FENOMENI DI SPERIMENTAZIONE DIDATTICA E DI SCOLARITA' IN LIGURIA OCCIDENTALE DAL XVIII SECOLO ': UNA SCUOLA PUBBLICA A POMPEIANA

FENOMENI DI SPERIMENTAZIONE DIDATTICA E DI SCOLARITA' IN LIGURIA OCCIDENTALE DAL XVIII SECOLO ': UNA SCUOLA PUBBLICA A POMPEIANA

L' esistenza di una SCUOLA quando sorge in un'area di analfabetismo endemico (a livello popolare) ed in un un periodo storico (inizio XVIII sec.), nel quale le classi dominanti sono per lo più indifferenti ad un processo di elevazione culturale delle masse rurali, la sua realizzazione è comunque un fatto degno di nota: in più è interessante notare come questa scuola sia il prodotto delle interazioni tra la componente popolare e l'unica struttura che (pur con limiti connessi alle distinte temperie socio-culturali) fin quasi alla fine della Repubblica di Genova si occupò concretamente dei problemi delle classi meno abbienti, cioè la CHIESA sotto forma dell'interventismo dei suoi singoli parroci e rettori.
La Pubblica Scuola di Pompeiana è istituita nel 1704 e rientra tra gli scopi assistenziali della Congregazione di Carità; (istituita l'8-VI-1608 con atto notarile redatto da Vincenzo Nuvoloni), più; nota come Confraria od Opera dello Spirito Santo dalla festa principale celebrata il giorno di Pentecoste.
L'atto di Fondazione stabilisce che l'Opera non sia amministrata che dai tre Procuratori e Consoli che ogni anno uno alla volta sono creati ed eletti dai Confrari adunati alla Pentecoste .
Gli amministratori, fruendo dei beni mobili ed immobili dell'Opera formati dalla sottoscrizione di Confrari e da posteriori donazioni, presiedono alla realizzazione degli scopi eminentemente assistenziali della Congregazione: in origine ebbe a scopo, come si esprime l'atto di fondazione, di distribuire alle famiglie degli uomini ascrittisi sussidi nelle feste della Pentecoste, epoca in cui generalmente resta qualche necessità; del luogo perché; tempo di poco aiuto e frutto.
Questa distribuzione si faceva in equa porzione ai Confrari tutti, e v'avean diritto, dopo la morte dei sottoscrittori, i figli, non già; le figlie loro in infinito.
In seguito, per nuovi acquisti fattisi, l'Opera estese su più; larga scala di beneficenza.
Infatti con atto 9 marzo 1704 pel ministero del Notajo Bernardo Fossati stabiliva in Pompeiana una scuola pei ragazzi che non ne avevano ancora .
La scuola passerà all'Amministrazione comunale nel 1784 in forza delle vigenti leggi .
L'atto istituzionale del 1704 e redatto dal notajo Bernardo Fossati, essendo testimoni Giacomo Siffredo di Carlo e Ambrosio Natta di Francesco.
Questa è l'intestazione: "Nel nome della SS.ma et individua Trinità; sii sempre, l'anno della natività di Nostro Signore Gesù Christo millesettecentoquattro essendo l'indizione undecima, giorno di Domenica del mese di Marzo alla mattina nell'oratorio dei confratelli di Santa Maria Maddalena in Pompeiana. Ritrovandosi in questo Oratorio radunata la maggior parte dei capi di casa del presente luogo di Pompejana tosto della Jurisdizione di Feodi quanto della Jurisdizione di Taggia che entrambi compongono una sola parrocchia e unitamente formata e fondata da loro Magiori come da "pubblico instrumento osij documento" ricevuto dal fu Notaro.
Se ne ricavano da un'attenta lettura interessanti informazioni.
Pompeiana (ma nel XVIII sec. il toponimo è Pompiana o Pumpiana) non è ancora Comune ed il suo territorio e diviso giuridicamente in due parti.
La più vasta, detta Pompiana de' Feodi (ma anche Pompiana Major o Superior), costituisce, con Castellaro e Conio, il Feudo dei Marchesi Gentile (dal 18-XII-1673); quella meno importante e popolata, detta Pompiana di Taggia (ma anche Pompiana Minor o Inferior) è sottoposta, come si deduce dal toponimo, alla giurisdizione del Comune tabiense.
