ARMA (GROTTE IN VALLE ARGENTINA)

Nella valle Argentina (come nell'alta val Nervia la presenza di grotte e cavità naturali anche "abitabili" è rilevante): ed a precindere su quanto, qui di seguito sveltamente si elenca, è da rammentare l'importanza del liguista intemelio Emilio Azzaretti, cui si rimanda il lettore più interessato, per lo studio, non solo toponomastico, delle principali grotte disseminate appunto in Valle Argentina quanto in Valle del Nervia.
Nella "Valle del torrente Argentina" prescindendo dalla Grotta dell'Arma del paleolitico medio (sito caratteristico per insediamenti eremitici greco-bizantini), dalla grotta sepolcrale eneolitica sopra Badalucco detta "Tana Bertrand" e da una stazione epipaleolitica di cacciatori presso Monte Ceppo è da precisare che le restanti conosciute località preistoriche son state scoperte in alta valle: questo non esclude l'eventualità di ritrovamenti in media e bassa valle e la definizione di "stazioni preistoriche", ma il toponimo *Arma-Alma fa credere che diversi fra questi ripari sian stati occupati da anacoreti. Tra epipaleolitico e neolitico l'uomo nomade e cacciatore della valle si sistemò in ripari naturali migliorati dalla sua operosità. Il sito più antico (visitato forse per un millennio e quindi da escludere dall'esperienza balmitica degli anacoreti) è da vedere nel Riparo di Loreto in cui si son trovati reperti di industrie ceramiche e litiche dal medio neolitico alla I età del bronzo. Qui (v. G.P.LAJOLO, Triora, in "Riviera dei Fiori, 1992, n.4,pp.7-10) si scoprirono frammenti di un'olla e di un orciolo, forse da attribuire a manufatti ceramici della civiltà di Chassey (irradiamento tra Francia, Svizzera, Italia) come suggeriscono altri indizi, fra cui un coltello in selce bionda ed un "frammento di ascia levigata verde" proveniente con probabilità dal complesso del Mercantour (contadini e pastori erano gli uomini di Loreto>si rinvenne pure un vaso camapaniforme isolato fra altri manufatturi). Nella Tana della volpe si son trovate tracce di un'utilizzazione come sito di sepoltura dal neolitico medio all'epoca dei castellari (importante il ritrovamento di ceramica di Rossiglione). Nell'Arma della Gastea o Arma Mamela son stati scoperti frammenti di vaso a bocca quadrata e conchiglie marine del bronzo medio (tutto ciò rappresenta forse il corredo di sepolture databili fra cinque e tremila anni).

Col contributo di E.Azaretti (Storia dei nomi *Balma/*Alma, in "Riv. Ingauna Intemelia", N.S.,1984, 3-4, p.74) è opportuno ricordare che in questo caso "...il °gastea derivi dal ted. medio Kasto(REW 4682) che ha dato in altri dialetti °gastu "angolo della stalla limitato da una staccionata in cui si tenevano agnelli e capretti da allattare", questo spiega anche mamela "capezzolo di animali", l'arma era dunque una stalla per pecore o capre...". Residui ossei di tracce di inumazione e combustioni (oltre che residui di corredi sepolcrali della cultura megalitica provenzale, i quali avvicinati ai materiali scoperti dalla Crowfort nella Tana Bertrand attesterebbo l'esistenza di simile cultura in valle Argentina) sono state individuate nell'Arma della Gra' di Marmo che, ancora secondo l'Azaretti (p.74), risulterebbe formato da una contaminazione del lat. med. *cro(t)ia "grata" che dà in dialetto °gra; marna "roccia calcarea argillosa" sembra quindi voce aggiunta tardi da cartografi od archeologi, alterata poi, da quanti non conoscono la parola, in gra de Marmu ("di Marmo"). Sono poi da ricordare varie altri esiti Arma su cui v'è ancora da studiare ma che, per la conformazione ed il toponimo, possono benissimo rimandare ad insediamenti eremitici, pur provvisori, di cui si son perdute tracce significative. Citiamo l'Arma Serrata cioè "chiusa" di Triora, l'Arma Pisciusa cioè "con scolo d'acqua" presso Realdo, l'Arma del Pertuso o del buco (valle del Capriolo in alta valle Argentina) l'Arma del Bogiàs o Bogiàs, cioè del "grosso rospo" presso Borniga di Triora.

