CREDITI 6

RUCELLAI GIOVANNI (Firenze 1474 - Roma 1525), figlio del politico, diplomatico e letterato Bernardo e di nannina di Piero de' Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico, fuallievo di Francesco da Diacceto, che dedicò a lui ed al fratello Palla Rucellai il suo De pulchro.
Nel 1505 soggiornò a
Venezia e l'anno dopo ad Avignone.
Venne quindi chiamato da Leone X alla corte di Roma e quindi nel '23 da Clemente VII fu fatto castellano di Castel Sant'Angelo.
Fu amico ed ammiratore di Gian Giorgio Trissino che gli dedicò il suo dialogo Il Castellano.
Compose quindi due tragedie in sciolti e metri lirici: la Rosmunda (del 1515; ed. pr. Michelagnolo di Bartolomeo ad istanza del libraio Giovanni di Alessandro, Siena 1525) e l'Oreste da Euripide che però fu editata solo nel XVIII secolo.
Il lavoro migliore del Rucellai resta però il poemetto le Api, in versi sciolti.
-Segue qui di seguito l'elenco delle opere del Rucellai rinvenute nelle biblioteche italiane:
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alemanni e le api di Giovanni Rucellai con molte note, Venezia: Remondini, 1790
Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi, didascalici del secolo 16, Venezia: Zatta, Antonio & figli, 1786
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di M. Giovanni Rucellai patrizio fiorentino. Ora la prima volta con grande esattezza ristampata, In Padova: Comino, Giuseppe, 1728
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Tragedia di messere Giuanni Ruscellai patritio fiorentino. Intitolata Rosmunda, Stampata in Venetia: Zoppino, Niccolo
1: Tomo primo in cui si contengono La Sofonisba del Trissino. L'Oreste del Rucellai non piu stampato. L'Edipo di Sofocle tradotto dal Giustiniano. La Merope del Torelli. Premessa un'istoria del teatro, e difesa di esso, In Verona, 1723
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli Epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, ... colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini ... sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api. Con la vita dell'Alamanni scritta dal signor conte Giammaria Mazzucchelli ... e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, In Venezia: Remondini, 1751
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Della Rosmunda tragedia di Giovanni Ruccellai patrizio fiorentino, Londra: Bennet, Charles, 1737
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, L' Oreste tragedia di Giovanni Rucellai in modo di recitarla secondo l'uso del teatro presente italiano, da rappresentarsi nel teatro delle Grazie di Vicenza, dalla Compagnia de comici di San Samuelle, dedicata alle dame, In Bassano, 1742
Didascalici del secolo 16. / Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi, Venezia: Bernardi, Pietro, 1815
Rucellai, Giovanni<1475-1525>, Le api di M. Giouanni Rucellai gentil'huo fiorentino, le quali compose in Roma, del'anno 1524. essendo quiui castellano di Castel sant'Angelo, Giunta, 1539 [edizione postuma curata dal fratello Palla Rucellai]
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di M. Giouanni Rucellai patritio fiorentino, In Firenze, Giunta, Filippo <2.>, 1593
Poesie di diversi autori, Londra si vende in Livorno: Masi, Giovanni Tommaso & C., 1782
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di Giouanni Rucellai. Ora la prima volta con grande esattezza ristampata, In Padova: Comino, Giuseppe, 1728
Alamanni, Luigi, La coltivazione di messer Luigi Alamanni e Le api di messer Giovanni Rucellai, In Venezia: Foglierini, Giovanni AndreaPalese, 1796
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini colle Annotazioni sopra le api di Roberto Titi, e con gli Epigrammi toscani dell'Alamanni. Si sono aggiunte in questa edizione la Vita dell'Alamanni scritta dal sig. co: Giammaria Mazzuchelli bresciano ... e le Annotazioni sopra la coltivazione del sig. dottor Giuseppe Bianchini da Prato, In Verona: Berno, Pierantonio, 1745
Rucellai, Giovanni<1475-1525>, Le api di M. Giouanni Rucellai gentil'huomo fiorentino, le quali compose in Roma, de l'anno. 1524 essendo quiui castellano di Castel sant'Angelo, In Vinegia: Nicolini da Sabbio, Giovanni AntonioDamonfido, 1541
Didascalici del secolo 16. / Alamanni, Ruccellai, Tansillo, Baldi, Venezia: Zatta, Antonio & figli, 1786
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli Epigrammi di Luigi Alamanni. Le api di Giovanni Rucellai, Milano: Società tipografica de' classici italiani, 1826
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. conte Giammaria Mazzuchelli bresciano ..., e con una lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, Parma: Borsi fratelli, 1764
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alemanni e le api di Giovanni Rucellai con molte note, Venezia: Remondini, 1790
Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi, didascalici del secolo 16, Venezia: Zatta, Antonio & figli, 1786
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di M. Giovanni Rucellai patrizio fiorentino. Ora la prima volta con grande esattezza ristampata, In Padova: Comino, Giuseppe, 1728
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Tragedia di messere Giuanni Ruscellai patritio fiorentino. Intitolata Rosmunda, Stampata in Venetia: Zoppino, Niccolo
1: Tomo primo in cui si contengono La Sofonisba del Trissino. L'Oreste del Rucellai non piu stampato. L'Edipo di Sofocle tradotto dal Giustiniano. La Merope del Torelli. Premessa un'istoria del teatro, e difesa di esso, In Verona, 1723
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli Epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, ... colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini ... sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api. Con la vita dell'Alamanni scritta dal signor conte Giammaria Mazzucchelli ... e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, In Venezia: Remondini, 1751
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Della Rosmunda tragedia di Giovanni Ruccellai patrizio fiorentino, Londra: Bennet, Charles, 1737
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, L' Oreste tragedia di Giovanni Rucellai in modo di recitarla secondo l'uso del teatro presente italiano, da rappresentarsi nel teatro delle Grazie di Vicenza, dalla Compagnia de comici di San Samuelle, dedicata alle dame, In Bassano, 1742
Didascalici del secolo 16. / Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi, Venezia: Bernardi, Pietro, 1815
Rucellai, Giovanni<1475-1525>, Le api di M. Giouanni Rucellai gentil'huo fiorentino, le quali compose in Roma, del'anno 1524. essendo quiui castellano di Castel sant'Angelo, Giunta, 1539
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di M. Giouanni Rucellai patritio fiorentino, In Firenze, Giunta, Filippo <2.>, 1593
Poesie di diversi autori, Londra si vende in Livorno: Masi, Giovanni Tommaso & C., 1782
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di Giouanni Rucellai. Ora la prima volta con grande esattezza ristampata, In Padova: Comino, Giuseppe, 1728
Alamanni, Luigi, La coltivazione di messer Luigi Alamanni e Le api di messer Giovanni Rucellai, In Venezia: Foglierini, Giovanni Andrea Palese, 1796
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini colle Annotazioni sopra le api di Roberto Titi, e con gli Epigrammi toscani dell'Alamanni. Si sono aggiunte in questa edizione la Vita dell'Alamanni scritta dal sig. co: Giammaria Mazzuchelli bresciano ... e le Annotazioni sopra la coltivazione del sig. dottor Giuseppe Bianchini da Prato, In Verona: Berno, Pierantonio, 1745
Rucellai, Giovanni<1475-1525>, Le api di M. Giouanni Rucellai gentil'huomo fiorentino, le quali compose in Roma, de l'anno. 1524 essendo quiui castellano di Castel sant'Angelo, In Vinegia: Nicolini da Sabbio, Giovanni Antonio Damonfido, 1541
Didascalici del secolo 16. / Alamanni, Ruccellai, Tansillo, Baldi, Venezia: Zatta, Antonio & figli, 1786
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli Epigrammi di Luigi Alamanni. Le api di Giovanni Rucellai, Milano: Societa tipografica de' classici italiani, 1826
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. conte Giammaria Mazzuchelli bresciano ..., e con una lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, Parma: Borsi fratelli, 1764
Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi. Didascalici del secolo 16, Venezia: Bernardi, Pietro, 1815
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni e Le api di Giovanni Rucellai con annotazioni del dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra La coltivazione e di Roberto Titi sopra Le api, Milano: Societa tipografica de' classici italiani Giusti, Ferrario & C., n.o 1118
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Tragedia di messer Giouanni Ruscellai patritio fiorentino. Intitolata Rosmunda, Stampata in Venetia: Zoppino, Niccolo, 1530
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Rosmunda tragedia di messer Giovanni Rucellai patrizio fiorentino, Londra da' torchi di Moore in Drury-Laneet al.: Moore, no. 55 Harley-St
Alamanni, Luigi, La coltiuazione del sig. Luigi Alamanni, & Le api del s. Giouanni Rucellai gentilhuomini fiorentini. Con aggiunta delli Epigrammi del medesimo Alamanni. Et di alcune Breui annotazioni sopra le api. Non piu stampata, In Fiorenza: Giunta, Filippo <2.>, 1590
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la Coltivazione e di Roberto Titi sopra le Api, con la vita dell'Alamanni scritta dal signor conte Giammaria Mazzuchelli bresciano ... e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, In Venezia: Remondini, 1756
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Le Api di Giovanni Rucellai, 1797: Bodoni, Giambattista
1: Tomo primo in cui si contengono La Sofonisba del Trissino. L'Oreste del Rucellai non piu stampato. L'Edipo di Sofocle tradotto dal Giustiniano. La Merope del Torelli. Premessa un'istoria del teatro, e difesa di esso, In Verona, 1728
Teatro italiano antico, Milano: Societa tipografica de' classici italiani, 1808-1812
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni e Le api di Giovanni Rucellai ... colle annotazioni del sig. dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra La coltivazione e di Roberto Titi sopra Le api con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. co. Giammaria Mazzuchelli ... e con una lettera del sig. Giovanni Checozzi ..., Bassano: Remondini, 1828
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini. La prima delle quali opere si e' copiata con somma diligenza dall'esemplare impresso in Parigi l'anno 1546 da Ruberto Stefano, regio stampatore; l'altra dall'antica edizione, che se ne fece in Venezia l'anno 1539. Colle annotazioni di Ruberto Titi sopra le api, e con gli epigrammi toscani dell'Alamanni. Si e' aggiunta una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino in difesa del Trissino, In PadovaIn Padova: Comino, Giuseppe, 1718
1: Tomo primo in cui si contengono La Sofonisba del Trissino. L'Oreste del Rucellai non piu stampato. L'Edipo di Sofocle tradotto dal Giustiniano. La Merope del Torelli. Premessa un'istoria del teatro, e difesa di esso, In Verona
, 1723 [ne il Teatro Italiano a c. di S. Maffei, per i tipi del Vallarsi]
Didascalici del secolo 16. / Alamanni, Rucellai, Tansillo, Baldi, Venezia
, 1815
Alamanni, Luigi, La Coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai...; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. co. Giammaria Mazzuchelli bresciano..., e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, Bassano: Remondini, Giuseppe <2.> & figli, 1812
Rucellai, Giovanni <1475-1525>, Le opere di M. Giovanni Rucellai ora per la prima volta in un volume raccolte, e con somma diligenza ristampate, In Padova: Comino, Giuseppe, 1772
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini. Colle Annotazioni di Ruberto Titi sopra le api, e con gli Epigrammi toscani dell'Alamanni. Con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi ... in difesa del Trissino, due copiose tavole, e varie notizie intorno alla vita, e agli scritti de' due poeti, In Bologna: Guidotti, Domenico & Mellini, Giacomo, 1746
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal signor co. Giammaria Mazzuchelli bresciano ..., e con una dotta lettera del signor Giovanni Checozzi vicentino, Bassano: Remondini, 1795


RUCELLAI PALLA fratello di Giovanni ebbe gli stessi maestri del fratello ma studiò pure in Francia, a Parigi.
Più impegnato politicamente di Giovanni tornato in patri partecipò alla vita politica della Firenze del primo XVI secolo divenendo accanito partigiano della fazione medicea, al segno che nel 1512, anche coinvolgendo Giovanni, ordì una congiura finalizzata al rientro in citta dei Medici.
Dopo aver ricoperto varie cariche pubbliche dovette però trovar rifugio nel 1529 in Pietrasanta attese le scoperte simpatie filomedicee: fu infatti dichiarato ribelle dal Comune e tuttavia l'anno successivo ebbe il destro di rimpatriare atteso il trionfale rientro a Firenze di Alessandro d' Medici.
Ma nel 1537, abbandonando una posizione politica che pareva radicata, si ribellò ai Medici avversando l'elezione di Cosimo a duca ed augurandosi apertamente il ripristino del regime repubblicano.
Questa fu la ragione per cui venne earginato sì da trascorrere nell'isolamento quasi totale, solo interrotto dagli studi, gli ultimi suoi anni di vita: non pubblicò nulla che si sappia al momento e le sue orazioni rimasero inedite ma si segnalò per aver curato l'edizione postuma de Le Api del fratello Giovanni, scrivendo anche la dedica per il Trissino.
Rucellai, Giovanni<1475-1525>,Le api di M. Giouanni Rucellai gentil'huomo fiorentino, le quali compose in Roma, del'anno 1524. essendo quiui castellano di Castel sant'Angelo , 1539, I Giunti tipografi editori di Firenze, vol.1, p.144, n.236, A cura di Palla Rucellai, il cui nome figura nella prefazione. Pubblicato a Firenze dai Giunta, 1539 (R) > copie in Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II, Roma, RM, 1 esemplare . Biblioteca nazionale centrale, Firenze, FI, 1 esemplare, Biblioteca civica, Mondovi', CN.


Titi, Roberto letterato e filologo, studiò a Bologna, Roma e Pisa e fu poi professore di belle lettere a Bologna e a Pisa. Nato a Sansepolcro (Arezzo) nel 1551 e morto a Pisa nel 1609: nome su edizioni: Robertus Titius Burgensis
Titi, Roberto<1551-1609>, Ecloga Roberti Titii Burgen. ad Hieronymum Guicciardinum Angeli f. Lycabas, & Lacon, In Fiorenza: Giunta
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli Epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, ... colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini ... sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api. Con la vita dell'Alamanni scritta dal signor conte Giammaria Mazzucchelli ... e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, In Venezia: Remondini, 1751
Gherardi, Pietro , Petri Gherardii Burgensis Carminum libri 2. Item Roberti Titij Burgensis Carminum liber 1. ... Additi sunt, & aliorum lusus, Florentiae: Pettinari, Carlo, 1571
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini colle Annotazioni sopra le api di Roberto Titi, e con gli Epigrammi toscani dell'Alamanni. Si sono aggiunte in questa edizione la Vita dell'Alamanni scritta dal sig. co: Giammaria Mazzuchelli bresciano ... e le Annotazioni sopra la coltivazione del sig. dottor Giuseppe Bianchini da Prato, In Verona: Berno, Pierantonio, 1745
Alamanni, Luigi, La coltivazione, e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. conte Giammaria Mazzuchelli bresciano ..., e con una lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, Parma: Borsi fratelli, 1764
Titi, Roberto <1551-1609>, Roberti Titii Burgensis ... Ad Catulli Galliambum praelectiones quatuor, Bononiae apud haeredes Io. Rossij Bononiae, 1599
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni e Le api di Giovanni Rucellai con annotazioni del dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra La coltivazione e di Roberto Titi sopra Le api, Milano: Societa tipografica de' classici italiani, Giusti, Ferrario & C., n.o 1118
Alamanni, Luigi, La coltiuazione, e gli Epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giouanni Rucellai, ... colle annotazioni del signor ... Giuseppe Bianchini da Prato sopra la ; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sign. conte Giammaria Mazzuchelli ... e con una lettera del sign. Giouanni Chechozzi ..., Parma: Borsi fratelli, 1764
Alamanni, Luigi, La coltiuazione del sig. Luigi Alamanni, & Le api del s. Giouanni Rucellai gentilhuomini fiorentini. Con aggiunta delli Epigrammi del medesimo Alamanni. Et di alcune Breui annotazioni sopra le api. Non piu stampata, In Fiorenza: Giunta, Filippo <2.>, 1590
Titi, Roberto <1551-1609>, Roberti Titii Burgensis Pro suis locis controuersis assertio aduersus Yuonem quemdam Villiomarum Italici nominis calumniatorem. .., Florentiae: Sermartelli, Bartolomeo <1.>, 1589
Catullus, Gaius Valerius, Catullus, Tibullus et Propertius, ex recensione Joannis Georgii Graevii, cum notis integris Jos. Scaligeri, M. Ant. Mureti, Achill. Statii, Roberti Titii, Hieronymi Avantii, Jani Dousae patris et filii, Theodori Marcilii, nec non selectisaliorum, Trajecti ad Rehnum: Zijll, Rudolph van, 1680
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la Coltivazione e di Roberto Titi sopra le Api, con la vita dell'Alamanni scritta dal signor conte Giammaria Mazzuchelli bresciano ... e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, In Venezia: Remondini, 1756
Nemesianus, Marcus Aurelius Olympius, M. Aurelii Olympii Nemesiani Carthaginiensis. T. Calphurnii Siculi Bucolica. Nuper a situ, & squallore vindicata, nouisque commentarijs exposita opera, ac studio Titii Burgensis. .., Florentiae: Giunta, Filippo <2.>, 1590
Grattius, Poetae latini rei venaticae scriptores et bucolici antiqui. Videlicet Gratii Falisci, atque M. Aurelii Olympii Nemesiani, Cynegeticon Halieuticon & De aucupio. Cum notis integris Casp. Barthii, Jani Vlitii, Th. Johnson, Ed. Brucei. Accedunt M. Langii dispunctio notarum Jani Vlitii, & Caji Libellus de canibus Britannicis. Itidem Bucolica M. Aurelii Olympii Nemesiani & Calpurnii, cum notis integris Roberti Titii, Hug. Martelli Casp. Barthii, Jani Vlitii. & Commentario Diomedis Guidalotti & B. Ascensii. Quibus nunc primum accedunt Gerardi Kempheri observationes in tres priores Calpurnii eclogas. ..., Lugduni Batavorum & Hagae Comitum: Langerak, Johan Arnold <1710-1750>, 1728
Grattius, Gratii Falisci Cynegeticon et M. Aurelii Olympii Nemesiani Cynegeticon cum notis selectis Titii, Barthii, Vlitii, Iohnsonii et Petri Burmanni integris, Mitauiae: Hinz, Jakob Friedrich, 1775
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni e Le api di Giovanni Rucellai ... colle annotazioni del sig. dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra La coltivazione e di Roberto Titi sopra Le api con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. co. Giammaria Mazzuchelli ... e con una lettera del sig. Giovanni Checozzi ..., Bassano: Remondini, 1828
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini. La prima delle quali opere si e' copiata con somma diligenza dall'esemplare impresso in Parigi l'anno 1546 da Ruberto Stefano, regio stampatore; l'altra dall'antica edizione, che se ne fece in Venezia l'anno 1539. Colle annotazioni di Ruberto Titi sopra le api, e con gli epigrammi toscani dell'Alamanni. Si e' aggiunta una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino in difesa del Trissino, In Padova: Comino, Giuseppe, 1718
Titi, Roberto <1551-1609>, Roberti Titii Burgensis Locorum controuersorum libri decem. In quibus plurimi veterum scriptorum loci conferuntur, explicantur, & emendantur multo aliter, quam hactenus a quoquam factum sit. Cum duplici indice, Florentiae: Sermartelli, Bartolomeo <1.>, 1583
Alamanni, Luigi, La Coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai...; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal sig. co. Giammaria Mazzuchelli bresciano..., e con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi vicentino, Bassano: Remondini, Giuseppe <2.> & figli, 1812
Alamanni, Luigi, La coltivazione di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai gentiluomini fiorentini. Colle Annotazioni di Ruberto Titi sopra le api, e con gli Epigrammi toscani dell'Alamanni. Con una dotta lettera del sig. Giovanni Checozzi ... in difesa del Trissino, due copiose tavole, e varie notizie intorno alla vita, e agli scritti de' due poeti, In Bologna: Guidotti, Domenico & Mellini, Giacomo, 1746
Titi, Roberto <1551-1609>, Roberti Titii Burgensis in celeberrimo Bononiensi Gymnasio Humaniorum literarum doctoris Ad Caesaris commentarios de bello Gallico praelectiones quatuor, Bononiae: Rossi, Giovanni eredi, 1598
Titi, Roberto <1551-1609>, In Clementem 8. Pont. Opt. Max. oratio et carmen Roberti Titii Burgensis..., Bononiae: Rossi, Giovanni eredi, 1598
Titi, Roberto <1551-1609>, Roberti Titii Burgensis In Philippi 2. Hispaniarum, & noui orbis regis obitum elegia.., Bononiae: Rossi, Giovanni eredi, 1598
Alamanni, Luigi, La coltivazione e gli epigrammi di Luigi Alamanni, e Le api di Giovanni Rucellai, gentiluomini fiorentini; colle annotazioni del signor dottor Giuseppe Bianchini da Prato sopra la coltivazione; e di Roberto Titi sopra le api, con la vita dell'Alamanni scritta dal signor co. Giammaria Mazzuchelli bresciano ..., e con una dotta lettera del signor Giovanni Checozzi vicentino, Bassano: Remondini, 1795


Gamurrini, Eugenio , Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, Bologna, 1972
Gamurrini, Eugenio, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre / Eugenio Gamurrini, Bologna, 1972
Gamurrini, Eugenio , Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et vmbre. Descritta dal P. D. Eugenio Gamurrini ... Volume primo (-quinto), In Fiorenza, 1668-1685
Gamurrini, Eugenio , 1, In Fiorenza: Onofri, Francesco, 1668
Gamurrini, Eugenio , 2, In Fiorenza: Navesi, Guccio, 1671
Gamurrini, Eugenio , 3, In Fiorenza: Livi, Francesco, 1673
Gamurrini, Eugenio , 4, In Fiorenza: Gugliantini, Giovanni, 1679
Gamurrini, Eugenio , 5, In Fiorenza: Stamperia di S.A.S. , 1685
Gamurrini, Eugenio , Discorso genealogico della famiglia Dragona Buoncompagna composto da D. Eugenio Gamorrini Aretino .., In Foligno, 1662

Servi di Maria, Mare magnum fratrum ser. B.M.V. annotationibus illustratum, aliisue preastantissimis indultis, quae in eodem Mari Magno desiderabantur, ... Declarationes aliquot ad priuilegia, et indulgentias maxime facientes. Bulla confirmationis eorundem priuilegiorum, & breue declarationis mendicantium. A Pio 5. aeditum. M.F.S, Firenze, 1569
Poccianti, Michele <1535-1576>, Vite de sette beati fiorentini fondatori del sacro ordine de' Serui. Con vno epilogo di tutte le chiese, monasteri, luoghi pij, e compagnie della citta di Firenze. Del P. Michele Poccianti ... Con la giunta di molte cose notabili ... et la tauola delle cose piu nota, In Fiorenza: Marescotti, Giorgio, 1589
Poccianti, Michele <1535-1576>, Chronicon rerum totius sacri ordinis Seruorum beatae Mariae Virginis, in quo illustrium patrum, qui sanctitate doctrina, & dignitate in eo floruerunt, vitae atque actiones continentur. His addita sunt indulta pontificia eidem sacrae religioni concessa; & omnes sanctiones in comitijs generalibus habitae, ab anno. 1233. vsque ad. 1566. Autore frate Michaele Florentino .., Florentiae: Torrentino, Lorenzo eredi & Pettinari, Carlo
Augustinus, Aurelius, D. Augustini Hippon. ... Regula dilucidario perutili illustrata. Cui accedunt priuilegia omnia quatuor ordinibus Mendicantium a compluribus maxx. pontt. concessa, ... Ad haec Mare Magnum cum Constitutionibus Seruitarum B.M.V. ... Quae omnia collegit, exposuit, & in ordinem redegit Michael. Floren. Seruita, & reuer. Zachariae Flor. totius ordin. generalis iussu diuulgauit: ..., Florentiae: Torrentino, Lorenzo eredi & Pettinari, Carlo, 1569


Politi, Adriano [fl. 1615], Dittionario toscano compendio del vocabolario della Crusca. Con la nota di tutte le differenze di lingua che sono tra questi due populi fiorentino, e senese. Compilato dal sig. Adriano Politi, In Roma appresso Gio. Angelo RuffinelliIn Roma: Ruffinelli, Giovanni Angelo Mascardi, Giacomo <1.>, 1614
Politi, Adriano , Dittionario toscano, compilato dal signor Adriano Politi, gentilhuomo sanese, In Venetia: Barezzi, Barezzo, 1640
Tacitus, Publius Cornelius, Annali et Istorie di Cornelio Tacito. Tradotte nuouamente in vulgare toscano. Publicate da Paolino Arnolfini. Ad instanza del r.m. Horatio Giannetti da Siena. Con vna breue dichiaratione d\'alcune parole, per intelligenza dell'Istoria, In Roma al segno della Corona in Parione: Zannetti, Luigi, 1603
Politi, Adriano , Dittionario toscano compilato dal signor Adriano Politi, gentilhuomo sanese. Di nuouo ristampato, corretto, & aggiuntoui assaissime voci, & auertimenti, necessarij per il scriuere perfettamente toscano. .. , In VenetiaIn Venetia: Baba, Andrea, 1629
3, Parmae: typis Hippolyti, & Francisci Mariae de Rosatis: Rosati, Ippolito & Rosati, Francesco Maria, 1691
Politi, Adriano, Dittionario Toscano, compilato dal Signor Adriano Politi, gentilhuomo senese. Di nuouo ristampato, corretto, & aggiuntoui assaissime voci, & auuertimenti necessarij per scriuere perfettamente Toscano..., Venetia: Ferretti, Giacomo, 1691
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi de' Germani, e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar' Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da D. Girolamo Canini d'Anghiari. ..., In Venetia: Giunta, 1620
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, annali, historie, costumi de' Germani, e vita di Agricola illustrate con notabilissimi aforismi del signor Baldassar' Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da Girolamo Canini D'Anghiari ... Et in questa quarta impressione molti confronti di cinque traduttioni, col testo latino ne' luoghi piu scabrosi, & un Discorso dell'origine, & ... Arricchite di tre copiosissimi, & ordinatissimi Indici ... Il tutto migliorato, e di nuouo corretto, abbellito, & accomodato alla traduttione del sig. Adriano Politi .., In Venetia: Giunta, Tommaso <2.> eredi & Baba, Francesco, 1644
Politi, Adriano , Dittionario toscano, compilato dal signor Adriano Politi ... Di nuouo ristampato, corretto, & aggiuntoui assaissime voci, & auuertimenti necessarii per il scriuere scriuere perfettamente toscano, In VenetiaIn Venetia: Barezzi, 1655
Sigonio, Carlo <1520?-1584>, Caroli Sigonii Iudicium de historicis, qui res romanas scripserunt, ab Vrbe condita ad Caroli Magni imperatoris tempora. Accesserunt de eisdem scriptoribus Excerpta a Balthassare Bonifacio, et Ordo Romanae historiae legendae Adriani Politi .., Venetiis: Pinelli, Antonio, 1627
Tacitus, Publius Cornelius, Annali et Istorie di Cornelio Tacito. Tradotte nouamente in vulgare toscano dal sig. Adriano Politi, senese. Et date in luce dal r.m. Horatio Giannetti. Con vna breue dichiaration d'alcune parole per intelligenza dell'istoria, In Venetia: Meietti, Roberto, 1604
Politi, Adriano, Dittionario toscano, compilato dal signor Adriano Politi, gentilhuomo senese.Di nuovo ristampato, corretto, & aggiuntoui assaissime voci, & auuertimenti necessarij per il scriuere perfettamente toscano, In Venetia: Milocco, Benedetto, 1678
Tacitus, Publius Cornelius, Annali, et Istorie di G. Cornelio Tacito. Con le due operette de costumi de Germani, e della vita d'Agricola. Tradutte in vulgar senese dal sig. Adriano Politi. Con la dichiaratione di molte voci. Ampliate dal medesimo, & vna breue Apologia intorno alla lingua .., In Venetia: Meietti, Roberto, 1616
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi de' Germani, e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor d. Baldassar' Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da d. Girolamo Canini d\'Anghiari. Aggiuntoui dal medesimo il modo di cauar profitto dalla lettura di questo autore, e la vita di Tacito, ... Il tutto migliorato, & accomodato alla traduttione del sig. Adriano Politi con la sua apologia, e dichiaratione di alcune voci piu difficili, In Venetia: Giunta, 1620
Tacitus, Publius Cornelius, Annali et Istorie di G. Cornelio Tacito con le due operette de costumi de Germani, e della vita d'Agricola. Tradutte in vulgar senese dal sig. Adr. Politi. Con la dichiaratione di molte voci ampliata dal medesimo, et vna breue apologia intorno alla lingua, In Roma: Ruffinelli, Giovanni AngeloMascardi, Giacomo <1.>, 1611
Politi, Adriano , Lettere del signor Adriano Politi. Con vn breue discorso della vera denominatione della lingua volgare vsata da' buoni scrittori, In Venetia: Pinelli, Antonio, 1624
Politi, Adriano , Gl' ingannati commedia del sig. Adriano Politi. Al molt'illustre sig. Codro Vannocci Beringucci, In Siena: Bonetti, Emilio, 1623
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi de' Germani e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar' Alamo Varenti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da D. Girolamo Canini d\'Anghiari ... Il tutto migliorato, e di nuouo corretto, abbellito, & accomodato alla traduttione del sig. Adriano Politi ..., In Venezia: Baglioni, Paolo, 1665
Politi, Adriano , Dittionario toscano, compilato dal signor Adriano Politi, gentilhuomo senese, In Venetia: Miloco, Michele, 1665
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, annali, historie, costumi de' Germani, e Vita di Agricola illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da D. Girolamo Canini d'Anghiari. ..., In Venetia: Giunta, 1628
Politi, Adriano , Dittionario toscano, compilato dal signor Adriano Politi, gentilhuomo sanese, In Venetia: Baba, Andrea, 1628
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi, de' Germani, e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar' Alamo Varienti, dalla lingua castigliana nella Toscana da D. Girolamo Canini d\'Anghiari ... il tutto migliorato, e di nuouo corretto, abbellito, & accomodato alla traduttione del sig. Adriano Politi ... all\'Ill.mo ... sig.re Ottavio barone de Tassis ..., In Venetia: Baglioni, Paolo, 1665
Tacitus, Publius Cornelius, Opere di G. Cornelio Tacito, Annali, Historie, Costumi de' Germani, e Vita di Agricola; illustrate con notabilissimi aforismi del signor D. Baldassar' Alamo Varienti, trasportati dalla lingua castigliana nella toscana da D. Girolamo Canini d'Anghiari. Aggiuntoui dal medesimo il modo di cauar profitto dalla lettura di questo autore, e la vita di Tacito, ... Il tutto migliorato, & accomodato alla traduttione del signor Adriano Politi con la sua apologia, e dichiaratione di alcune voci piu difficili, In VenetiaIn Venetia: GiuntaCiotti, Giovanni Battista, 1618

Codex regularum quas sancti patres monachis, et virginibus sanctimonialibus seruandas praescripsere, collectus olim a S. Benedicto Anianensi abbate. Lucas Holstenius Vatic. Basil. canonicus et bibliothecae praefectus in tres partes digestum, auctumque edidit , [28], 280, [2] p., Marca sul front., Segn.: a-b4 c6 A-2M4 [N]1, Impronta, S.us ona- a.da motu (3) 1661 (R): esemplari rinvenuti in Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari, Veroli, FR, 1 esemplare; Biblioteca universitaria di Cagliari, Cagliari, CA, v. 1, 1 esemplare, legato con il v. 2.; Biblioteca nazionale centrale, Firenze, FI, 1 esemplare; Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino, Cassino, FR, V. 1, 1 esemplare; Biblioteca nazionale Marciana, Venezia, VE, 1 esemplare.
Porphyrius, Porphyriou philosophou Pitagorou bios. Tou autou Aphormai pros ta noeta. Peri tou en Odysseia ton nymphon antrou. Porphyrij philosophi Liber de vita Pythagorae. Eiusdem Sententiae ... De antro nympharum ... Lucas Holstenius Hamburgen. Latine vertit. Dissertationem de vita & scriptis Porphyrii, ... adiecit. Ad illustriss. ... card. Franciscum Barberinum, Romae : typis Vaticanis, 1630 : [4], 153, [15], 122 p. ; 8., Front. stampato in rosso e nero, Segn.: p2A-S8T 22 Stemma del dedicatario sul front.: reperito in Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II, Roma, RM, 2 esemplari ( 1 mutilo); Biblioteca nazionale centrale, Firenze, FI, 1 esemplare; Biblioteca universitaria Alessandrina, Roma, RM
Porphyrius, Porphyriou philosophou Pythagorikou Peri apoches empsychon biblia tessara. Tou autou, Pythagorou bios. Tou autou, Aphormai pros ta noeta. Peri tou en Odysseia ton nymphon antrou. Porphyrii Philosophi Pythagorici De abstinentia ab animalibus necandis libri quatuor. Ejusdem liber De vita Pythagorae: & Sententiae ad intelligibilia ducentes: De antro Nympharum quod in Odyssea describitur. Lucas Holstenius Hamburgens. Latine vertit. Dissertationem de vita & scriptis Porphyrii, & Ad vitam Pythagorae observationes adjecit, Ex nova versione: cui subjiciuntur notae breviusculae, Cantabrigiae : ex celeberrimae Academiae typographeo : impensis Guil. Morden bibliopole, 1655 : [2, 285, [11, 87, [15 p. ; 8o , Testo su colonne in greco e latino
Bellori, Giovanni Pietro <1615-1696>, Io. Petri Bellorij Notae in numismata tum Ephesia, tum aliarum vrbium apibus insignita, Romae : typis Varesij, 1658: 30, [i.e. 28] p., [2] c. di tav. : ill. calcogr. ; Contiene la descrizione delle monete apparse nelle tav. numerate c. 75-80 dell'opera: Symbolica Dianae Ephesiae statua a Claudio Menetreio ceimeliothecae Barberinae praefecto exposita. Romae : typis Mascardi, 1657 La c. B6 bianca Le c. di tav. numerate c. 19, 20. Segn.: A4 B6 C4 Segue, a p. 21: Francisco card. Barberino ... Lucas Holstenius [Continuazione di] Symbolica Dianae Ephesiae statua a Claudio Menetreio ceimeliothecae Barberinae praefecto exposita = Biblioteca di archeologia e storia dell'arte, Roma, RM, MUTILO ; Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino, Cassino, FR, 1 esemplare; Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II, Roma, RM, 2 esemplari di cui 1 mancante delle p. 19-28.


Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Hamburgensis Commentariorum de augustissima Bibliotheca Caesarea Vindobonensi liber primus,octavus ..., Vindobonae: Trattner, Johann Thomas : von <1. ; 1748-1798>, 1766-1782
Lambeck, Peter<1628-1680>, Petri Lambecii Hamburgensis, Prodromus historiae literariae, et tabula duplex chronographica universalis. Accedunt in hac editione praeter auctoris Iter Cellense, & Alexandri Ficheti, s.i. Arcanam studiorum methodum, atque ideam locorum communium. Nunc primum in lucem editus Wilhelm Langii Catalogus librorum mss. Bibliotheca Mediceae, curatore Jo. Alberto Fabricio ..., Lipsiae & Francofurti: Liebezeit, Christian, 1710
Lindenbrog, Erpold, Erpoldi Lindenbrogii Scriptores rerum germanicarum septentrionalium vicinorumque populorum veteres diversi quibus continentur Historia ecclesiastica et religionis propagatio ... quid in hac editione nova praestitum sit, declarat praefixa praefatio Jo. Alberti Fabricii, D. & prof. publ. ..., Hamburgi: Liebezeit, Christian, 1706
Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Hamburgensis Scripta hactenus in lucem edita ad anno aetatis decimo nono vsque ad annum trigesimum quartum, [1669]
Lambeck, Peter <1628-1680>, Bibliotheca acroamatica theologica, juridica, medica, philosophica, historica & philologica, comprehendens recensionem specialem omnium codicum msctorum Graecorum, Hebraicorum, Syriacorum, Arabicorum, Turcicorum, Armenicorum, AEthiopicorum ... Bibliothecae Caesareae Vindobonensis, olim a ... Petro Lambecio et Daniele Nesselio congesta; nunc autem propter insignem raritatem, caritatem et praestantiam in hanc ... epitomen reda, Hannoverae: Forster, Nikolaus, 1712
Georgius : Codinus, Georgii Codini et alterius cuiusdam anonymi Excerpta de antiquitatibus Constantinopolitanis / edita in lucem opera et studio Petri Lambecii Hamburgensis: cum latina versione, et animaduersionibus necessariis ; accedunt Manuelis Chrysolorae epistolae tres de comparatione veteris et nouae Romae ; et imp. Leonis cognomine Sapientis Oracula, cum figuris, atque antiqua Graeca paraphrasi ; addita est etiam explicatio officiorum sanctae ac magnae ecclesiae, iuxta eorum ordinem..., ( Testo greco e latino, 12)
Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Prodromus lucubrationum criticarum in Auli Gellii Noctes Atticas.: eiusdem Lambecii dissertatio de vita & nomine A. Gellij, Parisiis: Cramoisy, Sebastien & Cramoisy, Gabriel, 1647
Georgius : Codinus, Georgii Codini et alterius cuiusdam anonymi Excerpta de antiquitatibus constantinopolitanis, edita in lucem opera & studio Petri Lambecii ... Accedunt Manuelis Chrysolorae epistolae tres de comparatione veteris & nouae Romae ..., Parisiis: Imprimerie Royale Cramoisy, Sebastien, 1655
Lambeck, Peter <1628-1680>, Catalogus librorum, quos Petrus Lambecius Hamburgensis, J.V.D., s. caes. maiestatis consiliarius, historiographus ac bibliothecarius, composuit et in lucem edidit ab anno aetatis decimo nono usque ad quadragesimum quintum; nempe ab anno Christi 1647 usque ad annum 1673, Vindobonae, sive Wiennae Austriae: Cosmerovius, Matthaus, 1673
Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Hamburgensis Diarium sacri itineris Cellensis, interrupti et repetiti, quod sacratissimus gloriosissimusque princeps et dn. imp. caes. Leopoldus 1., ... anno ae. C. 1665 primum quidem die 27. iunii suscepit .., Vindobonae: Cosmerovius, Matthaus, 1666
Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Origines Hamburgenses sive Rerum Hamburgensium liber primus ab urbe condita usque ad annum ae. C. 1225. Cum appendice, quae duplicem continet s. Anschari primi archiepiscopi Hamburgensis vitam, integre nunc primum erutam e tenebris & notis illustratam, Hamburgi typis Piperianis: Pfeiffer, MichaelNaumann, Johann <1.>, 1652
Lambeck, Peter <1628-1680>, Petri Lambecii Hamburgensis Commentariorum de augustissima Bibliotheca Caesarea Vindobonensi liber primus [-octavus], editus in lucem auspicio ac liberalitate sacratissimi gloriosissimique principis et dn. n. imp. caes. Leopoldi 1. .., Vindobonae: Cosmerovius, Matthaus, 1665-1679
Lambeck, Peter <1628-1680>, Achaten hanc, tam natura, quam arte, nec minus vetustate, quam argumento, rarissimam & summo jure admirandam, quae in augustissimo Cimeliarchio Caesareo Vindobonensi adservatur, ... imperator Leopoldus censuit, ut a pictore suo Nicolao van Hoy, quam accuratissime delineata, & a sculptore suo Francisco van den Steen aeri incisa, ita, uti hic videre est, erudito orbi publice spectanda exhiberetur. A. 1666. Imaginum hujus gemmae succinta explicatio per Petrum Lambecium .., Vindobonae: Cosmerovius, Matthaus
Georgius : Codinus, Georgii Codini et alterius cujusdam anonymi *Excerpta de antiquitatibus constantinopolitanis, edita in lucem opera & studio Petri Lambecii Hamburgensis ... Accedunt Manuelis Chrysolorae epistolae tres de comparatione veteris & novae Romae et imp. Leonis cognomine Sapientis oracula ... addita est etiam explicatio officiorum sanctae ac magnae ecclesiae ... interprete Bernardo Medonio Tolosate, Venetiis : ex typographia Bartholomaei Jaravina, 1729., [8], 211, [1] p. : ill. ; fol. (Testo greco e latino in colonne parallele., Segn.: 4 A-2B4 2C6., La c. 2C6v bianca., Javarina, Bartolomeo)
Platina <1421-1481>, Baptistae Sacchi Cremonensis, ex vico Platina, vulgo appellati Platinae, Historia inclytae vrbis Mantuae et serenissimae familiae, Gonzagae, in libros sex diuisa, et nunc primum ex augustissima bibliotheca caesarea Vidobonensi a Pet, Vindobonae, siue Wiennae Austriae: Cosmerovius, Johannes Christoph, 1675
Georgius : Codinus, Georgii Codini et alterius cuiusdam anonymi Excerpta de antiquitatibus Constantinopolitanis / edita in lucem opera et studio Petri Lambecii Hamburgensis: cum latina versione, et animaduersionibus necessariis ; accedunt Manuelis Chrysolorae epistolae tres de comparatione veteris et nouae Romae ; et imp. Leonis cognomine Sapientis Oracula, cum figuris, atque antiqua Graeca paraphrasi ; addita est etiam explicatio officiorum sanctae ac magnae ecclesiae, iuxta eorum ordinem, interprete Bernardo Medonio Tolosat>- ( Testo greco e latino, ?12?)

Aristaenetus : Nicaenus, Aristainetos. Aristaineti Epistolae. Ad fidem Cod. Vindob. recensuit Merceri, Pauwii, Abreschii, Huetii, Lambecii, Bastii, aliorum, notis suisque instruxit Jo. Fr. Boissonade, Lutetiae: Lanoe, Abel, 1822


A Luigi XIV viene a mancare uno dei suoi più validi e straordinari e fedeli collaboratori: JEAN BAPTISTE COLBERT. La sua assenza si farà subito sentire, non solo nell'ambiente economico, ma anche in quello politico. Da questo momento o subito dopo, il Re di Francia per una circostanza di motivi concomitanti, ma quasi tutti provocati da lui stesso, inizia a perdere battaglie, guerre e prestigio, dando inizio a una grave crisi economica oltre che politica.
Le guerre, e il potente esercito che Luigi XIV vuole sempre di più schierare su vari fronti, avranno sempre di più il costo di immensi sacrifici e di tensioni nel Paese, che nei primi anni Luigi XIV riuscirà a tenere nascosti ma che poi saranno così gravi che metteranno negli ultimi anni della sua vita la Francia in ginocchio. Con i due prossimi grandi conflitti entrambi decennali nessuno dei grandi obiettivi sperati da Luigi XIV saranno conseguiti.
Forse alcune di questi timori, fecero saggiamente capolino quando Luigi XIV, volendo consolidare le sue più recenti numerose conquiste, volle un incontro con l'Imperatore Leopoldo I per stipulare con lui un trattato-tregua di 20 anni (che però il re francese presto non rispetterà).
Indubbiamente Leopoldo I d'Asburgo non ha creduto molto a questa mano tesa, ma l'ha dovuta accettare avendo i Turchi quasi in casa. Ma nello stesso anno con Carlo II di Spagna forma una alleanza anti-francese, unendosi all'alleanza che Olanda e Svezia avevano già messa in atto due anni prima, nell'81 all'Aia; non offensiva ma a garanzia difensiva nel tentativo di opporsi a future annessioni o ad altre ostilità della Francia.
Oltre questi timori, Leopoldo ha pure quello di una invasione turca ( i fatti li vedremo più avanti). Premendo i Turchi minacciosamente ai confini asburgici, l'imperatore ha firmato un'alleanza con il re Polacco Giovanni III Sobiesky. Che come vedremo, fu proprio provvidenziale, anche per ridare morale agli Asburgo contro il nuovo potenziale nemico: la Francia. Un bel guaio se cedevano, la Francia sarebbe piombata come un falco su altri territori tedeschi, ovviamente demoralizzati pure loro.
Le persecuzioni del Re contro il partito whig causano una congiura contro Carlo II e suo fratello Giacomo (il futuro Giacomo II).
La congiura (complotto di Rye House) viene scoperta. Seguono una immediata repressione e molti degli organizzatori del complotto sono mandati in esilio oltreoceano.
I Turchi cessano la tregua con l'impero austriaco e riprendono le armi contro l'occidente. Un clima di terrore si diffonde sull' Europa. I più a rischio sono gli Asburgo che sono esposti al doppio pericolo: quello delle ribellioni magiare all'interno (che si sono appellate ai turchi per ottenere l'indipendenza dagli asburgo) e quello dell'invasione ottomana all'esterno.
I turchi da Belgrado dopo aver raggiunto Trieste e Venezia, tentano l'invasione dell'Europa del nord-est; riescono a spingersi e a porre in assedio la stessa Vienna. Nella capitale colti di sorpresa si registra nelle file asburgiche una mancanza di coordinamento. Ma anche carenza di uomini per la difesa della città.
Si tenta una immediata mobilitazione con l'aiuto di molti profughi Serbi, che già da tre secoli si erano rifugiati sui confini austriaci dopo l'invasione dei turchi del 1389 (Kosovo).
Oltre a questi, l'imperatore Leopoldo I, sollecita una alleanza con il sovrano polacco Giovanni III Sobieski per tentare con i suoi 27.000 uomini di arginare l'attacco dei turchi guidati dal gran visir Kara Mustafa.
Il 12 settembre, dopo che i turchi avevano oltrepassata la linea difensiva asburgica sul fiume Raab ed erano già sotto le
mura di Vienna, le forze alleate tedesco-polacche guidate dal generale imperiale Carlo V di Lorena e da Giovanni III Sobiescki, nella battaglia di Kahlenberg costringono i turchi ad abbandonare l'assedio ed arretrare verso Oriente.
Il gran visir turco Qara Mustafà, viene ritenuto dal sultano il responsabile del fallimento. Condotto a Belgrado viene giustiziato. Da questo momento cessa l'avanzata turca in Europa e inizia il suo arretramento verso Oriente.
L'impero ottomano sopravvisse fino al 1918, ma non rappresentò più una minaccia per l'Europa.
La sconfitta dei Turchi portò con sé anche la sconfitta dei Magiari e il controllo asburgico sull'Ungheria venne esteso. La monarchia ungherese cessò di avere carattere elettivo e divenne parte dell'eredità asburgica. L'Ungheria venne ridotta come la Boemia, a provincia amministrativa entro i territori dominati dagli Asburgo.
Alla fine della guerra nel 1699, con il trattato di Karlowitz, i Turchi (ormai in profonda crisi e con l'impero in declino) riconobbero agli Asburgo il possesso dell'Ungheria e della Transilvania.
L'anno dopo (passato il grande pericolo dov'era in gioco la sopravvivenza dell'Impero asburgico) si costituisce a Linz una Lega Santa anti-turca fra l'imperatore Leopoldo I, la Polonia e la repubblica di Venezia. (Quest'ultima inizia subito il contrattacco con una vasta offensiva conquistando la Morea e la Dalmazia. Nell'87, come leggeremo più avanti, si spingeranno fino in Grecia, conquistando Atene dopo aver bombardato e distrutto il Partenone).
ASSEDIO TURCO A VIENNA
Data: 12 settembre 1683
Luogo: VIENNA
Eserciti: TURCO e COALIZIONE AUSTRIACA
Contesto: Conquiste Musulmane
Protagonisti:
Kara Mustafà (Gran vizir turco)
Leopoldo I (Austria)
Carlo di Lorena (Austria)
Ernst Stahrenberger, (comandante dell'esercito austriaco)
Giovanni III Sobieski con 25.000 polacchi
Massimiliano Emanuele con 11.000 bavaresi
Principe EUGENIO Maurizio di Savoia Carignano
Alla fine del Seicento, l'Austria era in difficoltà. Leopoldo primo, sacro romano imperatore di un impero spopolato e dissanguato dalla guerra dei trent'anni, era anche sovrano diretto di territori sottoposti alla duplice minaccia dell'espansionismo di Luigi XIV e dell'invasione turca. Di contro, l'impero turco dominava il Mediterraneo dopo aver conquistato Candia ai Veneziani con una guerra ventennale, finita nel 1669; e a nord si estendeva fino all'Ungheria, che nel 1526 era stata divisa fra gli Asburgo e il Sultano cui toccò anche Buda.
Già vent'anni prima, nel 1663, i Turchi avevano invaso l'Ungheria asburgica, approfittando di un'insurrezione della nobiltà ungherese, finanziata da Luigi XIV, e avevano cominciato la marcia su Vienna: ma erano stati sconfitti da Raimondo Montecuccoli a San Gottardo sul Raab. Nel 1678 i nobili ungheresi insorsero nuovamente contro l'imperatore. Mustafà IV, il sultano che da pochi anni aveva debellato i Veneziani a Candia, poteva nuovamente pensare all'Europa centrale come a una terra di conquista, della quale Vienna era la porta.
Per la conquista di Vienna, il sultano delegò il comando militare al gran vizir Kara Mustafà che, nel maggio 1683, radunò le truppe musulmane nella pianura di Belgrado: duecentomila uomini che si muovono verso l'Austria avendo all'avanguardia i Tartari e facendosi seguire dagli harem, dagli arredi per le tende dei generali, dalle salmerie con le provviste e migliaia di animali. Ci vogliono due mesi per arrivare davanti a Vienna: due mesi terribili, durante i quali l'Austria è messa a ferro e fuoco, soprattutto dai tartari che confermano la loro fama sanguinaria. Gli austriaci si vendicano appena possono: quando gli assediati riescono a fare prigionieri, o li spellano vivi, come i Turchi avevano insegnato a Candia, o li decapitavano per buttare le teste sugli altri assalitori.
L'imperatore Leopoldo aveva lasciato Vienna poco prima dell'arrivo dei Turchi, per organizzare la lega dei soccorsi. Nella capitale erano rimasti pochi abitanti, ma vi si erano rifugiati molti contadini: in tutto circa 70 mila civili, con dieci o undicimila soldati, comandati dal conte Ernst Stahrenberger, ai quali nella difesa si aggiunsero studenti e cittadini. Fra questi, sono rimasti celebri il borgomastro Liebenberg e l'architetto Georg Rimpler, reduce dalla guerra di Candia, che a Vienna, durante l'assedio, fu il sovrintendente delle fortificazioni.
Dall'altra parte, nel suo padiglione, circondato da fontane e giochi d'acqua, al centro di un'immensa città militare di venticinquemila tende, situata fra il Wienfluss e l'Alserbach, Kara Mustafà compie due errori fatali. Il primo errore fu di non forzare l'assedio, nonostante l'enorme disparità di forze: il gran vizir decide un assedio di logoramento, contando di prendere la città per fame e di trovarne intatte le ricchezze. Fa dirigere un certo numero di attacchi contro il Burgbastion e il Loebelbastion, che sorgono su un terreno asciutto, dove è possibile la posa delle mine, secondo la tecnica già sperimentata con successo a Candia. Ma conta di più sulla dissenteria e sulle altre malattie che presto cominciano a decimare la popolazione e la guarnigione di Vienna.
Ma da Passau, intanto, l'imperatore Leopoldo, sostenuto dal papa Innocenzo XI, riesce a stringere un'alleanza con alcuni principi cristiani, che in settembre arrivano in Austria: Carlo di Lorena con l'esercito imperiale di ventunmila soldati, Giovanni III Sobieski con venticinquemila polacchi, il principe elettore Massimiliano Emanuele con undicimila bavaresi, ai quali si aggiunge anche un piccolo esercito sassone: in tutto circa settantamila soldati che, dopo una lunga trattativa, vengono messi sotto il comando unico del re di Polonia.
L'esercito cristiano comandato da Giovanni Sobieski arriva così nelle vicinanze di Vienna, mentre sta per scadere il secondo mese dell'assedio, sempre più duro. Qui si rivela, il secondo, decisivo errore di Kara Mustafà: aver trascurato di occupare le colline del Wienerwald a nord di Vienna. A Klosterneuburg e a Kahlenberg, due colli a dieci-dodici chilometri dalla capitale, si raduna l'esercito di soccorso. A Klosterneuburg c'è un'antica abbazia degli Agostiniani, a Kahlenberg una piccola cappella: in quest'ultima, la mattina dell'11 settembre, viene celebrata una messa alla quale il re polacco partecipa come chierico.
Nella notte fra l'11 e il 12 settembre le truppe cristiane scendono le colline sorprendendo i Turchi, tanto più numerosi: la battaglia dura dodici ore, fino alle cinque pomeridiane del 12 e, grazie anche ad una manovra diversiva compiuta da Carlo di Lorena, finisce con la disfatta totale dei Turchi. L'armata sconfitta, nella fuga precipitosa, lascia nelle mani degli imperiali le tende, gli harem, le bandiere, moltissime armi, tonnellate di rifornimenti e migliaia di bufali, buoi, cammelli, muli e pecore.
Il sigillo d'oro di Kara Mustafà e altri millecinquecento oggetti provenienti dal bottino, sono ora esposti allo Historische Museum e alla Kunstlerhaus; le armi conquistate sono in mostra allo Heeresgeschilichtliches Museum. Quanto al comandante in capo dei Turchi, va detto che durante la ritirata dall'Austria, per ordine del Sultano, Kara Mustafà pagò la sconfitta con la morte.
Se dobbiamo credere alla tradizione, la vittoria sui Turchi ha lasciato diverse tracce nel costume austriaco: le brioches a mezzaluna, le teste di turco nei giardini delle villette borghesi, l'uso del caffè conquistato agli assedianti e subito apprezzato dagli ex assediati. Ma forse in realtà il caffè arrivò in Austria, come altrove, attraverso i commercianti veneziani: ed è certamente leggenda la storiella dell'armeno Koltschitzky che, in premio ai suoi servizi d'informatore durante l'assedio, avrebbe poi ottenuto il permesso imperiale di aprire la prima Koffeshaus.
Fra le varie mostre con le quali Vienna aveva celebrato la sua salvezza del 1683, ce n'è stata anche una ("Il prodigioso accampamento di guerra e di vittoria del principe Eugenio di Savoia"), nel castello del Belvedere, costruito per conto del condottiero. Questo omaggio era giustificato dal fatto che il giovane Eugenio, destinato a diventare vincitore dei Turchi a Belgrado, fece la prima prova d'armi alla battaglia del 12 settembre.
Nel 1683, il PRINCIPE EUGENIO aveva vent'anni: era figlio di Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, conte di Soissons, generale di Luigi XIV, e di Olimpia Mancini, nipote del cardinale Mazarino, amica d'infanzia del re di Francia. In quell'anno Eugenio, orfano di padre e con la madre esiliata a Bruxelles per intrighi di corte, aveva chiesto al re di poter entrare nell'esercito. Ricevuto un rifiuto (e Luigi XIV avrebbe poi avuto molte occasioni per pentirsene), Eugenio fuggì da Parigi con l'amico principe Conti che, raggiunto e minacciato dagli emissari del re, a Francoforte decise di tornare in Francia. Eugenio invece, orgogliosamente, continuò la fuga: andò a Passau e si presentò all'imperatore, che lo aggregò alle truppe del duca Carlo di Lorena.
Come ufficiale di quest'ultimo, il giovane Eugenio partecipò quindi alla battaglia per la liberazione di Vienna. Poi, divenuto colonnello dei dragoni, prese parte alle successive guerre contro i turchi e, in particolare, alla presa di Ofen in Ungheria (1686) e alla prima conquista di Belgrado (1688). Molti anni più tardi, nel 1717, la seconda conquista di Belgrado lo avrebbe visto protagonista come comandante in capo dell'esercito asburgico, prima accerchiante e poi accerchiato, e tuttavia alla fine vittorioso: il cosiddetto "miracolo di Belgrado", che fu una straordinaria vittoria del Prinz Eugen e l'inizio della fine per l'Impero turco.
[di LUDOVICO MARCHI; Bibliografia: Gli Asburgo, di Toti Celona, vol. 2° della collana "Le grandi famiglie d'Europa", Ed. Mondadori, 1972, Eugenio di Savoia, di Wolfgang Oppenheimer, Editoriale Nuova, 1979].


Guadagni, Leopoldo Andrea, Leopoldi Andreae Guadagni jurisconsulti, et in ill. Academia Pisana antecessoris De Florentino Pandectarum exemplari an sit imperat. Justiniani archetypum & an ex eo ceteri, qui supersunt, Pandectarum libri manaverint dissertatio, Romae : typis et sumptibus Nicolai, et Marci Palearini, 1752 [nomi: Guadagni Leopoldo Andrea, Capponi Ferrante (1611 - 1688) = 2, 150, 2 p. ; 8, Segn.: p1 A-I8 K4, Ultima c. bianca , Impronta, m.UM t.y- usut fori (3) 1752 (R): esemplari reperiti = Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, FI, 1 esemplare Mutilo del front.; Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi, Livorno, LI 1 esemplare; Biblioteca nazionale Marciana, Venezia, VE, 1 esemplare
Ferrante Capponi fu un illustre giurista che ebbe in Ansaldo de Ansaldis uno fra i più stimati allievi che egli introdusse a Roma nello studio del cardinale De Luca, dove si distinse per il suo lavoro ottenendone piena protezione; di Ansaldi, Ansaldo <1651-1719> si rammenta in particolare un * Discursus legales de commercio et mercatura in quibus uniuersa fere commercii, et mercaturae materia resolutiue continetur. Cum indice argomentorum, causarum, materiarum, et rerum opulentissimo, Genevae : apud Fratres De Tournes, 1718 [ (20), 458, (6), 119 p. ; folio: il nome dell'A. precede il titolo proprio - l'opera è dedicata a: Principi Cosimo III, magno Etruriae duci e comprende: Benuenuti Stracchae patritii anconitani Tractatus duo de assecurationibus et proxenetis atque proxeneticis quorum prior ex oceano juris prolatus = Marca tip. sul front. - Testo su due colonne. Front. in rosso e nero. Testate, fregi a chiusa e iniziali decorate]

LIBRO DI RICORDI DI FRANCESCO, FIGLIUOLO DI GREGORIO REDI, ARETINO
Al nome sia di Dio, e della Gloriosa Vergine Maria, e di S. Donato, e di S. Francesco d’Assisi, e di S. Filippo Neri. In questo quaderno saranno scritti alcuni ricordi particolari da me Francesco di Gregorio di Francesco Redi d’Arezzo e sarà cominciato questo dì primo di luglio 1647. Ricordi di Francesco di Gregorio Redi aretino. A dì primo Luglio 1647, in Firenze Ricordo come il dì primo di maggio 1647 stile fiorentino io fui addottorato nella città di Pisa, doppo avere studiato quattr’anni nel Collegio Ferdinando di detta città; e me ne tornai a Firenze in casa del Sig. Gregorio, mio padre, il dì 26 di maggio. A dì detto Ricordo come comperai da Maestro Andrea Cecchi libraio gli Idilli di Teocrito collenote dello Scaligero e del Casanbono, pel prezzo di lire tre; comperai ancora dal suddetto libraio l’opere di Petronio Arbitro colle esposizioni di vari autori, di stampa di Ginevra in-4, per prezzo di lire cinque; in tutto lire 8. A dì 30 luglio 1647 Ricordo come questo dì suddetto prestai al Dottor Baldi la Grammatica greca del Gretsero. Riauta questo dì 16 agosto.
A dì 4 agosto 1647 Prestai [scrive Francesco Redi in questo suo libro di ricordi dal quale emergono vari ricordi su personaggi della vita culturale toscana altrimenti misconosciuti] al Sig. Michele Ermini un volume de’ Poeti antichi manuscritti, nel quale sono le poesie di Fra’ Guittone d’Arezzo. Restituì. A dì 19 agosto 1647 Ricordo come questo dì suddetto prestai al Dottor Fontanelli le Questioni del Vallesio. Riauto. A dì 10 dicembre 1647 Ricordo come questo dì ho speso lire venti in un par di calze di seta all’inglese, lire 4 e mezzo in un par di scarpe e lire quattro in un par di legacce da gamba: in tutto lire 28. A dì 20 gennaio 1648 Ricordo come questo dì suddetto prestai al Sig. Altobianco Bondelmonti la Lira del Marino e le Poesie del Testi. Riauti. A dì 24 gennaio 1648
Ricordo come questo dì suddetto cominciai andare a imparare lingua franzese da Monsù Martino, e gli promessi di suo salario lire otto il mese, e gliele diedi anticipate. Lire 8. A dì 23 febbraio 1648 A Monsù Martino lire 8 anticipate. Lire 8. A dì 25 febbraio 1648 Ricordo come questo dì suddetto comperai il Vocabulario franzese e italiano del Venuti. Lire 6; di più la Grammatica francese di Oudino lire quattro: in tutto lire 10. A dì 26 febbraio 1648 Ricordo come prestai scudi 10 al Sig. Gregorio Ricoveri d’Arezzo: lire 70. Restituì. Vedi sotto il 20 marzo seguente. A dì 4 marzo 1648 Ricordo come comperai per il Sig. Francesco Maria dalla Doccia l’opere del Sennerto, di stampa di Leone, da Maestro Noferi libraio, sciolte per prezzo di scudi 7. Li suddetti libri gli diedi a legare a Monsù Niccolò Carlier. Pagò lire 49. A dì detto Ricordo come questo dì suddetto ricevei da un navicellaio un fagotto di libri nel quale erano tutte l’opere del Sig. Paganino Gaudenzio fino ad ora stampate, vi era ancora la Poetica dello Scaligero, i quali libri me gli mandò a donare il suddetto Sig. Paganino Gaudenzio, professore di umanità nello Studio di Pisa. A dì 12 marzo 1648 Pagati a Monsù Niccolò Carlier lire dieci per aver legate l’opere del Sennerto che sono del Sig. Francesco Maria dalla Doccia. Pagò lire 10. A dì 20 marzo 1648 Il Sig. Gregorio Ricoveri mi restituì i scudi dieci, che a lui prestai il dì 26 febbraio 1648. A dì 23 marzo 1648 A Monsù Martino, maestro di lingua franzese, lire otto per il suo salario di un mese anticipato. Lire 8. A dì 24 marzo 1648 Ricordo come questo dì suddetto detti scudi cinquanta a cambio al Sig. Giovan Maria Giovagnuoli, con questo che il cambio non potesse fruttare più di cinque per cento: L.350 Restituiti 24 9bre 1648. A dì detto
Ricordo come riebbi le lire ottanta dal Sig. Francesco Maria dalla Doccia per lui spese nell’opere del Sennerto e nella loro legatura. A dì 24 aprile 1648 Ricordo come questo dì suddetto feci fine di andare a imparare lingua francese da Monsù Martino. A dì 3 maggio 1648 Ricordo come questo dì suddetto comperai da Maestro Andrea Cecchi libraio gli infrascritti libri cioè: 1. Thesaurus pure loquendi et scribendi, graeco latino, M. Jo. Bentzio authore, Argentinae, 1594, in folio, 2. Ulpiani Rhetoris Enarrationes in Demosthenem, Hieronymo Wolfio interprete, Basileae, in folio, 3. Epistolae grecae mutuae variorum, interprete Jo. Cuiacio, Aureliae Allobrogorum 1606, in folio, greco latino, 4. Nicephori Gregorae Historiae, interprete Wolfio, Basileae, 1562 in folio, greco latino, 5. Libani sophistae Progymnasmata declamationes etc. graece, Federico Morelio interprete, Parisiis, 1606, in folio, greco latino. Il tutto per prezzo di lire venticinque Dico lire 25. A dì detto Comperai un Vocabolario della Crusca per prezzo di scudi sei. Lire 42. A dì 6 maggio 1648 Ricordo come prestai al Sig. Cosimo Brunetti il Tesoro della lingua greca di Enrico Stefano. Restituì. A dì 7 maggio 1648 Ricordo come comperai dal Paci libraio gli infrascritti libri franzesi: 1. L’Astrea di Monsù d’Urfe in più volumi. 2. Gli Opuscoli di Plutarco in lingua franzese in tre volumi in 8. 3. Il Tesoro di tre lingue in 4. Il tutto per prezzo di lire 16. Dico L. 16. A dì detto Ricordo come prestai a Messer Ferdinando Magnani, già mio maestro di lingua greca, la Grammatica greca del Boldoni et l’opere di Libanio sofista. Restituì l’opere di Libanio. A dì 8 maggio 1648
Ricordo come questo dì suddetto cominciai ad andare a imparare lingua spagnuola da Don Baldassar Egidio, e gli promessi lire otto il mese di salario, e gli diedi il salario del primo mese anticipato. Lire 8. A dì 9 maggio 1648 Questo dì suddetto comprai dal Cecchi libraio il Dizionario spagnolo e italiano del Franciosino in 4, in due volumi, per prezzo di lire sette. Lire 7. A dì 20 maggio 1648 Ricordo come questo dì suddetto cominciai di nuovo ad andare alla scuola del disegno di penna dal Sig. Remigio Cantagallina, maestro de’ Paggi del Gran Duca, e nell’istesso tempo cominciarono ancora a venire a detta scuola Giovanni Battista et Antonio miei fratelli. Né si determinò salario alcuno perché il suddetto Sig. Remigio mi faceva questo onore in particolare, e si dichiarò non volere alcun salario; onde questo dì suddetto gli donai dodici fazzoletti di rensa, dodici fiaschi di vino e due paia di capponi. A dì detto Cosimo Brunetti mi restituì il Tesoro della lingua greca di Enrico Stefano a lui prestatoil dì 6 maggio 1648. A dì 10 giugno 1648 A Don Baldassar Egidio lire otto per il suo salario di un mese come maestro di linguaspagnola, sì ché viene ad esser pagato per tutto il dì 8 luglio 1648. A dì 12 giugno 1648 Ricordo come questo dì suddetto comperai gli infrascritti libri greci cioè: 1. Diodori Siculi Bibliothecae historica, greco latino, studio et opera Laurentii Rhodomani, in-folio, Francofurti, 1604, 2. Laertii Diogenis Vitae philosophor., interprete Thomaso Aldobrandino, Romae, 1594, in-folio, 3. Euripidis Tragediae, interprete Gulielmo Canter, duobus voluminibus, in-4 1602, 4. Theophilacti Simocati et praefecti quae […] Opera, greco latino, interprete Jacopo Cimendocio, in-8, Antuerpiae, 1598, apud Commelinum, 5. Philostrati Lemnii Opera quae extant omnia, interprete Federico Morelio, Parisiis, 1608, in-folio. Il tutto per prezzo di scudi sette e mezzo, cioè lire cinquantadue soldi dieci. Lire 52-10. A dì 17 giugno 1648 Ricordo come comperai braccia diciannove di taffettà rasato per farmi un ferraiolo et un vestito, e lo pagai mezzo scudo il braccio. Lire 66-10. A dì 18 detto In un cappello di vigogna. L. 20.
A dì detto In un par di scarpe. Lire 4-10. A dì 22 giugno 1648 A Maestro Lorenzo sarto, per fattura e spese fatte in un mio abito di taffettà rasato: lire 49. A dì 26 giugno 1648 A Maestro Giovanni Talducci lire otto per un par di legacce da gamba, e per un cordon da cappello: lire 8. A dì 30 giugno 1648 Ricordo come Maestro Ferdinando Magnani, già mio maestro di lingua greca, questo dì suddetto mi restituì l’opere di Libanio che a lui prestai il dì sette maggio, sì ché gli rimane in mano la Grammatica greca del Boldoni. Restituì ancora la Grammatica: vedi avanti.A dì 7 luglio 1648 In 20 pezzi di libri, parte spagnuoli parte franzesi, comperati in fiera fredda a ragione di lire una il pezzo. Lire 20. A dì detto A Don Baldassar Egidio, maestro di lingua spagnuola, lire otto per il salario di un mese anticipato che viene a esser pagato per tutto il dì otto agosto prossimo futuro. A dì detto Ricordo come prestai scudi cinque al Sig. Pietro Paolo Lambardi d’Arezzo. Lire 35 Restituì. A dì 31 luglio 1648 In un paio di scarpe lire 4-10. A dì 6 agosto 1648 In 19 braccia di crespone per fare un ferraiolo, et un vestito: a venti crazie il braccio L.31-134 A dì detto In 3 braccia e mezzo di taffettà nero per foderar detto vestito: a cinque giuli il braccio. L. 11-13-4 A dì 8 agosto 1648 Dati a Maestro Lorenzo sarto per cucitura, fattura e spese del suddetto vestito. Lire 24.
A dì detto Ricordo come finii detto giorno di andare ad imparare lingua spagnuola da Don Baldassar Egidio, ed egli restò pienamente satisfatto, essendo stato sempre pagato anticipatamente. A dì 9 agosto 1648 Ricordo come questo giorno comperai Eustachio sopra Omero in folio, 3 volumi, e lo pagai sette piastre. Comperai ancora tutte l’opere di Galeno greche in 5 volumi in folio, e le pagai sei piastre.Piastre 13. A dì 12 agosto 1648 Ricordo come questo dì suddetto il Padre Inquisitore di Firenze mi fece venir di Roma la licenza de’ seguenti libri proibiti, da durare tre anni da cominciarsi il dì primo di agosto presente, et i libri sono gli infrascritti, cioè: 1. Johanni Huart Scrutinium ingenior, 2. Desiderii Erasmi Roterdami Opera omnia, 3. Epistola Luciferi ad malos principes Christianos, 4. Petri Pomponatii Opera omnia prohibita, 5. Jacobi Baphart De studio Trar. 6. Theophrasti Paracelsi Opera omnia medico-chimica et chirurgica, 7. Henrici Bebbelli Facetiae; Institutio puerororum et ecc., 8. Conciones Bernardini Occhini, 9. Elementa christiana ad instituendos pueros, incerti auctoris, 10. Francisci Trachelei Statii propedeumata oratoria, 11. I Capricci di Giusto Bottaio del Gello, 12. L’Adone del Marino, 13. Il Decamerone del Boccaccio non corretto dal Salviati, 14. L’Istorie del Macchiavello coll’altre opere. A dì 14 agosto 1648 Ricordo come prestai a Maestro Ferdinando Magnani, già mio maestro di lingua greca, la Grammatica greca di Teofilo Golio. Il medesimo Maestro Ferdinando ha ancora di mio la Grammatica greca del Boldoni. Restituì tutte dua. A dì detto In due para di guanti bianchi a venti crazie il paio. Lire 3-6-8 A dì detto Ricordo come al Sig. Remigio Cantagallina, maestro del disegno, donai due prosciutti, e dodici fiaschi di vin bianco e sei forme di marzolini, giacché dal 20 di maggio in qua non gli avevo donato cosa alcuna. A dì primo 7mbre 1648 In un par di scarpe lire 4-10.
A dì primo 9mbre 1648 Ricordo come il Sig. Sergente Maggiore Benedetto Giudici mi donò una saliera grande d’argento di d. con tutti suoi arnesi di argento. A dì detto di 9mbre Ricordo che donai al Sig. Remigio Cantagallina, mio maestro di disegno e di prospettiva, due para di capponi e due fiaschi di malvagia. A dì 6 9mbre 1648 Ricordo come questo dì suddetto Maestro Ferdinando Magnani, già mio maestro di lingua greca, mi restituì le Grammatiche del Golio e del Boldoni che aveva di mio. A dì 10 9mbre 1648 Ricordo come questo dì cominciai andare alla scuola della scherma, e diedi al maestro lire 8 per un mese anticipato. Lire 8. A dì 11 9mbre 1648 Ricordo come nella fiera di San Martino comperai 12 pezzi di libri e spesi lire 14. A dì detto Nella medesima fiera comperai due teste di bronzo a diciotto lire l’una. Lire 36. A dì 14 9mbre 1648 In due paia di scarpe, uno di vacchetta camosciata et un di marrocchino nero: lire 9-10 A dì detto Prestai a Monsù Martino Borgognone, già mio maestro di lingua franzese, l’Astrea di Monsù d’Urfè et il Segretario alla moda franzese. Restituì. A dì 17 9mbre 1648 In dieci braccia di rascia all’olandese, a undici lire il braccio, per farmi un abito lire 110. A dì detto In 2 braccia di taffettà nero per fornire il detto vestito lire 7. A dì 18 9mbre 1648 In un par di calzette di seta nere all’inglese lire 19. E più in un par di legacce da gamba per me lire 5. A dì detto Ricordo come comperai da Maestro Andrea Cecchi libraio l’opere del Zacuto in due volumi in foglio, e l’opere del Padre Geremia Drexelio in due volumi in foglio perprezzo di scudi dieci sciolte, e le suddette opere le diedi a legare a Monsù Niccolò Carlier libraio.
