e, cosa forse per lui più rischiosa, neppure represse, con opportuna simulazione alla moda del tempo, le sue pur motivate critiche sia nei confronti dei "potenti" della città, giudicati toppo avidi e preoccupati più del bene proprio che di quello comunitario, che, sorprendentemente, anche contro ecclesiastici e religiosi, da lui paragonati ai Galli d'Esopo (questi ultimi sia perché troppo poco preoccupati del patrimonio antiquario da custodire ed al contrario come i Galli della favola troppo rivolti a scontrarsi, per primeggiare l'uno sull'altro, ignorando la realtà ). Di maniera che,
pur non essendosi rammaricato - avendo seguito il consiglio dell'amico teatino Basilio Bernardi - d'aver lasciato il suo patrimonio di volumi, manoscritti e reperti vari in dotazione alla "Libraria" del genovese Convento di S. Maria della Consolazione di Genova, verosimilmente, al contrario, giunse a pentirsi di essersi opposto, non senza già allora dopo lunghi pensamenti, a una
richiesta più che lusinghiera fattagli, quella di lasciare la Libraria e la sua dotazione alla Biblioteca Angelica di Roma di cui era custode l'amico Gabriello Foschi, che gli avrebbe garantito un soggiorno gratuito per il resto dell'esistenza in quella sede prestigiosa.
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