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La storia di ARMA DI TAGGIA (località destinata ad avere un grande sviluppo -anche turistico e come CENTRO BALNEARE- soprattutto nel '900) ha verosimilmente ascendenze molto antiche che ricadono sin nella CIVILTA' DEI LIGURI e quindi risalgono all'epoca di ROMA, del suo IMPERO e della particolare connotazione che la LIGURIA DELL'ESTREMO OCCIDENTE acquisì in funzione del notevole impulso dato da OTTAVIANO AUGUSTO in rapporto al suo programma di romanizzazione dell'Occidente.
Sotto il DOMINIO DI AUGUSTO la LIGURIA COSTIERA godette di un notevole incremento urbanistico e demografico volutamente delineato dall'Imperatore e dai suoi ministri.
Il TROFEO DELLA TURBIA finì per segnare in qualche modo il particolare destino del PONENTE LIGURE reso peraltro zona di transito mercantile anche terrestre con la realizzazione della VIA GIULIA AUGUSTA.
Da VENTIMIGLIA ROMANA una sequenza di insediamenti continuavano lungo il litorale sia in direzione della PROVENZA fino a CEMENELUM sia alla volta dei territori tra SANREMO e TAGGIA dove si son avute testimonianze dell'esistenza di un complesso sistema di VILLE ed AZIENDE RURALI.
Questi insediamenti probabilmente rientrarono nei piani operativi, come detto, disegnati dalla politica augustea: contemporaneamente l'urbanizzazione dell'area tra Sanremo e Taggia dipese anche da una serie di valutazioni STRATEGICHE E COMMERCIALI connesse sia alla particolare posizione di questo territorio sia in rapporto alla VIA GIULIA AUGUSTA, sia ai PERCORSI MARE-MONTI VERSO IL PIEMONTE sia al fatto che alla foce del TORRENTE ARGENTINA (comune denominatore di tutta la valle altrimenti detta anche "di Taggia") stava presumibilmente la STAZIONE STRADALE (E MARITTIMA) DI COSTA BELENI/ BALENAE.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, le INVASIONI BARBARICHE, la resistenza dell'IMPERO ROMANO D'ORIENTE la cui capitale, BISANZIO, riuscì momentanea a recuperare gli antichi possessi di Roma sotto l'imperatore GIUSTINIANO.
L'avvento dei LONGOBARDI nel VI secolo risparmiò la LIGURIA ma si completò a metà del VII secolo sotto il re Rotari che stroncò l'OPPOSIZIONE BIZANTINA che aveva un suo caposaldo proprio nell'area del TAVIA FLUVIUS.
Secolo "senza storia" segnarono il passaggio di altri conquistatori come i FRANCHI ed appena blandirono i primi vagiti di quell'epoca ferrea che verrà poi detta EPOCA FEUDALE.
La linea costiera un tempo fervente di vita cominciò ad essere disertata dalle popolazioni che temendo i saccheggi presero a spostarsi nell'entroterra.
I SARACENI per quanto temibili non furono che l'ultimo popolo di distruttori che mise a sacco queste contrade.
Difronte al tracollo del POTERE CIVILE per la gente sgomenta l'unica certezza era rappresentata dall'efficienza del CRISTIANESIMO: la CHIESA si affermò tuttavia attraverso i secoli e per via di molteplici esperienze.
Fra queste quella che maggiormente toccò per prima la LIGURIA COSTIERA fu l'esperienza del MONACHESIMO EREMITICO E BALMITICO DI TRADIZIONE ORIENTALE che ebbe un punto di diffusione importante dall'ISOLA DI GALLINARA ma che parimenti godette di manifestazioni significative nell'AREA FRA TAGGIA, ARMA DI TAGGIA, RIVA LIGURE E S.STEFANO.
Poche tracce sono rimaste della grande tradizione dei MONACI BALMITICI che (come fu anche il caso di AMPELIO di Bordighera) vissero l'esperienza ascetica dell'eremitaggio: la loro memoria sarebbe stata presto cancellata dal trionfo dell'attivo apostolato dei BENEDETTINI.
Sono tuttavia rimasti ricordi di quei tempi lontani, ricordi salvati dalla tradizione e dalla fede delle popolazioni, ricordi materializzatisi nel culto di un Santo Patrono come Ampelio nel caso di BORDIGHERA o nella persistenza di tradizioni religiose connesse a qualche luogo sacro identificato dove sorgeva un'antica ARMA, dove cioè avevano operato i MONACI BALMITICI al punto magari di entrare come un insondabile patrimonio nella memoria collettiva delle generazioni future.
