S. BERNARDO DI CHIARAVALLE E L'ABBAZIA DI CLAIRVAUX
(INFLUENZA SPIRITUALE DI SAN BERNARDO SULL'AREA LIGURE)

Dottore della chiesa o, come fu detto, l'ultimo dei Padri in ordine di tempo (Fontaines-les-Diijon 1091-Clairvaux 1153).
La famiglia era di buona aristocrazia per parte del padre Tescellino, uno dei più notevoli vassalli del duca di Borgogna, e di madre, figlia di un potente feudatario.
Entrato a 23 anni nell'abbazia di Citeaux o Cistercium, fu ben presto inviato a fondare nuovi monasteri dell'Ordine, e principalmente quello di Clairvaux (Chiaravalle) presso Chalons-sur-Marne (1115).
Qui egli divenne abate e riformò la regola. I primi anni dell'abbaziato furono assorbiti soprattutto da problemi di vita monastica: ordinamento e irrobustimento della comunità che diviene centro di attrazione. Il numero di richiedenti è tale da obbligare Bernardo a sempre nuove fondazioni che saranno 68 alla morte del santo.
La sua riforma si diffuse in Europa esercitandovi un'influenza paragonabile, se non maggiore, a quella delle riforme di Cluny.
Nel 1119 inizia la polemica con i cluniacensi che Bernardo intendeva richiamare a più rigida e letterale osservanza della Regola di S. Benedetto.
Nel calore di questa polemica ha inizio la singolare amicizia fra Bernardo e l'abate di Cluny, Pietro il Venerabile.
La sua riforma si diffuse prima fra i monaci, poi fra il clero secolare e infine interessò tutta la chiesa.
La sua virtù, la sua dottrina, la sua efficace predicazione lo fecero conoscere oltre il chiostro ed egli in breve fu stimato, venerato, consultato e obbedito da principi e prelati, laici ed ecclesiastici; sostenne il vescovo di Parigi e quello di Sens contro Luigi VI; al concilio di Troyes ispirò, se pur non redasse, la Regola dei Templari (1128) scrisse la basilare DE LAUDE NOVAE MILITIAE che come al solito su motivata richiesta potrà esser fornita sia in testo latino che italiano con relativa documentazione critica e filologica
I Cavalieri Templari avrebbero dovuto unire la mansuetudine del monaco alla forza del guerriero. I monaci tradizionali avevano tre voti: obbedienza, povertà e castità. I Cavalieri Templari, oltre a questi tre voti, ne avevano un quarto, cioè lo "stare in armi", quindi il combattimento armato. Furono dei veri e propri monaci guerrieri: Per vari aspetti la Regola Primitiva riprendeva la Regola Benedettina sulla scia dell'operato di San Bernardo di Chiaravalle, il quale -nella sua interpretazione pessimistica in merito all'uomo- seguì la regola benedettina ma ne inasprì i contenuti già duri sublimati entro questa "Regola Latina" da avversione inestinguibile contro pagani, infedeli, musulmani, eretici, apostati ecc. quali nemici di Cristo e dell'unica via di salvezza per l'umanità (la Regola fu ratificata nel Concilio di Troyes (1128) = in questo Concilio fu presentato anche lo scritto di San Bernardo da Chiaravalle DE LAUDE NOVAE MILITIAE vero e proprio proclama di esaltazione dell'Ordine Templare.
Nel 1130, quando l'antipapa Anacleto II minacciava l'unità della chiesa opponendosi ad Innocenzo II, l'influenza di Bernardo, favorevole a Innocenzo, fu decisiva (dopo un suo glorioso viaggio sin a Genova attraverso le genti liguri plaudenti per il suo riconoscimento da parte dei re di Francia e d'Inghilterra, di Lotario imperatore e dei vescovi d'Italia).
Il nuovo antipapa Vittore IV, abbandonato da tutti, si sottomise (1138), ponendo così fine allo scisma.
In uno dei suoi viaggi in Italia, Bernardo fondò presso Milano l'abbazia di Chiaravalle, in un luogo prima detto Rovegnano.
Si dedicò quindi alla lotta contro l'eresia: nel concilio di Sens (1140) fece condannare 14 articoli di Abelardo; in quello di Reims (1148) costrinse Gilberto Porretano alla ritrattazione; nel 1145 compì una missione apostolica in Linguadoca contro due manichei, e fece cacciare dalla Francia Arnaldo da Brescia.
S.BERNARDO, alieno da onori, completamente dedito al trionfo della chiesa, rifiutò numerosi vescovadi. Profilatasi nuovamente la minaccia musulmana sull'Europa, in seguito alla caduta di Edessa (1146), ebbe da Eugenio III l'incarico di predicare la seconda crociata, e seppe infervorare gli animi in Francia e in Germania.
La spedizione cui parteciparono Corrado III e Luigi VIII ebbe un infelice risultato e Bernardo si difese con un'eloquentissima apologia.
Quando salì al pontificato Eugenio III (1145), suo discepolo e monaco di Chiaravalle, Bernardo sentl pesare sulle proprie spalle le preoccupazioni e le responsabilità della chiesa universale.
Da poco in Roma era iniziato un periodo di rivolte, organizzate da Arnaldo da Brescia, ed era stata proclamata la repubblica che durò fino al 1155; Eugenio III (morto nel luglio 1153) e Bernardo non ne videro la fine.
Bernardo fu canonizzato da Alessandro III nel 1174 e dichiarato Dottore della chiesa da Pio VIII nel 1830.
Più che teologo o filosofo Bernardo fu uomo d'azione e un mistico. L'amore di Dio e per lui l'origine, il mezzo e il fine della conoscenza. Egli ritiene che la vita spirituale sia governata dalla legge del progresso e si fondi su una buona base ascetica con accento sull'umiltà egli tende inoltre a sviluppare l'amore di Dio fino ai più alti gradi dell'unione mistica. Egli vede nella devozione all'umanità santissima di Gesù e nella devozione a Maria, mediatrice di tutte le grazie le vie maestre per attuare lo sviluppo della carità e della vita spirituale. E' nota la sua devozione alla Vergine, in lode della quale tuttavia non accettò la dottrina dell'Immacolata Concezione.
Tutti i suoi scritti irradiano una schietta soavità, frutto di una profonda vita mistica. Questa sua caratteristica gli meritò il titolo di Doctor mellifluus.[da G.D.E., UTET, Torino,III, s. voce, a c. di m. Isacco].

