cultura barocca
Crediti1000d

CREDITI

Leandro Alberti: nacque a Bologna 1479 e morì, forse nella stessa città, intorno al 1552. Compì studi umanistici presso la scuola di Giovanni Garzoni, lettore presso la scuola bolognese. Studiò poi teologia sotto la guida di Silvestro Mazzolini da Prierio e divenne domenicano nel 1493. Nel 1525 fu nominato provinciale di Terra Santa al fianco del maestro generale dell’ordine Francesco Silvestri Ferrarese. Nel 1528, morto il Silvestri, fece ritorno a Roma, e si stabilì poi a Bologna, dove fu eletto inquisitore generale. Morì forse a Bologna, nel 1552. Scrisse opere di argomento storico-geografico.



Beaucaire De Peguillon, Francois vescovo di Metz, teologo, canonista, storico, filologo e traduttore dal greco, nato a Chateae de la Crete (o Audes) nel 1514, morto nel 1591: nome su edizioni: Franciscus Belcarius Peguilio : vedi Dictionnaire de biographie française ... sous la direction de J. Balteau, M. Barroux, M. Prevost.
Angelico Aprosio ne conosceva l'attività culturale atteso che nella sua biblioteca ventimigliese, ove tuttora si conserva, possedeva un suo volume e cioè:
Francisci Belcarii Peguilionis, episcopi Meten. Oratio de victoria, qua Carolus IX Galliarum rex Francisci Lotharingi Guisae ducis, necnon et Annae Monmorencii equitum magistri auspiciis rebelles causam religionis praetexentes ingenti clade superauit. Habita est Tridenti in publico patrum qui ad concilium oecumenicum conuenerunt consessu. Quarto Idus Ianuarii MDLXIII, Brixiae : apud Damianum Turlinum : ad instantiam Io. Baptistae Bozolae, 1563 (Brixiae : apud Damianum Turlinum : ad instantiam Io. Baptistae Bozolae, 1563) - Descrizione fisica: [10] c. ; 4° - Impronta: I.e. a,am I.*. m.t. (C) 1563 (R) - Altre localizzazioni: Biblioteca provinciale Salvatore Tommasi - L'Aquila - Biblioteca universitaria - Bologna - Biblioteca civica Queriniana - Brescia - Biblioteca del Seminario vescovile - Como - Biblioteca statale - Cremona - Biblioteca Apostolica vaticana - Stato città del Vaticano - Biblioteca Antoniana - Padova - Biblioteca provinciale La Magna Capitana - Foggia - Biblioteca civica Berio - Genova - Biblioteca Ambrosiana - Milano - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana - Milano - Biblioteca e Archivio del Capitolo metropolitano - Milano - Biblioteca comunale Teresiana - Mantova - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - Biblioteca universitaria di Padova - Padova - Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca dei padri Carmelitani scalzi - Pisa - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca universitaria - Pavia - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - Biblioteca comunale Fabrizio Trisi - Lugo - Biblioteca Panizzi - Reggio Emilia - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Angelica - Roma - Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana - Roma - Biblioteca statale del Monumento nazionale S. Scolastica - Subiaco - Biblioteca civica Gambalunghiana - Rimini - Biblioteca comunale - Siracusa - Biblioteca Rosminiana - Rovereto - Biblioteca comunale - Trento - Fondazione Biblioteca S. Bernardino - Trento - Biblioteca diocesana tridentina Antonio Rosmini - Trento - Biblioteca comunale Luigi Fumi - Orvieto - Biblioteca d'arte del Museo civico Correr - Venezia - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia.
Questa operetta storica, che ha connotato il lavoro di Beaucaire De Peguillon, Francois, ha finito con il distogliere l'attenzione da uno scritto di carattere meno politico e strico ma certamente ben più connotato sotto il profilo della filologia classica; si tratta per la precisione de:
Anthologiae Graecorum Epigrammatum. Liber primus uniuersus per F. Bellicarium Peguilionem in Latinum sermonem conuersus, Parisiis : vaeneunt exemplaria apud Ludouicum Grandinum iuxta Stephanum montanum in signo gallo, 1543 (Parisiis : excudebat Ludouicus Grandinus, 1543 - 109, [2] p. ; 4° - Marca xil. sul front. (Mano che esce da una nuvola e porge una sfera armillare ad un uomo, mentre un altro uomo la spezza. Motto: In Domino confidere est bonum, quam confidere in homine, psalm. 117) - Segn.: A-O4 P2 - Impronta - x-n- t.s: t.t* NePA (3) 1543 (A) Stranamente il Servizio Bibliotecario Nazionale riconosce l'editore "Grandin, Louis" ma non l'autore appunto Beaucaire De Peguillon, Francois nell'unico esemplare al momento identificato in Biblioteca Palatina - Parma.
Aprosio però nella citazione della Grillaia menziona quest'opera di cui dimostra di avere discreta conoscenza riportadone anche alcuni versi: essa però non è reperibile alla
C. B. A. cosa che induce a pensare che il frate abbia letto in altra sede il tutto, registrandone alcune parti, oppure che, come era nei costumi epocali, ne sia stato edotto da qualche corrispondente (sempre che il tutto non sia da collegare alle dispersioni in cui attraverso i secoli è incorsa la biblioteca intemeli).



Anacreontis Teij odae Latinae factae ab Helia Andrea ad clariss. virum Petrum Montaureum, consiliarium, & bibliothecarium regium , Parisijs : apud Thomam Richardum, sub Bibliis aureis, e regione collegij Remensis, 1555 - Descrizione fisica: 24 c. ; 4° - Raccolta di liriche greche scritte ad imitazione di Anacreonte in varie epoche, forse fino al X sec - Marca (S783) sul front - Cors. ; rom. - Segn.: A-F4 - Iniziale xil. - Numeri: Impronta - ueat m.e. amem MeFu (3) 1555 (A) - Marca editoriale: Due mani tengono un caduceo coronato (con due serpenti attorcigliati), due fiori e quattro spighe. Iniziali TR. In cornice (R980 - S783) - Nomi: Andre , Elie [filologo francese nativo di Bordeaux, vissuto nel XVI secolo] - [Editore] Richard, Thomas - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Gaza, Theodorus [ca. 1400-ca. 1475], Theodori Gazae Liber quartus, De constructione partium orationis, conuersione & explanatione Heliae Andreae Burdigalensis illustratus , Lutetiae : apud Vascosanum via Iacobaea ad insigne Fontis, 1551 - 12, 212 p. ; 4° - Testo in greco e latino - Cors. ; gr. ; rom. - Segn.: 2a6A-2B42C6 - Iniziali xil. - Impronta - a-m, t.L. *.** dePR (3) 1551 (R) - Nomi: Gaza, Theodorus Andre , Elie - Vascosan, Michel - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: BO0098 - Biblioteca universitaria di Bologna - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Anacreon, Le ode di Anacreonte con la versione in versi latini parte di Errigo Stefano e parte di Elia Andrea posta a riscontro del testo, e corredate inoltre di due italiane traduzioni fatte similmente in versi una da Paolo Rolli e l'altra dall'ab. Regnier Des Marais , In Perugia : dai torchi di Carlo Baduel, 1791 - 2, XXII, 166 i.e. 266, 4 p., 1 c. di tav. : ritr. ; 8o - Antip. con ritr. dell'A. - Le pagine 108-166 sono ripetute nella numerazione - Segn.: ast!12 \a!4 b-o4 p-z8 2a6 chi1 - Impronta - o-ra V.ia a.*, **** (3) 1791 (R) - Nomi: Anacreon - Andre , Elie - Rolli, Paolo - Estienne, Henri - Regnier Desmarais, Francois Seraphin - [Editore] Baduel, Carlo - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat, grc., ital. - - Localizzazioni: Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca comunale Aurelio Saffi - Forli' - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca del Convento San Giacomo alla Lungara - Roma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - Biblioteca internazionale La Vigna - Vicenza



Pierio Valeriano (Giovan Pietro dalle Fosse): nato a Belluno nel 1477 e morto a Padova nel 1558. Studiò da giovane a Venezia presso lo zio Urbano Bolzanio, uomo di grande cultura che influenzerà profondamente il nipote, introducendolo per altro nella cerchia di Aldo Manuzio; prese in seguito lezioni di eloquenza da Marcantonio Sebellico che lo soprannominò Pierio dalle Pieridi, e di latino e greco da Giorgio Valla, traduttore tra le altre cose di Orapollo. Giunto a Roma Valeriano viene protetto dal cardinale Egidio da Viterbo per entrare a far parte, dopo il 1513, della cerchia di umanisti favoriti da Leone X (era stato insegnante di greco di Giovanni de’ Medici lo zio Urbano) e ricevere incarichi importanti quali la cattedra d’eloquenza al Collegio Romano; divenuto protonotario apostolico e beneficiario di un canonicato a Belluno, Valeriano prese i voti ed abbandonò la poesia elegiaca ed amorosa. Dopo il sacco del 1527 è costretto a fuggire prima a Bologna, ospite di Achille Bocchi, poi a Ferrara di Celio Calcagnini, infine si stabilisce fino alla morte a Padova. L’opera più importante è senza dubbio il monumentale compendio degli Hieroglyphica, sive de sacris Aegyptiorum alaiarumque gentium litteris commentariorum libri LVIII , sessanta libri (in seguito all’aggiunta di due da parte di Celio Agostino Curione) dedicati ciascuno ad una immagine tratta dal mondo vegetale, animale, umano ecc. e dedicati a influenti membri della cultura umanistica del tempo (Achille Bocchi, Paolo Giovio, Girolamo Fracastoro, Celio Calcagnini, Giorgio Valla, Jacopo Sadoleto, Egidio da Viterbo, Romolo Amaseo, Vittoria Colonna, Reginald Pole, Antonio Agustin etc.), con un ricorso a fonti greche e latine di cui vengono citati quattrocentotrentacinque autori. L’opera vide ben trentaquattro riedizioni e conobbe una grandissima influenza soprattutto su mitografi successivi e redattori di programmi iconografici o imprese. I modelli letterari a cui l’autore si rifà sono naturalmente i geroglifici di Orapollo, ma anche gli emblemi di Alciato e l’Hypnerotomachia Poliphili, mentre il repertorio a cui attinge, allo scopo di creare un microcosmo di simboli capace di sintetizzare le innumerevoli varianti del rapporto immagini e idee, forme e concetti, è assai più vasto e comprende non soltanto geroglifici ed emblemi, ma anche e soprattutto elementi tratti dal mito classico, greco - latino così come la cabala, l’ermetismo fino ad un sincretismo che abbraccia anche la religione cristiana. [Caterina Volpi]



Muntzer Valentin: note biobliografiche a pagina 549 de Hofmann, Johann Jacob (1635-1706), Lexicon Universale, Historiam Sacram Et Profanam Omnis aevi, omniumque Gentium; Chronologiam Ad Haec Usque Tempora; Geographiam Et Veteris Et Novi Orbis; Principum Per Omnes Terras Familiarum [...] Genealogiam; Tum Mythologiam, Ritus, Caerimonias, Omnemque Veterum Antiquitatem [...]; Virorum [...] Celebrium Enarrationem [...]; Praeterea Animalium, Plantarum, Metallorum, Lapidum, Gemmarum, Nomina, Naturas, Vires Explanans. - Editio Absolutissima [...] Auctior [...], Leida: Jacob. Hackius, Cornel. Boutesteyn, Petr. Vander Aa, & Jord. Luchtmans, 1698.



Guazzo, Marco: sue opere registrate secondo l'SBN italiano:
Appiano Alessandrino Delle guerre ciuili de Romani. Tradotto da messer Alessandro Braccese firentino. Reuisto & corretto nuouamente per Marco Guazzo, (In Vineggia : per Giouanantonio & i fratelli da Sabio, 1528).
Guazzo, Marco, Astolfo borioso, Venezia : Guglielmo da Fontaneto, 1532.
Guazzo, Marco, Astolfo Borioso, che segue alla morte di Ruggiero, di tante, & cosi varie materie tessuto, & con tali magnanime prodezze di cauallieri adornato, che non e ad altro libro di simili materie inferiore. Non senza conformarsi anchora con la profondissima historia del diuino Ariosto in condurre ad effetto molte degne imprese. Aggiuntoui tai allegorie ad ogni canto, che danno spresso inditio, come puo l%60huomo prudente da ogni libro, quantunque fauoloso, trare profitto alla virtu. Per messer Marco Guazzo nouamente composto, & dato in luce, In Venetia : a San Luca al Segno della Cognitione : [Paolo Gherardo], 1549 (In Vinegia : per Comin da Trino di Monferrato, 1549).
Guazzo, Marco, Astolfo borioso di messer Marco Guazzo, (Impresso in Venetia : per Nicolo d' Aristotile ferrarese detto il Zoppino, 1539).
Guazzo, Marco, Belisardo fratello del conte Orlando del strenuo milite Marco di Guazzi mantuano., 1534 (Stampata in Venetia : per Alouixius de Tortis venetiano, 1533. Adi xxiiii. Zenaro).
Guazzo, Marco, Belisardo fratello del conte Orlando del strenuo milite Marco di Guazzi mantuano, (In Venetia : per Nicolo de Aristotile de Ferrara detto Zoppino, 1525 adi XVIII agosto).
Guazzo, Marco, Comedia de Marco di Guazzi mantuano intitulata errori damore, (Stampato nella inclita citta di Venetia : per Nicolo Zopino de Aristotile de Ferrara, del 1525 adi IIII de aprile).
Guazzo, Marco, Comedia di Marco Guazzo intitolata Errori d'amore. Nuouamente per l'autor corretta, 1528 (Stampata in Vineggia : per Nicolo di Aristotele detto Zoppino, 1528).
Guazzo, Marco, Comedia di Marco Guazzo intitolata Errori damore [!]. Nuouamente stampata con agionta, et per lautor correta, 1526 (In Venetia : a San Moyse nelle case noue Iustiniane per Francesco Bindoni, & Mapheo Pasyni compagni, nel anno 1526 del mese di magio).
Guazzo, Marco, Compendio di Marco Guazzo de le guerre di Mahometto gran Turco fatte con venetiani, con il re di Persia, & con il re di Napoli, & quelle di suo figliuolo Baiasit fatte co'l voiuoda de la Valachia, & con il soldan del Cairo, In Venetia : per Bartholomeo detto l'Imperadore, et Francesco suo genero, 1552.
Guazzo, Marco, Cronica ... , In Venetia : appresso Franc. Bindoni, 1563.
Guazzo, Marco, Cronica di m. Marco Guazzo. Ne la quale ordinatamente contiensi l'essere de gli huomini illustri antiqui, & moderni, le cose, & i fatti di eterna memoria degni, occorsi dal principio del mondo fino a questi nostri tempi, In Venetia : appresso Francesco Bindoni, 1553 (In Venetia : appresso Francesco Bindoni, 1553).
Guazzo, Marco, Di Astolfo borioso. La seconda parte di Marco Guazzo, [Venezia] : per Nicolo d'Aristotile detto Zoppino, del mese di agosto 1533.
Guazzo, Marco, Historie di m. Marco Guazzo de le cose degne di memoria, cosi in mare come in terra nel mondo successe del MDXXIIII sino a l'anno MDLII. Nuouamente reuiste, et con somma diligenza corrette aggiunte, e ristampate, In Vinetia : appresso Gabriel Giolito di Ferrarij e fratelli, 1552 (In Vinegia : appresso Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli, 1552).
Guazzo, Marco, Historie di m. Marco Guazzo di tutti i fatti degni di memoria nel mondo successi dal MDXXIIII sino a l'anno MDXLIX. Nouamente reuiste & con somma diligenza corrette & in più luoghi emendate, con la tauola di tutto quello, che si contiene ne l%60opera, In Vinetia : appresso Gabriel Giolito Di Ferrari, 1549 ( In Vinegia : appresso Gabriel Giolito di Ferrari, 1549).
Guazzo, Marco, Historie di m.Marco Guazzo di tutti i fatti degni di memoria nel mondo successi dell'anno MDXXIIII sino a questo presente. Con molte cose novamente giunte in piu luoghi de l'opera, & nel fine, che ne l'altre non erano nouamente & con diligenza ristampate, In Vinegia : appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1546. (In Vinegia : appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1546).
Guazzo, Marco, Historie di Marco Guazzo di tutte le cose degne di memoria nel mondo per terra et per acqua successe, qual hanno principio l'anno MDIX oue se conteneno otto giornate o vero fatti d'armi, oltra le grosse scaramuzze, opera noua con la sua tauola nouamente, & non più stampata, In Venetia : al signo di San Bernardino, 1548 (In Vinegia : per Comin da Trino di Monferrato, 1548).
Guazzo, Marco, Historie di messer Marco Guazzo oue se conteneno le guerre di Mahometto imperatore de' Turchi con la Signoria di Venezia, In Venetia : al segno de la Croce, 1545 (In Venetia : per Bernardino Bindoni milanese, 1545).
Guazzo, Marco, Historie di messer Marco Guazzo oue se contengono la uenuta, & partita d' Italia di Carlo ottauo re di Franza, & come acquistò, & lasciò il regno di Napoli, & tutte le cose in quei tempi in mare,& in terra successe, con le ragioni qual dicono francesi hauer la corona di Franza nel regno di Napoli, & nel ducato di Milano. Opera nuoua, nuouamente & non più stampata, In Venetia : all'insegna di S. Bernardino, 1547 (Imsresso [!] in Venetia : alla insegna di S. Bernardino, 1547).
, Historie di tutte le cose degne di memoria quai del anno MDXXIIII fino questo presente sono occorse nella Italia, nella Prouenza, nella Franza, nella Picardia, nella Fiandra, nella Normandia, nel regno di Campagna, nel regno d'Artois, nella Inghilterra, nella Spagna, nella Barbaria, nella Elemagna, nella Vngaria, nella Boemia nella Panonnia, nella Germania nella Dalmatia, nella Macedonia, nella Morea, nella Turchia, nella Persia, nella India, et altri luoghi, col nome di molti & la tauola ristampate & corrette, In Venetia : al segno della croce, 1544 (In Vinegia : per Comin da Trino di Monferrato, 1544).



Westhov, Willich <1577-1643>, Arbuscula Parnassia tres ramos explicans, 1. Emblemata Willichii Westovii de Westhofen ... 2. Militiam hominis christiani carmine heroico a Ric. B. accurate descriptam. 3. Epigrammata Sigismundi Durfeldii, quibus elogium Germaniae in prosa annexum est. ... , Rostochii : apud Joh. Hallervord. bibliop., 1619 - 2 pt. (24; 48 c.) ; 12 - Tit. della pt. 2: Parergon Rostochiense. ... Rostochii: Typis Ioachimi Pedani, sumptibus Joh. Hallervordei, 1619 - Segn.: A-B\1"; A-D\1" - Impronta - I.** t:ho X.*. DaAl (C) 1619 (A) - Impronta - o.us t.nt u.m, chCu (C) 1619 (A) - [Pubblicato con] Sigismundi Durfeldi Hala-Saxonis Parergon Rostochiense, exhibens Epigrammata, operis succisibis, ... & Elogium Germaniae - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino



Maffeo Vegio: nacque a Lodi nel 1407 da famiglia benestante di origine bergamasca. Studiò diritto a Milano e Pavia. Ma la sua vera passione erano il latino, i classici, i poemi di Virgilio. Gli interessi di Vegio spaziavano anche, oltre alla cultura umanistica, all’archeologia, alla filologia, alla pedagogia e alla religione. Infatti, in età matura, decise di farsi prete. L’arrivo a Pavia di Lorenzo Valla, umanista di fama nazionale, fu determinante nella formazione culturale di Vegio che nel 1436 entrò a far parte della Curia pontificia quale Datario e scrittore dei “Brevi” di Papa Eugenio IV (1431 - 1447). Divenuto Canonico in San Pietro conservò il suo incarico in Curia anche con Papa Nicolò V e col suo successore Callisto III. Vegio scriveva in latino e le sue opere giovanili risentivano dell’entusiasmo per gli antichi maestri della poesia e della prosa. Tra queste ricordiamo un supplemento all’Eneide dal titolo “Libri duodecimi Aeneidos supplementum”; un poemetto “Pompeiana”, il carme “De hirundine”, il poemetto epico “Astyanax” ed una serie di epigrammi raccolti sotto il titolo di “Rusticalia”. Infine nell’ultimo periodo dei suoi studi pavesi scrisse un’opera filosofica dal titolo “De verborum significatione”. Trasferitosi a Roma, il contatto e la lettura dei testi dei Padri della Chiesa, in particolar modo di Agostino, fece sì che l’umanesimo di Maffeo Vegio si arricchisse della fede e della cultura cristiana. Scrisse allora la “Antoniade” sulla vita di Sant’Antonio Abate, un libro su Celestino V ed in particolare una vita di Santa Monica in tre libri. Il capolavoro di Vegio autore cristiano fu la vita di S. Bernardino da Siena. Nel 1448 diede alle stampe il trattato in sei volumi “De liberorum educatione” che gli permise di avere un posto importante nella storia della pedagogia. Maffeo Vegio morì a Roma nel 1458 e venne sepolto nella chiesa di S. Agostino.



Ryd, Valerius Anselmus = Raid, Valerio Anselmo <1475-ca. 1547> - Cronista svizzero, di origine tedesca. Vissuto tra il 1475 e il 1547 circa - Nome su edizioni: Valerio Anselmo Raid - Raid, Valerio Anselmo - Ryd, Valerius Anselmus
Ryd, Valerius Anselmus, Catalogus annorum et principum geminus ab homine condito, usque in praesentem, a nato Christo, millesimum quingentesimum & quadragesimum annum deductus & continuatus, per D. Valerium Anselmum Ryd , Berna : ex magnifica Helvetiorum vrbe, 1540 (Bernae Helveticae : per Mathiam Apiarium, 1540) - 6,LXVIII c. : ill ; fol - Marche diverse sul front. e in fine - Segn.: *6 a-k6 l8 - Impronta - ios, a.m, 5.r. nete (3) 1540 (R) - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
Ryd, Valerius Anselmus, Catalogus annorum et principum siue monarcharum mundi geminus plerisque in locis obscurioribus illustratus & in caelebrioribus locupletatus atque a mendis, recognitione diligenti repurgatus, cum accessione multorum aliorum quae in priori aeditione non continebantur, quemadmodum suis locis toto libro uidere licebit, ab homine condito, usque in praesentem, a nato Christo, millesimum quingentesimum & quinquagesimum annum deductus & continuatus per D. Valerium Anselmum Ryd, Ex magnifica Heluetiorum vrbe Berna, 1550 - 6, XCIX c. : ill. ; fol. - Forme contratte nel tit. - Il nome dell'ed. Matthias Apiarius si ricava dalla marca xilogr. sul front. e in fine - Segn.: A-Q6 R4 S6(-S6) - Ill. xilogr. - Iniz. xilogr - Impronta - s,it e.i- ste- maRo (3) 1550 (R) - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca nazionale universitaria - Torino



Ricchieri, Lodovico: Umanista, nato a Rovigo nel 1469 e ivi morto nel 1525. Utilizzò come pseudonimi: Celio Rodigino e Lucius Caecilius Minutianus Apuleius - Nome su edizioni: Coelius Rhodiginus; Rhodiginus; Lodouicus Caelius Rhodiginus; Ludouicus Coelius Rhodiginus; Lodouicus Coelius; Ludouicus Caelius; Ludouicus Caelius Rhodiginus. Vedi Melzi, Gaetano, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all`Italia.



Gasser, Achilles Pirminius: Medico tedesco, nato a Lindau nel 1505, morto ad Augsburg nel 1577. Fu storico, uomo di stato e cronista cittadino di Augusta - Nome su edizioni: Achilles P. Gasserus; Achilles P. Gassarus.



Johannes Lucydus: Sacerdote erudito e matematico, forse francese del XVI secolo - Nome su edizioni: Ioannes Lucidus Samotheus, Lucidus, Joannes, Lucido, Giovanni detto il Samoteo, Lucide, Jean - Vedi Indice biografico italiano. A cura di Tommaso Nappo, Paolo Noto. 3. ed. corr. ed ampliata.
Lo si trova
citato in Hofmann, Johann Jacob (1635-1706), Lexicon Universale, Historiam Sacram Et Profanam Omnis aevi, omniumque Gentium; Chronologiam Ad Haec Usque Tempora; Geographiam Et Veteris Et Novi Orbis; Principum Per Omnes Terras Familiarum [...] Genealogiam; Tum Mythologiam, Ritus, Caerimonias, Omnemque Veterum Antiquitatem [...]; Virorum [...] Celebrium Enarrationem [...]; Praeterea Animalium, Plantarum, Metallorum, Lapidum, Gemmarum, Nomina, Naturas, Vires Explanans. - Editio Absolutissima [...] Auctior [...], Leiden: Jacob. Hackius, Cornel. Boutesteyn, Petr. Vander Aa, & Jord. Luchtmans, 1698.



PAULUS CONSTANTINUS PHRYGIO: se ne può leggere vita e opere in Adam, Melchior, Vitae Germanorum Theologorum qui superiori seculo Ecclesiam Christi ... propagarunt ..., Frankfurt

: Jonas Rosa; Heidelberg: Johannes Georgius Geyder, Acad. Typogr. 1620. - [28], 880, [40] S., [4] Bl.: Ill. 8°



Jacovacci, Domenico Giureconsulto canonista. Nato a Roma da famiglia nobile probabilmente nel 1444, morto nel 1527. Fu vicario del pontefice, uditore di Rota, rettore dell'università di Roma nel 1505, cardinale dal 1517 - Nome su edizioni: Dominicus Iacobatius, Jacovacci, Domenico, Iacovacci, Domenico, Jacobacci, Domenico, Iacobatius, Dominicus, Jacobatius, Dominicus, Jacobacius, Domin..



Un autore già citato dall'Aprosio nel suo Scudo di Rinaldo è l'erudito tedesco Camerarius, Philippus [Operae horarum subcisiuarum, siue Meditationes historicae: continentes accuratum delectum memorabilium historiarum, & rerum ... Centuria prima (-tertia). Vna cum Indice locupletissimo. Philippo Camerario ... auctore, Francofurti : typis Ioannis Saurij : impensis Petri Kopffij, 1602-1609 - 3 v. ; 4o - Cfr. Catalogue of books printed in the German speaking countries, I, A168, 170, 172 - Localizzazioni: Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino ]: il frate intemelio ne utilizza verismilmente quale fonte documentaria il capitolo IX dell'opera in cui compare citato questo Bernardus Girardus storico francese.



Enrico Cornelio Agrippa von Nettesheim nacque a Colonia nel 1486 e visse una vita errabonda, che lo portò a girare tutta l'Europa, a causa delle continue denuncie di magia ed eresia che lo perseguitavano. Conclusi gli studi umanistici, si interessò di astrologia; recatosi alla corte di Margherita d'Austria, dovette fuggire per i potenti nemici che si era fatto per il suo carattere battagliero e la sua lingua pungente. Andò a Parigi, a Londra, a Venezia, sbarcando a fatica il lunario con l'insegnamento di teologia. Morì a Grenoble nel 1536, in estrema povertà.
Il De occulta philosophia è l'opera principale di Agrippa, pubblicata in tre libri nel 1533; una sintesi di alchimia, cabala, magia e filosofia naturale, in cui il mago viene definito "uomo saggio, sacerdote e profeta, non individuo superstizioso e demoniaco", in quanto studioso di magia, una scienza sperimentale i cui fenomeni non sono affatto trascendenti.
Chi li provoca, infatti, lo fa applicando leggi naturali di cui ha la conoscenza; quindi la magia non è altro che la scienza integrale della natura ed i suoi presunti prodigi sono il risultato della esplicazione delle forze naturali, miracoli in senso etimologico, cioè cose degne di essere mirate.
Si ritiene che Il Libro del Comando sia stato scritto come appendice del De occulta philosophia: un quarto libro, aggiunto successivamente ai tre precedenti dall'autore stesso, con le funzioni di riepilogo generale delle varie operazioni magiche necessarie per evocare gli Spiriti.
Alcuni critici, invece, lo giudicano un falso, un'aggiunta spuria al testo della Philosophia, scritta dopo la morte del suo autore.
In ogni caso il Libro del Comando ne è la continuazione ideale.
Dopo una breve premessa, in cui l'autore avverte dell'importanza e della segretezza delle formule in esso contenute, il testo elenca i modi per conoscere nome e caratteri degli Spiriti, sia benigni che maligni.
Vengono illustrate le modalità per costruire talismani e pentacoli, per consacrare gli strumenti magici, per invocare gli Spiriti Benigni, evocare quelli Maligni ed ottenere responsi e rivelazioni.
Ecco uno stralcio de Il libro del Comando di Enrico Cornelio Agrippa (pag. 43-44), edizioni Mediterranee, 1977, Roma: "Ora tratteremo dei sacri pentacoli e dei sigilli. I pentacoli si possono definire dei segni sacri che ci salvano dagli eventi cattivi e ci aiutano ad imprigionare e annientare i demoni malefici, nonché ad attirare e conciliarci gli Spiriti Benigni. I pentacoli sono formati con i caratteri ed i nomi degli Spiriti Benigni di ordine superiore, ovvero con disegni adatti di lettere sia consacrate che rivelate, o con versetti adeguati alle circostanze e figure geometriche, oppure con i sacri nomi di Dio, tracciati (come ritengono molti) al contrario, o da tutte queste cose, o, infine, dalla maggior parte di esse riunite insieme. I caratteri che servono a tracciare i pentacoli sono quelli degli Spiriti Benigni; in genere di quelli del primo e secondo ordine, talvolta anche del terzo. Servono anche quel genere di caratteri che si sogliono definire sacri. Qualunque sia il carattere scelto, va circondato di un duplice circolo, nel quale viene inscritto il nome del suo angelo. La figura sarà di maggiore efficacia se vi si aggiungerà qualche nome divino del suo Spirito, che si addica alla funzione che si vuole esso compia. Lo si potrà anche circondare con qualche figura geometrica, con i vertici di numero appropriato. I disegni sacri che costituiscono i pentacoli sono gli stessi che vengono tramandati nei Libri Sacri e Profetici, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, come ad esempio la figura del serpente sospeso ad una croce, e simili che si trovano in abbondanza nelle visioni dei profeti, come Isaia, Daniele, Esdra ed altri, nonché nel testo dell'Apocalisse di San Giovanni" (da I CLASSICI DELLA MAGIA Alla riscoperta dei più famosi autori di opere magiche ed esoteriche CORNELIO AGRIPPA, di Pinuccia Cardullo ).



Gigas, Hermann (Martino Minorita) = sue opere individuate sulla base dell'SBN italiano:
Gigas, Hermann, Hermanni Gygantis ... Flores temporum, seu Chronicon universale, ab orbe condito ad annum Christi 1349. Et abhinc ad annum 1513 continuatum a Michaele Eysenhart... Ex ipso hujus MSto autographo editum, et praemisso ... glossario latinitatis ferreae a Joh. Gerhardo Meuschenio .., Lugduni Batavorum : apud Philippum Bonk, 1750 - 74, 163, 1 p. ; 4 - Segn.: *-3*4 4*2 +-5+4 6+4 (-6+4) A-V4 X2 - Impronta - M.MO ima- let. qucu (3) 1750 (R) - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Marciana - Venezia



Maffei, Raffaele Volterrano : Umanista di cui si può vedere qui un autografo manoscritto. Nato a Volterra nel 1451, morto nel 1522. Studiò a Roma filosofia e teologia e apprese la lingua greca da Giorgio di Trebisonda - Nome su edizioni: Raphael Volaterranus; Rafael Volaterrano; Maffei, Raffaele; Maffei, Raffaele/Raffaello; Maffei, Raffaello; Maffeius, Raphael.



