INDICE
INDICE CRONOLOGICO
Corrispondenza sull'epidemia di peste fra le autorità competenti
1579, 26 settembre, da Ventimiglia, dagli "Ufficiali di Sanità" al "Residente" di Bordighera
[Al cittadino residente alla Bordigheta]
Magnifico Diletto nostro. Hieri comparse da noi M. Antonio Lantero a nome e vicenda delli consoli et università di
cotesta villa della Bordighea a chiederne
che si potesse sino a novo nostro ordine
tenir tutte le porte di essa villa apperte
per comodità delli vendemmiatori, con
tenirli una guardia alle spese di essi di ditta città, essendosi parsa la ricchiesta honesta vogliamo che, le tenghino dette
porte aperte con questo però che per
manco spesa et disturbo di essi bordighati
si metta uno delli quattro che stano alli
confini a essa guardia della porta che sino
a quì e stata serrata sino a nostro novo
ordine, avertendo che non vogliamo che
alcun forastiero s'introdduccesse salvo
per quella porta che ordinarette voi, o vostri successori, e dove sta il guardiano deputato . . . Di Vintimiglia li 26 di Settembre 1579" ["Fondo Bono, Ms 1, c. 276
recto"]
Con questo comunicato certamente dirigistico ma di sicuro poco drammatico
e coinvolgente gli Ufficiali di Sanità di
Ventimiglia iniziarono, per quanto recuperabile, il loro carteggio relativamente
all'epidemia di peste esplosa in Liguria
nel biennio 1579-80.
Sul male e la sua propagazione si ebbero dati anche antitetici: la pestilenza,
gia presente in vari focolai europei, comparve in Italia dapprima a Trento nel
1574, poi nel 1575 a Palermo e Messina
ed ancora tra il 1576-7 in varie città del
Settentrione per approdare in Liguria
(Savignone) solo nel 1578.
Nel Genovesato esplose con particolare violenza tra
il 1579 e il 1580 decimando la popolazione della capitale ed imperversò a più riprese, con brevi pause di latenza, sino al
4 novembre 1580: il Ponente Ligure, o
meglio il Capitanato Intemelio non
venne direttamente colpito e grazie alle
precauzioni dell'Ufficio di Sanità ne
rimase praticamente immune.
Tuttavia,
per quanto riguarda dai dati archivistici, la giurisdizione di Ventimiglia risultò
accerchiata dal grande male che da Albenga a Loano si era esteso a Ceriale ed
oltre fino a Sanremo per poi comparire
violentissimo nel Nizzardo e da questo
scivolare subdolamente sino ai rastelli (rastrelli)
dei Balzi Rossi.
L'Ufficio di Sanità e i suoi Magistrati zonali dirigevano un vasto sistema
di controllo e contatti, tenuti per il mezzo di residenti che, anche nelle località più lontane potevano, su espresso ordine, far disporre dei blocchi, tenuti da
guardie armate, appunto i rastelli, controllare i viaggiatori e le loro patenti
o autorizzazioni della Sanità, inibire
i traffici e bloccare gli scali commerciali.
Ogni precauzione possibile era dettata dagli effetti devastanti di un male di
alta mortalità con dolori e patimenti di
vario-tipo, vistosamente e terribilmente
manifesti nell'esteriorita di una febbre altissima associata a convulsioni e di orribili rigonfiamenti o bubboni sparsi per
il corpo: si vocifero che in Genova l'avesse portata, con una borsa piena di
panni infetti, un misterioso viaggiatore
o che ne fossero stati responsabili gli Spagnoli, reduci dalla Sicilia con Don Giovanni d'Austria, sbarcati a Voltri e con
destinazione Milano attraverso la Valle
Polcevera (naturalmente la letteratura
medica del tempo non rifuggi dalle superstiziose astrazioni teoriche delle perniciose combinazioni astrali, dei venti pestilenziali sino all'abnormità concettuale degli untori che la penna manzoniana riesumò, dalle paure ancestrali degli
uomini, in pagine celeberrime per la pestilenza milanese nel 1629-30).
Non fa meraviglia che il primo inter
locutore degli Ufficiali intemeli di Sanità fosse il loro residente a Bordighera, che per essere villa marinaresca
e approdo per diverse imbarcazioni era
sicuramente la piu esposta ad accogliere
visitatori infetti.