A dì 21 9mbre 1648 In otto braccia di velluto piano nero per farmi un vestito: a due scudi il braccio lire 112. A dì 23 9mbre Al sarto, per fattura dell’abito di rascia e per spese da esso fatte per fornire detto abito: lire 35. A dì 24 9mbre 1648 Prestai al Sig. Girolamo Mazzoni il Thesoro del parlar greco del Bentzio. Restituì a dì 22 gennaio 1649. A dì detto Ricordo come questo dì suddetto il Sig. Giovan Maria Giovagnoli mi restituì li cinquanta scudi che teneva a cambio di mio, datigli sotto il dì 24 marzo 1648, e pagò i frutti. A dì 10 Xmbre 1648 Al maestro della scherma lire otto, e viene a esser pagato per tutto il dì X gennaio prossimo futuro. A dì 11 Xmbre 1648 Ricordo come questo dì suddetto Carlino Tromba cominciò a venirmi a insegnare sonar di flauto a casa, e li assegnai lire 9 il mese e gli pagai un mese anticipato. A dì 12 Xmbre 1648 Monsù Martino, già mio maestro di lingua franzese, mi restituì l’Astrea di Monsù d’Urfè e il Segretario alla moda. A dì 23 Xmbre 1648 Al sarto, per fattura del mio vestito di velluto piano, e per spese in esso fatte. Lire 30. A dì detto In un paro di guanti lire 1-10. A dì 24 Xmbre 1648 Ricordo come donai al Sig. Remigio Cantagallina quattro fiaschi di greco e cinquanta cantucci et un par di capponi, come maestro del disegno e di prospettiva. A dì 3 gennaio 1649 Ricordo come comprai dal Rontino libraio gli infrascritti libri franzesi: 1. La Casa di campagna di Monsù Carlo Stefano e di Monsù Gio. Liebot, Parigi, 1600. 2. Discorsi sopra il modo di ben governare contro Niccolò Macchiavelli, diviso in tre parti, d’incerto. 3. Il Cieco afflitto e consolato di Monsù di Cerisier. 4. Discorsi dei più memorabili fatti dei Re e gran Sig.ri d’Inghilterra. Il tutto per prezzo di lire 12. Lire 12.
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A dì 7 gennaio 1649 In un fornello di ferro colle sue graticole di ferro. In una boccia di rame stagnato in due pezzi. Nel bagno di rame per uso di detta boccia: in tutto lire settanta. Dico lire 70. A dì 10 gennaio 1649 Comperai tutte l’opere di Platone in foglio, greche latine, del Serrano e le pagai otto piastre. A dì 11 gennaio 1649 Al maestro della scherma lire otto, e viene a esser pagato per tutto il dì 10 febbraio 1649. A dì detto A Carlino Tromba, maestro del flauto, lire 9 e viene a esser pagato per tutto il dì 11 febbraio 1649. A dì 12 gennaio 1649 In un paio di scarpe di marrocchino lire 4-10. A dì 15 gennaio 1649 Al barbiere per barbieratura. Lire 1-6-8. A dì detto Pagati al merciaio per tanti nastri neri tabissati. Lire 4. A dì 17 gennaio 1649 Ricordo questo giorno sopraddetto prestai al Sig. Gregorio Ricoveri scudi sei. Pagò. A dì detto Prestai al Sig. Decano Valerio Inghirami il secondo volume de Progimnasmi poetici di Benedetto Fioretti. Restituì il dì 11 febbraio 1649. A dì 18 gennaio 1649 In due orinali di vetro da stillare lire cinque. In due orinaletti più piccoli, pur da stillare, lire dua, soldi dieciIn quattro antenitorii, per uso di detti orinali, lire tre: in tutto lire 10-10. A dì 19 gennaio 1649 Ricordo come a questo dì suddetto donai il mio Petrarca manuscritto in-4 al Sig.[…].A dì 20 gennaio 1649 In una lisma di carta da scrivere, a lire 6 la lisma, lire 6.
A dì 21 gennaio 1649 In due bocce da stillare di vetro lire 6. A dì detto Ricordo come prestai al Sig. Carlo Dati il Teocrito del Casanbono Restituì. A dì 22 gennaio 1649 Al collarettaio per imbiancatura di collari e manichini e camicie di tela batista, e viene aesser saldato fra lui e me per tutto il suddetto giorno 22 di gennaio, lire sedici. Lire 16. Al suddetto collarettario, per aver da lui compero quattro para di manichini, a quattra giuli il paio, e quattro collari a due giuli l’uno: in tutto lire sedici. Lire 16. A dì detto Il Sig. Girolamo Mazzoni mi restituì il Tesoro del parlar greco del Bentzio. A dì 10 febbraio 1649 Al maestro della scherma, e viene a esser pagato per tutto il dì 10 marzo, lire 8. A dì 11 febbraio 1649 Il Sig. Decano Valerio Inghirami restituì il 2° volume de’ Proginnasmii poetici di Benedetto Fioretto.
A dì 13 febbraio 1649 Comprai dal Sig. Michele Ermini un occhiale del Galileo assai buono, e tutte l’opere del medesimo Galileo, e quattro termometri per prezzo di scudi otto. Lire 55. A dì 14 detto Pagati a Maestro Andrea Cecchi, libraio in Firenze, per tanti libri venuti sciolti da Lione in una sua balla: lire 140. A dì 15 febbraio 1649 A Carlino Tromba, maestro del flauto, lire nove e viene a esser pagato per tutto il dì 11 marzo 1649. A dì 10 febbraio 1649 In libbre 2 di olio di vette di aranci, compro dal frate di S.to Spirito, lire 10, e più libbre 3 di olio di gelsomini lire 4. A dì detto In un par di scarpe nere lire 4-10. A dì 4 gennaio 1650, stile romano In braccia sette di velluto piano nero, per farmi una giubba nera da campagna per fare il viaggio di Roma a pigliare il Giubileo dell’anno santo, lire 96.
In libbre 6 di nastro d’argento e d’oro per guarnire detta giubba lire 36. In saia di scialon per fodere di detta giubba lire 26. In quattro dozzine e mezzo di bottoni per mettere a detta giubba, grossi di argento e d’oro, da Madonna Laura ebrea: lire 54. In cordoncino d’oro vergola grossa di oro per far le magliette lire 6. In sette braccia e mezzo di panno d’Olanda oscuro per un par di calzoni e giubbone, et una giubba da campagna lire 130. In bottoni grossi per la giubba lire 24. Bottoni d’argento e d’oro piccoli per lo vestito da Madonna Laura ebrea lire 20. In nastri babusati di color jsabella e mavì e nastrini d’oro per legarli e mettere a piè de calzoni e intorno alla serra. Lire 42. A dì detto In quattro camice di rensa fine con le maniche larghe e grandi a lire 18 l’una: lire 72. A dì detto Ricordo come comprai una spada da cavalcare, colle guardie e puntale d’argento, scudi 18. Lire 126. A dì 20 In un par di stivali doppi da acqua di vacchetta, da Maestro Stefano, mio calzolaio. Lire 40. In un par di sottostivali di saia rovescia, a due peli chermisi guarniti con tre guarnizioni d’oro lire 24. A Monsù Ansio per fattura della giubba di velluto nero da campagna, dell’altra giubba e vestito di panno d’Olanda, fodere e altre spese, lire 73-10. A dì 22 detto Comprai una valigia di vacchetta nera, co’ suoi cordoni di seta et un cuscino da cavalcare. Lire 30. A dì detto In una sferza alla pollacca lire 6. In una cintura da spada da cavalcare, comprata da Monsù Marco Lamberti. Lire 35. A dì 13 marzo 1650 in Firenze Ricordo come questo dì 13 marzo 1650 partii di Firenze alla volta di Roma con Giulio Pini procaccio, e restai d’accordo di darli scudi diciotto fra me e Lionardo mio servitore, e di più pagarli il posto di due miei bauli: lire 136. A dì 15 luglio 1650 Ricordo come questo giorno suddetto ritornai a Firenze, dopo essere stato a Roma, a pigliare il Giubileo dell’Anno Santo, et nel Regno di Napoli. Ricordo come i libri che portai di Roma e di Napoli, in tutto condotti in Firenze, mi costarono scudi quaranta.
Dico lire 280. A dì 20 luglio 1650 Ricordo come comprai braccia diciotto di taffettà rasato, per farmi un vestito, dalla bottega del Sera, e lo pagai mezzo scudo il braccio Lire 63. In un par di scarpe nere di marrocchino lire 4-10. Al Saltini sarto, per fattura del vestito di taffettà rasato et altre spese di fodere, di nastri, bottoni e mostre, lire 50. Ricordo come donai a Leonardo mio servitore, per avermi ben servito nel viaggio di Roma e di Napoli, scudi quattro per mancia, oltre il suo salario ordinario: lire 28. A dì 2 agosto 1650 In un ventaglio lire 3-10. A dì detto Ricordo come questo dì suddetto comprai le Novelle del Boccaccio, della stampa de’ Giunti del 1673, con le annotazioni de’ deputati, per prezzo di lire 6. A dì detto Comprai i Trionfi del Petrarca manoscritto in carta pecora; libro antico e da tenerneconto, che fu scritto nel 1410, in 8, per prezzo di lire 7. Lire 7. In un par di legacce da gamba di taffettà nero a un capo lire cinque. Lire 5. A dì 7 7mbre 1650 In un par di scarpe nere di marrocchino lire 4-10. In nastro di seta lire 0-8. In un cordone di seta da cappello lire 8. A dì 15 7mbre 1650 In due urinali di vetro da stillare lire 5. In una storta grande lire 4. A dì detto In tre libbre di cannella per fare acqua di cannella da stillare lire 12. A dì 28 ottobre 1650 Ricordo come nella fiera di San Simone, su la piazza di S. Croce, comperai le Prose del Bembo, e gli Asolani e ‘l Tesoro grande di Ser Brunetto Latini, e Ugon Fridevalle, De tuenda sanitate, di stampa del Plantino, il tutto per prezzo di giuli 4. Lire 2-13-4. In carta da scrivere lire 7. A dì 6 gennaio 1651, stile romano In un paro di scarpe lire 4-10. In più spese fatte questi giorni passati lire 16.
A dì 12 gennaio 1651 A Messer Piero Marchi per avermi copiato alcune mie scritture lire 14. A dì detto In tanta ambra e muschio per mandare in Arezzo a Suor Maria Cecilia, mia sorella. Lire 3. A dì 13 febbraio 1651, stile romano In più libri comprati da Maestro Andrea Cecchi lire 18. A dì 20 aprile 1651 In braccia diciannove di damasco a opera piccola, a lire 6 il braccio, per farmi un vestito da state comprato dalla bottega di Pace e Nosetti, lire 114. In un paio di scarpe nere lire 4-10. In nastri di seta lire 2. In un par di legacce da gamba di taffettà lire 6. Al sarto per fattura del vestito di damasco e altre spese fatte in fodere nastri, seta, bottoni e altro, lire 61-10. 1653 Ricordo come nel viaggio che feci a Bologna dal Cardinal Fachenetti, a Venezia et aPadova, in tutto spesi, in due mesi che stetti fuora, lire mille quattrocento incirca. Lire 1400. Ricordo che nel suddetto viaggio comprai, fra Bologna Padova Venezia e Padova, una balletta di vari libri fra nuovi e vecchi, e nei suddetti libri spesi, tenutone conto, scudi cinquanta e lire tre di moneta fiorentina. Ricordo come in Venezia comprai 24 tovagliolini di Fiandra al prezzo di mezzo scudo l’uno, tutti a opera finississima. A dì 10 maggio 1654 Pagati al procaccia di Venezia, per porto di un fagotto da Bologna a qui, entrovi varie copie stampate dell’Ode mandatami dal Sig. Giovanni Tani, lire 4. In dogana lire 0, 68. In un paio di scarpe nere di marrocchino lire 4-10. In un cappello lire 18. In un cordone lire 4-10. In nastri neri lire 2. A dì 14 maggio 1654 A Maestro Andrea Cecchi libraio, nell’Argonautica d’Apollonio con le note di Hieremia Oelzlino, legata in 8. Lire 8. A dì detto Ricordo come prestai al Sig. Ferdinando Magnani l’Hellenismo del Canini. Restituì. A dì 16 maggio 1654
Ricordo come questo dì suddetto comperai due paia di calze nere di seta all’inglese, a diciotto lire il paio, dalla bottega di Monsù Marco Lamberti Lire 36. A dì 18 maggio 1654 Al Sig. Iacopo Lapi prestai il Turnebo sopra Orazio. Restituì. A dì 4 giugno 1654 Ricordo come Pietro Gavardelli mi portò lettera del Cardinal Fachenetti che mi comandava che, subito veduta la presente, io m’incaminassi alla volta di Roma, dove già si era S. Eminenza incamminata.In braccia quattro e mezzo di armenie, di seta e pelo di capra a onde bigia, per farmi un paio di calzoni da campagna: lire 22-10. A dì 5 giugno 1654 In braccia 19 di rasettino a opera piccola, con due rovesci per fare un abito, e lo pagai cinque lire il braccio dalla bottega del Sera. L. 95. A dì detto Dati a Madonna Laura ebrea, in bottoni d’oro per mettere a calzoni da campagna, lire 24. In tanta tela d’Olanda per fare un giubbone bianco da campagna e bottoni bianchi. Lire 14. In un cappello bigio vigogna da campagna con suo cordone di argento fine e nastri. Lire 42. In braccia 20 di saia d’Inghilterra stretta bigia per fare la livrea a Bastiano mio servitore: lire 60. A Maestro Massimo Socci per fattura de’ calzoni miei bigi da campagna e del abitonero da città, soppanni e fodere, et altre spese fatte da lui per detti abiti, lire 74-10. Al suddetto Massimo Socci sarto per fattura e spese da lui fatte per la livrea di Bastiano mio servitore: lire 49. Ricordo come a dì 15 giugno 1654 mi partii di Firenze alla volta di Roma, con animo di essere al 7mbre tornato in Firenze. A dì 14 9mbre 1654 Ricordo come tornai questo giorno di Roma a Firenze. Ricordo come in Roma comprai gli infrascritti libri cioè: 1. Suidas, greco latino, studio et opera Aemilii Porti, in-folio, 2 volumi Coloniae Allobrogorum, 1619, sciolti, lire 35. 2. Athenaeus, cum Casanbono, in-folio, 2 volumi, Lugduni, 1612, sciolti, lire 34. 3. Andreae Bacci, medici romani, De vinis et de conviviis antiquorum, in-folio, legato, lire 8. 4. Germani Valentis Guellii Virgilius, in folio, legato, lire 22. 5. Fulvii Ursini Virgilius illustratus, apud Plantino, in-8, lire 3. 6. Ciacconii Triclinus et Fulvii Ursini, in-8, lire 1-13-4.
7. D. Laurentii Ramirez de Prado .........., Antuerapiae, 1612, in-4, sciolto, lire 5. 8. Apollonius Hartungi, in ottavo legato lire 1. 9. Petri Servii Feriae juvenile, lire 1-6-8 In tanta rascia fiorentina per farmi un ferraiolo et un vestito lire 100. In un par di scarpe nere lire 4-10. In una lisma di carta da scrivere lire 8-10. Al sarto per fattura del vestito di rascia nera lire 11. Al detto sarto per spese fatte da lui nel suddetto vestito lire 36. Al barbiere lire 1-34. A dì 7 Gennaio 1655, stile romano Ricordo come questo giorno suddetto prestai a Monsù Niccolò l’Istorie del Guicciardino. Riaute. A dì 12 gennaio 1655 In quattro collari e quattro paia di manichini lire 16. In due boccie di vetro da stillare et in un cappello di vetro lire 9. In 40 quadretti di vetro lire 1-13-4 Allo scatolaio per due scatole compre: lire 2. A dì 25 gennaio 1655 In un paio di scarpe e nastro. Lire 5-10. A dì 6 febbraio 1655, stile romano In un par di calzette di seta nera all’inglese: lire 18. In un cappello di lana: lire 8. In una lisma di carta tagliata da scrivere: lire 7-10. In 12 caraffini di cristallo da tavola: lire 6. Ricordo come prestai a Giuseppe Pagni le Storie di Ricordano Malespini Riauto In 100 quadretti di vetro a lire 5 il cento: lire 5. In venti bottoncini di cristallo a due crazie l’uno lire 3-6-8. In un mazzo di penne lire 0-13-4. In un par di scarpe lire 4-10. In un par di nastri da scarpe all’usanza lire 3. Al libraio per varie legature lire 10. A dì 5 luglio 1655 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Alamanno Bianciardi scudi dodici per restituirmegli ad ogni mio piacere: dico scudi dodici. Restituì. In quattro ventaroli per mandare in Arezzo lire 1. In una cantinetta da ghiacciare il vino lire 5. In due dozzine di bottoni bianchi coll’anima di osso, per camicie. Lire 0-13-4.
A dì 14 luglio 1655 In gelsomini di Catalogna lire 1. A dì 15 In gelsomini lire 1-6-8. Gelsomini lire 1. Più gelsomini lire 1-3-4. Gelsomini lire 1-6-8. Gelsomini lire 2. Gelsomini lire 1. Ricordo come dal Serenissimo Sig. Principe Leopoldo e da Sigg.ri Accademici della Crusca fui ammesso nell’Accademia della Crusca, e ne feci in detta Accademia ilringraziamento, et altra pubblica funzione. Ricordo che i libri che vennero di Leone in tutto mi costarono scudi 25, con tutte le spese di porto gabelle ecc., scudi 25. In un paio di scarpe lire 4-10. Al sarto per accomodatura di alcuni vestiti lire 4. A dì primo 7mbre 1655 Ricordo come questo giorno saldai con Leonardo Targioni ogni conto che fra lui e me vertisse, e li diedi per suo avere lire 18. Lire 18. Pagati per lo Stravizzo dell’Accademia della Crusca lire 8. Per mancia al bidello la sera dello Stravizzo: lire 2 In un par di sottocoppe di argento vecchie a cinque lire, 10 l’oncia: lire dugento dieci. Lire 210. In tanti fogli marezzati da Monsù Niccolò, a una crazia l’uno, lire 3. A dì 6 8bre 1655 Ricordo come prestai al Sig. Lelio Bacci di Arezzo scudi due: dico scudi 2. Restituì. A dì suddetto Prestai al Sig. Carlo Dati gli Adversari del Turnebo. Restituì. In cinque braccia di rensa di Fiandra, a trenta crazie il braccio, per fare una camicia lire 12-10. In un berrettino di marrocchino lire 0-13-4. A dì 20 8bre 1655 In due perrucche per me a Monsù Damone franzese, a 4 scudi l’una. Scudi 8. A Maestro Piero Marchi per avermi copiate alcune mie scritture et altro, lire 20. In due libbre di zucchero fine lire 3-10. Il procaccio di Ancona, per suo porto della cassetta mandatami dal Sig. Paolo Pierizi, lire otto. Lire 8. A dì 4 9mbre 1655
In un paio di scarpe lire 4-10. In un par di calzeroni di stame di Fiandra bigi lire 7. In nastri neri da scarpe lire 2. A dì 25 9mbre 1655 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Carlo Dati il mio manoscritto delle Iscrizioni antiche. Restituì. Ricordo come questo dì suddetto prestai al Sig. Alamanno Bianciardi scudi 10, dico scudi 10, restituì. In un cordone da cappello nero lire 2. Al cappellaio per avere ritinto e dato il lustro a un cappello di vigogna lire una. Lire 1. In tanto cotone sodo lire 2. A dì 12 gennaio 1656, stile romano Ricordo come questo dì suddetto prestai il Corpo de’ poeti greci al Sig. Benedetto Lomi. Restituì. In un par di scarpe nere di marrocchino et in un altro paio di vacchetta lire 9-10. A dì 15 aprile 1656 Ricordo come questo giorno suddetto comprai un par di calze di seta nere all’inglese lire 19. A dì 2 maggio 1656 Ricordo come questo giorno suddetto comperai le Osservazioni del Tulpio, lire tre, daMaestro Noferi libraio. Lire 3. A dì 8 maggio 1656 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Ferdinando Altini la Calligrafia greca et Teocrito del Casanbono. Restituì tutti. A dì 12 giugno 1656 In braccia 4 e mezzo di taffettà verde, per farmi un vestito da tener per casa, lire 15. In un par di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. Al sarto per fattura del vestito di taffettà da tener per casa lire quattro. Lire 4. A dì 20 agosto 1656 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Agostino Svetonio l’Apuleio del Priceo. Restituì. Al procaccio di Venezia lire 6 per portare una cassetta a Padova lire 6. In un secchio di libbre sei di sorbetto di Costantinopoli, a due giuli la libbra, lire 8. A dì 25 7mbre 1656
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La sera dello Stravizzo dell’Accademia della Crusca lire 8. E più per la solita mancia al bidello lire 2. A dì 10 8bre 1656 In un par di scarpe nere di marrocchino lire 4-10. In un cappello di lana di Francia lire 8. In un par di legacce da gamba lire 4. In più e vari libretti comprati per la fiera di S. Simone lire 25. A dì 4 9mbre 1656 A Monsù Damone per una perruca lire 28. In tanta rascia all’olandese per farmi un vestito e un ferraiolo. Lire 110. In un paio di scarpe di vacchetta incerate lire 5. In un par di calzerotti bigi di stame di Fiandra lire 8. A dì 16 9mbre Al sarto Maestro Massimo Socci lire undici per fattura del vestito di rascia. E più al detto Massimo Socci lire 52 per spese fatte in soppanni, sete, taffettà, bottoni, nastri ecc., per servizio del suddetto vestito. A dì 8 gennaio 1657, stile romano In un berrettino di marrocchino lire 0-16-8. A dì 10 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Giovanni Verzini il Pindaro del Leoniceno e quello volgarizzato dall’Adinari. Restituì. A dì 4 marzo 1657 In quattro pani di zucchero fine di Venezia, per mandare a Suor Maria Cecilia adArezzo, lire 8. A dì 11 marzo 1657 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Antonio Magliabechi il primo e secondo tomo delle Istorie del Giovio in foglio del Sorrentino. Restituì. A dì 15 marzo 1657 In un paio di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. In venti braccia di nastro nero a tre larghezze, a quattro soldi il braccio: lire 4. A dì 30 aprile 1657 In 20 braccia di taffettà rasato nero liscio, a un mezzo scudo il braccio, dalla bottega del Sera lire 70. A Maestro Massimo Socci lire 20, per spendere in soppanni ecc. del suddetto vestito di taffettà rasato.
A dì 8 maggio 1657 Ricordo come questo dì suddetto prestai al Sig. Iacopo Lapi gli Opuscoli del Riolano. Gli restituì. A dì 10 maggio 1657 A Maestro Massimo Socci, per fattura e per spese fatte per me nel vestito e ferraiolo di taffettà rasato, per ogni suo resto, avendo avuto innanzi lire 20. Lire 25. In più vari libri compri da Monsù Niccolò Carlier libraio lire 31. In un mazzo di penne lire 1. In più mance lire 4. A dì 25 luglio 1657 Ricordo come prestai al Sig. Ascanio Bacci scudi sei.Lire 42. Restituì. A dì 20 agosto 1657 In un paio di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. In un paio di pianelle per casa lire 4. A dì 15 7mbre 1657 La sera della cena dell’Accademia della Crusca. Lire 8. E più al bidello, secondo il solito, lire 2. In un ornamento da quadro senza intagli lire 10. In una lisma di carta lire sette e mezzo. Lire 7-10. In un orinale da stillare lire quattro. Lire quattro. In una storta mezzana da stillare lire 3. In polvere da lettere nera lire 0-10. In quattro quaderni di carta dorata lire 2-13-4. In grani 12 di muschio lire 3. A dì 22 8bre 1657 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Agostino Svetonio il Vossio De vitiis sermones. Restituì. A dì 10 9mbre 1657 Ricordo come questo giorno suddetto comprai tre Osservazioni della lingua italiana del Cinonio, a lire due l’una, lire 6. Donai uno dei suddetti libri delle Osservazioni della lingua italiana al Sig. Decano Valerio Inghirami da Prato. In un paio di scarpe di marrocchino nero lire 4-10. In un testo manoscritto del Petrarca in carta pecora lire 6, dico lire 6.
A dì 12 dicembre 1657 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Antonio Bonamici le Osservazioni della lingua italiana del Cinonio, Il torto e ‘l diritto del non si può del Bartoli e laGrammatica toscana del Buommattei. Restituì tutti. A dì 15 dicembre 1657 In un par di calze di seta nera all’inglese lire 18. In tre paia di calze di bambagia col pedule, a lire due il paio, lire 6. In tanto panno all’olandese nero per farmi un vestito e un ferraiolo lire 130. Dati a Maestro Massimo Socci sarto, per spendere a buon conto per fattura e spese di detto vestito, lire 10. In due dozzine di palle di sapone di Bologna, per mandare Arezzo, lire 2-8. A dì 22 dicembre 1657 A Maestro Massimo Socci per ogni resto di sua fattura e spese pel vestiario di panno all’olandese lire 36. In un par di guanti lire 2-13-4. A dì 15 gennaio 1658, stile romano In un paio di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. Al procaccio di Roma, per portare a Roma una cassetta, lire otto. Lire otto. In due dozzine di bottoni neri di setino lire 1. In un cappello di vigogna lire 18. A dì 25 marzo 1658 Ricordo come sotto il dì 13 marzo 1658 ebbi di Roma dalla Sacra Congregazione dell’Inquisizione, ebbi la licenza di poter leggere e tenere gl’infrascritti libri per tre anni, da cominciarsi il detto dì 13 marzo: Claudii Salmasii Opera omnia. Hugonis Grotii Poemata de jure pacis et belli. Georgiii Buchanani Poemata. Historia res scoticar. Jacobi Augusti Thuari Historiae. M. Martini Lexicon philologicus. Jo. Ravisii Textori Dialogi. Isaci Casanboni Epistolae. Josephi Scaligeri Epistola; De emendatione temporum. Julius Caesar Scaliger Poemata; Commentarii in Theophrastu. Mercatori Atlas; Cronologia. Antonii Perez Relationes. Francisci Valesii, Philosophia sacra. Theophrasti Paracelsi Opera omnia exceptis astrologicis. Georgii Fabricis Saxonia. Roberti Fluddi Opera omnia. Jo. Isac. Pont. Orig. france.
Henrici Salmud Annotationes in libro Guidi Panciroli, cui titulum Rerum memorabilium etc. Andreae Hondorf et Philippi Leonie, Theatrum historicum. Alberti Grantii Historiae. Bernardini Telesii Opera omnia. Epistolae, dialogi et orationes obscurorum virorum. Farrago poematum Leodegari a Quercu. Dempsterus, in Rosini, Antiquitatum romanarum. Germani Bixi Poemata. Luciani Dialogi vedelicet mors peregrini et philopati. Pogii Facetiae. Masucci Salernitani Fabulae. Laurentii Abstemii Fabulae. Viti Amerb. Antiparadoxa. Com. in Pythag. et Phocylio Poemata. Julius Caesar Vanninus, De admirandis naturae arcanis. Melchioris Adami Vitae theologorum. Joannis Cuspiniani Imperatorum et gest. vitae. Levinus Lemnius, De occultis naturae miraculis. Liber Vincentiii Hollandi, Satyra Menippea. Rime di Francesco Berni.Capricci di Giusto Bottaio del Gello. Il duello del Muzio. Prose del Firenzuola. Poesie del Franco contro l’Aretino. Opere tutte di Francesco Betti. Cortigiano del Castiglione. Satire dell’Ariosto. Opere del Marino excepto Adone. Ricordo come feci registrare la de contro licenza ne’ libri dell’Inquisitore di Firenze. A dì 15 maggio 1658 In un paio di scarpe nere di marrocchino lire 4-10. In 20 braccia di taffettà rasato nero, per farmi un abito, lire 70. Nelle Vite de’ Santi Padri con le osservazioni e note del Rosweido, in foglio di Anversa, da Bartolomeo Tani libraio, lire 18. Dal medesimo nell’Onomastico di Polluce greco-latino lire 3-10. A dì 30 maggio 1658 A Maestro Massimo Socci sarto lire 35, per fattura e spese fatte nel vestito di taffettà rasato, lire 35. Dati a Desiderio mio servitore, per spese fatte per me in più cose, lire 10. In due scatole lire 1. Ricordo come il Sig. Carlo de’ Dottori mi mandò a donare da Padova dodici delle sue tragedie intitolate: L’Aristodemo et un volume delle sue Ode. A Monsù Damone franzese in una perruca lire 25. In un paio di guanti lire 2. In gelsomini salvatichi in più mattine lire 8.
Dati a Desiderio mio servitore, per più spese fatte per me, lire 15. In una lisma di carta lire 7-10. A dì 20 giugno 1658 Ricordo come questo dì suddetto prestai le Prose del Bembo a Maestro Giovanni Tolosani. Restituì. A dì 21 giugno 1658 Ricordo come in questo dì suddetto prestai al Guardiano d’Ogni Santi le Stuorie del P. Menocchio, tom. 1. Restituì questo dì 10 agosto. A dì 24 Dati a Desiderio, per più spese fatte per me, lire 7-10. In due fiaschi di acqua di Nocera lire 3-10. Al procaccio di Spoleti, per portatura di una cassetta diretta al Sig. Cardinal Fachenetti, lire 10. In più mance per S. Giovanni lire 14. A Antonio da Patrignone lire 4, per aver portato alcune robbe di Arezzo. Ricordo come questo dì primo luglio 1658 prestai al Confessore di S. Giorgio l’Operedi S. Gregorio Papa. Restituì. A dì 9 luglio 1658 Ricordo come questo dì suddetto prestai l’Esame degli ingegni di Giovanni Huarte al Sig. Giovanni Priceo. Restituì. Dati a Desiderio servitore, per varie spese fatte per me, 12 lire. Lire 12. In gelsomini di Catalogna lire 1. A dì 12 luglio 1658 In gelsomini di Catalogna lire 1. Più gelsomini in più mattine lire 8. A dì 20 luglio 1658 Ricordo come il Sig. Giovanni Priceo questo giorno mi restituì l’Esame degli ingegni di Giovanni Huarte, et al detto Sig. Priceo prestai le Vite de’ Padri del Rosweido e lo Suida del Porto. Restituì a dì 25 agosto. A dì 22 In gelsomini di Catalogna lire 1. A dì 27 luglio 1658
Ricordo come questo giorno ricevei dal procaccio di Venezia un fagottetto mandatomida Padova dal Sig. Carlo de’ Dottori, nel quale erano venti esemplari delle sue Letterefamiliari, che il suddetto Sig. Carlo mi manda a donare. A Desiderio servitore, per più e varie spese fatte, lire 14. In un paio di scarpe lire 4-10. In più mance lire 4. In un par di guanti lire 2. A dì 4 agosto 1658 Dati a Desiderio mio servitore, per varie spese per me fatte, lire 6. A Stefano libraio, per avermi legato dodici libri delle Lettere familiari mandatemi adonare da Padova dal Sig. Carlo de’ Dottori, lire 8. A dì 12 agosto 1658 Ricordo come questo giorno suddetto ho ricevuto dal procaccio di Venezia lo Scribonio Largo del Rodio, mandatomi da Padova a donare dal suddetto Sig. Rodio. Ricordo come ho dato, per spendere per me, a Desiderio mio servitore lire 40. A dì 25 agosto 1658 Ricordo come ho mandato a Padova al Sig. Rodio il mio manoscritto de’ fragmenti de gli autori De re veterinaria, acciò egli possa servirsene nella edizione e commmenti che vuol fare sopra detti autori, et il suddetto Sig. Rodio, che con istanza mi ha chiesto detto mio manoscritto, mi ha promesso, subito servitosene, di rimandarmelo, come per sua lettera del primo agosto 1658 in Padova. Non ho più riavuto detto manoscritto, andato a male per la morte del detto Sig. Rodio. In tanti limoni per mandare in Arezzo a Suor Maria Diomira, mia sorella, lire 3. Dati a Bartolommeo Tani libraio, per avermi venduto cinque tomi delli Annali del Baronio. A dì 2 7mbre 1658 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Giovanni Priceo l’Asin d’oro del Firenzuola et i Capricci di Giusto Bottaio del Gello. Restituì. A Stefano libraio, per avermi legati otto libri delle Lettere familiari mandatemi a donar da Padova dal Sig. Carlo de’ Dottori, lire 5-13-4. A dì 15 7mbre 1658 Ricordo come questo dì suddetto pagai a Mattio delle montagne di Pistoia lire sessanta per le dieci libbre di scorpioni, che mi vendette fino il dì 24 luglio prossimo passato, e queste lire 60 le devo riavere dal prete Pietro Paolo Pucciarini, Gesuita di Roma, già che per suo servizio e per suo ordine ho comprati li detti scorpioni. Lire 60. Riaute le dette lire 60. A dì 17 7mbre 1658 Ricordo come questo suddetto giorno Desiderio mio servitore mi rese i conti delle lire 40 a lui date sotto il dì 12 agosto, e li rifeci di suo credito lire una e soldi 16. A dì 20 detto.
Ricordo come prestai scudi dua al Sig. Dott. Alberori, lire 14. Riauti. In un paio di scarpe di marrocchino lire 4-10. A dì 27 7mbre 1658 Ricordo come questa mattina delli 27 7mbre è arrivato qui in Firenze il Gobbo di Fraternita d’Arezzo, con una lettera del Sig. Canonico Girolamo, mio zio, e di Carlo Ruberti, nostro agente, nella quale mi fanno sapere che sabato sera il Sig. Cardinal Fachenetti sarà in Arezzo, e vuole alloggiare al Casino del Poggio. Ricordo come questa mattina suddetta piglio le poste alla volta d’Arezzo con Giuseppe, mio servitore. A dì 10 ottobre 1658 Ricordo come questo dì suddetto ritornai d’Arezzo a Firenze in lettiga. E ne la suddetta gita per ricevere il Sig. Cardinal Fachenetti, fra l’andare per le poste con Giuseppe mio servitore, e ‘l tornare in lettiga, et altre spese fatte lì in Arezzo, senza quello ha speso Carlo Ruberti, nostro agente, de’ denari del Sig. padre, già che tutta la spesa dell’alloggio l’ha fatta il Sig. padre, ho speso de miei propri denari, tenutone minuto conto, scudi trentasei, lire sei, soldi 10. Scudi 36-6-10. Quando il Sig. Cardinale Fachenetti fu in Arezzo fece l’onore di visitare in Santa Caterina Suor Maria Cecilia, mia sorella. Et Suor Maria Diomira e Suor Angiola Felicein Santa Maria Novella. Oltre la suddetta spesa di scudi 36, al mio ritorno diedi scudi otto all’oste del Ponte a Buriano per tanto pesce, capponi, e starnotti che mi mandò in Arezzo. E più qui in Firenze questa mattina ho pagato a Carlo Brogi e compagni, speziali, scudi cinque, lire tre, soldi dieci per tanti canditi di Genova e zucchero ambrato, che levai dalla bottegaquando andai a Arezzo. A dì 12 ottobre 1658 A Desiderio mio servitore per spese fatte per me lire 2. In un paio di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. In nastri neri di seta lire 2. A Maestro Massimo Socci, per avermi raccomodato alcuni vestiti, lire 2. La sera della cena, ovvero Stravizzo dell’Accademia della Crusca, lire 8. E più al Rontini bidello, secondo il solito, lire 2. In un quaderno di carta dorata lire 0-16-8. A Desiderio mio servitore, per spese fatte per me, lire 2-6-8. A dì 25 ottobre 1658 Ricordo come ho prestato al Sig. Simone Berti il mio manoscritto delle Pistole di Ovidio volgarizzate. Riauto. In un cappello di lana lire 7-10. A dì 10 novembre 1658 A Monsù Damone, per una perruca fattami, lire 28. In più mance lire 6.