Stella, Giovanni Battista sacerdote di Venezia, operante tra XVI e XVII sec. - Sue opere individuate secondo l'SBN italiano:
Stella, Giovanni Battista , Ad Sixtum 5. pont. max. in eius coronationis festum diem. Ioannis Baptistae Stellae Carmen, Romae : apud Sanctium, 1588 - 8 p. ; 4o. - Cors. ; rom. - Iniziale e fregio xil. - Segn.: A4 - Stemma di Sisto V. sul front. - Impronta - t.do eses a.um emum (C) 1588 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Stella, Giovanni Battista , Johannis Stellae ... Opus de vitis ac gestis summorum Pontificum, ad Iulium 2. Pontificem deductum. Fideliter a litera ad literam denuo impressum, secundum exemplar anno 1507 Basilae editum , [s.l. : s.n.], 1650 - [2], 286 p. ; 12 - Nel tit. 1507 espresso M.D.VII - Segn.: [pigreco]1 A-M12 - M12 bianca - Impronta - a-s- osm- I.e- ApVi (3) 1650 (R) - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca civica Attilio Hortis - Trieste
Nauclerus, Johannes (Johannes Vergenhans), nato nel 1425, morto il 5 gennaio 1510 a Tubinga, fu erudito, letterato e soprattutto storico: si recò in Italia ed ebbe contatti con papa Pio II a Mantova nel 1459.
Secondo l'SBN in Italia si sono individuate queste sue opere:
Nauclerus, Iohannes, Chronica d. Ioannis Naucleri praepositi Tubingensis, succinctim compraehendentia res memorabiles seculorum omnium ac gentium, ab initio mundi vsque ad annum Christi nati 1500. ... nouo insuper adiecto Indice, emendatius ac elegantius quam vnquam antehac excusa. ... Supplementa porro... rerum gestarum ad haec vsque tempora... hac editione consulto sunt praetermissa, Coloniae : apud Geruinum Calenium, & haeredes Iohannis Quentel, 1579 - [40], 1122, [2] p ; 2o. Il nome del curatore Johannes Reuchlin dalla prefazione - Cors ; rom. ; gr. ; - Segn.: a6 b-c4 d6 A-4Z6 - Iniz. e fregi xil. ornati. - Impronta - ueu- o-ue uone c*mu (3) 1579 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma - - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Nauclerus, Iohannes, Chronica D. Ioannis Naucleri praepositi tubingensis succinctim comprehendentia res memorabiles seculorum omnium ac gentium ab initio mundi usque ad annum Christi 1400 ..., Coloniae Agrippinae : apun Ioannem Vuilhelmum Friessem iuniorem, 1675 - 20, 1122, 2 p. ; 35 c - Sul front.: incis. - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca della Società napoletana di storia patria - Napoli
Nauclerus, Iohannes, Tomus primus [-secundus] Chronicon d. Iohannis Naucleri praepositi Tubingensis, succinctim compraehendentium res memorabiles seculorum omnium ac gentium, ab initio mundi vsque ad annum Christi nati 1500. ..., Coloniae : apud haeredes Iohannis Quentel & Geruuinum Calenium, 1564 - 2 v. ; fol - Marca sul front. - Fregi e iniziali xilogr. - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Universitaria - Genova - Biblioteca universitaria di Sassari Biblioteca nazionale universitaria - Torino



Krantz (o Crantz), Albert : (circa 1450-1517), storico tedesco, nativo di Amburgo. Ha studiato legge, teologia e storia a Rostock e Colonia e dopo avere viaggiato per l' Europa occidentale e meridionale è stato nominato professore, dapprima di filosofia e poi di teologia, nell'università di Rostock, di cui divenne rettore nel 1482. Dal 1493 fu ad Amburgo come teologo, predicatore, canonico e prebendario della cattedrale. Dal senato di Amburgo fu impiegato in più di una missione diplomatica all'estero e nel 1500 fu scelto dal re di Danimarca e dal duca d' Holstein come arbitro di una loro disputa in merito alla provincia di Dithmarschen. Come decano del capitolo della cattedrale (dal 1508) Krantz si applicò con zelo alla riforma contro gli abusi ecclesiastici e la corruzione del clero. Morì il 7 dicembre 1517. Fu autore di varie opere storiche caratterizzate da ricerca di imparzialità e notevole capacità di indagine: la principale è una storia dei regni di Danimarca, Svezia e Norvegia (Strasburgo, 1546).



Johannes Trithemius donde Tritemio, Giovanni nomi latinizzati ed italianizzati dell'umanista e teologo tedesco Johannes von Heidenberg, detto Tritheim (Trittenheim, Treviri,1462 - Würzburg1516), che fu autore certamente noto all'Aprosio, letto e pur citato nonostante qualche preoccupazione dell'agostiniano intemelio per la di lui fama di mago.
Fuggito di casa a 17 anni, a 20 entrò nel convento benedettino di Sponheim di cui divenne abate nel 1483. Fondò una famosa biblioteca, passata alla Vaticana nel 1623. Nel 1505 fu abate a Würzburg. Fu attratto dalla crittografia, dalla poligrafia [una spiegazione della sua discussa Steganografia fu data dal benedettino spagnolo Feijoo nel suo Teatro Critico tomo II precisamente laddove nel Ragionamento V parla dell' Uso della Magia] dall'alchimia e dalla ricerca della pietra filosofale, da lui definita l'anima del mondo (spiritus mundi). Esercitò influsso su Paracelso e su Agrippa, al quale suggerì di non svelare i segreti ai profani. Le sue opere principali trattano di teologia e di storia e forniscono insegnamenti religiosi, ma nel suo libro sulle Sette seconde cause, che si occupa di angelologia, i moderni occultisti hanno voluto vedere qualcosa di magico anziché una interpretazione metafisica; in questo testo Tritemio pone i setti supremi angeli in rapporto con i sette pianeti e stabilisce che ognuno di essi ha governato, governa e governerà a turno il mondo. [GASTONE VENTURA in "NOVA - UTET"]
Secondo l'SBN in Italia nelle biblioteche pubbliche si trovano:
Trithemius, Iohannes, Dn. Iohannis Tritthemii abbatis Spanheimensis, De scriptoribus ecclesiasticis, siue per scripta illustribus in Ecclesia viris, cum appendicibus duabus eorum qui vel a Tritthemio animaduersi non fuere, vel seculo interim nostro scriptis suis quammaxime claruerunt, aut clarent adhuc, liber vnus: ... Appendicum istarum prior nata est nuper in Gallijs: posterior nunc recens additur, authore Balthazaro Werlino Colmarien. Cum indice fidelissimo, vnde prima statim fronte huius editionis..., Coloniae: Quentel, Peter, mense Martio 154?
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii, abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum Caesarem. Accessit clauis polygraphiae liber vnus, eodem authore. Continetur autem his libris ratio, ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, ... Per virum eruditiss. D. Adolphum a Glauburg, patricium Francofortensem Coloniae: Birckmann, Johann & Richwin, Werner, 1564
Trithemius, Iohannes, Liber de triplici regione claustralium & spirituali exercicio monachorum: omnibus religiosis non minus vtilis quam necessarius. Iohanne. Tritemio abbate spanhemense emendante opusculum, In parrisiorum lutetia: Bonnemere, Antoine Marnef, Geoffroy, 1507. die quarta
Trithemius, Iohannes, In Regulam d. Benedicti, r.d. Ioannis Trithemii abbatis Spanheimensis eiusdem ordinis, Commentarius, opera ac studio r.p. Henrici Sommalii, ... , ac indice copiosissimo aucto, Valencenis: Vervliet, Ioannes, 1608
Trithemius, Iohannes, Catalogus scriptorum ecclesiasticorum, siue illustrium virorum, cum appendice eorum qui nostro etiam seculo doctissimi claruere. Per venerabilem virum, dominum Iohannem a Trittenhem ... dissertissime conscriptus. In huius nobilissimi operis laudem, D. Sebastiani Brant epigrammata ..., Colonia - Coloniae: Quentel, Peter, 1531
Trithemius, Iohannes , Ioannis Trithemii Spanhemensis ... abbatis eruditissimi Opera pia et spiritualia quotquot vel olim typis expressa, vel m.ss. reperiri potuerunt; r.p. a Ioanne Busaeo Societatis Iesu ... redacta. Quoprum omnium elenchum proxima pagina exhibebit, Moguntiae: Albin, Johann, 1605
Trithemius, Iohannes, Curiositas regia. Octo quaestiones iucundissimae simul et vtilissimae, a Maximiliano 1. caesare Ioanni Trithemio abbati ordinis S. Benedicti propositae, & ab eodem pie & solide solutae. Quaestionum catalogum versa exhibet pagella, Duaci: Bellere, Balthazar
Trithemius, Iohannes , Joannis Trithemij Spanheimensis et postea divi Jacobi apud Herbipolim abbatis viri suo aevo doctissi Annalium Hirsaugiensium opus nunquam hactenus editum & ab eruditis semper desideratum complectens historiam Franciae et Germaniae gesta imperatorum, regum, principum, episcoporum, ... Tomus 1. -2.!, San Gallo: Monastero di San Gallo Schlegel, Johann Georg, 1690
Trithemius, Iohannes , Iohannis Tithemii Spanheimensis ... Primae - secundae. partis opera historica, quotquot hactenus reperiri potuerunt, omnia partim e vetustis fugientibusque editionibus reuocata ... Quorum catalogum auersa pagina exhibet. Ex bibliotheca Marquardi Freheri ..., Francofurti: Wechel, Andreas Erben <1581-1630> Marne, Claude : de <1.> & Aubry, Johann <1.> Erben
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ... Accessit clauis Poligraphiae liber unus, eodem authore. ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, eorum praesertim in quibus admirandi operis steganographiae principia latent, quae quidem ingeniosis occasionem praebent, longe maiora & subtiliora inueniendi. Per virum eruditissimum Adolphum a Glauburg ..., Francoforti: Cyriacus, Jacob, 1550
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritemii abbatis Sancti Iacobi apud Herbipolim, quondam vero Spanheimensis, Liber octo quaestionum ad Maximilianum Caesarem. 1 De fide et intellectu. 2 De fide necessaria ad salutem. 3 De Miraculis Infidelium. ..., Impressum Francoforti: Jacob, Cyriacus, 1550
Trithemius, Iohannes , Joannis Trithemii abbatis Peapolitani... Libri polygraphiae 6. Quibus praeter clauem et obseruationes Adolphi a Glauburg patricij Francofurtensis accessit nouiter eiusdem autoris Libellus de septem secundeis seu intelligentijs orbes post Deum mouentibus. Opus recondissimae scientiae, in quo & Steganographiae principia latent, & methodus tam in docendo quam discendo ingeniosis ostenditur vtilissima & prorsus admirabilis, Argentorati: Zetzner, Lazarus, 1613
Trithemius, Iohannes , Johannis Trithemii Spanheimensis ... Primae - secundae partis Opera historica quot quot hactenus reperiri potuerunt, omnia: partim e vetustis fugientibusque editionibus reuocata & ad fidem archetyporum castigata, castigata partim ex manuscriptis nunc primum edita ... cum indice copiosissimo, Francofurti: Wechel, Andreas Erben <1581-1630> Marne, Claude : de <1.> & Aubry, Johann <1.> Erben, 1601
Trithemius, Johannnes, Joannis de Trittenhem abbatis Spanhemensis ... Liber lugubris de statu et ruina monastici ordinis omnibus religiosis ac devotis viris non minus utilis quam iucundus, 1739
Trithemius, Iohannes, De scriptoribus ecclesiasticis Disertissimi viri Iohannis de Trittenhem abbatis Spanhemensis De scriptoribus ecclesiasticis collectanea: additis nonnullorum ex recentioribus vitis ..., Venundatur Parrhisiusvbi impressus est: Petit, Jean Rembolt, Berthold
Trithemius, Iohannes, 2: Iohannis Trithemii ... Secundae partis chronica insignia duo. 1. Coenobii Hirsaugiensis, dioecesis Spirensis: eius fundationem, & progressum ... 2. Coenobii Spanheimensis, dioecesis Moguntinensis: eius fundationem ... Accedunt Epistolae eiusdem familiares ..., Francofurti - 1601
Trithemius, Iohannes , Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum Caesarem, Impressum ductu Ioannis Haselberg de Aia bibliopolae: Petri, Adam Furter, Michael Haselberg, Hans
Trithemius, Iohannes, D. Ioannis Trithemii abbatis ordinis S. Benedicti De laudibus Carmelitanae religionis liber. ...Centesimo post anno diligenter recognitus breuique apologia defensus per R.P. Petrum Lucium Belgam, carmel. Bruxellensem sacrae theologiae professorem, Florentiae: Marescotti, Giorgio, 1593
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis Spanheymensis De septem secundeis, id est, intelligentijs, siue spiritibus orbes post Deum mouentibus, reconditissimae scientiae & eruditionis libellus, ... Adiectae sunt aliquot epistolae ex opere epistolarum Io. Tritemij vtilissimae, Coloniae: Birckmann, Johann, 1567
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii, abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum I. Caesarem. Accessit Clauis Polygraphiae liber vnus, eodem authore. ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, eorum praesertim in quibus admirandi operis Steganographiae principia latent, quae quidem ingeniosis occasionem praebent, longe maiora & subtiliora inueniendi. Per virum eruditissimum D. Adolphum a Glauburg, patricium Francofortensem, Coloniae: Birckmann, Johann & Baum, Theodor, 1571
Trithemius, Iohannes , Liber de triplici regione claustralium et spirituali exercitio monachorum omnibus religiosis non minus utilis quam necessarius. Ioanne Tritemio abbate Spanhemense emendante opusculum, 1739
Trithemius, Iohannes , Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani... Libri polygraphiae 6. Quibus praeter clauem et obseruationes Adolphi a Glauburg patricij Francofurtensis accessit nouiter eiusdem autoris Libellus de septem secundeis seu intelligentijs orbes post Deum mouentibus. Opus recondissimae scientiae, in quo & Steganographiae principia latent, & methodus tam in docendo quam discendo ingeniosis ostenditur vtilissima & prorsus admirabilis, Argentinae: Zetzner, Lazarus, 1600
Trithemius, Iohannes , Polygraphie, et vniuerselle escriture cabalistique de M. I. Tritheme abbe, traduicte par Gabriel de Collange, natif de Tours en Auuergne, A Paris: Kerver, Jacques, 1561
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis spanhemensis Epistolarum familiarium libri duo ad diuersos Germaniae principes, episcopos, ac eruditione praestantes uiros, quorum catalogus subiectus est. ..., Haganoae: Brubach, Peter, 1536
Trithemius, Iohannes , Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa. Authore ... Joanne Trithemio, abbate Spanhaimensi ... Praefixa est huic operi sua clavis, seu vera introductio ab ipso authore concinnata ..., Francofurti: Saur, JohannBerner, Johann, 1608
Trithemius, Iohannes , 2: Clauis steganographiae Ioannis Trithemii abbatis Spanheimensis. Ad serenissimum principem Dn. Philippum, comitem Palatinum Rheni, ...Francoforte s. M., Impressum Darmbstadii: Hofmann, Balthasar, 1608
Trithemius, Iohannes , 3: Clauis generalis triplex in libros steganographicos Iohannis Trithemii abbatis Spanheimensis: ab ipso authore conscripta, et amatoribus huius artis ... communicanda, Darmbstadii: Hofmann, Balthasar, 1608
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritemii abbatis ordinis S. Benedicti Ad monachos dehortationes, Mediolani: Ghisolfi, Filippo, 1644
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis Spanheimensis, ... Sermonum ad monachos libri duo. Liber eiusdem Penthicus super ruina ordinis D. Benedicti nunquam antehac, quod nouerimus, impressus. Cum duplici indice vno a fronte, altero a tergo, Florentiae: Marescotti, Giorgio, 1577
Trithemius, Iohannes, Johannis Trithemii ... Steganographia quae hucusque a nemine intellecta, sed passim ut supposititia, perniciosa, magica & necromantica, rejecta, elusa, damnata & sententiam inquisitionis passa; nunc tandem vindicata reserata et illustrata vbi post vindicias Trithemii clarissime explicantur Coniurationes Spirituum ex Arabicis, Hebraicis, Chaldaicis & Graecis spirituum nominibus juxta ... concinnatae. Deinde solvuntur & exhibentur Artificia Nova Steganographica a Trithemio in literis ad Arnoldum Bostium & Polygraphia promissa ... Authore Wolfgango Ernesto Heidel, Wormatiense, Moguntiae: Zubrodt, Johann Peter, 1676
Trithemius, Iohannes, Chronicon insigne Monasterij Hirsaugiensis, ordinis S.Benedicti, per Ioannem Tritehemium abbatem Spanheimensem, virum sua aetate doctiss. conscriptum, ac diu hactenus a a multis desideratum, nunc uero primum in lucem editum. ... Accessit locuples rerum & uerborum in toto Opere memorabilium index, Basileae: Oporinus, Johann Kundig, Jakob
Trithemius, Iohannes, Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa; authore reuerendissimo et clarissimo viro, Ioanne Trithemio, ... Praefixa est huic operi sua clauis, seu vera introductio ab ipso authore concinnita; ..., Darmbstadij, 1621
Trithemius, Iohannes, Clauis stenographiae Ionnes Trithemij abbatis Spanheimensis, Francoforte, Impressum Darmbstadij , 1621
Trithemius, Iohannes, Clauis generalis triplex in libros stenographicos Iohannis Trithemii abbatis Spanheimensis: ab ipso authore conscripta, et amatoribus huius artis gratitudinem declaraturis & secreto retinentibus communicanda, Darmbstadii, 1621
Trithemius, Iohannes , Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa; authore reuerendissimo et clarissimo viro, Ioanne Trithemio, ... Praefixa est huic operi sua clauis, seu vera introductio ab ipso authore concinnata ..., Darmbstadij: Hofmann, BalthasarBerner, Johann, 1621
Trithemius, Iohannes, Compendium siue Breuiarium primi voluminis annalium siue historiarium, de origine regum & gentis Francorum, ... Ioannis Tritemii abbatis, Parisiis: Wechel, Chrestien, 1539
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritenhemii abbatis ... Liber octo questionum, quas illi dissoluendas proposuit Maximilianus Caesar. 1. De fide et intellectu. 2. De fide necessaria ad salutem. 3. De miraculis infedelium. 4. De scriptura sacra. 5. De reprobis atque maleficis ... Opusculum per quam utile ac iucundum, nunc primum typis excusum, Moguntiae: Albin, Johann, 1601



Sabellico, Marco Antonio: Umanista ed in particolare storico. Nato a Vicovaro (Roma) intorno al 1436 e morto a Venezia nel 1506, il suo vero nome fu Marcantonio Coccio - Nome su edizioni: Antonius Sabellicus; Marco Antonio Sabellico; Marcus Antonius Sabellicus; Marc'Antonio Sabellico; Marcus Antonius Coccius Sabellicus; Sabellicus



Foresti, Giacomo Filippo storico eremitano agostiniano. Nato a Solto (BG) nel 1434 da nobile famiglia, morto a Bergamo nel 1520 circa.
Nome su edizioni: Iacobo Philippo Bergomense; Iacobus Philippus Bergomensis; Giacopo Filippo da Bergamo; Jacobo Filippo; Giacobo Philippo da Bergamo; Iacobus Phillippus Bergomates.
Vedi: Enciclopedia cattolica: secondo i dati del Servizio Bibliotecario Nazionale di lui in Italia nelle pubbliche biblioteche si trovano:
Foresti, Giacomo Filippo, Confessionale ouero interrogatorio composto per il reuerendo frate Iacobo Philippo bergomense., (Impresso in Venetia : per Alexandro di Bindoni, 1520 adi 1. marzo).
Foresti, Giacomo Filippo, Confessionale ouero Interrogatorio composto per il reuerendo frate Iacobo Philippo bergomense., [1510?].
Foresti, Giacomo Filippo, Confessionale ouero Interrogatorio composto per il reuerendo frate Iacopophilippo bergomense., [non dopo il 1543].
Foresti, Giacomo Filippo, Confessionale, seu Interrogatorium, aliorum omnium nouissimum reuerendi patris fratris Iacobiphilippi omnibus profitentibus maxime necessarium nouiter excogitatum., (Venetiis : per Petrum Bergomensem), [non dopo il 1517].
Foresti, Giacomo Filippo, Confessionale, seu Interrogatorium, aliorum omnium nouissimum. Reuerendi patris fratris Jacobiphilippi Bergomensis omnibus confitentibus maxime necessarium nouiter excogitatum., [1510?] (Impressum Venetijs : per Petrum Bergomensem).
Foresti, Giacomo Filippo, Croniche vniuersale del reuerendo padre frate Giacopo Filippo da Bergamo heremitano. Cominciando dal principio della creatione del mondo, fino all'anno di tempi suoi, con vtile, & comodissimo ordine n, In Vinegia : [Pietro Bosello], 1554 (Stampata in Venetia : per Hyeronimo Calepino, 1554).
Foresti, Giacomo Filippo, Nouissime historiarum omnium repercussiones nouiter a reuerendissimo patre Iacobophilippo Bergomense Ordinis heremitarum edite que Supplementum supplementi cronicarum nuncupantur. Incipiendo ab exord, (Venetiis impressum: opere & impensa Georgij De Rusconibus, 1506 die IIII Maii).
Foresti, Giacomo Filippo, Nouissime hystoriarum omnium repercussiones nouiter a reuerendissimo patre Iacobophilippo Bergomense Ordinis heremitarum edite que Supplementum supplementi cronicarum nuncupantur. Incipiendo ab exordi, (Venetiis impressum: per Albertinum de Lissona Vercellensem, 1503 die iiii Maii).
Foresti, Giacomo Filippo, Sopplimento delle croniche uinuersali del mondo. Di F. Iacopo Filippo da Bergamo. Tradotto nuouamente da m. Francesco Sansouino. Nel quale si contengono tutte le elettioni de pontefici, degli imperato, In Venetia : [Francesco Sansovino], 1575.
Foresti, Giacomo Filippo, Sopplimento delle croniche vniuersali del mondo, di f. Giacopo Filippo da Bergamo; tradotto nuouamente da m. Francesco Sansouino; nel quale si contengono tutte le cose auuenute nel mondo, dalla creati, In Vinegia : presso Altobello Salicato, 1581.
Foresti, Giacomo Filippo, Supplemento de le croniche vulgare nouamente dal venerando patre frate Jacobo Philippo del Ordine heremitano primo auctore agionto et emendato il qual comenza da principio del mondo insino al anno de , [Venezia : Giorgio Rusconi] (Impresso nella inclita citta de Venetia : per Georgio de Rusconi milanese, 1508 adi 17 de augusto).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplemento delle Croniche del reuerendo padre frate Iacobo Philippo da Bergamo dell'Ordine de gli heremitani primo auttore di quello, nouamente reuisto, uulgarizato, corretto, & emendato con somma di, In Venetia, 1540 (In Venegia : per Bernardino Bindoni milanese, 1540 adi 7 di maggio).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplemento delle croniche del reuerendo padre frate Iacopo Philippo da Bergamo dell'ordine de gli heremitani primo auttore di quello, nuouamente reuisto, uulgarizato, corretto, & emendato con somma d, [Venezia : Melchiorre Sessa il vecchio, 1540?].
Foresti, Giacomo Filippo, Il supplemento volgare de tutte le croniche del mondo. Intitulato Supplemento delli supplimenti, qual tratta sotto breuita, ogni historia dal principio del mondo, fino al 1535. Prima composto per lo , Venetiis : [Ottaviano Scoto il giovane], 1535 (Impresso Veneti : per Bernardino Bindone milanese de l'isola del lago Maggiore, 1535 a di otto di februaro).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum supplementi chronicarum ab ipso mundi exordio vsque ad redemptionis nostrae annum MCCCCCX editum. Et nouissime recognitum. Et castigatum a venerando patre Iacobo Phillippo Bergomat, [Venezia : Giorgio Rusconi] (Venetiis impressum : opere & impensa Georgii de Rusconibus, 1513 die XX Augusti).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum supplementi de le Chroniche del venerando padre frate Jacobo Philippo del Ordine heremitano primo authore. Vulgarizato & historiato. Cum la gionta per infino 1524., [Venezia : Rusconi, Giovanni Francesco & Rusconi, Giovanni Antonio] (Impresso in Venetia : per Ioanne Francischo & Ioanne Antonio fratelli di Rusconi, 1524 del mese di nouembrio).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum Supplementi de le chroniche vulgare nouamente dal venerando patre frate Jacobo Philippo del Ordine heremitano primo auctore agionto & emendato: el qual comenza da principio del mondo infi, [Venezia : Giorgio Rusconi] (Impresso nella inclita citta de Venetia : per me Georgio de Rusconi milanese, 1508 adi 7 de augusto).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum Supplementi de le croniche vulcare [!] nouamente dal venerando patre frate Jacobo Philippo del Ordine heremitano primo auctore aggiontoui et emendato. Et per Francesco C. fiorentino vulga, [Venezia : Giorgio Rusconi] (Impresso in Venetia : per Georgio di Rusconi, a di xxv de magio 1520).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum supplementi delle Croniche del Venerando Padre Frate Iacobo Philippo del ordine Heremitano primo auttore. Nouamente reuisto, vulgarizato, & historiato, & con somma diligentia corretto: co, (Impresso Veneti : per Bernardino Bindone milanese de l'isola del lago Maggiore, 1535 a di otto di februaro).
Foresti, Giacomo Filippo, Supplementum supplementi delle croniche del venerando padre frate Iacobo Philippo, dell'Ordine heremitano primo auttore nouamente reuisto, vulgarizato, & historiato, & con somma diligentia corretto co, (In Venetia : per Bartolomeo detto l'Imperadore, & Francesco suo genero



Matteo Palmieri: Letterato, umanista e uomo politico nato a Firenze nel 1406 e ivi morto nel 1475. Nato da famiglia di non elevata condizione, esercitò da giovane l’arte dello speziale. Presto appassionatosi agli studi classici, acquistò oltre a una buona conoscenza del latino anche una certa pratica del greco. Dagli autori classici, Aristotele, Cicerone, Livio, Sallustio, mirava soprattutto a ricavare l’insegnamento morale, trascrivendone le massime su un personale registro. Di qui trasse materiale per la sua prima opera, il trattato della Vita civile, steso fra il 1431 e il 1438, incentrato sulla tematica del cittadino perfetto. Il Palmieri ebbe in seguito numerose e importanti incombenze politiche, favorite dalla sua adesione alla fazione medicea: fu, fra l’altro, priore nel 1445 e 1448, gonfaloniere di giustizia nel 1453, ambasciatore nel 1455 presso Alfonso I d’Aragona e, nel 1466 e nel 1473, presso i papi Paolo II e Sisto IV. Non per questo egli abbandonò gli studi, dedicandosi alla stesura di opere storiche e alla composizione di un poema in terzine, La città di vita, terminato intorno al 1465. Compose anche operette storiche e lasciò un notevole Libro dei ricordi....



Spagnoli, Giovanni Battista - Baptista Mantuanus: Poeta carmelitano, nato a Mantova nel 1448 e morto nel 1516. Nel 1513 divenne generale dell'ordine - Nome su edizioni: Ioan Bap. Ma.; frater baptista Mantoanus; frater Baptista Mantuanus; Baptista Mantuanus.
Alla C.B.A. si conserva un suo incunabolo restaurato da Aprosio, evidentemente col soccorso di Domenico Antonio Gandolfo, neglli ultimi tempi della sua esistenza, come si apprende da una nota manoscritta dell'erudito ventimigliese.



Werner Rolewinck: nelle biblioteche italiane, secondo l'SBN, si trovano:
Rolewinck, Werner <1423-1502>, Fasciculus temporum: omnes antiquorum chronicas complectens: incipit feliciter, Venetiis: Ratdolt, Erhard
Rolewinck, Werner <1423-1502>, Fasciculus temporum omnes antiquorum cronicas a creatione mundi vsque ad annum Christi 1524 subcincte complectens vna cum multis additionibus: tam de Gallia quam de aliis regionibus sparsim hic adiectis que nusquam antea apposite fuerant. .., [Parigi] Parrhisiis: Petit, Jean
Rolewinck, Werner <1423-1502>, Fasciculus temporum omnes antiquorum cronicas succincte complectens, Parigi: Petit, Jean
Rolewinck, Werner <1423-1502>, Fasciculus temporum./ [Werner Rolewinck], Venetijs: Ratdolt, Erhard
Rolewinck, Werner <1423-1502>, Fasciculus temporum omnes quasi antiquas choronicas (]) mortalium vsque ad hec tempora complectens feliciter explicit, [Venezia]: Ratdolt, Erhard
Rolewinck, Werner <1423-1502>, De VVestphalorum, siue Antiquorum saxonum situ, moribus, virtutibus, et laudibus. Libri 3, In foelicissima vbiorum Colonia: Clipeus, Balthasar, 1602



Hartmann Schedel (1440-1514): medico di Norimberga, erudito , bibliofilo (la biblioteca dello Schedel fu venduto nel 1552 a Hans Jacob Fugger); la Cronica di Norimberga dello Schedel (prima edizione del luglio 1493: lo stampatore era Anton Koberger e fra i progettisti il più famosi erano Michael Wolgemut e Hanns Pleydenwurff, organizzatori del gruppo di lavoro de Norimberga in cui Albrecht Durer svolse il suo apprendistato) fu uno dei più popolari incunaboli, giudicando il numero di copie di sopravvivenza: circa 800 copie dell'edizione latina e 400 di quella in lingua tedesca. Era un libro destinato a grande divulgazione attesa la sapiente mescolanza di sacro e profano e soprattutto lo straordinario apparato iconografico con più di 1800 incisioni.
Stando all'SBN dello Schedel si trovano nelle biblioteche pubbliche italiane:
Ludolph : von Saxen , Vita Christi, per Ludolphum Saxonium sacri ordinis Carthusiensium: ex euangelijs, & scriptoribus orthodoxis, excerpta: ad vetustorum exemplarium fidem, accuratissime recognita. Hacque tandem postrema editione summo studio castigata. Cum indice locupletissimo, - Lugduni : apud Iacobum Huguetan, 1557 ([Lione : Huguetan) - 72, 791, 1 p. ; 4o - A cura di Hartmann Schedel, il cui nome figura nella vita di Ludolph von Saxen a c. 2a1v - Segn: 2a-2d8 2e4 a-z A-2C8 2D4 - Impronta - .E.E i-LM u-te inf* (3) 1557 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: BG0030 - Biblioteca Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi - Bergamo - Accademia Georgica - Treia - MC - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca Vallicelliana - Roma - Biblioteca universitaria di Sassari
Schedel, Hartmann, Registrum huius operis libri cronicarum cum figuris et ymaginibus ab inicio mundi / hartmanni Schedel... Castigatumque a viris doctissimis vt magis elaboratum in lucem prodiret, (Nuremberge : Anthonius koberger impressit, duodecima mensis Iulij 1493) - 20, CCXCIX, 7 c. : ill. ; fol. - Nome dell' autore a c. 266r - Ill. xil. di Michael Wolgemuth e Wilhelm Pleydenwurff Numeri: Impronta - IIis viVI s.si biin (3) 1493 (Q) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Sassari - Biblioteca statale - Cremona



Bartolomeo Sacchi detto il Platina: umanista e storico nato a Piadena (Cremona) nel 1421 e morto a Roma nel 1481. Dopo essersi dato in gioventù alla carriera delle armi, si avviò agli studi umanistici, dove ebbe fra gli altri come guida Vittorino da Feltre. Nel 1453 diventò precettore dei figli di Ludovico Gonzaga; nel 1457 si recò a Firenze per ascoltare le lezioni dell’Argiropulo, e quivi strinse amicizia con i Medici e con gli umanisti fiorentini. Con la nomina a cardinale di Francesco Gonzaga (1461), il Platina ne divenne segretario e, trasferitosi a Roma, si associò alla sodalitas riunita intorno a Pomponio Leto, di cui egli fu uno dei membri più in vista. Nominato da Pio II membro del collegio degli abbreviatori, perse il posto per la soppressione di esso con l’avvento al papato di Paolo II; in quell’occasione il Platina scrisse al pontefice una lettera di fiere rimostranze, in difesa dei diritti degli uomini di cultura, nella quale giungeva a minacciare un ricorso al Concilio; imprigionato per tale atto, poté essere liberato quattro mesi più tardi per intercessione del Gonzaga. Un nuovo imprigionamento subì nel 1468, quando Paolo II perseguitò, sotto l’accusa di irreligiosità e di complotto, i membri dell’Accademia romana. Uscito prosciolto dal processo all’inizio del 1469, egli vide salire le sue fortune con il nuovo pontificato di Sisto IV (1471), che nel 1475 lo nominò prefetto della Biblioteca Vaticana, della quale compilò l’inventario. In questo periodo il Platina si accinse all’opera che più gli diede notorietà, il Liber de vita Christi ac omnium Pontificum (1474), cioè le biografie di tutti i papi sino al proprio tempo. Si ricordano inoltre opere storiografiche quali l’Historia urbis Mantuae, la biografia di Pio II, i dialoghi filosofico-morali De falso et vero bono e De vera nobilitate e quelli politici De principe e De optimo cive. Notevole successo ebbe il suo breve trattato di gastronomia De obsoniis ac de honesta voluptate et valitudine (Venezia, 1480).
In merito all'opera storica sui pontefici Aprosio allude a , [Venezia : Michele Tramezzino il vecchio] (In Venetia : per Michele Tramezzino, 1563). - [20], 374, [14] c. ; 4°. - Altro colophon a c. 374. - iso- a.le rehe cadi (3) 1563 (R) - Italiano, Latino - Italia - Marca: 1.Sibilla di profilo con braccio destro alzato e un libro nella mano sinistra. ; Motto: Qual più fermo è il mio foglio è il mio presagio; ne turbata volent rapidis oracula ventis. Nunc folio vates commodiore sonat - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Cupramontana - Biblioteca del Seminario vescovile - Asti - Biblioteca Morcelli - Repossi - Chiari - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - Biblioteca Roberto Caracciolo - Lecce - Biblioteca comunale Luigi Ricca - Codogno - Biblioteca universitaria di Padova - Biblioteca comunale Forteguerriana - Pistoia -Biblioteca del Seminario arcivescovile dei SS. Angeli Custodi - Ravenna - Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma - Biblioteca nazionale centrale - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca civica Girolamo Tartarotti - Rovereto - Biblioteca diocesana tridentina Antonio Rosmini - Trento - Biblioteca del Seminario vescovile - Treviso



Sant'Antonino Pierozzi vescovo (1389-1459): Antonio Pierozzi (il diminutivo “Antonino” gli fu dato per la gracile costituzione) fu tra i migliori frutti maturati nel clima della riforma domenicana. Conquistato dalla parola austera del beato Dominici entrò sedicenne nell'Ordine. Vestì l’abito in Santa Maria Novella di Firenze e attese alla sua preparazione spirituale prima a Cortona (dove ebbe a maestro di noviziato il beato Lorenzo di Ripafratta) poi a Fiesole, culla e centro propulsore della rinascita domenicana in Italia. Ordinato sacerdote (1413) fu vicario a Foligno, priore a Cortona, Fiesole, Napoli, Roma, Firenze, Vicario Generale degli Osservanti italiani (1437-1447). Su disegno di Michelozzo e grazie alla munificenza di Cosimo de' Medici, fondò nella sua Firenze il convento di San Marco , gioiello di arte cristiana sulle cui pareti il magnifico pennello del beato Angelico trasfuse l'atmosfera di santità che dal Santo irradiava sulla giovane comunità. Antonino partecipò ad Concilio di Firenze (1438) e l'anno seguente, eletto priore di San Marco , iniziò la composizione delle sue principali opere: la “Somma di teologia morale” primo esempio di manuale a indirizzo eminentemente pratico) e le “Cronache”.
Al fine di soccorrere la nobiltà decaduta e quanti si vergognavano di mendicare, istituì nel 1442 i “Buonomini di san Martino”, geniale anticipazione delle Conferenze di san Vincenzo. Costretto da Eugenio IV ad accettare l'episcopato di Firenze (1446), non mutò tenore di vita: "assistenza ai poveri fino a privarsi di indumenti personali, consigli a tutti nei casi più complessi, visita delle chiese e dei monasteri, riforma dei clero, predicazione e difesa della fede, direzione delle anime pie, composizione di opere destinate all'istruzione religiosa dei suoi sacerdoti e dei fedeli, questi i doveri che assorbirono i suoi tredici anni di episcopato" (Mandonnet). La sua prudenza gli meritò, ancor vivo, il nome di “Antonino dei consigli” ma neppure la gratitudine verso chi aveva finanziato le sue opere lo trattenne dall'insorgere con fermezza contro gl'intrighi dei Medici. Morì il 2 maggio 1459 e fu canonizzato da Adriano VI il 31 maggio 1523. Il suo corpo incorrotto si venera in San Marco di Firenze dal 1589 [ scheda tratta dal Supplemento alla Liturgia delle Ore secondo il calendario proprio dell'Ordine dei Predicatori e delle Province italiane, Province Domenicane d'Italia 1999].