La costituzione del Comune di Pompeiana si realizzerà parecchi anni dopo con atto del 7-VI-1798 applicato al caso in conformità della Legge Ligure della Repubblica di Genova. I Pompeianesi si riconoscono, però al di là delle demarcazioni amministrative laiche, in funzione dei confini della Parrocchia di S. Maria in Pompeiana (definitivamente fissati con atto stipulato nella sede episcopale di Albenga l'8-XII-1653, copia autentica in Archivio Parrocchiale di Pompeiana).
Il fatto è sintomatico perchè indica che, di fronte alle instabilita confinarie politiche dovute alle alterne lotte fra forze feudali e comunali, per i paesani l'immutabile istituto ecclesiastico rimane il punto di riferimento sociale e culturale più sicuro con cui identificarsi.
Solo in esso trovano infatti realizzati quei provvedimenti di carattere assistenziale, cui le miopi amministrazioni laiche prerivoluzionarie, per lo più vessatorie, rimarranno sempre indifferenti.
La conseguenza, sull'asse temporale, risulterà, a lungo andare, una certa sfiducia per le istituzioni pubbliche e, al contrario, una profonda connotazione in senso confessionale degli abitanti dell'area in esame.
Il documento elenca il numero dei capifamiglia presenti all'assemblea: sono 135 e risultano tutti abili e idonei ad intervenire nelle deliberazioni pubbliche; concludendo l'atto il notaio registra l'unanime approvazione degli astanti per l'istituzione della Pubblica Scuola: "omnes unanimiter plena et alta voce responderunt adfirmative"
Nell'atto istituzionale vengono stabiliti lo stipendio per il maestro ("d'annuo lire duecento moneta Genova corrente") e le tasse che i nuovi adepti debbono versare per fruire delle iniziative assistenziali dell'associazione.
Vi si precisa inoltre che, in attesa di una più adeguata sistemazione edilizia della scuola, si debba utilizzare la casa della Confraria come edificio scolastico.
Si puntualizza inoltre che, in attesa di formare un capitale idoneo per l'autosussistenza della Pubblica Scuola, si debba impegnarsi in detto salario l'annuo reddito della Compagnia formata dai nostri maggiori che passa sotto nome di Confraria .
Dallo stesso documento risulta che gli amministratori ("Protettori") dell'Opera della Scuola sono riscuotono le tasse tramite un esattore, presiedono al pagamento del salario al Maestro e soprattutto ne controllano l'elezione, il comportamento, le capacità professionali.
Si noti il tentativo di organizzare una collegialità operativa costituita da diverse espressioni sociali; più che impostare un metodo utopistico di gestione in questa sede si mira alla concretezza, cercando soprattutto di sottoporre i gestori ad un certo controllo onde evitare una possibile egemonia, personale o di fazione, su un'istituzione di effettiva utilità pubblica.
Un'ultima considerazione: l'assemblea è tenuta di Domenica, giorno di riposo e ottimale per il raduno di lavoratori sparsi nei campi.
Pure di Domenica (29-VI-1704), sempre redatto dal notaio Fossati ed essendo testimoni Ambrosio Martino di Francesco e Giovanni Antonio Borromino di Godisio, è datato un atto integrativo.
Vi si legge: "il salario delle lire ducento moneta Genova fissate come sopra per salario del Maestro della scuola pubblica di sopra deliberata siino tenuti gli huomini dell'universita di Feodi al pagamento delli quattro quinti e gli huomini dell'università della jurisdizione di Taggia per un quinto solamente .
Notazione utile che permette di dedurre che nel 1704 la popolazione di Pompeiana superior ha un rapporto di quattro abitanti a uno con quella di Pompeiana inferior.
Questa notazione demografico-urbanistica associata alla precedente puntualizzazione giurisdizionale non deve essere oggetto di stupore.
Pompeiana non manca di discrete qualità ambientali e nel passato fu spesso oggetto di dispute per il suo possesso tra diversi gruppi di potere: infine, dopo alterne vicende, si giunge alla situazione amministrativa di cui sopra si è parlato.
Le proprietà dell'area di Pompeiana sono evidenziate dal parroco Zunini quando, nel XIX secolo, scrive: "Il suolo di Pompejana è fecondo, tale da compensare gli stenti dell'onesto agricoltore... e abbondante di acque sorgive".