In una pezza di nastro di seta nera a tre larghezze lire 6-10. In un berrettino di marrocchino nero lire 1. Ricordo come dal Serenissimo Sig. Principe Leopoldo e da’ Sigg. Accademici della Crusca fui eletto per uno de’ deputati alla correzione del vecchio Vocabolario della Crusca e sopra la giunta del nuovo per la nuova edizione; e particolarmente in quello appartiene alle lettere greche e latine. Gli altri deputati sono il Sig. Andrea Cavalcanti Il Sig. Carlo Dati Il Sig. Canonico Marucelli Il Sig. Valerio Chimentelli Il Sig. Michele Ermini Il Sig. Panciatichi Il Sig. Alessandro Segni. A dì 26 9mbre 1658 A Desiderio mio servitore, per spese fatte per me, lire 8-13-4. A dì detto Ricordo come questo giorno suddetto io, Francesco Redi, prestai al Sig. Alamanno Bianciardi scudi 10 lire 70. Restituì. Ricordo che, quando il Sig. Giovanni Priceo partì di Firenze, mi donò due de’ suoi Apulei sciolti, e trenta altri pezzi di libri tutti rari e di ottime edizioni. In tanto panno di Olanda per farmi un vestito et un ferraiolo lire centosettantacinque. Lire 175. In una lisma di carta da scrivere lire 7-10. A dì 15 Xbre 1658 A Maestro Massimo Socci sarto lire quaranta, per sua fattura e spese fatte nel abito mio di panno di Spagna. A dì 18 Xbre 1658 Dati al procaccio di Perugia per porto di una cassetta di libri, che ho mandato a donare al Sig. Cardinal Fachenetti, lire 15. A dì 2 gennaio 1659, stile romano In più mance date in queste feste, lire 25. In un paio di scarpe di vacchetta, lire 5. In quattro paia di calze col pedule di bambagia doppia, lire otto. Lire 8. A dì 9 gennaio 1659 Dati a Desiderio mio servitore, per spese fatte, lire 6. A dì 20 detto Saldato con Desiderio mio servitore de’ denari che egli ha speso per me, e pagatogli il suo credito lire 9-10. Lire 9-10.
A dì 22 gennaio 1659 Ricordo come questo giorno cominciai a lavorare per la stampa del Maestro Aldobrandino impostami dall’Arciconsolo et Accademici della Crusca, et a questo effetto mi furono somministrati gli infrascritti testi, oltre il mio; dal Senatore Carlo Strozzi testi n.° 3, dal Sig. Carlo Guadagni testi n.° 2 dal Sig. Adamo Luciano da Roteano testi n.° 1 dal Sig. Cavaliere Baccio Valori testi n.° 1, et è quello citato nel Vocabolario. Il testo di Pier del Nero, citato nel Vocabolario, non è stato possibile ritrovarlo. A dì detto Ricordo come ’l Sig. Carlo Dati mi consegnò della Libreria, manoscritto dellaAccademia della Crusca, il testo a penna in cartapecora de’ Rimatori antichi. Restituito. Dati a Desiderio mio servitore, per spese fatte per me, lire otto, soldi 10. Lire 8-10. A dì 27 gennaio 1659, stile romano Ho prestato al Padre Fra Diego, spagnuolo di Ogni Santi, La floresta española de apothegmas de’ Melchior de Santa Cruz. Restituì. A dì 6 febbraio 1659, stile romano In un paio di scarpe di marrocchino nero lire 4-10. Dati per spese fatte lire 6. A dì 11 febbraio 1659 In un Catechismo et in un Concilio et in un Virgilio, mandati a Niccolò Vacchi Arezzo, lire 4. A dì 16 febbraio Ricordo come prestai il mio Demostene greco latino, in foglio, al Sig. Marchese Vincenzo Capponi. Restituì. In più spese fatte lire 2. A dì 26 febbraio 1659 In più spese lire 14. A dì primo marzo 1659 Ricordo come prestai il Meibonio, La vita di Mecenate, al Sig. Paolo Petrini. Restituì. In un cappello di vigogna nero di Venezia, lire 18. In un par di calzette nere di seta, lire 19. Ricordo che questo giorno 2 marzo mi fu consegnato da’ Signori Accademici dellaCrusca a ispogliar di voci del Tesoro di Pietro Ispano, qual libro è del Sig. Simone Berti, detto lo Smunto. Manoscritto. Restituito.
A dì 18 marzo 1659 A Desiderio, per più e varie spese fatte per me in più volte, lire 7. A dì X aprile 1659 A Desiderio, per più spese fatte per me, lire 3. A dì 17 aprile 1659 Ricordo come ho prestato al Sig. Alfonso Bombaglini scudi 6. Scudi 6. Restituì. A dì 25 aprile 1659 Ricordo come ho prestato al Sig. Giovanni Carlo Giudici di Arezzo lire quarantadua. Lire 42. Restituì. In più spese lire 3. Ricordo come ho prestato al Sig. Giovanni Apolloni lire settanta. Lire 70. In un paio si scarpe di marrocchino nere lire 4-10. In un mazzo di penne lire 1. A dì 4 maggio 1659 In una perruca da Monsù Damone lire 28. A dì 5 maggio 1659 In quattro croce di ebano con ottone, fatte a bulino, lire sei. Lire 6. In quattro quadretti di cartapecora per monache lire 8. A dì 25 maggio Ricordo come ‘l Sig. Carlo Dati mi donò ‘l Meibomio sopra ‘l Giuramento d’Ippocrate. In due ventagli per mandare a donare, uno per uno in Arezzo, alle mogli del Sig.Francesco Maria Dalla Doccia e del Sig. Ruberto Giannerini. A dì primo giugno 1659 Ricordo come il Sig. Carlo de’ Dottori mi mandò a donare dodici libri delle sue Ode sacre e morali. A Desiderio mio servitore, per ispese fatte per me, lire 14. In dogana, per riscuotere il fagotto dell’Ode sacre e morali mandatemi a donare dal Sig.Carlo de’ Dottori, lire 1-16-8. A dì 10 giugno 1659 In un paio di scarpe di marrocchino nere lire 4-10. A dì 18 giugno 1659 Pagati al Sig. Carlo Dati, per avermi fatto venire di Bologna gli infrascritti libri, giuli trentasei:
Petrarca del Castelvetro, giuli 16. Giunta al Bembo, 4. Anticrusca del Beni, 2 Difesa dell’Anticrusca, 2. Castelvetro contr’al Varchi, 3 Avvertimenti Salviati vol. 2°, 3 Considerazioni del Tassoni sopra ‘l Canzoniere del Petrarca, 4. Spese da Bologna a Firenze, 2. In un vaso di triaca per mandare in Arezzo a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella, lire 8. Questo denaro dee rimetterlo, già che la triaca non è per lei. Restituì. In un panieri, fra limoni e arance, per mandare alla suddetta Suor Maria Diomira, lire 2-13-4. A dì primo luglio 1659 Spesi per fare un regalo al Sig. Matteo Bustronio, quando fece stampare i libretti delle poesie per la monacazione di Paola, mia sorella, oggi Suor Eudora Osmida Maria, monaca in Santa Caterina di Arezzo. Si fece questo regalo perché il Sig. Bustronio fece stampare di suo tutti i libretti, e tutti me gli mandò a donare: lire 90. A dì 2 luglio 1659.
Ricordo come questo giorno sopraddetto prestai al Sig. Michele Ermini i Commentari del Meibomio sopra ‘l Giuramento d’Ippocrate. Restituì. A dì 6 luglio 1659 Al Gai libraio per avermi legato 12 libri delle Ode sacre e morali, mandatimi a donare dal Sig. Carlo de’ Dottori lire 8. A Stefano libraio per aver comprato da lui il Tommasini, De Dondrii, legato alla rustica,lire 3. A dì 9 luglio 1659 Ricordo come questo giorno suddetto ho prestato, qui in Firenze, al Sig. Giovanni Carlo Giudici scudi venticinque. Disse bisognarli per fare alcune spese, per aver auto la sentenza in favore della lite che aveva col Sig. Alfonso Giudici. Scudi 25. Restituì. A dì 14 luglio 1659 In più e diversi libri, comprati da Stefano libraio, lire 20. A dì 9 agosto 1659 Ricordo come, fin sotto il dì 17 maggio 1659, pagai alle decime alla posta di Donato Fini lire dodici, soldi 15, danari otto, e di più soldi dua per ricevuta, quali danari dee rimettermeli il suddetto Donato Fini. Di più questo dì suddetto ho pagato, cioè a 9 d’agosto, alle decime alla suddetta posta lire otto e due soldi, in tutto mi dee restituire il fine lire 20-19-8. Restituì.
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A dì 9 agosto 1659 Nell’Itinerario del Giustinelli, per mandare al Sig. Francesco Subiani in Arezzo, lire 1-6-8 A dì detto Da i Combi e Le Nou di Venezia mi fu mandato il nuovo Catalogo de’ loro libri, in Francoforte e in Venezia. A dì 10 Saldato con Desiderio per le spese fatte per me, e datoli lire sette, delle quali li rimanein mano di mio lire 2-1-4. A dì detto Ricordo come ‘l Dott. Luca Terenzi ha auto in presto l’opere di Fernelio in folio, eCornelio Celso. Restituì. A dì 11 detto Ricordo come questo giorno suddetto ho prestato al Sig. Auditore Pietro Paolo Lambardi scudi 10. Restituì. A dì 13 Ricordo come de’ scudi 40 che prestai al Dott. Pier Francesco Porcellini, dieci scudi mene restituì al maggio prossimo passato e dieci questo giorno suddetto, sicchè mi resta debitore di scudi venti. Pagò il tutto. A dì 14 agosto 1659 Ricordo come questo dì suddetto prestai al Sig. Giovanni Apolloni scudi dieci, essendo egli qui in Firenze stato malato molti giorni: scudi 10. Restituì. A dì 19 Il Dott. Terenzi ha auta la Notomia del Laurenzi. Restituì. A dì 25 agosto 1659 A Moretti di fondaco lire cinquantasei per braccia diciasette e mezzo di saia d’Inghilterra col pelo accotonata nera, per farmi il bruno per la morte di Antonio, mio fratello, lire 56. In quattro dozzine di bottoni a un giulio la dozzina, lire 2-13-4. A dì detto In quattro collari lire 10. A dì 30 agosto 1659
Ricordo come il Sig. Giovanni Apolloni mi restituì li dieci scudi che li prestai, qui in Firenze, il dì 14 agosto. Alle monache delle Poverine per braccia 24 di crespone per farmi un vestito, a dicissette crazie il braccio, giuli cinquantuno. In quattro dozzine di bottoni per mettere a detto vestito, a un giulio la dozzina, giuli quattro. In braccia cinque di taffettà nero, compro dalla bottega de’ Salucci, a tre lire il braccio, lire quindici. A Monsù Bresciano, per fattura di detto vestito, lire undici. A dì detto Per tele, veli, sete et altro lire 7. A dì 14 7mbre 1659 La sera della cena dell’Accademia della Crusca lire otto, e più lire dua al bidello, lire 10. In varii libri venuti di Venezia, da Combi e Le Nou, lire 40. Ricordo come in tre volte ho prestato al Sig. padre scudi novecento per potere pagare la villa de gli Orti, comprata in Arezzo dal Cavaliere Lazzero Nardi, scudi 900. Ricordo che de’ scudi venti, che mi era debitore il Dott. Porcellini, mi ha restituito scudi 10, sì che solo mi riman debitore di scudi dieci. A dì 17 8bre 1659 Negli infrascritti libri comprati dal La Nou, quando è stato in Firenze, nell’opere tutte di Seneca, del Lipsio di stampa di Anversa 1652, in foglio reale maggiore del Plantino, Moret. Lire 28. Nel Cornelio Tacito del Lipsio, della medesima stampa che sopra, lire 20. Nell’Arveo, De generatione animalium, lire 3-10. Nel libretto intitolato Politicum graecum lire 1-13-4. A dì 29 8bre 1659 Ricordo come ho prestato a Michel Vannini, mio aiutante di studio, scudi quindici. Restituì. A dì detto Per mance a uno staffiere di Palazzo, quando il Gran Duca mi donò il vino di Montepulciano, lire 7. In un paio di scarpe, lire 7-10. A dì 12 9mbre 1659 In un cappello di vigogna con la sua striscia d’ermisina lire 15. In più sorti nastri lire 16. A dì 20 In un manicotto lire 14. Più spese lire 6.
A dì 22 9mbre 1659 A uno staffiere di Corte, quando il Gran Duca mi regalò il pesce, lire 4. A dì 26 Per mancia in più volte a’ cocchieri di Corte, che la sera et il giorno mi hanno servito con la carrozza, lire 6. Mance varie per Pasqua lire 35. In 12 cedrati per mandare in Arezzo lire 12. Spesi in dogana, e per pagare il porto della cassetta mandata al Sig. CardinaleFachenetti, lire 9. Spesi in dogana, e per pagare il porto della cassetta mandata a Padova al Sig. Carlo de’ Dottori et al Sig. Michele Capellari, lire 16. A Stefano libraio, acciò gli paghi a Antonio Magliabechi per tanti libri fattimi venire di Venezia da Combi e Le Nou, lire 76. Più mance lire 6. A dì 24 decembre 1660 Ricordo come questo giorno suddetto il Serenissimo Gran Duca mi donò una collana di oro, di peso di venti once, et un gioiello di diamanti. Ricordo come questo dì suddetto la Serenissima Granduchessa mi donò una guantiera di argento di peso di once ottanta, entrovi dodici acconciature tutte di nastri di oro, e dodici para di guanti, tutti di nastri d’oro coperti. Il Gran Principe mi donò due grandi sottocoppe d'argento di libbre sette. A dì 6 maggio 1661 Ricordo come la Granduchessa mi donò un bacile d’argento dorato, tutto figurato. A dì 15 agosto 1661 Ricordo come la Sig.ra Duchessa di Parma mi donò una guantiera d’argento piena di cedrati, del peso di libbre 60, e le Sig.re Principesse sue figliuole mi donarono una rosetta di diamanti di valore di scudi 150. Ricordo come il Granduca mi donò una rosetta di diamanti di valore di 150 scudi, ed il Principe Leopoldo una guantiera di argento ed un paio di candellieri di argento. Ricordo come dal Principe Leopoldo fui eletto per uno dei deputati sopra la stampa delle poesie del Cavaliere Fra’ Ciro di Pers, e sopra la scelta di quelle che si dovessero stampare e di quelle da rifiutarsi. Gli altri deputati furono: Il Sig. Priore Orazio Rucellai Ricasoli Il Sig. Carlo Dati Il Sig. Lorenzo Magalotti Il Sig. Canonico Lorenzo Panciatichi Il Sig. Cavaliere Panciatichi, e sopra la correzione di dette poesie avanti che si stampassero. Ricordo come il Serenissimo Granduca Ferdinando volle che io gli dessi la copia di ventiquattro de’ miei sonetti per mandargli a Venezia, ed io gliela diedi. Ricordo come il Granduca mi donò una schiava mora. Ricordo come il Granduca mi fece pagare dal Senatore Borromei cento doppie. Ricordo come il Principe Mattias mi donò una guantiera di once 60.
Ricordo come il Gran Principe di Toscana mi donò una guantiera. Ricordo che il dì 7 9mbre 1665 il Granduca mi deputò, insieme co’ Signori Carlo Dati Canonico Lorenzo Panciatichi Canonico Borgherini Lorenzo Magalotti Andrea Cavalcanti, a soprantendere all’esequie da farsi per le Maestà di Filippo Quarto, Re di Spagna, nella Chiesa di San Lorenzo. Ricordo come questo istesso anno il Granduca, di suo Moto proprio, mi conferì la lettura della Lingua toscana nello Studio fiorentino, vacata per la morte del Canonico Lorenzo Lanfredini. Di questa lettura ne aveva la sopravvivenza il Sig. Francesco Ridolfi, ma per essere il detto Sig. Francesco andato a Roma, e quivi fermato da Nostro Signore Alessandro Settimo, perciò avanti la morte del Lanfredini egli aveva rinunziato. Ricordo come quest’anno 1666, a dì 28 del mese di [omissis], il Granduca Ferdinando, di Motu suo proprio, mi dichiarò suo primo medico colla provvisione di secento piastre l’anno, e la parte in campagna. Il Motu proprio è tra le scritture di casa: e di più mi diede la soprintendenza della Fonderia e Spezieria. A dì 28 9mbre 1666 in Firenze Ricordo come Lessandro Fabbri da Tredozio venne a star meco per mio cameriere, e gli assegnai lire otto al mese di suo salario e livrea. Ricordo come questo dì 28 aprile 1667 detti lire quaranta a Lessandro Fabbri, ed è pagato intieramente fino a questo giorno, dico lire 40. A dì 22 giugno 1667 Lessandro Fabbri si partì da me per tornare a Pistoia, e gli detti lire sedici per ogni resto di suo salario. A dì 29 giugno 1667 Ricordo come riscossi scudi cento da Averardo Ambrogi, pagatore del Serenissimo Granduca, e sono per la provvisione di due mesi, e resto pagato per tutto il dì 28 giugno 1667. A dì 3 luglio 1667 Ricordo come il suddetto giorno presi per mio cameriere Giovanni Battista Susini. A dì 19 luglio 1667 Ricordo come questo giorno suddetto, 19 luglio 1667, detti scudi trecento a censo, a sette per cento, al Sig. Conte Lorenzo Montauti d’Arezzo, colla mallevadoria del Sig.Settimio del quondam Sig. Cristofano Guazzesi e del Sig. Lorenzo del quondam Sig.Capitano Girolamo Guazzesi d’Arezzo. Rogò il contratto Ser Balsimino di Sebastiano di Lorenzo Balsimini, notaio aretino, come al suo protocollo 7. n.° 257. A questo contratto intervenne il Sig. Giulio Giannerini, mio procuratore, per procura generale fattagli alcuni anni sono, cioè l’anno [omissis]. Il censo fu fondato in un orto con casa, luogo detto l’Ascensione, dentro alle mura della città di Arezzo; ovvero luogo detto a’ piedi la Fontanella, e confina il fiume Castro; 2° e 3° la via comune; 4° l’orto della Compagnia dell’Ascensione d’Arezzo e i beni, ovvero la purga, della Fraternita d’Arezzo. Vedi il libro grande che è aggiustato, e estinto e pagato tutto.
A dì 21 luglio 1667 Fu estinto il dì cinque giugno 1668 Ricordo come questo giorno suddetto io diedi scudi centocinquanta a censo al Sig.Lionardo Tucciarelli d’Arezzo. Il censo fu fondato sopra un pezzo di terra lavorativa di staiora dodici a staio, posto nel Comune di Patrignone, luogo detto via di Venere. Confina primo 2° e terzo: via comune detta di Torcella; 4°: i beni della Fraternita d’Arezzo; 5°: i beni delle monache della Santissima Nunziata d’Arezzo. Furono mallevadori Vincenzo e Giovanni Battista, fratelli e figliuoli del quodam Giovanni Francesco d’Antonio del Ciaccia da Patrignone, e Pasquino di Simone di Tomè, del luogo che si chiama il Tucciarello, nelle Camperie d’Arezzo. Fu a fare questo contratto il Sig. Giulio Giannerini, come mio procuratore. Rogò il contratto Ser Giovanni Maria di Ser Bernardino Ippoliti, notaio pubblico aretino, questo dì suddetto 21 di luglio 1667 in Arezzo. A dì 23 luglio 1667 Ricordo come questo giorno suddetto pagai al Sig. Orazio Marucelli etc. in Firenze scudi centocinquanta per ordine del Sig. Giulio Giannerini, quale aveva ricevuto questo denaro dal Sig. Niccolò Ricciardetti, ed era servito per fare il censo col Tucciarelli. A dì 24 luglio 1667 Ricordo come la Serenissima Granduchessa mi donò una cantinetta d’argento da mettere il vino in fresco. A dì ultimo luglio 1667 Ricordo come questo dì suddetto riscossi scudi cinquanta della mia provvisione di un mese dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., e son pagato per tutto il giorno 28 luglio 1667. Al mio confessore, acciocché ne facesse limosine, lire 70. A dì 3 agosto 1667 Pagati al Gai libraio scudi otto, per tante legature di libri. A dì 15 9mbre 1667 Dati a Giovanni Battista mio servitore lire diciassette, a conto di suo salario, lire 17. A dì 29 9mbre 1667 Ricordo come fino a questo giorno suddetto Giuseppe Cocchini stampatore ha avuto 10 de miei libri dell’Osservazioni delle vipere, da menarmegli fuori nella stampa del libro della Generazione degli insetti. A dì detto Ricordo come questo giorno suddetto fui pregato dal Sig. Benedetto Franceschi di far pagare scudi venticinque in Arezzo alla Sig.ra Maria Maddalena Maraghini, ed a questo effetto il suddetto Sig. Benedetto Franceschi mi contò scudi venticinque, ed io gli feci una polizza al Sig. Giulio Giannerini in Arezzo, acciocché pagasse i suddetti scudi venticinque alla Sig.ra Maraghini. Ripagai questo denaro in Firenze, d’ordine del Giannerini.
A dì di maggio 1668 Detti a Domenico mio servitore lire 8 a conto di suo salario, e questo è il primo danaroche ha avuto, e più lire quattordici. A dì 3 giugno 1668 Ricordo come questo giorno ho riscosso scudi trecento dal Sig. Averardo Ambrogi, a conto di 6 mesi delle mie provvisioni fino a tutto il dì 28 maggio prossimo passato. A dì detto Pagai al Gai libraio scudi tre per tante legature di libri, e così resta saldo ogni conto fra di noi fino a questo giorno suddetto. A dì 8 giugno 1668 Ricordo come il dì cinque di giugno il Sig. Lionardo Tucciarelli d’Arezzo estinse il censo che fondò meco il dì 21 luglio 1667. Sborsò in mano del Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo scudi cento cinquanta di sorta principale, e scudi nove, lire una, sei soldi e otto per i frutti decorsi. Questo danaro rimane in mano del Sig. Giulio Giannerini, e me nedee render conto. Pagò il Sig. Giannerini. Ricordo che al principio di agosto ho ricevuto scudi cento dal Sig. Averardo Ambrogi per la mia solita provvisione di due mesi, giugno e luglio, dico scudi 100. Ricordo che il dì 29 agosto 1668 ho ricevuto scudi 50 dal Sig. Averardo Ambrogi per la provvisione di un mese che mi dà il Granduca, e son pagato per tutto il dì 28 agosto. Dico scudi 50. Ricordo come il primo settembre il Gran Duca mi donò sessanta doppie. Ricordo come Guiduccio Guiducci mi fece tutti i rami del mio libro degl’insetti, e glieli pagai sette lire l’uno, a un per l’altro, col rame di suo. Ricordo come in questa suddetta opera vi andò quattro balle di carta, e la pagai venti scudi la balla. Ricordo come al Cocchini stampatore, per la stampa del suddetto libro, a ragione di lire nove e soldi quindici il foglio. Ricordo come al medesimo Cocchini detti lire sette per il frontespizio rosso e nero. Ricordo che i sei pollìni tirati da Becuccio gli pagai 22 crazie il cento. Ricordo come al Cocchini pagai ogni tiratura di rame a ragione di lire 23 e mezzo il migliaio, e questi tirati dal Cocchini furono in tutto diciottomilacinquecento. Ricordo come al Cocchini non detti né mezzetti per far le mostre, né per mettere intorno a’ rami. Ricordo come il dì 7 di settembre saldai col Cocchini e gli detti in tutto piastre centotto, come per sua ricevuta e saldo sotto dì detto per ogni resto. Ricordo come il Cardinal Leopoldo de’ Medici mi donò un quadro di Roma, coll’indulgenza in una guantiera d’argento di libbre 40. A dì 8 settembre 1668 Pagati in mano del Sig. Carlo Dati lire ottantasei e soldi 10, per tanti libri fattimi venir di Venezia. Al Gai libraio lire 30, per avermi legati dieci de’ miei libri degl’insetti in carta reale con pelle marezzata, cartoni grossi, capitello di seta e fogli marezzati doppi, col corpo tutto dorato e due filetti nelle coperte.
Ricordo come i libri in quarto legati in corame, col corpo tutto oro con le cartemarezzate semplici, gli pagai tutti due lire l’uno di legatura, intendo di quegli di carta minore della reale. Ricordo come il Sig. Principe di Toscana, quando si partì per il viaggio di Spagna, di Portogallo, d’Inghilterra e di Francia, mi donò un cerchietto di tre diamanti di valore di doppie settanta. A dì 20 settembre 1668 Ricordo come comprai venticinque pezzi di rame per farvi intagliar sopra il mio libro della storia naturale e gli pagai ventidue crazie la libbra, e furono in tutto libbre venti e once nove. Ricordo come detti questi rami a pulire e a pomiciare a Becuccio, e facemmo i patti che io glieli pagassi un giulio l’uno. Ricordo come il Granduca Serenissimo fece grazia di eleggere il Sig. Gregorio, miopadre, riformatore dell’Arte de’ medici e speziali, carica vacata per la morte delsenatore Marzimedici e Sig. Bencivenni. Ricordo come entrai per uno de’ Consoli dell’Arte de’ medici e speziali per la seconda volta. A dì 26 7mbre 1668 Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Dott. Bellini scudi dieci, per rendermeli a ogni mia richiesta. Scudi 10. Di più al suddetto detti due de’ miei libri della Generazione degl’insetti per mandare a Bologna, essendogli chiesti di là, onde per essi mi deve ancora pagare lire dieci a cinque lire l’uno. In tutto è mio debitore di lire ottanta Aggiustato tutto. A dì 28 7mbre 1668 Ricordo come detti a Guiduccio Guiducci lire cinque per intagliatura di un rame per la nuova mia Storia degli animali nati dagli alberi; e rimasi seco d’accordo di pagarglielitutti lire cinque l’uno, col rame però di mio. A dì primo ottobre Al Guiducci lire cinque per intagliatura di un rame. A dì 5 8bre 1668 Ricordo come, essendo vacata in Arezzo, per la morte del Sig. Cavaliere Pier Francesco Apolloni, la carica di soprintendente generale de’ fiumi della Valdichiana, il Granduca mi fece grazia di concederla al Sig. Giovanni Battista mio fratello: e al Magistrato della Parte se ne fece il decreto questo giorno suddetto, dì cinque ottobre 1668. Ricordo come il Dott. Bellini mi restituì li dieci scudi che gli prestai sotto il dì 26 7mbre. Ricordo come ho riscosso dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore del Serenissimo Granduca, le mie provvisioni fino al dì ventotto di settembre 1668 prossimo passato. A dì 8 ottobre 1668 Ricordo come questo giorno suddetto ho comprato sei risme di carta da scrivere.
A dì detto Al Guiducci lire cinque per intagliatura d’un rame. A dì […] ottobre Ricordo come ho pagato il Perrucchieri. A dì 31 8bre 1668 Ricordo come il giorno 24 di ottobre 1668 detti in Arezzo scudi trecento a censo, a ragione di sette per cento, al Sig. Cav. Lodovico del Cav. Francesco Guillichini di Arezzo, per mano del Sig. Giulio Giannerini, mio procuratore. Furono mallevadori a questo censo il Sig. Girolamo di Giovanni Battista Bacci d’Arezzo, e il Sig. Dott. Giovambattista del Dottor Bernardino Riccomanni d’Arezzo. Il censo si fondò in una casa in Arezzo posta nella contrada di S. Piero a Calderai, confinante primo: con la via; 2°: beni del Proposto Girolamo Burali e Cav. Francesco Burali fratelli; 3°: beni degli eredi di Bernardo Turini; 4°: beni degli eredi di Antonio Pecori; 5°: la via detta di Barota. In 2° luogo fu fondato il suddetto censo in un tenimento di terre selvate, luogo detto le Querciuole, posto nel comune di Tregozzano, confinante con i beni di Giovanni Battista del Cavalier Francesco Guilichini; 2°: beni di me Francesco Redi; 3°: la via comune e altri. Item. In una metà di un tenimento di terre lavorative, vitate, e alborate, di staiora dodici a staio in circa, posto nel Comune di San Quirico delle cortine di Arezzo, luogo detto la Macchia. Confina: primo: beni del suddetto Gio. Batista Guilichini, 2°: beni di me, Francesco Redi, e 3°: la via e altri confini. Item. In due pezzi di terra lavorati e olivetate poste nel Comune di San Quirico, luogo detto la Macchia, confina da primo beni di meFrancesco Redi, la via comune e beni della Commenda Guilichina e altri confini. Item. In un pezzo di terra lavorativa posto nel comune di Libbia, luogo detto lo Scopetino, confina: beni della Chiesa di Santa Cecilia di detto luogo; 2°: la via comune; 3°: beni di me Francesco Redi. Rogò questo contratto Giovan Maria Ipoliti, di Ser Bernardino di Sebastiano di SerBernardino, notaio aretino. Ricordo come per pagare il denaro di questo censo il Sig. Giannerini si servì de’ centocinquantanove scudi, lire una, sei soldi e otto danari che egli aveva in mano di mio, riscossi dal Tucciarelli del censo; ed il restante fino in 300 scudi se gli fece prestare dal Sig. Gregorio Redi, mio padre, che era allora in Arezzo, al quale Sig.Gregorio Redi, al ritorno che fece a Firenze, io restituì il tutto in contanti. Questo censo fu estinto. Vedi i Libri maestri. Ricordo che son pagato della mia solita provvisione di 50 scudi il mese fino a tutto il dì 28 ottobre 1668, avendo riscosso gli ultimi cinquanta scudi il dì 9 9mbre 1668 dal Sig.Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S. Ricordo come son pagato della mia provvisione della lettura della Lingua toscana di tutte tre le terzerie fino a dì 24 giugno 1669. Ricordo come son pagato della mia provvisione di scudi cinquanta il mese dal Sig.Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., fino al dì 28 di giugno 1669. A dì 27 luglio 1668.
Ricordo come questo giorno suddetto il Cocchini stampatore ha avuto da me sei esemplari delle mie Esperienze intorno agl’insetti, e sei esemplari delle mieOsservazioni intorno alle vipere per menarmeli buoni in tanti altri libri oltramontani, a ragioni di cinque lire l’uno l’Esperienze delli insetti; e una lira l’uno gli esemplari delle Osservazioni delle vipere. Ricordo ancora che per avanti il Cocchini suddetto aveva avuto due altri esemplari dell’Esperienze degli insetti, onde mi è debitore di otto de' suddetti esemplari e di sei di quelli delle vipere. Di più il Cocchini ha avuto sei esemplari delle vipere, sicchè in tutto mi è debitore di otto esemplari degli insetti e di dodici di quelli delle vipere. A dì 21 agosto 1669 Ricordo come questo dì suddetto, per mano del Sig. Giulio Giannerini di Arezzo, comprai dalle monache di Santa Caterina di Arezzo un pezzo di terra con trentadue pedoni di olivo, posto nel Comune di Libbia, nel luogo detto Ciggiano, per prezzo di fiorini sessantaquattro aretini, di lire 4-5 per fiorino. Rogò il contratto Ser Giuseppe di Bastiano Balsimini, notaio aretino, questo dì suddetto 21 agosto 1669, a spese e gabelle comuni, ed io pagai per mano del Sig. Giulio Giannerini suddetto la mia parte di gabella, come per ricevuta. A dì 23 di novembre 1669 Ricordo come questo giorno suddetto io detti, per mano del Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo, mio procuratore, scudi cento di lire sette per scudo a censo a Donato di Giovanni di Francesco Vivarelli dal Vignale da Gazzi, nelle cortine d’Arezzo, a ragionedi sei scudi per cento l’anno. Fu fondato il censo in un pezzo di terra lavorativa di staiora tre a staio in circa, posto nel comune di Gazzi nelle cortine d’Arezzo, detto la Maestà di Godino, confina la via comune da due lati; 3°: i beni della Chiesa di San Iacopo e di San Cristofano di Gazzi; 4°: i beni di Giuseppe di Lorentino di Calbi, cittadino aretino etc.; stette mallevadore Francesco del quondam Giovanni di Francesco Vivarelli, fratello del suddetto Donato. Dico scudi 100. Rogò il contratto Ser Giomaria di Ser Bernardino Ipoliti, notaro aretino. La copia di questo contratto è nella scatola. A dì 7 di Xmbre 1669 Ricordo come questo dì suddetto io Francesco di Gregorio Redi detti a censo, per mano del Sig. Giulio Giannerini, come mio procuratore, scudi centocinquanta al Sig. Cav. Iacopo del quondam Sig. Cav. Andrea Roselli di Arezzo, a ragione di sei per cento l’anno. Fu fondato il censo in un pezzo di terra lavorativa di staiora dieci a staio in circa, posto nelle Camperie di Arezzo, luogo detto la via larga, confina la via da due lati; 3°: i beni di Giovanni Battista di Bernardo Caposacchi; i beni delle monache del Monastero dello Spirito Santo d’Arezzo; i beni del Capitolo della Pieve di Arezzo etc. Stette per mallevadore il Sig. Antonio del quondam Sig. Cav. Andrea Roselli, fratello del suddetto Sig. Cav. Iacopo Roselli. Rogò il contratto Ser Giovanmaria di S. Bernardino Ippoliti, notaio pubblico aretino. Scudi 150. La copia autentica di questo contratto è nella scatola. Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. S. delle mie solite provvisioni di scudi cinquanta il mese, fino al dì 28 di novembre 1669 inclusive.