Hus, Jan: Riformatore religioso boemo, ted. Johanness Huss, (Husinec, Boemia meridionale,1369 - Costanza1415). Nato da famiglia povera, prima del 1386 si recò a Praga, dove si iscrisse alla Facultas artium di quella università e intraprese la carriera ecclesiastica. Ebbe come maestri Adalberto Ranconi e Stanislao di Znojmo: dal primo fu messo in relazione con la chiesa di S. Michele, detta di Bethleem, roccaforte delle correnti riformatrici e destinata alla predicazione in lingua ceca; dal secondo imparò a conoscere e ad apprezzare le opere di Wycliffe, John, di cui inizialmente si conoscevano in Boemia solo le opere filosofiche, mentre quelle teologiche furono diffuse agli inizi del sec. XV da Girolamo da Praga. Nel 1393 fu baccelliere della facoltà, nel 1396 ebbe il titolo di magister artium, a coronamento del corso di studi. Consacrato sacerdote nel 1400 o nel 1401, in questo anno fu nominato decano della facoltà, nel 1402-03 rettore e dal 1402 iniziò la sua attività di predicatore a Bethleem. Al fervore religioso unì l'esaltazione nazionale: ciò che più lo mise in luce fu infatti la sua azione all'università, dove cercò di assicurare alla nazione ceca (l'associazione studentesca su base nazionale) una posizione di preminenza rispetto alle altre nazioni (bavarese, sassone e polacca). Se Hus non dimostrò in questi anni una particolare originalità filosofica e teologica o un'eloquenza straordinaria, i temi dei suoi discorsi, rivolti a questioni concrete, gli attirarono un numeroso pubblico. La sua carriera di studioso e di religioso venne turbata e messa in crisi dalla polemica circa l'ortodossia delle opere di Wycliffe e dei suoi seguaci in Boemia. Nel 1403 l'università di Praga prese posizione contro l'insegnamento del riformatore inglese, condannandone 45 articoli: si trattò di una vittoria dei maestri tedeschi, poiché i teologi cechi si erano schierati a favore di Wycliffe. Benché in questa occasione Hus avesse mantenuto un atteggiamento neutrale, a poco a poco influenze wycliffiane cominciarono a manifestarsi nelle sue opere (già nel De corpore Christi, 1405), suscitando il sospetto dell'arcivescovo di Praga Zby'nek di Hasenburg (che fino ad allora lo aveva appoggiato) e dell'alto clero. Il dissidio con l'autorità cattolica, già acuito dall'insistenza di Hus nella polemica contro la corruzione del clero (De arguendo clero, 1408), si aggravò in occasione del grande scisma d'Occidente. Nel 1408 Hus appoggiò infatti la politica neutrale del re Venceslao IV assieme ai maestri cechi, contro l'arcivescovo, l'alto clero e i maestri tedeschi, che si dichiararono fedeli a Gregorio XII. L'università, con tre voti contro uno (quello della nazione ceca), approvò la politica dell'arcivescovo, ma l'anno successivo il re Venceslao, con il decreto di Kutná Hora, mutò le proporzioni dei voti nell'università (da allora si ebbero tre voti per la nazione ceca e uno per le altre nazioni), provocando la vittoria del partito ceco e di Hus e l'abbandono dell'università di Praga da parte della nazione tedesca (16-V-1409), che fondò poi l'università di Lipsia. L'arcivescovo Zby'nek reagì gettando l'anatema su Hus, colpendo d'interdetto l'università e facendo condannare e bruciare (1410) pubblicamente le opere di Wycliffe. Hus si oppose scrivendo il De libris haereticorum legendis e venendo così condannato per disubbidienza dal papa Giovanni XXIII. Salvato dall'intervento di re Venceslao, che incitò i cattolici boemi a non ubbedire all'interdetto e obbligò alla fuga l'arcivescovo (1411), si fece sempre più manifesta l'ammirazione di Hus per il riformatore inglese (Explicatio in septem priora capita Ep I Pauli ad Corinthios, Defensio articulorum Wycliffe) . Pur accettando molte sue tesi, Hus seppe sempre distaccarsi da lui in quello che avvertiva contrario alle dottrine fondamentali della chiesa cattolica. Ciò si rileva proprio nella sua opera più importante, il De ecclesia (1413), ove, pur inserendo passi interi del Wycliffe, se ne distaccò però nelle idee più ardite e radicali. Così egli non accettò la definizione di Chiesa data da Wycliffe come complesso dei predestinati, escludendo così la funzione carismatica della gerarchia e togliendole ogni ragione d'essere, perché ciascuno può avere la salvezza e la dannazione, indipendentemente dall'opera dei sacramenti amministrati dal clero. Propose poi una sua definizione più mediata, per cui "l'unità della chiesa consiste nell'unità della predestinazione e nell'unità delle beatitudini; e per il presente nell'unità della fede, delle virtù e nell'unità della carità". In tal modo Hus cercò di evitare il rifiuto della gerarchia, che poteva essere parte della chiesa anche se fosse caduta in colpa. Qualche perplessità egli dimostrò a proposito del primato romano, che collegò alla donazione di Costantino (da Hus ritenuta autentica). Comunque Hus ritenne valide le indulgenze, i sacramenti amministrati da sacerdoti indegni, la transustanziazione eucaristica, rifiutando le tesi ereticali emesse in proposito dal Wycliffe. In seguito ad un nuovo conflitto con Roma (Quaestio de indulgentiis, Contra bullam papae) per la promulgazione di indulgenze da parte del papa Giovanni XXIII, perse la protezione di Venceslao e fu costretto ad abbandonare Praga, ritirandosi nella Boemia meridionale, dove continuò a predicare con successo nelle campagne. Agli inizi del 1413 ritornò a Praga e, preoccupato di allontanare da sé il marchio dell'eresia, accettò la proposta dell'imperatore Sigismondo di presentarsi, garantito da un salvacondotto, a discutere le sue tesi al concilio di Costanza. Partito per la città elvetica nell'ottobre 1414 accompagnato dall'allievo Pietro da Mlado'novice, colà giunto ottenne la garanzia di incolumità dal papa e scrisse un trattatello (Utrum expediat laicis fidelibus sumere sanguinem Christi sub specie vini) , che influenzerà la dottrina degli utraquisti dopo la sua morte. Nonostante il salvacondotto imperiale, alla fine di novembre fu fatto arrestare dal cardinale Pierre d'Ailly e da alcuni cardinali tedeschi. Iniziatesi le discussioni relative alle sue dottrine solo il 5-VI-1415, Hus si accorse ben presto di essere incolpato di eresia. Gli furono contestate 39 tesi tratte principalmente dal trattato De ecclesia Hus ne difese alcune, mentre non ne riconobbe per sue altre; rifiutò comunque di sottomettersi al concilio, chiedendo una esauriente dimostrazione di prova della sua eresia. Condannato allora al rogo, fu arso vivo il 6-VII-1415. Un anno dopo saliva sul patibolo il suo amico Girolamo da Praga. Fin dal 1405 Hus usò nelle sue opere, accanto al latino, anche il ceco, per favorire la diffusione delle sue idee in Boemia. Nel 1406, con il De ortographia bohemica, fissò i canoni fondamentali dell'ortografia ceca. La sua dottrina fu ripresa dal movimento degli Hussiti [PAOLA GALETTI in "NOVA - UTET"]
Secondo l'SBN allo stato attuale si sono individuate nelle biblioteche pubbliche italiane le seguenti sue opere:
Hus, Jan, Dialogues sur les matieres du temps. Concernant la religion... Edizione: Seconde edition. Avec une suite contenant la bulle In Coena Domini, et quelques autres pieces curieuses, touchant la foi violee a Jean Hus au Concile de Constance; avec le decret qui annulle en ce cas, la foi promise aux heretiques. Tome 1. (-2), A Amsterdam : chez Daniel Pain, marchand libraire, sur le Voorburgwal, 1700 2 v. ; 8o - L'indicazione di edizione precede quella del tomo - Paese di pubblicazione: NL - Localizzazioni: Biblioteca della Fondazione Centro culturale valdese - Torre Pellice - TO
Hus, Jan, De causa Boemica. Paulus Constantius. Vulgo refragari quosdam celeberrimi Costantiensis concilii sententiae, qua Hussitae damnati sunt, constat. ..., 98 c. ; 4o - Per le probabili indicazioni di pubbl. [Hagenau : Thomas Anshelm, 1520]: cfr. VD 16, IX, 554 - Iniz. xil. - Front. in cornice - Segn.: (pigreco)4 2a-2y4 2z6 (2z6 bianca) - Impronta - .I.B amro *.it anne (C) 1520 (Q) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca Casanatense - Roma
Hus, Jan, 3: Sermonum Ioannis Huss ad populum, Tomus tertius. Respondens priori, de Anatomia, Regno & populo Antichristi, , [1525?] - [4], li, [1] c. : ill. ; 4 - A c. pi greco 2, 3 lettera di Martin Lutero a Otto Brunfels - Segn.: pi greco4 A-H4 i-k4 L-N4 - Impronta - l-to tux, adu* tign (3) 1525 (Q) Fa parte di: De anatomia Antichristi Liber unus. De mysteriis iniquitatis Antichristi, Fragmentum 1. De reuelatione Christi, & Antichristi, Fragmentum 2. De abolendis Sectis, & traditionibus hominum Lib. 1. De unitate Ecclesiae, & scismate vitando. Liber 1. De Euangelica perfectione. Liber 1. De pernicie traditionum humanarum. Fragment. 3. De regno, populo, uita, & moribus Antichristi. Lib. 1. Item Fragmentorum collectanea quaedam. Cum indice ... Appendix Othonis Brunnfelsii Ratio editionis & condemnationis - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma
Hus, Jan, 2: Ioannis Huss Locorum aliquot ex Osee, & Ezechiele prophetis, cap. 5. & 8. De abhorrenda Sacerdotum et Monachorum Papisticorum, in Ecclesia Christi abominatione, eorumque impietate detestanda, Vita item, & regno Antichristi, Tomus secundus. Commendatitia breuis M. Lutheri ad Othonem Brunnfelsium, de uitae candore, doctrina & martyrio Io. Huss, , [1524-1525?] - iij, [1], lxxiiij c. : ill. ; 4 - Nel fasc. pi greco 4 la paginazione si trova in basso - Segn.: pi greco4 a-r4 s6 Fa parte di: De anatomia Antichristi Liber unus. De mysteriis iniquitatis Antichristi, Fragmentum 1. De reuelatione Christi, & Antichristi, Fragmentum 2. De abolendis Sectis, & traditionibus hominum Lib. 1. De unitate Ecclesiae, & scismate vitando. Liber 1. De Euangelica perfectione. Liber 1. De pernicie traditionum humanarum. Fragment. 3. De regno, populo, uita, & moribus Antichristi. Lib. 1. Item Fragmentorum collectanea quaedam. Cum indice ... Appendix Othonis Brunnfelsii Ratio editionis & condemnationis - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma
Hus, Jan, De anatomia Antichristi Liber unus. De mysteriis iniquitatis Antichristi, Fragmentum 1. De reuelatione Christi, & Antichristi, Fragmentum 2. De abolendis Sectis, & traditionibus hominum Lib. 1. De unitate Ecclesiae, & scismate vitando. Liber 1. De Euangelica perfectione. Liber 1. De pernicie traditionum humanarum. Fragment. 3. De regno, populo, uita, & moribus Antichristi. Lib. 1. Item Fragmentorum collectanea quaedam. Cum indice ... Appendix Othonis Brunnfelsii Ratio editionis & condemnationis Ioannis Huss. ... / Ioannes Huss, , [1524-1525?] - 3 v. : ill. ; 4 - Pubblicato a Strasburgo, prob. da Schott, cfr. Brunet v. 3 col. 387, GBV on line, VD16 H 6162 - Brunet cita l'opera col tit. d'insieme "Opuscula" - In alcuni esemplari aggiunte in fine [21] c. contenenti: Processus consistorialis martyrii J. Huss, opuscolo circolato anche autonomamente (cfr. COPAC) - Nome dell'autore in testa al front. - [Variante del titolo] Ioannes Huss. De anatomia Antichristi, liber unus. De mysterijs iniquitatis Antichristi, Fragmentum 1. ... - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Palatina - Parma
Hus, Jan, Ioannis Hus, et Hieronymi Pragensis ... Historia & monumenta, partim annis superioribus publicata, partim nunc demum il lucem prolata et edita, cum scriptis et testimonijs multorum ... qui sanctorum martyrum ... suppliciorum spectatores fuerunt, Impressa Noribergae : Officina Ioannis Montani et Vlrici Neuberi, 1558 (Apud Ioannem Montanum, et Vlrici Neuberum) - 2 v. ; fol - Marca in fine - Le c. a4r.-a8r. contengono scritti di Martin Luther sulle opere di Hus. Per il nome del cur., Matthias Flacius Illyricus, cfr. E. I, XVIII, 612 - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma



Francesco Petrarca:
Chronica delle vite de pontefici et imperatori romani composta per m. Francesco Petrarcha allaquale sono state aggiunte quelle che da tempi del Petrarcha insino alla eta nostra mancauano, 1534 (Stampata in Vinegia : per Francesco Bindoni, & Mapheo Pasini compagni, del mese di Genaro 1534) - 120 c. ; 8o - Front. con cornice xil - Segn.: A-P8 - Impronta - iodi alno i.o. difu (3) 1534 (R) - Marca editoriale: In riquadro; l'arcangelo Raffaele tiene per mano Tobiolo che porta un pesce; con loro un cane. - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: italiano - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Imola - BO - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - Biblioteca civica - Cuneo - Biblioteca civica - Fossano - CN - Biblioteca civica - Savigliano - CN - Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR - Biblioteca Universitaria - Genova - Biblioteca pubblica e casa della cultura - Fondazione Achille Marazza - Borgomanero - NO - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca civica - Padova - Biblioteca universitaria di Padova - Biblioteca comunale Sperelliana - Gubbio - PG - Biblioteca dell'Istituto storico italiano per il medioevo - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca dell'Istituto archeologico germanico - Roma - Biblioteca civica Pietro Acclavio - Taranto - Biblioteca provinciale dei padri Cappuccini - Trento - Biblioteca comunale Luigi Fumi - Orvieto - TR - Biblioteca civica - Padova
Chronica delle vite de pontefici et imperatori romani composta per M. Francesco Petrarcha alla quale sono state aggiunte quelle che da tempi del Petrarca insino alla eta nostra mancauano (Stampata in Vinegia : per Gregorio di Gregorii : Nicolo Garanta, nel anno 1526 nel mese de setembre) - 120 i.e. 118, 2 c. ; 8o - Incerta attribuzione a Francesco Petrarca. La continuazione dell'opera è anonima. Cfr. NUC 453 p. 296; BNP 135 col. 123 - Cors. ; rom. - Segn.: A-P8 - Numerosi errori di numerazione delle c - Iniziali e cornice xil - Impronta - o.Ro e-i- fuco tosc (3) 1526 (R) Marca editoriale: Delfino in mare sotto cielo stellato - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: italiano - Localizzazioni: Biblioteca Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi - Bergamo - Biblioteca del Clero di S. Alessandro in Colonna - Bergamo - Biblioteca regionale universitaria - Messina - - Biblioteca francescano-cappuccina provinciale - Milano - Biblioteca civica - Padova - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Angelica - Roma - Biblioteca civica centrale - Torino - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia - Biblioteca civica - Padova
Chronica delle vite de pontefici et imperatori romani composta per M. Francesco Petrarcha alla quale sono state aggiunte quelle che da tempi del Petrarcha insino alla eta nostra mancauano, (Stampata in Venetia : per Maestro Iacomo de pinci da Lecco, 1507. Adi iii di di Decembre 1507) - XC, 1 c. ; 4o - Incerta l'attribuzione a Francesco Petrarca. La continuazione dell'opera e anonima. Cfr. NUC 453, p. 296; BNP 135 col. 123 - Rom. - Segn.: A-L8M4(-M4) - Iniziali xil. - Impronta - o.ni L.a. i-o- NIPA (3) 1507 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: italiano - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana - Roma - Biblioteca Alagoniana - Siracusa - Biblioteca civica - Padova - Biblioteca Archivio Museo - Bassano del Grappa - VI - Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza - Biblioteca civica - Padova
Chronica de le vite de pontefici et imperadori romani, composta per M. Francesco Petrarcha allaquale sono state aggiunte quelle che da tempi del Petrarcha insino alla eta nostra mancauano Venezia : Melchiorre, Sessa 1. (Stampata in Vinegia : per Marchio Sessa, 1534 Adi 15 del mese di Marzo) - 120, i.e. 118, 2 c. ; 8o - Incerta l'attribuzione a Petrarca. La continuazione dell'opera e anonima - A cura di Niccolo Garanta, il cui nome figura nella pref. - Cors. ; rom. - Segn.: A-P8 - Omesse nella numerazione le c. 90-91 - Iniziali xil - Numeri: Impronta - o.Ro e-i- fuco Etgl (3) 1534 (R) Marca editoriale: In cornice: un gatto col topo in bocca. Motto nel nastro: Dissimilium infida societas ( - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: italiano - Localizzazioni: Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - Biblioteche e Archivi del Vittoriale degli italiani - Gardone Riviera - BS - Biblioteca civica - Mondovi' - CN - Biblioteca Bandiniana - Fiesole - FI - Biblioteca nazionale centrale - Firenze . - Biblioteca civica Berio - Genova - Biblioteca comunale Francesco Antolisei - San Severino Marche - MC - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca civica - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Angelica - Roma - Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana - Roma - Biblioteca Reale - Torino - Biblioteca civica - Padova



Goffredo da Viterbo: Cronista e poeta mediolatino (Viterbo ca. 1120 - ivi 1191). Di nobile stirpe tedesca, assai dotto in filosofia e in teologia, compì i suoi studi a Bamberga, divenendo in seguito cappellano (poi notaio) di Corrado III e servendo anche in qualità di diplomatico i suoi immediati successori; fu inoltre precettore del futuro imperatore Enrico VI, al quale dedicò varie opere, tra cui uno Speculum regum, comprendente un abbozzo storico dal diluvio all'età carolingia. Suo capolavoro è però il Pantheon, storia universale dalla creazione del mondo divisa in 33 capitoli (particulae) e redatta in prosa e in versi. Tra gli altri scritti, notevoli un altro elegante prosimetro, la Memoria saeculorum, e i Gesta Friderici, silloge di 47 brevi componimenti panegirici in esametri epici celebranti le imprese del Barbarossa [MASSIMO SCORSONE in "NOVA - UTET"]
In merito al Pantheon secondo l'SBN si notano questi dati:
Godefridus : Viterbiensis, Pantheon, siue Vniuersitatis libri, qui Chronici appellantur, 20, omnes omnium seculorum & gentium, tam sacras quam prophanas historias complectentes: per V.C. Gottofridum Viterbiensem, ... summa fide & diligentia admirabili conscripti, & iam primum in lucem editi. Accessit rerum & uerborum in toto opere memorabilium copiosus index, Basileae : ex officina Iacobi Parci (Basileae : excudebat Iacobus Parcus, expensis Io. Oporini, 1559) - [8], 5 p., col. 6-673, [29] p. ; fol. - A cura di Basilius Johann Herold, come appare nella pref. - Adams G 805 ; VD16 G 2384 - Colophon a c. e8r - Cors. ; rom. - Iniziali xil. - Segn.: alfa4 A-Z6 a-d6 e8 f6 g8 - Impronta - n-ia m,m, nse- nefo (3) 1559 (A) - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca consorziale di Viterbo - Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma



Ottone di Frisinga: vescovo e cronista tedesco (n. ca 1114 - Morimund, Borgogna, 1158). Monaco cisterciense e vescovo di Frisinga, zio dell'imperatore Federico I Barbarossa , fu con lui nelle imprese italiane e scrisse le Gesta di Federico Imperatore sulle sue imprese dal 1156 al 1158. Compilò una Cronaca in cui univa un certo realismo storico-politico ai tipici schemi della storiografia medievale: le vicende umane, dalle origini al 1146, erano inquadrate in sei età di progressiva decadenza, fino alla settima età, quella del giudizio finale.



Giovanni Boccaccio: de Claris mulieribus di Giovanni Boccaccio, stampato ad Ulma nel 1473 da Giovanni Zeiner di Reutlingen col sesto in foglio



Lancelotz, Hendrik (1576-1643) di questo autore alla C.B.A. si trovano:
1 -Corona Calviniana, quinque margaritis in gratiam evangelicorum adornata, una cum paraenesi ad Ferdinandum 2. Romanorum Imperatorem, pro Calvinismi e toto imperio proscriptione. Accessit ob argumenti affinitatem, exegesis, seu commentarius in epistolam D. Iudae apostoli, catholicus, theologicus, moralis ... auctore R.P.F. Henrico Lancilotto .., Antverpiae : apud Hieronymum Verdussium, 1626 [24], 202, [3] p. ; 8°.
2 - Blasphemum os Ioannis Calvini, verbo Dei incarnato, in cruce desperationem, Patris irati alienationem ... auctore ... Henrico Lancillotto .., Coloniae Agrippinae : apud Bernardum Gualteri, 1631 75 p. ; 8°. 3 - Haereticum quare per catholicum quia in omni materia religionis controversa solutum. Editio 4 correctior, et Ore Calvini, Christo desperationem ... auctior, auctore ... Henrico Lancilotto .., Antverpiae : apud Guilielmum a Tongris, 1631 [14], 503, [22] p. ; 8°.



Papa Leone IX: (21 giugno 1002 - 19 aprile 1054 ), Papa dal 1049 al 1054, era nativo dell'Alta Alsazia . Il suo vero nome era Bruno; la famiglia a cui apparteneva era di nobile lignaggio, e da parte di padre era imparentata all'imperatore Corrado II . Venne educato a Toul , dove successivamente divenne canonico e, nel 1026 , vescovo; con quest'ultima carica rese un importante servizio politico a Corrado II, e in seguito a Enrico III , divenendo al tempo stesso molto conosciuto come ecclesiastico serio e riformatore per lo zelo che mostrò nel diffondere la regola dell'ordine di Cluny. Alla morte di Papa Damaso II , Bruno venne scelto come suo successore da un assemblea tenuta a Worms nel dicembre 1048 . Sia l'Imperatore che i delegati romani vi concorsero, ma Bruno stipulò come condizione della sua accettazione che sarebbe prima andato a Roma per essere eletto canonicamente per voce del clero e del popolo. Partendo poco dopo Natale, si incontrò con l'abate Ugo di Cluny a Besancon , dove venne raggiunto dal giovane monaco Ildebrando, che in seguito sarebbe diventato Papa Gregorio VII . Arrivando a Roma in abiti da pellegrino nel febbraio seguente, venne accolto con molta cordialità, e alla sua consacrazione assunse il nome di Leone IX. Uno dei suoi primi atti pubblici fu quello di tenere il noto Sinodo di Pasqua del 1049 , nel quale il celibato del clero (dal rango di sottodiacono in su) venne nuovamente rinnovato, e nel quale riuscì a rendere chiare le sue convinzioni contro ogni tipo di simonia . La gran parte dell'anno che seguì venne occupata da uno di quei viaggi attraverso Italia , Germania , e Francia che sarebbero stati una spiccata caratteristica del pontificato di Leone. Dopo aver presieduto ad un sinodo a Pavia , si unì a Enrico III in Sassonia , e lo accompagnò a Colonia e Aix-la-Chapelle . A Reims indisse un incontro dell'alto clero, tramite il quale vennero fatti passare diversi e importanti decreti di riforma. Tenne un concilio anche a Mainz , nel quale presero parte rappresentanti del clero italiano e francese, così come di quello tedesco, e ambasciatori dell'imperatore greco; anche qui simonia e matrimonio del clero furono le questioni principali. Dopo il suo ritorno a Roma, tenne un nuovo Sinodo di Pasqua (29 aprile 1050 ), che venne occupato principalmente dalla controversia sugli insegnamenti di Berengario di Tours ; nello stesso anno presiedette sui sinodi provinciali di Salerno , Siponto , e Vercelli , mentre in settembre rivisitò la Germania, ritornando a Roma in tempo per il terzo Sinodo di Pasqua, nel quale venne considerata la riordinazione di coloro i quali erano stati ordinati dai simonisti. Nel 1052 raggiunse l'Imperatore a Bratislava (Pressburg), e cercò invano di assicurarsi la sottomissione degli ungheresi. A Regensburg , Bamberg , e Worms la presenza papale venne contrassegnata da diverse solennità ecclesiastiche. Dopo un quarto Sinodo di Pasqua nel 1053 Leone si mosse contro i Normanni nel sud Italia, con un esercito di volontari italiani e tedeschi, ma le sue forze subirono una sconfitta totale nella Battaglia di Civitate del 15 giugno 1053 . Comunque, nell'uscire dalla città per incontrare il nemico venne ricevuto con ogni segno di sottomissione, gli venne implorato lo sgravio dalla pressione del suo bando e gli venne giurata fedeltà e omaggio. Dal giugno 1053 al marzo 1054 venne cionondimeno detenuto a Benevento in onorevole cattività; non sopravvisse a lungo al suo ritorno a Roma, dove morì il 19 aprile 1054 . La figura di Papa Leone IX resta legata allo scisma che si consumò in quegli anni tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli . Nel Concilio ecumenico di Nicea dell'anno 325 , fu accettato il dogma che lo Spirito Santo promana dal Padre attraverso il Figlio. Con linguaggio più appropriato: " ex Patre procedit ". Successivamente, la sola Chiesa di Roma celebrò un suo Concilio, a Toledo nell'anno 589 , nel quale modificò questo dogma e stabilì che lo Spirito Santo promana dal Padre e dal Figlio. Con linguaggio più appropriato: " ex Patre Filioque procedit ". Questa variazione non fu accettata dagli altri patriarcati , soprattutto quello di Costantinopoli, che intravedeva in questo cambiamento una sorta di negazione del monoteismo, mettendo sullo stesso piano il Padre e il Figlio. Iniziava, così, una disputa dottrinale all'interno del mondo cristiano destinata a durare molto a lungo nel tempo. Alla metà del secolo XI , mentre a Roma saliva alla cattedra di Pietro il nuovo Papa Leone IX, a Costantinopoli era stato nominato Patriarca Michele Cerulario , un uomo politico più che un uomo di fede. Va ricordato che mentre il Papa di Roma veniva eletto con il concorso di tante componenti, anche laiche, ma con la preminenza di quelle ecclesiastiche, il Patriarca di Costantinopoli veniva nominato direttamente dall'Imperatore, a cui doveva dar conto, la qual cosa poneva il capo della Chiesa in subordine rispetto all'Imperatore. Michele Cerulario, sulla scorta della mai e mal digerita variazione del dogma sullo Spirito Santo, cominciò a contestare tutte le innovazioni che Leone IX stava introducendo nelle regole della Chiesa. Tale atteggiamento nasceva non da esigenze teologico-dottrinarie, bensì dal fatto che la Chiesa di Roma si era appropriata dei possedimenti ravennati di Bisanzio , estromettendo, quindi, l'Impero d'Oriente dal controllo della penisola italiana e cancellando, di fatto, il primato che essa Chiesa d'Oriente deteneva sull'Occidente. In buona sostanza Michele Cerulario intendeva sottomettere la Chiesa di Roma a quella di Costantinopoli. Per far ciò cominciò prima a contestare il celibato ecclesiastico, poi la tonsura della barba, quindi la celebrazione dell'Eucarestia con pane azzimo. Papa Leone inviò, allora, a Costantinopoli dei suoi legati con l'incarico di convincere i fratelli d'oriente a rimuovere le contestazioni e ad accettare le nuove direttive che Egli, in qualità di Primate dei cinque patriarcati cristiani, aveva impartito. Pena la scomunica del Patriarca contenuta in una " bolla " già in possesso dei legati. Michele Cerulario non accolse l'invito del Papa e subì la scomunica, a seguito della quale emanò, a sua volta, una scomunica verso i fratelli cristiani d'Occidente. Queste scomuniche incrociate determinarono lo scisma tra le due Chiese, tutt'ora in essere. Da allora in poi, la Chiesa cristiana di Roma si definì " cattolica ", cioè universale; quella di Costantinopoli si definì " ortodossa ", cioè fedele al dogma (quello di Nicea del 325). Papa Leone morì proprio mentre si incrociavano le due scomuniche, per cui, pur avendo provocato, di fatto, lo scisma, non poté assistere alle conseguenze della sua scomunica [ Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. ]



Carion, Johannes (1499-1538) : vedi qui un suo ritratto dallo Staatliche Museen zu Berlin di Lucas Cranach the Elder (c.1530), Gemaldegalerie, Berlin, Germany.
Di Carion, Johannes astrologo, nato a Bietigheim nel 1499, morto a Berlino nel 1538 (nome su edizioni: Joanne Charione, Carion, Johannes, Carion, Johann, Carion, Jean, Cario, Jo.) l'SBN segnala nelle biblioteche italiane le seguenti opere:
Carion, Johannes , Chronica di Giovanni Carione, nella quale comprendesi il computo de gli anni, i mutamenti ne i regni e nella religione, et altri successi. Aggiontoui la guerra belgica, et altre cose a l'historia sequenti. Nuouamente tradotta in uolgare per Pietro Lauro Modonese, In Venetia : Michele Tramezzino, 1548 (In Venetia : per Michele Tramezino, 1548 del mese di giugno) - 16, 186, 2c. ; 8o - Note Generali: Le cose avvenute ne la belgica, l'anno 1545 di Guillaume Paredin - Marche sul front. - Cors. ; rom. - - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: italiano - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Como - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca della Società economica - Chiavari - GE - Biblioteca comunale Passerini Landi - Piacenza - Biblioteca universitaria di Padova - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Angelica - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca del Monumento nazionale della Abbazia Benedettina della SS. Trinità - Cava de' Tirreni - SA - Biblioteca comunale - Trento- Biblioteca comunale - Treviso - Biblioteca civica - Padova - Biblioteca civica - Verona



