Il CROTTONE (ufficialmente scritto però spesso GROTTONE), ben visibile al centro dell'IMMAGINE secondo una planimetria del 1854 sorgeva presso la CASERMA DI POLIZIA e serviva come PRIGIONE DI POLIZIA, aveva cioè la funzione di detenere i REI per un tempo limitato alle esigenze processuali.
Nel consignamento Mainardi furono menzionati con precisione i possedimenti della CORONA SABAUDA (specificatamente i beni ed i diritti di i possessi ed i diritti di Vittorio Amedeo II a OONEGLIA e nella circostanza fu citata una casa attigua alle muraglie e circondata avanti il mezzogiorno dal Bastione di Mezzo, composta essa casa d'una grotta piano terra e di due piani, servendo detta grotta e primo piano di carcere.
Quando verso il 1827 fu presa la decisione di edificare una casetta sanitaria (capitaneria di porto) vicina alla spiaggia, venne scelto il sito ove sorgeva appunto un locale ad uso d'arresto detto il Crottone nella parte verso il mare dell'attuale Largo Sabatini.
A fronte della perdita di tanta documentazione e della demolizione delle antiche strutture di CARCERAZIONE, il rinvenimento di questo materiale archivistico risulta estremamente interessante.
La città di ONEGLIA come noto apparteneva, essendo a capo dell'omonimo suo PRINCIPATO non al DOMINIO DI GENOVA ma al DUCATO SABAUDO: tuttavia il suo sistema carcerario non aveva nulla di diverso da QUELLO DEL GENOVESATO e parimenti rispondeva alle esigenze del DIRITTO INTERMEDIO per cui CARCERI e PRIGIONI erano luoghi in cui i REI venivano trattenuti per il tempo necessario a finalizzare investigazioni, procedure e quindi dare vita ad un procedimento davanti alla CURIA.
Il CARCERE, un luogo davvero fatiscente impegnava i "criminali" per un tempo realtivamente breve (solo in pochi casi si pagava con la detenzione il fio: soprattutto in caso di insolvenze, nell'attesa che i congiunti raccogliessero la somma onde risarcire il querelante): piuttosto al CARCERE era mediamente collegato un infame locale meglio noto come CAMERA DELLE TORTURE ove il GIUSDICENTE, procedendo a suo insindacabile ARBITRIO si preoccupava di estorcere, con una certa sollecitudine, anche tramite la violenza, una CONFESSIONE DI COLPEVOLEZZA CHE FOSSE IN LINEA COLLE PRASSI DELLA LEGGE: la strutturazione del CARCERE DI POLIZIA della città sabauda di ONEGLIA non comporta grosse differenze con le CARCERI PERIFERICHE DEL GENOVESATO (ed a rigor di precisione giova rammentare che la giustizia piemontese era più decisionista e pesante di quella genovese).
Il CROTTONE, che con quella struttura a piani immersi nella ROCCIA rimanda all'idea del temibile CARCERE ROMANO TULLIANUM, proprio perché CARCERE DI POLIZIA e quindi preposto alle INVESTIGAZIONI DEI GIUSDICENTI possedeva sicuramente in quei suoi oscuri locali una CAMERA DI TORTURA (mediamente si utilizzavano anche in Piemonte le tecniche genovesi di VEGLIA, ECULEO e CORDA).
Ed è peraltro significativo che non lungi da questo lugubre luogo sorgesse da tempi antichi il PATIBOLO (o FORCA): il fatto che questo sorgesse quasi in riva al mare, in luogo ben visibile da tutti, specialmente ad un pubblico di marinai, facchini e naturalmente curiosi era dovuta al fatto che la maggior parte della gente attiva, e quindi la più potenzialmente pericolosa, si concentrava in siffatto luogo sì che ad essa, grazie alla presenza del PATIBOLO, senza nemmeno distoglierla troppo dalle normali occupazioni si poteva dare esempio della COLPEVOLEZZA PUNITA DALLA GIUSTIZIA DELLO STATO in modo da esorcizzare a livello subliminare il voluto processo di CATARSI.
Nonostante i fermenti dell'Illuminismo il PATIBOLO continuò a funzionare nei primi decenni dell'Ottocento anche se le CARCERI ANTICHE vennero spesso abbattute per esser sostituite con più adeguate prigioni (anche di pena detentiva): così ancora nella seduta del consiglio comunale del 18 marzo si presero altre deliberazioni, in particolare si decise di costruire un nuovo e più moderno PATIBOLO a differenza di quello antico, assai degradato, non esposto alle violenze dei marosi: L'attuale non è più servibile e, per la sua posizione vicino al mare, è soggetto ad essere ingombrato di pietre che i furenti cavalloni vi portano.
La scelta logistica per l'erezione del moderno patibolo, stando alle proposizioni del sindaco in carica avvocato Giacomo Fontana, avrebbe poi dovuto essere l'antico sito al di là di piazza Vittorio Emanuele (oggi De Amicis) e dirimpetto al Plan del Moro.
(La documentazione giace nei faldoni dell'Archivio di Stato di Imperia - ex comune di Oneglia: ed è stata ben studiata da N. Drago (p.33)).