Senza ombra di dubbio è questo il caso di ARMA DI TAGGIA, area costiera del territorio del TAVIA FLUVIUS, destinata per lungo tempo a costituire un'appendice casuale e marinara dell'importante centro demico di TAGGIA.
Ad ARMA DI TAGGIA, una linea costiera importante dove pure non son mancati ritrovamenti di presenze notevoli di romanità, il segnale più importante del passato giunge proprio dal MESSAGGIO CRISTIANO ed in particolare da quel MESSAGGIO che portarono gli EREMITI che talora resero alcune ARME (cioè alcune GROTTE) importanti LUOGHI DI CULTO veri e propri SANTUARI.

Ad ARMA DI TAGGIA, proprio affacciato sulla passeggiata a mare, sorge il SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELL'ANNUNZIATA, uno dei POCHISSIMI SANTUARI DI GROTTA attualmente presenti in Liguria.
Il toponimo, cioè il nome di luogo, della cittadina [destinata a svilupparsi come tutti i centri di costa dal XIX secolo con la realzzazione della STRADA DELLA CORNICE], la particolare caratteristica di una GROTTA oggetto di un culto che affonda nella tradizione più antica induce il lettore degli eventi della spiritualità a sostenere l'idea di una CONTINUITA? CULTUALE E CULTURALE nell'area di ARMA DI TAGGIA collegata alla radice storica dell'apostolato degli antichi EREMITI se non meglio ancora del MONACHESIMO INSULARE DI TRADIZIONE ORIENTALEGGIANTE.
La lettura storico-architettonica del SANTUARIO DI ARMA DI TAGGIA è argomento da storici dell'arte e qui basta dire che la GROTTA fu stabilmente aperta al culto nel XVI secolo e che, successivamente fu arricchita, qualificata con opportuni interventi, ornata di dipinti devozionali, di una balaustra marmorea e di pregevoli bassorilievi: attraverso i secoli il SANTUARIO fu sede di un culto che mai venne meno ed anzi dopo il TERREMOTO DEL 1887 che devastò BUSSANA questo particolare edificio sacro sostituì per i fedeli di quella parrocchia la chiesa caduta con tanta rovina: data la particolarità dell'evento il fatto che la sgomenta popolazione di Bussana sia stata indirizzata a valersi di questa luogo di culto (e in situazioni tanto drammatiche la gente -che va perdendo le storiche certezze- deve quasi obbligatoriamente essere indirizzata alla frequentazione dei luoghi spiritualmente radicati come altamente benevoli nella coscienza e nell'immaginario collettivi) comprova il peso culturale e spirituale del Santuario di Arma per l'area di un ben vasto comprensorio.
Il miracolo che sottende l'origine del SANTUARIO appartiene ad una casistica abbastanza documentata (come nel caso di N.S.DI LAMPEDUSA DI CASTELLARO).
Una grotta per secoli usata come un ovile, quindi una ragazza sordomuta cui apparve un giorno una donna splendente che le consegnò un quadro.
La volontà popolare di sistemare il quadro in un'apposita cappella, la sua misteriosa sparizione ed il costante ritorno nel sito dell'apparizione: la ripetizione degli esperimenti con lo stesso inutile risultato e quindi ancora la decisione di adattare la grotta come sede irrinunciabilmente scelta dalla sacra immagine: ancora per fare un confronto tipologico si può pensare alla genesi miracolistica del SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELLE VIGNE DI CARAVONICA.
Per leggere storicamente -e non solo artisticamente o spiritualmente- un LUOGO SANTO è necessario però sfuggire all'agiografia e consultare con precisione gli eventi cronologici.
Senza mettere in discussione il MIRACOLO è però da dire che esso avviene nel 1546 e che il 15546 è in qualche maniera un anno infaustamente emblematico per la Liguria di Ponente: l'IMPERO TURCO è in grande espansione, i suoi SOLDATI e le sue NAVI stanno soccorrendo il re di Francia FRANCESCO I in difficile lotta col potentissimo CARLO V di Spagna: il SOLIMANO soccorre ben volentieri il re francese ideando un intervento globale contro una CRISTIANITA' DIVISA.
Glia assalti dei TURCHESCHI o BARBARESCHI contro il TERRITORIO DI VENTIMIGLIA E SUE VILLE suscitano il panico in tutta la LIGURIA PONENTINA.
Il panico diviene terroe ed anche giustificabile sgomento quando i TURCHESCHI nel 1543 portano lo scompiglio in tutto l'agro orientale di Ventimiglia saccheggiandolo sin al territorio interno di VALLEBONA.