E' però vero che lo Zunini sottolinea più oltre che i prodotti non sono proporzionali alle possibilità per la carenza di infrastrutture, specie perché manca sempre un'attrezzata organizzazione irrigua idonea a sfruttare le potenzialità idriche.
Egli infatti annota: "Se si menassero altre acque, e cedri e limoni ed aranci arricchirebbero i poveri Pompejanesi".
"E' provato: il territorio di Pompejana in certe località soprattutto è attivissimo alla coltura dei limoni, degli aranci e dei cedri in ispecie, i quali, specialmente per la porzione servita agli Ebrei in Agosto e Settembre per la festa dei Tabernacoli, danno ampio profitto ed invece mancando adeguata fornitura di acque appena si provvede all'irrigazione dei prodotti ortili, fagiuoli, cavoli, patate appena sufficienti ai bisogni della popolazione".
Nel '700, il quadro di Pompeiana, come deduciamo anche dal documentato Zunini, e quello di un paese ad economia agricola, in genere "ortile" con in più la coltura dell'olivi e di "viti su piccola base".
Un quadro di decorosa povertà; gli allievi della pubblica Scuola appartengono quasi tutti a famiglie contadine e, come oltre si vedrà, devono essi stessi concorrere al lavoro agricolo, specie al tempo della vendemmia, onde contribuire al parco reddito domestico.
Ma ritorniamo alla Pubblica Scuola, e di conseguenza alla decifrazione del CARTULARIO.
Il codice di comunicazione utilizzato nel documento è la lingua "standard" italiana del primo settecento, fruita però attraverso quel particolare linguaggio settoriale che è il sottocodice notarile.
Questo spiega la sovrabbondanza di segni sincategorematici, cioè di quantificatori (" ogni, nessuno, detti" ) e di negazioni, necessari in un contesto di carattere burocratico e normativo.
L'atto istituzionale riporta tuttavia innestate sul linguaggio settoriale alcune sequenze, cioe unita narrative funzionali evidenziabili a livello di contenuto, estranee al sottocodice notarile.
Spicca il discorso, minutamente registrato, di uno dei promotori, cioe il Priore Godisio Natta di Pietro: "Fratelli è gia qualche tempo trascorso come ogn'uno di loro puo sapere, quietamente e sensatamente si è discorso e trattato di aprire nel presente luogo una scuola pubblica a pro e beneficio dei figli maschi di qualunque persona di questo luogo e parrocchia di Pompiana d'ambo le Jurisdizioni suddette e d'accordare un maestro idoneo e capace ad instruire e insegnare ai detti figli maschi che vorranno detta scuola frequentare a legere, scrivere et una buona e perfetta grammatica... ".
L'analisi testuale deve essere portata avanti tenendo conto che, in questa circostanza, si tratta della registrazione, parzialmente alterata, di un reale messaggio, oralmente pronunciato.
La sequenza, pur deformata dal sottocodice notarile, presuppone un messaggio elementare la cui trasmissione (canale) è avvenuta oralmente e a livello dialettale dato il pubblico destinatario e dato il contesto storicosociale (agricolo e paesano), in cui si dibatte l'argomento della Pubblica Scuola.
I mots-cles ("parole chiave") della sequenza (" Fratelli, quietamente e sensatamente, beneficio, idoneo, e capace, buona e perfetta grammatica" non solo compaiono nel citato discorso ma sono ovunque nell'atto e frequentissimi) presuppongono un discorso pacato, già convenutosi in precedenti sedute, anch'esse probabilmente prive di accese discussioni o dissapori eclatanti.
Il piano denotativo dell "orazione", una volta decodificato, lascia trasparire un concreto interesse per il miglioramento educativo e quindi sociale dei giovani; a livello connotativo, valutando la situazione storica di Pompeiana ai primi del '700 e in considerazione dell'aumento di popolazione e delle difficoltà occupazionali nel settore agricolo in conseguenza di annate di scarsa produttivita per fattori contingenti (" guerra, carestie ed epidemie "), è ipotizzabile che i gestori della comunità sentano la necessità di preparare i giovani alla più esigente vita di relazione che dovranno affrontare, anche nella deprecabile eventualità di emigrare.
