cultura barocca
B. D.

"CLICCA QUI PER VOLTARE PAGINA"

di LORENZO PIGNOTTI Uscì postumo, nel 1831 (Dublino è piazza falsa per Pisa, il suo poemetto burlesco qui digitalizzato IL BASTONE MIRACOLOSO che narra la storia di ISMAEL DOTTO ABISSINO che tramite il BASTONE FORNITOGLI DA UN GENIO smaschera ciarlatani, ignoranti, bugiardi e supponenti = l'autore si rivolge alla sua Musa chiedendole di aiutarlo pur se in questo caso non parlerà di Eroi ma di Uomini Pedanti facendo riferimento al vezzo umano di risolvere varie questione attracerso lo strumento della logica, non estraneo ai sillogismi di Re quanto di Scienziati, Filosofi, Letterati e Teologi = nello sviluppare la sua trattazione l'autore narra la vicenda di un dotto personaggio nativo di Abissinia dal nome di Ismael che con strane formule invoca un invoca un Genio cui chiede di spiegargli come smascherare tanti boriosi presunti dotti = il Genio disserta dapprima sui pregi e soprattutto sui limiti del sapere poi continuando nel suo discorso riconosce ad Ismael un pregio dicendogli "Sei giunto alfine al disinganno saggio a cui se giunger può, non suole avere sopra i volgari dotti, altro vantaggio, l'uom prudente che ridere e tacere. Ma dal dritto cammino sei molto fuori se a' dotti vai scuprendo i loro errori: Di farli ravveder credi che sia possibil cosa a forza di parole? A abiurare ogni errore, ogni follia, non meno di un miracolo ci vuole. e vuo' farlo per te:sarai contento; prendi, e lascia operar quest'argomento e gli fornisce allora un bastone, tenuto celato nel suo mantello, spiegandogli questo è un baston di tal valore che sà da sè medesmo bastonare, senza la man, quand'ode qualche errore; nè cessa mai, se non sente gridare colui che prova le percosse sue. tre volte, in alto suon, SONO UN GRAN BUE" = quindi "Partissi il Genio, e il giovin con devote luci mira il Baston dono celeste lo prende e in aria lo raggira, e scote e fra di sè pensando qual si appreste all'erudizion comica scena, benchè sia solo, tien le risa appena. All'erudite terga oh qual sovrasta di colpi, esclama, gravida tempesta! Qual fio mi pagheran d'avermi guasta l'età più bella, e rottami la testa. Veggo le toghe della dotta scosse polve, e sento i rumor delle percosse. Indi volendo usarne sconosciuto, di Congo in buia notte in mezzo il fisse alla piazza maggior, come caduto fosse dal cielo, e un'iscrizione affisse, dove stavano espressi i pregi sui, ed il modo d'aver pace da lui" sul farsi del giorno tanta gente si raduna ad osservare il bastone non poco impaurita ma derisa da alcuni astantoi presunti dotti = in seguito con presunzione tra la folla s'avanza un saccente che rimprovera il popolo della sua superstizione e della sua credenza a certe fole degne di fanciulli finché di colpo il bastone prende vita ed inizia a percuoterlo sin al punto di costringerlo ad urla le tre parole SONO UN GRAN BUE allo scopo di porre fine al suo tormento di maniera che a tal vista la gente comune si spaventa ancor più e comincia a stare ben lontana dal bastone.
Ismael lo espone allora ad una schiera di filosofi e sapienti, di un'Accademia da lui presieduta tanto vanitosi e supponenti da giudicare sempre primaria la propria teoria anche a costo per contestare le altrui tante teorie diverse di alzare la voce l'un contro l'altro se non quasi azzuffarsi fino a quando maliziosamente Ismaele, come scritto presidente del consesso, desideroso di vedere in azione il bastone, in nome della sperimentazione invita gli astanti di dibattere alla presenza dello stesso: subito accettano la proposta i sapienti e propongono, affidandolo ad Ismael, di custodire il bastone nella sede dell'Accademia per studi ulteriori: ridendosela Ismael accetta la proposta tra sé e sé dicendosi "Credete voi che mostrino paura di soffrir del Bastone Ingiurie ed onte? Accettano l'invito, e con sicura e lieta a un tempo e temeraria ronte tanto ognun credea vero il suo sistema, che non ha del Baston sospetto o tema: i presunti dotti son certi che l'Accademia sia la vera sede del Bastone certi che verranno forestieri illustri a studiarlo e che alla fine ne sarà svelato il mistero, ma ignorano che alla prima analisi , quella di un certo Niso, il Bastone subito si attiverà a menar botte a costui e poi anche agli altri tutti costretti a salvarsi pronunciando ognuno la frase SONO UN GRAN BUE.
Ismael espone in seguito il bastone ad una
setta di Teologi da tempo in disaccordo con gli scienziati : i Teologi interpretano il Bastone come un mezzo divino per punire i dotti votati alla scienza ma non alla religione ed uno fra loro chiede ad Ismael di concedergli il Bastone cosa cui lo stesso accondiscende ed avutolo prende ad adorarlo ma le sue parole vengono interrotte dai tremendi colpi somministrate dal bastone in difesa di tal frate accorrono le devote donne ma anch'esse son vittime del bastone ed infine sia Fulvia che Lidia fuggono lasciando il religioso da solo in preda ai colpi: solo dopo il frate pronunciando le fatidiche parole si salva dalle percosse anche se altri religosi esprimono diversi pareri mentre poi in una chiesa di quella contrada già zeppa di preti missionari tenendosi una conclusione teologica di zoccolanti sorgono varie dispute in qualche modo interrotte da due "fratacchioni che accesi dal troppo vino sostituiscono le parole necessarie alla disputa teologica con fiere percosse e mai finirebbero nel darsele di santa ragione se non intervenisse il bastone portato da Ismaele: bastone che poi non risparmia nemmeno il frate Bonaschiena che lo definisce posseduto dal Diavolo e lo asperge di acqua benedettacercando di esorcizzarlo, anche se essendo presente l'Inquisitore lo sgrida ritenendo di spettar solo alla sua persona l'opera di esorcizzare. Non ascolta l'Inquisitore i Frati più accorti che tentano di dissuaderlo dall'impresa ma l'Inquisitore giovane ed ignorante non li ascolta sicuro del suo trionfo e nemmeno dà retta a fra Garofano che avanza dei dubbi sulla vera natura del bastone ed anzi intima ad Ismael che gli porti innanzi il bastone onde possa esorcizzarlo = fatto ciò il presuntuoso Inquisitore inizia l'esorcismo scatenando però l'ira del bastone che gli si avventa contro tormentandolo di percosse nè si ferma prendendo poi, tra le nascoste risa di Ismael ben celato in un oscuro angolo, a violente nerbate gli altri frati: Ribaldo, Broscia, Garofano, Scheggino, Gaudenzio, Latinon, Brachin che cercano invano di fuggire, riuscendo a fermare tal tormento pronunciando le umilianti magiche parole . Ismael porta in seguito il bastone in un'Università ma questo non risparmia neppure quanti tromboni venerano Pallade reca quindi Ismael il bastone in una scuola dove come un tiranno sta don Fidenzio celebrato pedante solito guidare a sferzate i suoi discepoli: costui da Ismael prende poi Fidenzio il bastone per farne uso contro un fanciullo che erra nel corso di un'interrogazione, ma il bastone non si muove ed allora don Fidenzio si riaffida alla vecchia sua sferza, ma non riesce ad usarla perché il bastone gli si avventa contro e nonostante Ismael chieda al Genio di fermarlo , non pronunciando il maestro le magiche parole, questa volta viene ucciso sì che Ismael è accusato dai Letterati d'esser un omicida: ma poi presentatosi al tribunale col bastone, viene subito assolto e congedato Il Real Governo prende la decisione d'erigere un tempio per ospitarvi il bastone onde farvi giudicare certe cause, ma non accetta di farlo sistemare in corte dove son di casa falsità e bugie atteso che "MENTIR TALORA PERMETTEVA DI STATO LA RAGIONE": sicchè il bastone vien collocato in un Tempio ben guardato da custodi quindi in "Un Libro registro fu tenuto de' Bastonati e benchè quest'onore avesser molti, alfin fu conosciuto, dal calcolo che in numero maggiore i Teologi furo, Bastonati, come i più disputanti ed ostinati ed alla fine costoro Ordirono una congiura per far bruciare e ridurre in cenere il gran magico bastone. ordirono una congiura sì da far bruciare e ridurre in cenere quel gran magico bastone































