per accedere quindi alla val Nervia e intraprendere il tragitto per Cima Tramontina".
Poiché nella lettera Ortis menziona un percorso su terra brulla, fra ruderi e macigni, si potrebbe oggi ritenere lampante che il tragitto seguito si inerpicasse fra i crinali fino a S.Giacomo e poi Siestro, che probabilmente era noto al poeta, ufficiale del genio, in virtù delle carte militari del GUIBERT, ideate nella Guerra di Successione al Trono imperiale, contro le truppe Franco-Ispane di Ventimiglia ma ancora indispensabili per viaggiare in queste contrade tormentate dalle conseguenze dei conflitti e dei saccheggi.
Stando alla consultazione del poco materiale d'archivio ancora superstite si potrebbe addirittura supporre senza tema di smentite che, FOSCOLO al pari di altri soldati francesi fuggiaschi da Genova destinata a cadere nelle mani del generale austriaco Melas, si sia valso per i suoi spostamenti di carte meno sofisticate della CARTA GUIBERT, per la precisione di MAPPE in cui, piuttosto che alla precisione dei dettagli, si dava credito all'indicazione precisa dei rifugi, delle rovine, dei ponti utilizzabili e non, delle isole fluviali, dei possibili guadi come si può ricavare analizzando, in un Archivio Privato,una CARTA DELL'AGRO INTEMELIO stesa nella II metà del '700 e sicuramente utilizzata da uomini d'arme di tempi e vicende diverse.
Ad una semplice verifica topografica la CARTA per quanto semplicistica rivela alcune utilità di fondo; in particolare essa avrebbe facilmente mostrato a viandanti, che come il Foscolo o comunque la maggior parte dei fuggiaschi filofrancesi fossero sopraggiunti da est e quind dall'area di Bordighera, una prima postazione fruibile, per quanto semiabbandonata sulla riva orientale del torrente Nervia (la "RIDOTTA ORENGO") con l'indicazione di un duplice possibile percorso e che lui anche per eludere i rischi della nemica flotta inglese abbia proceduto per la citata Strada di Camporosso.

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