L'ACCADEMISMO LIGURE TRA XVI E XVIII SECOLO

L'ACCADEMISMO LIGURE: In Liguria nessun istituto accademico ebbe la vivacità polemica e libertina della veneziana ACCADEMIA DEGLI INCOGNITI o la vita fervida e il potente respiro intellettuale di quell'ACCADEMIA PLATONICA sorta in Firenze ai tempi di una gloriosa parentesi umanistico-rinascimentale, ma anche per la beatificazione terrena della Corte Medicea, una corte dai connotati estremamente diversi da quelli di qualsiasi "sociale adunanza" possibile in Genova, e meno ancora in altre città del Dominio ligure.
E' realistica l'immagine di una Liguria, dove l'essere letterati fu più un gusto che mestiere, laddove prima si doveva essere pratici per poi essere fantasiosi e scientifici: come il politico Anton Giulio Brignole Sale o il filosofo ideatore G.B. Baliani o il giurista Agostino Mascardi (l).
E' reale la vicenda di una formazione letteraria del ceto dirigente ligure presso le università di Bologna, Padova, Pisa, Pavia, per l'assenza di un adeguato centro genovese di cultura, ed è pure concreta la vicenda che ora si chiamerebbe "fuga dei cervelli": valgano come esempio i successi del Morando, colti non a Genova ma a Parma e Piacenza presso i Farnese.
In un tessuto sociale cd economico, dove la sopravvivenza dipendeva dall'attivismo commerciale, le Accademie letterarie certo nOn prosperavano, ma pure, in casi e tempi diversi, ebbero una loro dignità e si meritarono l'ascrizione di eruditi di buon nome, non necessariamente liguri.
Pur esistendo in Genova dal 1522 l'Accademia letteraria istituita dal Magnifico Pietro Saoli e ben giudicata dal Tiraboschi, bisogna riconoscere che i più significativi consorzi letterari in Liguria risalgono al XVII secolo.
Senza dubbio l'organismo più importante del FENOMENO ACCADEMICO LIGUSTICO fu quello rianimato dal nobile Anton Giulio Brignole Sale arguto estensore delle Instabilità dell' ingegno che, attorno ai fermenti dell'Accademia degli Addormentati, richiamò personalità illustri, da G.A. Spinola ad Ansaldo Cebà, a G. V. Imperiale, a G. Pallavicino.
Il Brignole Sale fu intimissimo dell'erudito intemelio Angelico Aprosio, molti libri gli donò per la sua biblioteca, ebbe con lui fittissima corrispondenza di natura letteraria.
L'Aprosio, ottimo nome nel tempo come bibliofilo ed erudito marinista, volentieri partecipò alle adunanze degli Addormentati, e ciò era naturale ritenendo egli un vanto l'ascrizione alle più diverse Accademie e fu infatti Incognito a Venezia, Ansioso a Gubbio, Apatista a Firenze, Geniale, a Codogno, Vagabondo a Taggia (2).
Tramite l'Aprosio, il Brignole Sale conobbe poi Pier Francesco Minozzi, incredibile poligrafo di Monte San Savino ai limiti del più esasperato concettismo letterario.
Il Minozzi, che scrisse spesso sotto lo pseudonimo-anagramma di Pirro Mozzi Canfesceni partecipò attivamente alla vita culturale ligure: fu tra l'altro attivo a livello della meno celebre e genovese Accademica dei Vigilanti, il cui esponente più rappresentativo rimane Prospero Antonio Rossi, ma operò, soprattutto con "Discorsi poetici" tra gli Addormentati, sino a fare il verso, ai confini della frenesia poetica, allo stesso Brignole Sale, di cui pure fu ospite ed amico, nelle sue lezioni accademiche pubblicate sotto il titolo ambiguamente provocatorio di Libidini dell'Ingegno.