Tra l'inverno del 1579
e l'estate del 1580 il blocco quasi totale
dei contatti con l'esterno, e tra gli stessi
luoghi del Capitanato, fini col creare gravi stati di tensione per l'assenza di informazioni o per l'esagerazione di dati in
qualche modo pervenuti,;grazie a messi non sempre oggettivi seppur forniti
di lecite patenti di viaggio.
Ventimiglia
città era in contatto costante coi Signori
di Monaco e del Marchesato di Dolceacqua oltre che col Commissario di Sanità
di Sanremo ma, spesso, le reciproche informazioni non parvero esaurienti e si
fini coll'autoisolarsi all'interno dei reciproci borghi guardati, come in occasione di un assedio, da militi di stanza a
porte d'accesso ben determinate.
Egualmente le ville intemelie divennero dei
fortilizi, sicuramente inaccessibili per i
numerosi sbandati, ma al pari si trasformarono in gigantesche prigioni-lazzareto
per i residenti che vi languivano privi di
rifornimenti opportuni ed anche timorosi
di conservare le antiche attivita. Tale or
ganismo profilattico, riesumato anche
per la pestilenza del XVII secolo e quasi
teorizzato da Matteo Vinzoni quale meccanismo militare prima che sanitario, rese
certo immune dal contagio il Capitanato intemelio ma non lo salvaguardo dal
degrado, economico-demografico ed urbanistico, dovuto all'abbandono di tante attività ed in parte anche alle spese
straordinarie, che suscitarono reiterate la
gnanze specie dei'villici cioè dei piu poveri, per mantenerlo efficiente e stipendiare i tanti funzionari e dipendenti
dell'Ufficio di Sanità.
[Al Commissario in Camporosso]
Magistrato diletto nostro per qualche
rispetto che ci ha movuto e move ci è par
so ordinarvi, e cosi vi ordiniamo che non
dobiate de qui in anzi sino annovo ordine nostro lassar passare alcuno che venessi diverso le castella dell'Ill.mo Signor
di Dolc'acqua né con bolletta né senza,
e cosi doverete osservare sino a tanto che
si vi dia altro ordine in contrario ... [Gli
Ufficiali di Sanità] di Vintimiglia li 9 di
ottobre 1579]
Il motivo di questa proibizione di transito nel territorio intemelio dipese da una
confusa relazione dell'agente di Vallebo
na che avrebbe appreso di un caso mortale ad Apricale.
Per questo gli Ufficiali
di Sanità di Ventimiglia chiesero delucidazioni ai Doria di Dolceacqua:
Ill.mo Signore Signor osservantissimo
/ In questo punto che sono hore 24 Incirca ci vien scritto d 'un caso che si dice
seguito in vrigale dal nostro agente ina
valebona, habbiam tutto subito pensato
ragguarvene Vostra Signoria
Illustrissima con mandarle copie della lettera ... pregandola a farcine intender il
proprio, e senza piu le preghiamo longa
e felicissima vita. Di Ventimiglia li 9 di
Ottobre 1579 [Ufficiali di Sanità]
Si era già propagato, in funzione degli accadimenti della pestilenza, il sospetto degli
untori e se a Genova tre forestieri per
tale accusa erano stati arrestati e torturati ma finalmente riconosciuti innocenti, il Duca di Savoja non esitava a procedere ad esecuzioni sommarie.
Quel tizio di Apricale, secondo Girolamo Rossi
veniva da Ceriana, sospetto di peste, si
era alloggiato ad Apricale, poi con la forza era stato portato a Bajardo e da qui
respinto ad Apricale ancora, dove venne giustiziato a furor di popolo: S. V.
p. 201) : qualche sospetto cadde persino sul medico Giovanni Lorenzo che venne fermato nella villa
di Bordighera e solo dopo un periodo di
forzata quarantena venne rilasciato; il
fatto di venire da Loano ed Albenga, colpite dalla peste, lo aveva trasformato in
un pericoloso sospetto.