A dì 14 Xbre 1669 Ricordo come il danaro de i censi del Vivarelli e del Cav. Roselli, il Sig. Giannerini se li fece dare in Arezzo dal Ricciardetti; e per rimborsare detto Ricciardetti mi fece due polizze di cambio da pagarle al Sig. Orazio Marucelli, una di centotrenta scudi e l’altradi cento scudi di lire sette per iscudo; di più mi fece un’altra polizza di cambio, da pagarla al Sig. Giovanni Battista Gherardi di scudi cinquanta, le quali tre polizze questo giorno suddetto le ho pagate come sopra. E perché vi è di soprapago trenta scudi, ricordo che dei suddetti trenta scudi io ne ero debitore al Sig. Giulio Giannerini, avendogli egli pagati alle monache di Santa Caterina d’Arezzo quando io da esse comperai il pezzo di terra con gli ulivi posto nel mio podere di Ciggiano, nel Comune di Tregozzano. E perché il suddetto Sig. Giulio Giannerini, avendomi mandate le copie di tre contratti, era mio creditore di lire otto e una crazia, perciò per sua lettera mi ordinò che io pagassi dette lire otto e una crazia in mano del Sig. Giovanni Battista Redi mio fratello, ed io le ho pagate, sicché fino a questo giorno è saldato tra me il Sig.Giannerini ogni interesse di dare e di avere. Salvo ogni miglior conto. Ricordo come fino il dì 6 di novembre 1669 Agnolo Pientini venne a star meco per mio paggio, e gli assegnai in questo principio lire quattro il mese di suo salario; e, subito arrivato, bisognò che io lo rivestissi da capo a piede, e gli dessi camicie, scarpe, calze, collari e cappello; gli detti un vestito di persignano con la sua giubba vecchia, e di più gli feci un vestito nuovo di pelo di capra con il giustacorpo foderato di calisse verde. Compro il calisse in Firenze, di quello fatto in Firenze, colla sua fornitura di nastri acalzoni e giustacorpo. E detti al sarto, per fattura e spese di detto vestito di soppanno, lire 30. A dì 12 aprile 1670 Ricordo come, essendo tornato di Pisa, detti a Agnolo Pientini lire diciassette a conto di suo salario. Lire 17. Ricordo come son pagato della prima e seconda terzeria della mia lettura di Lingua toscana di questo anno 1670, e che a S. Giovanni devo riscuotere la terza terzeria. Ricordo come, delle mie provvisioni di cinquanta scudi il mese, son pagato dal Sig.Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., per tutto il dì 28 marzo prossimo passato. A dì 22 aprile 1670 Ricordo come questo giorno suddetto pagai al Sig. Lorenzo Ipoliti d’Arezzo scudi centoventi per altrettanti che il suddetto Sig. Ipoliti aveva lasciato in mano al Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo, i quali centoventi scudi per parte di prezzo d’un campo che il Sig.Giannerini mi scrive comprar per me nel Comune di Tregozzano, dico scudi centoventi. Scudi 120. A dì 27 aprile 1670 Ricordo che oltre i centoventi scudi da me pagati al Sig. Lorenzo Ipoliti per ordine del Sig. Giulio Giannerini, come nella faccia addietro, quando esso Sig. Ipoliti ritornò in Arezzo li consegnai altri cento scudi in un sacchetto per consegnare al medesimo Sig.Giannerini, per servirsene al medesimo effetto di pagare il campo; e di più scrissi al Sig.Giannerini che si facesse pagare scudi quaranta da Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, i quali scudi quaranta gli erano stati lasciati in mano dal Sig. Canonico Fossombroni, a fine che io glieli pagassi qui in Firenze. A dì primo maggio 1670 Ricordo come il giorno 24 di aprile 1670 si fece dal Sig. Giannerini il contratto del soprammentovato campo ed è: Domenico e Giovanni, fratelli e figliuoli del quondam Alessandro Fantucci dalle Pezze Fontine nelle Camperie di Arezzo, e Bernardino di Andrea di Alessandro Fantucci, loro nipote di fratello, vendono a me Francesco Redi, e per me al Sig. Giulio Giannerini di Arezzo, mio procuratore, un pezzo di terra lavorativo di staiore tredici a tavola e tredici tavole, posto nel Comune di Antria, vocabolo Via di Mezzo, a fiorini trentaquattro lo staioro, che in tutto vale fiorini 469-2-13, tavolato da Raffaello Titi, agrimensore aretino, scudi 285-18. Confina: primo a tramontana e ponente Via [omissis]A mezzo giorno beni della Fraternita e beni di Sant’Agnolo d’Antria. A levante la Pieve di Arezzo. Fu a gabelle comuni, ed il Sig. Giulio Giannerini pagò la mia parte a dì 26 di aprile 1670 a Orazio Maltacchini, Camarlingo della Dogana di Arezzo, come al libro B. 23, e furono lire sessantanove, tre e quattro. Del prezzo del suddetto campo il Sig. Giulio Giannerini ne pagò ai suddetti venditori scudi settantotto, dua lire e 19 soldi nel contratto, ed il restante si lasciorno in mano del Sig. Giulio, acciocché con esso danaro estinguesse due censi passivi che i venditoriaveano, cioè: un censo di scudi cento con la Chiesa parrocchiale di S. Donato nella fortezza di Arezzo, con i frutti non pagati. Item un altro censo di scudi cento con la Compagnia della Trinità di Arezzo con i suoi frutti decorsi, per acquistare le ragioni di detti censi contro i tre suddetti venditori. Stette mallevadore Donato di Paolo di Bernardino de’ Rossi da Villa Rada. Rogò il contratto Ser Cristofano di Ser Girolamo Ruscelli, notaro aretino. Il de contro nominato censo con la Compagnia della Santissima Trinità di Arezzo fuestinto dal Sig. Giulio Giannerini di Arezzo, mio procuratore, il dì 26 di aprile 1670 insieme con i frutti fino al giorno suddetto, e rogò il contratto Ser Cristofano Ruscelli, notaio aretino; dell’altro censo con la Chiesa della fortezza di Arezzo scrive il Giannerini non essersi estinto, perché bisogna che il Rettore di quella Chiesa trovi prima da rinvestire, e che il frutto corre a danno de’ contadini venditori e che, passato i due mesi della mora, il danaro si depositerà. A dì 10 maggio 1670 Ricordo come per ordine del Sig. Giulio Giannerini pagai al Sig. Filippo Bracci, depositario della Religione di Santo Stefano, scudi cento, che altrettanti ne aveva ricevuti esso Sig. Giannerini dal Sig. Cristofano Ruscelli. Questi cento scudi devon servire al Sig. Giannerini per pagare parte del poderino che egli ha compro per me da i Ruscelli, posto a Giggiano, come sotto si dirà. A dì detto Ricordo come questo giorno suddetto, per ordine del Sig. Giulio Giannerini, pagai scudi cento al Sig. Carlo Torrigiani per altrettanti ricevuti, che per me ricevette in Arezzo il suddetto Sig. Giulio da Antonio Fabene, quali danari devon servire per pagar parte del prezzo del poderino de’ Ruscelli, che esso Sig. Giulio ha comprato per me, posto a Giggiano, come sotto si dirà. A dì 22 maggio 1670 Ricordo come questo giorno pagai scudi sessanta al Sig. Canonico Vittorio Fossombroni, per altrettanti che egli avea pagati in Arezzo a Suor Maria Cecilia Redi mia sorella, monaca in Santa Caterina di Arezzo, la qual mia sorella gli sborsò poi alSig. Giulio Giannerini, il quale Sig. Giulio se ne dee servire come sopra si è scritto. Ricordo come ricevo lettera dei 21 maggio da Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, chemi dà ordine che io paghi scudi quaranta al Sig. Canonico Vittorio Fossombroni per altrettanti che a lei, d’ordine del Sig. Canonico suddetto, sono stati pagati, ed ella dee pagargli al Sig. Giulio Giannerini per servirsene come sopra; di questi quaranta scudi ne ho pagati, oggi 24 maggio, scudi venti al Sig. Diego mio fratello, d’ordine del medesimo Sig. Canonico Fossombroni, acciocché esso Sig. Diego gli paghi per detto Sig. Canonico al Lotti Banderaio in Firenze. Gli altri venti ha detto il Sig. Canonico che gli piglierà quando torna a Firenze. Ricordo come Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, mi dà ordine ch’io paghi a SuorMaria Suave Falconelli, monaca in San Giorgio di Firenze, scudi sei, lire cinque, soldi 16-8. E più al Sig. Diego, mio fratello, paghi scudi quattro, lire sei, soldi 10. Tutto questo danaro Suor Maria Cecilia lo ha sborsato al Sig. Giulio Giannerini per spenderlo nelle suddette e infrascritte mie compre. Ed io ho pagato l’una e l’altra somma. Compra. Ricordo come fino il dì otto di maggio 1670 comprai da Francesco Cammillo e Gregorio, figliuoli di Andrea di Francesco Ruscelli, cittadini aretini, gl’infrascritti beni terreni e casa posti nel Comune di Libbia, nelle Cortine di Arezzo. Ho detto Giggiano, cioè: una casa di due stanze, con un tenimento di terre, lavorativo, parte sodo, con 70 olivi di staiora dodici e mezzo a tavola, confina da levante Sig. Vincenzio Spadari. Da tramontana la via. Da ponente e mezzogiorno Antonio Marinelli. Item un tenimento di 4 pezzi di terra, lavorativo, avitato, di staiora tredici a tavola, e tavole quattordici, posto ne’ pianelli di Libia.Confina a levante: Fabrizio Stella e viottolo. A tramontana: Redi. A ponente: Fraternita e ‘l suddetto Marinelli. A mezzogiorno: Riozzolo. Il tutto per prezzo di scudi trecento dodici, di lire 7 per iscudo, a mezze spese e gabelle. Ogni raccolta che vi sia debba essere del compratore, salvo le ragioni del lavoratore. Tavolò Raffaello di Iacopo Titi, agrimensore aretino. Rogò il contratto Ser Bastiano di Ser Balsimino Balsimini, notaro, il suddetto dì otto di maggio 1670. Nella scatola è la copia del contratto. Avendo saldato col Cocchini stampatore ogni conto fra di noi, tanto per libri stampatimi, quanto per libri fattimi venire di Venezia, me ne fece riceuta, la quale è nella scatola. Dopo questo saldo detti al Cocchini sei delle mie Risposte al libro delleNovelle esperienze, a prezzo in tutto di lire tre, delle quali son creditore. Aggiustato. Ricordo che pagai dieci lire il foglio di compositura e di tiratura.
Ricordo come Francesco Gori, mio servitore, venne a servire in casa fino il dì primogennaio 1670 a Nativitate, e che ha avuto di suo salario prima dal Sig. Giovanni Battista lire 24, e più dal Sig. padre lire 14. E più da me lire 35. E più da me lire 7. Sicché è pagato a lire otto il mese per tutto il mese di ottobre 1670. A dì primo novembre l670 Ricordo come il Cocchini ha di mio dodici libri delle mie Risposte, ed egli me ne ha legate dodici delle mie in cartapecora; sicché siamo pari e pagati. Ricordo come io son debitore del Cocchini di un libro delle Esperienze del GesuitaLana. Ed il Cocchini è mio debitore di un libro dell’Esperienze del Cimento. E di due libri delle Esperienze insetti. Aggiustato. Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. S. della mia provvisione per tutto il mese di ottobre 1670. A dì 24 Xbre 1670 Ricordo come ho riscosso la prima terzeria della mia lettura della Lingua toscana dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche. A dì detto Ricordo come ho dato lire sedici a Francesco mio servitore, onde è pagato per tutto il dì ultimo di dicembre 1670. A dì 12 febbraio 1671 Ricordo come ho dato lire otto a Francesco mio servitore, onde è pagato per tutto il dì ultimo di gennaio. A dì 8 marzo 1671Ricordo come ho dato lire otto a Francesco mio servitore, onde è pagato per tutto il dì ultimo di febbraio. A dì 27 marzo 1671Ricordo come ho dato a Francesco mio servitore lire otto, ed è pagato per tutto il presente mese di marzo.Ricordo come ho riscosso la seconda terzeria della mia lettura della Lingua toscana dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche. A dì 3 maggio 1671 Ricordo come ho dato lire otto a Francesco mio servitore, onde è pagato per tutto il mese di aprile 1671. A dì 4 agosto 1671 Ricordo come questo giorno ho saldato ogni conto di suo salario con Francesco mio servitore, ed è pagato per tutto il mese di luglio 1671. A dì 4 ottobre 1671.
Ricordo come Francesco mio servitore è pagato per tutto il mese di settembre 1671. A dì 3 di 9mbre 1671 Francesco mio servitore ha avuto lire otto pel salario del mese di ottobre. A dì 6 Xbre Francesco mio servitore ha avuto lire otto pel suo salario di tutto novembre. A dì 7 Xbre 1671 Ricordo come, tornando in Arezzo il Sig. Diego Redi, mio fratello, ho mandato scudi dugento al Sig. Giulio Giannerini in tante doppie. E questi danari devono servire per comprare alcuni beni alla Fonte Veneziana, dove poco tempo fa ne ho comprati alcuni altri. Ricordo come, essendo morto in Arezzo il Sig. Francesco Berardi, Sig. Provveditore della Fortezza e de’ fiumi, e per conseguenza essendo vacante le due suddette cariche, io le domandai al Serenissimo Granduca Cosimo, mio Signore, nella persona del Sig.Diego, mio fratello, e S. A. Serenissima, con eccesso di bontà, si compiacque quello stesso giorno di farmene la grazia. Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. S. per tutto il mese di novembre 1671. Ricordo come il cocchiere l’ho pagato del suo salario per tutto il dì ultimo novembre 1671. A dì 12 Xbre 1671 Ricordo come, per ordine del Sig. Giulio Giannerini e del Sig. Giovanni BattistaSubiani, ho pagato lire settanta al Sig. Canonico Subiani, fratello di esso Sig. Giovanni Battista. E questo danaro lo devo trovare ad entrata, a mio conto, nel libro del Sig.Giulio Giannerini. In limosina a una fanciulla per sua dote lire 70. A dì 12 marzo 1672 Ricordo come, nel mio ritorno da Pisa con la Corte, ho riscosso dal pagatore di S. A. S. scudi centocinquanta per la mia solita provvisione di tre mesi decorsi, cioè dicembre, gennaio e febbraio. A dì detto Ricordo come questo giorno suddetto ho dato a Francesco, mio servitore, lire 24, ed è pagato per tutto il mese di febbraio 1672, stile romano. A dì 4 aprile 1672 Ricordo come ho dato a Francesco mio servitore lire otto, ed è pagato per tutto il mesedi marzo prossimo passato. Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. Serenissima delle mie provvisioni per tutto il mese di marzo prossimo passato. Ricordo come ho riscosso la seconda terzeria della mia lettura della Lingua toscana. A dì primo maggio 1672Ricordo come ho dato lire otto a Francesco, mio servitore, ed è pagato per tutto il mesedi aprile prossimo passato.
Ricordo come il cocchiere è pagato per tutto il dì ultimo di aprile prossimo passato, 1672. A dì 3 maggioEbbi fortuna di trovare dai librai due manuscritti antichi in quarto, di carta pecora, di poeti antichi, e gli pagai due piastre. Lire 14. A dì 4 di maggio 1672Ricordo come questo giorno suddetto quattro di maggio 1672 il Sig. Gregorio Redi, mio padre, si partì di Firenze per tornare ad abitare in Arezzo: onde rimasi solo in Firenze, giacché il Sig. Diego, mio fratello, dee trattenersi in Arezzo per la sua carica dellaProvveditoria della Fortezza, ed il simile il Sig. Giovanni Battista, mio fratello, per essere egli Soprintendente de’ fiumi e strade della città di Arezzo. Onde, essendo rimasto qui in Firenze solo, da qui avanti scriverò più puntualmente in questo libro molti de’ miei interessi e della casa.A dì 4 maggio 1672Prestai al Sig. Dott. Piero Nati il Maranta in 4°. Restituì. A dì 4 maggio 1672 Ricordo come, infino sotto il dì ultimo di aprile 1672, mandai un fagotto di libri a i Combi e Le Nou, mercanti librai di Venezia. Nel fagotto vi erano gli infrascritti libri: Antignome fisico-matematiche del Rossetti, dodici esemplari. Insegnamenti fisico-matematici del Rossetti, dodici esemplari. Composizione e passione de’ vetri, del medesimo, n. 12 Dimostrazione delle sette proposizioni del Rossetti, n. 12. Laurentii Bellini quaedam anathomica, n. 6 esemplari. Poesie liriche di Federigo Nomi, n. 6 esemplari. Questo fagotto lo portò il Corsi procaccio e lo sdoganai, ma non pagai il porto. A Combi chiesi un lista di libri, e mi denno menar buono il prezzo de’ suddetti. Questo conto suddetto è aggiustato. Il Serenissimo Granduca mi donò sei cocchi delle Maldive di diverse grandezze, che gli erano stati donati da un mercante di Livorno. Mi comandò che io ne facessi diverse esperienze. A dì 6 maggio 1672 Ricordo come questo giorno suddetto ho riscosso dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., scudi cinquanta per la mia provvisione del mese di aprile prossimo passato. A dì 6 maggio 1672Ricordo come questo giorno suddetto prestai al Sig. Senatore Donato Acciaioli gl’infrascritti argenti, nell’occasione che dovea venire in casa sua il Sig. Principe e la Sig.ra Principessa Chigi: un bacile tondo col suo boccale una catinella tonda col suo boccale
una catinella ovata due par di candellieriun cioccolatiere d’argento un bacile ovato due cantinette d’argento da mettere il vino in fresco un profumiere un arnese da tener gli stoppini sei guantiere. Riavuto il tutto a dì 24 di maggio. A dì 13 maggio 1672Ricordo come questo giorno suddetto ricevei dal Corsi, procaccio di Venezia, un fagotto di libri mandatomi dai Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia. Nel qual fagotto erano gli infrascritti libri: 1°. Istoria naturale di Ferrante Imperato, in foglio di carta grande, 24 2°. Detto in carta ordinaria, 30 1 Eusebii Thesaurus temporum, in folio, 75 1 Istoria dell’Imperio Ottomanno, in 4°, 4-10 1 Graef, De virorum organis, in 8°, 6 Cosack, De sale, in 4°, 9 1 Scohoch, De ciconiis, in 12°, 1 l Bauhini Historia plantarum, in folio, 3 volumi, 96. Che in tutto vagliono 245 lire di Venezia. Il fagotto pesava 75 libbre, onde pagai al Corsi procaccio, di suo porto, lire 14, soldi 16. In dogana, tra gabella, manifesti, portatura etc. pagai 3-6-8. A dì 14 maggio 1672Feci fare a Guiduccio Guiducci un’arme di casa in una delle mie sottocoppe d’argento, e gli detti di sua fattura lire quattro. Lire 4. A dì detto Detti a Santi, speziale al Ponte Vecchio, una mano di candelotti e pani di zucchero che mi erano stati donati, ed egli per loro prezzo mi mandò a casa trentacinque piastre. A dì 15Ricordo che la cantinetta rossa del Sig. Gregorio, mio padre, gliela mandai in Arezzo, ed empiei tutte le bocce parte di malvagia, parte di vino rosso di Firenze. Dai frati di San Marco riscossi scudi dieci, e ne feci loro la ricevuta in nome del Sig.Gregorio, mio padre, poiché questi dieci scudi gli devo rimettere a lui. A dì 16 maggio 1672 Ricordo come questo giorno pagai al libraio legatore lire quattro per legatura di otto libri in quarto alla rustica, e di dodici libri in 8° pure alla rustica, avendogli dato il cartone di mio, e così rimanemmo d’accordo che gli pagherei tutti gli altri libri che mi avrebbe legato alla rustica, cioè due crazie quegli in 8°, e 3 crazie quelli in quarto. A dì detto Al suddetto legatore chiamato Lorenzo Manfriani detti a legare gli infrascritti libri: Lexicon chimicum, Jonhsoni, in 8°, Lower, De corde, in 8°, Dosithei, Magistri liber tertius continens, S.ti Valer Cimel. Episcop. etc., in 8°, Manilius Scaligeri, in 4°, Cothumni, Epigrammata greca, in 4° Piccinardi, Philosophia, in 4°, Junonis et Nestis Vires, in 4°, Sebizius, De serpentibus, in 4°, Statius, Barthi, in 4°, tre volumi, Historia Saracenica arabice scripta, in folio. Riauti. A dì dettoDetti a legare al Rontino libraio la Storia delle piante del Bauhino, in folio, in 3 volumi. Riauto. Ricordo come la Laura, serva, venne a stare in casa mia il dì otto di maggio 1672. A dì 17 maggio 1672Comprai i tre tomi dell’America legati in tre volumi in cuoio verde dorato in foglio, per prezzo di lire cinquanta. Lire 50. A dì detto Ho prestato al Dott. Neri il Massoria. Restituì. A dì 24 maggio 1672Ricordo come questo giorno suddetto riebbi dal Sig. Senatore Donato Acciaioli gli argenti che gli prestai fin sotto il dì 6 maggio 1672. A dì 24 maggio 1672 Ricordo come questo giorno cominciai ad andare la sera a dormire alla Villa del Poggio Imperiale, dove si trovava la Granduchessa Vittoria ed il Sig. Principe Francesco Maria. A dì 25 maggio 1672 Ricordo come questo giorno suddetto pagai scudi diciannove, di lire sette per iscudo, a Lazzaro Tanfani merciaio, per ogni resto e saldo di mio debito fino a questo giorno suddetto. Venne a pigliare questi danari un suo giovane di bottega, e ne fece ricevuta: lire 133. Ricordo come per lettera del 26 maggio 1672 il Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, mi scrive essere in Arezzo, nella nostra casa, gli infrascritti argenti di mio proprio, cioè: una lucernina d’argento, una saliera di argento, un bacile tondo liscio e due candellieri d’argento bassi. Limosine per tutto questo mese di maggio e messe fatte dire per l’anima di mia madrelire settanta. Lire 70. Spese minute di tutto il mese di maggio lire 25-3.
Giugno 1672 A dì 4 di giugno pagai lire otto a Francesco mio servitore, ed è pagato per tutto il mesedi maggio prossimo passato. Lire 8. A dì 4 giugno In un bucato lire 1-1-4. A dì detto Prestai al Puccini, aiutante di camera di S. A. S., l’Acosta, Degli aromati e De ambra. Restituì De ambra, gli rimane l’Acosta. A dì 4 giugno Ricordo come il Sig. Giulio Giannerini mi scrive d’Arezzo di aver messo a mia entratalire dugentotrentadua, soldi dieci, per altrettanti ricevuti dal Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, il quale Giovanni Battista gli pagò al Sig. Giulio per quarantasei staia emezzo di grano mio, venduto da esso Sig. Gio. Batta; quindi soggiugne il Sig. Giulio che, non avendo poi ricevuto detto danaro, perciò, per non alterar la scrittura, piantò de contro una partita e disse di avermi mandato a me a Firenze detto danaro, il qualeveramente non gli fu pagato dal Sig. Giovanni Battista, mio fratello, perché esso Sig.Giovanni Battista mi scrisse, d’ordine del Sig. Gregorio Redi, mio padre, che io mi ripigliassi il suddetto danaro da quello che avrei riscosso dalle monache di Annalena, per quello di che esse monache son debitore del Sig. Gregorio Redi, mio padre, per tanto grano a loro venduto. A dì 5 di giugno 1672Ricordo come questa mattina fui a riverire per la prima volta il Sig. Cardinale Corsini, che era venuto di Roma per andare in Arezzo al suo Vescovado. A dì detto Per limosine per l’anima di mia madre, lire 10. A dì 7 detto Ricordo come, avendo il dì 15 maggio 1672, come in questo, riscosso da’ frati di San Marco scudi 10, de’ quali era creditore il Sig. Gregorio Redi, mio padre, di questo danaro mi ripresi lire 10 che avevo speso per lui in tanto lino; di più pagai alla Tessiera, d’ordine del suddetto Sig. Gregorio, lire 33-3-4, tanti sono per fattura di una tela di braccia centocinque a sei soldi il braccio e per la valuta di una libbra di lino filato che la detta Tessiera vi aveva messo di suo: dico lire 33-3-4. A dì 7 giugno 1672Ricordo come a dì detto pagai alla bottega di Filippo Catani e compagni, speziali, lire quarantacinque, soldi 6, danari otto, d’ordine del Sig. Gregorio Redi, mio padre, per altrettanti medicamenti levati dalla sua bottega per le monache di S. Caterina d’Arezzo: dico lire 45-6-8. Sì che rimango creditore del Sig. Gregorio, mio padre, di lire diciotto e soldi dieci, i quali devo ripigliarmeli quando riscoterò i danari del grano dalla Badessa e monache di Annalena.
A dì 11 giugno 1672 Ricordo come questo giorno suddetto pagai al Sig. Filippo Catani, speziale al Ponte Vecchio, piastre diciotto, acciocché le facesse rimettere in Venezia ai Combi e Le Nou, mercanti librai, per prezzo di alcuni libri che da’ detti Combi mi furono mandati, e il Sig. Filippo ne dette l’ordine in Venezia a Girolamo del Lin, mercante di cera: dico lire 136. A dì detto Al sarto, per roba e fattura di un vestito di crespone, lire 26. Per limosine lire 7. Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. S. per tutto il mese di maggio 1672 prossimo passato. A dì 15 giugno l672Riscossi questo giorno suddetto dalle monache di Monticelli di Firenze scudi trentasei, e due barili di olio. A dì 16 giugno Dati al Guiducci, per fattura di un rame intagliato, per servizio del libro dell’anguille, lire 4-6-8. A dì 17 giugno l672 Il donzello dell’Arte de’ medici e speziali portò lire cinque, soldi dieci, che toccano al Sig. Gregorio Redi, mio padre, come uno de’ Riformatori di detta Arte. A dì detto I frati di San Marco mi mandorno scudi dieci, ma io son creditore di molto più: feci la ricevuta a buon conto. A dì detto In due libri franzesi, uno intitolato La storia di Bucicaut e l’altro di Bertran de Guesclin, in lingua antica franzese, per servirmene nel libro delle Origini toscane ho speso lire cinque. Lire 5. A dì 18 giugno 1672 Ricordo come questo giorno suddetto ho riscosso scudi venticinque dal Camarlingodelle decime ecclesiastiche, per la terza terzeria della lettura della Lingua toscana. A dì 20 giugno Ricordo come questo giorno suddetto tornò la Corte dalla villeggiatura del Poggio Imperiale. Agli staffieri che mi avevano servito in detta villeggiatura detti lire dieci di mancia. Lire 10. A dì 21 Comprai un cappello di vigogna da Lazzaro Tanfani, merciaio.
Lire 6. A dì 22 giugno 1672 Ho speso in due perruche fatte venire per me di Francia, ho speso scudi venti, cioè lire 140. A dì detto In due risme di carta da scrivere lire 14. A dì 23 giugno In tre barili di vino per la servitù, a lire 6 il barile, lire 18. In un bucato lire 2. Diverse mance pel San Giovanni lire 4. A dì 25 giugno 1672 Ricordo come il donzello dell’Arte portò diciotto lire, le quali si appartengono al Sig.Gregorio Redi, mio padre, come uno de’ Riformatori dell’Arte de’ medici e speziali. A dì detto Ricordo come questo giorno ricevo lettera da i Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, in data de’ 18 giugno 1672, nella quale mi avvisano aver ricevuto il danaro che loro feci rimettere, come in questo libro sotto il dì 11 giugno 1672. Inoltre mi avvisano mandarmi in un fagotto gl’infrascritti libri: Hippocratis Opera Foesy, cum Oeconomia, folio, lire 56 Maximi Tyris Dissertationes, in 8°, 4-10 Gotofredus, De amoribus, 3 Hornei Exercit. log., 8°, 3 Kornmannus, De virginitate, 2Zeizoldus, De consensu Aristotele cum Sacra Scriptura, 4°, 7-10 Gilberti Philosophia, in 4°, 7 Francisci Redi De insectis, latino, in 12°, 12 Homerus Glat.o, in 4°, cum Didimo Greco, 24 Riccioli, Geographia, folio, 18 Detti e fatti de’ Veneti, 3. A dì detto Ricordo come, fra il procaccio e in dogana, per porto e per sdoganare il detto fagotto, spesi lire nove, sei soldi e danari 4. A dì 28 giugno 1672 Ricordo come ho prestato al Sig. Lorenzo Bellini il libro del Lower, De corde. Restituì. A dì detto Ricordo come il suddetto Dottor Lorenzo Bellini mi restituì scudi quindici, che un pezzo fa io gli aveva prestati. A dì 29.
Ho pagato lire diciotto al Buonfanti, il quale mi ha portato, nel suo ritorno di Francia, la Filosofia di Giacomo Rohault in lingua franzese, stampata in Parigi, in quarto, legata in cuoio dorato. Lire 18 Spese minute di tutto il mese di giugno lire 32. Limosine lire 14. A dì primo di luglio 1672Ricordo come per Donato, marito dell’Ortensia, mandai a Suor Maria Diomira, miasorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, una scatola entrovi sei guantiere diargento non traforate e senza piede, due delle quali son dorate, acciocché le serbasse ad ogni mia requisizione. Ricordo come per lo stesso Donato mandai in Arezzo, al Sig. Gregorio Redi, mio padre, quattro candellieri di argento lisci, che egli aveva fatto fabbricare al Comparini argentiere; di più mandai a donare al suddetto Sig. Gregorio Redi, mio padre, dodici grossissimi marzolini, otto primature, dieci fiaschi tra greco e malvagia, e una scatolaentrovi dodici libbre di cioccolatte e quattro libbre prugnoli secchi. A dì 2 luglio Ricevo lettera dal Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo, mio procuratore e agente, nella quale mi dice di aver riscosso dal Sig. Conte Lorenzo Montauti scudi ventiquattro e sei lire, per a buon conto de’ frutti del censo, che detto Sig. Conte ha di mio. Inoltre mi scrive il suddetto Sig. Giannerini di aver ricevuto lire trenta e un giulio da Suor Maria Cecilia mia sorella, monaca in Santa Caterina di Arezzo, acciocché io rimetta il suddetto denaro a Suor Maria Suave Falconelli, monaca in San Gregorio di Firenze, su la Costa. A dì 2 di luglio 1672 Ricordo come ho dato lire 8 a Francesco Gori, mio cameriere, pel salario di un mese, ed è pagato per tutto il decorso mese di giugno. Lire 8. A dì detto Mi scrive il Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, d’ordine del Sig. Gregorio Redi, mio padre, che io paghi al Sig. Orazio Comparini piastre trentasei, per resto de’ quattro candellieri di argento fatti fare, e mi scrive che io ripigli il detto danaro quando le monache di Annalena pagheranno il grano. A dì 5 luglio 1672Ricordo come, d’ordine del Sig. Giovanni Battista, ho pagato a Orazio Comparini lesuddette piastre 36, e ne fece ricevuta. A dì 5 di luglio 1672 Dati a Guiduccio Guiducci lire dieci per aver intagliatomi due rami per servizio del librodell’anguille. Lire 10. A dì 6 luglio 1672 Dati al Sig. Dott. Iacopo del Lapo lire otto per pagamento di una annata del Giornale de’ letterati, che mi ha fatto venir di Roma. Lire 8. A dì dettoRicordo come ho pagato a Suor Maria Suave Falconelli, monaca in San Giorgio, lire trenta e un giulio, secondo che dice in questo, sotto il dì 2 di luglio 1672. Dico lire 30-13-4. A dì 12 luglio In un braccio e mezzo di perpignano sodo, di color di fuoco, per mandare alla Sig.ra Anna Nardi, mia cognata, lire nove. Di più braccia, sette e mezzo, di gallon d’oro, che fu d. 1 2/1 lire sette, in tutto lire sedici. Lire 16. A dì 14 luglio 1672 Le monache dello Spirito Santo, nella Costa, mandarono centoventi staia di vena, delle quali sessanta sono del Sig. Gregorio Redi, mio padre. A dì detto Al Rontino libraio, per avermi legato i tre volumi delle piante del Bauhino, l’Antichità romane del Boissardo, Historia naturale dell’Imperato, l’Eusebio Cesariense dello Scaligero, e una cartella di manoscritti, lire 21. A dì dettoIn due paia di scarpe lire 8-13-4. A dì 15 luglio In più libri fatti legare alla rustica, avendo dato il cartone di mio, e i libri in foglio gli pago un giulio l’uno, quegli in quarto tre crazie, quegli in ottavo due crazie, e due crazie quegli in dodici. Lire 5. A dì 24 luglio 1672Dall’Altoviti si ebbe staia sei di grano. A dì dettoRicordo come per lettera de’ Combi e La Nou, librai di Venezia, io sono debitore fino a questo giorno di lire 34 di moneta veneziana. Inoltre io sono loro debitore di lire centoventitre, pur di moneta veneziana, per gl’infrascritti libri che in un fagotto mi hanno mandati: Redi, De insectis, 4 esemplari, lire 24 Bartolini, Anatome cigni, lire 1-10 Charleton, De causis lithiosis, lire 2-10 Schroderi Pharmacopea cum appendice, lire 15 Simon Pulli, De tabacco et the, lire 5Swertii Florilegium, folio, lire 25 Witacherus, De sanguine, lire 10 Istoria naturale, Imperato, carta grande, lire 24 Miscellanea curiosa medica, lire 15 Mulleri Medicina chimica, lire 15 Guerre des autheurs, lire 1-10 Glisson, De rachitide, lire 5 Hipothesis nova de pulmonum motu, lire 5. Per sopramercato mi mandarono a donare Pascalius, De coronis, in 8°, Marco Polo Veneto, volgare. Il suddetto fagotto pesava trenta libbre, onde pagai lire cinque di porto al procaccio, e due giuli in dogana, lire 6-6-8. A dì 30 di luglio 1672 Ricordo come questo giorno suddetto pagai a Beltramo Maglioli, o Mallioli, doppie cinque e mezzo, a conto de suddetti libri ricevuti da Combi e La Nou di Venezia, lire 110. A dì detto A Guiducci per intagliatura di un rame, lire 5. Spese minute di tutto il mese di luglio lire cinquanta, soldi quindici, danari 8, lire 50-15-8. Varie limosine in danari per tutto di luglio, in tutto lire 140. Lire 140. A dì primo agosto 1672 A dì 2 agosto si comprò due barili di vino per la servitù, a lire 13 la soma. Lire 13. A dì detto Al Guiducci per intagliatura di un rame lire 5. Da’ frati di Santa Maria Novella si è ricevuto staia dodici di grano. Il qual grano, siccome quello dell’Altoviti, si è venduto mezza piastra lo staio. A dì 4 agosto 1672 Dati a Francesco, mio servitore, lire otto pel suo salario del mese di luglio, il qualeFrancesco ha avuto uno staio di grano, oltre il suddetto salario, qual grano, prezzato d’accordo mezza piastra, la dee menar buono quando gli pago il salario del presente mese di agosto, lire 8. A dì 5 agosto 1672 A Francesco Camerati e compagni, setaioli, lire trecento: sono per aver preso dalla loro bottega braccia quarantasei di tabì nero liscio, a lire cinque, sei soldi e denari otto il braccio. E braccia sette di ermisino pavonazzo, a due capi a lire sei ½ il braccio. E per gubbella cassetta incerato, giacché la detta roba la mandai in Arezzo al Sig. Gregorio Redi, mio padre. Lire 300 Al Salvi battiloro, per braccia sei di giglietto di oro, fatto a posta d’oro sottile per tessere, a lire 9 l’oncia, fu once 1, denari 3.