Franck (o Frank), Sebastian (1499-1542): Sebastian Franck, da non confondere con l'omonimo compositore di inni sacri (1606-1668), nacque nel 1499 a Donauwörth, a nord di Augusta, in Baviera. Nel 1515 egli si iscrisse all'università di Ingolstadt, proseguendo poi gli studi all'università di Heidelberg, nel collegio domenicano denominato Bethelem, dove conobbe i suoi futuri avversari Martin Butzer (Bucero) e Martin Frecht (1494-1556). Il 23 Agosto 1518 F. assistette personalmente ad uno degli episodi più significativi della nascente Riforma: l'incontro (o meglio scontro) di Augusta tra Martin Lutero e il cardinale Tommaso Caietano. Nonostante ciò, nella fase iniziale della sua vita rimase cattolico diventando prete e accettando nel 1524 una parrocchia vicino ad Augusta. La conversione alla Riforma di F. avvenne, in ogni modo, tra il 1525 ed il 1527: secondo alcuni autori, probabilmente a Norimberga già nell'anno successivo, 1525. In seguito egli divenne predicatore luterano a Gustenfelden, un piccolo borgo vicino a Norimberga stessa. Qui F. risedette tra il 1527 ed il 1529, sposandosi nel 1528 e scrivendo vari lavori, di rigorosa impronta luterana, tra cui una prefazione ad uno scritto contro gli anabattisti ed un trattato contro l'ubriachezza. Tuttavia alla ricerca di un ambiente più liberale per le sue idee, F. emigrò a Strasburgo nel 1529, dove nel 1530 scrisse Chronik und Beschreibung der Türkey, un trattato, nel quale F. dichiarò che nessuna delle fedi cristiane protestanti del momento, Luterana, Zwingliana o Anabattista possedeva la Verità e che quindi ce ne sarebbe stata una quarta, una chiesa invisibile spirituale, governata dalla parola di Dio, senza bisogno di cerimonie, sacramenti o sermoni. Indubbiamente all'evoluzione delle sue idee avevano contribuito noti dissidenti della Riforma, come Michele Serveto e Caspar von Schwenckfeld . Nel 1531 F. pubblicò il suo più importante lavoro Cronica, Zeitbuch und Geschichts Bibel, un trattato di questioni sociali e religiose, dove F. mostrò una certa simpatia verso i dissidenti religiosi e propugnò una completa libertà di pensiero. Purtroppo il lavoro costò al suo autore un periodo di carcere, seguito dall'espulsione da Strasburgo, voluta proprio dal suo ex compagno di studi, il predicatore Martin Bucero. Nel 1532 si trovava a Esslingen (vicino a Stoccarda), dove impiantò una fabbrica di saponi, ma nel 1533 egli decise di trasferirsi a Ulm, di cui diventò cittadino nel 1534. Qui, però, F. incontrò l'altro suo ex compagno di studi, Martin Frecht, pastore della città, che lo tenne particolarmente d'occhio, chiedendone l'espulsione nel 1535, dopo la pubblicazione di alcuni suoi scritti, come Paradoxa ducenta octoginta (1534), particolarmente sgraditi ai teologi luterani. A riguardo F. protestò vivamente: gli fu quindi permesso di rimanere in città, a patto di sottoporre i suoi scritti all'approvazione delle autorità cittadine. F. interpretò questa costrizione come limitata a ciò che veniva pubblicato in città e furbamente fece stampare i suoi successivi lavori a Francoforte ed a Augusta. Tuttavia anche queste pubblicazioni suscitarono scandalo e Frecht ebbe buon gioco nel far espellere F. da Ulm nel 1539. A questo punto a F. non rimase altro che emigrare con la famiglia in Svizzera, a Basilea, visto anche il clima a lui particolarmente sfavorevole culminato nella risoluzione di condanna per eresia emanata dai teologi luterani, capitanati da Melantone , che si erano riuniti a Schmalkalden nel 1540. A Basilea, F. lavorò come stampatore e pubblicò numerosi lavori e nella stessa città svizzera F. morì nell'inverno del 1542.
Primo propugnatore dell'individualismo religioso, F. era contrario all'appartenenza ad una qualsiasi chiesa e comunità religiosa, di cui negava la capacità salvifica: egli riduceva il Cristianesimo ad un'esperienza interiore ed individuale. Per il mistico F. era infatti importante concentrarsi sulla luce divina, fonte di vita religiosa e presente in tutti noi: esso era “lo spirito”, in pratica lo Spirito Santo. F. era inoltre un pacifista e universalista e, indipendentemente da razza o religione, considerava suo fratello ogni uomo, concetto espresso anche nel Libro suggellato da sette sigilli (1539). Attaccato da tutti, Lutero in testa, che lo criticò per la mancanza di positivismo cristiano nei suoi lavori, F. fu comunque un autore molto letto nella sua epoca e, benché le sue idee non fossero particolarmente originali perché aveva attinto molto dai grandi mistici del XIII e XIV secolo, come Johannes Tauler e Johannes Eckhart , egli influenzò lo sviluppo del libero pensiero in diversi paesi, tra cui l'Olanda [ Dizionario di eresie, eretici, dissidenti religiosi, confessioni cristiane non cattoliche, nuovi movimenti religiosi di ispirazione cristiana]



Crusius, Martin: di lui secondo l'SBN si trovano nelle biblioteche italiane le seguenti opere:
Crusius, Martin (1526-1607), Annales sueuici siue Chronica rerum gestarum antiquissimae et inclytae sueuicae gentis ... Adiunctis interim caeterae quoque Germaniae, Orientis & Occidentis ac vicinarum prouinciarum ad nostra vsque tempora, memorabilibus rebus ac scitu dignis. ... Cuius dodecas prima [-tertia]. Ab initio rerum conditarum, vsque ad D.CCC. annum Christi dedicitur. Auctore Martino Crusio .., Francofurti : ex officina typographica Nicolai Bassaei, 1595 (Francofurti : ex officina typographica Nicolai Bassaei, 1596) - 3 v. ([12], 338, [18] ; [8], 274, [14] ; [12], 846, [46] ; [6], 131, [7]) p. : ill., 1 ritr. ; 2o. - Cors. ; got. ; gr. ; rom - Front. del vol.1. stampato in rosso e nero. - Marche sul front. del vol.1. (F01121) e in fine al vol. 3. (F01119) - Ritratto dell'A. sul verso del front. del vol.1., sugli altri front. e a c. 5a3v. della pt.2. del vol 3 - Segn.: )(6A-2F 462G ; )()(42A-4D6 ; ):(6A-Z62a-4a64b44c-4e64f4 ; 5a-5m6 - Tit. della pt. 2. del vol. 3.: Paraleipomenos rerum Sueuicarum liber - Impronta - *.s: m.e- m)is ZwDi (3) 1596 (R) - Impronta - n-e- c.l- e-ei Efdi (3) 1595 (R) - Impronta - s,o- s.n- e?r- cetu (3) 1595 (R) Fortuna: donna in piedi su una ruota in acqua tiene nella destra una lama e nella sinistra una vela. Motto: Fronte capillata est post haec occasio calva - Altri titoli collegati: [Pubblicato con] Paraleipomenos rerum Sueuicarum liber - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma. - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Crusius, Martin (1526-1607), Martini Crusii Grammaticae Graecae, cum Latina congruentis, pars prima -altera , Basileae : ex Officina Oporiniana, 1573-1585 - 2 v. ; 8 - Marca sui front. - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: grc, lat. - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
Crusius, Martin (1526-1607), Turcograeciae libri octo a Martino Crusio, in Academia Tybingensi Graeco & Latino professore, vtraque lingua edita. Quibus Graecorum status sub imperio Turcico, in politia & ecclesia, oeconomia & scholis, iam inde ab amissa Constantinopoli, ad haec usque tempora, luculenter describitur. Cum indice copiosissimo, Basileae : per Leonardum Ostenium : Sebastiani Henrichpetri impensa. (Basileae : ex officina Leonhardi Ostenij, 1584) - 44, 557 i.e.559, 1 p. : ill., 1 ritr. ; 2o - Marca di Leonard Ostenius (J176) sul front, a c. Y4v e in fine - Cors. : gr. ; rom. ; tur. - Ritratto dell'A.sul verso del front - Impronta - b-us r,ca ***- **** (3) 1584 (R) - Marca editoriale: Tre leoni uno disteso e gli altri seduti, dei quali uno solleva una clessidra. - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: grc, lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Crusius, Martin (1526-1607), Martini Crusii ... De imp. Rom. Friderico Ahenobarbo, vel Barbarossa, & studiosorum priuilegijs officijsque, oratio. Habita in 41. magistrorum creatione 11. Cal. Septemb 1593. Tybingae, Tybingae : apud Georgium Gruppenbachium, 1593 - 2, 66, 22 p. ; 4 - Impronta - t.um n-r, amod Pasi (3) 1593 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Acta et scripta theologorum VVirtembergensium, et patriarchae Constantinopolitani D. Hieremiae: quae vtrique ab anno 1526 vsque ad annum 1530. de Augustana Confessione inter se miserunt: Graece & Latine ab ijsdem theologis edita, VVitebergae : in officina haeredum Iohannis Cratonis, 1584 - 20, 384, 8 p. ; 2o - A cura di Jakob Andreae e Martin Crusius (Cfr. VD 16 I, p. 360) - Marca sul front - Cors. ; gr. ; rom. - Segn.: )(6\ast!4A-2I62K4 - Iniziali e fregi xil Titolo uniforme: Confessio Augustana - Impronta - t.su isab **** sile (3) 1584 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Crusius, Martin (1526-1607), Germano Graeciae libri sex: in quorum prioribus tribus, orationes: in reliquis carmina, Graeca & Latina, continentur. Ob Graecae linguae studium, quod iampridem Alpes in Germaniam trasvolauit, diligenter retinendum, & ad plurimarum rerum, quae ab anno 1566 usque ad tempus praesens contigerunt, non iniucundam cognitionem, editi. Auctore Martino Crusio, vtriusque linguae in Tybingensi academia professore. Cum indice copiosissimo Basileae : per Leonardum Ostenium, Sebastiani Henricpetri impensa - 16, 355, 13 p. : 1 ritr. ; 2o - Pubblicato probabilmente nel 1585 (cfr. VD 16 ) - Marca di Ostein (J176) sul front - Cors. ; gr. ; rom. - Segn.: (:)8a-z6A-F6G4H6 - Ritr. dell'A. a c. (:)8 e suo stemma alla p. prec - Impronta - *-i- i.u? t.oc **ne (3) 1585 (Q) - Marca editoriale: Tre leoni uno disteso e gli altri seduti, dei quali uno solleva una clessidra. - Paese di pubblicazione: CH - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Crusius, Martin (1526-1607), Martini Crusij Poematum Graecorum libri duo. Addita eregione (!) partim ipsius conuersione, partim Leonhardi Engelharti, partim Erhardi Cellij, carmine Latino. Eiusdem Martini Crusij orationum liber unus, Basileae : per Ioannem Oporinum - 3 pt. (227; 199; 118 p) : ill. ; 4o - Per la data 1567 cfr. Adams I, 328 - Segn.: a-z4 A-D4 E6; 2A-3B4; 2A-2P4 - Marca tip. sul front. - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma



I Centuriatori di Magdeburgo Nel 1559 appare a Basilea i primi tre volumi in foglio di un'opera intitolata: Ecclesiastica Historia . . . . . secundum singulas centurias . . . . . per aliquot studiosos et pios viros in Urbe Magdeburgicâ". E' prodotta da un gruppo di studiosi che sarà poi chiamato "i centuriatori di Magdeburgo" a causa del modo in cui divisero la loro opera (per centurie, cioè per secoli) e dal luogo dove per la maggior parte venne composta quest'opera. Ideatore e guida di quest'opera è Mattia Flacio Illirico, ed è considerata la prima storia comprensiva della Chiesa dai tempi di Eusebio nel IV secolo. Sostituì la storiografia del tempo fatta soprattutto di fantasiose vite di santi, più che di accurata documentazione. Di Flacio è detto: "E' il vero fondatore della storia critica del Medioevo" (Marc Fumaroli). Con questa storia, però, Flacio si proponeva di scardinare la legittimità storica del Cattolicesimo romano, in cui pone tutt'una serie di circa 400 testimonianze anti-papali che diventano poi famose ed influenti: "Catalogus testium veritatis qui ante nostram ætaem Pontifici Romano eiusque eroribus reclamarunt" (Basilea, 1556; enlarged ed., Strasburg, 1562; ed. by Dietericus, Frankfort, 1672), raccogliendo così tutti coloro che, nel corso della storia, protestarono contro "l'Anticristo papale". Già dal 1553 Flacio aveva cercato finanziatori per quest'opera, intesa a "rivelare gli inizi, lo sviluppo, e i propositi senza scrupoli dell'Anticristo". I principi tedeschi in questo lo aiutarono generosamente, in particolare quelli di Augusta e Norimberga, ma nessun appoggio ebbe dai sostenitori di Melantone. Il materiale fu ricercato per tutt'Europa con il suo fedele collaboratore Markus Wagner, di Weimar. Studi recenti hanno rilevato come in questo fosse stato assistito da simpatizzanti della Riforma come Caspar von Nydbruck, consulente imperiale, e capo della Biblioteca di Vienna. Anche a Jena e nelle successive peregrinazioni, Flacio conservò la direzione dell'opera. Nel 1624 l'edizione completa dell'opera fu pubblicata in 6 volumi in folio a Basilea da Louis Lucius, omettendo il nome degli autori. L'idea originale dell'opera, che determinò la scelta e l'uso del materiale era di mostrare che: "all'inizio la Chiesa non aveva alcuna dottrina papista anti-cristiana, ma evangelica. La prima, però, prevalse" dalla morte dell'ultimo apostolo fino al "ristabilimento della vera religione ad opera di Martin Lutero". Allora "la Chiesa aveva errato, traviata dall'Anticristo romano". Di conseguenza "fin dal secondo secolo vediamo errori insinuarsi nell'insegnamento di Clemente, Giustino martire e Ireneo, soprattutto sulle dottrine fondamentali del libero arbitrio e della giustificazione". "I segni dell'Anticristo compaiono chiaramente con il Papa Alessandro III, di cui si dice abbia adorato dei stranieri, rafforzato e confermato gli insegnamenti del diavolo e coltivato grande apprezzamento per il baalismo". "Attraverso i secoli nessun crimine è stato maggiormente mostruoso di questo, nessuna storia più incredibile... quella di bloccare ogni ricordo della verità da parte degli occupanti della Sede di Pietro".



Sanchez, Juan Abulensis teologo di Avila fiorito tra fine XVI secolo e primi decenni del XVII, di cui stando all'SBN nelle biblioteche italiane si riscontrano le seguenti opere:
Sanchez, Juan, Ioannis Sanchez Abulensis ... Selectae & Practicae disputationes de rebus in administratione sacramentorum, praesertim Eucharistiae & Poenitentiae, passim occorrentibus. Accessit tractatus de Ieiunio, cui subijcitur in calce disputatio de dubia impotentia circa matrimonium. Cum indice copioso ... , Lugduni : sumptibus Gabrielis Boissat, & Socior., 1636 - 16, 414, 90 p. ; fol. - Marca calcogr. sul front - Front stampato in rosso e nero - Testo su due col - Fregi xilogr - Segn.: a4 e4 A-3R4 - Ultima c. bianca - Impronta - uem- 84i- sue- iugo (3) 1636 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: fre - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari - Biblioteca Charitas - Paola - CS - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca dell'Istituto di storia, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico della Facoltà di giurisprudenza. Università degli studi di Macerata - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - Biblioteca del Seminario arcivescovile - Torino - TO - 1 es
Testo a stampa Sanchez, Juan, Ioannis Sanchez Abulensis ... Selectae, illaeque practicae disputationes de rebus in administratione sacramentorum, praesertim eucharistiae, & poenitentiae, passim occurrentibus. Accessit tractatus de Ieiunio, cui subiicitur ... , Venetiis : apud Bertanos, 1639 - [8], 383, [85] p. ; fol - Marca sul front. - Front. in rosso e nero - Cors. ; rom. - Segn.: a4 A-2Q6 - Testo su due col - Iniziali e fregi xil - Impronta - o-r- 2.t. 9.ue meci (3) 1639 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri - TO



Annibale Scotti erudito e filologo di Piacenza vissuto tra XVI e XVII secolo. L'SBN registra questa sua pubblicazione:
Annibalis Scoti Placentini, ... In P. Cornelii Taciti Annales, et historias commentarii ad politicam, & aulicam rationes praecipue spectantes. Quibus adiecta sunt reliqua Cornelii Taciti opera Cum indice rerum insigniorum. ..., Romae : apud Bartholomaeum Grassium, 1589 - [8], 688, [12] p. ; fol. - Segue a p. 675: Fabii Quinctiliani, vt videtur, Dialogus; An sui saeculi oratores antiquis, et quare concedant: Cornelio Tacito vulgo inscriptus - Impronta: na*- can- r.nt ruce (3) 1589 (R) - Lingua: Latino - Paese: Italia - Localizzazioni: Localizzazioni: Biblioteca civica A. Mai - Bergamo - Biblioteca della Pontificia Facoltà teologica dell'Italia meridionale. Sezione S. Luigi - Napoli - Biblioteca centrale della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Palermo - Biblioteca dell'Abbazia di S. Pietro - Perugia - Biblioteca Cathariniana - Pisa - Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia - Biblioteca nazionale centrale - Roma - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino



Boissard, Jean-Jacques (1528 - 30 ottobre, 1602), era un antiquario francese e un poeta latino. Vide la luce a Besancon ma fu istruito a Leuven: irrequito e refrattario alla severità dei metodi educativi fuggì tuttavia dal seminario cui era stato iscritto e viaggiò per la Germania e l'Italia, in cui rimase parecchi anni, spesso dovendo vivere in condizioni di notevole povertà. Il suo soggiorno in Italia gli sviluppò tuttavia un gusto sottile per le antichità e riuscì a mettere insieme una collezione di manufatti provenienti da Roma e dai territori circonvicini. In seguitò visitò le isole della Grecia, ma una grave malattia lo obbligò a rientrare a Roma. Qui riprese la sua opera di collezionista e completatala rientrò con essa in Francia; ma non essendo consentito in Francia di professare pubblicamente la religione protestante, che baveva abbracciato qualche tempo prima, si ritirò a Metz, in cui rimase a lavorare sino alla sua morte.
I suoi lavori più importanti sono: Poemata (1574)
Emblemata (1584)
Icones Virorum Illustrium (1597)
Vitae et Icones Sultanorum Turcicorum, ecc. (1597)
Theatrum Vitae Humanae (1596)
Romanae Urbis Topogrephia (1597-1602), opera molto rara
De Divinatione et Magicis Praestigiis (1605)
Habitus Variarum Orbis Gentium (1581), ornato con settanta incisioni.
Secondo l'SBN in Italia si trovano le seguenti sue opere custodite nelle biblioteche pubbliche:
Boissard, Jean-Jacques , Bibliotheca chalcographica illustrium virtute atque eruditione in tota Europa, clarissimorum virorum theologorum, jurisconsultorum, medicorum, historicorum, geographorum, politicorum, philosophorum, poetarum, musicorum, aliorumque. Collectore Iano Iacobo Boissardo Ves. sculptore Jan. Theod. de Bry chalcogr ..., Ammon, Johann
Boissard, Jean-Jacques , Tractatus posthumus Jani Jacobi Boissardi Vesuntini de divinatione & magicis praestigiis quarum veritas ac vanitas solide exponitur per descriptionem deorum fatidicorum qui olim responsa dederunt; ... Adiunctis simul omnium effigiebus, ab ipso autore e gemmis, marmoribus, talibusque antiquis ad vivum delineatis; iam modo eleganter aeri incisis per Joh. Theodor. de Bry ..., Oppenheimii: Galler, Hieronymus
Boissard, Jean-Jacques , Theatrum vitae humanae. A I.I. Boissardo vesuntino conscriptum, et a Theodoro Bryio artificiosissimis historiis illustratum, Francoforte sul Meno, Excussum typis Abrahami Fabri, ciuitatis Mediomatricorum typographi, impensis Theodori Bryi Leodiens: Bry, Theodor deFaber, Abraham
Boissard, Jean-Jacques , 1. [-6.] pars Romanae vrbis topographiae & antiquitatum, qua succincte & breviter describuntur omnia quae tam publice quam privatim vedentur animadversione digna: Iano Iacobo Boissardo Vesuntino autore. Tabula chorografica totius Italiae: figurae aliquot eleganter in aere incisae: artifice Theodoro de Bry Leod. cive francdordiensi omnia foras recens edita, 1597-1602
Boissard, Jean-Jacques , 6: 6. pars antiquitatum Romanarum siue 4 tomus, inscriptionum & monumentorum, quae Romae in saxis & marmoribus visuntur autore I.I. Boissardo Vesuntino omnia studiose conquisita & excepta, artificibus vero Theodori de Brij relictis filijs recens in aere efficta foras data, Francf. - 1602
Boissard, Jean-Jacques , 5: 5. pars antiquitatum Romanarum siue 3. tomus, inscriptionum & monumentorum, quae Romae in saxis & marmoribus visuntur autore I.I. Boissardo Vesuntino omnia studiose conquisita & excepta, artificibus vero Theodori de Brij reloictis filijs recens in aere efficta foras data, Francf. - 1600
Boissard, Jean-Jacques , 3: 3. pars antiquitatum seu inscriptionum & epithaphiorum quae in saxi & marmoribus Romanis videntur cum suis signis & imaginibus exacta descriptio auctore Iano Iacobo Boissardo Vesuntino omnia elegantissimis figuris in aere incisis illustrata, per Theodorum de Bry Leodiensem, civem Francfordien, [Francoforte s.M.[Metz Francoforte s.M.] excussum typis Abrahami Fabri, ciuitatis Mediomatricorum typographi: Bry, Theodor deFaber, Abraham, 1597
Boissard, Jean-Jacques , 4: 4. pars antiquitatum Romanarum siue 2. tomus inscriptionum & monumentorum, quae Romae in saxis & marmoribus visuntur authore I.I. Boissardo Vesuntino omnia studioseconquisita & excepta, artifice vero Theodoro de Brij Leod. recens in aere efficta, et foras data, Francf. - 1598
Boissard, Jean-Jacques , 2: 2. pars antiquitatum Romanarum seu topographia Romanae vrbis ... Marliani in-super et Onuphri Topographia eiusdem vrbis a I.I. Boissardo V. primum ad Theodorum de Bry missa, qui ad vivum ea in aere efficta, elegantissimo artificio illustravit, Francfordij: Bry, Theodor deSaur, Johann, 1597
Boissard, Jean-Jacques , 2: Vitae et icones sultanorum Turcicorum, principum Persarum aliorumque illustrium heroum heroinarumque ab Osmane usque ad Mahometem 2. Ad vivum ex antiquis metallis effictae, primum ex Constantinopoli D. Imp. Ferdinando oblata nunc descriptae & tetraschichis |! succinctis illustratae. A Ja. Jac. Boissardo Vesuntino. Omnia recens in aes artificiose incisa et demum foras data, per Theodorum de Bry Leod. civem Francoforti, Francf. ad Moen. - 1596
Boissard, Jean-Jacques , 8. pars Bibliothecae chalcographicae id est. Continuatio teria. Iconum virorum illustrium, quorum alij quidem intervivos esse jam olim deseriunt, alij vero nunc quoque aura honorum suorum perfruuntur gloria. Sculptore Clemente Ammonio ..., Francofurti ad Moenum - 1652
Boissard, Jean-Jacques , 9. Pars calcographicae Bibliothecae hoc est. Continuatio quarta iconum virorum illustrium, adjectis singulorum iconibus singulis distichis, Heidelbergae - 1654
Boissard, Jean-Jacques , Vitae et icones sultanorum Turcicorum, principum Persarum aliorumque illustrium heroum heroinarumque ab Osmane usque ad Mahometem 2. Ad vivum ex antiquis mettallis effictae, primum ex Costantinopoli d. imp. Ferdinando oblatae nunc descriptae & tetrascichis succinctis illustratae, a Ja. Jac. Boissardo Vesuntino. Omnia recens in aes artifici, Francf. ad Moen. - 1596
Inscriptiones antiquae totius orbis romani in absolutissimum corpus redactae olim auspiciis Iosephi Scaligeri et Marci Velseri industria autem et diligentia Iani Gruteri: nunc curis secundis ejusdem Gruteri et notis Marquandi Gudii emendatae et tabulis aeneis a Boissardo confectis illustratae, denuo cura viri summi Ioannis Georgii Graevii recensitae. Accedunt adnotationum appendix et indic, Amstelaedami: Halma, Francois, 1707
Boissard, Jean-Jacques , 4.: Quarta pars iconum viros virtute atque eruditione illustres repraesentantium, quorum alij inter vivos esse jam olim desierunt, alij vero nunc quoque vitali lumine honorum et dignitatum suarum perfruuntur gloria ..., Franfordij ad Moenum: Becker, Matthaus <1. ; 1598-1612?> Bry, Johann Theodor de & Bry, Johann Israel de, 1599
Boissard, Jean-Jacques , 3.: Tertia pars iconum virorum illustrium, quorum alii quidem inter vivos esse iam olim desierunt, alij vero nunc quoque vitali aura, honorumque suorum beati per fruuntur gloria ..., Becker, Matthaus <1. ; 1598-1612?> Bry, Johann Theodor de & Bry, Johann Israel de
Boissard, Jean-Jacques , Icones quinquaginta virorum illustrium doctrina & eruditione praestantium ad vivum effictae, cum eorum vitis descriptis a Ian Iac. Boisardo Vesunti, FrancofurtiImpressum Francfordii ad Moenum: Bry, Theodor deBry, Johann Theodor de & Bry, Johann Israel de, 1597-1599
Boissard, Jean-Jacques , 2.: Secunda pars. Icones virorum illustrium doctrina & eruditione praestantium contines, quorum alii inter vivos esse desierunt, ... deseriptes a I.I. Boissardo Vesunt ..., Francfordii: Bry, Theodor de, 1598
Boissard, Jean-Jacques , Iani Iacobi Boissardi Vesuntini Emblematum liber. Ipsa emblemata ab auctore delineata: a Theodoro de Bry sculpta, & nunc recens in lucem edita, Francofurti ad Moenum: Bry, Theodor de, 1593
Boissard, Jean-Jacques , [1]: Onuphrii Panuinii, Bartholomaei Marliani, Petri Uictoris, Iani Iacobi Boissardi Topographia Romae cum tabulis geographicis, imaginibus antiquae et novae urbis, inscriptionibus, marmoribus, aedificiis sepulchris, et quicquid est a ueneranda antiquitate. Magna diligentia aeri incisis, Francofurti: Bry, Theodor de, 1627
Boissard, Jean-Jacques , 2: 2. Pars antiquitatum Romanarum seu topographia Romanae vrbis iam inde ab V.C. ad nostra vsque tempore maxime quando in summo flore fuit, accuratissima: Plateae eiusdem cum aedificiis & magnificis structuris publicis, effigiate & ordine digestae, descriptio perspicua singulis figuris apposita a I.I. Boissardo V. primum ad Theodorum de Bry missa, qui ad viuum ea in aere efficta, elegantissimo artificio illustrauit. - Editio altera accuratior. - Studio sumtibusque Matthaei Meriani Basil. in lucem prodiens, anno 1628., [6],1-18, [88],55-194, [8] p., : [3] c. di tav. ripieg. ; fol. - [ast.]-3[ast]4 A-D2 E-2N4. - Le c. segnate A-D2 E-N4 sono costituite da tav. calcogr. e testo., Bry, Theodor deMerian, Matthaus <1. ; 1625-1>
Boissard, Jean-Jacques , Iani Iacobi Boissardi Vesuntini Poemata. Elegiarum libri 2. Hendecasyllabor. lib. 2. Tumulorum et epitaphiorum lib. 1. Epigrammatum lib. 2, Metis: Le Fevre, Abraham, 1589
Boissard, Jean-Jacques , 6. Pars Bibliothecae chalcographicae, id est Continuatio prima, iconum virorum virtute atque eruditione illustrium, quorum alij inter vivos esse jam olim desierunt, alij vero nunc quoque vitali lumine honorum & dignitatum suarum perfruuntur gloria. Sculptore Sebastiano Furckio ..., Francofurti - 1650
Boissard, Jean-Jacques , 7. Pars Bibliothecae chalcographicae id est. Continuatio secunda iconum virorumillustrium, quorum alij quidem inter vivos esse jam olim desierunt, alij vero nunc quoque aura, honorum suorum perfruuntur gloria. Sculptore Clemens Ammonio ..., Francfordij ad Moenum - 1650
Boissard, Jean-Jacques , Topographia Urbis Romae, das ist Eigentliche Beschreibung Der Stadt Rom, Sampt Allen Antiquitaten, Pallasten ... und in vier Tagen ordentlich beschauet und gesehen werden konnen. In Lateinischer Sprach beschrieben Durch Joannem Jacobum Boissardum ..., Franckfurt - 1681
Boissard, Jean-Jacques , Onuphrii Panuinii, Bartholomaei Marliani, Petri Uictoris, Iani Iacobi Boissardi Topographia Romae cum tabulis geographicis, imaginibus antiquae et nouae urbis, inscriptionibus, marmoribus, aedificiis sepulchris, et quicquid est a veneranda antiquitate. Magna diligentia aeri incisis., Francofurti : in Bibliopoleio Bryano apud Matthaeum Merianum, 1627-1628. - 6 v. : ill. ; fol.(Si tratta della sec. edizione. - Cfr. Brunet v. I, col. 1069 e COPAC. ed.descritta da Durham. - I volumi hanno i& epitaphiorum quae in saxi & marmoribus romanis videntur ... descriptio ... 1597 (1595); V. 4: IIII. pars Antiquitatum romanarum siue II. tomus Inscriptionum & monumentorum, quae Romae in saxis & marboribus visuntur ... ,1598; V. 5: V. pars Antiqvitatvm romanarvm siue III. tomus Inscriptionum ... 1600; V. 6: VI. pars Antiqvitatvm romanarvm siue IIII tomus Inscriptionum ... 1602., Bry, Theodor de
Boissard, Jean-Jacques , Icones diversorum hominum fama & rebus gestis illustrium, Metis Mediomatric - 1591
Boissard, Jean-Jacques , 4: 4. pars antiquitatum seu inscriptionum & epitaphiorum quae in saxi & marmoribus Romanis videntur cum suis signis & imaginibus exacta descriptio auctore Iono Iacobo Boissardo Vesuntino omnia elegantissimis figuris in aereincisis illustrata, per Theodorum de Bry Leodiensem, civem Francfordien., [Francoforte sul Meno] : [Theodor de Bry], 1597, Bry, Theodor de



Wolfius, John la cui vita si legge nell'opera di Adam, Melchior, Vitae Germanorum iureconsultorum et politicorum, qui superiori seculo et quod excurrit floruerunt, Frankfurt

, Hered. Jonae Rosae; Heidelberg: Johannes Georgius Geyder, Acad. Typogr., 1620 [30], 488, [31] S. 4° stese l'opera Lectionum Memorabilium et Reconditarum Centenarii XVI (1671) in cui trattò le vicende della "Papessa Giovanna" e dove dissertò di due autori qui menzionati da Aprosio vale a dire Stephan Blanck (I, p.231) e Baptista Mantuanus (I, p.230).
Di Stephan Blanck oggi pressochè sconosciuto alla Biblioteca Nazionale di Berlino si trovano alcune testimenianze. Precisamente entro due edizioni dei Mirabilia Romae (puoi qui leggerne anche il testo): titolo tradizionale di diverse raccolte (di varie epoche e autori, non sempre sicuramente identificati), contenenti notizie su monumenti, cerimonie e tradizioni di Roma, redatte nel Medioevo. I veri e propri Mirabilia si hanno nel secolo XII e seguono cronologicamente agli itinerari ad uso dei pellegrini usati prima del Mille.
I testi in questione sono:
1 - Mirabilia Vrbis Romae. Das ist. Die wundersame verwunderliche Wunder/ so inn der Statt Rom dem grossen Römischen Binnkorb zu finden ..., / Johann Fischart - Erstlich durch M. Steffan Blanck von Passaw [donde la latinizzazione ex origine di Passavianus]/ Anno 1500. zur zeit Alexandri 6. seiner regierung im Neundten Jahr/ im Binenkorb selbst in Truck verfertiget. Nun aber zu sonderer ergetzligkeit ... angehänckt obs schon die Pfaffen kränckt. - Rom : Planck, 1608.
2 - Mirabilia urbis Romae : Das ist: Die wundersame verwunderliche Wunder, so in der Stat Rom dem grossen Römischen Binnkorb zufinden...., Erstlich durch Steffan Blanck von Passaw/ , Anno 1500 ... selbst in Truck verfertiget, Christlingen [vielm. Strassburg], 1594
In Italia di questo autore si hanno secondo l'SBN:
Autore: Fischart, Johann, Catalogus catalogorum perpetuo durabilis: das ist, ein Ewigwerende, gordianischer, pergamenischer vnd tirraninonischer Bibliothecken gleichwichtige vnd richtige Verzeichnusz vnd registratur, aller furnemer auszbuendiger, ... Buecher vnd Schrifften ... newlich aber durch Artwisum von Fischmentzweiler, erditricht, abgeloest, vnd an Tag gebracht. .., Getucht zu Nienendorff : bei Nirgendsheim, im Mentzergrund, 1590 - 34 c. ; 8o. - Nome dell'autore Johann Fischart e del tipografo Bernhard Jobin da Fischart, Johann, Fides Iesu et iesuitarum. Hoc est. Collatio doctrinae domini et salvatoris nostri Iesu, cum doctrina iesuitarum: collecta ex s. Literis, patrum scriptis, ac iesuitarum libris: et per fidei articulos disposita. Item. Iuramentum Pij papae 4. continens capita pontificae religionis, cum confutatione eiusdem. Cum praefatione d.Iohannis Marbachij s. theologiae doctoris et professoris ordinarij in academia Argentoratensi, [Strasburgo : per Donatum Gotwisum Triuonensem ... , 1574 (Excusum Christlingae : per Gnadrichum Gotwinum, 1573) - 48, 525 i.e. 526, 1 p. ;8o Note Generali: Per il vero nome del luogo Strasburgo e del tipografo Bernard Jobin, cfr. VD16, VII, 4-5 - Segn.: )(- 3)(8_A-2K8 - Impronta - inac n-m. s-ne qubu (3) 1573 (R) - Paese di pubblicazione: FR - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma



Becmann, Christian, Christiani Becmani Bornensis Schediasma philologicum: Apologia pro eodem: De usu logices: Exegesis psalmi 91.: Orationes et dissertationes: poemata et epistolae. Partim antehac non edita, partim vero melius iam edita, Hanoviae : typis Wechelianis, sumptibus Danielis ac Davidis Aubrorum, & Clementis Schleichii, 1619 (non è stato possibile individuare nè in Italia nè in altro Paese europeo -sempre che non sia un errore di citazione- l'edizione di Francoforte cui accenna l'Aprosio) - 6 v. ; 8. - Impronta - Deni t,ut r-m, u-io (C) 1619 (R) - Comprende: [1]: ... Schediasma philologicum - [2]: ... De usu logicae. Anno 1613 - [3]: ... Exegesis psalmi 91. Anno 1611 [4]: ... Orationes et dissertationes - [5]: ... Poet. Laureat. Caes. Poematamiscellanea - [6]: ... Nec non ad ipsum aliorumexstantiores Epistolae - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze



Guglielmo di Occam: Guglielmo nacque ad Occam (o Ockham), in Inghilterra, tra il 1295 ed il 1300. Entrò giovane nell'ordine francescano, studiando ad Oxford, dove subì fortemente l'influenza degli insegnamenti di Duns Scoto e di Ruggero Bacone e dove successivamente insegnò teologia. Nel 1324 fu sottoposto ad un procedimento di inquisizione perché sospettato di eresia e si recò ad Avignone, sede della curia pontificia, con l'intento di discolparsi davanti al papa. Qui fu coinvolto nel conflitto che vedeva papa Giovanni XXII opporsi al generale dei francescani Michele di Cesena e fu costretto a fuggire, trovando rifugio presso l'imperatore Ludovico il Bavaro. Fu poi in Baviera a partire dal 1330. Dal 1349 le sue tracce si perdono misteriosamente. Morì probabilmente durante l'epidemia di peste del 1348-50. Tra le sue opere: Commento alle Sentenze, Quodlibeta, Summa logicae, Breviloquium de potestate papae.
La produzione logico-linguistica di Guglielmo di Occam è stata in genere qualificata sotto l'insegna nominalista, in quanto tesa ad un rigoroso vaglio del significato dei termini del linguaggio. Nella sua logica è centrale l'applicazione della teoria della supposizione, vale a dire l'analisi del valore significativo delle parole, che hanno il potere di "supporre" (cioè di stare al posto di) le cose da queste distinte. Egli esclude l'esistenza reale degli universali: il concetto ha un'esistenza puramente intellettuale, ma, nonostante questo, non è una semplice convenzione, esso è infatti per sua natura capace di far conoscere le cose individuali. La dimostrazione dell'esistenza di Dio consiste nel suo essere causa "conservante" degli enti finiti. La sola ragione non può però provare in modo rigoroso che Dio sia unico, infinito, onnisciente ed onnipotente, poiché tali attributi della divinità possono esserci noti esclusivamente tramite la rivelazione. Data l'onnipotenza divina, il mondo è un qualcosa di radicalmente relativo e non è quindi, come aveva asserito Aristotele, un qualcosa di assolutamente chiuso ed in sé perfetto. Dio ha la possibilità di creare altri mondi, anche più vicini alla perfezione del nostro mondo. E' inutile fare con molte cose ciò che si può fare con poche cose, vale a dire che non si devono moltiplicare gli "enti" naturali se una tale moltiplicazione non risulta logicamente necessaria (rasoio di Occam). Non è quindi, ad esempio, necessario postulare nei corpi celesti una materia diversa, quintessenza, da quella dei corpi del mondo sublunare. La volontà umana è libera, poiché autonoma rispetto all'intelletto, e tale libertà si mantiene anche di fronte al fine ultimo universale, ne deriva che non è possibile la fondazione di un'etica razionale, poiché è solo tramite la rivelazione che noi possiamo sapere con certezza dell'esistenza di un bene infinito, fine ultimo della volontà. Il diritto non è collegato a ciò che è in sé giusto, ma al potere che l'individuo esercita su di un bene. E' "eretica" la pretesa di chi vorrebbe attribuire al papa sia il potere religioso che il potere civile, poiché tale pretesa è esplicitamente contraria all'insegnamento evangelico che sancisce la divisione di tali poteri. [Scheda di Adriano Virgili].