[Al Commissario di Sanremo]
Si hebbe l'amorevolissima sua de 6
del presente in risposta della nostra del
medemo giorno toccanti il fatto di ... Gio
Lorenzo medico venuto ad albenga. In
risposta de qual sua non occorre dirle altro salvo che sin qui si sono rittenuti e
si rittengono il medesimo Medico e suo
suocero con la cominciata guardia e che
pure servirA, per dir a V.S. molto ill. e
pregiatissima che desideressimo intendere
se del loco di loan si e poi inteso che sia
seguito altro, poiché quando non si intenda che sia seguito cosa alcuna essendo venuto detto medico da albenga con
sua bolletta giustificata di dove come
consta per sua certificatione fatta et de
forza nelli atti del notario et Cancellario
nostro non s'era partito dalla mattina di
Settembre in qua et assicurandosi per esser quel bon cittadino et persona che e
et che ha de parenti frattelli e sorelle, nipoti e altri in questa città che quando vi
fussi malati alcuni non direbbe una cosa
per un' altra, e massime con giuramento,
desOo dico non tener più dessi dui
cittadini guardati con tener loro (e plenar anche ogni ansieta a vicini nostri) in
scomodita e di loro famiglie, e perciò la
preghiamo che resti servita se ha di detto loco di loan sentito altro a parteciparcene ... [Fondo Bono Ms 1, c. 279-80,
data del 9 ottobre 1579 - Gio Lorenzo
Medico cittadino quale sta sallariato da
qualche mese in qua in detta città (di Albenga), e vene con sua moglie et robe con
una boletta di detta città ..., i marinai
della nave che lo portò confessarono che
a Loano v'erano stati casi di peste e il medico fu sottoposto col suocero, il 6 ottobre 1579, a quarantena per esser stato tre
settimane prima a Loano e in una villa
di Albenga detta il poggio dove vi era stato un morto sospetto di peste, Ibidem c.
279].
Diletti nostri sono comparsi questa
mattina ... Georgio traitello e ... Battista Balauco bandioti della bordigheta,
vervone ... esser venuti li bestiami per
carricar essi bandite con loro pecorari . . .
Inteso esser sopra la bandita della bordigheta duo o tre giorni sono incirca, ci
e parso doverli compiacere e percio doveretteno mancar introdurli sopra dette
bandite e per maggior cautella havendo
loro cani per guardia farete che o vero
li amazzino o vero li mandino indietro a
case loro per intendendo che debbano
trattenerli ei li provvederette sino a nostro ordine di doe guardle a loro Spese
accio non habbino a conversar con alcuno ... di Ventimiglia li 19 di Dicembre
1579 [Ufficiali di Sanità - al Delegato
di Bordighera - Fondo Bono, Ms 1, c.
291 recto - estremamente danneggiato]
Il rescritto si comprende leggendo di
seguito (senza data): (al Commissario
di S. Remo? - gli stessi) ... intendiamo
che alcuni di mendagia (Mendatica) sono
andati et condotti li loro bestiami sopra
il paese di Ceriana et in parte infetta, et
che quei di ceriana non hanno voluto più
lassarli veniresino ad ordine di V.S. Molto Magnifica e pregiatissima e perché doveano venir sopra nostro territorio qualch 'uni di mendaigo con loro bestiami per
pascer herbaggi di bandite compre da la
comunita predetta che erano qui gionti
prima d'havutole nuova da detto Illustrissimo Signore qual pero bestiami et
homini si ricettarono et se li fece la guardia poiché non si assicurarno del loro
viaggio, dubitando poi di ditta nuova che
non possano esser li medemi che andorno sopra dito territorio di ceriana ci è
parso pregar con la presente V.S. molto
magnifica e pregiatissima ... se sa qualche cosa dei suddeti bestiami a farcelo intendere, e se piu sopradeto paese fussero
trattenuti secondo da detto Illustrissimo
Signore (di Dolceacqua) ci è fatto intendere acciò che quando questi fossero lì
medemi possiamo per bono ispediente
trattenerli molto ben custoditi e restretti
e quando il contrario non si li dia piu scomodo di quello che il tutto importi (il 25
Dicembre dell'anno si notificò che si trattava di un falso allarme: ma si registravano casi mortali al Poggio di Sanremo
e a Taggia).
In genere fu, come accennato, il delegato della Sanità di Bordighera a ricevere maggiori notificazioni, un po' perché
era l'unica villa prettamente marinara,
un po' perché la più vicina a Sanremo e
Taggia dove si vociferava di stragi pestilenziali e un po' perché i Bordigotti
non erano alieni, pur di continuare le
proprie attivita, a correre qualche rischio
di troppo.
