cultura barocca
Il dibattito sul Fuoco Greco = la "superarma" di Bisanzio e dell'Impero Romano d'Oriente nel contesto di antiquariato e collezionismo, di epigrafia, delle prime serie investigazioni archeologiche

Francesco Barozzi, in latino Franciscus Barocius (Candia, 9 agosto 1537 – Venezia, 23 novembre 1604), è stato un matematico italiano. Proveniva da una famiglia patrizia con importanti possedimenti a Creta, e dopo gli studi all'Università di Padova visse a Venezia, con frequenti viaggi nei suoi possedimenti. Non ebbe alcuna posizione accademica, ma si occupò attivamente di studi scientifici e fu in corrispondenza con numerosi matematici contemporanei, tra cui il gesuita Cristoforo Clavio. Insieme a Federico Commandino a Urbino, fu capofila negli studi che consentirono la rinascita della geometria sulla base della conoscenza delle opere di Euclide.
Francesco Barozzi tradusse dal greco in latino il Procli Diadochi Lycii in primum Euclidis elementorum librum commentariorum ad universam mathematicam disciplinam principium eruditionis tradentium libri IV, un "Commentario a Euclide" del filosofo neoplatonico Proclo Diadoco (V secolo d.C.), pubblicato a Venezia nel 1560 (l'anno precedente aveva tenuto delle lezioni sull'opera all'Università di Padova). Il libro suscitò vivaci discussioni sulla certezza delle dimostrazioni matematiche, e sul loro rapporto con la logica aristotelica. A Daniele Barbaro dedicò il suo Opusculum: in quo una Oratio et due Questiones, altera de Certitude et altera de Medietate Mathematicarum continentur ("Opuscolo in cui si tratta un Discorso e due Questioni, una sulla Certezza e l'altra sulla Medietà delle Matematiche"). Tradusse inoltre opere di Erone di Alessandria (I secolo d.C.), di Pappo di Alessandria (IV secolo d.C.) e di Archimede di Siracusa (III secolo a.C.): si occupò anche di Erone di Bisanzio noto anche come Erone il giovane (per distinguerlo da Erone il vecchio) nome convenzionale attribuito a un matematico e scrittore di cose militari bizantino, vissuto, presumibilmente, nel IX secolo. Molti storici lo chiamano, più correttamente (ma lontani dalla univocità) Anonymus Byzantinus reputato autore di due opere, Parangelmata poliorcetica e Geodasia pubblicate a Bisanzio nel IX secolo (alcune indicazioni astronomiche suggeriscono però l'anno 938). Queste opere sono state tradotte in latino da Francesco Barozzi nel 1572 con i titoli Liber de machinis bellicis e Liber de geodaesia. La "Geodasia" è un'opera sulla geometria e sulla balistica, che fa uso di pratiche sulle mura di Costantinopoli, le cui tecniche sono illustrate con disegni. Il Poliorketikon di Erone è un manuale di poliorcetica o scienza degli assedii che si rifà a quello di Apollodoro di Damasco, che al posto degli schemi bidimensionali statici di quel lavoro presenta una prospettiva tridimensionale con la raffigurazione di figure umane per chiarire meglio i concetti espressi. Vi sono riportati passaggi e tecniche da Ateneo Meccanico, Filone di Bisanzio e Bitone = il manoscritto è stato tradotto in inglese e ora si trova nella Biblioteca Vaticana. In questo manuale ci sono 58 pagine e 38 illustrazioni e citazioni varie concernenti il fuoco greco utilizzato oltre che nelle battaglie navali anche in poliorcetica o arte degli assedii (vedi immagine) = leggi pure il testo di accompagnamento.
[ Poiché l'artiglieria ancora non aveva assunto un ruolo preminente nel campo dell'assedio, le macchine d'assedio sono le protezioni più utili per avanzare fino alle fortificazioni e minarle [comunque, per inciso documentario, la poliorcetica ha una tradizione millenaria = citiamo qui a titolo esemlificativo il teorema delle città d'acqua, l'assedio duecentesco di Ventimiglia, gli assedii del castello di Dolceacqua con quello decisivo grazie alle artiglierie con una lunghissima serie di documenti sulla poliorcetica fino ai provvedimenti di riorganizzazione militare di Vittorio Emanuele II re d'Italia con la specifica trattazione della vasta sezione intitolata Cenno sommario di fortificazione e d'attacco e difesa delle Fortezze (1874 = con tavole esplicative) ]
Ritornando a trattare del Barozzi, dopo questa digressione tematica posta tra parentesi quadre, è da dire che egli scrisse inoltre una Cosmographia in quatuor libros distributa summo ordine, miraque facilitate, ac brevitate ad magnam Ptolemaei mathematicam constructionem, ad universamque astrologiam institutens, pubblicata nel 1585, sulla cosmografia e la matematica del sistema tolemaico, ed una Admirandum illud geometricum problema tredecim modis demonstratum quod docet duas lineas in eodem plano designare, quae nunquam invicem coincidant, etiam si in infinitum protrahantur: et quanto longius producuntur, tanto sibiinuicem propiores euadant, del 1586, in cui si descrivono i 13 modi per disegnare due linee parallele. Si occupò anche di antiquaria e collezionismo sulla scorta di una crescente tradizione culturale (vedi gli indici), copiando iscrizioni greche di Creta [Angelico Aprosio "il Ventimiglia" lo si può ritenere un'esponente di questa rinascita culturale a pro dei reperti classici tanto che lo storico-archeologo G. Rossi in una lettera al Mommsen lo definì come colui che per primo individuò il sito della città romana, la cui investigazione archeologia -quanto è triste dirlo!- fu anche agevolata dal necessario riparo ai danni procurati all'area da eventi guerreschi posteriori, dal conflitto di successione al Trono Imperiale d'Austria sin ai tragici bombardamenti della II guerra mondiale]. La collezione di manoscritti greci accumulata da Francesco Barozzi (ereditata e ingrandita dal nipote Iacopo Barozzi, e portata quindi dopo la sua morte in Inghilterra) fu acquistata nel 1629 dall'Università di Oxford, dove tuttora si trova presso la Bodleian Library. Ebbe inoltre fama di mago e si occupò di esoterismo, con il "Pronostico Universale di tutto il mondo", una compilazione delle profezie di Nostradamus per gli anni 1565-1570, pubblicato a Bologna nel 1566, che utilizzava traduzioni precedenti. Pubblicò inoltre nel 1577 una speciale edizione degli Oracula Leonis, profezie criptiche attribuite all'imperatore bizantino Leone VI, dedicata al governatore di Creta Giacomo Foscarini ("Codice Bute"). Nel 1572 pubblicò un manuale sulla Rithmomachia, un gioco medioevale legato alle arti del quadrivium, che viene ritenuto antiquissimo givocco pythagoreo. Fu processato dall'Inquisizione una prima volta nel 1583 e una seconda nel 1587: trovato colpevole di aver causato una tempesta a Creta (evidentemente avvalendosi di magia tempestaria), dovette pagare una multa di 100 ducati. A Francesco Barozzi è stato dedicato il cratere lunare Barocius, di 82 km di diametro. [Testo integrato sotto il profilo multimediale da "Wikipedia, enciclopedia libera on line"].

Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

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