Siamo nel secolo delle grandi paure collettive, nel secolo della perdita di certezze allorché la CHIESA DI ROMA deve far fronte con tutte le sue energie ad una RIBELLIONE TEOLOGICA CHE E' ANCHE E SOPRATTUTTO RIVOLTA POLITICA.
Molte radicate certezze vengono meno, i TURCHESCI -difetto tuttora abbastanza comune- vengono confusi coi SARACENI trasformati dal tempo e dalla pubblicistica in emissari del demonio: i timori del misterioso serpeggiano ovunque, anche in Liguria, le STREGHE riempiono le fantasie (e qualche decennio dopo delle "STREGHE" pagheranno il fio delle superstizioni a TRIORA in ALTA VALLE ARGENTINA non lontano da ARMA): in questo clima i TURCHESCHI finiscono per assumere i connotati dei CAVALIERI DELL'APOCALISSE.
La realtà sociale e storica (eccitata dalla giusta convinzione popolare dell'incapacità di Genova di sconfiggere sul mare gli infedeli e persino di approntare per tempo un tanto proclamato SISTEMA DIFENSIVO DI TORRI DA AVVISTAMENTO E DA COMBATTIMENTO) finisce per sfibrarsi (e come accadde ed accadrà per le PESTILENZE) la popolazione trova un importante rifugio emozionale in sincere manifestazioni di fede non istituzionale.
Antiche credenze, luoghi giudicati sacri ma talvolta non ascritti dalla Chiesa fra le stazioni ufficiali del culto vengono spontaneamente riconsegnati alla pubblica speranza: le apparizioni miracolistiche si moltiplicano (anche il miracolo di N.S. di Lampedusa seppur datato posteriormente esalta in qualche modo la fuga di un cristiano dalla prigionia presso gli infedeli).
Qui non si vuol mettere in discussione né il significato religioso del SANTUARIO DI ARMA DI TAGGIA: al di là dell'evento misterico su cui è impossibile indagare vi è comunque da segnalare la correlazione fra le date: il 1543, anno in cui i TURCHESCHI saccheggiarono il territorio di Ventimiglia ed il 1546 anno in cui la GROTTA DI ARMA fu eretta a SANTUARIO.
Se vogliamo dimensionare la funzione apotropaica bisogna comunque dire che se da un lato le lugubri previsioni si avverarono (una ventina di anni dopo i TURCHESCHI sarebbero comparvero su questi litorali, a CASTELLARO e poi a CIPRESSA, POMPEIANA E TERZORIO) non si può misconoscere il sorprendente significato della salvazione di TAGGIA resa possibile oltre che dal valore dei suoi cittadini dall'imprevista e imprevedibile ma utilissima delazione di un CRISTIANO DETENUTO DAI TURCHI AD ALGERI.
Scavare nel mistero può essere blasfemo o ridicolo: quello che conta, a conclusione di queste riflessioni, è che la località di ARMA DI TAGGIA pur caratterizzata da una vita civile minima nei secoli dell'età intermedia, visse sempre la sua identità culturale in merito ad una grotta la cui storia affondava probabilmente nella preistoria ma la cui dignità spirituale venne proposta da antichissimi monaci eremiti il cui messaggio divenne magari un sussurro nel ricordo degli uomini, ma un sussurro pronto ad esplodere in una manifestazione di forza devozionale ogni volta che s'avvicendava qualche grave calamità: come a dire che quella grotta, quell'arma dal tempo dei tempi in qualche modo custodiva la spiritualità e la socialità di quanti si sarebbero poi identificati colla "zona costiera di Arma di Taggia".




Un particolare luogo di culto è ad ARMA DI TAGGIA la CHIESA DI SAN GIUSEPPE eretta in antico molto vicino al mare assai più di quanto attualmente risulti visto il riporto di materiale e l'allungamento della spiaggia.
Nella tradizione locale era considerata la "CHIESETTA DEI PESCATORI",
Essa fu eretta per deliberazione del Consiglio degli Anziani nel 1817.
Vi si custodisce una statua di Sant'Erasmo, patrono appunto dei pescatori: questa nel giorno patronale, che cade in estate, viene portata in processione e quindi condotta in mare aperto.
La chiesa ad aula unica con fianchi curvilinei, praticamente a pianta centrale, fu utilizzata dagli abitanti di Arma di Taggia sin a quando non venne eretta nel 1907 la grande fabbrica della PARROCCHIALE DI S. GIUSEPPE e S. ANTONIO che nel 1917 fu elevata a dignità di chiesa parrocchiale.






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