In effetti Bordighera costituiva un attracco più facile della sorvegliatissima
Ventimiglia e gli Ufficiali di Sanita di
questa scrissero a tal proposito al Commissario di Sanremo (7-1-1580, Ibidem,
c. 301): . . . pare che tutti gli huomini che
vengono alla bordigheta, che pur ne vengono molti e per terra e per mare per
quanto ci vien scritto dall'agente nostro
in quel loco habbino preso e prendano
piu sicurta anzi usino piu insolenza di
quello che il dovere importa .....
Si imputava, di seguito ai Bordigotti di fare
troppa conversazione coi forestieri e
di sottovalutare la pericolosità di un morbo che mieteva per tutta la Liguria e la
Provenza (a Genova le vittime si sarebbero alla fine contate a migliaia e che per
ora pareva risparmiare il ventimigliese.
In particolare si temevano le iniziative
arroganti di un capitano di nave
bordigotto di cui agli Ufficiali intemeli
era molto spiaciuta la sua insolentia, e
quando (il Commissario) si preghi sapere chi è, che non possiamo essendovine
almeno tre nominati restano In quel loco
barcaroli, e de' quali doi ne sono andati per
Riviere et genoa, uno de' quali ancor vi
è che s'aspetta se li darebbe a tutto parer nostro quel castigo qui meriterebbe
il suo mal procedere ....
In poche parole i Bordigotti, un po'
corsari e tanto commercianti, non si tiravano indietro di fronte al pericolo: e
proprio mentre un morto di peste alle
arene di Mentone e quattro sospetti di
infezione fermati dalle guardie ai Balzi
Rossi stavano seminando il panico tra
gli Ufficiali (31-XII-1579), Ibidem, c.
299-300 recto-verso).
D'altronde l'isolamento in cui, ai tempi della grande peste, si trovavano le ville e la città, in pratica senza
contatti se non per il tramite di messi
patentati, aveva penalizzato enormemente Bordighera, più delle altre ville,
perchè marinara e quindi bisognosa di
contatti commerciali, ed infatti al Commissario di Sanità gli Ufficiali intemeli
scrissero il 1 novembre del 1579: Magistrato diletto nostro/
Perché intendiamo che costì alla Bordigheta vi siano qualche maladi che per
esser poveri mancano di chiamar il medico per non poter spendere perciò sarete contento far domandar li consoli ei imponerli che vadino atorno visitando li
malatti e che li facino intendere che domandino il medico poiché esso é salariato ... (Ibidem, c. 289).
Miseria e mancanza di un medico residente e anche l'ignoranza avevano reso
i Bordigotti disposti a tutto, sicuramente esacerbati contro una Ventimiglia che
sentivano lontana e forse a torto indifferente.
Gli Ufficiali intemeli si mostrarono
nelle ville, per quanto è recuperabile, solo
il 15 Gennaio 1580 onde esaminare personalmente la situazione (come da lettera al Marchese di Dolceacqua, Ibidem,
c. 302-3).
Nel frattempo gli Ufficiali della Sanità del Capitanato di Ventimiglia si sentivano sollevati perché, come risulta da una lettera al Signore di Monaco, (Ibidem, c. 303,
stessa data in Fondo Bono, ms. 1 in Aprosiana ) avevano i contatti con Genova: . . . arrivò hieri qui Agostino sperone venuto da Genova partito di la alli
12 dal quale havemo inteso che le cose
della mala sanita di detta città s'andava
no raffrenando . . . .
Dello stesso tenore
ma più estesa l'informazione per i Doria di Dolceacqua: ... noi le facciamo
sapere come heire giunse a buon salvamento qua Agostino sperone et insieme
la barca di Stefano rainero con un'altra
barca di Sestri carica di grano . . . (Ibidem, stessa data, c. 302 verso).
Era però
già arrivata da Genova un'altra barca:
... capitò sopra questa nostra piaggia
domenica passata con un suo Leudo patron bartomelino verde di San Pier d 'A
rena venuto da detto luoco dal quale et fico nostro capitano havemo inteso che
a bocca et per lettere scritte dal magnifico Luca Grimaldi il bianchino al magni
le cose della mala sanitA di Genova s'andavano quietando scrivendo detto Luca
una sua di 6 che il giorno avanti et la notte appresso non erano morti piu di 14
persone dentro la città ... (Ibidem,
14-1-1580, c. 302).
Le notizie su Genova saranno spesso
controverse, ma quello che qui interessa
e l'operato di Agostino Sperone e Stefano Rainero.
