NOVALESA

Famosa abbazia benedettina nella valle del CENISCHIA un corso d'acqua anticamente votato a divinità pagane e nella cristianità giudicato per SCONSACRAZIONE LITURGICA sede di un DEMONE TENTATORE nascosto fra le ACQUE (ed anche qui par di ravvisare un cenno al culto pagano delle MATRES parimenti comabattuto con l'accentuazione del venerazione per le MARIE DEL CALVARIO):DEMONE, quello di cui si è detto, figurativamente coniugato, peraltro, come anticipazione del DRAGO DELL'APOCALISSE (e non a caso, mentre i BENEDETTINI si occuparono di sconsacrare il vicino ROCCIAMELONE -dove all'alba della cristianità un popolo ancora pervaso di tradizioni pagane, specie in notti di TEMPESTA, andava nascostamente a venerare antichi dei- l'agiografia, per segnalare pubblicamente la sconfitta del DEMONE DRAGHIFORME alimentava con vigore la santa epopea di S.GIORGIO DISTRUGGITORE DEL DRAGO tanto che nell'ORRIDO che immette a FORESTO, importante centro nelle vicinanze di NOVALESA, tuttora la tradizione locale, originatasi in quei tempi di eroico apostolato, mostra sulle scoscese pareti rocciose le artigliate del DRAGO AGONIZZANTE dopo il risoluto attacco mossogli da S.GIORGIO) .
Un'impressionante affinità culturale, spirituale, logistica ed anche etnica collega questa zona del Piemonte alla Liguria dell'estremo occidente e tutto il TRAGITTO primitivo che univa i due poli di Ventimiglia e Novalesa è distinto da un'identità sequenziale e cronologica di SOVRAPPOSIZIONI CULTUALI: come il culto per il DIO BELENO, come la RELIGIONE PER LE ACQUE e LA VENERAZIONE PER LE MADRI come ancora, e soprattutto, l'opera di ROVESCIAMENTO CULTUALE operata dai Benedettini con l'introduzione tanto a Novalesa che a Ventimiglia, quanto pure per tutto il percorso che collegava i due centri, dell'idea che dietro il "volto accondiscente di quelle divinità pagane si celasse ghignate un Demone pronto a ghermire gli ignari, i dubbiosi, i peccatori (e se a tutto ciò si aggiunge come -dopo l'apocalisse dei SARACENI- proprio un Vescovo di Ventimiglia sia stato chiamato a RICONSACRARE quella via riconquistata dalla Cristianità e, con essa, tutti gli EDIFICI RELIGIOSI DA VENTIMIGLIA A SUSA, il quadro, dalle "colleganze straordinarie", assume energia davvero eccezionale e conforta, oltre ogni dubbio, a pensare che questo tragitto -già importante per fedeli e studenti- costituisse un'arteria logistica e spirituale che da tempo immemorabile collegava il mare dell'estremo ponenete ligure con le ALPI OCCIDENTALI, un'arteria cui era perlatro impossibile rinunciare per la rilevanza dei traffici che poteva sostenere e favorire).
Come nel territorio di VENTIMIGLIA anche nella VAL CENISCHIA, sul ROCCIAMELONE e soprattutto a NOVALESA gli insediamenti religiosi si innestarono quindi sul troncone di vigorose tradizioni religiose preesistenti spesso intrecciatesi fra di loro in un resistente sincretismo per cui i culti lontanissimi (di matrice celtica e ligure) avevano tratto energia dalla sovrapposizione della permissiva religione di Stato romano-imperiale.
Anche per dissipare queste resistenze, sempre tenaci fra le genti montane e soprattutto pericolose in un'area come questa -così prossima al CENISIO- deputata naturalmente quale sito strategico e di grande transito, presso la val di Susa, il nobile franco Abbone (ispirandosi ad un programma della dinastia franca) istituì nell'VIII secolo una GRANDE ABBAZIA (destinata a far opera di proselitismo grazie all'apostolato dei BENEDETTINI ma anche a diventare uno straordinario centro di cultura grazie alla protezione dei re carolingi tra cui, in particolare Carlo Magno che vi si fermò prima di sfondare le difese dei longobardi ed in virtù dell'opera di sommi abati tra cui l' illustre Frodoino che nello "Studio" dell'abbazia accolse e favorì il celebre miniaturista Atteperto.
Dopo le devastazioni saracene che investirono soprattutto i possessi provenzali dell'abbazia (ferma restando l'importanza di Novalesa rifiorita dopo la vittoria cristiana e la distruzione del Frassineto) la capitale di questo Principato benedettino fu spostata a a Breme nella Lomellina giunta ai monaci per dono di Adalberto padre di Berengario II di Ivrea nel 929)>B.DURANTE, Storia dell'abbazia di Novalesa, Gribaudo[Paravia], Cavallermaggiore, 1988.