Dell'area di BORDIGHERA in epoca protostorica si sa poco, per quanto sia assodato che dovesse risultare ascritta al territorio della tribù ligure degli Intemeli la cui base principale doveva stare in altura, presso Colla Sgarba (la "Colla forata") al terminale del Nervia.
Qualche interesse sul periodo preromano del territorio bordigotto può essere riservato ad indagini ancora da completare sul sistema dei Castellari ed al meccanismo viario di un presumibile tragitto preromano, antichissimo, del retroterra, l'Eraclea, frequentato, per ragioni soprattutto commerciali, da Liguri e Greci di Marsiglia prima che, parallelamente, ma sulla costa, si realizzassero la via consolare Emilia Scauria e poi, verso il 14/13 a.C. la Giulia Augusta ("Julia Augusta").
Il reperto principale dell'antichità più remota del territorio bordigotto (nonostante i rinvenimenti di tracce di vita romana nei pressi della TORRE DEI MOSTACCINI e soprattutto nell'area di SAPERGO poi sede di una TORRE DA AVVISTAMENTO contro i predoni turchi del '500) resta quindi, in definitiva, un SEPOLCRO ROMANO DI FAMIGLIA i cui capostipiti, Giulia Fuscina e Lucio Flavio Lucreziano (di cui è rimasta tracca nei frammenti di una BELLA LAPIDE EPIGRAFICA) nel II sec.d.C. risiedettero in una villa prossima al tragitto "bordigotto" della "Julia Augusta", la via portava alla "capitale", a Nervia di Ventimiglia, del municipio di Albintimilium che si era espansa nella periferia dei sobborghi occidentale (dal Capo di Ventimiglia a Latte e Mortola) ed orientale (Bordighera ed Ospedaletti), con insediamenti nelle valli interne.
Il ritrovamento della tomba romana di BORDIGHERA avvenne nel 1955, al centro della città , durante lo scavo delle fondamenta del palazzo "Lucreziano" (ancora nel XIX sec. si riteneva erroneamente che la zona del rinvenimento, ai tempi dell'Impero, fosse coperta dalle acque del mare).
Tale sito appartiene a quella piana, poi invasa dalle paludi, su cui si sarebbe evoluta molto tempo dopo la moderna Bordighera: il sepolcro poggiava su un deposito argilloso che era il terreno della pianura ben protetta fin al livello degli "Orti Sottani" di via Marconi.
Non si sa se la parte inferiore della "piana" fosse già occupata dalla melmosa ed insana BURDIGA, ma con alta probabilità questa si sviluppò (VI-X sec.) con la decadenza medievale e la mancata cura degli argini, dei ripascimenti delle spiagge, della pulizia delle strade istituzionalmente affidata ai SERVI PUBBLICI notoriamente dipendenti stipenidati delle varie AMMINISTRAZIONI LOCALI E MUNICIPALI = l'erudito corrispondente epistolare nonché ascritto tra i Fautori sella Biblioteca Aprosiana Giovanni Battista Casali parlò in questo riccamente illustrato volume su Roma Antica di siffatti tecnici ed operai preposti a vari tipi di lavori e manutenzioni tra cui
manutenzione di ponti, bonifiche di terreni paludosi, realizzazione di aggeres (termine vario per indicare materiale onde colmare fossati , costruire fortificazioni, argini, bastioni ecc. compreso il grandioso progetto di prosciugamento della Palude Pontina.
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Non lungi dal sito, a metà di Corso Regina Margherita, presso il "Capo di Bordighera", si rinvennero 8 monete repubblicane d'argento (presso l'albergo "Britannique et Jolie"): si può pensare che vi fossero esistiti vari insediamenti sì da suggerire al geografo greco Strabone che Ventimiglia romana fosse una "grande città" o meglio che il municipio imperiale di Albintimilium dal nucleo demico principale di Nervia, ai tempi dello studioso ellenico, la quale si estendesse in un itinerario di case suburbane sia ad oriente che a ocidente e pure a settentrione coinvolgendo per il territorio amministrativo ben altri luoghi divenuti poi dal medioevo poi di varie città e paesi.