Secondo il Lanteri , Discorso storico
cit. cap. IV, ripreso dal Rossi (S. V., p.
202) che quale riordinatore della Biblioteca Aprosiana ne gestiva il manoscritto sulla storia intemelia da lui denominato "Memorie" qui utilizzato anche per la rivolta popolare del 1625 durante la Guerra tra Genova e Piemonte si sarebbe trattato di un'operazione unilaterale di pura assistenza di Ventimiglia rimasta immune per Genova colpita dal terribile morbo, mentre la
logica (anche per il fatto che gli Ufficiali
Intemeli nella loro corrispondenza parevano troppo ansiosi per quella spedizione) lascia intravedere l'ipotesi di un soccorso maturato per la necessità di procurarsi il grano ormai carente in tutto
il territorio intemelio (come da corrispondenza in Fondo Bono, Ms. 1, c.
276-321, passim).
Ed infatti il donativo intemelio fu di
prodotti locali, senza cenno alle granaglie che il Capitanato non produceva a
sufficienza e di cui era debitore ad altri
siti del Dominio. Si riconoscerà, pur nella tortuosità delle espressioni, che la missione di
Agostino Sperone valse anche da contatto con Genova, tanto odiata un tempo
quanto ora agognata, e che il bordigotto patron Rainero, non si sa perché taciuto dal Rossi, fu il vero condottiero
della spedizione, probabilmente scelto
per la perizia e forse destinato a riportare a Ventimiglia non solo lo Sperone ma
anche qualche favore di Genova, tenendosi bene affiancata una nave di Sestri carica di grano: "... Nel 1579 essendo nella città di Genova successa la peste, il Parlamento di Ventimiglia ordinò
di mandare un presente alla Signoria Illustrissima qual non fosse di meno valore di scutti 300, e percio si ellessero sei
ufficiali della città, e delle ville per dover mandare detto presente, e fu elletto
Sindaco il Magnifico Agostino Sperone
per doverlo portare e furono:
Barili 150 di ficchi belli
Barili 20 di Damaschine
Barili 30 di Moscatello
Cipolle 2500
Agli Teste num. 150
Undici sacchi di amandorle
e Spicco
con
una lettera del tenore seguente
"Eccellentissimi ed Illustrissimi Signori
Padroni Collendissimi
Se per offrirstici pronti a sopportar qualsivoglia martirio fossimo stati in parte a
mitigare lo sdegno Divino, accio la città
e suo dominio restasse libero, dal male
contagioso non e dubbio nessuno, conforme a quanto siamo tenuti, che paterissimo con li effetti stessi ogni pena, e
tormento, come con l'avviso sentimo
cruccio e dispiacere grandissimo non
mancando noi continuamente di pregar
Nostro Signore Iddio a divertir l 'ira sua
da noi facendo cessare queste male influenze, e per mostrare e fare in parte conoscere di questo nostro comune a Vostre Signorie Illustrissime l 'afflizione dell'animo suo e del dispiacere che patisce
continuamente del male che siegue in
questa cittd, non avendo altro mezzo di
farle maggior dimostrazione, ci è parso
bene inviarle qualche rinfrescamenti che
nascono in queste nostre parti, e secondo le poche facoltà sue, e per tale effetto esso Comune ha deputato noi infrascritti Offiziali per la provigione d'essi al
che avendo provisto per quanto a noi e
stato possibile rispetto alla sterilità del
paese avemo detti rinfrescamenti tali e
quali sono caricati sopra la barca di Patrone Stefano Rainero della Bordighera,
per inviarle a Vostre Signorie Illustrissime, li quali sebbene saranno pochi, e di
niun concetto appo di quelli, si degneranno con nulla manco colla loro solita generosità accettarli e con essi per compi
mento la buona disposizione di detto
commune facendosi scudo di quelle belle parole, A GRAN SIGNORE Picciol
PRESENTE BASTA.