Le evoluzioni letterarie del Minozzi che giostrò, come con tutti, anche con i genovesi Addormentati per dimostrarsi sempre più audace e provocante sono conservate a centinaia nei volumi o nelle miscellanee della Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia, e certo meriterebbero di essere ben studiate per valutare l'eccezionale importanza che questo avventuriero letterario, toscano di origine ma ligure per tante adozioni, ebbe all'interno dei sodalizi culturali genovesi (3).
Nel Levante, qualche contatto con l' "Accademismo genovese" ebbero gli Inariditi di Chiavari, adunantisi nel palazzo del Marchese Costaguta e testimoniati nelle stampe (Genova, per il Calenzano, 1650) da una Lode poetica della città di Stefano della Cella, accademico Arrivato. A Genova e all'Aprosio fu pure legata la minuscola Accademia della Zappa, istituita a Rapallo dal medico e letterato Giovanni Agostino Molfino che ne scrisse all'erudito intemelio verso il 1670 (4).
In Savona, la tradizione letteraria confortata tra XVI e XVII secolo dal carisma di Gabriello Chiabrera, si polarizzò intorno all'Accademia degli Accesi, istituita verso la metà del l500, avente per impresa od insegna "alcune legna, un fuoco" e per motto la scritta 'ex se se extollet'. Come risultati a stampa ne sopravvissero il Discorso del signor Francesco Maria Vialardi, fatto all'Accademia di Savona sopra la prima proposizione di Aristotile, che tratta dei costumi (Parma, Seth. Vioti, l578); le Tesi e Conclusioni ideologiche del domenicano padre Achino del 1585; la tragedia Alceste di Giulio Salinero (Genova, per il Bartoli, 1593), l' Abbandonato fra gli Accesi, animatore dell'Accademia col Chiabrera, G.B. Gabotti e F.M. Vialardi. Per il XVII secolo non si conservano a proposito di Savona ulteriori documentazioni accademiche, forse anche in dipendenza dell'originale collocazione ideologica del Chiabrera, e solo nel 1700 si riscopre l'antibarocca ed arcadica Accademia degli Angustiati.
La buona tradizione culturale di Albenga si concentrò intorno all'Accademia degli Arditi, esistente già dal 1605, poi destinata ad evolversi nell'Accademia dei Mesti, sorta verso la metà del XVII secolo e a sua volta, in piena reazione al gusto barocco, affiliata all'Arcadia romana del Crescimbeni come Colonia Ingauna con stemma "piante di giacinto" ed il motto Laeti redeunt.
A Taggia, nell'Imperiese, dove tra l'altro si ebbero non isolate testimonianze di attivismo culturale, il l9 Agosto 1668 nell'abitazione del facoltoso Giovanni Stefano Asdente si inaugurò l' Accademia dei Vagabondi (l'impresa o stemma era un sole raggiante): Angelico Aprosio ne fu il membro più illustre e vi prese il nome di Aggirato; ma non ne ebbe grande stima né la frequentò forse perché troppo periferica e priva di ascritti di nome e troppo dipendente dal poligrafo suo "Principe", l'avvocato Giovanni Lombardi che si limitò a produzioni d'interesse locale o lasciate manoscritte, come quei pochi sonetti che nel XIX secolo individuò l'erudito canonico Lotti.
Il Rossi ha negato che esistesse a Sanremo un'Accademia degli Affidatati, e chi comunica queste notizie ha dimostrato, contro quanto credeva il Rossi, l'inesistenza di un'Accademia Intemelia degli Oscuri, che fu soltanto progettata dal successore dell'Aprosio alla Biblioteca, Domenico Antonio Gandolfo.
Nella diocesi intemelia dal 1654 fu attiva invece l'Accademia degli Intrecciati di Sospello, mentre Mentone e Monaco produssero letterati di una certa vivacità che operarono isolatamente sino a quando, nel 1718, confluirono nella locale Accademia dei Mendichi e, stranamente, in una seconda Accademia, sorta in Sospello (20 luglio 1702) di contro a quella degli Intrecciati, col nome degli Occupati (5).



