cultura barocca
Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante Ingrandisci l'immagine cliccando qui

[integrazione su SCUOLA PROFILASSI E IGIENE DAL XIX SECOLO = vedi qui sopra foto all'albumina di primissimo '900 una scolaresca femminile di Genova (nel dettaglio Genova Sestri Ponente) = sulla scia della nuova scienza e medicina [vedi qui Studi per una Geografia medica d’Italia del dottor Cesare Lombroso, Milano, Tipografia e Libreria di Giuseppe Chiusi Editore, 1865 [per la regione ligure si possono consultare i seguenti collegamenti ipertestuali: Genova e Liguria (vedi anche qui Sulle malattie e mortalità della Liguria) a metà XIX secolo casi di pellagra - casi di cretinismo e gozzo = vedi anche poi per l'anno 1861 rapporto in Genova tra popolazione - malattie - cause di decessi]. anche a riguardo della scuola si intensificano le informazioni di igiene pubblica e personale (come si legge nel " Manoscritto Wenzel " il cui anonimo autore era un assertore convinto dell'igiene all'inizio del secolo era comparso, provenendo dalla Galizia e dalla Francia, in maniera particolarmente virulenta il Colera detto anche "Morte Turchina" e/o "Morte Algida" contro cui però lo Stato Sabaudo seppe porre grazie argini superiori che altrove in Italia -dove l'epidemia falciò la popolazione, specie nel Regno di Napoli- anche in virtù di avvertimenti pubblici, profilassi e cura dell'igiene). La profilassi e l'igiene ambientale quanto personale ebbero del resto nel Regno Sabaudo grandi teorici: citiamo qui, a puro titolo esemplificativo, l'immunologo Michele Buniva che, con vantaggio di tutti ma in particolare di moltissimi bambini, patrocinò la vaccinazione contro il vaiolo negli Stati Sabaudi ed in merito all'igiene l'opera di Andrea Majocchi, pur se un ruolo basilare in materia spetta sempre e comunque a Paolo Mantegazza nativo di Monza ). Nei testi scolastici sin dalle scuole primarie compaiono osservazioni importanti come si vede in questo libro scolastico in cui sono accorpati i testi di varie discipline e specificatamente in questo trattato intitolato L'Uomo e l' Universo in cui dopo la Prefazione entro il Cap. I della qui digitalizzata "Parte Prima" son trattati argomenti connessi alla cura del corpo umano e cose indubbiamente innovative osservazioni su varie Avvertenze Igieniche con nel contesto dei Paragrafo 9 la trattazione "Primi soccorsi in alcune malattie" = oggettivamente il discorso pare talora non semplice da recepire e come oggi si direbbe abbastanza pauroso per bambini alla maniera che si legge a riguardo per esempio delle "Morsicature di cani arrabbiati" da pag. 35: ove l'unico rimedio proposto risulta la cauterizzazione della ferita con ferro incandescente (ma, a prescindere dal fatto che spesso, per varie ragioni l'età degli scolari era più alta del'attuale -anni perduti, tardiva iscrizione ecc.- l'argomento poteva esser utile per tutti, anche nel contesto delle famiglie dove certo i libri, specie quelli di igiene mediamente non comparivano)
La rabbia in effetti costituiva un vero incubo, connesso dalla superstizione ma non solo pure a miti demoniaci e stregoneschi, al vampirismo e alla licantropia (includente creature varie oltre al Lupo Mannaro: dal Blemma allo Sciapoide agli Uomini-Bestia): comunque non sarebbe trascorso molto tempo prima della disponibilità di un vaccino. Fra tutte le ricerche fatte al laboratorio ce n'era una che agli occhi di Pasteur, dominava tutte le altre: lo studio della rabbia. Penetrare le tenebre che circondavano questo male misterioso, di cui si discuteva ancora l'origine, era lo scopo supremo del suo genio. Ciò che si conosceva era che la saliva degli animali arrabbiati conteneva il virus rabbico, che il male si comunicava con morsi e che il periodo di incubazione poteva durare da qualche giorno a parecchi mesi. Pasteur però dopo alcune ricerche scoprì che la rabbia non risiedeva soltanto nella saliva. La maggioranza degli animali che avevano ricevuto sotto la pelle una inoculazione di materia del cervello di cani arrabbiati, soccombevano alla rabbia: questa materia virulenta agiva meglio della saliva. Dunque Pasteur capì che l'ambiente più favorevole al virus era il cervello. Partendo da questo presupposto decise di creare il vaccino utilizzando parti di midollo. Prelevato un frammento del midollo di un coniglio che era morto di rabbia, lo sospese con un filo in un flacone sterilizzato, l'aria del quale era mantenuta allo stato secco con dei frammenti di potassa caustica posti in fondo al vaso. Con il passare dei giorni, man mano che il midollo si diseccava, perdeva sempre più la sua virulenza. Il virus, una volta divenuto inattivo, veniva tritato nell'acqua pura e infine inoculato sotto la pelle dei cani. Questi, al contrario di quelli non vaccinati, sopravvivevano. La mattina del 6 luglio gli fu condotto un bimbo alsaziano di nove anni, Joseph Meister, morso due giorni prima da un cane rabbioso. Alla vista delle 14 ferite e pesando i pericoli quasi certi che correva il bambino di morire di rabbia, si convinse di provare a strapparlo da quella morte atroce. Gli furono così fatte 13 iniezioni in 10 giorni, ognuna più forte della precedente; l'ultima iniezione conteneva la forma più virulenta, in grado di uccidere un animale in 7 giorni. Il bambino sopravvisse, il suo trattamento antirabbico funzionava se applicato in tempi rapidi. Il 1º marzo 1886, Pasteur poteva affermare davanti all'Accademia delle scienze che, su 350 persone sottoposte al trattamento preventivo, c'era stata effettivamente una sola morte. I risultati di queste indagini assegnano a Pasteur un ruolo preminente tra i fondatori della moderna industria di trasformazione delle derrate, che non potrebbe sussistere se nel corso dei processi di manipolazione intervenissero fermentazioni incontrollabili.]

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