Ávila è una città spagnola , capoluogo di Provincia nella regione di Castiglia e Leon . Sorgendo a 1.128 m. sul livello del mare, in una zona rocciosa sulla sponda destra del fiume Adaja, affluente del Duero , risulta essere il capoluogo di provincia più alto della Spagna . Il territorio del comune si estende per 231,9 km2. Tra i monumenti più importanti della città, si segnalano le antiche mura, tuttora intatte, la cui costruzione fu iniziata sul finire dell'XI secolo su iniziativa del re Alfonso VI di Castiglia e poi restaurata nel 1596 da Filippo II di Spagna . La città ha dato i natali a Santa Teresa d'Avila .



Nell'elenco degli scrittori che Aprosio recupera dal Becman si trovano nominativi di difficile interpretazione.
Tra questi si può ricordare Christiano Maffei che per una qualche assonanza ma nessun vero riscontro si è voluto accostare a
Maffeo Vegio.



Maria Below: in effetti di questa erudita danese non molto è rimasto; qualche informazione si ricava in merito alla sua vita ed attività compulsando, sotto voce (II BIND, Kjobenhavn, 1888, p. 46), l'ottocentesco Dansk Biografik Lexicon.
La silloge danese non comporta però quelle notizie eclatanti che ci si aspetterebbero dagli elogi aprosiani; dalla traduzione, in definitiva, si apprende che Maria Bulow vide la luce nel 1586 a Spottrup, figlia del consigliere Henrich Below e della di lui sposa Lisbet. Stando al testo danese si ricava che le erano universalmente riconosciute elevate qualità intellettuali, una agile comprensione del latino scritto e parlato oltre alla conoscenza di greco e francese: si apprende inoltre che verso il 1605 andò sposa al consigliere reale Christan Holk di Bustrupp. La donna col tempo avrebbe affinata la sua cultura segnalandosi specificatamente per una vasta conoscenza della Bibbia oltre che dei classici latini. La morte la colse nel 1651: tutte queste considerazioni inducono a credere che nellelogio della Bulow, sia da parte cdell'Aprosio che di altri letterati italiani come il Tomasini abbia concorso la volontà del danese Thomas Bartholin illustre amico di entrambi e personaggio di rilievo anche nella cultura italiani, durante il XVII secolo.



Aprosio allude all'opera di Decembrio, Pietro Candido, De Genitura hominis..., Romae, c. 1474 - in-4 (Pellechet, 3194 ; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, t. 7, 8188) [Referenza n° : FRBNF31508238]: poi raccolta in una silloge Archana medicine....
Stupisce che parli di manoscritto e non di testo a stampa come in effetti avrebbe dovuto essere ed a dimostrazione che non aveva perfetta competenza del personaggio compare la dicitura che era costui un dottor medico mentre trattavasi di un umanista dedito principalmente alla volgarizzazione di storie e testi.
Aprosio comunque non gestisce il documento, attribuendo l'informazione al nobile genovese e fautore della sua biblioteca Anfrano Maria Fransone (Fransoni) che lo gratificò del dono di molte e preziose opere anche di carattere alchemico ed esoterico.
Allo stato attuale delle investigazioni neppure si può escludere che, atteso il soggiorno di Pietro Candido Decembrio nella città di Genova e la sua frequentazione di circoli mondani e culturali, di Pietro candido fosse circolata una trascrizione manoscritta di questa operetta medica giunta poi ad Anfrano Maria Fransone (Fransoni) personaggio che alla nobiltà dei natali univa la curiosità per le stranezze della conoscenza e dell'investigazione scientifica. Indubbiamente molti particolari a volte sfuggono nell'indagine su queste figure di eruditi un tempo celebri e poi abbastanza poco analizzati: un caso analogo, sempre nel camposcientifico e medico, per esempio si registra in merito ai ben poco studiati spostamenti del medico spagirico Zefiriele Tomaso Bovio nel genovesato.
Indubbiamente è certo che Aprosio o lesse direttamente o in modo più probabile ricevette dal Fransoni una trascrizione da lui riportata nella Grillaia assolutamente identica, come si vede da una banale collazione, a quanto stampato nell'incunabolo Archana medicine..., Genevae, circa 1498, in-4 (Pellechet, 1105.) [ La riproduzione digitale de Archana medicine. De genitura hominis, et de signis conceptionis, et de impedimentis circa conceptionem... / Candidus. Conservatorium sanitatis / [Benedictus de Nursia] ; per Jo. Philippum de Lignamine,... editum..., per LXXI fogli, è stata fatta nel 1995 ed è consultabile on line] della Biblioteca Nazionale di Parigi corrispondente alla cinquecentina, cusodita alla British Library, : Archana medicine. Candidus De genitura hominis ... Conseruatorium sanitatis [in effetti De conseruatione sanitatis di Benedictus de Nursia] per Io. Philippum de Lignamine ... editum ... Petrus de Abano De singulis venenis et curis eorundem ... Arnaldus de Villa Noua De Arte cognoscendi venena ... et cura eorundem ... Tractatulus de peste et epydimia ... Valasti de Tarenta ... Alius tractatulus de peste et epydimia Iohannis Itrensis, etc., [Ginevra, 1505] - fol. - 72 carte, numerate ii-lxxi, bianca l'ultima - Sig. a6b8c-f6g4hi8k6l8. 39 linee per pagina.
Pietro Candido Decembrio nato a Pavia il 24 ottobre 1392 (ma lui sosteneva 1399), da Uberto Decembrio di Vigevano. Fu assunto come segretario ducale nel 1419 (capo della cancelleria) grazie al prestigio paterno.
Uberto era stato segretario di Pietro Filargo, ambasciatore di Gian Galeazzo Visconti, arcivescovo di Milano e quindi papa Alessandro V, ma nei torbidi successi alla morte del duca era stato imprigionato nella rocchetta di Porta Romana, fino alla successione di Filippo Maria.
Uberto aveva recitato nell’ottobre 1418 l’orazione pubblica per la venuta a Milano di papa Martino V e quindi era normale che il figlio seguisse le orme paterne nella carriera diplomatica (Uberto morirà a Treviglio nel 1427).
Durante la prigionia del padre, Pier Candido si era rifugiato a Genova, dove aveva frequentato i circoli dei D’Oria (Doria) e dei Fregoso.
Più che come diplomatico, Pier Candido ebbe successo come traduttore e volgarizzatore di storie: e la serie delle sue opere, come si evince dall'epitaffio, è davvero considerevole.
Nel 1438 dava a Giovanni Matteo Bottigella la sua traduzione della Storia di Alessandro e di Giulio Cesare di Quinto Curzio, dedicata a Filippo Maria Visconti e miniata nella bottega milanese del Maestro del Vitae Imperatorum (Torino, Biblioteca già Reale, ms. varie 131 e Budapest, Libreria Nazionale).
Se come studioso non riusciva ad elevarsi al di sopra della media, come diplomatico Pier Candido si dimostrò presto inadeguato e venne relegato a ruoli marginali finché lascerà Filippo Maria con una liquidazione irrisoria, a causa dell’accusa lanciatagli dal Filelfo di essersi introdotto nell’ala del castello riservata alla duchessa Maria di Savoia, proibita a qualsiasi uomo come un harem turco.
Pier Candido da questo momento seguirà Francesco Sforza, attendendo il suo insediamento a Milano per farvi ritorno.
E’ in questo periodo, appena successivo alla morte di Filippo Maria nel 1447, che inizia la stesura della biografia dell’ultimo Visconti.
Si trasferisce quindi a Roma, dove dal 1447 è stato eletto l’umanista Tommaso Parentucelli col nome di Niccolò V, dal quale riceve l’incarico di tradurre dal greco in latino la Storia romana di Appiano (con scarso esito) e la Biblioteca storica di Diodoro Siculo (cominciò il libro XVI e si fermò quasi subito).
Per lo Stato pontificio assumerà incarichi di ambasciatore a Napoli e a Milano, dove vorrebbe rimanere, ma non trova accoglienza, anche dopo l’adulatrice Vita di Francesco Sforza. Il Decembrio morirà comunque a Milano il 12 novembre 1477, nella casa che fu del padre in S. Pietro in Camminadella e verrà sepolto in S. Ambrogio.
La sua arca, posta sotto il portico accanto all’ingresso di sinistra, ha il seguente epitaffio, dettato dallo stesso Pier Candido:
PETRUS CANDIDUS VIGLEVANENSIS MILES, PHILIPPI
MANE DUCIS SECRETARIUS, SUINDE MEDIOLANENSIUM
LIBERTATI PREFUIT, PARIQUE MODO SUB NICOLAO PAPA
V ET ALPHONSO ARAGONUM REGE MERUIT: OPERUMQUE
A SE EDITORUM LIBROS SUPRA CXXVII, VULGARIBUS
EXCEPTIS, POSTERITATI MEMORIEQUE RELIQUIT
.
[Encicl. italiana. - Biogr., Italia, 1987. - Dizionario biografico universale / G. Garollo, 1907 - Potthast. - GDEL . - BN Cat. gén. : Decembrio (Pietro Candido)]



Orsina Cavaletta in realtà pseudonimo di Orsola Bertolai (Ferrara 1531 - ivi 1592): nacque dal filosofo Camillo Bertolai e sposò il poeta Ercole Cavaletta.
Fu molto attiva culturalmente alla corte di Alfonso II: in particolare risultò presente nel 1570 alle disquisizioni in merito alle L Conclusioni Amorose di Torquato Tasso.
In dipendenza della sua partecipazione alla Conclusione XXI (che detta "L'uomo in sua natura amar più intensamente e stabilmente che la donna" [sentenza tratta dalla Polit., i, 2, 12 di Aristotile]) ottenne dal grande poeta la dedica del dialogo La Cavaletta, o vero della poesia toscana: scrisse sonetti e madrigali su temi d'occasione, amorosi e cortigiani. Non pubblicò un'opera autonoma ma le sue composizioni comparvero su alcune sillogi come le Rime di diversi celebri autori (Licinio, Bergamo 1587) e la Nuova scielta di rime (ibid., 1591).
Qui si riportano alcune sue liriche tratte invece dalla raccolta in più parti Gareggiamento poetico (ove è registrata anche la lirica sopra proposta del di lei sposo) edito nel 1611 presso il Barezzi a Venezia da Carlo Fiamma autore del XVI/XVII secolo noto come "Confuso Accademico Ordito, autore tra l'altro della favola pastorale Gelosa Ninfa (Meglietti, Venezia, 1604) e della "traggi-satiri-comica" Diana vinta (Deuchino, Venezia, 1624).



Gemma, Fulgenzio <1582-1634>, Meditazioni sopra i principali articoli della nostra fede contenuti nel Credo, di monsignor Fulgentio Gemma di Lecce, abbate di santa Barbara di Mantoua, chierico regolare. .. , In Lecce : appresso Pietro Micheli, 1667 - [48], 443, [13] p., [1] c. di tav. : antip. calcogr., ill. ; 80. - Cfr.: B. D'Amato, Le edizioni pugliesi dal 1535 al 1799, Grumo Appula 1987, p. 82 - Ill. xilogr. (Gesu Crocifisso) a c. 38v - Iniziali e fregi xilogr. - Parti di testo in lat - Ritr. di S. Oronzo a c. 2F3r - Segn.: -38, A-2E8 2F4 - Tit. dell'antip. : Meditazioni sopra il Credo di monsignor Gemma consecrati all'altezza sere.ma di Cosmo De Medici ... - La seconda parte comincia a c. R2r., con proprio front - Impronta - hesa ren- ,ee- sela (3) 1667 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita, lat. - RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - 1 esemplare mutilo della c. 2F2. - FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI - 1 esemplare.
Gemma, Fulgenzio<1582-1634>, Ritratto della sereniss.a principessa Caterina di Toscana duchessa di Mantova e di Monferrato, poi governatrice di Siena. Formato co' lineamenti dell'eroiche sue virtu da monsignore Fulgenzio Gemma abate di S. Barbera di Mantova ... , Ristampato in Firenze : per Bernardo Paperini, 1737 - XXIII, [1], 400, [2] p. ; 4 Note Generali: Tit. dell'occhietto: Ritratto della serenissima principessa Caterina di Toscana duchessa di Mantova e di Monferrato - Front. calcogr. - Testatine, fregi e iniziali xilogr. - Segn.: [pi greco]1 *4 [ast.crocelat]4 [ast.2crocelat]4 A-3D4 [chi greco]1 - Impronta - E-n- sie- o,do atde (3) 1737 (A) - Paese di pubblicazione: IT -Lingua di pubblicazione: ita. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno - Biblioteca comunale Roberto Ardigo' - Mantova - MN - Biblioteca Palatina - Parma
Gemma, Fulgenzio<1582-1634> Ritratto di madama ser.ma Caterina principessa di Toscana duchessa di Mantoua. Formato co'lineamenti dell'heroiche virtu di lei da monsignor Fulgentio Gemma abbate di S. Barbara confessore della med.ma Alt.a. ..., In Siena : per Hercole Gori, 1630 (In Siena : appresso Ercole Gori, 1630) - 44, 327, 37 p. - Segn.: \1 p" " 2-54 6" A-2Y4 2Z" - Front. calcogr. con stemma dei Medici e ritr. di Caterina de Medici sottoscritto: Ant. Gregorij inu. Cl. Mellan Gall. sculp - Nel primo fasc. inserito un bifolio non segnato con la prima c. bianca e l'altra che contiene dedica "A' lettori" - Impronta - elhe n-na r-e, zode (3) 1630 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita. -Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca Palatina - Parma - PR - 1 esemplare ([44], 327, [37] p.)
Gemma, Fulgenzio <1582-1634> , Orazione funerale nell'esequie di madama sereniss. Margherita Gonzaga d'Este duchessa di Ferrara del padre don Fulgenzio Gemma ... e da lui recitata nella chiesa ducale di Santa Barbara in Mantoua il giorno 23. di gennaio 1618, In Mantova : a presso li fratelli Osanna stampatori ducali - 23, [8] p. ; 4o. - Contiene a c. D1r: Rime di diuersi per la morte dell sereniss. madama Margherita Gonzaga d'Este duchessa di Ferrara - Iniz. e fregi xil. - La data presunta si deduce dal titolo - Segn.: A-D4 - Stemma xil. sul front - Impronta - e,s. naa- o-s- mech (3) 1618 (Q) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita. - Localizzazioni: Biblioteca comunale Classense - Ravenna - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca dell'Accademia nazionale virgiliana di scienze lettere ed arti - Mantova



A Mantova troviamo la Basilica di Santa Barbara, voluta dal terzo duca di Mantova, Guglielmo, quale chiesa di Palazzo, chiamata per questo anche Palatina, che doveva servire per le funzioni religiose di corte. Fu costruita su progetto dell'architetto mantovano Giovanni Battista Bertani (1516-1575) nel decennio 1562 -1572.



Già dal XV secolo i Gonzaga sono celebri collezionisti accompagnati da una fama tale, in Europa, da divenire il modello di riferimento per gli acquisti che, attraverso loro, si trasformano in tendenza: a partire da Isabella d’Este - moglie di Francesco II Gonzaga e marchesa di Mantova dal 1490 - che porta la collezione a livelli di specializzazione ed organizzazione espositiva assolutamente all’avanguardia. Isabella è solo l'inizio delle vicende della collezione ma il fascino del personaggio ha per molti anni, fatto convogliare su lei tutta l’attenzione degli storici. Eppure la fama della collezione dei Gonzaga, nella letteratura coeva, assurge all'Olimpo al volgere del Cinquecento, quando si afferma in Europa quella "bulimia collezionistica, che sfocia a volte nella psicopatologia del collezionista insaziabile".
Insomma, la collezione dei Gonzaga che diviene "mito", prototipo delle collezioni di tutta Europa, è quella seicentesca e i protagonisti principali di questa imponente raccolta sono Guglielmo, Vincenzo I e Ferdinando Gonzaga. Nell’imponente e complesso lavoro di ricerca e di scandaglio condotto dai curatori della mostra e dagli studiosi coinvolti, per identificare i pezzi della collezioni, la loro provenienza, i loro passaggi, ecc, ci si è allora imposti un limite cronologico ben definito che va dal 1563 (anno dell'investitura di Guglielmo a III Duca) al 1630 anno del sacco di Mantova: il periodo più vitale per il collezionismo e il mercato dell'arte.
Guglielmo (1538-1587)
Secondogenito del famoso duca Federico II Gonzaga e di Margherita Paleologo, il III duca di Mantova comincia a regnare effettivamente solo dal 1563, quando muore il suo tutore, lo zio cardinale Ercole. Brutto, gobbo, sgraziato, Guglielmo è universalmente ritenuto un buon amministratore delle ricchezze ducali ma in generale, per quanto riguarda l'aspetto artistico, ha sempre pesato su di lui un giudizio non del tutto lusinghiero; in effetti gioca decisamente a suo sfavore il confronto inevitabile con Vincenzo I, suo figlio e successore al ducato. Rispetto al lusso sfrenato esibito da Vincenzo e soprattutto rispetto alle quantità spropositate di opere d'arte acquistate dallo stesso, è naturale che il predecessore sia destinato a brillare di luce meno fulgida, o che addirittura rischi di passare per un duca poco illuminato dal punto di vista artistico. In realtà già da qualche decennio sono stati focalizzati alcuni aspetti fondamentali che ci permettono di penetrare la personalità di Guglielmo e le scelte da lui operate in senso artistico. Inoltre le recenti ricerche svolte a tappeto su alcuni carteggi dell'Archivio Gonzaga nell'Archivio di Stato di Mantova, conservate nella banca dati "Collezionismo gonzaghesco 1563-1630" del Centro Internazionale di Palazzo Te (Mantova) e parzialmente pubblicate o in fase di pubblicazione in una collana di volumi specifica, hanno aperto nuove prospettive tali da sollecitare curiosità intorno a questo duca così poco spettacolare, destinato da sempre a restare in ombra nella carrellata sui duchi della famiglia Gonzaga e ad essere liquidato velocemente con i soliti luoghi comuni. Guglielmo non può ancora essere considerato collezionista nel senso proprio del termine, ma proprio per questo si rivela una personalità interessante, capace di riflettere in modo significativo un contesto culturale di mutamento sottile ma profondo. Dal punto di vista museologico egli è essenzialmente la mente ordinatrice dominata dall'ideale di unificare tutte le parti del Palazzo Ducale, labirintico e sterminato, in un complesso architettonico armonico, unitario, organico. In questo senso la figura di Guglielmo rappresenta una tappa fondamentale nel percorso della formazione delle collezioni Gonzaga. Scavando ancora di più nella sua personalità emerge un lato di orgoglio dinastico che vogliamo riconoscere come strettamente collegato alla sua opera fondamentale di ristrutturazione del Palazzo: la consapevolezza di dover conservare degnamente il patrimonio artistico accumulato dagli avi in funzione della glorificazione della casa Gonzaga.
Vincenzo I (1562-1612)
IV duca di Mantova, primogenito di Guglielmo ed Eleonora Asburgo Gonzaga, gode di una fama ben diversa rispetto a quella del padre. Uomo di temperamento sanguigno, esuberante, megalomane; amante appassionato del lusso, delle donne, dell'arte; esibitore di eleganza sfarzosa e smodata; scialacquatore delle ricchezze ducali. Vincenzo I è il più spettacolare tra i duchi della famiglia Gonzaga: le sue imprese a caccia di opere d'arte sono innumerevoli e memorabili. Egli si muove perfettamente a proprio agio sul palcoscenico europeo, viaggiando tra una corte e l'altra, inseguendo e acquistando infinite opere d'arte con accanimento instancabile ma mutando spesso obiettivi, gusti, desideri. Vincenzo I sperimenta tutto con entusiasmo, si butta senza riserve in qualsiasi avventura gli possa procurare lustro e fama, come ad esempio le famose spedizioni contro il Turco, o le feste faraoniche organizzate a Mantova per celebrare occasioni speciali. Viene ricordato non solo come collezionista eccezionale di opere d'arte ma anche come grande committente: a lui si deve il soggiorno in Italia di Rubens. Tra le varie imprese di Vincenzo non mancano neppure importanti interventi architettonici sul Palazzo Ducale: anch'egli, come il padre Guglielmo e il figlio Ferdinando, si impegna nell’abbellimento della reggia principale di famiglia, ma ciascuno di essi è mosso da ideali e intenti personali diversi. Vincenzo infatti, a differenza di Guglielmo, sembra dominato dal desiderio di stupire i visitatori, di creare ambienti che superino in lusso e bellezza qualsiasi altro luogo. La voracità del duca Vincenzo, la sua passione viscerale per tutto ciò che è bello e prezioso è proverbiale, basti pensare a ciò che riferisce Alessandro Luzio a proposito di Vincenzo in punto di morte: "cominciò a far portare gioie in tanta bellezza et quantità che è stupore, su cui parevano affisarsi gli stanchi suoi occhi azzurri".
Ferdinando Gonzaga (1587-1626)
secondogenito di Vincenzo I ed Eleonora de' Medici ci offre una personalità ancora totalmente diversa rispetto agli altri due di cui ci siamo occupati finora. La costellazione sotto la quale nasce Ferdinando è quella del collezionista dominato da un'ossessione unica Sistematicità, spirito razionale, volontà programmatica costantemente animano le sue scelte di committenza e collezionismo artistico. A differenza del padre Vincenzo, egli non sembra dimenticare mai nulla; la sua mente registra, ordina, cataloga. Così si svolgono anche i suoi contatti con gli artisti: Ferdinando nel corso della sua vita, attraversando esperienze e conoscenze nuove, non tralascia mai quelle del passato; egli accumula, stratifica, nutre incessantemente un patrimonio prezioso inteso soprattutto come erfahrung; con metodo infallibile, aiutato dalla cerchia ampia che continua ad alimentare intorno a sé di amici, intermediari, agenti, mercanti, non perde mai un'occasione che potrebbe rivelarsi propizia per attuare i suoi numerosi progetti. Mentre Vincenzo I, catturato da intense passioni, via via si butta alle spalle idee e progetti già vissuti, artisti già amati, diversamente Ferdinando è capace di amalgamare armoniosamente tutti i percorsi esplorati e quelli nuovi da pianificare, o meglio possiede lo straordinario potere di fondere in un'unità organica ciò che per sua natura nasce separato: il presente e il passato, scandito nella lunga storia dinastica dall’avvicendarsi delle diverse personalità regnanti; la molteplicità e disomogeneità delle collezioni accumulate attraverso i secoli; il palazzo stesso con la sua topografia estremamente variegata e apparentemente disorganica. Ferdinando, oltre a impegnarsi in nuovi cantieri edilizi, oltre ad acquistare un gran numero di opere d'arte, oltre a mantenere rapporti continuativi e a stipendiare artisti di corte, diversamente dagli altri Gonzaga viene guidato da un'idea primaria che occupa la sua mente: un ideale di dominio, di controllo assoluto su tutto l'insieme dei beni raccolti e accatastati nei secoli dalla sua famiglia, che si traduce nella volontà di sistemare le collezioni vecchie e nuove secondo un principio ordinatore unico e incorruttibile, in modo da eternare la fama della casa Gonzaga e nello stesso tempo fuggire da un presente denso di ombre e di sciagure imminenti.
L'ansia della fine che corrode l'anima del duca Ferdinando assume toni ancora più lugubri nel presagio sempre più verosimile dell'estinzione della casata. Il sangue che scorre nelle vene degli ultimi Gonzaga è ormai avvelenato. Subito dopo l'unione legittima con Caterina de' Medici lo spettro della sterilità comincia a tormentare Ferdinando. Mentre la guerra dei Trent'anni dilania l'Europa, il ducato mantovano è immerso in una grave crisi politica ed economica, e paradossalmente è proprio in questo momento di decadenza che emerge con tutta la sua potenza l'orgoglio dinastico: nel crepuscolo delle certezze l'esigenza di celebrare ed eternare la propria stirpe attraverso i bagliori corruschi dell'arte si fa sempre più imperativa.
Mogli, sorelle, figlie. Le presenze femminili di casa Gonzaga gareggiano l'un l'altra nel contendersi la nostra attenzione. Fantasmi femminili come pallide larve emerse da una sensibilità romantica eccessiva oppure figure ben definite, di spessore storico-artistico rilevante e degne quanto i loro consorti, fratelli, padri, di essere analizzate e studiate in quanto collezioniste di opere d'arte? Forse potremmo appropriarci di entrambe le definizioni, ma in questa occasione occorre concentrarsi essenzialmente sulla seconda. La capacità di leggere in controluce nelle ricerche svolte in cinque anni di lavoro sul collezionismo gonzaghesco porta alla luce personalità femminili quasi del tutto inedite. Se gli studi scientifici della nostra epoca hanno infatti sempre privilegiato Isabella d'Este proprio perché esempio unico e irraggiungibile, a maggior ragione diventa necessario non lasciare in secondo piano le eredi della marchesa, straordinarie protagoniste della stagione aurea del collezionismo tra Cinquecento e Seicento, perfettamente in grado di brillare di luce propria.
Focalizzare l'attenzione sul collezionismo al femminile non significa dunque inoltrarsi in recessi oscuri, in strade periferiche senza meta che si perdono nel nulla, significa bensì avviarsi alla scoperta di un territorio poco esplorato ma ricchissimo di notizie, eventi, vicende, intrecci, questioni critiche da risolvere, talvolta anche legate strettamente agli episodi molto più noti e studiati appartenenti alla linea maschile. Si tratta di presenze - duchesse e principesse - che tanto hanno contribuito ad allestire il Palazzo Ducale all'apice della sua fortuna, a importare quadri capitali che riflettessero le selezioni della famiglia di provenienza - è il caso ad esempio dei quadri di Andrea del Sarto che Eleonora de’ Medici richiedeva a Firenze -, a selezionare stoffe, gioielli, cristalli, argenti, ad affidare commissioni di opere ad artisti, ritrattisti, decoratori, architetti. Riemergono dall'ombra donne di carattere eccezionale, determinanti dal punto di vista diplomatico e politico come Margherita Gonzaga, e altre come Caterina de' Medici, tutte intente all'esercizio del potere, altre meno presenti ma altrettanto impegnate ad accumulare beni preziosi e rari e ad agghindarsi in una corte che era, tra il 1563 e il 1630, all'apice del collezionismo e dell'ordinamento museale, in netto anticipo con le mode europee che da lì a qualche tempo avrebbero dettato legge. Eleonora Asburgo, moglie di Guglielmo Gonzaga, eccentrica duchessa di stirpe imperiale dal carattere deciso e teutonico; Eleonora de' Medici, moglie di Vincenzo I Gonzaga, grande collezionista ed esperta d'arte; Margherita Gonzaga duchessa di Ferrara, figlia di Guglielmo, straordinaria personalità, raffinatissima nelle scelte artistiche e potentissima nelle trame politiche; Caterina de' Medici, moglie di Ferdinando Gonzaga; Eleonora Gonzaga sorella di quest'ultimo, divenuta imperatrice nel 1622; infine Maria Gonzaga, figura emblematica e sfuggente, di grande fascino e modernità: su di lei si addensano le ombre delle sciagure che colpiranno Mantova all’epoca del sacco e della peste.
Nell'ambito dell'attività di ricerca preliminare alla mostra, è stato condotto un capillare lavoro di spoglio sui documenti dell'Archivio Gonzaga, conservati presso l'Archivio di Stato di Mantova, allo scopo di integrare le informazioni già a disposizione sulle acquisizioni d’arte da parte dei Duchi nel periodo compreso tra il 1563 e il 1630. In base ai dati raccolti è emerso un quadro estremamente ricco del mercato dell'arte con cui ebbero a confrontarsi i Gonzaga: all'ampia casistica delle contrattazioni, alle non sempre chiare modalità di pagamento e al fluttuare a prima vista ingiustificato dei prezzi, si aggiungono le variabili costituite dal grado sociale del venditore e del compratore, dalla fama dell'artista e dallo stato di conservazione dell'opera, tanto per citare i fattori più ricorrenti nei documenti. Il ciclopico vaglio documentario ha dunque permesso di stabilire linee e tendenze, centri di mercato e di commercio, ruoli di famiglia e gerarchie di ambasciatori e residenti, arrivi e partenze di artisti e tanto altro ancora; soprattutto, l'emerso già basta per definire una mappa chiara e comprensibile del mercato e degli scambi artistici tra i Gonzaga di Mantova e il resto del mondo.
Nel periodo considerato i duchi di Mantova - Guglielmo (1563-1587), Vincenzo I (1587- 1612) e Ferdinando (1612-1626) - dimostrarono di conoscere perfettamente le specificità delle varie città italiane e straniere per la produzione e il commercio di opere d'arte e beni di lusso. A Milano ci si procuravano armature finemente cesellate, tessuti e abiti confezionati da abili sarti, in perenne competizione con le famiglie proprie pari, come i Farnese e i Savoia, ma anche gioielli e cristalli prodotti ad esempio nelle botteghe dei Sarachi. Firenze era invece "territorio di caccia" per la duchessa Eleonora Medici Gonzaga, moglie di Vincenzo I, amante dei dipinti del Cinquecento fiorentino e soprattutto di Andrea del Sarto. A Roma, centro delle trame politiche e grande vetrina dell'aristocrazia europea, si acquistavano sculture e dipinti antichi, che andavano ad arricchire le gallerie di palazzo ducale e delle ville gonzaghesche. Venezia, con il suo porto mercantile e i suoi rapporti con l’Oriente, garantiva alla corte di Mantova pietre preziose, perle di ogni forma e colore, sete, vetri, nonché i libri a stampa più raffinati ed esclusivi. Per quanto riguarda interessi extra italiani, Vincenzo I fu un grande estimatore della pittura fiamminga, di cui fece incetta nel corso dei suoi vari viaggi nelle Fiandre, e non a caso all’inizio del Seicento chiamò come artisti di corte, e in particolare come ritrattisti, Francesco Pourbus e Pietro Paolo Rubens. Affascinato dalle terre più lontane era invece Ferdinando, di cui è nota la passione per le scienze naturali. Durante il suo soggiorno a Pisa, dove si preparava per la carriera ecclesiastica, il giovane Ferdinando sfuggiva spesso alla sorveglianza dei suoi insegnanti per recarsi al porto di Livorno, dove attraccavano le navi di ritorno dall’America, cariche di meravigliose novità.
Sono rari i casi di acquisti effettuati direttamente dai duchi. Questi ultimi generalmente si limitavano ad indicare ai propri agenti il tipo di oggetto o di prodotto desiderato e a quel punto era compito degli intermediari tenere d’occhio le merci disponibili sul mercato, soppesarne la qualità e stabilirne il prezzo, cercando di soddisfare le richieste ducali. Si trattava soprattutto di ambasciatori e di mantovani residenti nella varie città italiane ed estere, di nobili che agivano in nome dell’amicizia e della parentela che li legava ai Gonzaga e di rappresentanti del clero, il cui aiuto era determinante per procurarsi opere d'arte custodite tra le mura di edifici religiosi. A seconda delle occasioni i Gonzaga facevano ricorso anche a mercanti specializzati nel commercio di beni di lusso, i quali, durante i loro spostamenti, spesso facevano visita alla corte di Mantova mostrando le proprie mercanzie e promettendo di soddisfare le esigenze del principe. In particolare i mercanti veneziani rivestirono un ruolo di primo piano in questo senso e alcune delle loro botteghe, come quella del mercante-imprenditore Bartolomeo del Calice, erano meta di visite e di lunghe soste quando i duchi si recavano in laguna. Anche gli artisti, in particolare i pittori, furono spesso coinvolti nell'acquisto e nell'expertise di opere d'arte. In virtù della loro professione, infatti, potevano meglio di chiunque altro stabilire qualità e prezzo di un oggetto e conoscevano perfettamente le regole tacite secondo le quali il mercato dell'arte si muoveva. Il che consentiva loro di incappare in vere e proprie occasioni, come quando nel 1607 Rubens acquistò a Roma la Morte della Vergine di Caravaggio per conto di Vincenzo I.