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1) Dizionario critico della Letteratura Italiana, a cura di V. Branca, Torino 1974, s. vv.

2) Sulla vita dell'Aprosio (Ventimiglia 1607-1681), culturalmente intensissima, sui suoi scambi culturali, sul fatto di aver realizzato nel 1649 la prima Biblioteca pubblica ligure a Ventimiglia vedi S. Leone Vatta, L 'Intellettuale Angelico e la sua Biblioteca in Una Biblioteca Pubblica del Seicento - L'Aprosiana di Ventimiglia, Ventimiglia, Pinerolo 1981, pp. 9-37 e Bartolomeo Durante, Vita e avventure letterarie di A. Aprosio in Il gran secolo di Angelico Aprosio, Sanremo, 1981, pp. 10-28. Sull'Accademismo vedi: G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, Genova, 1824-1828, V, passim e G. Rossi, Le Accademie letterarie liguri, Savona, 1913 .

3) Sulle peculiarità del Minozzi vedi M. De Apollonia - B. Durante, L'icona della biblioteca Aprosiana in un Canzoniere del Seicento in "Riviera dei Fiori", XXIV (1980), 1-2 (estratto). Per gli Addormentati però valgono alcune precisazioni. L'Accademia risale al 1587 ed ebbe prioritariamente tendenze letterarie e cortesi; con l'avvento dal 1591 di Ansaldo Cebà e di Andrea Spinola si formò al suo interno un gruppo intellettuale che, suscitando vive reazioni, la volle trasformare in palestra di scuola civile e repubblicana, con prevalenti interessi retorici. Il Brignole Sale rianimandola dall'oblio in cui era caduta, nel 1636, riprese i contatti con l'Accademismo italiano, cercò di farne punto di riferimento per l'intelligenza genovese non disdegnandovi i giuochi poetici ma ancora riproponendovi il tema delicato della militanza politica o quello del rapporto antichi-moderni, o Aristotele-Galileo, a vantaggio di quest'ultimo, come scrisse Agostino Lampugnani. L'Accademia non ebbe però vita salda e rimase per lo più ancorata ai momenti proficui di singole personalità come, oltre ai citati riformatori, Bartolomeo Imperiale e G.B. Baliani: V.C. Costantini, Storia della Repubblica di Genova nell' età moderna, Torino 1974, p. 292 s. Le Libidini dell'Ingegno (Venezia, per il Pinelli, 1636, II ed.) volutamente per eccesso, si contrapposero alle Instabilità dell' Ingegno del Brignole Sale che pur non ebbero subito 1'imprimatur ecclesiastico per volontà della madre furono poi edite a Bologna per Giacomo Monti e Carlo Zenero nel 1635 e poi ancora ristampate con modifiche moralistiche a Venezia, per Iacopo Sarzina e Taddeo Pavoni, nel 1640-1.

4) Sette sue lettere all'Aprosio, tra il 1670 e il 1673, sono conservate nella Biblioteca Universitaria Governativa di Genova (Ms. E.VI.5).

5) Sull'Accademismo nel Ponente pagine fondamentali e fittissime di dati sono in B. Durante, Vita ed opere di Domenico Antonio Gandolfo, "Quaderno dell'Aprosiana", V. S., I, 1984. Dell'Accademia dei Mendichi rimangono tre nomi: il Principe accademico abate Orazio Imberti, l' abate Giovanni Pietro Monleone e il maggiore Vincenzo Monleone. Dell'Accademia degli Occupati rimangono sette nomi di letterati di Mentone: l'avvocato Orazio de Petris, l'abate Giovanni Faraldi, l' abate Antonio Camillo Restagni, il vassallo Ercole di Villa Rey, il padre Angelo Pastoris, l'abate Onorato Luigi Clavesana e il padre Emanuele De Pretis.





