cultura barocca
Inf. B. D. IMMAGINE GIA' EDITA NEL SEGUENTE VOLUME, DATATO 1994

L' "antiquario" Angelico Aprosio noto dalla città natale come "il Ventimiglia" raccolse fin da giovane reperti romani e lucerne e altre anticaglie da reliquie di fabbriche antichissime di Ventimiglia romana. La sua raccolta, ampliata poi durante i suoi vari soggiorni fuori della Repubblica di Genova e cui accenna la "Licenza papale" della "Libraria-Museo", fu in gran parte dispersa nel XVIII secolo ma indubbiamente è da riconoscere che il donativo di opere del grande Lorenzo Pignoria fatta per l'intemelia biblioteca da parte del nobile genovese Anfrano Mattia Franzoni tra cui la Vetustissimae tabulae Aeneae sacris Aegyptiorum simulachris coelatae accurata explicatio, in qua antiquissimarum superstitionum origines, progressiones, ritus ad barbaram, Graecam, Romanamque historiam illustrandam enarrantur, & multa scriptorum veterum loca qua explanantur, qua emendantur: auctore Laurentio Pignorio Patauino. Accessit ab eodem auctiarum... (vedi qui n. 16 di pp. 48 - 49) [ nell'immagine Tabula Hierogliphica detta Mensa Aethiopica stampa dell'esemplare di "Hohenbur, nel museo di Georgius Herwart"] rimanda tuttora agli interessi aprosiani anche per l'archeologia dell'Oriente dell'Impero Romano e la scrittura geroglifica cui il frate fu avvicinato -in particolare ma non solo- dal bolognese Ovidio Montalbani = leggi a titolo integrativo "Ovidio Montalbani, Angelico Aprosio, Athanasius Kircher e ritrovamenti di romanità a Bologna": con il parere di Lorenzo Legati riportato da Aprosio a p. 72, dall'alto, della "Biblioteca Aprosiana" sui geroglifici incisi sul grande basamento scoperto a Bologna dal Montalbani nel 1664 di un supposto simulacro della dea Iside ritenuta venerata nell'areale felsineo [ pur se occorre rammentare che un impulso notevole agli studi sull'oriente in generale e sui geroglifici fu dato da Pietro della Valle (nominato da Aprosio all'uso del tempo "il Pellegrino della Valle") che nei suoi "Viaggi in Oriente" visitò molte contrade avvolte dal mistero e che tra l'altro ad Athanasius Kircher con cui era in ottimi rapporti inviò una sua scoperta che riteneva legata all'enigma dei geroglifici = a titolo documentario si precisa qui come Ovidio Montalbani fosse in contatto epistolare con il Kircher e come verosimilmente avesse inoltrato al frate di Ventimiglia una sua lettera in latino al grande erudito gesuita]
Spesso però, con altri certo, si dimentica il sopra menzionato nobile ed erudito di Genova, molto più giovane di Aprosio, che lo gratificò di ulteriore materiale sia come corrispondente che come fautore della Biblioteca di Ventimiglia vale a dire appunto Anfrano Mattia Franzoni (da Aprosio scritto "Fransoni" = vedi "Biblioteca Aprosiana" del 1673, p. 402, numero XXXIV = tutte le voci sottolineate in rosso nel testo antico sono attive e multimediali)
Nei Comentarj del Canonico Gio Mario Crescimbeni custode d'Arcadia, intorno alla sua Istoria della Volgar Poesia (Venezia, per il Basegio, 1730, pp. 227) leggesi = "Anfrano Mattia Franzoni Genovese [che, cosa ignota al Crescimbeni aveva ambizioni di editore critico (oltre che De i Poeti italiani d'Alessandro Zilioli Cittadino Veneziano: progetto però ideato anche da Aprosio, e non solo) in particolare, dell'Opera Omnia del savonese Chiabrera come s'evince da questo stralcio di una lettera da Carlo Roberto Dati scritta all'Aprosio senza data ma verosimilmente dell'anno 1668] nipote del Cardinal Iacopo Franzoni, camminando nel poetar volgarmente per la via concettosa, acquistò in giovinezza tanto credito, che fu riguardato come uno de' più nobili, e spiritosi ingegni della sua Patria. Pago della vaghezza, e della vivacità, dentro i loro termini si mantenne, senza lasciarsi trasportare dalla turgidezza, che allora sopra tutte le altre scuole regnava; e se troppo immaturatamente la morte non l'avesse tolto dal mondo, il che addivenne l'anno 1679, trentatreesimo dell'età sua, poteva egli per avventura essere in istato di far passaggio ad alcuna delle scuole approvate, che indi a non molti anni furono riaperte. Il saggio [poetico sotto proposto] ci fu trasmesso dal gentilissimo Senatore Gio. Andrea Spinola di felice memoria; e non pochi suoi componimenti vanno tuttavia per le mani degli amici: non avendo egli dato cosa alcuna alle stampe. Il suo corpo è sepolto in Genova in S. Maria di Castello; ed egli è quello del quale abbiam favellato anche di sopra, trattando d'Andrea Peschiulli [di cui il Franzoni fu protettore in Genova].
Carco d'aspre catene à voi ne vegno,
O' del Sacro Tempio mura adorate,
Non già preda di Marte: Empia beltate
Fà, ch'io soffra d'Amor servaggio indegno.

Voi, di che lagrimò sconfitto Regno
Spesso, col pianto lor, fuste inondate:
Io pur qui piango, & à le mura amate
Porgo or note di priego, & or di sdegno.

Esse, che tempio son de l'Idol mio,
Sovente abbraccio, e pallido, e tremante
Ne' baci di que' marmi i sensi obblio.

Che se i Romani qui del gran Tonante
I folgori adoraro, adoro anch'io
Qui di fulmini armato un bel sembiante
"
A dimostrazione dell'ottimo rapporto Franzoni-Aprosio e delle curiosità anche medico-esoteriche dei due val la pena di consultare nell'aprosiana Grillaja una bizzarra riflessione sulla generazione di prole maschile e o femminile nel contesto del rapporto erudito tra "il Ventimiglia ed appunto il Franzoni/Franzone (anche Fransone/Franzone) entro cui emerge la citazione di un'opera rarissima di una straordinaria figura di divulgatore di medicina qual fu Pietro Candido (vedi).
Prescindendo dalle sopra esposte citazioni del Crescimbeni si evince che Anfrano Mattia Franzoni aveva molteplici interessi tra cui, stante i libri da lui donati all'Aprosio, vive curiosità anche per l'alchimia come per la geografia antica e così pure le culture antiche non certo escluse le medio-orientali tra cui quella egizia godeva un posto di privilegio.

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