Potranno dunque ordinare che sijno ricuperati da detto Patrone conforme a
quanto vederanno denotato cosa per cosa
nell'inclusa parcella, e baciando umilmente le mani di Vostre Signorie Illustrissime gli preghiamo ogni compita felicità. Di XXmiglia li 15 Dicembre 1579
Risposta
Alli Molto Magnifici Diletti nostri sindaci
della città di Ventimiglia e Comunità
Doge e Governatori della Republica di
Genova / Non bisognava che ci mandasse cosa alcuna, per dimostrare il buon 'animo che cotesti cittadini, e tutti gli huomini del Contado hanno verso la Republica, perche prima d'ora eravamo certi
della buona mente e della devozione di
tutti loro, nondimeno cisono state carissime quelle frutta che ci avete mandato
ricevute in conformitd della lista inclusa
nelle Vostre Lettere perche nelle dette
frutte mandate abbiamo conosciuto l'affezione e l'amorevolezza di tutti voi, della
quale in ogni tempo, e occasione tenemmo quella grata memoria, che si convene siccome più largamente vi dirà il Nobile Agostino Sperone da voi mandato,
il quale siccome con noi ha fatto l'offizio che si conviene a buono e amorevole
cittadino, per noi e per questa città e
Contado, cosi compierd in significare l 'animo nostro pronto a tutti li commodi,
e favori che giustamente si potranno fare
e percid a lui se ne rimettiamo. Genova
li 8 Gennaro 1580 . . . [con l 'appunto seriore, tali documenti ... si trovano nell'archivio della Comune ....
La peste avrebbe squassato Genova
sino all'Ottobre del 1580 (D. Cambiaso,
La peste in Val Polcevera negli anni
1579-80 in Giorn. St. e Lett. della Liguria).
Verso la fine del febbraio 1580 la
peste risfiorò le ville orientali di Ventimiglia con un caso mortale al Poggio
di Sanremo:
... habbiamo inteso che Giacomo Capoduro arrivato che fu al Poggio assai
presto si morite di peste essendosi attaccato d'esso male in questo modo, ma prima le diremo che costui era un capraro
et al principio che si scoperse la peste in
detto luogo del poggio dove allhora lui
dimorava fu ritornato nel territorio di
San Remo et in quel luogo dopo haver
fatto due quarantene fu introdotto et
sempre stato et praticato trattenendosi in
casa d'un chiamato Giovanni Pesante che
gli fu sicurtà che non andarebbe nel detto luogo del Poggio, la qual cosa non ha
osservato ma andato occultamente e per
vie indirette a parlare alla sua filia (.2)
come fu scritto per l'antecedente nostra
et ritornato subito si senti doler la testa,
con la sopragionta dell'enfiatura alla coscia, n che da detto Giovanni pesante padrone della casa fu fatto noticia al Magnifico Comissario et da lui fatto vedere
il patiente fu trovato che il suo male era
contagioso, et tutto subito fu mandato
via nel detto del poggio dove arrivato
poco dopo morse, fu brusciata stanza
della casa dove questo tale dormiva e tutte quelle cose che in quella si trovavano
et detto Giovanni col restante della sua
famiglia s'e ritirato in una sua villa in
campagna vivendo ocn grandissimo sospetto . . . [Gli Ufficiali di Sanita al Signor di Monaco, da Ventimiglia, li
26-II-1580 in Fondo Bono, Ms 1, c.
319 recto-verso]
Oltre questa data non si hanno notizie dirette dagli Ufficiali di Sanita ma e
certo che la peste, che aveva colpito Costarainera, Oneglia e la Provenza e stava falcidiando Genova, continuando a ri
sparmiare Ventimiglia e ville in pratica
le assediava, isolandole dal mondo e
acuendo un grave stato di malessere che
a quanto risulta dalle due seguenti lettere del Signore di Monaco dovette perdurare sino all'estate di quell'anno:
Magnifici Signori. Per la brieve vostra di S (.2) - di questo ho visto l'avviso,
ch'avete havuto dal vostro Comissario
che resiede alla bordighera, qualmente in
Tenda et alla Briga siano seguiti casi di
peste, la qual nova mi ha dato quel sentimento che potete considerare, et con
tutto che io speri, che forse tal nova non
possa esser vera, tuttavia io ne sto con
molto affanno, et mi farete piacer grande, sapendone [diY il proprio, a darmine
aviso, ringratiandovi della diligen tia usate in ragguagliarmi di quanto e a vostra
notitia [...1Dio da mal viguardi. Da Monaco alli 6 diAprile 1580. [Siate conltenti
di far haver l'alligato piego a gio: agostino monto[gliol importandomi che egli
sicuramente, et fedelmente l'habbia
A piaceri vostri
Honorato grimaldo
C.B.A. Fondo Bono, Ms. 1, c.
