Edita in Marciando per le Alpi... di R. Capaccio - B. Durante, Gribaudo editore, Cavallermaggiore, 1993 = vedi la carta integrale con didascalia prestando in dettaglio peculiare attenzione ai grossi complessi rurali nell'area di Nervia o meglio ancora tra Roia e Nervia [non esclusa la "Strada da e per Camporosso" attraversante l'area importante, sotto il lato agronomico oltre che viario, detta delle "Braie"] ed anche la sua intestazione e l'annessa didascalia = quando Girolamo Rossi intraprese nel 1800 le investigazioni archeologiche l'area di Nervia si presentava ormai così
[da Piano Topografico dei Ruderi della Città degli Intemeli" steso su indicazione di G. Rossi dal geom. Arcadio Palmari nel 1877 ed edito entro la riedizione delle "Notizie degli Scavi" sempre del Rossi da N. Lamboglia sotto titolo de "Le Notizie degli Scavi da Ventimiglia di Girolamo Rossi (1876-1908) in "R. I.I" ,XIX, tav. I ] I RECINTI FUNERARI O I "RESTI DI FABBRICHE ANTICHISSIME" FORSE NON MOLTO DIVERSI DA QUESTI APROSIO VEROSIMILMENTE LI VISUALIZZO'PIU' AD ORIENTE DI QUESTO SITO VICINO AD UNA POSSESSIONE DELLA MENSA EPISCOPALE COME SCRISSE SEPPUR SEMPRE NELL'AREA DI NERVIA MA PIU' AD OVEST CIOE' ALQUANTO PIU' PROSSIMA ALLA RIVA OCCIDENTALE DEL NERVIA ATTESI GLI SPOSTAMENTI PER SCARSA ARGINATURA DELL'ALVEO DEL TORRENTE/FIUME DI CUI QUI SI VEDONO LE TRACCE IN UNA CARTA OTTOCENTESCA
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L'ottocentesco archeologo Rossi, che individuò, tracciandosi la "Strada della Cornice", sotto i campi posti a coltura di Nervia -ove sostanzialmente dopo la realizzazione del piccolo insediamento extra moenia della Bastia/Bastita ed in tempi successivi del Convento Agostiniano nulla di rilevante v'era quantomeno sin al castro di Portiloria o quantomeno ai suoi resti se non un agglomerato di colture e sparse case- i primi attestati archeologici di Albintimilum
in questa sua preziosa lettera al Mommsen, continuando
a parlare dei suoi rinvenimenti, come qui si può leggere procedette a scrivere annotando come segue =
Ed il P. Angelico Aprosio che fu il primo a trattare delle cose nostre
[ in effetti fu il primo archeologo o meglio antiquario investigatore della "città nervina" ed anche "scrisse della storia antichissima di Ventimiglia" : a prescindere dagli autori vari spesso stranieri che ne avevano parlato molto genericamente ad esser precisi il primo letterato ventimigliese,in ordine cronologico, a trattare della supposta città romana fu nel '600 lo "storico in qualche modo ufficiale della città" Giovanni Girolamo Lanteri che
aveva con la sua autorità avvalorata l'ipotesi di una diversa topografia della città romana di Ventimiglia = topografia che fu giustamente contestata da Angelico Aprosio come qui si legge = e senza nominarlo Aprosio rimproverò poi il Lanteri definendolo quello che gli mandò la Relatione, cosa che appunto fece, come un informatore non corretto del celebre Ferdinando Ughelli che per la sua Italia Sacra
il quale raccoglieva dai propri corrispondenti notizie varie, anche sui monumenti come questa iscrizione romana a riguardo delle Diocesi (nella circostanza quella di Ventimiglia): da questo punto però l'erudito istitutore dalla Biblioteca Aprosiana abbandonò ogni critica analizzando piuttosto l'uso del reimpiego negli edifici cristiani di reperti classici, argomento su cui elogiandoli riteneva all'avanguardia gli studiosi della Natione Germana quasi a pronosticare quel destino che avrebbe oltre 2 secoli dopo indotto G. Rossi ad avvalersi della competenza, ospitandolo anche a Ventimiglia, del grandissimo storico ed epigrafista tedesco Teodoro Mommsen]