informatizzazione a cura di B. Durante

HENRY HOUDINI fu il nome artistico assunto dal celebre illusionista (ma anche attore cinematografico) ERICH WEISS nato a Budapest nel 1874 e morto a Detroit nel 1926.
Figlio di un rabbino lavaorava già a sei anni come clown in un circo.
All'illusionismo si dedicò dal 1900 operando dapprima sotto lo pseudonimo di HARRY EVANS per poi assumere quello di HOUDINI al fine di commemorare il suo grande precursore francese ROBERT HODIN, nato nel 1805 e morto nel 1871.
Con grande senso dello spettacolo egli solitamente organizzò i suoi intrattenimenti nel corso di spettacoli musicali e meno frequentemente nell'ambito circense.
Le sue indiscusse qualità gli fecero attribuire la facoltà di individuo paranormale ed in tal senso, prima di una clamorosa rottura, si espresse il suo amico, lo scrittore inglese Conan Doyle.
Tuttavia HOUDINI dispiegò (dal 1920) parte delle sue indubbie capacità per SMASCHERARE QUANTI SUL PARANORMALE COSTRUIVANO LUCROSI IMBROGLI.
Era sua peculiarità di grande illusionista una straordinaria e apparentemente sovrannaturale facoltà di liberarsi da qualsiasi legame (corde, manette, catene ecc.) e in merito a ciò fu strepitosa la fama che gli venne dall'essersi fatto gettare, con mani e piedi incatenati, nel fiume Hudson da cui emerse libero dopo un solo minuto di immersione.
Abile uomo di spettacolo non disdegnò comunque di impegnarsi nella cinematografia interpretando film quali The Grim Game del 1919, Terror Island del 1920 ed altri ancora.
Fu anche titolare di una casa produttrice che portò il suo nome ed inoltre fu soggettista (oltre che interprete) del film The Man from Beyond del 1921.
L'ultima sua interpretazione data al film del 1923 intitolato Haldane of the Secret Service






In merito a questo grande illusionista ha pubblicato un volume Massimo Polidoro: "Houdini, Harry (Erich Weiss, 1874-1926) - Tra i molti prestigiatori che si interessarono allo spiritismo e contribuirono a svelarne i trucchi, il più famoso fu senza dubbio Harry Houdini, il cui nome è ancora oggi, settantacinque anni dopo la sua morte, sinonimo di magia.
Houdini aveva perso la madre, cui era molto legato; anni dopo, quando si interessò allo spiritismo, si rivolse a diversi medium per cercare di mettersi in contatto con lei. Dopo aver scoperto però che chi avrebbe dovuto aiutarlo in realtà cercava di imbrogliarlo, Houdini divenne furente e ingaggiò una vera e propria crociata contro lo spiritismo che, nel corso di alcuni anni, avrebbe contribuito pesantemente al declino e al discredito del movimento.
Egli era solito recarsi con un paio di giorni di anticipo nelle città in cui doveva tenere qualche spettacolo; indossando un travestimento faceva visita ai medium più famosi della città e chiedeva di contattare famigliari mai esistiti.
Quando i medium cominciavano a raccontargli dettagli su queste persone immaginarie, avevano letteralmente firmato la loro condanna.
La sera dello spettacolo, infatti, Houdini rivelava le sue visite ai medium della città e raccontava per filo e per segno gli imbrogli che avevano cercato di propinargli.
Houdini fece anche parte del comitato di indagine sui fenomeni paranormali dello Scientific American, in questa posizione, ebbe modo di esaminare molti medium, come Nino Pecoraro, Margery e George Valiantine.
Di tutti scoprì i sotterfugi usati per simulare i loro fenomeni spiritici.
Fu amico per qualche anno di Sir Arthur Conan Doyle, ma dopo che la moglie di questi sostenne di aver ricevuto un messaggio dalla madre di Houdini, l'amicizia tra i due si raffreddò fino a terminare.
Houdini, infatti, si era mostrato scettico.
Il messaggio era in inglese (sua madre si esprimeva solo in ungherese), c'erano dei riferimenti al cattolicesimo (era ebrea) e il messaggio non conteneva particolari che potesse conoscere solo lui.
Conan Doyle ne fu offeso, ma Houdini scrisse del grande scrittore: ''è un brav'uomo, molto brillante ma è maniacale quando si parla di spiritismo. Non essendo iniziato al mondo del mistero, non essendogli mai stati insegnati gli artifici della prestidigitazione, guadagnare la sua fiducia e ingannarlo era la cosa più semplice del mondo per chiunquè'.
Houdini morì il 31 ottobre 1926 (la notte di Halloween) e da allora numerosi medium hanno affermato di aver ricevuto messaggi da lui: nessuno, a tutt'oggi, ha fornito la minima prova che ciò sia vero".