Lire 10-2-4 Servì per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, per guarnire la stola paonazza da Gonfaloniere. A Lazzero Tanfani, merciaio all’insegna della Cupola, per dozzine dieci di riscontri neri di setino di Napoli. Lire 30. Per un cappello di feltro lire 7. Per fattura di aver coperto detto cappello di ermisino dentro e fuora, con le pieghe nella forma, e nastro per cordone, lire 3-15. Per una coperta di paglia per coprire il suddetto cappello, per mandarlo al Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire 0-13-4. Al Camerati per braccia [omissis] di ermisino nero, servì per foderare per tutto ilsuddetto cappello, all’usanza de’ Gonfalonieri d’Arezzo. A dì 6 agosto 1672 Ricordo come son pagato dal pagatore di S. A. S. della mia solita provvisione, di 50 scudi il mese, per tutto il mese di luglio prossimo passato. A dì 7 agosto 1672 In un par di scarpe e nastri, lire 5-12. Ricordo come questo presente mese ho dato a Orazio Comparini, orefice nel Ponte Vecchio, dieci guantiere di argento lavorate, le quali in tutto pesavano libbre sedici, un oncia e dodici danari, e gli ho commesso che di dette guantiere mene fabbrichi otto piatti d’argento, da tener dinanzi, e un piatto grande, conforme la mostra che di mio gli ho dato, e per mostra gli ho dato un piatto grande e un piatto da tener dinanzi, tutti dued’argento, e siamo rimasi d’accordo che io gli pagherò tre crazie dell’oncia di fattura. Ricordo come ho dato in serbo alla Madre Badessa dello Spirito Santo, su la Costa a San Giorgio, un mio baule, nel quale, oltre molte biancherie, vi sono sei sacchetti pieni di moneta di argento, cioè in tante piastre fiorentine che fanno la somma di scudi milleottantanove, dico milleottantanove, 1089. Così in uno 127 / 331 / 201 / 100 / 130 / 200 /. In ribattitura di quattro materasse a Maestro Bartolomeo Cateni, materassaio, lire 2-13-4. Ricordo come, per lettera de’ 20 d’agosto 1672, mi avvisano i Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, di avermi saldato ogni nostro conto fino a quel giorno suddetto per i libri mandatimi, e da me a loro pagati. A dì 26 agosto 1672 In più libri lire 10. A dì detto In più legature di libri nuovi lire 6. A dì 30 agosto 1672 A Giuseppe Cocchini, stampatore all’insegna della Stella, lire centoquattro; sono per saldo d’ogni conto che fosse stato tra di noi fino a questo giorno, tanto pel libro del Lana che ho avuto da lui, quanto per quattro risme di carta, e più per 26 quaderni di carta, e per avermi stampato le Vite di Dante e del Petrarca, fatte da Lionardo Aretino. Ed in questo conto mi menò buono lire sedici per un libro dell’Esperienze del Cimento, e lire dieci per due libri dell’Esperienze degli insetti, che egli ebbe da me. Sicchè resta tra noi saldato ogni conto fino a questo giorno suddetto. Lire 104. A dì 31 agosto 1672 In legatura di cinque libretti delle Vite di Dante, in cuoio col corpo dorato, a un giulio l’una, lire 3-6-8. In una soma di vino del pian di Prato, comprata il dì 28 d’agosto per la servitù, lire 17. Spese minute di tutto il mese d’agosto, lire 39-12-4. Limosine fatte in Arezzo dal Sig. Giulio Giannerini di mio ordine, lire 28. Limosine fatte in Firenze da me, lire 30. In più imbiancature di panni lire 5. A dì 2 settembre 1672 Ricordo come questo giorno suddetto pagai, in mano del Sig. Beltramo Mallioli, lire centoventi moneta d’ordine de Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, che di tanto ero loro debitore per tanti libri mandatemi. Lire 120. A dì detto Ricordo come son pagato dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., della mia solita provvisione di cinquanta scudi il mese; son pagato dico per tutto il dì 28 del mese d’agosto prossimo passato. Ricordo come il Serenissimo Granduca Cosimo Terzo e la Serenissima Granduchessa Vittoria, madre di S. A. S., mi fecero l’onore di compiacersi di tenere al sacro fonte battesimale il parto che nascerà della Sig.ra Chiara Maria Gamurrini, mia cognata emoglie del Sig. Diego Redi, mio fratello; e il Granduca fece scrivere dal Sig. Abate Marucelli, Segretario di Stato, al Sig. Priore Viviani, Commissario d’Arezzo, chefacesse a suo tempo la funzione, in nome di S. A. S., e la Granduchessa Vittoria scrisse alla Sig.ra Francesca Larioni, moglie del Sig. Prior Viviani, che in nome di S. A. S. facesse la funzione. A dì dettoRicordo come il Sig. Giovanni Battista, mio fratello, mi scrive d’Arezzo qualmente il Sig. Gregorio Redi, mio padre, fu eletto Gonfaloniere d’Arezzo, per risedere il presente mese di settembre ed il futuro d’ottobre. È stata questa la prima volta che abbia riseduto, perché egli è stato sempre lontano dalla patria, nella quale ora è tornato ad abitare per riposarsi nella sua vecchiaia. A dì 5 settembre 1672In legatura di cinque libretti delle Vite di Dante, legati in cuoio col corpo d’oro, lire 3-6-8, e più in legatura di otto libretti, detti, in cartapecora, lire 2-6- 8, in tutto lire 5-13-4. A dì 6 settembre 1672Pagati alla Laura, mia serva, lire sedici, onde è pagata per tutto il dì otto del presentemese. Lire 16. A Don Pietro Bartolomei d’Arezzo, per avermi fatto certi disegni e copiato certe scritture, lire 5-13-4. Per mancia a quello che dà il ghiaccio a Palazzo. Lire 2. A dì 9 settembre 1672In legatura di libri, lire 4. A dì 10 settembre 1672Ricordo come questo giorno suddetto ricevei di Bologna, da Emilio Maria Manolessi, libraio, numero dieci esemplari delle Prose degli Accademici Gelati, a conto di quelloche son creditore di esso Emilio Maria, per libri mandatigli. Per porto, da Bologna a qui, de’ suddetti libri, lire 2-13-4. In dogana lire 1-10. In tanti cantucci per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, quando era Gonfaloniere in Arezzo, lire 4-15-8. Al Guiducci, per fattura d’un rame pel trattato dell’anguille, lire 5. A dì 12 settembre 1672Pagati alle decime, alla posta del Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire diciannove, soldi 15, denari 8. Lire 10-15-8. A dì 16 7mbre 1672 Ricordo come ho ricevuto lettera da Combi e La Nou, nella quale mi avvisano di avere ricevuto doppie sei d’Italia, che per loro pagai al Sig. Beltramo Mallioli come in questo. Onde si chiamano soddisfatti, e saldato fra noi fino a questo tempo. Inoltre, a conto nuovo, mi mandano in due fagotti gl’infrascritti libri da me commessegli, parte de’ quali son miei, parte gli ho commessi per servizio di amici: 2 Pharmacopea Scroderi, cum additione4 Praxis medica Sylvii2 Zarotti, In epigrammata Martialis2 Farmacopea dello Sgobbis 1 Feher, De absinthioFerrarii Flora, Amstelodami 1 Jonstoni De animalibus, folio, 4 vol. 1 De arboribusHildani Opera omnia, folio 1 Plinii Epistole cum notis1 Marci Aureli Severini De abscenib.1 Aquapendente, Chirurgia latina1 Volgare 1 Castelli, Lexicon medicum1 Graef, De virororum organis1 Paulus Venetus, De regionibus orientalibusVedi alla fine di questo mese e troverai il pagamento di questi libri. A dì 16 7mbre 1672 Ricordo come dagli eredi di Paolo Frambotti di Padova ho ricevuto un fagotto di libri, a conto di un altro fagotto di libri delle mie Esperienze naturali a loro mandate. I librisono gl’infrascritti: 2 Orsati, De Notis Romanorum, folio 1 Pontani, Progimnasmata2 Museo del Moscardo 1 Alpini, De rhapontico1 Veslingio, De plantis1 Severini, De respiratione piscium1 Seraina, Istoria di Verona1 Valmarana, Del modo di far pace1 Morosini, Flores italicae linguae. A dì 16 7mbre 1672 Ricordo come il Sig. Giulio Giannerini mi scrive di aver fatto il contratto di compra di un campo dal Sig. Cav. Iacopo Roselli, in mio nome e come mio procuratore, per prezzodi scudi settecento quarantasette, lire 3, soldi 16, denari quattro, a spese e gabelle comuni, con la mallevadoria del Sig. Antonio Roselli. Il contratto lo rogò Ser Cristofano Ruscelli, notaio aretino, sotto il di 14 settembre 1672. Ricordo come ho pagato, qui in Firenze questo dì suddetto, scudi centocinquanta al suddetto Sig. Cav. Iacopo Roselli, ed egli gli notò nella scritta fattagli dal Sig.Giannerini. Di più, questo giorno suddetto, ho pagato al Sig. Cav. Iacopo Roselli il restante del danaro, eccetto scudi dugentodua, lire tre e tre soldi, quali glieli serbo qui in Firenze fino al suo ritorno, e di questi dugentodue scudi, tre lire e tre soldi gne ne ho fatto una polizza di confessione. Si stracciò la scritta fatta dal Sig. Giannerini al suddetto Sig. Cav. Iacopo Roselli. Pagai il di 18 ottobre 1672. In più e diverse legature di libri al Rontino libraio, lire 14. A dì 20 settembre 1672 Ricordo come, volendo io partirmi della casa che fino adesso si è abitata, posta al Canto a Soldani, la quale casa è del Sig. Giovanni Battista Cini, e non l’avendo licenziata, e per conseguenza dovendoci anco stare un anno da cominciarsi al principio di novembre prossimo futuro. Perciò sullogai la detta casa alla Sig.ra Maria Alberti, già moglie del Sig. Senatore Braccio Alberti, per prezzo di piastre settantacinque, e se ne fece scritta. Ricordo inoltre come presi a pigione una casa posta in Via de’ Bardi dal Sig. Senatore Orazio Marucelli, per prezzo di scudi sessantacinque l’anno, e la presi per tre anni prossimi futuri a venire, a cominciare il primo di novembre 1672. Fu poi scemato il prezzo della pigione. Al sensale, quando appigionai la casa alla Sig.ra Maria Alberti, per sua senseria lire 6-1-8. A dì 29 settembre 1672 Legature di libri, lire 4. A dì ultimo settembre 1672 Ricordo come ho pagato al Sig. Beltramo Mallioli doppie undici, moneta d’Italia, d’ordine de Sigg.ri Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, per la valuta de’ libri da essi mandatemi, come qui sopra o addietro apparisce, lire 220.
Spese minute del mese di settembreLire 35-16-5 Limosine lire 28. Ricordo come son pagato dal pagatore del Serenissimo Granduca per tutto il presente mese di settembre 1672. A dì primo ottobre 1672A Francesco, mio servitore, dati per resto di tutto il salario fino a tutto il mese di settembre prossimo passato lire cinque, soldi 16-8, e mi ha menato buono le tre staia di grano, che in tutto ha avuto lire 5-16-8. In varie spese, quando fu a Firenze il Sig. Giovanni Battista, lire 47-13-4. Lire 47-13-4. Dati al legnaiuolo una pezza. In portatura di due fagotti di libri di Venezia, che pesavano 66 libbre, a due crazie lalibbra. Lire 11. Gabella ogni dieci libbre 4 crazie. Lire 2-3-4. Per serbo, per manifesto e per porto, al facchino lire 0-15. A dì 17 In 11 fiaschi di vino lire 3-13-4. A dì 18 8bre 1672 Pagai al Sig. Cav. Iacopo Roselli gli scudi dugentodue, lire tre e tre soldi, che avevo in serbo di suo, come apparisce in due facce addietro, e mi rese la polizza fattagli. A dì 20 8bre 1672 Al Berti, lanciaio, per 25 braccia di canapo d’erba, a tre crazie il braccio, lire 6-5. All’imbiancatore, per imbiancatura di più stanze nella casa di Via de’ Bardi dove son tornato, lire trentaquattro, e ne fece ricevuta per 35, il resto lo lasciò di tara. Lire 34. A dì 21 detto Al Sig. Vincenzo Sandrini lire cinquantanove e sette soldi; sono per valuta di sei once e un quarto di cina, a lire nove e soldi dieci l’oncia, comprata per il Sig. Canonico Francesco Bacci d’Arezzo: questo danaro lo devo trovare a entrata del Sig. GiulioGiannerini in Arezzo, al quale pagò il Sig. Bacci. A dì 22 8bre 1672 In quattro toppe e una chiave, con ingegni particolari, fatte a due studioli che sono nelle camere della sala, e all’uscio che va nella soffitta, e allo studiolo del terreno, lire quattordici. Lire 14. Questo denaro me lo dee menar buono il Sig. Marucelli, padrone della casa, lire 14. A dì detto Alla lavandaia lire 1-16.
Page 57 A dì detto Per 350 libbre di carbone, a un testone il cento, lire 1-13-8. A dì 27 8bre 1672 In 18 fiaschi di vino per la servitù lire cinque, otto soldi e 4. Lire 5-8-4. A dì 28 In una sughera da mettere il vino nel ghiaccio, tutta coperta d’ottone. Lire 10. In un’altra sughera, simile ma minore, lire 6-13-4. In diverse mance lire 4. Speso minute in tutto il mese di ottobre lire 29-2. Legature di libri lire 6. Limosine lire 8. A dì primo novembre 1672 A Francesco Gori, mio servitore, per il salario del mese di ottobre prossimo passato lireotto. Dico lire 8. A dì 2 9mbre A Maestro Antonio muratore, per vari acconcimi fatti nella casa dove son tornato, in via de Bardi, lire 4-5. A dì 4 9mbre 1672Ricordo come questo giorno suddetto ho pagato dieci doppie d’Italia al Sig. Beltramo Mailloli, mercante in Firenze, per rimetterle a’ Sigg.ri Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, per pagamento di libri mandatimi di Venezia, in due fagotti sotto il dì 8 di ottobre 1672. Lire 200. A dì 6 9mbre 1672Al curato di Santa Trinità tre giuli pel Sig. Gregorio Redi, mio padre, a conto del censo, lire 2. E più a detto conto lire 0-13-4. Ricordo come per Ogni Santi si è avuto lire sei, soldi dieci dall’Arte de’ medici espeziali, e questo per essere il Sig. Gregorio Redi, mio padre, uno de’ Riformatori. Lire 6-10. In un par di bilance da pesare le monete: lire cinque, 13-4. Lire 5-13-4. A dì 7 9mbre 1672Alla spezieria di Santa Maria Nuova lire 12, per aver comprato da essa libbre dua di dacattolicon e libbre una di diasebesten, per servizio delle monache di Santa Caterina d’Arezzo; questo denaro lo devo trovar a entrata del Sig. Giannerini, lire 12.
A dì 9 detto In un cappello lire sette. Lire 7. A dì 11 In due prese di polvere della quartana lire 4. A dì 11 9mbre 1672 Avendo determinato di fare a mie spese le braccia al Palazzo della villa degli Orti, e avendo mandato una pianta di detta giunta delle braccia al Sig. Giovanni Battista, mio fratello, gli ho mandato di più scudi dugento, e gli portò Donato da S. Lorentino; e questa sera ricevo lettera del Sig. Giovanni Battista, nella quale mi avvisa di aver ricevuto il suddetto denaro di scudi dugento, cioè lire millequattrocento. Lire 1400. A dì detto Ricordo come ho prestato al Sig. Senatore Donato Acciaioli il mio cioccolatiered’argento, in occasione che egli andava a San Quirico a condurre la Sig.ra Caterina, sua figliola, sposa al Sig. Marchese Sacchetti. Restituì. A dì detto Ricordo come ho prestato al Dott. Giovanni Battista Savona il secondo tomo del Gassendo. Restituì. A dì 12 novembre 1672 Ricordo come son pagato per tutto il mese di ottobre dal pagatore di S. A. S. della miasolita provvisione di scudi cinquanta il mese. Ricordo come ho comprato per le monache di Santa Caterina di Arezzo una mezza libbra di rabarbero, e valse lire 10; questo denaro lo devo trovare a entrata del Sig.Giannerini. Lire 10. A dì 18 9mbre 1672 Ricordo come i Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, per lettera da loro scritta il 12 9mbre 1672, mi avvisano aver ricevute le doppie dieci d’Italia, che di loro ordine pagai al Sig. Beltramo Mailloli qui in Firenze, e scrivono avermi fatto il saldo fino a quel giorno. A dì 18 9mbre 1672 Ricordo come fin sotto il dì 7 9mbre 1672 pagai al Sig. Giovanni Battista Cini piastre trentasette e mezzo, per la pigione della casa al Canto agli Alberti fino a tutto il primo novembre 1672 decorso. A dì detto Ricordo come i Sig. Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, mi mandarono un fagottino di libri che pesava libbre quattordici.
Page 59 Al procaccio, per porto di detto fagotto, lire 2-6-8. Per serbo di detto fagotto in dogana 6-8. Per manifesto, licenza e gabella soldi 10. Al facchino che lo portò soldi 6-8. In tutto si spese lire 3-10. A dì 19 9mbre 1672 Ricordo come il Sig. Giulio Giannerini mi scrive di aver ricevuto scudi otto e quattro lire dal Sig. Cav. Baccio Bacci, per tanta cina da me comprata per il Sig. Canonico Francesco Bacci, suo fratello: di più detto Sig. Giulio Giannerini mi scrive di aver ricevuto scudi quattro e due lire da Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, monaca nel monastero di Santa Caterina d’Arezzo, per tanti medicamenti da me comprati per servizio del detto monasterio di Santa Caterina, e lire otto ho da pagare alla Falconelli di San Giorgio. A dì 20 In un paio di scarpe lire 4-6-8. In legature di libri lire 4. Ricordo come dalle monache di Santa Annalena mi è stato pagato scudi centosei lire quattro e un giulio per tanto grano a loro venduto dal Sig. Gregorio, mio padre. A dì 25 9mbre 1672 Ricordo come al Rosi, intagliatore d’argento, che mi fa le armi ne’ miei piatti d’argento ho dato fino ad ora in tre volte lire quattordici. Dico lire 14. In un bucato alla lavandaia lire 1-15. Spese minute del mese di novembre lire 32-2-8. Limosine e messe lire 20. A dì primo dicembre 1672 Dati a Francesco Gori, mio servitore, lire otto per suo salario, ed è pagato per tutto il mese di novembre prossimo passato. Lire 8. A dì detto In centocinquanta fascine lire cinque, tre soldi, denari 4. Lire 5-3-4. A dì 7 Xbre In ottanta fascine lire 2-13-4. A dì detto Al Rosi argentiere per resto di sue fatiche, per avermi fatto l’armi a dodici piatti d’argento da tener dinanzi, e a tre piatti grandi mezzi reali, pur d’argento, lire 5. A dì 9 Xbre 1672A Suor Maria Suave Falconelli, monaca in San Giorgio su la Costa, lire otto pagatigli d’ordine di Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella. Lire 8. E questo danaro me lo ha rimesso nelle lire 30 pagate al Sig. Giannerini.
Lire 8. Al Sig. Dott. Iacopo Lapi lire quattro pagati d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Lire 4. A dì 10 Xbre In ottanta fascine, lire 2-13-4. Ricordo come il giorno 25 di novembre i1 Sig. Canonico Carlo Lambardi di Arezzoestinse il censo, che aveva contratto meco di scudi centocinquanta di sorte principale fino il dì. Pagò in mano del Sig. Giulio Giannerini, mio agente e procuratore, li detti scudi centocinquanta, e scudi diciannove, lire sei, soldi cinque per frutti decorsi fino a quel suddetto giorno, 25 di novembre 1672. Questo denaro lo ebbe il Sig. Giulio Giannerini suddetto. Vedi il Libro maestro de’ censi. Ricordo come il dì 5 di dicembre 1672 il Sig. Giulio Giannerini, come mio procuratore, dette scudi cento a censo al Sig. Azzolino e Francesco Maria degli Azzi, fratelli, di Arezzo, a ragione di sei per cento l’anno con la mallevadoria del Sig. Giovanni Battista Subbiani e del Sig. Canonico Pier Francesco Subbiani, fratelli, di Arezzo. Rogò il contratto Ser Giovanni Maria Ipoliti, notaio d’Arezzo. Per lo sborso di questo censo il Sig. Giannerini si servì di scudi cento del censo restituito dal Sig. Canonico Carlo Lambardi. Vedi il Libro maestro de’ censi etc. A dì 14 Xbre 1672In mancia al cameriere del Marchese Albizi, quando mi donò un bacile e un boccale di argento. Lire 7. A dì 19 Xbre 1672In una soma di vino, fiaschi 36. Lire 10. In centoquarantasei fascine lire 3-16-8. A dì detto Spese in un fagotto di libri venuti di Venezia, lire 3-18-4. A dì detto In legature di libri. Lire 2. A dì 24 Xbre 1672 Mandati al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, piastre venti per Domenico Biondi, munizioniere della Fortezza di Arezzo. Questo danaro lo dee mettere a entrata per a conto della fabbrica al Palazzo degli Orti. Lire 140. A dì 25 Xbre 1672 Mance date a staffieri, lacchè, mozzi e portieri di Corte, lire 70. [Per limosine a diverse persone] Lire 14 A dì 27 dicembre 1672 Dato a Francesco Gori, mio servitore, lire sedici: sono pel suo salario del presente mese di dicembre e del futuro di gennaio. Lire 16. A dì 29 Xbre 1672 Pagati al Monte delle Graticole scudi centocinquanta pel Sig. Lodovico Caponsacchi, Camarlingo della dogana di Arezzo, scudi centocinquanta. Questo danaro il suddetto Sig. Lodovico Caponsacchi lo dee rimettere al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, in Arezzo. Dico lire 1050. Ricordo che a dì detto ho riscosso la prima terzeria della mia lettura della Linguatoscana dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche. Per mancia al bidello delle decime ecclesiastiche lire una, e per mancia al bidello delloStudio lire sette. In tutto lire 7. Ricordo come il di 30 X.bre 1672 pagai doppie quattro d’Italia a Beltramo Mailloli, per rimetterle a Sigg.ri Combi e La Nou, mercanti librai in Venezia, per pagamento di due fagottini di libri mandatimi, lire 160. Spesi in più libri e legature di libri lire 8. In cinquecento libbre di carbone, compratomi quattro giorni sono da Santi speziale. Lire 11-13-4. Spese minute di tutto il mese di Xbre, lire 34-11-8. Limosine in danari lire 14. Messe fatte dire lire 7. A dì primo gennaio 1673, in Firenze Ricordo come feci fare al Comparini e Vanni, compagni orefici, n. 8 piatti d’argento datener dinanzi, e n. 2 piatti mezzi reali, pur d’argento, e Questi pesorno libbre 18, once due e danari tre. Detti in cambio n. 12 guantiere d’argento, le quali pesarono libbre 18-11-10. Con questo patto che, a pari peso di argento, gli avrei pagato di fattura tre lire della libbra. A dì 3 gennaio 1673 Ricordo come ho riscosso 50 scudi dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., per la mia solita provvisione del mese di decembre prossimo passato. Dati di mancia al tavolaccino lire 2. A dì 5 gennaio In centoottantatre fascine, a lire sette il cento, lire 12-5. A dì detto Pagati a [omissis] legnaiolo lire cinquantadue, per avermi fatto otto casse da libri, a sei lire e mezzo l’una, lire 52. A dì detto Dati al Rosi orafo lire 10, per comprare alcuni rami per intagliare. Lire 10. A dì 7 gennaio 1673 A Monsù Damone parrucchiere, per una perruca da lui comprata, lire quaranta. Lire 40. In due libri lire 4. In mance lire 2. A dì 12 gennaio In centocinquanta fascine, a lire sette il cento, lire 10-10. A dì 14 gennaio 1673 Pagati al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli piastre trentanove, lire tre e un giulio, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, quale ne avea ricevutasimil somma dal Sig. Lodovico Turini d’Arezzo. Dico lire 276-13-4. Al Sig. Marchese Vitelli questo giorno suddetto ho prestato il mio cioccolattiere d’argento. Restituì. A dì 19 gennaio 1673 In un fagotto di libri venutomi di Venezia per porto al procaccio, a due crazie la libbra, lire tre e un giulio, per serbatura quattro crazie, a’ donzelli per gabella e manifesto nove crazie, al facchino per portatura quattro crazie, in tutto lire 5-1-8. A dì 24 In vetri e una paniera per mandare in Arezzo al Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire 3. In legatura di libri lire 2. In più cose lire 2-13-4. Mance lire 3. Ricordo come ho riscosso la mia provvisione di cinquanta scudi per questo mese di gennaio dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. Altezza Serenissima. Spese minute di questo mese di gennaio lire 13-16-8. In limosine lire 10. A dì primo febbraio 1673, in Firenze A Giovanni Tuti, legnaiuolo in via de’ Bardi, per avermi fatte le impannate e altri lavori, lire diciannove e un giulio, compresaci la pezza da otto datagli e segnata in questo, lire 19-13-4. Allo speziale del canto agli Alberti, per saldo di ogni conto, lire 18. Al servitore del Sig. Luigi Antinori, quando mi donò una guantiera d’argento, lire 5-13-4. Ricordo come, nella occasione che il Sig. Iacopo Lapi fece le sue nozze, gli ho prestato l’infrascritte argenterie: bacili con il boccale, due guantiere d’argento grandi, due sottocoppe, catinelle col loro boccale, un profumiere grande, sei cucchiai e forchette, quattro candellieri. Restituì. Inoltre gli ho prestato un altro bacile d’argento ovato senza il boccale, due cantinette d’argento da mettere il vino nel ghiaccio, otto piatti di stagno reale,dodici tondini pur di stagno, dodici tondini d’argento, due piatti grandi d’argento. Restituì. A dì 4 febbraio 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho pagato al Sig. Beltramo Mailloli lire cinquanta, d’ordine dei Sigg.ri Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, per pagamento di un fagotto di libri mandatomi da essi Combi e La Nou. Lire 50. A dì 8 febbraio 1673 Questo dì suddetto si comprò una soma di vino per la servitù, e si spese dieci lire; fu 36 fiaschi e 1/3. Si era finito quel di prima molti e molti giorni innanzi. Lire 10. A dì 15 febbraio 1673 Per riscuotere un fagotto di libri in dogana, cioè al procaccio per porto di libbre 44, lire sette, soldi sei e denari 8. Per serbo lire 0-6-8. Per gabella e donzelli lire 1-1-8; al facchino per portatura lire 0-6-8, in tutto lire 9-1-8. Ricordo come, per lettera de’ nove del corrente mese, il Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, mi dà ordine che io paghi al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli scudi 39, lire 3, soldi 13-4, ed io gli ho pagati questo giorno suddetto 15 febbraio. Scudi 39-3-15-4. Ricordo come il Sig. Diego Redi, mio fratello, per sua lettera mi ha ordinato che io paghi scudi trenta al P. Abate Don Eugenio Gamurrini, d’ordine della Sig.ra Caterina Lambardi Gamurrini, madre del Sig. Cav. Gamurrini, ed io gli ho pagati in mano del suddetto Padre Abate. Scudi 30. In un bucato lire 2. A dì 10 febbraio 1673 Al magnano per fattura di dieci toppe da mettere alle casse da libri, lire 10. A dì 28 febbraioRicordo che ho riscosso scudi 50 dal Sig. Averardo Ambrogi per la mia solitaprovvisione di questo mese di febbraio 1672. Spese minute di questo mese di febbraio lire 26-14. Pagati al carbonaio per quattrocento libbre di carbone, a tre giuli e mezzo il cento, e per cento dieci fascine, a lire 7 il cento. Lire 17.
Limosine e messe fatte dire, lire 7. A dì 2 marzo 1673 Dati a Francesco Gori, mio servitore, lire otto, tanti sono pel suo salario del mese di febbraio prossimo passato. Lire 8. A dì 8 marzo 1673 In un bucato lire 2. A dì 13 di marzo In libbre due o mezzo di cioccolatta, per mandare a Venezia al Sig. Don Francesco di Andrea, lire venti pagate a Vincenzio Sandrini, a lire otto la libbra, lire 20. A dì 14 marzo 1673 Dati a Francesco Gori, mio servitore, lire quattro per resto di ogni suo salario, avendolo io questo giorno licenziato dal mio servizio, lire 4. A dì detto In un paio di scarpe e nastri lire 6. A dì 15 marzo 1673 Pagati al Sig. Cristofano Ruscelli d’Arezzo scudi dugento, per averne egli sborsati altrettanti in Arezzo al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, dico liremillequattrocento. Lire 1400. A dì detto portò il carbonaio libbre [omissis] di carbone. A dì 18 di marzo Pagati al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli scudi 39, lire 3, soldi 13-4, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, per avere egli ricevuta la suddetta somma di danaro dal Sig. Lodovico Turini. Scudi 39-3-13-4. Questo suddetto ordine fu del dì 16 marzo. A dì detto In 38 fiaschi di vino lire 10 e mezzo per la servitù, ve n’era cinque fiaschi di prima, lire 10-10. A dì detto Al calderaio lire undici per sei rami fattomi da intagliare, a crazie 22 la libbra, lire 11. A dì 20 marzo 1672, stile florentino Ricordo come questo giorno suddetto venne a servirmi Dioniso Masi per mio servitore, a lire otto il mese. A dì detto In due libri, cioè nella Geografia del Padre Labbè, e ne’ Pensieri di Monsieur Pasqual, legati in cuoio dorato, lire 6. Lire 6. A dì 21 Dato al sarto per più fatture, lire 3-l0-4. A dì detto A Girolamo libraio, per avermi legato in tre libri in foglio i sei tomi del Codice Teodosiano del Gottofredo, lire otto, e per legatura di un libro degli insetti, di carta grande in cuoio dorato, lire 2. In tutto lire 10. A dì 25 marzo 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho ricevuto lire 33 da un frate di S. Francesco, per rimettergli a Suor Maria Angiola Sassi, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, e ho dato ordine al Sig. Giulio Giannerini che paghi a detta monaca la detta somma di lire trentatre.A dì 25 marzo 1673 Ricordo come questto giorno suddetto ho consegnato a Antonio Mannelli, procaccio di Venezia, un gruppetto sigillato entrovi lire lire centoventotto in moneta, cioè due dobloni, una doppia e quattro piastre, il qual gruppetto egli dee portarlo a Venezia a Sigg.ri Combi e La Nou, mercanti librai, per tanti libri mandatimi. Dico lire 128. A Girolamo libraio per legature di libri, lire 9. In due libri, lire 4. Ricordo come ho riscosso scudi cinquanta per la mia provvisione del corrente mese dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S. Ricordo come ho riscosso dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche scudi venticinque per la corrente terzeria della lettura della Lingua toscana.Per mancia al bidello dell’Accademia, lire 7. Per mancia al tavolaccino delle decime ecclesiastiche, lire 1. Pagati alla Sig. Margherita di Santo Romolo, d’ordine della Sig. Anna Nardi, moglie del Sig. Giovanni Battista, mio fratello, lire 3. A dì 2 marzo 1673 Pagati a Comparini e Vanni, orefici, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi 24, cioè lire 168. Per una bucata lire l-15-4. In 21 noce moscada, per mandare a Suor Angiola Felice Redi, mia sorella, monaca inSanta Maria Novella d’Arezzo, lire 1-13-4. Spese minute di tutto il mese di marzo lire 35. Altre spese lire 6. In limosine lire 10. Aprile 1673 Ricordo come il Sig. Senatore Acciaioli mandò piastre sessanta. In ottocentotrenta libbre di carbone, a lire 2, soldi sei, denari 8 il cento, lire 19.
A dì 8 aprile 1673 Ricordo come, per ordine del sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, ho pagato al Sig.Marchese Giovanni Battista Schinchinelli scudi 39-3-13-4. Scudi 39-3-13-4. Venerdì. A dì 14 aprile 1673 In due barili di vino per la servitù, che fu 36 fiaschi segnati, lire 10-10. A dì 15 di aprileIn due ciotole di porcellana lire quattro. Lire 4. In più mance lire 3. A dì 29 aprile 1673 Pagati al Sig. Marchese Schinchinelli scudi 39, lire tre, soldi 13, 4, d’ordine del Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello; l’ordine fu dato il dì 27 detto. Scudi 39-3-13-4. A dì 29 aprile 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho mandato ai Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, un gruppo di monete entrovi sei dobloni, una mezza doppia e tre piastre fiorentine, per resto della balla de’ libri mandatami e da me ricevuta questa presente settimana, e per pagamento di lire quaranta di Venezia che ero loro debitore per conto vecchio. Il procaccio a cui ho consegnato il gruppo si chiama [omissis]. A dì detto Ricordo come son pagato della mia provvisione dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S. Ricordo come ho pagato al Sig. Senatore Marucelli e fratelli la pigione della casa cheabito, di un semestre finito il dì 30 aprile corrente, scudi 32-3-10. Ricordo come la Sig.ra Maria Alberti mi ha mandato scudi trentasette e mezzo per lapigione di semestre della casa del Canto agli Alberti, che a lei ho sullogata, sicché son pagato per tutto aprile presente. Scudi 37-3-10. A dì 30 aprile 1673 Ricordo come ho dato lire 32 alla Laura, mia serva, per il suo salario di otto mesi, ed èpagata pienamente, anzi le ho usato cortesia di pagargli otto giorni di più, e l’ho licenziata dal mio servizio. Scudi 4-4. A Dionisio Masi, mio servitore, lire otto per il suo salario di un mese, ed è pagato per tutto il dì venti di aprile 1673. Scudi 1-1. Spese minute per tutto il mese di aprile, lire 37. Limosine per questo mese di aprile, lire 12. Ricordo che in tutto questo passato anno mi è stato donato fiaschi cinquecentodieci di vini, tutti scelti, e questo è servito per la mia tavola, e per donare agli amici, e per mandarne in Arezzo. Fra capponi, galletti, piccioni grossi, piccioni ordinari, pollanche d’India etc., in tutto questo anno mi sono stati donati secento paia di animali. Questi son serviti per la mia tavola e per donare agli amici, e una buona parte se n’è venduti. Inoltre mi è stato donato 400 libbre di marzolini e due forme grosse di parmigiano, consumato tutto nella maniera che sopra, cioè parte per la tavola, parte donato e parte venduto. Inoltre 100 libbre di mortadella e 36 prosciutti, esitati come sopra. A dì primo maggio 1673 Ricordo come è venuta a servirmi la Domenica Pistolozzi, con salario di lire 4 il mese, da cominciarsi questo giorno suddetto. A dì 4 maggio Ricordo che ho pagato scudi 37 e mezzo al Sig. Giovanni Battista Cini, per un semestredella casa al Canto a Soldani che ho sullogata alla Sig. Maria Alberti, e al detto Sig.Giovanni Battista ho licenziata la detta casa, sicché debbo pagar solamente il futuro semestre fino a novembre prossimo. Scudi 37-3-10. A dì 12 maggio 1673 Ricordo che ho pagato alle decime lire 19-5-8. Dico lire 19-5-8. Ricordo che la sera del 10 maggio cominciai a andare a dormire al Poggio Imperiale con la Corte.Al vinaio del Sig. Priore Usimbardi lire 28-13-4, per ottantasei fiaschi di vino, a quattro crazie il fiasco, comprato dal detto per la servitù. Dico lire 28-13-4. Al carbonaio per quattrocento libbre di carbone, quale son molti giorni che lo portò, lire 9. Alla lavandaia lire 2. A dì 30 maggio 1673 Al Sig. Dott. Iacopo Del Lapo lire otto, per mandare a Roma al Sg. Ulderico Nardi, Auditore del Cardinal Carpigna, il quale Sig. Ulderico mi ha per tutto il passato anno mandati i Giornali de’ letterati del Sig. Francesco Nazzari. Lire 8. A dì 31 maggio 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho ricevuto pezze n° [omissis] dal Sig. Ugolino del Vernaccia, d’ordine de’ Sigg.ri [omissis] di Livorno: i quali denari sono de’ frutti di quattromila pezze che hanno in mano degli eredi del Sig. Cav. Niccolò Gamurrini, già Governatore delle galere del Serenissimo Granduca, e io gli ricevo per ordine del Sig.Diego Redi, mio fratello, al quale si aspettano questi danari per parte di dote della Sig.ra Chiara Maria Gamurrini, sua moglie e nipote del suddetto Sig. Governatore delle galere. E queste cento pezze le rimetterò in Arezzo, come vorranno o il Sig. Diego o il Sig.padre. Ho riscosso dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore del Serenissimo Granduca, scudi cinquanta per la mia solita provvisione del corrente mese di maggio. Spese minute lire 37. Limosine lire 10.
Messe fatte dire lire otto. Giugno 1673. A dì 3 giugno Ricordo che per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, ho pagato scudi quaranta e lire tre al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli, per altrettanti ricevuti da esso mio fratello dal Sig. Lodovico Turini in Arezzo. Dico scudi 40-3. Ricordo come, infino sotto il dì 25 di maggio 1673, pagai al Padre Emilio Savignani della Compagnia di Gesù scudi sessanta, di lire sette per scudo, d’ordine del Sig.Niccolò Stenone di Danimarca, e questo danaro me lo dee restituire il suddetto Sig.Niccolò Stenone. In evento che io morissi e il Sig. Niccolò non mi avesse restituito questo danaro per la sua povertà e impotenza, voglio che i miei eredi non possino richiedere detto denaro, ma lo lascio al Sig. Niccolò per elemosina per amor di Dio e per salute dell’anima mia. Dico Scudi 60. A dì 7 giugno 1673 In fascine, lire 2-6-8. Al libraio legatore, lire 2. E più al libraio, per legatura di libri, lire tre. Lire 3. In legne lire 3. In nove libbre di sfoglia d’oro, a lire tre la libbra, compre al banco de’ Brandi, lire ventisette. In dogana per gabellatura di detta roba, e in una scatola per mettervela e mandarla in Arezzo a S. Eudora Osmida Maria Redi, mia sorella, monaca in Santa Caterina, lire trenta e quattro crazie, in tutto lire 30-6-8. A dì 15 giugno 1673 Ricordo come le monache di Santa Maria a Monticelli di Firenze mi mandarono trentasei scudi e una soma di olio. A dì 15 detto Il donzello dell’Arte de’ medici e speziali portò cinque lire e mezzo per la mancia di San Barnaba, quali danari toccano al Sig. Gregorio Redi, mio padre, come Riformatore dell’Arte. A dì 17 detto Il Serenissimo Sig. Principe Francesco Maria mi donò un paro di sottocoppe di argento di peso di ottantasei once. In due cannelle d’ottone da, tini compre per il servizio di casa, lire 24-12-4, d’ordine del Sig. Giovanni Battista. Ricordo come il Sig. Giulio Giannerini, mio agente e procuratore, mi scrive di aver ricevuto da Suor Eudora Osmida Maria Redi, mia sorella, le lire trenta, soldi sei, danari otto da me spesi per lei nella sfoglia d’oro qui sopra notata. A dì 18 giugno 1673 In nove once di rabarbaro, compro da Santa Maria Nuova per le monache di Santa Caterina d’Arezzo, lire tredici e mezzo, a diciotto crazie l’oncia. Questo denaro le devon rimettere al Sig. Giulio Giannerini.
