Lorenzo Boturini Benaduci in "Dizionario Biografico" - Treccani
di Angela Codazzi
BOTURINI BENADUCI, Lorenzo. - Poche e insicure sono le notizie biografiche che sul B. possediamo. Nacque probabilmente a Sondrio il 18 apr. 1698 (cfr. Callegari, in Enc. Ital., che utilizza ricerche inedite di Pio Rajna); secondo altri a Milano nel 1702.
Anche il cognome presenta diverse varianti nei due elementi che lo costituiscono: Boturini, Botturini, Bonturini, Botterini; Benaduci, Benaducci, Beneduci. Per il cognome Botterini si sa che a Sondrio furono numerosi i notai Botterini, dei quali l'Archivio di Stato di Sondrio conserva i rogiti dal 1615 al 1747; a Castione Andevenno vi sono tuttora parecchie famiglie Botterini, ma non è certo se il nome dei Botterini notai nel passato e quello dei Botterini del presente sia da ricollegare con quello del Boturini. Il più sicuro documento sul cognome rimane perciò un ritratto del B., una bella incisione di Mathias de Irala, che orna la Idea de una nueva Historia con la leggenda: Laurentius eques Boturini Benaduci dominus de Turre et Hono; non si sa però se il predicato sia familiare o dato più tardi per riconoscenza dei viaggi e delle
indagini o se sia invece del tutto fittizio.
Secondo lo storico ed erudito messicano del sec. XIX, Joaquin Garcìa Icazbaleta, noto per acume e rigore scientifico, il B. visse a Milano e poi, ancor giovane, trascorse vari anni a Vienna. Più tardi, intorno al 1733, si recò in Portogallo raccomandato a don Manuel de Braganza dall'arciduchessa Maddalena d'Austria. Trasferitosi indi in Spagna, Emanuela de Oca Silva Moctezuma contessa di Santibáñez lo persuase a divenire amministratore (apoderado) dei larghi possessi che essa aveva in Messico con un compenso annuo di milla pesos da pagare sulla cassa reale della Nuova Spagna (1735). Il B. arrivò nella Nuova Spagna nel febbraio 1736 e il suo interesse fu subito richiamato dal celebre santuario di Nostra Signora di Guadalupe, al quale affluivano pellegrini da ogni parte del Messico per venerare un'antica immagine che la tradizione riteneva apparsa nel 1531 a un Indiano; cosicché, spinto, com'egli dice, da un "superior tierno impulso" il B. si propose di ricercare ogni documento relativo non al solo santuario, ma a tutta la storia messicana.
Appresa la lingua nahuatl degli Aztechi, poté avere contatti con le popolazioni indigene e percorse ampiamente il paese, incontrando disagi infiniti e spese elevatissime, ma in otto anni poté "haver conseguido un Museo de cosas tan preciosas en ambas historias Ecclesiastica y Profana que se pueda tener por otro de los ricos tesoros de las Indias", museo che il ricercatore lasciava a disposizione del pubblico; esso costituiva "la unica hacienda que tengo in India... que no trocara por oro, y plata, por diamantes y perlas".
Senonché, per motivi che paiono futili, il viceré Fuenclara obbligò il B. ad apparire davanti all'alcalde il 28 febbr. 1742. Imprigionato per otto mesi, il B. fu privato di molto di quanto possedeva e imbarcato all'inizio del 1744 per la Spagna. Spogliato da corsari inglesi, durante il viaggio, di quel poco che gli era rimasto poté tuttavia sbarcare a Gibilterra, dirigendosi a Madrid, dove trovò assistenza e amicizia da Mariano Veitia, sacerdote e storico di famiglia spagnola, ma nato nel Messico, che fu poi anche il suo esecutore testamentario. Il Consiglio di Spagna lo riconobbe innocente e il re Filippo V lo nominò storiografo delle Indie, invitandolo a ritornare nel Messico; ma egli, deluso da tante contrarietà, non volle aderire all'invito.
Nel 1749 il B. morì e venne presto quasi dimenticato.
La collezione di più che trecento pezzi rimasta nel palazzo vicereale a Città del Messico fu dispersa, anche in seguito alle vicende rivoluzionarie che scossero il paese (la piccola parte rimasta è conservata al Museo Nazionale). Al tempo della conquista del Messico nel sec. XVI erano stati portati in Europa i primi monumenti della civiltà messicana; altri erano stati resi noti da Francesco Gemelli Careri, ma solo il B. ne iniziò lo studio, cosicché lo si può considerare il "vero fondatore della messicanologia". Fra gli scritti del B. è veramente importante il libro: Idea de una nueva historia general de la América Septentrional, fundada sopra material copioso de figuras, símbolos, caracteres y jeroglíficos, cantares y manuscritos de Autores Indios, últimamente descubiertos..., Madrid 1746.
L'opera, dedicata al sovrano "en su Real y supremo Consejo de las Indias", scritta dal B. "apurando el poco caudal de mi memoria", tratta in ventotto capitoli delle età preistoriche (dei ed eroi del Messico) e degli imperi fino alla conquista spagnola della Nuova Spagna. Alla parte storica si aggiunge il prezioso "Catálogo del Museo histórico indiano del Cavallero Lorenzo Boturini Benaduci,Señor de la Torre y del Hono,quien llegó á la Nueva España por febrero del año 1736
y á porfiadas diligencias e immensos gastos de su bolsa...", che descrive "mapas", "manuscritos" in volumi e sciolti (distinti a seconda dei popoli), "mapas de los tributos", "manuscritos eruditos", fra cui un dizionario in lingua "otomita", "kalendarios" per gli anni "natural", "chronológico", "astronómico", "ritual" e materiali vari che gli indigeni non sapevano interpretare né nelle figure né nei geroglifici; né erano dimenticati i libri messicani stampati fra il 1565 e il 1611. Il B. intendeva far omaggio al suo sovrano di alcuni materiali di pregio, ma "me le quitaron los Ingleses con otros papeles de mucha importancia, rope y alhaias en el navio nombrado La Concordia en que fui apresado".
Studiosi messicani dei secc. XVIII-XIX utilizzarono parzialmente o totalmente i lavori del Boturini. Si ricordi lo scritto Crónica mexicana Teoamóxtli ó libro que contiene todo lo interesante á usos, costumbres, religión, politíca y literatura de los antiguos Indios Tultecas y Mexicanos redactado de un antiguo códice inédito del Caballero Boturini por el licenciado
D. Carlos Maria de Bustamante, Mexico 1822, e la Galeria de antiguos Principes Mejicanos... que tuvo á la vista para la formación de la historia el Caballero Boturini,por el Licenciado D. Carlos Maria de Bustamante, Puebla 1821. Il Bustamante e Mariano Veitia utilizzarono anche lo scritto: Tezcoco en los últimos tiempos de sus antiguos Reyes ó sea relacion tomada de los manuscritos inéditos de Boturini; redactados por el licenciado D. Mariano Veytia. Públicados con notas y adiciones para estudio de la juventud mexicana,Carlos Maria de Bustamante, Mexico 1826.
Ancora del B. sarebbero una Oratio ad divinam Sapientiam, Academiae Valentinae Patronam, Valencia 1750, e una Oratio de Iure naturali septentrionalium Indorum Academiae Valentinae dicata, Valencia 1755.
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