Lorenzo Pignotti (Figline Valdarno, 9 agosto 1739 – Pisa, 5 agosto 1812) è stato un poeta e storico italiano, la cui fama è legata soprattutto all'attività di favolista. Nato a Figline da Santi e da Margherita Curlandi, ancora bambino si trasferì con la famiglia ad Arezzo, dove studiò nel locale seminario e abbracciò per qualche tempo lo stato ecclesiastico. Dopo aver insegnato retorica, lasciò la veste talare e si iscrisse alla facoltà di medicina di Pisa, laureandosi nel 1764 ed esercitando per qualche tempo la professione medica. Nel 1769 fu nominato docente di fisica all'Accademia dei Nobili di Firenze e nel 1775 ottenne la stessa cattedra all'università di Pisa, di cui fu anche magnifico rettore dal 1808. Dal 1801 fu anche storiografo regio. Fu uno scrittore molto versatile: compose poemetti in versi sciolti di gusto preromantico (La tomba di Shakespeare del 1779 e L'ombra di Pope del 1781; poemetti burleschi (La treccia donata del 1808, ispirata al Ricciolo rapito di Alexander Pope); una Storia della Toscana in nove volumi, uscita postuma nel biennio 1813-1814; poesie encomiastiche; un saggio divulgativo di argomento medico (Istruzioni mediche per le genti di campagna. Fu autore anche di favole, talune originali, altre riprese dal patrimonio di favole classico, soprattutto da Esopo, tutte divertenti e caratterizzate da un evidente impegno etico, più che moralistico. Con il testo ucronico Storia della Toscana sino al principato (pubblicato postumo nel 1813) immaginò cosa sarebbe potuto succedere se Lorenzo il Magnifico non fosse morto nel 1492. Uscì postumo, nel 1831, il suo poemetto burlesco Il bastone miracoloso che narra la storia di un uomo dotto abissino che smaschera i ciarlatani.[TESTO ESTRAPOLATO DA WIKIPEDIA, L'ENCICLOPEDIA LIBREA ON LINE]