Nel 1933 l'inglese Margaret Berry scoprì sul "Capo" tombe liguri e romane; nel '36, più ad occidente e a monte del percorso stradale, si trovarono laterizi, frammenti ed urne d'epoca romana, segnate con bolli o marchi che attestano la loro provenienza da una manifattura locale e da aziende liguri occidentali e piemontesi (come quelle di Asti di un certo "Fortis").
Nella località, detta "TORRE DEI MOSTACCINI" da una fortificazione medievale (poi trasformata in torre da avvistamento antiturchesca tra metà '500 e primi '600), si ebbero rinvenimenti di vita romana, anche più interessanti del miliare, poi perduto, rinvenuto a Bordighera (nel 1572 G. Maurando di Antibo, lo definì sistemato "a mezo d'un campo"> il Corpus Inscriptionum Latinarum la ritiene miliare 587 da Roma, per una distanza -il miglio romano era m. 1478,70- di "Bordighera romana" da Roma di c.870 Km).
Altre scoperte archeologiche di romanità si ebbero al Vicus Sapellicus o Sepelago (Sepe), villaggio medievale di Bordighera: fra la costa e Sasso si trovarono altri reperti.
E' impressione che la strada imperiale dividesse nel territorio bordigotto due tipologie di insediamenti e che le aziende agricole sorgessero in altura, fin nelle vallicelle interne: in prossimità della costa dovevano erigersi edifici residenziali, idonei ad ospitare a pagamento quei ricchi commercianti che cercavano una sosta viaggiando da o per le Gallie.
In effetti lo storico ventimigliese Girolamo Rossi suppose che verso il mille sul Capo di Bordighera si trovasse un villaggio nominato Seve o Sepe o Sepelegium (G. Rossi, Bordighera: Appunti storico-critici, in "Archivio Storico Italiano", XIII, 1884, pp. 54-62 e Id., Ms., Bordighera antica e il collegio dei canonici regolari della chiesa di S. Ampelio, in "Biblioteca Rossi" (presso "Biblioteca di Bordighera dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri"), VI, 97 b e 103 = cat. in Rivitsa Ingauna Intemelia, Nuova Serie, XIX, n. 1-4: consultabile in Estratto.
L'atlante idrografico tardomedioevale del Luxoro tra Ventimiglia e Porto Maurizio poneva una località detta Sepe (atlante pubblicato da C. De Simoni, in "Atti della Società Ligure di Storia Patria", V, 1867, tav. III, pp. 31 e 2051).
I1 testamento apocrifo del Conte Guido di Ventimiglia del 954 relativamente ai confini della donazione del castello di Seborga ai Benedettini di Lerino porta scritto: " ... Curio Targanigra domino Sepelegi..." e poi "ascenditur ad rocam scuram supra Sepelegium " (leggibile in Storia della città di Ventimiglia di Girolamo Rossi, p. 34, note 2 e in E. Cais De Pierlas, I Conti di Ventimiglia, il priorato di S. Michele e il principato di Serborga, in Miscellanea di Storia italiana, N.S., II, t. lIIII, 1884, doc. I, pp. 99-101).
Come si legge in un documento del 1064, Sepelegium o "Sepelago" è più probabilmente da identificare col villaggio di Sapergo, i cui ruderi affiorano presso l'omonima Torre, tra la collina sovrastante Bordighera e Sasso (N. Lamboglia, Toponomastica intemelia..., s.v. Sapergo).
La Ceriolo-Verrando (p.27) lascia invece aperta l'ipotesi di un villaggio distinto sul Capo di Bordighera, cosa che sembrerebbe giustificata dai dati del notaio medievale di Amandolesio .
Il Fornara, che identificò Sepe col caput Sevarum (monte Colma), tra S. Lorenzo e S. Stefano al Mare alludeva forse ad un omonimo, contemporaneo villaggio dalla consimile onomastica (D. Fornara, Vie liguri e romane tra Vado e Ventimiglia, Imperia, 1932, p. 129).