La scuola è maschile e non fa eccezione alla norma della serie storico-ideologica, cui appartiene l'atto, che emargina le donne in un ruolo importante ma subalterno, cui non e necessaria l'acculturazione, cioe l'assorbimento di quella cultura ufficiale che e essenziale per non essere defraudati dei propri diritti dagli opponenti potenziali (per una cultura contadina del XVIII secolo l'acculturazione diventa una necessità quando si debbano contro-battere quegli estranei, in gergo "foresti", che, fruitori di una diversa cultura e di una lingua più ricca, possono essere ingannatori = "opponenti"; di qui a livello sociologico deriva la "diffidenza paesana").
Il risultato didattico non deve essere necessariamente formativo ma soprattutto pragmatico ed è, a questo proposito, significante il sintagma "buona e perfetta grammatica" in cui la gradazione ascendente degli aggettivi vuole porre in rilievo l'importanza che ha, nel giudizio di chi produce tale messaggio, la proprieta di manipolare correttamente una lingua sia a livello scritto e orale che sul piano frastico e degli enunciati.
Ancora più interessante è il regolamento interno della Pubblica Scuola, il quale è stato redatto contemporaneamente all'atto di istituzione.
E' suddiviso in 20 punti o capitoli, di cui i primi 10 riguardano il funzionamento dell'Istituto scolastico, mentre i restanti concernono eminentemente il rapporto degli Amministratori col Maestro preposto alla scuola.
Un capitolo proemiale, in verità poco interessante, fissa l'età scolare dai 6 anni compiuti.
Si riportano qui i primi 10 capitoli tratti dal Cartulario:
1 ) " Il Maestro della scuola per suo salario haverà scudi cinquanta "da lire quattro Genova per cadauno annualmente da pagarsele in due pagamenti cioè di sei in sei in mesi et anche la casa dove possa tenere la scuola con i suoi banchi e detta casa si dichiara debba essere per hora per modum promissionis la casa della Confraria di detto Spirito del presente luogo di Pompiana... in quale il maestro dovra tenere detta sino a tanto che le resti assegnata altra casa sufficiente per detta scuola". (Qui si ritorna al linguaggio settoriale e notarile; lo stipendio è modesto ma non inferiore a quello di maestri di luoghi più popolosi. La sistemazione provvisoria della scuola testimonia la celerita dell'iniziativa e contemporaneamente la carenza di strutture alternative).
2)" Il maestro che sarà elletto a fare detta scuola sarà tenuto ogni giorno feriale tenere aperta la scuola et in essa ricevere tutti gli figli maschi, che saranno mandati ad essa da tutte le persone habitanti in queluogo d'ambo sudette jurisdizioni, ad essi insegnare due lezioni alla mattina e due al doppo pranzo purché non passino il n. di 30 essendo un solo maestro, e questo s'intende rispetto a quelli che impareranno a leggere et a scrivere in conformità di stile nelle scuole con dichiarazione pero che resti un giorno di vacanza al maestro et alli scolari e ogni settimana secondo il stile della scuola ". (E' un capitolo pragmatico; gli scolari non debbono superare il numero di 30, diversamente sarà nominato un coadiutore, e seguono le lezioni in ordine di 2 al mattino e 2 al pomeriggio con un giorno settimanale di vacanza).
3) "Sarà lecito al maestro della scuola al tempo del carnovale dare Santa, nelle ferie però della vendemmia sarà pur lecito a detto maestro dare due settimane e non più di vacanza alli scolari " (Il mondo agricolo abusa, per necessità, del lavoro minorile; questo spiega il perchè delle due settimane e non più di vacanza al tempo della vendemmia. Non si tratta qui tanto di porre un freno all'assenteismo dei fanciulli ma soprattutto alla scarsa sensibilità di alcuni adulti che ne possono sfruttare, oltre il lecito, l'impegno fisico).
4) " Sarà tenuto il Maestro un giorno d'ogni settimana terminata la scuola alla sera recitare assieme con sudetti scuolari il Salmo Miserere l'oratione per gli benefattori dell'opera e nella scuola doverà essere l'immagine del crocifisso". (Data l'origine e i tempi la Scuola ha naturalmente impostazione confessionale e gli obblighi fideistici imposti ai fanciulli non paiono esorbitanti neppure al lettore moderno).
