Come si legge nella Biblioteca Aprosiana, Passatempo Autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi... Aprosio parla di S. Cristoforo pag. 53 (voci attive) precisando la consuetudine di dipingerlo all'esterno degli edifici in dimensioni colossali cosa da lui esperita direttamente in merito alla casa di un suo "avolo" = come qui sopra si vede l'iconografia del santo - con la descrizione della sua esistenza- ne privilegia l'opera apostolica e poi di martire come si legge nel testo digitalizzato con indici moderni dell'opera di
Nicolò' Manerbi [1422-1481] (volgarmente detto Manerbio) che fu autore di una celebre "volgarizzazione" a stampa ovvero il qui integralmente digitalizzato Leggendario delle vite de' santi. Composto dal R.P.F. Giacobo di Voragine, ... tradotto già per il R.D. Nicolo Manerbio. Nuouamente ridotto a miglior lingua, riformato, purgato da molte cose souerchie, arricchito de' sommarij, di vaghe figure ornato, e ristampato. Con l'aggiunta di calendario, lunario, & feste mobili ..., In Venetia : appresso Alessandro Griffio, 1584 (ma che nel qui proposto sommario sono già sunteggiati alcuni valori figurativi del Santo ripresi secondo
l'iconografia dominante = la possanza erculea del Santo e poi la sua opera di trasportatore dei viandanti oltre le acque di un fiume pericolosissimo su suggerimento di un Eremita onde salvare tante vite, spesso travolte dall'impeto delle acque non escluso poi Gesù fanciullo, od almeno la sua emanazione essendo già stato crocifisso, da cui apprese le sue future sorti a pro del cristianesimo)
è diversa dal CONTESTO PITTORICO DOMINANTE, ALLA STREGUA D'UNA SORTA DI GIGANTE
che porta sulle spalle il Cristo, come descritto da Aprosio e sotto nella stessa pagina 53 (riga 11 dal basso) celebrato in latino da Gerolamo Vida, vescovo d'Alba
E' da precisare però che le esternazioni letterarie aprosiane traggono spinta da un'altra ragione e precisamente dalla comparazione del S. Cristoforo mediamente rappresentato all'esterno degli edifici sacri e con il S. Cristoforo effigiato in una tavola della chiesa del Convento di S. Agostino di Ventimiglia opera che non ritiene ben proporzionata sì da esser per lui opportuno collocarla diversamente rispetto ad una tavola effigiante la Pietà, da lui giudicata positivamente, e ritenuta invece da sistemare in un luogo più conveniente: in effetti analizzando (pagina 49 riga VII dal basso) i quadri e le tavole della chiesa conventuale dei quali non ha grande giudizio Aprosio trae il destro dalla figura di S. Cristoforo (vedi soprattutto pag. 53) per indagare su una
polemica abbastanza datata ma altrettanto ancora in auge
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