Arrivati in terra fermagli Spagnoli ripresero la
marcia dirigendosi verso la confederazione alleata di Tlaxcala pur se mai le avanguardie della armate azteche li persero di vista o contatto.
Il 7
luglio 1520 trovarono la strada chiusa da un immenso esercito nemico di maniera che la situazione risultava apertamente drammatica e senza scampo, anche se le forze di Cortès avevano l'appoggio di diecina di migliaia di soldati di Tlaxcala, indomita confederazione e storica nemica degli Aztechi.
Cortés dalla sua aveva però una certa qual incoscienza guerresca, ed onestamente, nel caso, godette di una buona dose di fortuna: nonostante l' inferiorità, scelse lo scontro frontale con i
nemici fidando nel fatto che, senza la guida dei loro condottieri, i soldati mesoamericani solitamente si abbandonavano a fughe rovinose: così i 20 cavalieri rimasti, corazzati e armati di
lunghe lance, vennero schierati e lanciati all'assalto dei comandanti aztechi che furono raggiunti ed uccisi.
Il combattimento è passato alla storia quale come battaglia di Otumba
(in nàhuatl Otompan "Luogo degli Otomi") che fu istituita nel 1395 dal re di Texcoco il quale vi sistemò i rifugiati
Otomi in fuga da Xaltocan conquistata dai Teponechi di Tezozòmoc.
Gli Spagnoli, profittando della fuga dell'esercito azteco, si ritirarono presso l'alleata Tlaxcala dove
poterono riposare ed in particolare curare i feriti. Cortés iniziò un’efficace azione diplomatica volta a scardinare
l'impero azteco che riuscì perfettamente. La stessa Texcoco passò dalla parte degli Spagnoli che
favorirono Ixtlilcochitl in lotta per la successione
al trono.
Con questa alleanza Cortés non solto frantumò la triplice alleanza azteca, ma sottenne
un accesso al lago dove intendeva varare alcuni brigantini reputati essenziali per conquistare
Tenochtitlàn.