cultura barocca
Dopo l'intenso lavoro di ANGELICO APROSIO E DOMENICO ANTONIO GANDOLFO = CLICCA E LEGGI ANCHE IN MERITO AI LORO DIVERSI RAPPORTI CON I FERMENTI CULTURALI NELL'ESTREMO PONENTE LIGURE (infatti, a prescindere dal ruolo di grandi bibliotecari, diversamente ed assai con più impegno ad opera del GANDOLFO venne inteso il recupero degli sparsi fermenti letterari nell'ambente intemelio e comunque dall'areale circostante) divenne GIACOMO ANTONIO DE LORENZI il terzo Bibliotecario dell'Aprosiana e per quanto da molti ribadito sarebbe stato autore delle Pandette della Biblioteca Aprosiana del 1714, primo "moderno" catalogo del Fondo Antico della "Libraria di Ventimiglia" = notizia ricavata da notizie sparse non esclusa una breve cronistoria della grande Biblioteca da bibliotecario novecentesco Nicola Orengo [di cui leggasi anche La Civica Biblioteca Aprosiana in Ventimiglia, in "Giornale della Comunità", gennaio 1980, n. 1 (postumo e commemorativo)] che vide le Pandette e ne attribuì la scomparsa ai furti di materiale subiti dalla Biblioteca durante il II conflitto mondiale tra cui, ma non solo, il recuperato Fondo Bono = vedi "p. 45, IV, Giacomo Antonio De Lorenzi" nel saggio di B. Durante, La Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia in "Riviera dei Fiori - Rivista della Camera di Commercio di Imperia", anno XLIX, n. 3, Maggio/Giugno 1995, pubblicato nel mese di Aprile 1996.
(informatizz. di B. Durante) "CLICCA PER VOLTARE PAGINA"

Nel valorizzare i talenti che pure esistevano a Ventimiglia e comunque a coadunarli intorno ad uno pseudomeccanismo accademico invero si dimostrò decisamente più sensibile il Gandolfo che l'Aprosio il quale, dopo una propabile illusione personale legata all'opera del coltissimo vescovo Lorenzo Gavotti, fu incapace di ritrovare a Ventimiglia gli antichi afflati accademici e piuttosto impegnato a qualificare Ventimiglia e finalmente la "sua Ventimiglia circoscritta a convento e biblioteca" qual luogo degno dell' otium negotiosum dei classici = ciò non significa in alcun modo che l'Aprosio abbia abbandonato le iniziative già esperite con successo dal vescovo Lorenzo Gavotti, semmai adoperandosi per la conservazione, se non per l'amplificazione, di costumanze poetiche spirituali che in qualche modo si possono cogliere anche da queste lettere di un tal Morello [il nome manca] di Sospello all'Aprosio stesso. Ma in merito all'accademismo vero e proprio Aprosio dopo una probabile illusione personale legata all'opera del coltissimo vescovo LORENZO GAVOTTI, si rivelò incapace di ritrovare a Ventimiglia gli antichi afflati del grande accademismo che aveva conosciuto specie a Siena e Venezia ma purtroppo mai veramente riscontrato in Liguria e a Genova e dopo essersi ascritto ma senza lasciar tracce alla modesta Accademia dei Vagabondi Taggia e pur registrando colti locali tra i "Fautori" dell'Aprosiana ma principalmente per sovvenzioni e donativi di libri, fu piuttosto impegnato a qualificare Ventimiglia e finalmente la "sua Ventimiglia circoscritta a convento e biblioteca" qual luogo degno dell' otium negotiosum dei classici ma non senza cadute di stile nel suo sottile giuoco retorico finendo con il suo carattere fumantino e ondivago soggetto a ripensamenti nei giudizi anche sulla base di delusioni patite, per demotivare Ventimiglia, salvo qualche eccezione, a livello di città incapace di produrre autentici frutti poetici [ove, per nell'encomio di eruditi locali eletti a "Fautori" della Biblioteca Aprosiana specie per l'omaggio di pubblicazioni e sostegno delle sue iniziative, il vero otium negotiosum lo coltivava attraverso la sua potente e continua corrispondenza con personaggi illustri anche nella grandi Accademie come, per fare un esempio fra quanti pure soggiornarono presso di lui a Ventimiglia dal solito Cavana al cremonese Lorenzo Legati al francese Antonio Godeau (tutte le voci evidenziate nel testo antico son attive e su esse si può cliccare per informzioni più approfondite). ]

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