Alcuni storici hanno sollevata l'ipotesi che sin dall'epoca preistorica, per la LIGURIA, sarebbe passata una strada litoranea, l'ERACLEA, che avrebbe unita l'Italia alle Spagne, attraversando il territorio dei Celti.
Nel De provinciis consularibus (XIII) Cicerone scrisse però che l'Heraclea era divenuta inagevole per i traffici a tutto vantaggio della nuova strada costiera romana la Aemilia Scauria.
Dopo il 49 a.C. si concesse la cittadinanza romana alle città liguri e dal 13 a.C. risultò compiuta la grande via imperiale JULIA AUGUSTA (coronamento della PACE UNIVERSALE AUGUSTEA, simboleggiata dal "Trofeo della Turbia" e peraltro tuttora ben studiabile sulla documentazione della TAVOLA PEUTINGERIANA) poi ancora ampliata nel pieno impero da Adriano e Caracalla.
La GIULIA AUGUSTA, per quanto unica nella struttura sempre più sofisticata, non visse comunque mai come un percorso unico ed autonomo ma piuttosto fu potenziata per i traffici mercantili dei carri innestando su di essa una miriade di TRAGITTI SUSSIDIARI, ricavati da antichi percorsi liguri (come la Via di Val Nervia) ed integrandola variamente con vie di penetrazione verso l'oltregiogo che variamente seguivano, nell'estremo ponente, i tragitti del Roia, appunto del Nervia sin a Tenda e dell'Argentina, il torrente che dà nome alla valle del retroterra di Taggia: questo complesso stradale, di per sè già tanto ricco, si avvaleva pure di una SERIE DI SCALI E PORTI PER INTENSA NAVIGAZIONE COMMERCIALE tra cui non si possono non citare il primo ed il II porto di Ventimiglia Romana e l'approdo di Costa Beleni.
Per intendere la straordinaria valenza di questo ramo stradale romano non si possono comunque sottacere due sue elementi fondamentali integrativi.
Il primo, cui si è in qualche modo accennato, è dato dal fatto che la GIULIA AUGUSTA era la via di passaggio dall'ITALIA alle GALLIE raggiungendo l'area, commercialmente e politicamente vitale, della PROVENZA.
Il secondo elemento di rilievo è dato dal fatto che la stessa STRADA IMPERIALE finiva col formare un essenziale NODO DI INTERSCAMBI VIARI NELL'AREA SAVONESE DI VADA SABATIA interagendo con altre importanti vie imperiali come l'Aurelia e la Postumia.
In epoca romana sorse, nella pianura di ALBISOLA, un centro di discreta importanza.
ALBA DOCILIA è ricordata in alcuni documenti romani e si trova segnata sulla più celebre carta delle strade dell'Impero Romano, compilata nel IV secolo e conosciuta col nome di Tavola Peutingeriana, dal nome del suo scopritore.
Sulla Tavola Peutingeriana ALBA DOCILIA è segnata come stazione della strada romana tra Genua (Genova) e Vada Sabatia (Vado), che era allora un nodo stradale di estrema importanza.
La strada romana, il cui percorso si può ricostruire sulla base di alcune scoperte di tombe e di monete, e che coincide col percorso dell'antica strada a monte, rimase in funzione fino all'epoca napoleonica e fu abbandonata soltanto con la costruzione della litoranea.
Essa doveva fare il suo ingresso in ALBISOLA dalla parte di Genova al Ponte dei Siri, per poi scendere alla Cappella di San Sebastiano, raggiungere le falde del Castellaro, attraversare la contrada Villa di Albisola Superiore e il torrente Sansobbia, toccare la frazione di Grana e proseguire verso Vado, secondo la tesi più accreditata, per il Bricco Spaccato.
In seguito alle invasioni barbariche, la popolazione di ALBA DOCILIA abbandonò le abitazioni della 'pianura e si ritirò su posizioni più facilmente difendibili, secondo un processo storico che si nota, non soltanto qua, ma in tutto il mondo romano.
Sorsero allora e si svilupparono due distinti, centri, corrispondenti, in germe, ai due futuri comuni delle Albisole.