cultura barocca
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font color="BLACK">STAMPA CURATA DAL CINELLI CALVOLI IN COOPERAZIONE CON ANTONIO MAGLIABECHI = VEDI LA CENSURATA VARIANTE B E UN MANOSCRITTO ORIGINARIO DELL'OPERA SECONDO DATI REPERITI DA UNA LIBRERIA ANTIQUARIA-ANALIZZA QUI
LO STRANO CASO DI PARTE DEL CANTARE VIII DEL MALMANTILE RACQUISTATO DI PIERLEONE ZIPOLI (PSEUDONIMO DI LORENZO LIPPI) PUBBLICATO DA ANGELICO APROSIO [CHE MAI BISOGNA DIMENTICARE SCRIVE IN TERZA PERSONA ATTRIBUENDONE, PER "ONESTA DISSIMULAZIONE" ALLA TORQUATO ACCETTO, LA STESURA AD UN GIOVANE AIUTANTE] ENTRO IL SUO REPERTORIO BIBLIOTECONOMICO DEL 1673 VALE A DIRE TRE ANNI PRIMA DELLA STAMPA DELL'OPERA DELL'ORMAI SCOMPARSO LORENZO LIPPI, PER POI IN ALTRA E SUCCESSIVA OPERA RISPETTO AL DETTO "REPERTORIO" FARE "IL VENTIMIGLIA" RIFERIMENTO AL DONO FATTOGLI DELL'OPERA A STAMPA DEL 1676 CONTENENTE LA RARISSIMA EPISTOLA DEL CINELLI CALVOLI, POI PROIBITA CON IMMEDIATA DISTRUZIONE DELLA MASSIMA PARTE DEI VOLUMI CHE LA CONTENEVANO E SIMULTANEA PUBBLICAZIONE, SEMPRE NEL 1676, DI ALTRI LIBRI DEL MALMANTILE PERO' PRIVI DI SIFFATTA EPISTOLA [NOTA BENE: ATTIVARE I COLLEGAMENTI E' NECESSARIO - TUTTE LE VOCI NEI TESTI ANTICHI EVIDENZIATE DA SOTTOLINEATURE IN ROSSO SONO ATTIVE E RIMANDANO AD ALTRE TRATTAZIONI]

Angelico Aprosio "il Ventimiglia" letterato e soprattutto illustre bibliofilo e bibliotecario, alla moda del tempo ed anche aggirando in qualche caso ostacoli vari, si adoprò per avere ogni informazione sui volumi ed anche per leggerli prima della loro stampa.
Il caso più drammatico e genesi di una poemica personale fu quello relativo alla produzione letteraria di Suor Arcangela Tarabotti autrice della Semplicità Ingannata (già La Tirannia Paterna e dell'Inferno Monacale. Dopo un'iniziale amicizia e collaborazione la Tarabotti, temendo che Aprosio ondivago sul tema femminismo antifemminismo, rivelasse apertamente certe sue postazioni, sì da scatenare l'indagini del Sant'Uffizio, chiese la restituzione di suoi scritti che gli aveva affidato per un giudizio critico come si vede anche da queste due lettere della suora che reciprocamente aprirono e chiusero un potenziale, fruttuoso rapporto di collaborazione
Per "il Ventimiglia", l'appellativo conferito all'erudito bibliofilo e bibliotecario ventimigliese Angelico Aprosio da molti se non tutti nella Repubblica delle Lettere, si rivelò certamente assai meno problematico, di quanto sopra scritto in relazione alle opere della Tarabotti, anche se ben più enigmatico il rapporto con l'opera di Lorenzo Lippi(Firenze, 3 maggio 1606 – Firenze, 14 aprile 1665 ) redatta sotto pseudonimo di Perleone Zipoli cioè Il Malmantile Racquistato = qui leggendo da pag. 527 (e sgg.) ultime due righe si nota che Aprosio registrò nella sua Biblioteca Aprosiana, Passatempo Autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi edita nel 1673 a Bologna per li Manolessi si nota come Aprosio inserì una lunga sequenza poetica del "Cantare VIII" del Malmantile riguardante la "Biblioteca di Simon Mago": in definitiva "il Ventimiglia" riprodusse una sarcina dell'opera del Lippi 3 anni prima della stampa e colui che gli procurò (cosa non acclarata) una copia manoscritta dell'intiera opera anche se certamente si può dire che da quanto "il Ventimiglia" scrisse a pagina 527 riga 16 dall'alto doveva verosimilmente avere a disposizione l'intiero Cantare VIII che dato i pur scherzosi contenuti biblioteconomici definì "Le Ninfe" da un verso che apre alla visita ad una libraria" la cui descrizione raggiunge l'acme da questo punto).