Dal 1200 a Genova erano attivi Collegi sotto la cui egida agivano culturalmente quanti professavano simale branca sapere.
Tali Collegi, che conferivano titoli in legge, teologia, medicina e arte, erano regolamentati da Statuti, che, in merito all'iscrizione, sancivano che il candidato fosse obbligato a superare un esame innanzi ai componenti del Collegio.
Il Collegio dei Giudici doveva essere attivo in tempi precedenti il 1307 visto che in tale anno i Capitani del popolo stabilirono che ciascun membro del Collegio fosse esentato dal versamento delle gabelle.
Esistono dati incerti anche in rapporto alla fondazione del Collegio dei Medici: alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che la sua istituzione avvenisse pressoché contemporaneamente a quella del Collegio dei Giudici e, comunque, prima del 1353, quando fu riproposta l'esenzione dalle imposte anche per siffatta istituzione.
Più esattamente essa era nominata Collegio di medicina e delle arti: nel periodo intermedio infatti la chirurgia (disciplina peraltro oggetto di non poche discussioni) era intesa all'interno di una strutturazione polivalente cui concorrevano conoscenze varie, ed in particolare di quella porzione di filosofia, di matrice aristotelica, la cui cognizione era fondamentale per qualsiasi indagine sulle scienze naturali.
Lo Statuto definitivo del Collegio fu però redatto, abbastanza tardi, ad opera del Consiglio degli Anziani, l'8 agosto 1481.
Il Collegio di teologia è presumibilmente da mettere in relazione ad una Bolla papale di Sisto IV (Francesco della Rovere di Savona) pubblicata nel 1471.
Ettore Vernazza, in forza di un lascito testamentale del 1512, dispose che fessero istituite in Genova quattro cattedre di medicina.
Poco dopo Ansaldo Grimaldi (1536) con un suo lascito rese possibile la creazione di altre quattro cattedre universitarie: di diritto canonico, diritto civile, filosofia morale e matematica.
Queste, nel 1569, con decreto del Senato, furono assegnate alle scuole dei Padri Gesuiti, che avevano preso a far opera di proselitismo in Genova, grazie alla loro esperienza nel campo educativo,si sono dedicati all'insegnamento a Genova già dal 1554: da tale anno infatti avevano iniziato a fondare scuole minori e soprattutto un Collegio destinato a conseguire grande fama.
Questi religiosi impiegarono del tempo prima di ottenere una sede definitiva nella capitale ligure: presero finalmente dimora presso la Chiesa di S. Girolamo Del Roso creandovi una loro sede, destinata poi ad essere potenziata in forza dell'acquisto di alcuni terreni destinati alla costruzione di un collegio e di altre scuole.
Qui avrebbero eretto quindi il nuovo edificio che avrebbe costituito la sede definitiva e prestigiosa del Collegio: si tratta dell'odierno "Palazzo universitario" che venne eretto su disegno dell'architetto Bartolomeo Bianco.
La struttura culturale iniziò la sua attività a pieno regime solo dal 1640.
In esse i Gesuiti gestivano le cattedre di filosofia e di teologia: sin dal 1628 furono rilasciate le prime lauree.
Dopo la soppressione della Compagnia del Gesù (1773) fu creata una deputazione agli studi e si ricostituirono tutte le cattedre, sia quelle relative all'insegnamento superiore (sacri canoni, filosofia, giurisprudenza civile, teologia, logica e metafisica, fisica), sia all'insegnamento inferiore (classi di retorica, di lettura, di scrittura).
I professori ed i maestri venivano nominati dal Senato della Repubblica: poi dal 1777 un ulteriore benefico lascito rese possibile l'istituzione di una cattedra di chimica e il mantenimento di un gabinetto scientifico a corredo della medesima.
L'insegnamento fu inizialmente affidato a Guglielmo Batt che si adoprò alla realizzazione di un orto botanico sulla collina alle spalle del Palazzo universitario.
Nel momento delle grandi trasformazioni del secolo dei lumi anche le lauree in teologia, dal 25 ottobre 1781, furono conferite dall'Università e, con decreto del 29 aprile 1782, il Senato fuse il Collegio di teologia con la facoltà di teologia dell'Università.
Nel 1784 fu introdotto l'insegnamento di aritmetica commerciale, di storia naturale e di fisica sperimentale: Il corso di algebra e geometria fu attribuito in maniera temporanea al lettore di metafisica.
I governi che si alternano dall'anno 1797, che segnò la "morte" dell'antica Repubblica di Genova e l'avvento della rivoluzionaria e filofrancese Repubblica Ligure, si impegnarono molto nel settore dell'educazione, superiore e non.
Il governo locale, ricostituito dal 1802, emanò un regolamento per l'Università attivando una commissione agli studi di cinque membri, di cui 4 in rappresentanza delle quattro facoltà (teologica, filosofica, legale, medica) ed un ulteriore membro a garanzia dell'elezione libera dei professori.
Gli studi di medicina, che fino a tale periodo ssi erano tenuti a Pammatone ed erano vigilati dai protettori dell'ospedale, passarono all'Università.
Il ciclo degli studi per il conseguimento delle lauree prevedeva tre o quattro anni sotto la vigilanza della commissione che ha il compito di ordinare il piano degli esami che gli studenti sono tenuti a superare per conseguire il titolo di laurea.
Dopo la costituzione dell'Impero francese, che assimilò la Repubblica ligure, gli studi superiori furono suddivisi nelle scuole speciali di diritto, medicina, scienze fisiche e matematiche, scienze commerciali, lingua e letteratura, farmacia.
L'Università di Genova ebbe quindi a patire un declassamento e, seguendo un destino simile a quello di altri centri culturali periferici dell'Impero, prese ad esistere solo in funzione dell'unica Università imperiale di Parigi.
Dopo la caduta del regime napoleonico, il governo provvisorio della Repubblica creò una deputazione preposta alla cura degli studi : ma, dopo il congresso di Vienna del 1815, le potenze partecipanti sancirono la scomparsa del Dominio di Genova, che fu aggregato al Regno Sabaudo, di modo che l'Università genovese potè usufruire dei privilegi concessi dalla monarchia piemontese all'Università di Torino.
Durante la fase dei moti del 1821-23 e del 1830-35, l'Università di Genova fu chiusa a causa dei i fermenti patriottici e successivamente per motivi di ordine pubblico.
Di questa epoca fervida di idealità politiche ed intellettuali si scoprono preziose testimonianze nell'atrio del Palazzo dell'Università: i busti di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Goffredo Mameli, Nino Bixio si uniscono a quelli di docenti genovesi come Cesare Cabella e Cesare Parodi che, in diversi ruoli, hanno partecipato ai moti risorgimentali.
Nell'Ateneo è altresì tuttora custodita la prima bandiera tricolore, futuro simbolo dell'unità nazionale, che gli studenti, guidati da Goffredo Mameli, sventolarono per le strade di Genova il 10 settembre 1847 onde commemorare il centesimo anniversario della cacciata degli austriaci.
Nel 1862, la legge Matteucci attribuì quindi a Genova la qualifica di Università di secondo livello.
Essa fu poi annessa al primo livello nel 1885 e confermata in questa fascia di valutazione degli atenei nel 1923, con l'entrata in vigore della legge Gentile.
Di rilievo è la costituzione a Genova, dal 1870, delle Regie scuole superiori: la Navale e quella di Scienze economiche e commerciali, più tardi, dal 1936, assimilate nella Regia Università degli Studi di Genova assumendo rispettivamente i titoli di Facoltà di Ingegneria e di Economia e Commercio.