cultura barocca
TESTI DIGITALIZZATI E NOTIZIE VARIE SUI GIUOCHI STORICI E LA LORO EVOLUZIONE MODERNA del GIUOCO DEGLI SCACCHI ( la passione per il giuoco divenne notevole nel '600 e Ferdinando Cospi nel suo "Museo" scrisse di possedere, effigiandola, la scacchiera di Dante Alighieri) dando prova di un personale interesse Aprosio raccolse un'opera oggi di straordinaria rarità e oltre a ciò composta da un autentico grande campione, vale a dire Pietro Carrera di cui il frate parla diffusamente nella sua Biblioteca Aprosiana a p. 643 in fine, numero 50, e p. 642, [anche questa pubblicazione si trova tuttora presso la CBI intemelia]: Angelico Aprosio, come tanti altri predicatori, non lesinò critiche ai GIOCHI D'AZZARDO capaci di rovinare con le anime anche i patrimoni di famiglia: non era però estraneo ai divertimenti sani tra cui in primo luogo poneva la lettura, senza nemmeno porre troppi freni alle opere da leggere sempre che non fossero oscene [ed in ciò era decisamente meno intransigente di un anonimo autore di matrice ecclesiastica del XVIII secolo che nella sua opera qui DIGITALIZZATA dal titolo TRATTATO DE' GIOCHI E DE' DIVERTIMENTI PERMESSI, O PROIBITI AI CRISTIANI

Pietro Carrera
Pietro Carrera (Militello 12 luglio 1573 - Messina 18 settembre 1647) fu avviato alla carriera ecclesiastica e durante gli anni sacerdotali ebbe modo di visitare molte città siciliane e di misurarsi con parecchi scacchisti.
Nel 1597 conobbe a Palermo Paolo Boi.
Divenuto sacerdote fu nominato cappellano di Santa Croce della Stella in Militello.
Giocò alla corte di
Francesco Branciforte, Principe di Pietraperzia e Marchese di Militello, risultando superiore al "Beneventano" (Salvatore Albino) e a Gerolamo Cascio che aveva sconfitto il Polerio, ormai vecchio.
Sono di questo periodo la Pessopedia e [vedine qui il frontespizio] Il Gioco de gli Scacchi di don Pietro Carrera diviso in otto libri ("Ne' quali s'insegnano i precetti, le uscite, e i tratti posticci del gioco, e si discorre della vera origine di esso. Con [due discorsi, l'uno del Padre D. Gio. Battista Cherubino, l'altro del Dottor Mario Tortelli...): tuttora custodito all'Aprosiana intemelia e frutto di uno dei tanti doni di G. N. Cavana (da pagina 630 in alto) vero mecenate della "Libraria" [a pag. 643 , in fine, n. 50 = Carrera, Pietro (Cherubino, Gio. Battista ; Tortelli, Mario), Il gioco degli scacchi di D. Pietro Carrera, diviso in otto libri, ... con due discorsi, l'uno del ... Gio. Battista Cherubino, l'altro del ... Mario Tortelli..., In Militello : Per Giovanni de' Rossi da Trento, 1617 556, 86 : ill. ; 4°.]
Alla morte del Branciforte Pietro Carrera ne lasciò la corte ( furono sostazialmente due le famiglie che dominarono la storia di Militello in Val di Catania : i Barresi e i Branciforte. Con tali famiglie Militello raggiungerà una fioritura artistica e politica che avrà il suo culmine nella prima metà del seicento, grazie soprattutto all'illuminato governo proprio del Principe Francesco Branciforte) e si trasferì prima a Messina, poi a Canicattì e in seguito a Catania, dove pubblicò varie opere di storia locale. Nel 1635, a Catania sotto lo pseudonimo di Valentino Vespajo, pubblicò la sua "Risposta all'"Apologia" (1634) di Alessandro Salvio, risposta in cui ribatte colpo su colpo alle accuse mossegli dal Salvio, rincarando pure la dose.
"Il borioso scrittore nelle sue carte si pavoneggia per giocare alla cieca; ma non merita quella lode che s'immagina e pretende".
A dimostrazione che il Salvio gli era inferiore, pur ricusando un invito a una sfida diretta paragona i risultati ottenuti contro comuni avversari.
I libri a contenuto scacchistico del Carrera sono rarità bibliografiche e di quest'ultimo libretto se ne conoscono solo una decina di copie.
Carrera giustificava l'eccessivo tempo dedicato al gioco col guadagno fatto nel non essersi dedicato "ai dadi, alle pratiche delle meretrici, e almeno per aver fuggito l'ozio, ch'è la fonte de' peccati.
Lo star con gli occhi bassi su lo scachiere non solo non dà fatica ed affanno, ma cagiona sommo diletto, il che se appar faticoso ad alcuno, e perciò essi biasimano il giuoco, come quello che travaglia l'intelletto, di lungo errano, imperoché il sollazzo e 'l cibo della nostra mente è lo speculare; ne faran fede coloro, i quali essendo sviscerati amatori degli studi delle lettere, per lo spazio di molte ore non rimuovono gli occhi dai libri".



INFORMATIZZAZIONE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

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