Son però da precisare diversi dettagli: il testo manoscritto che egli riprodusse, e con alcune difficoltà di lettura attestate da scelte sintattiche, grammaticali e formali (alcune parole maiuscole per le minuscole dell'edizione a stampa) e dall'uso dei puntini come ad indicare difficoltà di decifrazione (vedi p. 528, riga XV) = il verso riprodotto da Aprosio Perch'ei, che sà ..... ebbe concetto in luogo di quello ben leggibile nella stampa Perch'ei, che sà ch'è sale ebbe concetto).
Oltre a ciò il testo riportato nel "repertorio biblioteconomico del 1673" risulta scoordinato nella dispozione di alcune ottave sì che per esempio la squenza poetica pubblicata dal "Ventimiglia" si chiude (fine pagina 529) con l'ottava introdotta dal verso Mà basta, circa i libri quanto ho detto, posposta all' ottava introdotta dai versi però seguian con Paride le Dee cioè al contrario di quanto risulta dall'editio princeps del "Malmantile" (1676) ove con divergenze formali e grammaticali l' ottava Mà basti, circa i libri quant'ò detto, invece precede quella iniziante con il verso Però seguiam con Paride le Dee.
Nel complesso di questa non facile riflessioni restano da appurare due importanti questioni la prima è chi sia stato colui che fornì siffatto manoscritto ad Aprosio che non fece alcun nome esplicito: interrogativo cui si può rispondere con due possibili alternative, che in maniera assoluta escludono l'intervento di qualsiasi diversa soluzione mentre la seconda questione pone l'interrogativo per quale ragione "il Ventimiglia" abbia inserito tale sarcina poetica nel suo "repertorio biblioteconomico" ed in questo caso, pressoché in sintonia con i labirintismi letterari aprosiani è plausibile rispondere per via di questa sorta di equilibrismo sia letterario che ermeneutico.
In merito a chi gli procurò siffatto manoscritto Aprosio non citò espressamente (nella porzione di testo antecedente alla riproduzione della sarcina poetica) l'identità di chi glielo aveva donato se non per via di una perifrasi (essendone stato favorito da soggetto, nella Bibliotheca della cui mente sono più libri, che non hanno veduto in un secolo le Fiere di Francoforte e di Lipsia...: da pag. 527 riga 13 dal basso) e che potrebbe esser stato il curatore della stampa postuma del poema del Lippi [vale a dire quel Cinelli Calvoli che ebbe rapporti anche con Aprosio come promotore, in vero non sempre efficiente o puntuale, della pubblicazione di altrui opere (del Cinelli Calvoli alla Biblioteca Universitaria di Genova si conservano varie lettere all'Aprosio ma continuò nel tempo a relazionarsi con l'Aprosiana come si evince dai rapporti che ebbe con Domenico Antonio Gandolfo discepolo di Aprosio e II Bibliotecario della "Libraria" di Ventimiglia il quale giova rammentarlo si occupò altresì con Antonio Magliabechi a far stampare postume (1689) le rimaste inedite opere di cui sotto si fa uso Visiera Alzata e Pentecoste sul "disvelamento aprosiano" degli autori che scrissero sotto pseudonimo] anche se l'elogio quasi sdolcinato con cenni alle competenze in materia di libri e manoscritti può far pensare, più che al Cinelli Calvoli, al potente bibliotecario mediceo Antonio Magliabechi che a favore del Cinelli Calvoli, in difficoltà nel finalizzare la stampa del Malmantile per le spesso discordanti versioni non autografe dei manoscritti consultati, mise a disposizione, sì da risolvere qualsiasi dubbio, una copia autagrafa di Lorenzo Lippi in suo possesso. E' peraltro da aggiungere che Aprosio ebbe intensissima corrispondenza come qui si può leggere e nel quale lo stesso "Ventimiglia" riponeva l'aspettativa che morto il Cavana suo munifico sostenitore a pro della Biblioteca di Ventimiglia e della stampa del repertorio biblioteconomica del 1673 potesse per lui diventare un novello mecenate sì da favorirlo, con la collaborazione abbastanza servile del Cinelli Calvoli, d'un aiuto importante per la stampa d'altre opere tra cui in primo luogo La Maschera Scoperta di Filofilo Misoponero.
Ad integrazione di quanto scritto è da dire che nella continuazione della Visiera Alzata cioè la Pentecoste, D'altri Scrittori, che andando in Maschera fuor del Tempo di Carnovale, sono scoperti da Gio. Pietro Villani pseudonimo di Aprosio -indicando anche la piazza reale di pubblicazione "Firenze" per "Finaro"- il "Ventimiglia" parlando di Perleone Zipoli e svelandolo esser Lorenzo Lippi da fine p. 126 a p. 127 annota p. 127, riga VII dall'alto = Libro che mi fù tanto più grato, quanto che mi venne dalla gentilezza del Medico Gio: Cinelli ed accompagnato da una eruditissima prefazione che non hò veduta in altro esemplare non partecipandola che ad amici e confidenti (evidentemente cita la rara Aggiunta della variante B di cui qui sotto si parla): però indicando anche l'editore, la piazza e la stampa (1676) Aprosio si riferisce (con qualche menda) al libro edito e non al testo manoscritto di cui nel 1673 egli riprodusse come visto con varie imprecisioni.