-S. GIORGIO sarebbe nato in Cappadocia verso il 270 e sarebbe stato martirizzato a Lidda in Palestina essendo un militare dell'esercito romano.
Papa Gelasio I nel 494 ne approvò un culto destinato a crescere per spontaneità popolare ma anche per una programmatica scelta della Chiesa.
Infatti, secondo un'andita tradizione (riportata da Jacopo da Varagine nella sua Leggenda Aurea in Libia presso Silene un drago avrebbe infestato uno stagno.
Per frenare la rabbia devastatrice del mostro gli abitanti giornalmente avrebbero offerto alla demoniaca creatura due pecore.
Il drago però avrebbe poi preteso delle vittime umane e quindi anche la figlia del re.
Giorgio affrontò allora il mostro, ferendolo con la sua lancia.
Chiese quindi alla figlia del re, appena salvata dalle fauci della creatura, di legare con la sua cintura il drago che GIORGIO condusse in città: qui, dopo aver avuta dagli abitanti la promessa di farsi battezzare alla vera fede, egli uccise il drago.
Quasi tutti mantennero il voto fatto, compresi il re e la figlia ma alcuni cittadini menzogneri si rifiutarono ed alla fine uccisero il valoroso cavaliere.
Nella complessa figura di S.GIORGIO sono stati individuati molteplici segnali culturali: non esclusa l'influenza del culto del dio egizio HORO effigiato come cavaliere protettore durante il Basso Regno.
Non è comunque difficile recuperare dalla tradizione agiografica l'influenza di molteplici segnali etnologici e folkloristici tipici in molte culture sotto forma di lotta al DRAGO come lotta al MALE.
In ambito cristiano è poi assolutamente evidente l'equazione DRAGO=PAGANESIMO/ PRINCIPESSA SALVATA=CHIESA: concetto che si trova poi replicato nei processi di sconsacrazione delle fonti pagane (come LAGO PIGO IN ALTA VAL NERVIA) per essere erette, tramite consacrazione entro un ciclo cristiano, in basi sante della CHIESA TRIONFANTE SUL PAGANESIMO CIOE' SULLA BESTIA.
Alla luce di queste considerazioni non pare quindi strano che PAPA GREGORIO MAGNO, tanto impegnato coi Benedettini nella riconsacrazione cristiana di antiche basi sacrali pagane, si sia fatto promotore di un grande movimento devozionale nei confronti di S.GIORGIO e addirittura abbia personalmente redatto una preghiera in suo onore.
L'influenza del culto di S.GIORGIO si estese, per un impulso quasi senza frontiere, dall'Oriente all'Occidente: tale influenza si materializzò non solo nell'intitolazione di innumerevoli chiese (nel Ponente ligure si cita solo a titolo d'esempio il caso del S.GIORGIO DI DOLCEACQUA) ma si espresse anche in cicli figurativi (come a MONTALTO dove è rappresentato il SANTO NELLA SUA LOTTA COL DRAGO in un ciclo di affreschi entro la CHIESA a lui intitolata) e finì per entrare nell'araldica e nella simbologia di CASATI FEUDALI e quindi di veri e propri STATI MODERNI come è il caso di GENOVA o SERENISSIMA REPUBBLICA DI S.GIORGIO nel cui STEMMA sono raffigurate scene dell'antico, leggendario scontro col DRAGO.