TORQUATO TASSO
DISCORSO DELLA VIRTÙ FEMINILE E DONNESCA
Serenissima Madama. Sogliono le belle donne con vaghezza rimirare o statua o pittura ove alcuna somiglianza loro si vede espressa, e le giovani particolarmente di vagheggiarsi nello specchio e di vedere ivi ogni loro similitudine ritratta hanno vaghezza: ma Vostra Altezza, tutto che bellissima sia di corpo, né ancora sì attempata che non potesse o altrui piacere o di se stessa compiacersi molto, nondimeno né di suo ritratto né di specchio è tanto vaga, quanto di vedere se stessa rinata e ringiovinita ne' suoi bellissimi figliuoli, de' quali il Principe è tale, che ben di lui si può cantare quel verso oraziano:
... quo calet iuventus
Nunc omnis et mox virgines tepebunt;
o più tosto quel di Virgilio:
Gratior et pulchro veniens in corpore virtus.
E la Duchessa di Ferrara è sì fatta, che tutto che sia venuta in una casa da cui bellissime signore sono uscite e bellissime ci son maritate, nondimeno agguaglia con la sua bellezza non solo le quattro bellissime signore ch'ora in questa casa risplendono, ma la fama e la memoria ancora di tutte l'antiche, la virtù delle quali così bene adegua, che non può Alfonso invidiar felicità di moglie ad alcuno suo antecessore.
Ma perché Vostra Altezza Serenissima non è solamente quella forma esteriore che discorre e che opera e che rivolge a Dio, come ad oggetto, ogni sua operazione o contemplazione, altri ritratti più proprii suoi, che non sono i figliuoli, potrebbe desiderar di vedere e nello specchio dell'anima essere vaga di vagheggiarsi; e perché sì come l'occhio non può in sé ritorcere la potenza visiva in modo che veda se stessa, così l'anima difficilmente intende se medesima, e malagevolmente gli occhi dell'intelletto possono in se medesimi rivolgersi. Credo che talora cerchi Vostra Altezza alcun ritratto e specchio dell'anima sua; e quando rapita da zelo di contemplazione vede gli angeli, e favella con loro, di vedere alcuna somiglianza di se stessa è solita: ma non per ciò ivi ogni similitudine dell'anima sua vede espressa, perché ella per l'unione c'ha co'l corpo, di molte più potenze è composta, per il mezzo delle quali a lui è congiunta. Oltre che la nostra umanità non sostiene che gli occhi della nostra mente lungamente si affissino al sole dell'eterna verità; onde è necessario talvolta nelle altre cose rivoltargli e quasi in cristallo la loro potenza visiva ristorare. Ho pensato, dunque, che s'io offerirò a Vostra Altezza un breve discorso della virtù umana feminile, o delle varie opinioni ch'intorno ad essa hanno avuti gli uomini eccellenti, gli offerirò quasi specchio o ritratto in cui alcuna parte della sua interior bellezza potrà rimirare; dico alcuna parte, perché mia intenzione non è formar la perfetta idea della reina in quella guisa che del re formò Senofonte, ma più tosto sovra l'altrui opinioni filosofare; paucis nondimeno, come piacque a Neottolomeo, e la mia propria sentenza in mezzo recare. Ma qualunque sia questa mia fatica, merita la mia affezione, e richiede la sua cortesia che da lei sia gradita.
Fu famosa sentenza di Tucidide, Serenissima Signora, che quella donna maggior laude meritasse, la cui laude e la cui fama tra le mura della casa privata fosser contenute. La qual sentenza addotta da Plutarco nell'operetta che egli scrisse delle Donne illustri, ivi è da lui rifiutata; e l'uno e l'altro famosissimo scrittore sovra l'autorità di più stimato scrittore può la sua autorità appoggiare, perché a Tucidide Aristotele è favorevole, e Plutarco a Platone. Crede Platone che l'istessa virtù sia quella della donna e quella dell'uomo, e che s'alcuna differenza è in loro, sia introdotta dall'uso e non dalla natura; e ne' libri civili vuol che le donne sian partecipi della republica e degli uffici militari, non meno che gli uomini; e dice che sì come la natura produce ambe le mani atte a tutte le operazioni, e l'usanza introduce poi in loro questa differenza di destro e di sinistro (perciò che quella che s'adopra di continuo par che s'adoperi e s'addestri nelle operazioni, e destra è nominata, ma l'altra che non è operata per incitazione diviene inabile a l'operare); così parimente produce l'uomo e la donna atti a tutti gli uffici civili e militari, ma l'uomo esercitandosi, e la donna standosi in ozio, aviene che l'uno quasi destro, e l'altro quasi sinistro siano nelle operazioni. Il quale esempio trasse egli per avventura dalla dottrina de' Pitagorici, i quali dividono in due ordini i mali e i beni, ponendo nell'ordine de' beni il destro, il maschio e 'l finito; e nell'ordine de' mali il sinistro, la femina e l'infinito. Conchiude nondimeno Platone che sì come quello è perfetto corpo e a tutte l'operazioni attissimo, il qual può non men bene la sinistra che la destra operare, così perfetta è quella republica, che non meno delle donne che degli uomini può valersi. Questa fu l'opinione di Platone. Ma Aristotele molto diversamente giudicò, perché egli vuole che il destro e il sinistro sian differenze poste non sol dall'uso ma dalla natura, non sol negli uomini ma nel mondo; che destra è quella parte dalla quale ha principio il movimento; onde, quasi contra natura, si prende per cattivo augurio quando il moto comincia dalla sinistra.
...il manco piede
giovinetto posi io nel costui regno,
dice il Petrarca. Ma la parte sinistra è atta alla resistenza e alla sofferenza; e per questo su la spalla sinistra si sogliono i pesi sostenere, e tutta questa diversità procede dalla temperatura del corpo. E avendo la natura prodotto l'uomo e la donna di molto differente temperatura e complessione, si può credere che non siano atti ne' medesimi uffici: ma l'uomo, come più robusto, ad alcuni è disposto, e la donna, come più delicata, ad alcuni altri, onde nel principio della Politica, contra Platone conchiude Aristotele che la virtù dell'uomo e della femina non sian la medesima; perciò che la virtù dell'uomo sarà la fortezza e la liberalità, e la virtù della donna la pudicizia. E come piacque a Gorgia, così il silenzio è virtù della donna, come l'eloquenza dell'uomo. Onde gentilmente disse il Petrarca:
In silenzio parole accorte e saggie.
La parsimonia ancora è virtù della donna. Ma chiederebbe alcuno: onde avviene che ne' libri morali, ove delle virtù parla esquisitamente, Aristotele non pone alcuna distinzione fra la virtù degli uomini e quella della femina, e la pone poi ne' libri politici, ove la considerazione delle virtù è men propria? A questo si può rispondere che ne' libri morali considera le virtù in universale, non ristrette o applicate ad alcun soggetto; e per questo non era necessario il por distinzione tra la virtù civile e la feminile, oltre che il fine de' libri morali è la felicità dell'uomo e de' libri politici la felicità delle città. Ma alla considerazione della felicità civile deve necessariamente precedere la cognizion della virtù civile, dico della virtù in quanto è utile alla città, perciò che molte fiate può avvenire che la città in uno abbia bisogno di minor virtù, e in altro di maggiore: e per questo ne' servi, che son parte della città, niuna o molto poca virtù è ricercata, e solo tanto quanto lor basti per obedire e per essequire gli altrui comandamenti. Ma nelle donne, che son parte della città, pure alcuna virtù è ricercata, ancorché non tale quale è degli uomini; onde a ragione da Aristotele è ripresa la cittadinanza de' Lacedemoni, come quella che essendo priva della vergogna e della pudicizia feminile, era priva della metà della felicità civile. Con molta ragion, dunque, non sol dalla natura, ma dall'usanza ancora e da' legislatori è stata introdotta la distinzione delle virtù; e avendo la città bisogno di molta distinzion d'uffici, non potevano i diversi uffici dell'istessa virtù esser bene essequiti.
Questo che si dice del governo delle città, si verifica parimente nel governo famigliare o della casa, che vogliam chiamarlo, il quale essendo composto d'acquisto e di conservazione, è stato bene instituito che gli uffici suoi si distinguessero, e che l'ufficio dell'acquistare all'uomo, e quel del conservare alla donna s'attribuisse. Guerreggia l'uomo per acquistare e l'agricoltura esercita e la mercanzia e nella città si adopra, onde di molte virtù per sì fatte operazioni avea egli bisogno: ma conserva la donna l'acquistato, onde d'altre virtù, diverse da quelle dell'uomo, ha bisogno: e così la sua virtù s'impiega dentro la casa, come quella dell'uomo fuori si dimostra: ma se la virtù dentro la casa è contenuta, dentro la casa ancora la fama feminile par che debba esser contenuta, la quale se si divulga, non si può divulgare se non o per difetto della donna o per alcuna virtù che non sia sua propria. A ragion, duque, par che Tucidide quella famosa sentenza pronunciasse, e che contra ragione da Plutarco fosse difesa: e la fama della pudicizia, ch'è più convenevole alla donna che alcun'altra, non può molto divulgarsi se la virtù della pudicizia, ch'è quella dalla quale principalmente deriva, ama la ritiratezza e i luoghi privati e solitari e fugge i teatri e le feste e i pubblici spettacoli, e se si divulga, non può intatta o netta a' posteri o alle lontane nazioni trapassare.
Ma onde aviene che la donna impudica sia infame, e l'uomo impudico infame non sia riputato? Forse per la stessa ragione per la quale la timidità, che si biasima nell'uomo, non è vergognosa nelle donne, perciò che così l'uomo come la donna è onorato e disonorato per il proprio vizio e per la propria virtù, e non per gli altri, o almeno non tanto che lor si debba attribuire assolutamente il nome d'onorato e di disonorato. Onde essendo propria virtù dell'uomo la fortezza, per la fortezza è onorato, e alla fortezza erano più statue da gli antichi ch'a niun'altra virtù dirizzate; sì come, all'incontro, per la viltà è disonorato. Similmente la donna per la pudicizia è onorata, e disonorata per l'impudicizia, perché l'uno è suo proprio vizio e l'altro suo propria virtù. Ma contraria alla nostra opinione par che sia l'autorità d'Aristotele in quel luogo ov'egli tratta delli estremi della temperanza, perciò che ivi che l'abito dell'intemperanza s'acquista più spontaneamente che quel della timidità, e che per ciò è degno di maggior riprensione, perché è più facile avezzarsi alle cose che recan piacere; e soggiunge che la timidità non pare volontaria, come gli altri vizi, per ciò che apporta dolore e in guisa co'l dolore rende attonito, che sforza a gittar l'arme e a far altre cose contra il decoro, le quali paiono violente. Questa opinione d'Aristotele, nel proposito ch'egli la dice, è vera: ma noi consideriam ora queste cose non come le considera il moral filosofo, ma come dal politico son considerate; e secondo l'opinione de' civili, l'infamia a' timidi s'attribuisce. Onde nel capitolo de' cinque modi di fortezza non vera, si leggono appresso Aristotele queste parole: I cittadini per l'esortazione delle leggi, e per le pene di vergogna proposte, s'espongono a' pericoli e prendono gli onori, onde paiono fortissimi, appresso i quali i timidi sono infami, e i forti sono onorati. E qui voglio soggiungere che non solo appresso il politico, ma né anco appresso il morale, ogni vizio reca infamia e disonore; e molti sono gli estremi delle virtù i quali, se ad Aristotele crediamo, non possono essere cagione di scorno, non che di disonore.
Fermaremo, dunque, questa conclusione: che l'uomo per la viltà, e la donna per l'impudicizia sia disonorata, perché quella è proprio vizio dell'uomo, e questa della donna. Non niego nondimeno che la fortezza non sia virtù feminile ancora, ma non l'assoluta fortezza, ma la fortezza ch'ubidisce, come dice Aristotele. Molti di quelli atti, nondimeno, che sono atti di fortezza nelle donne, non sarebbono atti di fortezza negli uomini; e all'incontro, molte azioni nella donna, azioni di temperanza sarebbono giudicate, che negli uomini a niuna intemperanza si possono ridurre. Ma qual ordine di virtù nondimeno è più proprio dell'uomo? qual della donna?... ... puossi più universalmente insegnare che da Aristotele non è insegnato. Le virtù o son poste nella parte affettuosa o nell'intellettiva: ma delle virtù poste nell'affettuosa, un ordine è collocato nella potenza concupiscibile, ch'è quella c'ha per obietto il bene; e in quest'ordine è la temperanza, di cui è parte la pudicizia: l'altro è posto nell'irascibile, ch'ha per oggetto il bene in quanto gli è difficile. Di questi due ordini, quel che modera gli affetti della concupiscenza è proprio della donna; ma l'altro, che l'ira e gli affetti dell'ira compagni suol temperare, all'uomo par che più si convenga; ma di quell'altre virtù, che più nell'intellettual parte son poste, a pena par che la donna debba participare, per ciò che gli abiti dell'intelletto speculativo a lei non si convengono, e della prudenza e degli altri che son nell'intelletto pratico, a pena participa, perciò che la prudenza, ch'è propriamente virtù, che comanda a gli altri, ed è regola dell'altre virtù, nella donna è serva della prudenza dell'uomo, e non deve essere se non tanta, quanta basta per ubbidire alla prudenza virile. Ma perciò che l'intelletto ha il suo appetito, che seguita la sua cognizione, in quel modo che l'appetito del senso segue il conoscimento del senso, e questo è detto volontà, quivi ancora sono alcune virtù, delle quali la donna è priva. E in quest'ordine da alcuni la giustizia è annoverata e la clemenza, parte della giustizia, che contien l'equità. Direm, dunque, che delle virtù men di tutte l'altre si convengono alla donna quelle che son poste nella parte intellettuale, che conosce; e degli altri tre ordini, men sono suoi proprii i due posti nell'appetito dell'intelletto e dell'ira, e più è suo proprio quello ch'è collocato nell'appetito della concupiscenza.
Ma perché le virtù di quest'ordine ancora son molte, propriissima sua è la virtù della temperanza, della quale è parte la pudicizia. E questa distinzione di proprio e di più proprio e di propriissimo non deve altrui parer nuova o inconveniente, poiché ne' primi principii della loica è ricevuta; se ben io so che ivi propriissiimo è detto quello che sempre a tutti gli animali d'una specie conviene, e lor solamente; ove la pudicizia propriissima non par che sia della donna, poiché a gli uomini ancora in alcun modo conviene. E tanto intorno alla virtù feminea civile voglio che mi giovi aver filosofato. E se nel filosofare più alla peripatetica che alla platonica opinione mi sono accostato, ho seguita per duce non tanto l'autorità quanto la ragione, con la scorta della quale se pur errar si può, meglio è l'errare che guidato dall'autorità andare a dritto camino. Ma a chi scriv'io della feminil virtù? non già ad una cittadina o ad una gentildonna privata, né ad una industriosa madre di famiglia, ma ad una nata di sangue imperiale ed eroico, la qual con le proprie virtù agguaglia le virili virtù di tutti i suoi gloriosi antecessori. Dunque, non più la feminil virtù, ma la donnesca virtù si consideri: né più s'usi il nome di femina, ma quel di donnesco, il qual tanto vale quanto signorile. Onde appresso Dante si legge:
Donnescamente disse: vien con nui;
così signorilmente e imperiosamente.
Or considerando non la feminea ma la donnesca virtù, dico che sì come fra gli uomini sono alcuni ch'eccedendo l'umana condizione sono stimati eroi, così fra le donne molte ci nascono d'animo e di virtù eroica, e molte ancora nate di sangue regio, se ben perfettamente non si possono chiamar donne eroiche, molto nondimeno alle donne eroiche s'assomigliano; e queste non son parte della città, perciò che gli eroi in alcun modo non sono, e de' re si può dubitare se siano o non siano, e quando pur siano, la virtù regia in tutto dalla virtù propriamente civile è distinta. La virtù, dunque, delle donne sì fatte, non è virtù civile, né secondo la distinzione e l'opportunità degli uffici civili deve essere considerata, e molto meno secondo la necessità del governo famigliare, perciò che il governo famigliare non appartiene alle donne eroiche e regie; e se pur appartiene, è d'altra sorte che 'l civile e 'l privato. E sappiasi che quattro maniere d'economio o di governi famigliari, che vogliam chiamarli, pone Aristotele: l'uno è detto regio, l'altro satrapico, il terzo civile, e l'ultimo privato. E se 'al governo regio famigliare in alcun modo appartiene alla donna regia, non è però che sia l'istessa virtù della donna regia e della privata madre di famiglia, per ciò che la virtù della madre di famiglia sarà la parsimonia, e della donna regia la leggiadria e la delicatura, e l'una avrà per oggetto l'utile, e l'altra il decoro; né gli basterà che gli ornamenti della casa sian magnifici, ma vorrà che sian magnifici con delicatura e con leggiadria, e particolarmente i panni lini lavorati di seta e d'oro e gli ornamenti della camera e della persona; e tanto nella magnificienza di sì fatte cose eccedevano le regine di Persia, che le province intiere, come dice Platone nell'Alcibiade, eran destinate quale a le spese della cintura, qual delle pianelle e qual dell'altre vestimenta del corpo e da lor prendevano il nome. Il regio governo nondimeno, quantunque grande e nobile, può e suole dalla donna eroica esser rifiutato, perciò che ella trascendendo e trapassando non sol la condizione dell'altre donne, ma l'umana virtù, sol d'operare prudentemente e fortemente si diletta; e la sua virtù non è l'imperfetta ma la perfetta virtù, non la mezzana ma l'intiera virtù, onde a ragione ella può essere detta destra o sinistra; né a lei più si conviene la modestia e la pudicizia feminile di quel che si convenga al cavaliero, perché queste virtù di coloro son proprie di cui l'altre maggiori non possono essere proprie, né può esser detta infame quantunque commetta alcun atto di impudicizia, perché non pecca contra la propria virtù; e infame è propriamente quell'uomo e quella donna che pecca contra la propria virtù. Non negherò, nondimeno, che maggior lode Semiramis e Cleopatra non avessero meritato se state non fossero impudiche. Ma Cesare anco e Traiano e Alessandro di maggior laude sarebbon degni se temperati fossero stati: e se per la virtù della temperanza merita Zenobia o Artemisia d'esser a Semiramis o a Cleopatra anteposta, per la medesima virtù Scipione e Camillo a Cesare e ad Alessandro è preferito: sì che in ciò le ragioni dell'uomo e della donna, qual descriviamo, son così pari che per pudicizia o per impudicizia l'uno e l'altro maggior lode o biasimo non merita. E se la donna non ricerca gli abbracciamenti amorosi per isfrenata cupidità d'intemperanza, non deve ragionevolmente essere ripresa: onde anzi lode meritò che biasimo la reina Amazzone, la quale, come racconta Giustino, venne volontariamente a sopporsi ad Alessandro per ingravidarsi di lui: e forse dalla medesima cagione fu mossa la regina Saba a venir a trovar Salomone, perciò che è opinione che i re dell'Etiopia da lei e da Salomone sian discesi. Quelle ancora che non per cupidigia d'intemperanza, ma per amore, cercano gli abbracciamenti, con queste possono essere accompagnate, né posson in alcun modo esser giudicate infami e disonorate, perciò che l'infamia e 'l disonore seguita il vizio; e ove non è vizio, non può essere infamia o disonore; ma il vizio è abito confirmato, onde se l'intemperante è vizioso, in consequenza può esser disonorato, ma l'incontinente non deve ragionevolmente esser riputato o vizioso o disonorato. L'intemperante senza contrasto si lascia vincere, e vinto non si pente della perdita sua, né dello scorno, né ha rimordimento o vergogna; ma l'incontinente combatte con gli affetti e doppo lunga tenzone è vinto; e vinto da chi? da amore, potentissimo sovra tutti gli affetti. Chi può disonorata stimar la reina Didone, se ben all'amor d'Enea si sottomise? Prima ripugna all'amore e brama d'esser più tosto fulminata o dalla terra inghiottita che di violar le leggi della vergogna vedovile; poi, doppo lungo contrasto, aggiungendosi alle forze d'amore le persuasioni della sorella, che con efficacia dice
...placitone etiam pugnabis amori?
a poco a poco si lascia vincere. È l'amore potentissimo affetto, in modo che ci lascia dubi s'egli sia divino furore o più tosto affetto di concupiscenza carnale; e se ben pare ch'Aristotele non conosca altro amore che quel di benivolenza e quel di concupiscenza, nondimeno non si può dubitare che un terzo non ne sia, forse di questi due misto, a cui s'aggiunge molte fiate un non so che di celeste e di divino veramente.
Ma perciò che questo non è tempo di trattar sottilmente, dalla natura d'amore alla virtù donnesca ritornando, dico ch'ella nelle donne eroiche è virtù eroica che con la virtù eroica dell'uomo contende, e delle donne dotate di questa virtù non più la pudicizia che la fortezza o che la prudenza è propria. Né alcuna distinzione d'opere e d'uffici fra loro e gli uomini eroici si ritrova, se non forse solamente quelli che alla generazione e alla perpetuità della spezie appartengono, i quali ancora dalle donne eroiche sono in parte negletti e tralasciati. Questa, serenissima Signora, è l'opinione degli altri e mia intorno alla virtù feminile e donnesca; e per confirmare quello che nell'ultimo ho detto della virtù eroica con alcun esempio moderno, che agli antichi possa essere agguagliato, rinnovo in voi la memoria della gloriosa reina Maria, sorella di Carlo Quinto e di Ferdinando vostro padre, la qual nelle guerre di valorosissimo capitano e nel governo degli Stati di prudentissimo re esercitò gli uffici. Né da lei è punto dissimile o punto inferiore Margherita d'Austria duchessa di Parma, la qual congiunge ancora la prudenza e la fortezza con tant'altre eroiche virtù, che vile in suo rispetto è la memoria di Cleopatra, di Semiramis e di Zenobia e di qual si voglia altra antica gloriosa. Né la presente reina d'Inghilterra deve con silenzio esser trapassata, perché se bene la nostra malvagia fortuna vuol ch'ella sia dalla Chiesa separata, nondimeno l'eroiche virtù dell'animo suo e l'altezza dell'ingegno mirabile le rende affezionatissimo ogni animo gentile e valoroso. Ma dove lascio Caterina de' Medici, che nella Casa reale di Francia per proprio merito, non sol per grandezza e per fortuna de' suoi antecessori, merita d'esser stata collocata? Chi vorrà anco nelle donne eroiche non sol la virtù dell'azione, ma quella della contemplazione, si rammenti di Renata di Ferrara e di Margherita di Savoia, dell'una e dell'altra delle quali mio padre mi soleva le meraviglie raccontare; e Anna e Lucrezia e Leonora, che di Renata son nate, tali sono nell'intelligenza delle cose di Stato e nel giudizio delle lettere, che niuno che l'ode favellare si può da lor partire se non pieno di altissimo stupore. E io qualora ad alcuna di loro ho letto alcun mio componimento, non Saffo e Corinna o Diotima o Aspasia che vili sono sì fatti paragoni, ma la madre de' Gracchi od altra tale giudicava d'aver per ascoltatrice. E per non defraudare della lode a lor debita quelle ch'alla memoria de' padri e degli avi nostri sono state eccellenti, chi può tacere o di Lucrezia Borgia, o d'Isabella Estense Gonzaga, o d'Anna o di Giovanna d'Aragona, delle quali questa s'è condotta tant'oltre con gli anni ch'io ho potuto vederla? E chi non deve con lodi immortali celebrar l'altezza dell'ingegno e la felicissima eloquenza e la divina poesia di Vittoria Colonna? Ma perché vo cercando esempi stranieri e lontani, e di voi e di Barbara vostra sorella non m'affatico di ragionare? le quali, ricche e ornate a pieno di tutte le virtù dell'animo e dell'intelletto eroico che in alcuna si possono ammirare, avete oltra ciò (parlerò di lei come viva fosse, che viva m'è nella memoria) la virtù cristiana in tanta perfezione, che la gloria delli altri è quasi un picciol lume in paragone del sole in rispetto alla vostra? Ma se ben la virtù cristiana è la sovrana e la perfetta, la qual in voi sola e in Vittoria Farnese, prudentissima e castissima principessa, e in poch'altre s'onora, nondimeno non in ciascuna questa esquisitezza della cristiana virtù è ricercata, perché diverse sono le vocazioni, e ciascuno alla sua nazione deve accommodarsi; e assai è, in questo mondo pieno d'imperfezione, se ciascun tanto ne partecipa, quanto basta per la salute dell'anima sua, senza il suo aiuto nondimeno le virtù morali sono imperfette, né riportano altro premio che d'onor breve e transitorio. Ma quali e quante sian le virtù cristiane e in qual potenza dell'animo sian collocate, a miglior occasione e a maggior commodità riserbarò di andare investigando. E così per ora, con buona grazia di Vostra Altezza, farò fine, facendole umilissima riverenza.
Di Vostra Altezza Serenissima
devotissimo e umilissimo servo
TORQUATO TASSO



La chiesa e il convento di S. Anna sono situati nel sestiere di Castello, alla confluenza del Rio di S. Anna con il Canale di S. Pietro, di fronte all’isola omonima. In tutte le vedute storiche e piante prospettiche di Venezia sono visibili i corpi edificati ed il campanile del convento sul bordo lagunare, in prossimità dell’Arsenale e di S. Pietro in Castello.
Fondato dai monaci Eremitani di S. Agostino nel 1242, il convento passò alle monache Benedettine nel 1304. Nella veduta di Jacopo de Barbari del 1500 si riconoscono la chiesa a tre navate e tetto a capanna, il campanile con cuspide conica, il chiostro e gli orti del convento verso le barene (urbanizzate solo nel 1700 con l’insediamento di Seco Marina). Il complesso è stato oggetto di diversi interventi e ampliamenti, a partire dal completo rifacimento della chiesa, che cedeva in rovina, fra il 1634 e il 1659.
Dopo l’esproprio napoleonico del 1806 il convento fu convertito in Collegio per i Cadetti della Marina: la chiesa fu trasformata in palestra e tutto l’apparato decorativo fu rimosso, i corpi conventuali furono profondamente compromessi e si costruì un lungo edificio sul lato ovest del lotto (poi demolito).
Nel 1850 l’ex convento diventò Caserma dell’Imperiale Regio Corpo di Fanteria di Marina e nel 1867 Ospedale Principale di Marina. L’aula della chiesa è stata divisa in due piani da un solaio, e la facciata della chiesa demolita e ricostruita. I corpi edificati hanno subito diverse trasformazioni per renderli adatti alle nuove funzioni, tutto il lotto attiguo ad ovest è stato annesso e destinato a funzioni ausiliarie, e infine sono stati realizzati nuovi corpi di fabbrica fra il 1920 e il 1939.
L’ospedale militare è rimasto attivo dal periodo bellico fino al 1986.
L’intero complesso si organizza intorno al chiostro: il corpo conventuale interessa il lato est e sud, mentre sul lato ovest si trova l’ex infermeria e sul lato nord la chiesa con i corpi annessi, e dal chiostro si accede alle ali ottocentesche e novecentesche contigue.
Il convento è stato pesantemente trasformato in epoca ottocentesca, per l’adeguamento alle funzioni ospedaliere, ma rimane evidente la tipologia originaria. Le celle sono riconoscibili al piano terra sul lato verso il canale, e al piano primo sui due lati. Al piano terra, verso il giardino, si trova il refettorio, sostenuto da colonne mediane e con tracce di decorazioni settecentesche. Di costruzione ottocentesca e novecentesca, su due e tre piani, ospitava la sala anatomica e mortuaria, il reparto infettivi e alcuni magazzini.



Gallucci Angelo sacerdote gesuita nato nel 1593 - morto nel 1674; docente e storiografo. Di lui secondo l'SBN si conservano nelle biblioteche italiane:
Gallucci, Angelo, Heroicae iuuentutis pinacotheca excell.mo principi F. Antonio Barberino S.mi D.ni nri. Vrbani 8. fratris filio dicata. Et modulis musicis celebrata, dum Iosephus Rubeus ex S.o Angelo in Vado philosophicas theses defenderet. In colleg. Romano Soc. Iesu , (Romae : apud haeredem Bartholomaei Zannetti, 1626) - [2], 10, [4] p. ; 4o - Per il nome dell'A. Angelo Gallucci, cfr. S. Franchi, Le impressioni sceniche ..., Roma, 1994 p. 803, n. 44 - Segn.: p"(p1+A6) - Tutte le p. in cornice xil. - Front. calcogr. ripieg. con stemma di Antonio Barberini - Bianca l'ultima c. - Impronta - laa- e.m. a,o. t.t. (C) 1626 (A) - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Gallucci, Angelo, In funere Scipionis Cobellutii S. R. E. cardinalis, tit. S. Susannae oratio Angeli Galluccii e Societate Iesu. Habita Romae in templo Domus Professae eiusdem Societatis , Romae : ex typographia Francisci Corbelletti, 1626 - 15, 1 p. ; 4o - Segn.: A8 - Stemma cardinalizio sul front - Impronta - isum r)as n-e- neta (3) 1626 (R) - Localizzazioni: Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi. Sezione dei Bottini dell'olio - Livorno - Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Citta' di Castello - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma - Biblioteca consorziale di Viterbo - Viterbo Gallucci, Angelo, Historia della guerra di Fiandra dall'anno 1593. sin alla tregua d'anni 12. conchiusa l'anno 1609. Composta da Angelo Gallucci della Compagnia di Giesu. Volgarizzata da Iacopo Cellesi della medesima Compagnia. Parte prima-seconda..., Pubblicazione: In Roma : alle spese d'Ignatio de' Lazari, 1673 - Descrizione fisica: 2 v. ; 4° - Titolo uniforme: De bello Belgico - Comprende: 1 - 2 - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. Localizzazioni: Biblioteca comunale Aldo Gabrielli - Ripatransone - AP - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti - Macerata - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA - Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino Gallucci, Angelo,Angeli Galluccii e Societate Jesu De bello Belgico ab anno Christi 1593. ad inducias annorum 12. a. 1609. pactas. Prima -altera pars, - Edizione: Seconda edizione - Sulzbaci : sumtibus Wolfgangi Mauritii Endteri, & Iohannis Andreae Endteri haeredum. Excudit Abrahamus Lichtenthaler, 1677 - 2 v. ; 4o - Il numero dell'edizione nel permesso di stampa a firma Benedictus Painter - Titolo uniforme: De bello Belgico - Comprende: 1 - 2 - Paese di pubblicazione: DE Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca della Fondazione Luigi Firpo. Centro di studi sul pensiero politico - Torino Gallucci, Angelo, Angeli Galluccii e Societate Iesu De bello Belgico ab anno Christi 1593. ad inducias annorum 12. an 1609 pactas. Prima-altera pars, (Romae : ex typographia haeredum Francisci Corbelletti, 1671) - 2 v. (8, 434, 2; 2, 375, 97 p.) ; fol. - Nel tit. 1593., 12. e 1609 sono espressi: MDXCIII., XII. e MDCIX - Marca (fiore in cornice) in fine - Segn.: +4 A-3G4 3H6 ; pi greco1 a-3a4, a-m4 - Bianca l'ultima c. dei 2 vol - Sul recto della c. pi greco1 occhietto della Pars altera, che contiene i libri 13-20 - Continuazione di: Famiano Strada, De bello belgico - Titolo uniforme: De bello Belgico - Impronta - emis e-on e-ue chue (3) 1671 (R) - Impronta - i-l- uta- ,&e- reMa (3) 1671 (R) - Comprende: 1 - 2 - Localizzazioni: Biblioteca comunale - Imola - BO - Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari - Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca centrale della Regione siciliana - Palermo - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca Reale - Torino - Biblioteca nazionale universitaria - Torino Gallucci, Angelo, Angeli Gallucci e Societate Jesu De bello Belgico ab anno Christi 1593. ad inducias annorum 12. a. 1609. pactas. Prima [-altera] pars. Juxta exemplar Romanum , - Edizione: [2. ed.] - - Norimbergae : Sumtibus Wolfgangi Mauritii Endteri, & Johannis Andreae Endteri Haeredum, 1677 - Descrizione fisica: 2 v. ; 4 - Note Generali: Riferimento: Backer-Sommervogel, v. 3, col. 1135, n. 12 - 1593 espresso MDXCIII, 12 espresso XII, 1609 espresso MDCIX sul front - Indicazione di ed. dall'imprimatur a c. chi1r del v. 1 - Titolo uniforme: De bello Belgico - Comprende: 1 - 2 - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca statale Isontina - Gorizia Gallucci, Angelo, Historia della guerra di Fiandra dall'anno 1593, sin alla tregua d'anni 12 conchiusa l'anno 1609 / a P. Angelo Galluccio della Compagnia di Giesu ; tradotto dal latino in volgare dal P. Iacopo Cellesi della Compagnia di Giesu, Roma : Ignatio de' Lazari, 1676 - 2 v.8, 1-672 p. ; 4? (22 cm) - Segn.: ?4, A-4P4 - Localizzazioni: Biblioteca archivio S. Francesco alla Rocca - Viterbo