411-13, la 412 solo recto, la 413 solo verso indirizzata Alli Magnifici Uffitiali di
Sanita di Vintimiglia / A / Vintimiglia
- 412 mutilo sul lato sinistro.
Magnifici, Per una mia di 3 di questo vi scrissi, come mi ritrovavo alcune
vostre lettere, alle quali non risposi allhora per la fretta, con che vi diedi l'avviso di quella gondola carrica di robbe
per portar a Taggia prese a Nizza; et hora
havevo avuto, et alle altre che ho ricevu
to dappoffaro con questa l'effetto dicendovi che dalli 28 del passato in qua mi
trovo le seguenti vostre cio e di 28 di maggio prossimo passato, del primo, 3. 4 et
7 delpresente, le quali tutte contengano
nove delle cose della sanita, quali mi sono
sempre grate; et dell'amorevolezza, et
buona nuova circa in ragguagliarmi, vi
ne ringratio. Per quella delprimo di questo ho visto quanto mi repplicate di quel
francese che comparse alla madonna di
buon viaggio; nel qual proposito mi
dic[ol [calpitando similpersone discaminate, mi occorre, che voi debbiate incaminarli, et consignarli alla guardia di
mentone, ricercando di saper sopra questo il parer mio, vi rispondo che io mi ne
rimetto a voi; et che li pigliate quella provisione che vi parerà piu espediente, non
mancaro di dirvi, che par dura cosa levar il fastidio da se, e appoggiarlo al
compagno, piaccia a nostro Domine dio,
che non capitino simili occasioni perchè
[comel voi dite non possano se non apportar noia, et fastidio per non tacervi
il mio concetto, io sarei di parere che
quando pur [capitilno tali per[sonel discaminate senza bollette, che voi non le
lasciate altramente passare nella e per la
via ordinaria, ne. tampoco per vie indirette, ma farle tornare indietro, perchè
venendo senza bollette in questi tempi
certa cosa, e, che non vengano per ben
nissuno; pero com 'ho detto di sopra, io
mi rimetto a quello che voi giudicarete
più opportuno; Mi sarà caro sapere da
voi se havete poi inteso altro di quel che
si è detto esser seguito in Oneglia, e se sia
così in effetto, il che Dio non voglia. Delle
cose di Nizza non posso in effetti dirvi
ben il proprio come passano, parlandosine variamente, tuttavia si intende da più
relationi, che non li sia di peggio; et che
dentro la città il mal vada allentando, ma
che fuori alle trabache faccia pur progresso, et sperano con l'aggiuto di Nostro
Signore di nettarsi presto; che così piaccia a sua divina maesta farline gratia liberandola affatto, et guardar tutti li altri luochi, che sono sani da questo et ogni
altro sinistro; Nostro Signore da mal vi
guardi et dia in tutto ogni contento.
Da
Monaco alli 8 di giugno 1580.
Sarete contenti di far haver l'acclusa a Gio. Agostino Montoglio.
A piaceri vostri
Honorato Grimaldo
C.B.A. *, Fondo Bono, Ms 1, c. 408
recto - ultime righe autografe - danni per
umidità e funghi.
Dal Signore di Monaco ricaviamo (è
l'ultimo documento noto in ordine cro
nologico sulla peste del 1579-80) lo stato
di angoscia in cui Ventimiglia e le sue otto
ville dovettero permanere di sicuro
sino all'estate di quell'anno. L'obbligato immobilismo sociale ed economico
può spiegare molte cose: il degrado del
quartiere Lago di Ventimiglia per
esempio, notoriamente il più comodo ma
anche il meno salubre!
Degrado dovuto all'assenza delle necessarie manutenzioni: come si vedrà di
seguito in dettaglio, la città di Ventimiglia, che aveva urgenza di pronti restauri alle muraglie, al complesso urbano e
all'intiero sistema idrico del Roia, non
realizzò varie opere pubbliche e fu colpita da un consistente flusso emigratorio. II fenomeno egualmente si manifestò nelle ville, che l'assenza di provvisioni ed interventi invano richiesti finirono col lasciare prostrate e forse compatte nella convinzione che tutto, o quasi, fosse fatto per il Capoluogo: dove peraltro poco e anche difficoltosamente si
riusciva a realizzare!
* C.B.A. = Civica Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia da
cui oltre gli inediti provengono parte delle immagine storiche
.