Prescindendo dalla costante aprosiana propensione ad esaltare nelle sue pubblicazioni la propria cultura anche in forza di inserimenti di documenti inediti ed elaborate disquisizioni si può dire che tutto deriva dal dono ricevuto per parte del sacerdote di Ceriana(Im) Bastiano Diana di questo libro di assoluta rarità ovvero l'attualmente introvabile Opera nuova piacevole, e da ridere di un Villano Lavoratore nominato Grillo il qual volle diventar Medico. Istoria bellissima in Ottava Rima, nuovamente ristampata, e di figure adornata, Lucca, Benedini, s.d. (metà '600) di cui parlò poi con qualche lacuna il celebre Giuseppe Pitre' = in siffatto volume compaiono considerazioni su un medico villano tal Maestro Grillo oggetto di curiose investigazioni ad opera di Aprosio che intese confortarle proponendo come risultasse citato nella fantasiosa biblioteca del Malmantile Racquistato, a riprova che anche un Lorenzo Lippi si fosse interessato di siffatto personaggio sospeso tra serietà, facezie, realtà e letterarie invenzioni in quella professione di medico attribuitegli: personaggio spesso dileggiato ma di cui Aprosio, affrontando l'opinione di molti, nello stesso repertorio biblioteconomico del 1673 descrive non solo qual persona reale ma come medico di valore e del quale addirittura con gli elogi ne traccia una sorta di biografia proponendo dal libro donatogli dal Diana la vicenda (p.531) d'una figlia di re tormentata da una lisca rimastale in bocca e guarita per intervento di tal Maestro Grillo, in un modo diventato , ingiusto motivo di dileggio per siffatto medico, con la riprovazione d'Aprosio affermante che spesso sotto la scorza di favolose menzogne, si nascondono certissime verità(p. 532) vicenda poi entrata nel contesto della novellistica popolare e proposta come qui si vede da Giuseppe Pitre' rammentando altresì l'erudito agostiniano intemelio come Piero d'Alberico sistemò nella chiesa bolognese di Santo Stefano la lapide mortuaria di Nonacrina figlia di Mastro Grillo (fine p. 532) sì da ricordare con lei (p.533) l'opera del padre come dal "Ventimiglia" appreso da una lettera, già proposta nello Scudo di Rinaldo, scrittagli dall'amico felsineo Ovidio Montalbani in data 20 giugno 1645.

A chiosa di queste considerazioni a proposito dell' Editio Princeps del Malmantile giova sempre rammentare quanto scrive il Servizio Bibliotecario Nazionale = "esiste [dell'opera del Lippi] una rara variante B con in fine aggiunte [32] p. non numerate e senza segnatura, contenenti un'epistola di Giovanni Cinelli ai lettori e due sonetti di Antonio Malatesti: questa aggiunta venne proibita e pertanto la quasi totalità delle già pochissime copie che la contenevano (circa 50) andò distrutta".
NOTA AGGIUNTIVA = Nel contesto del mercato librario antiquario ho avuto occasione di leggere questa questa segnalazione su cui sarebbe però doveroso indagare, in merito ad un "Manoscritto seicentesco di data antecedente la pubblicazione dell'opera a stampa. 1671. In 4to, pergamena coeva; cc. 190 (manca la c. 1 contenente il titolo). Precede il testo del primo canto il Sonetto di Antonio Malatesti "Malmantile disfatto - Indovinello". Il "Malmantile Racquistato" di Lorenzo Lippi fu pubblicato postumo nel 1676. L'autore, pittore di buona fama nato a Firenze nel 1606, compose la prima stesura dell'opera a Innsbruck mentre si tratteneva presso la corte di Claudia de Medici. Non intendendo portarla alle stampe ne teneva un unico esemplare autografo presso di sè, ma la sua sottrazione e la copia che ne fu fatta a sua insaputa portò alla diffusione di copie manoscritte e alla sua successiva autorizzazione alla cura di una stampa che vide però la luce soltanto dopo la sua morte in una rarissima edizione fiorentina del 1676. Il presente esemplare, come da attestazione manoscritta del suo copista, fu eseguito nell'ottobre del 1671, precedendo di 5 anni la prima edizione a stampa. Ogni Canto risulta preceduto dall'"Argomento". La fine del dodicesimo Canto è seguita dalla "Dichiarazione delle Anagramme", che rivela i personaggi nascosti dietro anagramma nel testo e tre testi poetici che occupano le cc. 187 (verso) / 190: "Contro una dama che havea ricercato il . di una veste di velluto. et soleva rapirgli qualche anello di dito. Canzonetta" - "Contro gli Spagnoli" (su quattro facciate) - "Sopra la Compagnia dell'Oreto che andando a Roma gli fù levato il Christo" - "Amante alla sua Amata". In fine: "il 2 ottobre 1671 finito di copiare il presente volume".



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