Francesco Brivio di cui si ignora la data di nascita comunque avvenuta a Milano, morto nel 1666: fu docente, retore ed autore di composizioni letterarie.
Di lui stando all'SBN si ritrovano nelle biblioteche italiane:
Brivio, Francesco, Dies Domini oratio in Parasceue ad S.mum D.N. Vrbanum 8. pont. max. habita a Francisco Briuio Mediolanensi e Societate Iesu, Romae : typis Vaticanis, 1633 - 11, 1 p. ; 4 - Segn.: A6 - Stemma in rosso e nero del dedicatario Antonio Barberini sul front. - Impronta - m-i- t.em ode- uma- (C) 1633 (R) - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma Brivio, Francesco, In funere Alexandri Peretti cardinalis Montalti S.R.E. vice cancellarii oratio Francisci Briuii e Societate Iesu ..., Romae : typis Alexandri Zannetti, 1623 - 16 p. ; 4 - Segn.: A8 - Stemma del card. Peretti sul front. - Iniz. e fregi xil. - Impronta - ncam umro c-am vect (3) 1623 (R) - Localizzazioni: Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Brivio, Francesco, Dies Domini oratio in parasceue ad S.D.N. Vrbanum 8. pont. max. habita a Francisco Briuio Mediolanensi e Societate Iesu Romae : typis Vaticanis, 1633 - Segn.: A6 - Stemma in rosso e nero del dedicatario Antonio Barberini sul front. - Impronta - m-i- a-ua t;n- l-e- (C) 1633 (R) - [Variante del titolo] Dies Domini oratio in parasceve ad S.D.N. Urbanum 8. pont. max. ... - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Brivio, Francesco, Regalis domus Sabaudiae nexus Gordio validior nullius manu ac ne ferro quidem soluendus imperium sua magis firmitate quam dissolutione portendens serenissimo principi Mauritio cardinali a Sabaudia theses inter philosophicas ab Hadriano Talbotto ... publice disputatas dithyrambico carmine ad modos dictus , Pubblicazione: Romae : apud Alexandrum Zannettum, 1624 - 15, 1 p., 1 c. di tav. : front. calcogr. ; 4o - Note Generali: Per l'A., Francesco Brivio, cfr. Sommervogel, C., Anonymes et pseudonymes, col. 810-811 - Segn.: A8 Front. sottoscritto: Antoni Pomar. delin Hieronimus dauid sculp. - Tutte le p. in cornice xil. - Impronta - e-is s,is s,s, FIFi (3) 1624 (A) - Localizzazioni: Biblioteca comunale Augusta - Perugia - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Brivio, Francesco, Novelle morali di F. B, In Milano : presso Gaetano Motta, 1784-1785 - Descrizione fisica: 2 v. ; 12° - Per l'attribuzione dell'opera cfr. Melzi, V. 2, P. 250 - Sul front. di V. 2: Tomo secondo - Comprende: 1 - 2 - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ital. - Localizzazioni: Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano
Brivio, Francesco, Speculum Ludovisium repercussu fulguris tridentis ac rastri illuminatum odae tres de ill.mo principe Ludovico card. Ludovisio de cantatae dum Franciscus Caetanus acad. P. publice philosopharetur in Coll. Rom. Societ. Iesu , - 15, 1! p., 1 c. di tav. ripieg. : ill. calcogr. ; 4° - Per il nome dell'autore, Francesco Brivio, cfr. Sommervogel, Dictionaire des anonymes de la Comp. de Jesus, 925 - Presunto periodo di stampa, prima meta del sec. 17., si ricava dal nome dell'incisore - Iniz. orn. - Segn.: A8 - Impronta - nei- s.ri usi. LuAu (3) 0000 (Q) - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma



Petrucci, Girolamo nato nel 1585 e morto nel 1669, fu sacerdote gesuita, docente, retore e predicatore sacre.
Di lui secondo il Servizio Bibliotecario Nazionale si conservano le seguenti opere nelle biblioteche italiane:
Petrucci, Girolamo, Quinquennale peplum ad modos Palladi oblatum Rodulphus Smithaeus colleg. Anglicani alumnus dedicat ... M. Antonio Burghesio ... cuius auspicijs de vniuersa philosophia publice disseruit in Collegio Anglicano , Romae : apud Bartholomaeum Zannettum, 1614 - 26 p. ; 4 - L'autore Girolamo Petrucci appare in una nota ms. di mano coeva - Segn.: A\14(-A14) - Tutte le p. in cornice di fregi xil - Impronta - toud m.m, s,s. Fure (3) 1614 (R) - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Petrucci, Girolamo, De Christi Domini cruciatibus ad Vrbanum 8. Pont. Max. ipso die Parasceues oratio Hieronymi Petruccii e Societate Iesu , Romae : apud haeredem Bartholomaei Zannetti, 1627 - 12 p. ; 4o - Segn.: A6 - Stemma del pontefice Urbano VIII sul front. - Impronta - amo- moum usn- e-a, (C) 1627 (R) - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma



Cancellotti, Giovanni Battista gesuita, storiografo, agiografo, predicatore nato nel 1597 e scomparso nel 1670.
Di lui secondo il Servizio Bibliotecario Nazionale si conservano le seguenti opere nelle biblioteche italiane:
Cancellotti, Giovanni Battista, Vita di s. Seuerino vescouo Settempedano. E di s. Vittorino suo fratello. Descritta dal p. Gio. Battista Cancellotti della Compagnia di Giesu , (In Roma : par gli heredi di Francesco Corbelletti, 1643) - [12], 255, [9] p., [1] c. di tav. ripieg. : ill. ; 4o - Front. e ill. calcogr. - Marca in fine - Iniz. xil. - Segn.: 6 A-2K4 - La c. di tav. contiene: Sancti Seuerini ciuitas - Impronta - g.i. oia. i-o- toil (3) 1643 (R) - Marca editoriale: Aquila con folgori tra gli artigli fissa il sole. In una cornice figurata. Motto: Amica numinis et luminis - Localizzazioni: Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Cancellotti, Giovanni Battista, Vita di S. Seuerino vescouo settempedano e di S. Vittorino suo fratello / descritta dal P. Gio. Battista Cancellotti della Compagnia di Giesu , Roma : Per gli Heredi di Francesco Corbelletti, MDCXLIII - 12, 255, 8 p. ; 4? (22 cm) - Frontespizio inciso - Registro - Colophon - Antiporta incisa - Segn.:*4, (A-Kk)4 - Impronta - g.i. oia. i-o. toil (3) 1643 (R) - Localizzazioni: Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
Cancellotti, Giovanni Battista, Annales Mariani quibus historia SS. Virginis Mariae Dei genitricis : in singulos annos distribuitur, & oppositis subinde rerum humanaraum successibus illustratur / Auctore Io: Baptista Cancellotto...Pars prima ad annum Christi CII. & natae Virginis CXVI. dicitur, Roma : typis HH. Francisci Corbelletti, MDCLXI -10, 678, 20 p. ; fol. (33 cm) - Cors., rom - iniz. e fregi xil - segn.: croce2 chi3 A-4R4 4S6 - dedicatoria dell'A. a p. 3: sanctissimo domino nostro Alexandro VII Pont. Opt. Max - pubblicato solo il presente volume - Dedicatario Alexander - Impronta - c-n- t,r- p-+, obse (3) 1661 (R) - Localizzazioni: Biblioteca Giovardiana - Veroli - FR
Cancellotti, Giovanni Battista, Annales Mariani quibus historia SS. Virginis Mariae Dei genitricis in singulos annos distribuitur, ... Auctore Io. Baptista Cancellotto Septempedano e Societate Iesu ... Pars prima. Ad annum Christi 102. & natae Virginis 116. ducitur Romae : typis hh. Francisci Corbelletti, 1661 - 12, 678, 22 p., 1 c. di tav. : antip. calcogr. ; fol - Rif.: BLC 17. century, v. 1 p. 176 - Antip. calcogr. disegnata da Petrus Berettinus (i.e. Pietro da Cortona) e incisa da Francois Spierre - Stemma di papa Alessandro VII sul front. - Segn.: croce!6 A-4R4 4S6 - La seconda parte non pubblicata, cfr. Backer-Sommervogel, v. 2, col. 612 - Impronta - c-n- t,r- p-*, obse (3) 1661 (R) - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Cagliari - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari - Veroli - FR - Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR - Biblioteca comunale Filelfica - Tolentino - MC - Biblioteca comunale Giosue' Carducci - Spoleto - PG - Biblioteca comunale Alessandro Cialdi - Civitavecchia - RM - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Diocesana - Tropea - VV
Cancellotti, Giovanni Battista, Vita della venerabile serua di Dio Francesca dal Serrone di San Seuerino, Tertiaria di S. Francesco ... Descritta da Gio. Battista Cancellotti della Compagnia di Giesu ... Ad istanza della citta di San Severino , In Roma : nella stamperia del Varese, 1665 - [8], 203, [5] p. : ill. ; 4o - Segn.: [crocegreca]4 A-2C4 - A c. [crocegreca]4v ritr. calcogr. di Francesca dal Serrone di San Severino, incisa da Albert Clouwet - Fregio xil. sul front. - Iniziali e fregi xil - Impronta - o.ra a.n- o.c- anri (3) 1665 (R) - [Variante del titolo] Vita della venerabile serva di Dio Francesca dal Serrone di San Severino, Tertiaria di S. Francesco - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma



Rovetti, Giovanni Andrea: Poeta lirico, nato a Genova alla fine del sec. XVI: dati cronologici si hanno però solo fra il 1600 ed il 1637.
Fu autore di rime (qui di seguito si possono compulsare le varie edizioni) che gli valsero l'appellativo di Cigno del Bisagno: come ha scritto G. Barberi Squarotti fu "seguace di un marinismo moderato, volto soprattutto a esiti idillici e a raffinate ricerche descrittive" come si evince leggendo alcune sue
poesie qui proposte.
Rovetti, Giovanni Andrea, La fama canzone del signor Gio. Andrea Rouetti nell'illustriss. Accademia degli Spensierati di Firenze detto lo Scioperato. Per lo serenissimo Pietro de Franchi duce della Repub. di Genoua. Colla spositione di Piergirolamo Gentile, In Genoua : presso Giuseppe Pauoni, 1604 (In Genoua : presso Giuseppe Pauoni, 1604) - [16], 167, [9] p. ; 4. - Cfr.: G. Ruffini, Sotto il segno del Pavone. Annali di Giuseppe Pavoni e dei suoi eredi, Milano 1994 p. 166 n. 70 - Marca sul front. e sul colophon - Segn.: +-2+4 A-Y4 - Ultima c. bianca. - Impronta - tel- a.a, dimo prCi (3) 1604 (R) - In cornice un pavone su una sola zampa; sopra una piccola stella cometa. Motto: Coelum tango votis - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita - Altre Localizzazioni: Biblioteca Estense Universitaria - Modena - MO - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Rovetti, Giovanni Andrea, Mormorio d'Elicona poesie del capitano Giouanni Andrea Rouetti. Vaghezze amorose. Diporti pastorali. Soggetti eroici. Materie miste. Echo supplicante. Pompe nuzziali. Teneri affetti, & duelli festiui ... Terza impressione, coll'epilogo di cento sentenze, In Venetia : per Iacomo Sarzina, 1630 - 24, 379 [i.e. 397], [47] p. : ill. calcogr. ; 24o. - Autori italiani del '600, n. 2621 - Front. calcogr - Le p. 246-263 sono ripetute nelle numerazione - Ritr. dell'A. a c. a12v., disegnato da Simon Vouet e inciso da Sebastiano Vajani - Segn.: a12 A-S12 T6 - Ultima c. bianca. - Impronta - tea- i.,e g.fi RIfa (3) 1630 (A) - Paese di pubblicazione: IT -Lingua di pubblicazione: ita - Altre localizzazioni Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma. - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Rovetti, Giovanni Andrea, Mormorio d'Elicona poesie del capitano Giovanni Andrea Rovetti ..., In Roma : per Lodouico Grignani : ad istanza del Montini libraio, 1625 (In Roma : appresso Lodouico Grignani : a spese d'Ottauio Montini, libraro in Parione, 1625) - 358 p. ; 12. - Impronta - e.e- sia, e.o, CoCo (3) 1625 (A) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita - Altre localizzazioni : Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Di lui inoltre alla C.B.A. si trova l’opera:
L' Adige orante, penegirico del ... Gio: Andrea Rovetti [Venetia, 1634] 46 p. ; 12°.
[Il pianto del figliuolo]
Un picciol cane, un ghiro ed un augello
Del tuo caro fanciullo
Sono, bella Lisetta, ognor trastullo.
Ruzza col ghiro il cane,
Ne brilla il putto in vista;
Ma l'augel, che non tresca e becca il pane,
Infranto ne rimane:
Tu ne ridi, io ne godo, ei se n'attrista,
E scaccia stizzosetto
Il ghiro e 'l cane, e piagne l'augelletto.
Se ridi, o cruda, del tuo figlio ai guai,
Al mio duol che farai?

[Premendo il piede]
Tu chiedi quel ch'io voglio,
Quando a mensa talor ti premo il piede?
Ah, che ne gli occhi ogni tuo sguardo il vede!
Lusingando t'infingi,
E 'l bianco volto in bel rossor dipingi.
Vorrei, dolce ben mio...
Lasso, ch'a dirlo m'arrossisco anch'io!



Del tedesco Janus Gebhard (1592-1632) storico e filosofo, docente a Groningen il Servizio Bibliotecario Nazionale registra, al momento attuale delle investigazioni, questo solo esemplare edito e cioè Iani Gebhardi In Catullum, Tibullum, Propertium Animaduersiones, cum Jani Meleagri in C. Valerium Catullum spicilegio, Hanouiae : sumptibus Danielis & Dauidis Aubriorum, nec non Clementis Schleichii, 1618 - - 312 p. ; 8. - Impronta - etum s.c- mqna Ofue (3) 1618 (R) - Fa parte di: Caii Valerii Catullii, Albii Tibulli, Sexti Aurelii Propertii, quae exstant cum elegantissimis Joannis Livineii notis nunquam antehac editis, qui et Propertium ad exemplar Vaticanum & membranas Joan. Sambuci contulit. Nec non vberioribus Jani Gebhardi Animaduersionibus, qui e libris Pall. & ms. Comeliano multa post Beraldum, Muretum, Achillem Statium ...eruit - Paese di pubblicazione: DE - -Lingua di pubblicazione: lat., greco - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze [2 esemplari] - Biblioteca del Dipartimento di filologia, linguistica e tradizione classica dell'Università degli studi di Torino.
Aprosio non sembra in effetti avere grandi conoscenze di questo autore (del resto non cita alcuna referenza bibliografica) che tuttavia cita e di cui riproduce una sarcina narrativa: indizio di una voglia continua di approfondimenti.
Del personaggio in effetti poco oggi è dato di sapere se non ricorrendo ad opere specialistiche come quella di Witte, Henning, Memoriae philosophorum, oratorum, poetarum, historicorum et philologorum nostri seculi clarissimorum renovatae decas prima (- nona), Königsberg , Frankfurt

: Hallervord, 1677-1679, volume I, p. 332 e seguenti ove si legge:
VITA IANI GEBHARDI,
Illustrium Groningae et Omlandiae Ordmum Historiarum et Graecae Linguae Professoris publici et ordinarii, Conscripta, a Defuncti Fratre, ANDREA GEBHARDO. Anno MDCXXXII.

SUpremo perfuctosfato honeste sepilire, et pie lugere decet: haecque illis merito in reverentiam et gratitudinem praestantur. Qui ulterius solliciti sunt, vel in cinere superbiunt, vel Rationi et DEO minus subiciunt adfectus. At neutrum spe et modestiâ Christianâ dignum. Optimum est, et mortuis dignissimum, virtutes post mortes illorum in contemplationem et imitationem vocare. Quae si homine dignae sint, et mortalitatem excesserint; illas nefas est lugere: coetera fragilitatis collapsae acervum et imaginem referunt. Ut Frater, quem immaturâ morte (proh dolor!) peremptum, ultimo hoc honore ac officio iam adfercerant amici, a me etiam debito luctu componeretur, non Pietas solum; sed naturalis sanguinis necessitudo postulabat. Et Dolorextemplo infirmum desiderium lamentaque suggerebat; maeroris moderationem suadebat Ratio, ostensis animi decoribus. Quam etiam secutus, a planctu ad virtutes me converti. Et cum non in digna mihi Fratris memoria videretur, quae ad posteritatem transferretur: Vitam illius literis commendandam mihi duxi: non quidem ullam in ostentationem; sed ne Frater, qui passim Doctis et claris viris ob Eruditionem innotuerat, Ortu, vitâ, et morte, ignoraretur. Quod si paulum et necessitate ad laudes deflexero: id eâ modestiâ a me post, cuius, dum Frater viveret, erat studiosissimus. Vellem autem, tam proptia fata fuissent, ut mihi si non longiori; ultimae saltem fratris vitae tempori ex remotissimâ Sarmatiâ licuisset adfuisse: excepissem profecto mandata et voces eius, pluraque ex ore, et secundum voluntatem morientis transcripsissem, quam aliunde acceperim. Sed brevitate hac tamquam Piet atis professione, si non laudatus; ex cusatus tamen ero, quod omnia pro viribus piis Manibus exhibere adlaboraverim.
IANUS GEBHARDUS Germanus meus natus est in Palatinatu superiori Oppido Schvvartzhoven, mille passus distante Neoburgo ad silvam Gabretam, Anno reparatae sasutis humanae M DC XCII. a. d. VIII. Febr. Turbatertiam quartamque antelucanam horam.
Pater fuit IOHANNES GEBHARDUS in eo loco verbi divini Antistes, vir doctus et eloquens, moris et candoris antiqui retinentissimus, quondam D. Casparis Peuceri et D. Bugenhagii in Academia Wittebergensi discipulus. Hic patrem habuit Martinum civem, Avum Andream Syndicum Neoburgensem.
MATER fuit BARBARA ARGISEDERA filia civis Ratisbonensis e familiâ honestâ et ibi haut obscurâ. Parentes, ut filium natum, Deoque per S. Baptismum consecratum quam optime educarent, tencroque cum lacte materno Pictas instillaretur, omnem curam ad hibuere. Sunt in herbis bonae frugis: sunt in animalibus naturalis praestantiae: in hominibus bonae indolis et Genii indicia. immanis natura primis annis diffi culter tegitur: prodit haec se ipsam suâ protervitate: et qualis olim futurus erat frater statim infantia ostendebat. Elucebant in puero signa rarae indolis, et spem faciebant mox proventurae bonitatis.
Non illi inania, quibus aetas vita facilis est, placebant, non etiam aut quae degenerem arguunt, sectabatur, sed annis et ipsâ aetate altiora versabat.
Ante omnia et quasi connato amore ad libros ferebatur: hos illi exptere tunc cura, his perfrui delicium fuit. Parens, ne incrementi sui tam egregios conatus retardaret, quo tenderet perspiciens, severiore disciplinâ custoditum filium bonis moribus et literis instructis commisit Paedagogis, sub quibus tantum profecit, ut nec genitorem peoniteret sumptuum, nec puderet filii profectum. Requirebat ulterius fratris aetas, ut maioribus artibus informaretur, et fundamentis pietatis literarumque, domi feliciteriactis, praestantius et sublimius quid inaedificaretur.
Quare an. M DC cv. a patre Illustri Paedagogeo est insertus, Wigando Spanhemio SS. Theologiae Doctore iuventutem scholasticam regente.
In hoc loco per VII, annos ceu in Palaestrâ exercitatus, varia et egregia ingenii sui edidit specimina.
Praeceptores enim ut bene docilitateillius erant contenti: sic faventibus modestia et diligentia semper placere studebat.
Commilitones et aequales, quos exercitatiore ingenio animadverterat, non aemulari modo sed et superare contendebat, torporem fugitans ceu venenum, et quo facile animus inficeretur.
Ingenium etiam adolescens bonorum auctorum lectione pascebat, spretis illis schedis, quas ad fastidium omissis melioribus multâ fere utilitate iuniorum aetati et captui plerunq, Orbilii solent obtrudere.
Firmatus solidiore artium scientiâ frater anno M DC CXII mense Octobri in numerum Alumnorum Collegii sapientiae Heidelbergensis Praeside loci primum D. Quirino Reutero Theologo Praestantissimo, mox hunc subsequente D. Cellario Senatore Ecclesiastico receptus est, sub quibus et aliorum Clarissimorum virorum institutione per triennium fere multiiugâ eruditione ingenium excoluit.
Quum vero animus non ita inclinaret ad Theologiae studium, magisque arrideret oratorum, Historicorum et Poetarum lectio: fovente et promovente benignissime hos naturae ductus Serenissimo Electore Frederico V. totum se humanioribus studiis dedidit, praeeunteque Clarissimo Iano Grutero laudabiles in Philologiâ fecit progressus.
Exstant adhuc, et in manibus amicorum versantur CREPUNDIA, quae tunc edebat: Credo sic appellata a Germano, ut artis suae tyrocinia modesta inscriptione Reip. Literariae, et huius praesidibus commendaret, sed quae nihil puerile saperent. Gravissimorum enim auctorum Criticae emendationes sunt, et doctae mendorum castigationes.
Tentavit deinde alia, et typis promulgavit, quorum ut ipsa ad D. Rodolphum Goclenium in Exilio suo facit mentionem: ita illius verbis ista duximus referenda:
Nec Deus ingenium negat asper: forsit an illud
Pimplei leviter contigit aura iugi:
Et mea Nasonis Manes benefacta fatentur,
hancque manum Fabii pugna magistra probat,
Quae dudum oceano nae corum abstersit utrumque,
Flamma daret primum cum Iuvenilu opus.
Fastidita legens sermonis fragmina casu.
Per me iam melius Nonius aeger agit.
Saucius interdum Lenaeo tempora; sed qui
Corda magis Veneris gestat inusta face:
Mi sua suppo suit lacerata Propertius ora,
Nuncque iterum sano Cynthia vate tumet.
Euganei censere Titi monumenta medullam,
Quamque tuli, chartâ virgine clausa latet
Et sua cui nomen dat mellea lingua, reportat
Mox analecta meis lucid ora notis.
Item in Livium notas paraverat; sed istarum cum libris et reliquâ suppellectile in violenta Heidelbergae expugnatione iacturam fecit.
Extrema iam rebus nostris et Patriae intentabantur ab Iberi Milite, et hostilis furor erat ferro cunctos delere, qui dirae saevientium crudelitati resisterent: Heideibergae Musarum et Pietatis domicilio undiquaque inhiabant. Exibat inde Frater cum Musis migrantibus, et ne avidis militibus praeda fieret, de tuto sibi receptaculo circumspiciebat.
Confugium tunc hostiles declinantibus catervas praebebant vicina Hassiae et quoniam plurimi eo tendebant, ubique videbantur Musae fessos gressus sistere, idem frater iter pergebat.
Delatus primum Marpurgum anno M DC CXXI [?] Mense Sept. confestim apud prae cipua Literarum Luminafacem favoris et amicitiae sibi accendit: cum autem non ita facile et ex animi sententiâ Exilio adflictum sublevare possent amici, Cassellas et ad illustris. Landgrav. amisere spe promotionis, quae nec inanis fuit: Exuli namque, ut laudatissimo Principi ingenio et doctorum favore erat commendatus, solen niter primaria in collegio Nobrilitatis Adelphico Latinae Linguae Professio oblata est, quam tamen clementiam frater haut ingratius et submissius agnovit, quam amplexus est.
Inde quod fortassis proximum et imminens belli incendium metueret, Bockeborgam se contulit, non ingratus per annum convictu Praecipuo Consilio Holsato-Schaumburgico.
Bockeborgo adulto Octob. an. M DC CXXII. in Academiam Laciburgicam secessit, operaturus ibi, si locus et tempus pateretur, ulterius Musissuis. Verum tempestas illa et iniquius in nos belli fatum ita duriter cum aliorum rebus adflixit fratris fortunam, ut nihil subsidii ex Patriâ vel aliunde suppetetet.
Quapropter cum illi honesta in aulâ Gustroviensi apud Nobiliss. Vir. Ottonem Preen Consiliarium et Aulicum Primarium conditio vivendi obferretur, instituendae tanti viri spei noluit deesse; sed fideli et bienni in egregiam adolescentum indolem collatâ informatione tantum est consecutus, ut dignâ gratitudine Praeceptorem suum honoraverint.
Diffuderat passim in oras Balthicas Eruditionis suae samam frater, innotuerat Bonis modestia, condolebant makgni Viri adversâ sorte conluctanti: omnes Exilium, et quae hoc mala onerant, adversum vellevatum cupiebant: ncc ipse Frat er, aliud magis in votis habebat, quam ut gratâ aliqando statione dignaretur, cui Cymbam fractam subduceret.
Et desi deranti tal. opt. in Suec. appar. Pharus, maleque adfecto bonam spei faculam accendebat Magnific. Dn. Skytte, literis vocando Upsaliam ad professionem publicam. Verum cum eo anno M DC CXXV. transfretâsset, omnia, quae animo conceperat, frustra fuerunt, et repulsam in ambienda professione tulit tamquam extemis et alienae Religionis Prosessione hâc inaniter suscepta iter in Belgium direxit, ut ibi, si fieri posset, res exilio prostratas in meliorem statum restauraret.
At magnas etiam ibi difficultates emergendi offendit, amultitu dine exulantium cuncta invenit praeoccupata; adeoque exantlato longae viae taedio Rostochium redire coactus, est. Quid tibi tunc, Frater, erat animi, cumita undique adversis premerere, nec tibi ullus eluctandi locus pateret? Credo tam duram rerum faciem exasperâsse animum tuum; sed te pisum adversis obdurâsti, et ex illis sumpsisti robur et fortitudinem.
Fecisti quod generosae et infractae animae est, in ipsis malis non desperâsti. Rostochium amicorum notitiâ et favore revocatus frater, dum alibi cuncta tumultibus bellicisinvolverentur, tolerabiliibi vitae contentus sorte ad triennium substitit, donec belli flamma inferiorem Saxoniam depopulata etiam vicinos Megapolitano. parietes qcontingeret, et paulatim Regia Rosarum schola dissiparetur.
Interea temporis, dum Rostochii frater vixit perspecta iam anteillius et approbata Clarissimis Viris doctrina, a Senatu Academico indultum fuit, ut privatâ industriâ et lectionibus studiosam iuventutem erudiret.
Quod etiam felicibus successibus praestitit. Nam Romanam historiam singulari dexteritate praestantissimis ingeniis explicuit: Caesarem, Salustium, et alios tersos auctores praelegit.
Plurimis Exercitiis Oratoriis, Poeticis, Epistolaribus praefuit. In Cornel. Neportem, notas Politicas, quantum iam editio paratur concinnavit ad ultimam Locos communes ex Iustino et Floro contexuit: ita ut sedulitate hâc fratris Primoris Academiae ducti mox unanimi consensu et voto mense Quinct. an. M DC CXXVII. Professionem Eloquentiae Publicam illi detulerint. Quam Professionem licet paulo post Illustris. Princeps Ioan. Albertus ratam habuerit: potentior tamen quorundam rigor contra dissidentem in Religione fuit, quo minus Exul et Christanus admitteretur.
Iam plurima Megapolitanae Religionis loco a Caesareanis oranr occupata, Illustrissimi Duces suis terris erant exuri: avidas manus milites etiam Ostio Varni in iecerant.
Quorsum haec tenderent, satis intelligebant prudentes. Nos inde Academiae metoikes1i/an, omniumque ordinum mutationem et confusionem praevident, alio cogitabamus migrare.
Et quidem frater Belgium repetiit; ubi de novo sibi bonam spem futurae promotionis faciebat, cum audiret in confoederatarum Provinciarum Academiis quasdam Cathedras doctoribus suis orbatas.
Convastatis igitur reculis suis XII. Mai. an. M. DCCXI X. Groningam devenit, publico instructus restimonio Academiae Rostochiensis vitae ibi cum laude peractae. Ut igitur frater errorum satur erat: sic a propitio Numine tandem quietem exoptabat.
Ac commiserescebat Deum fratris etiam exiliique: eodem propitio excitabantur magni viri et fautores qui spe meliorum languentem reficerent, adversâque sorte erigerent deiectum. Et cum ab hoc unice omnium nostra salus et incolumitas dependeant, animos Illustri et Praepotent. Ordinum Groning. et Omland. eo inclinavit, ut Groningae successor in locum clarissimi D. Abbonis Emmii ad Historiam et Graecam Linguam docendam subrogaretur. Quam etiam functionem grato pectore acceptavit, inque mutati Exilii testimonium Templo Mnemosynes Exilium suum, sive ibros carminum duos in Exilio scriptorum publicâ editione suspendit. Diuturno exilio exemptus Frater, de benignitate Fati, Patronorum favore, deque tam honorificâ conditione sibi gratisicans, nihil potius post Poleanem muneris sui inaugurationem egit, quam ut demanatae Provinciae cum laude prae esset, conceptamque de se spem reipsâ expleret. Est huius saeculi quaedam labes, invidere virtuti: et innocentia vix tuta est, quin Calumniae morsibus impetatur.
Nec haec etiam proterva malignitas fratri pepercit, emergenti quamvis plus profuerit, quam nocuerit: Bonis enim hoc cmmendatus modo frater officii et vitae suae accurationrem babebat rationem. Ac veluti arbor, quo vehementioribus ventorum furiis exagitatur, eo altius terram radicibus comprehendit: sic frater etiam ad versus intemperiem istam virtute ac innocentiâ se magis ac magis confirmabat. Cum vero binâ professione per annum occupato, et caelibis solitudinis taedium obreperet, in vitae et rei familiaris curam, cui cum libris simul non sufficiebat, adiumentum sibi adscribere cogitabat, quod non meliori ratione, quam per coniugium fieri posse existimabat. De huius igitur et perenni amore compellavir matronalibus virtutibus decoratam feminam Margaretam Schvvingiam, viduam Nicolai Barlinhofii honorati civis Groningensis, natam spectabili Dn. Bartholdo Schvvingio, et pudicissimâ probissimâque Matrona Rodolphâ Altingiâ civibus Groningensibus, cum quâ a. d. XXVII. Martii sponsalia, et d. x. Maii nuptias celebravit, anno M ??? XXIX. Post contractum et initum felici Numine Matrimonium, curam rerum domesticarum uxori suae, huius iam ante administrationis edoctae commisit: ille ad libros suos et Musas abiit, sed ut numquam mutuo et concordi amore disiungerentur.
Quod etiam, neforet intestatum, Deus grato ventris fructu declarare voluit, quo sequenti anno amborum coniunctionem auxit. Laetus frater coniugis fecunditate, et iam parens, felicitatem hanc Matrimonii propriam sibi a Numine favente precabatur.
Sed ut omnium rerum in mundo rapida est conversio. Germanus non diu hoc gaudio gavisus est, sed protinus illud in magnam tristitiam mutatum sensit.
Decimo enim a partu die coniux illi carissima in morbum delapsa, 17. Novem. an. M DCCXXX. exspiravit, magno maerore adficiens brevem maritum, filiamque tenellam relinquens alienis uberibus admovendam.
Avulsâ vitae sociâ grave quidem vulnus acceperat frater; sed non omnino succubuit.
Erigebat se adversus hoc infortunium Christianâ fortitudine, et cum ad hoc Sacramentum se videret adactum, ut ferret mortalia, id eâdem patientiâ tolerabat. Praecipue se Deo subiciebat, vitam quam frugalissime et viduo dignam instiruens. Illo sicut et toto Professionis tempore quantâ sedulitate et indefesso studio munus suum sustinuerit nihil dicam, nequid et nimium adfectui laudibusque fraternis videar indulgere. Compello hîc univ ersam Academiam, Clarissimosque et Excellentissimos Dn. Professores, collegas, Fratri semper amicissimos, quioprime id habent cognitum, et quibus frater diligentiâ in docendo noluit esse inferior. Pollor certe perpetuo inhaerens index erat enervatarum assiduo et improbo labore virium, faciesque macilenta ostentabat, paulatim fratrem ceu candelam aliis lucendo consumi.
Postquam et quasi per biennium eluxisset uxorem, subsidium sibi et filiae suae quae rebat, adeoque adiciebat animum ad lectissimam Virginem filiam Amplissimi et consultissimi viri D. Egberti Halbes Senatoris Groeningensis, qui natam egregiae spei et probitatis fratri desponsatam iam iam in matrimonium erat daturus. Et haec nova sponsa quale mox fuisset fratri solatium et levamentum, cuius in complexu taedia ex viduitate et reliquae vitae leniisset, affatim demonstrabat in morbo, in quo omnia et exhibuit ex sincero et coniugali amore. Aegrum medicamentis, alloquio, ourâ fovere, decumbenti assidere, aliaque humanitatis et pietatis officia peragere non destitit.
Verum vero aliud coniugium, aliae nuptiae paratae erant fratri a supremo Patre, Agni nimirum sacrosancti, et quas in caelo perageret. Praemissus sollemnis mortis nuntius Morbus, ut inopinus, sic fratri et amicis propter morte ab initio non venisse putabatur. Sed ille infestitus adhaerens sensimque valetudinem depascens Cholera enim fuerat viscidi humoris sursum deorsumque excretione et intestinorum passionibus violenta) initantis mortalitatis, quam deberet explere, admonebat. Hoc articulo deprehensus frater, cum diligenti Medicorum cura nihil profici, vimque morbi strenuis semediis exorari et depelli non posse cerneret, relictis omnibus aliis mundanis, ad curam animae et filiolae suae se convertit, hanc ut Avo et amicis: illam vero Deo et servatori suo quam optime commendaret.
Ac licet valde aeger et debilitato corpore foret, sanus tamen et salvus mentem praestantioresque sensus constantissime in Fide et invocatione DEI et serv atoris IESU CHRISTI perseveravit, usque dum iteratis aliquoties ex Apocalypsi verbis: Veni, Iesu, veni, etc. coram Amicis et verbi divini Antistibus placidissime ceu molli somno circa ipsam meridiem 3. Octobr. an. M DCCXXXII. anima exsolveretur nondum completo aetatis XLI. anno Corpus et quod terrae debebatur, quinto post migrationem animae die, honorfico funere amplissimoque amicorum lugentium, Academiae et civitatis ordine elatum, et in Templo Academico tumulatum est; ubi a Deo in novissimo die exspectat, resuscitationem.
Hîc animus mihi horrore perstringitur, quoties recordatur praeteriti anni: Illo enim quas clades non accepimus! quae funera non spect avimus! ut publica et nostra attingam, cui pio et oppressorum causae faventi non adhuc in maerore et memoriâ est lugubre illud fatum, quo Gustapu Adolphus beatae et gloriosissimae memoriae Rex praeterito auctumno in acie defunctus est, cum se veluti victimam pro libertate Germanicâ devoveret? Ac omnino dignus est in comparabilis beros, cuius sincerus et invictus moriendi pro Deo et Evangelio animus debito luctus honore in perpetuam meritorium praestitorum, memoriam afficiatur, qui vulneribus, sanguine et morte, insigne erigere tropaeum non subterfugit, quod hostibus terrori, suis vero et aliis foret exemplo et imitationi. Hoc malum aliud mox subsecutum est, et excepit insperatus occasus Serenissimi Friderici V. altoris quond am nostri Benignissimi, qui augustae Areti-Palatinae domo, et Exilium patientibus eo acerbior et luctuosior ex stitit, quod melioribus fatis et Patriae nostrae propior piissimus Rex susceptae hostium expulsioni et suorum restitutioni felicem protinus manum et sinem imponere nequit. Ipsa haec Urbs Groningae et Omlandiae ocellusluctu non caruit; sed praeteritâ aestate lacrimis immaduit aob amissionem Illustrissimi et fortissimi Principis, Ernesti Casimiri Comitis Nassoviae et c. Provinciarum Frisiae Groningae et Omlandiae Drentiaeque Gubernatoris et defensoris strenuissimi. Quae tamen iam nonnihil maerorem suum leniit, cum filium Henricum paternis et heroicis dotatum virtutibus in parentis sui laudatissimi vicem recepit, cuius generoso et excelso animo prosperos rerum successus, florentique iuventae seros annos comprecor. Alia sed eiusdem calamitatis narrare supersedeo: nullum enim Regnum, nulla fere Provincia est, quae non grandine ista funebri fuerint tacta. In privatis etiam sat luctus et maeroris fuisse, quid opus exemplis ut comprobem? Ipse satis triste exemplum habeo, funus fraternum, quod mihi eo acderbius, quo immaturius: et cum quo denuo fratres et parentes elati. Sequi hoc cum planctu et lamentis etiamnum Amor desiderat, adfectusque tantum dolorem refricando ubertim maerorem et tristitiam ministrant. Sed cum non tam oculi et adfectus ad clades et funera ista, quam mens ad Deum dirigenda sit, penes quem, cur cuncta immiserit, plurimae causae sunt, nulla vero iniusta: cohibere merito adfectus decet, ne nimium exorbitent. Acquiescendum est voluntate et ordinatione istâ divinâ, contra quam qui imprudente murmure stridunt, sapientiam eius indignus probris adficere videatur. De Gulielmo Hollandiae Comite referunt,[Note: * Cuspinian. lib. 8. cap. 19. Histor. Saxon.] illum mortuo Rege Romanorum Henrico Landgravio Thuringiae et Hassiae, regem designatum, debellatâ atque subactâ Frisiâ iuxta quandam Urbem miro opere exornatam reperisse sepulcrum. Quaerenti, cuius id esset, responderunt cives, neminem hactenus ibi sepultum esse; sed fato quodam reservari Romanorum cuidam Regi. Cum vero Rex Frisiâ egrederetur, a quibusdam fugitivis secus viam in arundinero latitantibus, cuspidibus transfigitur.
Equitabat enim Rex Guilelmus cum pauculis, diverticulum quaerens, ut exercitum reduceret: Delatus vero in glatiem cecidit. Frisones, qui sese obsconderant, erumpunt, et priusquam subveniretur, regem galeâ et aquâ sufforatum protinus interimunt.
Rex ab indigenis praefato iuxta vaticinium tumulo mox impositus est anno regni sui nono. Quam huius loci historiam, quia memoria suggerebat, recensere volui haut sacris literis repugnantem, quae asserunt, non minus certa sepulcra, quam domicilia hominibus a Deo destinari, et cuiusque hominis certum vitae terminum esse positum. Quod si ita et certâ fati legee res humanae ordinatae sunt, nil etiam casu Fratri accidisse credendum est. Voluerat Deus eximiam hanc Urbem fratri sedem Exilii concedere: voluit eandem fratris esse sepulcrum. Quod vero maturius et praeterito anno cum Illustribus et Magnis istis animabus rex regnum ex carcere hoc mundano ad caeleste Palatium avocaverit, a bonitate etiam singulari fuit, ne superstites ex tantorum Heroum funeribus, quorum in vitâ fortitudinem et Pietatem semper venerabunda mente coluerat, publicisque illis cladibus quas privatis graviores ducebat, perpetuum maerorem concepisset, vitamque residuam quo longiorem, eo acerbiorem habuisset, qui iam varie multis miseriis et aerumnis erat versatus. Interrogatus olim a Rege Aegypti Patriarcha Iacobus, quot annhos aetate iam vergens gestaret? Obsaturatus miseriarum huius vitae respondrt Pharaoni: Dies peregrinationis meae sunt CXXX. Genes. 47. sed haec vita longe inferior maiorum nostrorum longaevitate, plenissima fuit malorum. Pompte et ex rei veritate S. Senecio. Quid Similis Adrianimilitum Praefectus? Ille cum diu militasset, saturque aerumnarum militarium vix dimissionem a Caesare impetrâssset, et reliquum vitae in agro peregisset, haec sepulcro suo curavit inscribi, Similis hîc iacet cuius aetas multorum annorum fuit; septem tamen duntaxat annis vixit.
Si ex Fratre nostro eodem modo et morti iam propinquo quaesitum fuisset, merito idem de brevitate suâ cum S. Iacobo effari: non vero tot annos cum Simile nominare potuisset, quibus vixisset. nam etsi Deus hanc ipsi gratiam exhibuerit, et exilium meliori vitae conditione commutaverit, tempus tamen illud actuosis laboribus, curis et molestiis domesticis, viduitate, et aliis incommodis abunde fuit refertum. Cetera etiam vita quid aliud fuit quam aerumna, molestia, aegritudo? Gustavit frater haut primoribus iabris miseriae humanae amaritudinem; sed pleno palato. Brevem suam vitam satis acerbam est expertus. O miseram sane et calamitosam vitae nostrae conditionem.
Quot mala nos impetunt et perpetuo adfligunt! Cum lacrimis nascimur? natos varii casus exagitant. Optima aetatis pars vel ignorantibus, vel meliora sperantibus elabitur. Quae restat vivenda, duris ferreis diffi cultatibus est implicita. Acdedunt pericula innumera. Extus hostes caedes intentant, fortunis inhiant, patriâ eiciunt, intus perpetuam pugnam adfectuum sustinemus et fovemus, qui miseris modis noslancinant et conficiunt. Sic nuila quies defatigatis aut a malorum aestu refrigerium, donectandem finiat, quam tamen metuimus, continuam mors miseriam. Curigitur mortalis nimio desiderio et amore huius calamitatis teneatur, non invenio: pius et melioris vitae certus, lubenti obseq ventique animo vocantem Imperatorem ab hâc periculosâ et aerumnosâ statione sequetur. Quâ mente ac causâ etiam beatum te, Frater, iudico, quod melioris vitae statu per mortem donatus, non ut amplius miseriis confli cteris. Et dignaquidem Etuditio virtusque tua longiori vitae curriculo fuisset; sed cum tua brevitas verâ Pietate et Religione in Deum, sincero adfectu in proximum aliisque virtutibus sit peracta, satis diu vixisti, qui ita bene. Non virtus tantum annorum numero computanda est; sed factis et rebus et gloriose confectis: Nec quae logaeva est senectus, honorata est, neque spatio annorum multorum mensurata: sed prudentia hominis est cunities, et vita immaculata est senilis aetas, Sapient 4. 8. Hanc, quia, tu frater, etiam senectam eras nactus, Deo dignus visus fuisti, meliores annos qui exordieris, et cuius luctuosa vita in gaudium labores in felicitatem verterentur. Intrâsti nunc placidae securitatis portum, adeptus es tutum confugium, gratos undique quietis fructus percipis. Nullo nunc amplius metu angeris, et procul a te Tyranni, qui indicant Exilium. Subductus es violentis istis tuibinibus, quibus in hoc malorum mari iactamur, Nos, nos multa dura, incerta, metus et conversionis plena, quae ferreum hoc saeculum, et tristesrerum facies minantur, manent. Interea corpus tuum, et quod mox in cineres conuptio resolvet, molliter et placide quiescat, donec eosdem cineres in augustiorem corporis formam resuscitatos animae e caelis reduci Deus futurus mortuorum et viventium iudex consociabit. Gratulamur collatae in te felicitati, et, si olim supremo vitae nostrae Domino placitum erit, nobis Mortem immittere, ut eâdem tecum beatitate donemur, ex animo vovemus. Vale, frater, et aeternum cum Deo laetare. Sit hoc, quod de vitâ tuâ dixi, perpetuum pietatis in te iudicium. Sit hoc honori Eruditionis et virtutum tuarum monumentum a sincero amore positum, quem erga te geram, et memori mente percolam.
Lucida dum current annosi sidera mundi
Oceanus clausum dum fluctibus ambiet Orbem,
Lunaque demissos dum plena recolliget ignes,
Dum matutinos praedicet lucifer ortus
Altaque caeruleum dum Nerea Nesciet Arctos.
Sen. Oed. Chor.