Lire 13-10. A dì 19 giugno In un cappello e altri nastri, lire 10. A dì 21 giugno Pagati alla Maria Pinucci di Prato scudi ventotto e tre lire, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Scudi 28-3. A dì 23 giugno 1673 Dati a Dionisio Masi, mio servitore, lire sedici per suo salario, ed è pagato per tutto il dì 20 di giugno. Lire 16. Ricordo come Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, mi scrive di aver pagato il danarodel rabarbaro comprato da me il dì 18 giugno, e questo danaro lo devo trovare ad entrata del Sig. Giulio Giannerini. A dì 28 giugno 1673 In più mance date per San Giovanni a diversi regali stati fattimi, lire 40. A dì 29 In un braccio di taffettà cremisi lire quattro, soldi sei e otto. In un terzo di taffettàpaonazzo lire 1. Per mandare a Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, lire 5-6-8. Ricordo come ho riscosso dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., scudi cinquanta per la mia solita provvisione del corrente mese di giugno. Ricordo come ho riscosso scudi venticinque dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche, e sono per la terza terzeria della lettura della Lingua toscana. Ricordo come il donzello dell’Arte de’ medici e speziali ha portato lire diciotto che si pervengono al Sig. Gregorio Redi, mio padre, come uno de’ Riformatori di detta Arte. A dì 30 giugno 1673 Al libraio per legatura di libri, lire 2. Spese minute del corrente mese di giugno, lire 55. Limosine e messe fatte dire, lire 16. A dì primo luglio 1673 Ricordo come il dì 5 di luglio si comprò una soma di vino per la servitù, e si pagò lire 13. A dì 5 luglio In legne lire 2. Al sarto lire 2. Ricordo come, per lettera de’ 6 di luglio 1673, scrittami dal Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, ho pagato scudi trentanove, lire tre, soldi 13, 4 al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli. Scudi 39-3-13-4.
Ricordo come il Sig. Giulio Giannerini, per lettera dei sei di luglio 1673, mi scrive d’aver ricevuto da Suor Eudora Osmida Maria Redi, mia sorella, lire 5 e soldi dieci. Dalla monache di Annalena riceuto scudi otto. Dall’Altoviti un barile d’olio. A dì 12 luglio 1673 Al sarto per fattura di un vestito di grograno di seta fattomi, e per altre spese di nastri, soppanni e altro, lire 28. Al medesimo sarto, per accomodatura di un vestito vecchio e nastri rimessi, lire 4-34. A dì 14 luglio In una paniera per mandare in Arezzo, e in due altri panieri, lire 3. In mance lire 2. In centocinquanta bocciuoli, da tener sopra i colli de’ fiaschi per difendergli da’ topi, lire 3-13-4. Al libraio legatura di diversi libri, lire 4. In legne lire 1-13-4. In tre barili di vino per la servitù, a lire 12-12 la soma, lire 12-15. A dì ultimo luglio 1673 Ricordo come questo giorno ho pagato scudi centodieci, di paoli dieci per iscudo, che sono scudi 104, lire 5, soldi 6, denari 8 di moneta fiorentina, al Sig. Francesco Benedetto Tempi di Firenze, ed essi me ne hanno fatta lettera di cambio, pagabile in Roma al Sig. Antonio di Fiore. La lettera era diretta alli Sigg.ri Baccelli e Parisani, mercanti in Roma. Questi scudi centodieci di paoli gli ho pagati d’ordine del Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello, per altrettanti da esso mio fratello ricevuti dal Sig.Alfonso Redi, e debbono servire per la spedizione in Roma di una pensione a favore del Sig. Giovanni Battista di Baldassarre Redi, nipote di esso Sig. Alfonso Redi. Pel cambio di detta polizza si è pagato a Tempi lire cinque soldi 9, sicché il Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, mi debbe menar buono scudi 105, lire 4, soldi 5, denari 8; in oltre mi dee menar buono lire nove, spese per comprare la moneta di banco per pagare ai Sigg.ri Tempi, onde in tutto scudi 106-5-15-8. In un paio di scarpe lire 4-6-8. Ricordo che ho riscosso dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., scudi cinquanta, moneta per la mia solita provvisione del mese di luglio. In una paniera e ventavole, lire 2. Al magnano lire 0-10. Spese minute di questo mese lire 43-10-8. Limosine lire 12. Messe fatte dire, lire 8. Agosto 1673 Ricordo come questo giorno cinque di agosto ho pagato al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli scudi trentanove, lire 3, un giulio, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, per altrettanti ricevuto da esso mio fratello in Arezzo daLodovico Turini. Dico scudi 39-3-13-4. A dì 8 agosto 1673 In libbre [numero illeggibile], once 9 di lardo strutto, lire 2.
In un bucato, lire 1-10. A dì 12 agosto In una carrata di fascine di n. 451, lire nove, soldi 6-8. Lire 9-6-8. A dì 18 agosto 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho riscosso dal Magistrato della Parte scudi sessanta, e sono per la provvisione del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, come Sovrintendente della Valdichiana. A dì 20 di agosto 1673 Ricordo come il Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, mi ha mandato scudi centoquattro, lire cinque, soldi sei, danari 8, e son quegli stessi che ho rimessi in Roma alli giorni passati pel Sig. Giovanni Battista Redi, nipote del Sig. Alfonso Redi. Ondesolo rimango creditore dello speso nel cambio e nella compra della moneta di banco. A dì 21 detto In una campana di ottone, compra per la nostra chiesa della Villa degli Orti, lire dieci. Lire 10. A dì 22 detto Si comprò tre barili di vino per la servitù, e si spese lire diciannove e mezzo. Lire 19-10. Si è comprata una carrata di fascine, che erano trecento quattro, e si è speso lire 15-3-3. In un bucato lire 1-10. In un par di calze di bambagia bianche lire 1-10. A dì 24 agosto In otto braccia e mezzo di certo drappo, per donare alla mia nipotina, figliuola del Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello, lire venti, e in sessanta braccia di nastrino tabissato, lire cinque, in tutto lire 25. A dì 29 agosto Ricordo come ho riscosso scudi 50 dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., e sono per la mia solita provvisione del corrente mese di agosto. A dì ultimo agosto Pagati i gelsomini di tutto questo mese di agosto, a un giulio il giorno. Sono lire 20. Lire 20. A dì primo settembre 1673 Ricordo come, avendo comprato certo lattuario jacintino per le monache di Santa Caterina di Arezzo, ho dato ordine a Suor Maria Cecilia, mia sorella, che paghi sei lireal Sig. Giulio Giannerini, e questo danaro lo devo trovare a mia entrata. Il Sig.Giannerini ha scritto averlo ricevuto. In più pezzi di libri, lire quattordici.
Lire 14. In legatura di due libri in foglio, lire 4. In altre legature, lire 2. A dì 18 settembre In 900 libbre di carbone, a 26 crazie il cento, lire 19-10. In due paniere lire 3-13-4. Alla lavandaia lire 1-13-4. Ricordo come, infino al dì 10 7mbre 1673, pagai al Sig. Marchese Schinchinelli scudi 39-3-13-4, per ordine del Sig. Gio. Batta Redi, mio fratello. Scudi 39-3-13-4. Ricordo come il dì ultimo settembre ho mandato tre doppie, cioè sessanta lire, a Combi e La Nou, mercanti librai di Venezia, per un fagotto di libri mandatomi, e siamo pari e pagati di ogni conto, anzi io resto creditore di due lire veneziane. Dico lire 60. Per gelsomini per tutto questo mese, da tenere sui tavolini della mia camera, lire 20. Ricordo come, essendo il Granduca andato alle cacce di Artimino, mi comandò di rimanere a servire la Granduchessa Vittoria. Ricordo come il Granduca mi mandò a donare un daino, e un altro me ne mandò il Sig. Principe di Toscana, e un altro daino mi mandò il Sig. Cardinale Leopoldo. Questi daini gli mandai io a donare per limosina al monastero di San Girolamo su la Costa, e alle monache di Santa Chiara. E uno ne mandai alla Casa pia detta la Quarquonia. A dì 2 ottobre 1673 Ricordo come ho pagato scudi 39-3-13-4 al Sig. Marchese Giovanni BattistaSchinchinelli, e per lui a Iacopo detto Pino, suo servitore, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Sc. 39-3-13-4. In una soma di brace lire 4-10. In alcuni libri lire 6. In legatura di un Ofizio della Madonna in 4°, legato in marrocchino. A dì 4 ottobre In una catinella di porcellana lire sette. Lire 7. A dì 7 ottobre 1673 A Dionisio Masi, mio servitore, lire 24 a conto di suo salario, dico lire ventiquattro. Lire 24. In libri lire 6. A dì 13 ottobre 1673 Al Sig. Orazio Marucelli ho pagato scudi trentadue, lire tre, soldi dieci, per un semestredella casa che di suo ho a pigione, posta in via de’ Bardi. Sicché egli è pagato per tutto il corrente mese di ottobre. Scudi 32-3-10. A dì 20 ottobre 1673 A conto di tassa lire 21, ne è ricevuta nel libro delle ricevute. In una catinella di porcellana lire sette. Lire 7. A Monsù Adriano Vlaach donai cinque doppie, quando egli mi donò il mio ritratto intagliato in rame, cavato da quello che aveva dipinto Monsù Giusto Supterman. Dico lire 100. Ricordo come il dì 24 corrente tornai dalla Villa Imperiale con la Corte.A dì 22 detto Mancia agli staffieri della Granduchessa che mi hanno servito alla Villa Imperiale, lire 10. Mancia a’ cocchieri che mi avevano servito in tutta la villeggiatura, lire 5- 13-4. Mancia a’ cuochi, lire 5-13-4. Mancia a più torte venute per San Simone per Ognissanti, lire 5-6-8. A dì 30 ottobre 1673 Ricordo che ho riscosso la mia solita provvisione di cinquanta scudi dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., per questo mese corrente di ottobre. Ricordo come ho mandato lire settanta ai Combi e La Nou, librai di Venezia, per saldi di ogni nostro conto, e resto io creditore di lire dua veneziane, lire 60. A dì 30 ottobre 1673 Ricordo come per Donato fuor di Porta San Lorentino ho mandato al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, pezze cento moneta per spendere nella fabbrica che si ha dacominciare alla Villa degli Orti, che sono scudi 80-6-3-4. Dico scudi 80-6-13-4. Per mancia al servitore della Sig.ra Teresa Seselli, quando mi mandò un bacile d’argento, lire 5-13-4. Ricordo come insino sotto il dì 3 di ottobre per mano del Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo, come mio procuratore, comprai da Pasquino di Dario Agnoloni, da Mulin Bianco del Vignale, un campo di staiora otto a tavola e tavole quattro posto nelle Camperie di San Lorentino, fra l’Orciolaia ed il Casino. Confina a levante Sig. Antonio Roselli, a tramontana monache di Santa Maria Novella d’Arezzo e via che va al Casino. A ponente beni lasciati dalla Artemisia Subbiani al Capitolo di Pieve d’Arezzo. A mezzogiorno Silverio di Niccolò Romanelli e monaci di Santa Maria in Grado d’Arezzo. Per prezzo di fiorini quaranta lo staioro che sono fiorini 330, i quali sono scudi dugento, lire 2, soldi 10. A gabelle comuni. Rogò il contratto Ser Cristofano Ruscelli, notaio aretino. Furono mallevadori Bartolommeo Marzocchi da Maccagnuolo, Francesco di Raffaello da Mulin Bianco. La moglie del venditore venne al contratto con le debite licenze. Scudi 200-2-10. In un mortaino di bronzo col suo pestello, lire 7. Dati all’Accademia dei Torbidi della quale sono protettore, lire 14. Lire 14. In triaca e olio da bachi, per mandare in Arezzo, lire 3-10. In nove once di cina impietrita, per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire diciotto. Lire 18.
In tre paia di guanti da donna per mandare in Arezzo al Sig. Giulio Giannerini, per ordine del Sig. Diego Redi, mio fratello, lire 5-10. Ricordo come questo giorno il Serenissimo Gran Duca, mio Signore, di sua propria mano mi dette trentacinque doppie, acciocché io ne facessi segretamente delle limosine a diverse povere persone bisognose, parte qui della città di Firenze e parte della città di Arezzo, ma segretamente che non si sapesse da alcuno che venissero da lui. Esegui puntualmente. Ricordo come il Serenissimo Granduca, mio Signore, per sua benignità mi donò cinquanta pezzi di piatteria di terra bellissima, venuta di Savona. A dì primo novembre 1673 Dati a Dioniso, mio servitore, lire otto per suo salario di un mese, lire otto. A dì 4 9bre 1673 Ricordo come questo giorno suddetto ho pagato, per ordine di Suor Maria Cecilia Redi, mia sorella, monaca in Santa Caterina di Arezzo, scudi quindici a Suor Maria Suave Falconelli, monaca in San Giorgio di Firenze, e questo denaro lo devo trovare a entrata dal Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Scudi 15. A dì 5 9mbre 1673 Ricordo come la Sig.ra Maria, moglie del già Sig. Braccio Alberti, alla quale io aveva sullogata la casa del Sig. Giovanni Battista Cini, posta al Canto de’ Soldani, mi hamandato scudi trentasette e mezzo per la pigione del semestre maturato per tutto il mesedi ottobre prossimo passato, ed il suddetto danaro io l’ho subito mandato al Sig. Gio. Battisa Cini, padrone della suddetta casa, il quale me ne ha fatta ricevuta nel quaderno delle ricevute, e me la ha fatta per ogni resto già che, fra esso Sig. Giovanni Battista eme, è finita la locazione della detta casa.A dì 7 9mbre 1673 Ricordo come per Donato, nostro vetturale fuor di Porta S. Lorentino, ho mandato al Sig. Giovanni Battista Redi pezze quaranta, dico pezze quaranta, che sono scudi [omissis]. A dì otto 9mbre 1673 Pagati alla bottega del Camerati e Sera, setaiuoli, scudi tre per tre braccia di taffettàrasato nero, e tre braccia di taffettà rasato di color di rose, che servì per fare due grembialini alla franzese, con le loro tasche guarnite di giglietto di oro di Venezia ed i loro astucci di argento, che mandai a donare alla Sig.ra Anna Nardi e alla Sig. Maria Chiara Gamurrini, mie cognate in Arezzo. Questi grembiuli sono grembiuli da lavoro, lire 21. Il giglietto d’oro, gli astucci e i nastri furono donati, siccome la fattura che il tutto poteva importare, insieme con gli astucci, piastre otto. A Franceschino stampatore, per avermi tirato alcuni rami, lire 2. E più al detto, lire 3. In 30 pillole di aloe, per mandare al Sig. Marchese Pier Francesco Vitelli a Città di Castello, lire 2-10. Spese minute di tutto il mese di novembre, lire 44-18-4. Limosine, lire 20.
Messe fatte dire lire 10. Ricordo come ho ricevuto la mia solita provvisione di scudi cinquanta del corrente mese di novembre dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore del Serenissimo Granduca, dico scudi 50. A dì primo dicembre 1673 Ricordo come questo giorno suddetto, per Donato fuor di Porta S. Lorentino, ho mandato al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, pezze da otto n°. 40, dico pezze quaranta che sono scudi [omissis]. A dì 4 detto Per mancia a chi mi portò cento piastre, mandatemi dalla Granduchessa Vittoria per l’assistenza fatta al Sig. Principe Francesco Maria, quando ha avuto il vaiuolo, lire 7. Dati a Maestro Ceseri intagliatore, per un ornamento da quadro, lire 10. In una bacinella d’ottone e in una mezzina d’ottone da bottiglieria, scudi sette. Dico scudi 7. A dì detto Ricordo come sotto il dì 5 dicembre 1673 io Francesco Redi, per mano del Sig. Giulio Giannerini come mio procuratore, comprai tre pezzi di terra lavorativa di staiora trenta a tavola e tavole dieci, posti nella Camperie d’Arezzo, quartiere della Chiassa, vocabolo le Chiaviche. Da Ser Domenico e Tommaso, fratelli e figliuoli del già Alessandro di Mariotto Badii dalla Casa bianca, per prezzo di scudi settecentoquarantatre, lire cinque, soldi 5, a spese e gabelle del compratore. Rogò il contratto Ser Lorenzo Ipoliti, notaio aretino. Scudi 743-5-5. In un manicotto per mandare al Sig. Diego Redi, mio fratello, lire 7. Al libraio per più legature di libri, lire 6. Ricordo come ho riscosso la provvisione della prima terzeria della mia lettura della Lingua toscana, e ho dato la solita mancia al bidello di lire 7. Lire 7. A dì 25 Xmbre 1673 Mance date agli staffieri, portieri, lacchè, cocchieri di Corte, lire 70. A dì 29 detto Dati al Sig. Bernardo Benvenuti, per alcuni libri fattimi venire di Parigi insieme con altri del Sig. Principe di Toscana, lire ottantanove senza il porto. Lire 89. Ricordo come ho riscosso cinquanta scudi della mia provvisione del corrente mese dal Sig. Averardo Ambrogi, pagatore del Serenissimo Granduca. Ricordo come in questo quadrimestre sono stato uno dei sindaci del Camarlingodell’Arte de’ medici e speziali. Ricordo come sono stato tratto per uno de’ Consoli dell’Arte de’ medici e speziali per la 3.a volta, da cominciare il futuro quadrimestre a gennaio prossimo. In varie limosine, lire 30. In messe fatte dire, lire 8.
A dì primo gennaio 1674 Dati al Carlini, cognato del Fangacci, servitore del Sig. Gregorio Redi, mio padre, scudicinque d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Scudi 5. A dì 5 detto A Dionisio Masi lire sedici, a conto di suo salario. Dico scudi 2-2. A dì 9 gennaio A Monsù Carlier libraio lire 33, per avermi fatto venire alcuni libri di Lione. Dico scudi 4-5. A dì detto A Maestro Cesare Donati, per due ornamenti piccoli da quadri, lire 6. Ricordo come per N. Vivarelli d’Arezzo ho mandato scudi trentasei al Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, per servizio della fabbrica. Scudi 36. E più il Sig. Dott. Iacopo del Lapo il di 9 gennaio pagò al Sig. Paolo Lambardi scudi centocinquanta per ordine del Sig Giovanni Battista Redi, mio fratello. Il danaro che il Sig. Lapi pagò, egli lo aveva in mano di mio. Dico scudi 150. A dì 10 In un libro di devozioni per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire 2. Più spese lire 16. Ricordo come questo giorno 15 di gennaio partii di Firenze con la Corte, e andai a Pisa. Ricordo come, partendomi da Firenze, ho lasciato i due miei maggiori bacili al Sig.Dott. Lapi, e una guantiera. Ho riavuta la guantiera e poi ho riavuto i bacili. La cassagrande degli argenti l’ho lasciata a Suor Serafina, e un boccale. Riavuta. Tornai di Pisa con la Corte il di 10 aprile 1674. Spese fatte in Pisa e in Livorno. In spese minute per vitto e per altro, dal dì 15 di gennaio 1674 fino al dì 10 aprile 1674,scudi sessanta. Dico scudi 60. In un cappello scudi 1. In una veste da camera comperata in Livorno, fatta di mussulino con dipinto e dentro piena di cotone, quattro pezze, cioè scudi 3, lire 3. Scudi 3-3. In tanti vasellami di terra di Savona finissima, scudi 12. In due berrettini rossi di fersa, per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, scudi 1-4-6-8. In due pezze di bordato ordinario d’accia e bambagia, a tre piastrini la pezza, scudi 1-3-10. In quattro pezze di mussulino dipinto, detto volgarmente indiane. Le quali pezze erano di otto braccia la pezza, comprate nella fiera di Pisa a una pezza lapezza, scudi 3-1-13-4. In quattro paia di calzette di seta di Parma, a due pezze il paio, scudi 6-3-6-8.
In una mazza con la palla di avorio, per mandare al Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire 3. In quattro altre canne d’India sottili, due delle quali mandai in Arezzo alla Sig.ra AnnaNardi e alla Sig.ra Maria Chiara Gamurrini, mie cognate, lire 3. Lire 3. In quattro carte di spilli d’Inghilterra, lire 3. Lire 3. Varie mance nel partire di Pisa, scudi 3. In otto braccia e mezzo di panno bellissimo di Spagna, a lire diciassette il braccio, per farmi un abito, scudi venti e lire quattro. Scudi 20-4. In un cappello di castoro di Venezia, scudi 8. A Dionisio Masi, mio cameriere, per mancia, scudi uno, lire una. Scudi 1-1. Ricordo come, fin sotto il di 31 gennaio 1673, pagai al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli, per mano del Sig. Santi Bensi, speziale al Ponte Vecchio, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi 39-3-13-4. Ricordo come a dì primo marzo 1673 pagai al suddetto Signore Schinchinelli, per mano del Sig. Dottor Cosimo Bordoni, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, la suddetta somma. Scudi 39-3-13-4. Ricordo come il dì 11 aprile 1674 pagai al Marchese Schinchinelli scudi 30-3-13-4, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi 39-3-13-4. Ricordo come il Sig. Dottor Cosimo Bordoni pagò de’ miei denari scudi ventinove, lire sei, soldi sedici all’Opera di Santa Maria del Fiore, per tanti legnami comprati dal Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello, per servizio della fabbrica che si fa al Palazzo degli Orti. Scudi 29-6-16. A dì 29 aprile 1674 Pagati a Lazzero Tanfani, merciaio in Firenze, scudi diciotto per ordine del Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello, a conto di suo debito che aveva con la bottega del detto Tanfani. Scudi 18. A dì 3 maggio 1674 Pagati a Suor Vittoria Eletta, monaca nel monasterio delle Poverine di Firenze, scudi due e lire due, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello. Scudi 2-2. A dì 4 maggio Pagati al Sig. Dottor Iacopo del Lapo, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, lire tre, soldi cinque, per un rifiuto da esso pagato pel Sig. Gregorio Redi, mio padre, e per certo seme di cavol fiore mandato in Arezzo, lire 3-5. A dì 5 maggio 1674 Pagati al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi 39-3-13-4.
Consegnati a Placido, suo servitore, dico scudi 30-3-13-4. Ricordo qualmente, subito che tornai di Pisa, scrissi al Sig. Giulio Giannerini d’Arezzoche pagasse, in mano del Sig. Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi trenta di monete del danaro che esso sig. Giulio ha in mano di mio. Dico scudi 30. A Dionisio Masi, mio servitore, scudi quattro moneta, a conto di suo salario. Dico scudi 4. A dì [omissis]Ricordo come, fin sotto il dì 5 maggio 1674, ho pagato alli Sigg.ri Orazio Marucelli e fratelli scudi trentadue e mezzo per un semestre della casa, che di loro tengo a pigione, posta in via de’ Bardi. II semestre è maturato per tutto il dì ultimo d’aprile prossimo passato, scudi 32-3-10. Ricordo come ho riscosso le due terzerie della mia lettura della Lingua toscana dal Sig.Camarlingo delle decime ecclesiastiche. Ricordo come per tutto il mese di aprile prossimo passato sono stato pagato dal Sig.Averardo Ambrogi, pagatore di S. A. S., per la mia solita provvisione di cinquanta scudi il mese. A dì 17 maggio 1674 Pagati alle decime, alla posta del Sig. Gregorio Redi, mio padre, lire diciannove, soldi cinque, danari otto. Scudi 2-5-5-8. Pagati alla Sig.ra Margherita di Santo Romolo, d’ordine del Sig. Giovanni Battista, mio fratello, lire 3. Lire 3. A dì 29 maggio 1674 Ricordo come questo giorno suddetto la Serenissima Granduchessa Vittoria dalla Rovere mi donò il santo corpo del Martire San Vittore in una cassa di ebano con i piedi di argento, ornata per di fuora di specchi, con tutte le necessarie autentiche, e con lastipulazione della donazione e patente per mano del Sig. Senatore Alessandro de’ Cerchi, e sottoscritta da S. A. S. Questo santo corpo io lo mandai in Arezzo, acciocché fosse tenuto nella nostra chiesina della Villa degli Orti, e si mandò in una cassa sigillata con i sigilli di S. A. S., perché fosse in Arezzo riconosciuto dall’Ordinario etc. E mandai tutte le autentiche al Sig. Giovanni Battista, mio fratello. Ed il corpo santo lo portò secoin una lettiga il Sig. Diego Redi, mio fratello. A dì 31 maggio 1674 Pagati al Sig. Dottore Jacopo del Lapo, d’ordine del Sig. Giovanni Battista Redi mio fratello, lire cinque, dico scudi 0-5. Ricordo come, per ordine del Sig. Gio. Batttista Redi, mio fratello dato, il dì 30 maggio 1674 ho pagato al Sig. Marchese Giovanni Battista Schinchinelli scudi 39-3-13-4. Al Rabbuiati sarto, per avermi fatto un vestito di crespone e robe ecc., scudi 2-1-6-8. In nastro lire 1-4. A dì 8 giugno Pagati al Sig. Albizo Giorgi, per ordine del Sig. Giovanni Battista Redi mio fratello, perintendersene esso con le monache di Santa Caterina di Arezzo, scudi cinque e tre lire. Scudi 5-3. A dì 13 giugno 1674 Ricordo come ho pagato al Sig. Canonico Carlo Lambardi di Arezzo, d’ordine del Sig.Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi quarantotto; l’ordine fu dato il dì 5 giugno. Scudi 48. Ricordo come ho riscosso la terza terzeria della mia lettura della Lingua toscana dal Camarlingo delle decime ecclesiastiche. Ricordo come il dì 14 giugno le monache di Monticelli di Firenze mi pagorno i trentasei scudi, e i due barili di olio. Pagorno l’olio ancora i Salviati e gli Altoviti. A dì 7 giugno 1674 Ricordo come questo giorno suddetto io Francesco di Gregorio di Francesco Redi, per mano del Sig. Giulio Giannerini d’Arezzo come mio procuratore, comperai da Francesco Donati da Santa Formena, cittadino aretino, l’infrascritte terre lavorative poste nelle Camperie di Piano di Duomo, vocabolo la Casella Rossa, per prezzo di fiorini quarantadue lo staioro a tavola, a spese e gabella comuni. Montarono fiorini 1405, che sono scudi ottocentocinquantatre, lire tre, soldi tre, danari quattro. Scudi 853-3-3-4. E prima un pezzo di terra di staiora dieci e tavole quattro a tavola. Confina a levante: via e spedale del Ponte. A tramontana: la Fraternita di Arezzo e le monache di Santa Margherita di Arezzo. A mezzogiorno: la Viaccia. 2.° Un pezzo di terra di staiora diciotto, e tavole quindici e braccia sei. Confina a levante: beni dell’opera di San Francesco d’Arezzo. A tramontana: la Fraternita di Arezzo. A ponente: Donato del Vignale. 3.° Un pezzo di terra di staiora quattro e tavole quattro a tavola. Confina a levante: monache di Santa Caterina d’Arezzo. A tramontana monache di Santa Maria Novella. A ponente: la Commenda Turina. A mezzogiorno: dette monache di Santa Caterina. Stettero mallevadori Ambrogio Torricelli da Civitella e Giuseppe di Brandino Donati daSanta Formena. Rogò il contratto Ser Cristofano Ruscelli d’Arezzo, notaio. Il danaroper pagamento del prezzo suddetto lo mandai tutto di Firenze al Sig. Giulio Giannerini, e lo portò il Sig. Diego Redi, mio fratello. Il Sig. Giulio Giannerini mi scrive di aver pagata la gabella della suddetta compra in mano di Tommaso Franceschini, Camarlingodella dogana di Arezzo in somma di lire dugentocinque, soldi dieci, danari cinque; e due soldi per la ricevuta, come al libro B 25 carte 179. Ricordo come Dionisio Masi, mio servitore, è pagato del suo salario per tutto il dì 20 aprile 1675. A dì 6 agosto 1675 Ricordo come la Cecilia, mia serva, venne a servirmi questo giorno suddetto. In un cappello di castoro, scudi 8. In una carrata di fascine di sermenti, compra da Grazzini, scudi 1-3. In cento cinquanta fascine grosse, scudi 0-6-10. In un ferro da portiera, scudi 0-2-16-4. In una scatola, scudi 0-1-6-8.
In dogana, scudi 0-2-3-4. In ambra, muschio e zibetto per accomodare certa polvera, scudi 1-3. Mance diverse per il S. Giovanni, scudi 4-6. Mancia data agli staffieri del Sig. Cardinale de’ Medici, quando mi mandò a donare una cantinetta di argento ecc., vino ecc., scudi 1-3. In ottocento libbre di carbone, a ventisei crazie il cento, scudi 1-1-13-4. A dì primo maggio 1676 Ricordo come fino il dì primo luglio 1672, come apparisce in questo libro addietro, mandai in serbo a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella diArezzo, una scatola entrovi sei guantiere di argento non traforate e senza piede, due delle quali sono dorate. Di più ricordo che, quando questo inverno sono stato in Arezzotre mesi, per riavermi dopo la mia lunga e grave malattia, ho lasciato in serbo alla suddetta Suor Maria Diomira gl’infrascritti argenti, cioè: Un bacile d’argento senza boccale. Due guantiere grandi ovate non traforate. Sei piatti grandi d’argento da cappone. N.° undici tondini di argento, e quattro altri simili tondini di argento gli ho mandati a dì primo di giugno 1686, pel Sig. Cav. Fabiano Lambardi che gli consegnò subito, e tre altri simili gli mandai a dì 18 giugno 1686, pel Sig. Giulio Giannerini che gli consegnò subito. In tutto diciotto. Una catinella d’argento da farsi la barba ovata. Una ciotola grande d’argento rinchiusa dentro la sua custodia, foderata di velluto. Una cantinetta di argento, col suo lucchetto e chiave di argento. Di più, a dì 14 dicembre 1686, mandai in serbo due scaldavivande d’argento. Portò il Sig. Marchese Del Monte. Di più alla suddetta Suor Maria Diomira ho lasciato in serbo i seguenti danari, cioè: mezze piastre, scudi 105. Testoni scudi 40. Giuli scudi 18. Piastre intere scudi 11. Oro scudi 80. Scellini scudi 6-1. Crazie scudi 50. Pezze 385, sono scudi 311-4-13-4, in tutto scudi 621-5-13-4. Di più la suddetta Suor Maria Diomira avea, di prima in mano di mio, scudi trentatre, lire sei, soldi sei e otto, che in tutto sono scudi 655-5. Di più ricordo come, essendo venuto a Firenze il Sig. Bali Giovanni Battista, mio fratello, insieme col Sig. Giulio Giannerini, pel medesimo Sig.Balì mio fratello mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, accioché me gli tenesse inserbo, un paio di candellieri grandi alla moda, e ciò fu a dì 15 settembre 1676. Ricordo come il di 17 settembre 1676 Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, pagò de’ miei danari al Sig. Balì Giovanni BattistaRedi, mio fratello, l’infrascritta somma di danaro, cioè scudi quattrocentonovanta e lire due, in questa maniera, cioè pezze da otto numero 120 della dote del Sig. Diego Redi, nostro fratello, da me ricevute da Venturini di Livorno, e per loro da Ugolino del Vernaccia. Di più scudi ventiquattro, di paoli dieci per scudo, della medesima dote del Sig. Diego, da me ricevuti dal Sig. Francesco Albergotti, auditore di Monsignor Nunzio, d’ordine del Sig. Romualdo Vezzosi. E scudi trenta, acciocché il medesimo Sig. Balì gli spenda nella fabbrica che io faccio fare agli Orti, e scudi centotrentuno per altrettanti spesi dal medesimo Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, nella suddetta fabbrica che io faccio fare alla Villa degli Orti suddetti. E scudi centocinquanta, acciocché il medesimo Sig. Balì ne paghi centoventi alle monache di Santa Caterina di Arezzo, a conto della dote della Bombaglina, essendo questa una limosina che ho avuto del Granduca per la medesima Bombaglina, e gli altri scudi trenta gli paghi al Sig. Donato Redi di mio ordine. E scudi cinquantanove e lire due, acciocché il medesimo Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, si rimborsi per altrettanto da me ricevuto e riscosso in Firenze al Magistrato della Parte, per la provvisione del medesimo Sig. Balì come soprintendente di Valdichiana e Teverina. Intutto scudi quattrocentonovanta e lire due. Scudi 490-2 Ricordo come il dì 30 settembre 1676 Suor Maria Diomira, mia sorella, ricevè scudi trecentoventicinque dal Sig. Diego Redi, mio fratello, per altrettanti da me pagati al Sig.Bartolomei Medici, Cavaliere di Santo Stefano, per estinzione di un cambio che il detto Diego avea contratto col medesimo Cav. Medici il dì 20 settembre 1670, in sorte di scudi dugentoquaranta, a ragione di sei per cento, e cambio e ricambio et omni peiori modo. Sì che, fatti i conti con detto Medici, gli ho pagato scudi trecentocinquanta di lire 7 per scudo, e lire quattro, sei soldi e quattro. Sì che il suddetto Sig. Diego rimane mio debitore di scudi venticinque, lire quattro, sei soldi e quattro. Ricordo come il suddetto giorno la stessa Suor Maria Diomira ha ricevuto dal Sig. Balì, mio fratello, lire ottantasei per altrettante da me spese qui in Firenze per servizio dellacasa. Ricordo come la stessa Suor Maria Diomira, mia sorella, ha ricevuto i scudi venticinque, lire quattro, sei soldi e quattro, de’ quali si fa menzione nella partita di sopra antecedente. Ricordo come a dì 23 dicembre 1676 mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi cento in tante crazie, e gli portò Donato, nostro pigionale fuor di Porta San Lorentino. Ricordo come Suor Maria Diomira, mia sorella, per lettera di 3 giugno 1677 mi scrive avere sborsato di mio ordine scudi cinquecentottantuno, lire quattro, soldi tre, danari quattro, al Sig. Giulio Giannerini, per pagare parte del prezzo del campo da me compro dal Sig. Pietro Guadagni e dal Sig. Capitano Alessandro Guadagni, suo fratello, e dalla loro madre, il quale campo è posto nel Comune di Petrognano, luogo detto Poggio di Ponte, per prezzo di scudi novecentoquattro, lire tre, soldi tre, danari otto. Di più la medesima Suor Maria Diomira scrive essergli rimasto in mano di mio scudi dugentonovantacinque, una lira, soldi 13-4, tra il qual danaro vi è nove scudi, e non so che lire di monete scarse. Alla medesima Suor Maria Diomira, mia sorella, il Sig. Giulio Giannerini di mio ordine ha consegnato un sacchetto entrovi scudi settantaquattro, una lira, soldi sei, danari otto in tanti piastrini, il qual sacchetto lo mandai di Firenze al Sig.Giannerini per mano del Sig. Cavalier Baccio Bacci. Mi dà questo avviso per lettera, sotto il 22 luglio 1677. A dì 28 luglio 1677 Consegnai al Sig. Cristofano Ruscelli un pacchetto sigillato, entrovi cento piastre nuove, acciocché lo portasse a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, acciocché me gli conservasse, ed essa gli ricevette, come per sua lettera de’ 2 agosto 1677. Scudi 100.
Mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, per Donato fuor di Porta San Lorentino un sacchetto, entrovi cente pezze, ed ella per sua lettera de’ 2 settembre 1677 mi scrive averlo ricevuto. E queste pezze cento, al ragguaglio di lire 5-9-4 per pezza, sono scudi 78-13-4. Ricordo come pel suddetto Donato mandai a Suor Maria Diomira scudi quaranta, in tante piastre vecchie scarse. Scudi 40, e ciò seguì il dì 6 7mbre 1677. Il dì 11 settembre 1677, pel medesimo Donato, mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, pezze da otto n°. 40, che sono scudi 31-1-13-4. Suor Maria Diomira dette trenta scudi al Sig. Giulio Giannerini, per pagare le terre compre da Don Pietro e Domenico Bartolomei sotto il dì 20 settembre 1677, per contratto di Ser Cristofano Ruscelli. Suor Maria Diomira ha ricevuto scudi dodici dal Sig. Cristofano Ruscelli, per altrettanti da me pagati, qui in Firenze, al Dottor Girolamo Ruscelli, suo figliuolo. Scudi 12. Ricordo come il dì 4 9mbre 1677 Suor Maria Diomira, mia sorella, ricevette da Ser Cristofano Ruscelli scudi cinquantasei per altrettanti da me pagati qui in Firenze al Dott. Girolamo Ruscelli, suo figliuolo. Dico scudi 56. Ricordo come il dì 13 di dicembre 1677 Suor Maria Diomira, mia sorella, ricevè dal Ser Cristofano Ruscelli scudi cento, per altrettanti da me pagati in Firenze al Dott. Girolamo Ruscelli, suo figliuolo. Dico scudi 100. Di più ricevè lire dieci da Suor Maria Cecilia, mia sorella, per tanto lattuario jacintino comperato. Scudi 1-3. Di più scudi dieci da Ser Cristofano Ruscelli, per altrettanti pagati da me al Dott. Girolamo, suo figliuolo. Dico scudi 10. Di più, a dì 8 gennaio 1677, stilo florentino, mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi sessanta in tanti cartocci di crazie. Dico scudi 60. Di più il Sig. Giulio Giannerini, per lettera de’ 13 gennaio 1677 suddetto, mi scrive di aver consegnato a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi dugento de’ denari che esso Sig. Giulio aveva in mano di mio. Dico scudi 200. Il medesimo Sig. Giulio Giannerini, per lettera de’ 7 aprile 1678, scrive di aver ricevuto da Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi centocinquanta per fondare il censo con la Compagnia della Nunziata. Per lettera de’ 19 maggio 1678 scrive il Sig. Giulio Giannerini di aver ricevuto da Suor Maria Diomira scudi cinquanta, con l’occasione della fondazione del censo col Sig.Cav. Giovanni Saracini e fratello, e l’altro censo con Donato e Giuseppe Caggi. Per lettera de’ 2 giugno 1678 mi scrive il Sig. Giulio Giannerini di avere consegnato a Suor Maria Diomira scudi cento moneta, e sono dei dugento che io pagai qui alle Graticole, per mano del Dott. Giovanni Neri, e gli altri cento servirono per fare il censo con Donato Caggi, fatto il dì 14 maggio 1678. Scudi 100. A dì 6 di luglio 1678 Ricordo come per il Dott. Lorenzo Fabbrini, che andava in Arezzo a monacare una sua sorella in Santa Caterina, mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi cento di moneta per serbarmeli. Scudi 100. Ricordo come di questo stesso mese di luglio 1678, venendo a Firenze il Sig. Canonico Fossombroni, lasciò in mano di Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi cento, ed io pagai qui allo stesso Sig. Canonico i suddetti scudi cento. Scudi cento (100). Ricordo come feci comprare per le monache di Santa Maria Novella quattro mazzolini che costorno quindici lire, e il denaro fu rimesso a Suor Maria Diomira. Scudi 2-1. Ricordo come a dì 25 luglio, mandando il Sig. Lorenzo Fabbrini a visitare in Arezzo il Sig. Balì Giovanni Battista, mio fratello, gli consegnai un sacchetto entrovi, tra moneta d’oro e d’argento, piastre centoquarantotto, lire tre, soldi dieci, quali consegnò in Arezzo a Suor Maria Diomira, mia sorella. Scudi 148-3-10. Ricordo come ho dato in presto scudi sei al Sig. Dott. Girolamo Ruscelli, ed egli gli hafatti pagare in Arezzo in mano a Suor Maria Diomira.Dico scudi 6. Per lettera de’ 17 agosto 1678 mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig.Giulio Giannerini scudi centosedici, lire quattro, soldi due e danari quattro. Sono il danaro del censo restituito dal Sig. Canonico Lorenzo Guazzesi. Scudi 110-4-2-4. Scrive Suor Maria Diomira essersi pagata di scudi cinque per altrettanti da me riscossi, qui in Firenze, dai monaci di S. Michelino di Via de’ Servi. Il Sig. Canonico Giuseppe Italiani sotto il di 22 di agosto pagò a Suor Maria Diomira scudi dodici, per altrettanti da me spesi nello spedire, qui in Firenze, le Bolle del suo Canonicato di Pieve d’Arezzo, in carte e segreteria dal Sig. Cardinale Corsini. Scudi 12. Mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto scudi sessanta dal Sig. Canonico Vittorio Fossombroni, per altrettanti da me pagati in Firenze al Sig. Dott. Girolamo Ruscelli. Scudi 60. Ricordo come, per Donato fuor di Porta San Lorentino, mandai scudi venti a Suor Maria Diomira il dì 13 settembre 1678. Scudi 20. Ricordo come la Sig.ra Francesca Bonucci pagò a Suor Maria Diomira scudi dieci, e iogli rimessi qui al Sig. Stefano, suo figliuolo, il dì 20 7mbre 1678. Dico scudi 10. Scrive Suor Maria Diomira che il dì 7 di 7mbre 1678 dette, con sua ricevuta, al Sig. Bali Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi centocinquanta, come per sua lettera de’ 22 settembre 1678. Per la medesima lettera de’ 22 settembre 1678 scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto scudi dugentotrenta dal Sig. Cristofano Ruscelli. Scudi 230. Ricordo che il dì 28 settembre 1678, per Donato fuor di Porta San Lorentino, mandai trenta piastre nuove a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, acciocché gli mettesse a mia entrata. Scudi 30. Ricordo come Suor Maria Diomira, mia sorella, pagò scudi centocinquanta al Sig.Giulio Giannerini, per pagare il campo comprato da Francesco di Giovanni di Maria Donata da Santa Formena il dì primo ottobre 1678.
Ricordo come Suor Maria Diomira mi scrive di aver ricevuto scudi ventidue dal Sig.Giulio Giannerini, e questi sono i scudi 22 pagati ad esso Sig. Giannerini del Sig.Giovan Battista Burali. Scudi 22. Ricordo come mandai per il Sig. Cavalier Gamurrini scudi venti a Suor Maria Diomira. Scudi 20. Ricordo come Cristofano Ruscelli pagò a Suor Maria Diomira scudi dieci, per altrettanti da me prestati al suo figliuolo. Dico scudi dieci. A dì 17 maggio 1679 Mi scrive Suor Maria Diomira, mia sorella, di aver ricevuto un pacchetto, entrovi scudi centosettantadue e lire tre, mandatigli per il Sig. Conte Asdrubale Montauti, e di più di aver ricevuto scudi dieci, mandatigli per il Sig. Canonico Carlo Lambardi, e di più gli ho mandato scudi dieci per il Sig. Francesco Bacci; in tutto sono scudi centonovantatre e tre lire. Scudi 193-3. Saldato. A dì 25 maggio 1679 Mi scrive Suor Maria Diomira, con lettera del suddetto giorno, che nel presente giorno si trovava in mano, di mio in tutto, scudi di moneta buona scudi dugentosettantatre, soldi sei, denari 8. Dico scudi 273-0-6-8, di più alcune monete scarse. A dì 8 giugno 1679 Avvisa di aver ricevuto scudi 20 di crazie, mandatigli pel Sig. Filippo Donnini, e scudi 76-1-6-8 ricevuti dal Sig. Giulio Giannerini, per grano venduto di mio. Dico scudi 96-1-6-8. Per lettera del 15 giugno 1679 Suor Maria Diomira mi scrive di aver ricevuto dal Sig.Cav. Lodovico Guillichini scudi undici e tre lire, e dal Sig. Cristofano Ruscelli scudi centocinquanta, e dal maestro di Santa Maria Novella scudi due, lire cinque, soldi uno, denari otto; in tutto scudi centosessantaquattro. Scudi 164-1-1-8 533-2-15. A dì 27 giugno 1679 Pel Sig. Dott. Gio. Neri mandai in Arezzo, a Suor Maria Diomira, scudi centodieci. Dico scudi 110. A dì 8 luglio 1679 Mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto da Cristofano Ruscelli scudi cento, peraltrettanti da me pagati per lui, qui in Firenze, cioè cinquanta al Sig. Cavaliere Ricci e cinquanta alla Sig.ra Marchesina Stufa; di più mi scrive di aver ricevuto scudi cento dal Sig. Giulio Giannerini, da esso riscosse da una fornaia per parte di prezzo del mio grano a lei venduto, che in tutto sono scudi 200. Scudi 200.
Mi scrive Suor Maria Diomira, mia sorella, di aver ricevuto dal Sig. Giulio Giannerini scudi quaranta, lire sei, soldi 13, 4, per il residuo del prezzo del grano venduto alla fornaia come sopra. Scudi 40-6-13-4. A dì 27 luglio 1679 Mandai a Suor Maria Diomira scudi cento, e gli portò il figliuolo del Sig. Ferdinando della Rena, che andava con sue sorelle e madre in Arezzo per alla Verna. Scudi 100. Suor Maria Domenica, per lettera de’ 17 agosto, scrive di aver ricevuto dal Sig. Giulio Giannerini scudi trentasei da esso, riscossine trenta dal Sig. Ascanio Bacci e sei da un altro censuario. Scudi 36. Nella medesima lettera scrive di aver ricevuto dal Sig. Cristofano Ruscelli denari 486-6-13-4. Arezzo scudi dugento, acciocché io ne paghi altrettanti qui in Firenze. Dico scudi 200. Suor Maria Diomira pagò al Sig. Giulio Giannerini scudi trecento per pagare i tre campiche ho comprati dal Castellucci. Ricordo che per Donato da S. Lorentino mandai scudi venti di crazie a suor Maria Diomira, e più scudi venti di crazie le mandai per Donato, servitore del Sig. Balì Gio. Batta Redi, mio fratello; in tutto scudi 40. Ricordo che il 19 7mbre 1679 mandai a Suor Maria Diomira, per il Sig. Capitano Cavalier Giovanni Francesco Giudici, scudi quaranta in tanti testoni. Scudi 40. Ricordo che all’ultimo di 7mbre suddetto mandai a Suor Maria Diomira, pel Sig.Cavalier Forti, scudi dugentodieci in tante piastre nuove di peso, e in tanto oro. Dico scudi 210. Ricordo che a 16 di ottobre 1679 ho mandato a Suor Maria Diomira scudi centoventi pel Sig. depositario Bonsi, cioè cento piastre nuove e ventuna piastra papale. Scudi 120 Il dì 16 ottobre 1679 Il Sig. Giulio Giannerini pagò in mano di Suor Maria Diomira scudi tredici e mezzo, i quali avea riscossi del censo che ha di mio la Compagnia della SS. Nunziata d’Arezzo, a conto di frutti. Scudi 13-3-10. Pel Sig. Cavalier Altoviti, quando mandò le sue robe in Arezzo dove andava Commissario, mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, in un sacchetto scudicinquecentocinquantasette, cioè mezze piastre, scudi, centotrentasette oro, doppie centrentasei e mezzo, che sono scudi cennovanta, piastre nuove scudi trenta, in tutto scudi 557. A dì 27 di ottobre 1679 Pel prete Bacci mandai scudi dieci in un cartoccio di tante crazie. Scudi 10. A dì 28 ottobre 1679 Scudi quattro pagati a Suor Angiola Gabbriella Acciaioli in Annalena, d’ordine del Sig.Balì Giovanni Battista, mio fratello, che gli dee rimettere in mano di Suor MariaDiomira, mia sorella, in Arezzo. Scudi 4. Mi scrive il Sig. Giulio Giannerini di aver dato a Suor Maria Diomira scudi quattro, riscossi dal Ciacci per a conto di frutti di censo sotto il dì 29 ottobre 1679. Scudi 4. A dì 10 novembre 1679 Pagai a’ Sigg.ri Palmerini di banco scudi cento per ordine del Sig. Giulio Giannerini, per altrettanti da esso ricevuti da Goro Benci di Arezzo, il quale danaro il suddetto Sig.Giulio mi scrive averlo pagato in mano di Suor Maria Diomira. Dico scudi 100 688-3-10. A dì 11 novembre 1679 Scrissi a Suor Maria Diomira che pagasse scudi quattro al Sig. Donato Redi, e che de’ miei danari pigliasse mezza piastra per suoi bisogni, e mezza piastra mandasse a Suor Maria Cecilia. In tutto scudi 5. A dì 15 novembre 1679 Ricordo come per Don Giovanni Michelini mandai un fagotto di danaro a Suor Maria Diomira, nel quale erano cento piastre nuove, e di più scudi ventuno, sei lire, sei soldi e otto in tanti piastrini. E di più per il detto mandai un altro fagotto, entrovi scudi trentanove e un soldo, in tanti scellini, scudi cinque in tanti mezzi giuli, scudi due e cinque lire in tanti carlini, scudi uno e due lire in tanti mezzi grossi. Che in tutto sono scudi centosessantanove, lire sei, soldi sette e danari otto. Scudi 169-6-7-8. A dì 17 detto Per Donato, vetturale fuor di Porta S. Lorentino, mandai a Suor Maria Diomira scudi trenta in tante piastre.Scudi 30. A dì 21 detto Per Donato, vetturale fuor di Porta San Lorentino, mandai a Suor Maria Diomira in un sacchetto scudi trentadue e lire quattro in tante lire, e scudi diciotto in tante piastre, in tutto scudi cinquanta e lire quattro. Scudi 50-4 250-3-7-8. Il Sig. Giulio Giannerini pagò in mano di Suor Maria Diomira scudi tre e mezzo, da esso riscossi del frutto del censo che ha Donato di Paolo di Bernardino Rossi da VillaRada sotto il dì 18 di novembre 1679. Dico scudi 3-3-10. A dì 27 novembre 1679 Per Donato, lavoratore suddetto, mandai a Suor Maria Diomira scudi sessanta in tante piastre nuove. Scudi 60. Per un ministro del Sig. Cav. Altoviti, commissario di Arezzo, mandai a Suor MariaDiomira scudi trenta in tante piastre nuove. Scudi 30. Mi scrive il Sig. Giannerini di aver pagato in mano di Suor Maria Diomira scudi settantasei, cioè scudi cinquanta che io ho pagato, qui in Firenze, per Goro Benci d’Arezzo al Sig. Alfonso Altoviti, scudi venti riscossi da esso Sig. Giannerini del frutto del censo del Sig. Conte Lorenzo Montauti, e scudi sei riscossi del frutto del censo di Giovanni di Cecco Vivarelli del Vignale, in tutto scudi 76. Mandati a Suor Maria Diomira scudi venti per Giorgio Alchisi, e più altri scudi venti pel Sig. Arcidiacono Francesco Bacci, in tutto scudi quaranta. Scudi 40 209-3-10. Suor Maria Diomira ha ricevuto scudi nove dal Sig. Giulio Giannerini, cioè scudi sei da me pagati al Sig. suo nipote in Pisa, e scudi tre da me pagati al Franceschini in Pisa. Scudi 9. A dì 4 maggio 1680 Mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi sessanta pel Cav. Salvadore Gamurrini, cioè scudi trenta in tanti testoni e scudi trenta in tante piastre, in tutto scudi sessanta. Dico scudi 60. A dì 6 maggio 1680 Pel Sig. Cav. Antonio Bacci mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca inSanta Maria Novella d’Arezzo, scudi quaranta in tante piastre. Dico scudi 40. A dì 14 maggio 1680 Pel Sig. Dottor Sinigardi mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, piastre nuove cinquanta. Dico scudi 50. A dì 23 maggio Pel Sig. Canonico Cipolleschi mandati a Suor Maria Diomira piastre nuove 60. Dico scudi 60-219. Con lettera de’ 22 maggio 1680 scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto lire undici e soldi dieci da Suor Maria Cecilia. Scudi 1-4-10. Suor Maria Diomira dee mettere a mia entrata scudi sette, lire cinque, soldi otto e quattro, per altrettanti da me spesi in medicamenti pel suo convento. Dico scudi 7-5-8-4. A dì 9 giugno 1680 Pel Cav. Altoviti, commissario di Arezzo, mandai piastre cinquanta nuove a Suor Maria Diomira.Scudi 55.
Il Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, ha dato lire 32, soldi 14, a Suor Maria Diomira per altrettanti da me spesi per lui. Dico scudi 4-4-14. Per lettera degli 11 giugno 1680 mi scrive Suor Maria Diomira d’aver ricevuto dal Sig.Giulio Giannerini scudi ventiquattro, lire sei, soldi dieci e danari otto, il qual danaro io l’avevo fatto pagare in Pisa al Sig. Girolamo Giannerini, suo nipote. Scudi 24-6-10-8. Il Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, ha consegnato a Suor Maria Diomirascudi dieci, lire due, soldi dieci, per altrettanti da me pagati al Sig. Dott. Stefano Bonucci, il quale avea comprata tanta nobiltà di seta nera per esso Sig. Balì. Scudi 10-2-10 99-2-13. A dì 25 giugno 1680 Pel Sig. Cav. Commendatore Nardi ho mandato a Suor Maria Diomira scudi sedici in tanti testoni. Scudi 16. A dì 28 giugno 1680 Pel capo maestro de’ bombardieri mandai a Suor Maria Diomira scudi 20 in tante crazie. Scudi 20. Il Sig. Giulio Giannerini ha pagato a Suor Maria Diomira lire venti, per altrettanti da mepagati al Sig. Francesco Cambi, Camarlingo dello Spedale di Pisa. Scudi 2-6. Suor Maria Diomira ha ricevuto dal Sig. Cav. Baccio Bacci scudi centocinquanta, per altrettanti che io pago qui al Sig. Giovanni Battista Italiani. Scudi 150 Saldato in sino a qui. A dì 8 luglio 1680 E la suddetta Suor Maria Diomira, avendo del suddetto mio danaro datone per pagare la compra che ho fatta del podere del Matto da i figliuoli del Sig. Pietro Paolo Lambardi di Arezzo, mi scrive, per sua lettera degli otto luglio 1680, che le è rimasto in mano del mio danaro scudi quattrocentottantadue, lire due, soldi quattordici. Tra i quali danari vi può essere incirca nove o dieci scudi di moneta scarsa. Dico scudi 482-2-14. A dì detto 8 luglio 1680 Suor Maria Diomira ricevette dal Sig. Giulio Giannerini scudi sei, e dal Sig. Balì Gio. Batta, mio fratello, scudi sette e lire cinque, che in tutto sono scudi tredici e cinque lire. Dico scudi 13-5. Ricordo come il dì dieci luglio Suor Maria Diomira, mia sorella, consegnò e pagò al Sig. Giulio Giannerini scudi settantanove per pagare la mia parte di gabella del podere del Matto. Dico scudi 79.
Ricordo come Suor Maria Diomira ricevette scudi centosettanta dal Sig. Giannarino Giuseppe Giannerini, e io pagai ad esso suddetto Sig. Giannarino il suddetto danaro qui in Firenze, il dì 17 luglio 1680, e lo pagai in tanti livornini. Dico scudi 170 666-0-14. A dì 3 agosto 1680 Per lettera del primo agosto 1680 mi scrive il Sig. Giulio Giannerini che Giuseppe Caggi mi restituì i cento scudi che aveva e censo di mio, e pagai i frutti decorsi in somma di scudi sette, lire una e soldi dieci; questo danaro tutto il suddetto il Sig. Giulio Giannerini lo pagò in mano di Suor Maria Diomira, mia sorella. Dico scudi 107-1-10. A dì 17 agosto 1680 Mi scrive Suor Maria Diomira, con lettera de’ 15 agosto 1680, di aver ricevuto dal Sig.Giulio Giannerini scudi sei, i quali scudi sei il Sig. Giulio gli avea riscossi dal Sig.Canonico Pier Francesco Subbiani per a buon conto de’ frutti del censo che egli ha di mio. Scudi 6. A dì detto Il Sig. Balì Giovanni Battista, mio fratello, sborsò a Suor Maria Diomira scudi venti, daesso ricevuti dal Sig. Donato Redi, acciocché io ne pagassi altrettanti qui al Dottore Cencini procuratore. Scudi 20. A dì detto Scrissi a Suor Maria Diomira che pagasse in mano del Sig. Donato Redi scudi quattro. Dico scudi 4. 133-1-10. A dì 26 agosto 1680 Il Sig. Balì pagò in mano di Suor Maria Diomira scudi undici e lire tre, per altrettanti da me spesi in comprare sei dozzine e mezze di guanti al Sig. Dott. Giovanni BattistaRiccomanni d’Arezzo. Scudi 11-3. E più per bollatura in dogana, scudi 0-2. A dì 7 7mbre 1680 Ricordo che il Sig. Giulio Giannerini pagò a Suor Maria Diomira scudi venticinque, riscossi per a buon conto dai Sigg.ri Saracini sotto il dì primo settembre 1680. Scudi 20. A dì 12 settembre 1680 Ricordo come questo giorno ho mandato a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi sessanta in venti piastre di argento, e sette dobloni di oro. Dico scudi 60, e gli ho mandati per il Raffini.
A dì 14 settembre 1680 Ricordo come, per la figliuola del già Sig. Carlo Dati, ho mandato a Suor Maria Diomira scudi quaranta, in tanti testoni. Dico scudi 40. A dì 21 settembre 1680 Pel Sig. Cav. Gamurrini mandai scudi cinquanta, in piastre e mezze piastre, a Suor Maria Diomira. Scudi 50-186-5. A dì 21 settembre 1680 Mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig. Giulio Giannerini scudi venti, acciocché io ne paghi altrettanti, a conto di detto Sig. Giulio, alla bottega del Fabbrinimerciaio. Dico scudi 20. Gli pagai. A dì detto Mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig. Canonico Fossombroni scudi quattro, acciocché io ne paghi altrettanti al Dott. Antonio Morandini, a conto delsuddetto Sig. Canonico Fossombroni. Dico scudi 4 Gli pagai. A dì 24 settembre 1680 Mandai scudi trentaquattro, in tante piastre, a Suor Maria Diomira, mia sorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo. E gli portò il Sig. Capitano Giovan Francesco Giudici. Dico scudi 34. A dì 28 Mandai a Suor Maria Diomira scudi ventiquattro pel Sig. Cavalier Fini. Scudi 24. A dì 10 8bre 1680 Pel Sig. Senatore Altoviti mandai a Suor Maria Diomira scudi centocinquanta, cioè novanta scudi in piastre e novanta in oro. Dico scudi 150 232. Con lettera de’ 10 ottobre mi scrive Suor Maria Diomira che ha consegnato al Sig.Giulio Giannerini scudi seicentottantatre, per pagare il podere che io ho compro dal Castellucci. Dico 683. 16 ottobre 1680 Per lettera de’ 16 ottobre 1680 mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig.Dott. Giovanni Battista Riccomanni di Arezzo scudi centocinquantacinque, lire sei e soldi dieci, per altrettanti spesi da me per lui in Firenze, nell’occasione che il suo figliuolo prese l’abito di cavaliere.
Dico scudi 155-6-10. A dì detto Scrive di aver ricevuto scudi venti dal Canonico Fossombroni, per altrettanti da me spesi a conto di un parato. Scudi 20. A dì 2 9mbre Scrive di aver ricevuto scudi sette e lire quattro dal suddetto Sig. Fossombroni, pel medesimo conto. Scudi 7-4. A dì 14 novembre 1680 Scrive di aver ricevuto dal Riccomanni scudi sette. Scudi 7. A dì detto Scrive di aver ricevuto dal Sig. Canonico Fossombroni scudi cento, acciocché io ne pagassi altrettanti, qui in Firenze, al Sig. Francesco Donati, mercante di questa piazza, ed io gli pagai. Dico scudi 100 290-3-10. A dì 20 9mbre 1680 Scrive di aver speso di mio ordine quattro piastre: e più di aver sborsato il dì 14 del corrente al Sig. Giulio Giannerini scudi censessantotto per pagare il campo che comprai, contiguo al podere del Matto. Scudi 172. A dì detto Scrive di aver rimesso, a mia entrata, certo poco di danaro da me pagato per certe pilloleaggregative, compre pel suo convento. A dì 19 Xmbre 1680 Scrive di aver pagato al Sig. Giulio Giannerini scudi undici e lire tre, per pagar la gabella e spese del suddetto campo. Dico scudi 11-3. Scrive di aver ricevuto in Arezzo dal Sig. Francesco Fabbrini, merciaio di Firenze, scudi centoventicinque, acciocché al suo ritorno io gne ne pagassi, qui in Firenze, altrettanti, come gli pagai. Dico scudi 125. A dì 10 Aprile 1681 Scrive di aver ricevuto dal Sig. Giulio Giannerini scudi centodue 2-13-4, per prezzo di staia dugento del mio grano, venduto a crazie 43 lo staio, e di più scudi nove e mezzoriscossi di frutti da due censuari: in tutto scudi centundici, lire sei, soldi tre, danari quattro. Dico scudi 111-6-3-4.
Scrive di aver ricevuto scudi cinquanta, mandatigli pel Sig. Cav. Burali, al qual Burali gli consegnò il Dottor Bonucci. Scudi 50 106-6-3-4. Con lettera del 17 aprile 1681 scrive di aver ricevuto dal Sig. Balì scudi 0-5. A dì 29 aprile 1681 Suor Maria Diomira dee mettere a mia entrata lire 45-13-4, da pagarsi da me al Fabbrini, e due giuli da pagarsi da me alla Galla di Annalena, in tutto lire 47, che sono scudi sei e cinque lire. Scudi 6-5. Suor Maria Diomira dee aver messo a mia entrata scudi sei, tre lire, per 42 braccia distametto da me compro pel Sig. Giulio Giannerini, e più dee mettere a mia entrata scudi sei, tanti da me fatti pagare al Sig. Girolamo Giannerini in Pisa per mano del Sig. Dott. Giuseppe Del Papa, d’ordine del medesimo Sig. Giulio, che sono in tutto scudi venticinque e cinque lire. Scudi 25-5. A dì 10 maggio 1681 Con lettera del giorno suddetto mi scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig.Giulio Giannerini scudi quindici, da lui riscossi dal Sig. Ascanio Bacci. Scudi 15. Con lettera del 22 maggio 1681 scrive Suor Maria Diomira di aver ricevuto dal Sig.Giulio Giannerini scudi centoventitre e soldi cinque, per prezzo di staia dugentoventicinque del mio grano venduto al Giorgi, a ragione di crazie 39 lo staio. Dico scudi 123-0-5 167-6-5. A dì 12 giugno 1681 Il Sig. Giulio Giannerini mi scrive di aver pagato venticinque lire e un giulio a Suor Maria Diomira, mia sorella, per altrettanti da me pagati al Sig. Stefano Bonucci, che gli aveva spesi d’ordine del Sig. Chiaromanni. Dico scudi 3-4-13-4. A dì 3 luglio 1681Suor Maria Diomira mi scrive di aver messo a mia entrata lire settantotto e cinque soldi, per tanti medicamenti comprati qui in Firenze per le sue monache: e di più scrive di aver riscosso dal Sig. Balì, mio fratello, lire diciassette e un giulio, che in tutto sono scudi tredici, lire quattro, soldi diciotto, danari quattro. Scudi 13-4-18-4. A dì detto Scrive di aver pagato al Sig. Giulio Giannerini scudi dugentocinquanta, per pagare il campo da me compro dal Peruzzi da Fontiano. Scudi 250. A dì 14 luglio 1681 Scrivemi il Sig. Giulio Giannerini di aver pagato in mano di Suor Maria Diomira scudi venti, per altrettanti da lui riscossi dal Sig. Cav. Pietro Apolloni a conto del debito del censo, cioè de’ frutti del censo che hanno i Sigg.ri Saracini. Scudi 20. A dì[omissis]Devo trovare ad entrata, per altrettanti da me pagati al Fabbrini merciaio, d’ordine di Suor Maria Diomira. Scudi 37-2-11-8. A dì 17 luglio 1681Il Sig. Giulio Giannerini ha consegnato a Suor Maria Diomira scudi centosessantaquattro, lire cinque e soldi quindici, per il prezzo riscosso da Giorgi di staia trecentocinquantacinque del mio grano, venduto ad esso GiorgiDico scudi 164-5-15. A dì 28 luglio 1861 Suor Maria Diomira pagò al Sig. Giulio Giannerini scudi centosessanta, e servirono per pagare la casa da me comperata dal Sig. Donato Redi. Scudi 160. A dì [omissis] agosto 1681Il Sig. Bali Giovanni Battista Redi, mio fratello, sborsò a Suor Maria Diomira scudi tre, lire due e un giulio, per altrettanti da me pagati all’acciaiola di Annalena di suo ordine. Scudi 3-2-13-4. Suor Maria Diomira ha ricevuto dal Decano Capalli lire dieci, da me pagati al Sig.Dottor Bonucci. Scudi 1-3. Suor Maria Diomira ha pagato, di mio ordine a diverse persone, per limosine, liresedici. Dico scudi 2-2. A dì 22 agosto 1681Mandati a Suor Maria Diomira scudi trenta in tanti testoni. Portò Donato da San Lorentino. Dico scudi 30. 201-6-8-4 A dì 30 agosto 1681 Dati al Dottor Bonucci, d’ordine di Suor Maria Diomira, per aver pagato il sale per le monache di Santa Maria Novella di Arezzo, scudi cinque e soldi diciassette. Dico scudi 5-0-17. A dì 6 7bre detto Dati al Sig. Dottore Stefano Bonucci, d’ordine di Suor Maria Diomira, per altrettanti da lei ricevuti dal Decano Capalli. Scudi 1-0-10. Mandati a Suor Maria Diomira, quando tornò in Arezzo il Sig. Girolamo Giannerini, scudi venti in tanti testoni.
Scudi 20. Mandati a Suor Maria Diomira, per mano del Sig. Cavalier Guazzesi, in testoni. Scudi 20. Suor Maria Diomira riceve dal Sig. Canonico Tortelli scudi quattro, ed io, di suo ordine, gli pagai qui al Sig. Dott. Bonucci. Scudi 4. Quando il Sig. Girolamo Giannerini si partì di Firenze gli detti scudi quattro, e il Sig.Giulio gli pagò a Suor Maria Diomira. Dico scudi 4. A dì 23 settembre 1681 Suor Maria Diomira ricevette dal Sig. Giulio Giannerini, di danari riscossi de’ frutti de’miei censuari, scudi quarantatre, soldi dieci e danari otto. Dico scudi 43-0-10-8. A dì 30 settembre 1681 Mandati a Suor Maria Diomira, quando il Sig. Bali, mio fratello, tornò in Arezzo, scudi quaranta, lire tre, soldi sei, denari otto, in n.° cinquanta rosai. Dico scudi 40-3-6-8. Di più mandati pel medesimo, in tanti roiaibo, scudi 48, 4. Di più, dati al medesimo, pel medesimo effetto, in crazie scudi 40. Di più, pel medesimo Balì, ho mandato scudi ventiquattro in ventuna piastra e tre scudi di mezzi giuli. Scudi 24. 250-2-44 A dì 9 Xmbre 1681 Consegnati al Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, scudi centotrenta perportargli a Suor Maria Diomira, nostra sorella, cioè scudi cento di crazie e scudi trenta in trentacinque livornini. Dico scudi 130. Alla medesima Suor Maria Diomira il Sig. Balì, mio fratello, ha pagato scudi 22-1-6-8, per altrettanti fattigli pagare da me in Firenze dal Sig. Dottore Stefano Bonucci, il quale gli aveva in mano di mio per avergli riscossi alle decime ecclesiastiche per conto dellamia lettura della Lingua toscana.Scudi 22-1-6-8. Ho pagato al Fabbrini merciaio scudi nove, quattro lire e dieci soldi per le monache diSanta Maria Novella di Arezzo, e questo denaro le monache l’hanno pagato in mano di Suor Maria Diomira. Scudi 9-4-10. Suor Maria Diomira ha dato scudi sessanta al Sig. Giulio Giannerini, per parte del pagamento del campo da me compro a Giovanni Arcangioli dalla Pieve a San Martino sotto il dì 9 maggio 1682. A dì 5 giugno 1682 Mandai a Suor Maria Diomira, pel servitore del Sig. Balì, scudi dieci di crazie. Scudi 10. 171-5-16-8.
Ho a trovare ad entrata mia di Suor Maria Diomira scudi nove, lire quattro, soldi dieci, per altrettanti da me pagati, per mezzo del Dottore Stefano Bonucci e Francesco Fabbrini merciaio, per un debito che aveano seco le monache di Santa Maria Novella. Scudi 9-4-10. A dì 10 giugno 1682 Mandati a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi dieci di crazie per il servitore del Sig.Balì, quando portò in Arezzo i vasi per gli aranci, scudi dieci. Dico scudi 10. A dì 17 giugno 1682 Ricordo come ho dato, qui in Firenze, scudi sessanta di crazie al Sig. Balì Giovanni Battista, mio fratello, ed egli dee pagargli in Arezzo a Suor Maria Diomira, mia sorella. Scudi 60. Di più il Sig. Balì ha avuto altri venti scudi in tante crazie da pagarsi come sopra. Scudi 20. A dì 24 giugno 1682 Mandati a Suor Maria Diomira scudi dieci pel servitore del Sig. Balì, in tante crazie. Scudi 10. Ricordo come il Sig. Giannerini pagò a Suor Maria Diomira scudi dodici, due lire e cinque soldi, per altrettanti pagati di mio ordine in Pisa al Sig. Girolamo Giannerini del Sig. Dottor Del Papa in tante pezze, cioè quindici. Scudi 12-2-5. A dì 27 giugno 1682 Mandati a Suor Maria Diomira, pel Sig. Abate Subbiani, trenta livornini, che sono scudi 25 e lire 5. Scudi 25-5. A dì 3 luglio 1682 Per mano del Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, feci pagare scudi 150 al Monte delle Graticole, a conto del debito della Città di Arezzo, acciocché la Città me gli pagasse in Arezzo. Scudi 150. Scudi 298-0-5 A dì 7 luglio 1682Tornandosene in Arezzo il Sig. Balì Giovanni Battista Redi, mio fratello, gli consegnai un sacchetto, nel quale erano cento scudi in tanti livornini e venti scudi di crazie. Di più gli consegnai altri cento scudi in tante monete di oro, tra le quali un doblone di dieci doppie. In tutto sono scudi dugentoventi, i quali gli dee consegnare a Suor Maria Diomira Redi, nostra sorella, monaca in Santa Maria Novella di Arezzo, acciocché glimetta cogli altri danari che ha di mio. Dico scudi 220. Subito arrivato in Arezzo gli consegnò. A dì 6 di luglio 1682 Il Sig. Giulio Giannerini pagò a Suor Maria Diomira scudi otto, lire una e un giulio. Dico scudi 8-1-13-4. A dì 9 luglio 1682Suor Maria Diomira pagò al Sig. Giulio Giannerini scudi trenta, per pagargli al Sig.Guazzesi a buon conto della compra di beni che faccio da esso Sig. Guazzesi. Dico scudi 30. A dì 11 luglio 1682 Pel Sig. Gio. Carlo Giudici mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi ventiquattro in n.° di ventotto livornini. Scudi 24. 252-1-13-4 A dì 20 luglio 1682Mandati a Suor Maria Diomira, mia sorella, pel Sig. Cav. Forti scudi diciotto in n.° 21 livornini. Dico scudi 18. A dì 23 detto Mandati a Suor Maria Diomira scudi venti e lire quattro per il Caldesi cerusico, numero 24 livornini. Scudi 20-4. Ho pagato al Riccianti speziale lire otto per quattro libbre di cassia, e lire sei per treonce di pillole aggregative per le monache di Santa Maria Novella. Scudi 2. Ho scritto a Suor Maria Diomira che dia sei scudi di limosina, scompartiti in più persone. Dico scudi 6. A dì 2 agosto 1682 Ricordo come, tornando in Arezzo il Sig. Bali Giovanni Battista mio fratello, mandai a Suor Maria Diomira, mia sorella, scudi dugentoquarantacinque, lire quattro e soldi uno. Dico scudi 245-4-l. A dì 29 agosto 1682Ricordo come, tornando in Arezzo Donato lavoratore a San Lorentino, mandai a Suor Maria Diomira scudi dodici, in moneta di quattordici livornini Scudi 12. 298-1-1 Ricordo come, quando il Sig. Cavalier Salvador Gamurrini tornò in Arezzo, mandai a Suor Maria Diomira scudi dugentoquindici, quattro lire e un soldo in moneta, cioè: testoni, scudi 160. Lire dieci, scudi 0 e tre lire. Scellini, scudi 45-1-1 Dico scudi 215-4-1. A dì 15 settembre 1682 Mandati a Suor Maria Diomira in un sacchetto scudi trecentodua, lire sei, soldi dieci cioè: talleri, scudi 112-3 Mezze piastre, scudi 90-3-10 Piastre nuove, scudi 100 Dico scudi 302-6-10. A dì 16 settembre 1682Dati qui al Fabbrini merciaio, perché Don Andrea Buoninsegni ne paghi altrettanti a Suor Maria Diomira, scudi ventisei e lire cinque. Scudi 26-5. A dì detto Il Sig. Balì, mentre è stato a Firenze, ha avuto da me scudi sessanta, e gli dee rimettere a Suor Maria Diomira. Dico scudi 60. A dì 18 settembre 1682 Quando il Sig. Balì tornò in Arezzo come sopra gli detti, che portasse in Arezzo a Suor Maria Diomira, scudi settantatre e lire una, in trentasei ungheri d’oro e otto mezze doppie. Dico scudi 73-1 677-2-11 A dì 20 settembre 1682 Devo trovare a entrata da Suor Maria Diomira lire ottanta, pagate qui in Firenze per lei dal Sig. Dott. Stefano Bonucci, e da me pagate ad esso Bonucci.