cultura barocca
CLICCA E VOLTA PAGINA Il '600 nella Repubblica di Genova fu un secolo di violenze contro cui lo Stato spesso, come altri Stati del mosaico italiano, combattè spesso invano. Tra le varie forme di violenza si riconoscevano in particolare la Violenza popolana e quella locale ,non di rado connessa connessa ad un feroce banditismo da strada e/o banditismo organizzato ed al riguardo è cosa poco nota che nel contesto di siffatte espressioni di aggressività uno dei simboli per così dire istituzionali stava una particolare arma IL COLTELLO ALLA GENOVESE. Al riguardo bisogna strutturare una opportuna distinzione perché se in merito a proditorie uccisioni compiute da nobili sia nel contesto del ramificato sistema di Fazioni e "Parentelle" sia in occasioni di contrasti dinastici come nel drammatico evento dell' omicidio perpetrato da Bartolomeo Doria Signore di Dolceacqua a scapito di Luciano Grimaldi Signore di Monaco allorché parlandosi da armi bianche si cita spesso l'utilizzo di uno stilo o stiletto magari anche trattato con sostanze velenose in ambito invece di violenza contadina e locale come pure di criminalità ordinaria (invero variegata alla maniera che qui si può leggere e nella quale un ruolo di rilevo occupavano i manticularii i briganti di strada, gli aderenti al banditismo organizzato ecc.), quando non ci si avvaleva di armi da fuoco, si ricorreva in genere ad armi bianche (vedine qui un elenco, con immagini e spiegazioni) meno sofisticate e preziose degli stili o stiletti di maniera sì che, come appena scritto, nel territorio della Repubblica di Genova tra queste tristemente "primeggiava" il temibile COLTELLO GENOVESE (CULTELLUS JANUENSIS) QUI SOPRA DESCRITTO ENTRO UNO STRALCIO RIPRESO DA UN TESTO ANTIQUARIO caratterizzato da un manico privo di guardia e con la base marcatamente sfondata = IL MAGGIOR ESPERTO SUL TEMA CONNESSO ALLE ARMI PROIBITE FU IL GIURISTA MERIDIONALE DE ANGELIS CHE, NELL'OPERA DI CUI QUI SI VEDE IL FRONTESPIZIO , STESE QUESTO BASILARE ARTICOLO DEDICATO AL DUELLO O COME ANCHE MEGLIO ALL'EPOCA SI DICEVA "MONOMACHIA" ED ALTRESI' UN DETTAGLIATO ELENCO DI ARMI ILLECITE CITANDO APPUNTO ANCHE COME QUI SI PUO' LEGGERE IL LETALE COLTELLO ALLA GENOVESE (ed oltre a ciò il celebre giurista scrisse di predoni, delinquenti e briganti nel capo XXXVII dell'opera evidenziata nel Frontespizio svolse un’ampia dissertazione sui crimini perpetrati da soldati e miliziani = in merito a questo vedi qui il capitolo in questione De Militum delictis eorumque Ducum, & aliorum Officialium necnon Ducum Campaneae & Circitorum poenis &c: clicca qui per leggerne il testo digitalizzato)
La lama del COLTELLO ALLA GENOVESE poteva essere di varie lunghezze, era dritta, appuntita ed in genere a un filo e mezzo, ovvero affilata oltre che nella parte inferiore anche nella zona anteriore di quella superiore. Per realizzarne il manico a volte veniva utilizzato il legno di bosso. In latino l'arma veniva pure chiamata cultellus januensis e coltelli di foggia simile si trovavano anche in altre parti d'Italia e in Corsica tanto così che spesso l'arma era denominata, oltre che COLTELLO ALLA GENOVESE, pure COLTELLO ALL'USO GENOVESE. Di fatto era un coltello che, oltre ad essere utilizzato nelle varie attività della vita quotidiana dei genovesi, rappresentava anche un'arma di facile impiego e che come sopra scritto venne di frequente, anche per la facile reperibilità, utilizzata in episodi delittuosi. Proprio per questo il suo uso venne in varie occasioni limitato o proibito dalle autorità cittadine. Ad esempio il 9 settembre 1699 ( pur se in precedenza la REPUBBLICA DI GENOVA CHE IN MERITO ALLA GIUSTIZIA con vigore ma purtroppo sempre senza significativi aveva già affermato i suoi DIVIETI IN RELAZIONE AD ARMI NON LECITE) sancì ulteriori normative nel DECRETO (1587) dettante ALCUNE RIFORME O CAPITOLI CIRCA LA GIUSTIZIA CRIMINALE DI GENOVA entro cui risulta steso un elenco delle ARMI PROIBITE ("capo 36") ) il Consiglio dei X della Repubblica assunse uno specifico provvedimento per rinnovare la proibizione dell'uso di tale coltello nella zona del porto. I genovesi cercarono di camuffare da utensile questo tipo di coltello, ad esempio facendolo passare da attrezzo per conciatori, in modo da eludere le leggi che vietavano la produzione nella Repubblica di "ferri taglienti". Tale produzione nonostante le limitazioni era però diffusa e anche piuttosto apprezzata con fonti archivistiche che riportano la presenza, fin dalla seconda metà del XII secolo, di un'arte dei coltellieri. Vedi = Filippo Mirogli, Istruzioni teorico-pratiche criminali, vol. 3, Modena, Stamperia Giovanni Montanari, 1769 - Palmiro Premoli, Il vocabolario nomenclatore, vol. 1, Zanichelli, 1989, pp. 154.

Inf. B. Durante (testo da raccolta privata)

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