5) " Sarà pure detto Maestro tenuto ed obbligato un giorno d'ogni settimana et in quel giorno in quale li parerà più a proposito ed alla o pure alla sera a suo beneplacito instruire li scuolari nella dottrina Chrjstiana, e spiegarli il Catechismo nella scuola, et un giorno di festa in ogni mese dell'anno alla mattina assistere e far cantare alli scuolari 1 ufiicio della Beata Vergine nella scuola in tempo che si venisse lo stesso nell'Oratorio da Confratelli" (Il capitolo è connesso col precedente su un parametro logico: l'ora di catechismo come integrazione delle preghiere quotidiane, e su un parametro temporale: l'organizzazione della Cantoria come frutto della attività didattica).
6) "Doverà e sarà tenuto il maestro insegnare a chionque verrà alla Scuola nel modo sudetto de sudetti figli maschi a leggere e scrivere et anche perfetionarli in tutta la Grammatica cioe Prosodia et humanità detti volessero frequentare detta scuola, per questo doverà il il maestro essere habile e pratico di sudette scienze di Grammatica Prosodia et humanità come anche del Catechismo, e per tanto doveranno beneficio dei quali essa resta eretta... " (Il maestro deve cioè insegnare solo a quanti sostengono economicamente l'Opera coi loro contributi).
9) " Sarà obbligo del Maestro sia alla mattina come alla sera cioè al doppo pranzo far dare il segno con la campana per l'ingresso della scuola accio li scuolari sapino ed intendino ch'è l'ora di portarsi ad essa (curiosa notazione che da sempre ha caratterizzato la vita scolastica: il suono della campanella).
10) " E perché alle volte vi sono figliuoli discoli che possono turbare la scuola ed impedire il profitto dell'altri scuolari sii tenuti in tal senso il Maestro darne parte primieramente a loro padri e poi alli Sig.i Protettori e se questi tali non avessero padre o madre alli più prossimi parenti d'essi discoli a cio essi possano provedere a tali disordini e quando non si conosca emendatione in quel tal discolo o discoli in tal caso detti Sig.i Protettori saranno tenuti a scacciarli dalla scuola " (E' il titolo riguardante i provvedimenti disciplinari: come si vede non vi è nulla di eclatante o spaventoso per gli allievi ribelli. Certo non possiamo sapere quale atteggiamento il Maestro tenesse verso i discoli prima di ricorrere ai genitori o, nel caso di orfani, agli Amministratori della Scuola. L'espulsione pare, come oggi, il provvedimento più draconiano).
I capitoli 11 - 20 regolano l'elezione del Maestro e ne sanciscono i diritti e doveri ma concernono anche l'amministrazione dei beni della scuola. In questa sede sono interessanti i capitoli 12 - 15 di seguito riportati. Vi si evidenzia la preferenza data ad un maestro-sacerdote, possibilmente originario della stessa Pompeiana; le qualità intellettuali sono condizione primaria per l'elezione ma il mancato rispetto di alcuni obblighi pattuiti comporta il licenziamento. E' curioso che l'incarico sia a tempo determinato e che il regolamento non contempli l'eventualità d'una momentanea assenza, per malattia od altri leciti motivi, dell'insegnante.
E' ipotizzabile che, mancando il coadiutore, la scuola venga temporaneamente chiusa.
12) "Detti Sig.i Protettori ed amministratori a quali come sopra resta appoggiata l'elletione del sudetto Maestro di scuola saranno tenuti ellegere il più idoneo ed abile e che habbia li sudetti requisiti con voti secreti ed haveranno riguardo d'ellegere un Sacerdote di questo luogo di Pompeiana d'ambo le jurisdizioni quando ve ne sij qualche habile a fare et adempire l'obbligazioni sudette da Maestro in tutto come si legge nelli capitoli concernenti sue obbligationi come sopra registrati e non essendone nel luogo doveranno procurarsi altrove persona habile e sufficiente a fare detta scuola in quale concorrano tutte le sudette qualità sudetto per il tempo d'anni sei o meno se così loro parerà più esperito il termine se così loro parerà potranno confirmarlo per qual tempo le parra più a proposito et espediente ad essi Sig.i Protettori e questo in perpetuo si doverà continuare justa la disposizione del presente capitolo . 14) " E perchè può succedere che fatta l'elletione del Maestro sudetto esso Maestro non si diportasse bene e non adempisse le parti delle obbligationi in tal caso costando le mancanze possano e debbano detti Sig.i Protettori ammonendo e licentiando dalla detta scuola a venire all'elletione d'altro Maestro suffcientemente habile et idoneo ".