******************************************************************************************************************

S. MARTINO DI TOURS nato da genitori pagani (Sabaria in PANNONIA nel 315 circa/ morto a Candes nella Turenna) è il santo più venerato nella Francia del Medio Evo.
Entrato, per volontà del padre, nella esercito romano come ufficiale si distinse per il valore e la pietà: a questo periodo si rifà il famoso episodio in cui Martino divise il suo mantello con un povero.
Ricevuto però il battesimo da Amiens egli lasciò la vita militare non avendo voluto predere le armi contro i BARBARI INVASORI.
Sarebbe quindi stato nominato ESORCISTA da ILARIO DI POITIERS, anche se questo evento non pare conciliarsi con i fatti contenuti nella biografia di ILARIO.
Da questo momento comunque i suoi spostamenti attraverso i resti del decadente IMPERO DI ROMA furono molteplici: fu infatti in PANNONIA e quindi in vari luoghi d'ITALIA inteso a combattere contro l'ERESIA ARIANA: nelle alterne vicende di questa sua lotta, che assunse dimensioni tuitaniche, trovò anche rifugio e meditazione in Liguria nell'ISOLA GALLINARA da dove esercitò un potente influsso culturale e spirituale contribuendo grandemente alla diffusione del Cristianesimo nella regione.
Si ritirò quindi a vita da EREMITA a Ligurgé dove fondò il primo monastero d'Occidente (361): successivamente nel 371 fu per volontà popolare fatto vescovo di TOURS e presso questa città eresse quindi il MONASTERO DI MARMOUTIER destinato ad esercitare grande influenza e ad assurgere ad enorme importanza.
Raggiunse straordinaria fama tra le genti per i 26 anni di apostolato cristiano esercitato nei territori francesi e caratterizzato da grandi processi di conversione dal paganesimo alla nuova fede.
Per certi lati fu un uomo di avanguardi mirando a tutelare i diritti della chiesa di fronte alle violenze del potere civile: contemporaneamente diede prova di grande tolòleranza assumendo le difese dei priscillanisti spagnoli setta che prendeva nome da PRISCILLIANO eresiarca ispano-romano del IV secolo, teorico di una vita rigorosamente ascetica e staccata dalle cose mondane. La setta cui diede vita sviluppò esperienze manichee e gnostiche sulla base dei vangeli apocrifi e teorizzo la prossima fine del mondo: dando voce ai tanti avversari del movimento l'usurpatore Massimo, imperatore della Gallia, col concilio di Bordeaux del 384 condannò Priscilliano e la sua Setta sì che il fondatore e suoi sei seguaci furono giustiziati a Treviri nel 385. Per primo S.MARTINO fece sentire coraggiosamente la sua voce contro tanto spargimento di sangue: seguito poi da S.AMBROGIO vescovo di Milano, da Papa Siricio ed altri teologi.





Nel XII secolo per il tramite del celeberrimo Bernardo di Chiaravalle la Liguria tutta ma in particolare il suo Ponente dovettero esser percorsi da una fortissima ventata di spiritualità: un segnale abbastanza evidente è la comparsa dal milleduecento di toponimi intitolati al santo, la diffusione del suo nome e soprattutto l'intitolazione di un grande numero di chiese.
"Divus Bernardus, rebus cum ianuensibus compositis, ad propriam rediens, totam occidentalem contendit Liguriam, et ab Ingauni et Albintimelii episcopis benigne acceptus fuit, quibus de rebus valde suis diocesibus... tribuit fructum scrisse con sincera passione Rainardus nel suo Tractatus Chronologicus, p. 203.
Il grande nemico di Abelarclo, lo splendente profeta di Citeaux, giungeva da Genova dove aveva conciliato a vantaggio di Innocenzo II Genova e Pisa e aveva contribuito a esorcizzare una situazione negativa per il filonormanno antipapa Anacleto II (G. Penco, Storia della Chiesa in Italia, Milano, 1977, pp. 279-281).
Nel ventimigliese lo accolse (dai dati del Rossi,
S.V., p. 93 e p. 418) l'episcopo Martino (1133) e nel ventimigliese il futuro Santo predicò: a Vallecrosia nella chiesa di S. Bernardo, a lato dell'altar maggiore è murata una lapide commemorativa, assai posteriore (tardo secentesca dalla grafia) ma presumibilmente riscritta da una più antica: "Divus Bernardus hac in Ecclesia Magni Patriarchoe Antonjj Vallis Rosae conciones tenens ad fidlem populum impulit anno 1143" (la data è correggibile al 1133, la storpiatura del toponimo rimanda all'eguale alterazione Vallecrosia o Val Crosa in Vallo Rosa di J. Chafrion - D. De Rossi, la Liguria, Stato della repubblica di Genova..., incisione su rame di A. Barbey, cm. 42 x 104, "confini della Francia").