EPICEDIA. in obitum Clarissimi Viri IANI GEBHARDI PALATINI etc. Cum Groningae finiret vitam III. Octobr. an. M DCC XXXII.
Ut Taciti nostrum sapientiae temperer orbem,
Castraque Iuliades, Caesar et arma regat,
Cottidieque novos Scipiones Livius edat,
Fundat et Hannibales Asdrubalesque truces,
Inclita grandistrepo resonent Cicerone Lycea,
Eius et ingenti fulmine rostra tonent,
Musae Plautino passim sermone loquantur,
Et Maro non unus arma virosque canat,
Pelignus calidos iuvenum moduletur amores,
Flaccus, et argutae temperet ora chelys.
Auctor crat nostris non infelice Minervâ,
Historiâ et numeris, eloquioque potens.
Gloria Athenaei IANUS non ultima nostri,
Cui fluxit largus ex Pelicone latex,
Totius et sacri nemoris patuere recessus,
Musarum Charitumque erudiêre manus:
Natus ab ingenio claros proferre labores,
Quodque olim celebret Fama, volumen, anus;
Seraque posteritas miretur et ultima Thule,
Et gelido in septem vasta Trione plaga:
Et Tagus et Ganget legat, et glacialis Ierne,
Ninguidaque ad Boream Baltis et Ursa colat.
Verum hos fata illi rupere admantina cursus,
Virtutumque iacet omnium acerba cinis.
IOHANNES FREITAGIUS M. Doct. et Profess. Public. p. t. Academiae Rect.
IANUS ut occubuit GEBHARDUS morte peremptus,
Aonidum heicfontes exaruêre novi,
Hunesus obstupuit, quia maestus flevit Apollo,
Deflevit vatem turba novena suum;
Luxit gnata patrem venturum sponsa maritum,
Luxit et affinem turba propinqua suum:
Planxer unt fidi, misero solamen, amici,
Ereptumque sibi gens studiosa ducem.
At Deus hunc vatem meliore in sede locavit,
Iussit et in superûm pangere metra choro:
Vivis ubilaetus Domino sua carmina fundens,
Perpetuoque canit: sancte Deus Tzebaoth!
Interea in terris, dum Musae as cantor Apollo,
Aeterna celebris laude feretur, erunt.
I. BORGESIUS.

SCRIPTA.
Crepundia in Catullum, Tibullum, Propertium: Francof. 1615. in 4.
Antiquarum Lectionum libri duo: ibid. et Herborni 1618. in 8.
Exilium, sive libri duo carminum in exilio scriptorum: Groningae 1618.
Oratio panegyrica, quâ Victoriae de Tillio et exercitu Pontificio ad Schusium, VII. Septemb. M DC CXXXI. auspiciô et ductu Gustavi Adolphi, Regis Suecorum, partae memoriam celebrabat; ibid. 1631. et Lugd. Bat. 1637. in 12.
Spicilegium in vitas Excellentium Imperatorum Corn. Nepotis: Amsterod. 1644. in 12. Lips. 1653. in 8
.



Zehentner, Paul appartenente all'Ordine dei Gesuiti, teologo e predicatore del XVII secolo di cui, stando al SBN, nelle biblioteche italiane si trovano le seguenti opere (la prima dell'elenco è proprio Il Promontorio della cattiva Speranza citato da Aprosio):
Tipo documento: Testo a stampa Zehentner, Paul, Promontorium malae spei: impiis periculose navigantibus propositum. Siue, signum & nota reprobationis procrastinatio poenitentiae. Scripta cautelae hominum emendationem vitae cunctantium spe aliquando resipiscendi. Auctore R.P. Paulo Zehentner Soc. Iesu .. , - Graecij ; formis Widmanstadianis : sumptibus Sebastiani Haupt ..., 1643 - [44], 752 [i.e. 742, 10] p., [1] c. di tav. : ill. e front. calcogr. ; 4o. - Front. calcogr. inciso da David Tscherning. - Omesse nella numerazione le p. 281-290 - Segn.: 4-44 52 A-5B4 - Impronta - s)od o-e- sqm. ledi (3) 1643 (A) - Paese di pubblicazione: AT - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria di Cagliari - Cagliari - CA - 1 v., un esemplare. - Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR
Tanner, Adam <1572-1632> , Inauguratio doctoralis theologica S. Bennoni episcopo sacra. Hoc est: Orationes et quaestiones 1. V. Lutherus fuerit verus Germaniae propheta, speciatim vero eius gloriae, qua nunc S. Benno in Bauaria coruscat. ... 5. Eiusdem quaestionis resumptio siue retractatio. Recitatae et discussae in Academia Ingolstadiensi, cum anno Redemptoris 1608. 18. die Iunij reuerendi, nobiles, & clarissimi SS. theologiae licentiati, D. Ioannes Rogg Kisleggensis Sueuus ... D. Carolus Guilielmus Zehentner ... D. Aegidius Held Weilhaimensis, ... suprema theologici doctoratus laurea insignirentur: promotore R.P. Adamo Tannero Societatis Iesu, ... , - Ingolstadij : ex typographeo Andreae Angermarij - 8, 95, 1 p. ; 4° - La data di inaugurazione, 1608, figura sul front. - Segn.: (:)4 A-M4 - Numeri: Impronta - nuo- vtna r.a- leau (3) 1608 (Q) - [Variante del titolo] Orationes et quaestiones 1. V. Lutherus fuerit verus Germaniae Propheta, ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Zehentner, Paul, Vermis malae conscientiae hominis impij domesticus carnifex suis coloribus adumbratus. A Paulo Zehentner Societatis Iesu theologo. Cum triplici indice capitum, paragraphorum, rerum praecipuarum, & concionatorum , - Monachij : sumptibus & formis Cornelij Leysserij, electoralis typographi & bibliopolae, 1633 (Monachij : sumptibus & formis Cornelij Leysserij, electoralis typographi & bibliopolae, 1633) - [32], 575, [25] p., [1] c. di tav. : ill. calcogr. e front. calcogr. ; 8o. - Calcogr. incise da Johann Sadeler. - Marca (Uomo in mare : Emergam. Cornelius Leysserius) in fine - Segn.: *-2*8 A-2O8 2P4 - Impronta - ran- l-ut e.i- tese (3) 1633 (R) - [Variante del titolo] Vermis malae conscientiae hominis impii domesticus carnifex ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: latino - Localizzazioni: RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma



Oddi, Sforza : degli che Aprosio nomina Sforza Oddo fu letterato, poeta, commediografo e giurista nato a Perugia nel 1540, morto a Parma nel 1611. Fu detto "il Forsennato" nell'"Accademia degli Insensati".
Vedi Catalogue of books printed on the Continent of Europe, 1501-1600 in Cambridge Libraries. Compiled by H. M. Adams: sui testi editi compaiono le forme nominali: Sfortia Oddus Perusinus; Sforza Oddi; Sforza d'Oddo Perugino; Sforza d'Oddi; Sforza Oddi .
Nelle biblioteche italiane si conservano le seguenti sue pubblicazioni stando al momento attuale delle investigazioni: Oddi, Sforza : degli, Comedie del s. Sforza degl'Oddi, cioè Il duello d'Amore, & d'Amicitia. Li morti viui, & La prigione d'Amore., In Venegia : presso Gio. Battista e Gio. Bernardo Sessa, 1597.
Oddi, Sforza : degli, Compendiosae substitutionis tractatus a domino Sfortia Oddo i. c. Perusino aeditus. Cui nouissime accedunt notabilia ex toto opere excerpta in modum copiosissimi indicis., Ferrariae : apud Benedictum Mammarellum, 1592.
Oddi, Sforza : degli, Compendiosae substitutionis tractatus. A Sfortia Oddo i.c. Perusino editus. ..., Perusiae : apud Valentem Panizzam Mantuanum impress. pub., 1571.
Oddi, Sforza : degli, Compendiosae substitutionis tractatus. In quo (nedum ea quae ad ipsius compendiosae materiam faciunt) exactissime tractantur, sed et omnis substitutionum nodus copiosissime resoluitur. Sfortia Oddo i., Venetiis : apud Matthaeum Valentinum, 1597.
Oddi, Sforza : degli, Consiliorum siue responsorum, d. Sfortiae Oddi Perusini, iuris vtriusque consultissimi, et in florentissimo Pisano gymnasio iuris Caesareia interpretis primarii, horis vespertinis, liber primus, ..., Venetiis : apud Iunctas, 1598.
Oddi, Sforza : degli, Consiliorum siue responsorum, d. Sfortiae Oddi Perusini, ... Liber primus: omnibus sane tam in scholis quam in foro versantibus valde vtilis ac pernecessarius., Venetiis : apud Iunctas, 1593 (Venetiis : apud Iuntas, 1593).
Oddi, Sforza : degli, De restitutione in integrum tractatus d. Sfortiae Oddi i.v.c. Perusini acutissimi atque praeclarissimi, cum duplici indice quaestionum, et materiarum omnium locupletissimo, insertis quoque in hac secu, Venetiis : apud Lucianum Pasinum, & haeredem Marci Amadori, 1591.
Oddi, Sforza : degli, De restitutione in integrum tractatus d. Sfortii Oddi i.v.c. Perusini acutissimi, atque praeclarissimi, cum duplici indice quaestionum, & materiarum omnium locupletissimo, pars prima [-secunda]., Venetiis : apud Lucianum Pasinum, et Marcum Amadorum, 1584.
Oddi, Sforza : degli, L' erofilomachia ouero il duello d'amore & amicitia, comedia umana dell'ecc. m. Sforza d'Oddo. Di nuouo ristampata., In Vinegia : presso Gio. Battista & Gio. Bernardo Sessa, 1597.
Oddi, Sforza : degli, L' Erofilomachia, ouero Il duello d'amore, & d'amicitia. Comedia nuoua, dell'eccellentiss. dottor di leggi m. Sforza d'Oddo ... ; aggiuntoui in questa nuoua editione un Discorso di m. Bernardino Pino, In Venetia : appresso Gio. Domenico Imberti, 1594.
Oddi, Sforza : degli, L'erofilomachia ouero il duello d'amore, & d'amicitia, comedia nuoua dell'eccellentiss. dottor di leggi m. Sforza d'Oddo gentil'huomo perugino. Aggiuntoui in questa nuoua editione un discorso di m. B, In Venetia : appresso Gio. Battista Sessa e fratelli, 1578.
Oddi, Sforza : degli, L'erofilomachia ouero il duello d'amore, & d'amicitia. Comedia nuoua, dell'eccellentiss. dottor di leggi m. Sforza d'Oddo gentil' huomo perugino. Aggiuntoui in questa nuoua editione un discorso di m., In Venetia : appresso Gio. Battista Sessa, & fratelli 1582 (In Venetia : appresso gli eredi di Marchiò Sessa).
Oddi, Sforza : degli, L' erofilomachia, ouero il duello d'amore, & d'amicitia. Comedia nuoua. Dell'eccellentissimo dottor di leggi m. Sforza d'Oddo gentil'huomo perugino. Di nuouo corretta, et ristampata., In Venetia : appresso Marc'Antonio Bonibelli, 1598.
Oddi, Sforza : degli, L'Erofilomachia, ouero il duello d'amore, et d'amicitia. Comedia nuoua, dell'eccellentiss. dottor di legge m. Sforza d'Oddo gentil'huomo perugino. Aggiontoui in questa nuoua editione un discorso di m, In Venetia : appresso gli heredi di Marchiò Sessa, 1586 (In Venetia : appresso gli heredi di Marchiò Sessa, 1586).
Oddi, Sforza : degli, L' erofilomachia, ouero il duello d'amore, et d'amicitia. Comedia nuoua; dell'eccellentiss. dottor di leggi il sig. Sforza Oddi gentil'huomo perugino., In Fiorenza : per Filippo Giunti, 1595 (In Fiorenza : per Filippo Giunti, 1595).
Oddi, Sforza : degli, L' erofilomachia, ouero il duello d'ampre, et d'amicitia, comedia nuoua, de ... dottor di leggi m. Sforza d'Oddo gentil'huomo perugino., In Perugia : ad instantia de Luciano Pasini : per Valente Panizza, 1572.
Oddi, Sforza : degli, I morti viui comedia del molto eccel. signor Sforza d'Oddi, nell'Accademia de gli Insensati detto il Forsennato., In Venetia : appresso Bartolomeo Carampello, 1595.
Oddi, Sforza : degli, I morti viui. Comedia del molto eccell. signore Sforza d'Oddi, nell'Academia degli Insensati detto il Forsennato., In Perugia : ad instantia di m. Luciano Pasini : per Baldo Saluiani, 1576.
Oddi, Sforza : degli, I morti viui comedia, del molto eccellente signore Sforza d'Oddi, nell'Academia de gli Insensati, detto il Forsennato., In Vinegia : presso. Gio. Battista, & Gio. Bernardo Sessa, 1597.
Oddi, Sforza : degli, I morti viui comedia, del molto eccellente signore Sforza D'Oddi, nell'academia de gli Insensati, detto il Forsennato. Nuouamente corretta, & ristampata., In Venetia : appresso Gio. Battista Sessa, et fratelli, 1578.
Oddi, Sforza : degli, I morti viui. Comedia, del molto eccellente signore Sforza D'Oddi, ... Nuouamente corretta, & ristampata., In Venetia : appresso Gio. Battista Sessa, e fratelli, 1582 (In Venetia : appresso gli heredi di Marchiò Sessa).
Oddi, Sforza : degli, Prigion d'amore commedia del eccellentiss. sign. Sforza Oddi, recitata in Pisa da Scolari l'anno secondo del felice rettorato del s. Lelio Gauardo Asolano. Di nuouo data in luce., In Fiorenza : per Filippo Giunti, 1590 (In Fiorenza : nella Stamperia de Filippo Giunti, 1589).
Oddi, Sforza : degli, Prigione d'amore commedia del eccellentiss. sig. Sforza Oddi, recitata in Pisa da scolari l'anno secondo del felice rettorato del s. Lelio Gauardo asolano. Di nuouo data in luce., In Fiorenza : per Filippo Giunti, 1592 (In Fiorenza : per Filippo Giunti, 1592).
Oddi, Sforza : degli, Prigione d'amore. Commedia nuoua dell'eccellentiss. sign. Sforza Oddi, recitata in Pisa da scolari l'anno secondo del felice rettorato del signor Lelio Gauardo asolano. Di nuouo data in luce., In Venetia : ad istantia di Filippo Gionti, 1591 (Stampata in Fiorenza, et ristampata in Venetia : appresso Girolamo Polo, 1591).
Oddi, Sforza : degli, Prigione d'amore commedia nuoua dell'eccellentissimo Signor Sforza Oddi ... di nuouo data in luce., In Venetia : appresso Gio. Antonio Rampazetto, 1592.
Oddi, Sforza : degli, Prigione d'amore. Commedia nuoua dell'eccellentissimo signor Sforza Oddi, recitata in Pisa da scolari l'anno secondo del felice rettorato del signor Lelio Gauardo asolano. Di nuouo data in luce., In Venetia : appresso Gio. Battista Bonfadino, 1596.
Oddi, Sforza : degli, Prigione d'amore. Commedia nuoua di nuouo data in luce., In Venetia : appresso Marc'Antonio Bonibelli, 1598.
Pro serenissimo Ranutio Farnesio Parmae, & Placentiae duce, contra illustriss. D. Alexandrum Pallauicinum. Responsum. In quo clara methodo, ac plena manu ardua causa haec, in quisque principales quaes, [tra il 1593 e il 1596].



Traiano Boccalini era nato a Loreto [Ancona] nel 1556.
Dopo aver studiato a Perugia e Padova, si stabilì a Roma nel 1584.
Funzionario pontificio, fu governatore di diverse piccole città dello stato della chiesa.
Nel 1612, sia per l'amicizia con Sarpi che lo spinse ad ammirare gli ordinamenti veneziani, sia per l'avversione all'alleanza politico-religiosa con la monarchia spagnola, pensò prudente trasferirsi a Venezia.
Qui morì improvvisamente, nel 1613: si sospettò un avvelenamento da parte spagnolo, ma non possiamo saperlo.
Nello Stato pontificio Boccalini certo non avrebbe potuto stampare gli irriverenti Ragguagli di Parnaso, preparati in anni precedenti e conosciuti in parte manoscritti.
Si tratta di satirici appunti, divisi in due centurie (pubblicate nel 1612 e nel 1613) cui fu aggiunta nel 1615 una terza centuria (con il titolo di Pietra del paragone politico).
I "Ragguagli" fingono di dare notizie, come un giornale, da un immaginario regno di Parnaso rispecchiante la realtà del mondo contemporaneo.
Vi sono tre filoni fondamentali: la satira politica, la satira di costume, e un articolato dibattito letterario.
Già nei Commentari su Tacito (Commentarii sopra Cornelio Tacito, pubbl. 1677) aveva esposto le sue esigenze di moralità politica, e si era avviato verso un'idea di letteratura seria, lontana dalla precettistica arida e dalla rigida imitazione in cui, secondo lui, era caduta la cultura nell'ultimo decennio del XVI secolo; ma lontana anche dal nascente gusto per un'arte intesa come puro diletto.
La sua opera si inserisce nel filone del tacitismo.
Manca a Boccalini, nonostante qualche idea libertaria, un sistema di idee coerente ètratto da "Antenati - on line"]



-(LA) SUPERSTIZIONE: ENTITA' MALEFICHE, STREGHE, INCANTESIMI E FORME DI VARIA MAGIA
-(LA) SUPERSTIZIONE: SUA CONDANNA FILOSOFICA E RELIGIOSA

-(LA) SUPERSTIZIONE: IL TESTO PRINCIPALE DELLA SUA CONDANNA = LA COSTITUZIONE DI PAPA SISTO V COELI ATEQUE TERRAE [TESTO INTEGRALE E ORIGINALE]

-(LA) SUPERSTIZIONE: SUOI MOLTEPLICI ASPETTI E SUA CONDANNA IN UN TESTO DEL XVII SECOLO AD USO DI MISSIONI E MISSIONARI: IL MAGISTERO DI DOMENICO SERIO

-[SUPERSTIZIONE E CURA DALLE MALATTIE (MEZZI SUPERSTIZIOSI DA EVITARE)]
-[SUPERSTIZIONE E PRECAUZIONI DA PERICOLI VARI (IL DIABOLICO VOLUME MANUALE PRECAUTIONUM - SUA CONDANNA)]
-[SUPERSTIZIONE E CURA DALLE MALATTIE (MEZZI SUPERSTIZIOSI DA EVITARE)]
-(L') ANTICRISTO DALLA GIOVANNEA APOCALISSE ALLE INTERPRETAZIONI RELIGIOSE E STORICHE: INTERAZIONI FRA RELIGIONE, SUPERSTIZIONE, PREGIUDIZI ETNICO-RAZZIALI
-(L') ANTICRISTO NELL'ESEGESI UFFICIALE DEL GESUITA PADRE BENEDETTO PEREIRA (PRIMI XVII SECOLO)
- ANIMALI NERI DI FIABE, MITI E REALTA': LUPO, LUPO CERVIERO, CIVETTA, GUFO, UPUPA, NITTICORACE E PIPISTRELLO
-CAPRONE : IL ROVESCIAMENTO IN SUPERSTIZIONE DI ANTICHE CREDENZE SULLA FERTILITA'
-FANTASMA - FANTASMI - SPETTRO - SPETTRI - LARVE - LEMURI [PRESENZE ECTOPLASMATICHE - ECTOPLASMI] : TRA SUPERSTIZIONE, RELIGIOSITA' E MISTERO
-MALATTIA MENTALE: SUE COMPLICAZIONI E RAPPORTI CON "SUPERSTIZIONE" E "MAGISMO"
-MOSTRI DELLA CREDULITA' E SUPERSTIZIONE POPOLARE: "UOMINI SCIMMIA" - "UOMINI PRIMITIVI DI TERRE ESOTICHE" - "INDIGENI MOSTRUOSI DESCRITTI DAI PRIMI ESPLORATORI"
-"MOSTRI DIABOLICI DELLA SUPERSTIZIONE"
-VOLO STREGONESCO: IPOTESI INQUISITORIALI SUL PRESUNTO VOLARE DI MAGHI E STREGHE OVVERO LA FOLLIA DELLE MENTI CONTAGIATE DA SUPERSTIZIONE E DROGA / DROGHE
-MOSTRI MITOLOGICI - LORO MUTAZIONI ATTRAVERSO MITOLOGIA E SUPERSTIZIONI: SIRENA - SIRENE
- SANGUE - IL TEMA DEL SANGUE: I CASI DI APROSIO E DI SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO
-PATTO CON IL DIAVOLO - PATTO DIABOLICO (PATTO SCRITTO CON IL SANGUE - PATTO FIRMATO CON IL SANGUE: PATTO ESPRESSO)
-SANGUE ("CULTO" DEL "SANGUE BENEFICO" PRESSO POPOLI EUROPEI E NON)
-SANGUE ("CULTO" DEL "SANGUE MALEFICO" NEL MAGISMO E NELLA TRADIZIONE STORICA)
-SANGUE (IL RIFIUTO BIBLICO DEL CULTO DEL SANGUE: LA I TRASFUSIONE PRATICATA IN AMBITO CRISTIANO-CATTOLICO)
-(LA) VITA: IL GRANDE ENIGMA DI SCIENZA E RELIGIONE (IL MITO DEL PROLUNGAMENTO DELLA VITA - IL SUPERSTIZIOSO TERRORE DELLE MORTI APPARENTI [MORTE APPARENTE - CATALESSI])
- (LA VITA): IL TEMA DELL'IMMORTALITA' DELL'ESISTENZA FISICA SULLA TERRA
-UNTORE - UNTORI (N. 1): PROPAGATORI DI UNGUENTI VELENOSI NEL DIRITTO CRIMINALE
-UNTORE - UNTORI (N. 2): FIGURE DIABOLICHE RITENUTE PROPAGATRICI DI PESTE
-UNTORE - UNTORI (N. 3): TESTI INTEGRALI DEGLI SCRITTI DEL VERRI, DEL BECCARIA E DEL MANZONI IN MERITO AL PROCESSO AGLI UNTORI IN MILANO DURANTE LA PESTE DEL XVII SECOLO
-UNTORE - UNTORI (N. 4): ITALIA, 1837 - DRAMMATICA DICERIA DI UNTORI OPERANTI IN TERRITORIO PENINSULARE
-UNTORE - UNTORI (N.5): ULTIMI SUSSULTI SULLA STORIA DEGLI UNTORI E LA CREDENZA DI "PUBBLICI AVVELENATORI" AI TEMPI DELLA CAMPAGNA PROMOZIONALE ANTIMALARICA IN ITALIA
-(IL) VAMPIRISMO: OSSERVAZIONI ILLUMINISTICHE E ROMANTICHE
-(IL) VAMPIRISMO: TEMI ETNO-ANTROPICI DEL RITORNANTE E/O NON MORTO
-(IL) VAMPIRO (LA LEGGENDA DI DRACUL - IL CONTE VLAD)
-(IL) VAMPIRO FEMMINA (LA BIBLICA LAMIA)
-(IL) VAMPIRO FEMMINA (LA "STORICA VICENDA" DELLA CONTESSA BATHORY)
-1 - SETTECENTESCA LOTTA ALLA SUPERSTIZIONE: IL CASO DEL SERIO
-2 - SETTECENTESCA LOTTA ALLA SUPERSTIZIONE: IL CASO DEL FEIJOO