15) " Si dichiara parimenti che volendo il Maestro elletto appartarsi o sia licentiarsi per non fare più la scuola debba detto Maestro avvisare due mesi prima li Sig.i Protettori sotto pena della perdita del salario, e cosi li Sig.i Protettori volendo licentiare detto Maestro lo debbano avvisare due mesi prima per potersi ambo le parti provvedere al trove, e mancando il Maestro siino obligati li Sig.i Protettori sudetti fra due mesi provvedere la scuola di altro Maestro habile ed idoneo come sopra .
Dalla lettura del documento si ricavano però ulteriori notizie e tra queste spiccano quelle di ordine demografico ed onomastico.
Dal CARTULARIO DELLA SCUOLA PUBBLICA si apprende in prima istanza che nel 1700 la consistenza demografica di Pompeiana era decisamente superiore all'attuale, soprattutto valutando che i 135 capifamiglia citati sono, per esplicita affermazione dell'estensore, la maggioranza e non la totalità dei rappresentanti dei vari nuclei famigliari .
Inoltre dallo stesso documento si ricavano indizi di emergenti difficoltà esistenziali dell'arcaico sistema di vita rustica per cui alcune famiglie o singoli individui, per lo più giovani, iniziano un ESODO MIGRATORIO verso le aree rivierasche.
Il fenomeno nel XVIII secolo è ancora impercettibile dato che i valori del saldo naturale sono elevati e tali da compensare l'esodo di quanti cercano in altre aree una soluzione esistenziale meno precaria di quella agricolo-pastorale.
Il processo migratorio verso le aree rivierasche (e particolarmente nella vicina Francia) diverrà evidente e spesso vitale, dal XIX secolo, quando si avrà un deciso contrasto tra i valori sempre attivi del saldo naturale e gli scarsi redditi dovuti all'attività agricola, gradualmente entrata in crisi anche per l'abbandono di alcune colture ed il potenziamento della monocoltura dell'olivo.
Queste considerazioni sono suffragate da un testimone oculare del fenomeno, il parroco di Pompeiana G.B. Zunini; questi scrive, in un suo MANOSCRITTO, steso tra il 1889 e il 1890: "[dal 1850] si abbandonò la coltura dei cereali, i quali han bisogno di concimi; si abbandonarono le VIGNE, che provvigionavano di vino nonchè il luogo altri paesi ancora .
Il solo olivo non fu del tutto abbandonato, anzi fu moltiplicato, impiantandosene soprattutto dopo la venuta del crittogamo nel 1858 in luoghi dove una volta fiorivano i più ubertosi vigneti.
Questi però non servì che a meglio impoverire Pompeiana.
Guai al paese che ha da vivere sopra un solo prodotto!
O per siccità o per altre intemperie falliscono spesso le annate, che si preparano con dispendi non comuni in ingrassi forestieri; ed ecco la sequela di quanti effetti costituiscono le miserie di un paese, fame in casa, debiti fuori.
Perciò i Pompejanesi si diedero alla peggior prova: Emigrare!...
In Francia specie dal 1850 circa in qua si svilupparono lavori, e tosto da Pompejana gran braccia accorsero e accorrono là.
Giovani, vecchi, donne, intiere famiglie lasciano colle case le terre per darsi nelle fatiche d'ogni genere e d'ogni peso.
Le famiglie si disperdono e spariscono, rimanendo così incolte le terre, deserte le case, impoverito il luogo.
Ne comprova i tanti campi ed olivetti languenti, le tante case disabitate e rovinose, il fatto che da 1200 anime che constava Pompejana nel 1850, oggi, 1883 ne conta appena 800 ...
".
Quella dello Zunini non sarà certo un'analisi scientifica ma rimane il miglior epitaffio scritto sulla tomba ancora aperta di una cultura contadina messa in crisi da una pluralità di fattori (economici, sociali ecc.) e da una carenza di vie di comunicazione e di adeguati trasporti, la conseguenza sull'asse temporale, non invertendosi la tendenza migratoria, sarà dal lato più spettacolare, l'abbandono delle campagne e l'impoverimento demografico di antiche concentrazioni urbane.
Una conseguenza meno percettibile ma evidenziata dagli studiosi di sociologia sarà invece un graduale sradicamento, cioè un completo distacco degli emigrati (e a maggior ragione dei discendenti) dal mondo culturale di provenienza; nei paesi maggiormente arretrati rispetto alla costa il graduale invecchiamento della popolazione e l'assenza di giovani energie comportera anche il degrado dell'ambiente umano ed il tramonto di gran parte di quelle arcaiche istituzioni, che connotavano la cultura agricola.
E per quanto possa sembrare circoscritta la relazione del parroco finisce col delineare connotati di una crisi della "vita rustica" che possono essere estesi a molti centri del Ponente ligure, in particolar modo alle località dell'interno, più lontane dalla via costiera e lasciate sempre più isolate dalla società precapitalistica del II ottocento.




















Dei 135 cognomi riportati nel CARTULARIO DELLA SCUOLA PUBBLICA DI POMPEIANA, a parte un piccolo numero di extravaganti, 122 sono raggruppaloili secondo questo ordine: Natta (25+3 alterati o derivati = Ginatta), Siffredo (23+3 varianti Sifredo), Conio (18 ), Martino (11 ), Filippi (10 ), Boero ( 6 ), Viale ( 6 ), Anfosso ( 5 ), Panero (5), Chierico (4), Ferrero (2), Ferraro (1).

Natta, è un cognome tipicamente ligure formatosi in epoca medievale e deriva dal ligure-piemontese nata = sughero, cioè galleggiante per reti da pesca. Può essere nome di mestiere poi cognominizzato = pescatore. Sembra strana la presenza di pescatori in paesi dell'interno, come per esempio Pompeiana ove è parecchio diffuso, ma risulta che in un passato abbastanza remoto alcuni paesani praticassero professionalmente l'attività della pesca. Con una certa sorpresa, come di un fatto ormai lontano, ne parla il solito Zunini: V'ha chi dice nelle scarse annate, taluni essersi dati alla pescaggione nel vicin mare, e lo rammentano ancor oggi certi ferri fissi ad alcune case, i quali servivano a tenere in serbo i remi delle barche peschereccie.
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Siffredo, è un nome medioevale di origine germanica (Siegfried composto da sigu = vittoria e frithu = pace, amicizia): aveva il valore augurale vittoria e pace . Attualmente è alterato in Siffredi.

Conio, ha la sua base nel soprannome o nome di mestiere formatosi nel medioevo dal lat. Cuneus = strumento di legno o di ferro usato per spaccare legna o pietra.

Martino, la sua base è il cognomen di tarda latinità Martinus (da Mars = sacro a Marte) ma nella zona si è probabilmente diffuso per il culto di S. Martino di Tours (morto nel 397) che, appartenente alla guardia imperiale a cavallo, tagliò il proprio mantello per riparare un povero.

Filippi, la base è il cognomen latino di età repubblicana Philippus che è un adattamento dal greco Philippos = amico dei cavalli. Si sviluppò nell'alto medioevo per il culto dell'apostolo Filippo; ma la sua massima diffusione si ebbe nelle aree sottoposte, come la Liguria maritima, alla civiltà bizantina e alla sua tradizione agiografica.

Boero, alterato e derivato di Bove, soprannome e nome di mestiere (bovaro = conduttore di buoi) formatosi nel medioevo.

Viale, cognominizzazione del nome Vitale, con lenizione della t itervocalica che ha la base nel cognomen e signvm augurale latino d'epoca imperiale Vitalis (da Vitalis = che dà la vita). Ebbe diffusione capillare in età cristiana medievale spesso in relazione al culto di S. Vitale e fu usato per surrogare i nomi germanici dei barbari convertiti.

Anfosso, è una variante del nome Alfonso. Alla base del personale, che è di origine germanica, vi sono due elementi: il secondo, funsa = veloce-valoroso è certo, mentre il primo potrebbe derivare da athala = nobile (quindi Alfonso = nobile e valoroso) o da hathu = battaglia (e quindi Alfonso = valoroso in hattaglia).

Panero, forse alterato da Pane, già nome e soprannome medievale con molti derivati ed alterati come Pannella, Panizzi, Panozzo.. Potrebbe però avere la base nel tardo latino panarium (fr. ant. panier) = paniere.
Non dimentichiamo il toponimo Costa Panera (località di
Pompeiana) dove risulta fossero attivi dei forni già in epoca medievale.

Chierico, ha alla base la forma chiericus / chericus/ clericus con cui nel medioevo si indicava sia chi svolgesse funzioni pertinenti con la religione sia chi fosse letterato o studente.