Il "Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale" nel suo programma razionalistico di demistificazione di certe credenze sul paranormale (che in fondo riprende in modo certo più rigoroso il programma intrapreso a suo tempo dal grande prestigiatore e illusionista HOUDINI) ha proposto questa interpretazione del presunto fenomeno di LEVITAZIONE rifacendosi principalmente ad un saggio di M. Polidoro (Il fenomeno della levitazione in L'illusione del paranormale, F. Muzzio editore, 1998, pp. 237-266):
"Per levitazione si intende la presunta capacità di vincere in maniera paranormale la forza di gravità e il sollevarsi in aria di un oggetto o di una persona.
Gli oggetti possono essere piccoli: forbici, fiammiferi, pezzi di carta; oppure grandi: solitamente tavoli.
Nel caso delle persone, si dice che santi come S. Giuseppe da Copertino, o medium, come D. D. Home, Carlos Mirabell o Demofilo Fidani, fossero in grado di levitare.
I seguaci della meditazione trascendentale, poi, affermano addirittura di poter insegnare come levitare e volare.
Viste tutte queste possibilità, è curioso come a tutt'oggi non sia mai stata dimostrata al di là di ogni dubbio l'autentica levitazione anche di un solo spillo.
Nessun tavolo, medium o meditatore trascendentale si è mai sollevato di un millimetro (senza saltellare) in piena luce, sotto controllo davanti ad una telecamera o, comunque, di fronte ad un prestigiatore competente.
Gli illusionisti, naturalmente, riescono a creare l'illusione della levitazione con abili trucchi (il più spettacolare dei quali, in questo campo, è quello recentemente presentato dall'americano David Copperfield).
Un famoso gioco di società viene tutt'oggi presentato come un'autentica levitazione da Uri Geller nei suoi spettacoli e nelle sue esibizioni televisive.
E' necessaria la partecipazione di un volontario, che verrà fatto levitare, e di tre assistenti.
Il volontario prende posto su una sedia, gli altri tre e il prestigiatore, usando solo due dita ciascuno infilate sotto le ginocchia e sotto le ascelle del volontario, dovranno sollevarlo in aria.
La dimostrazione risulta difficoltosa finché il prestigiatore suggerisce di usare una parola magica e di ripetere la prova; ciò fatto il volontario si solleva in aria leggero come una piuma.
Perché la levitazione si verifichi, nell'eseguire la seconda prova il prestigiatore avrà cura di contare fino a tre e di chiedere agli assistenti di sollevare tutti insieme nello stesso momento.
Il trucco risiede principalmente nel fatto che il peso del volontario viene distribuito tra quattro persone e, secondariamente, che solo in apparenza sono le dita a fare tutto il lavoro, in realtà il peso è sollevato dai muscoli delle braccia e delle spalle".







Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale nel suo programma razionalistico di demistificazione di certe credenze sul paranormale (che in fondo riprende in modo certo più rigoroso il programma intrapreso a suo tempo dal grande prestigiatore e illusionista HOUDINI) ha proposto questa interpretazione del presunto fenomeno di ESPERIENZA EXTRACORPOREA rifacendosi principalmente ad un saggio di A. De Vincentiis (Alle soglie dell'al di là? Esperienze dissociative in prossimità della morte, in "Scienza & Paranormale", 24, marzo/aprile, 1999, pp. 44-45) cui però, giova dirlo, sull'argomento funge da contraltare l'acutissima e diversa POSTAZIONE di Piero Cassoli:

"Un individuo rientra a casa [scrive il DE VINCENTIIS], si adagia sulla sua poltrona e, mentre è fermo intento a rilassarsi, vede sé stesso da un'altra prospettiva che si adagia sulla poltrona. Un altro, steso sul suo letto, vede sé stesso dall'alto della sua stanza, distingue perfettamente tutti gli oggetti e osserva gli ambienti della sua casa come se stesse fluttuando su di essi. Entrambi questi soggetti hanno avuto quella che viene definita una OBE (Out of Body Experience - Esperienza fuori dal corpo).
Tale condizione, non dissimile dalle note esperienze di pre-morte rappresenta, per alcuni, una delle prove dell'esistenza di uno stato metafisico di una parte del corpo o della mente, in grado di staccarsi e allontanarsi da questi e non soggetta alle leggi fisiche della natura.
Tuttavia, proprio come per le esperienze di pre-morte, le OBE appaiono spiegabili sotto l'aspetto sia psicofisiologico che psicopatologico.
Nella letteratura medica sono descritte alcune forme di disturbi della coscienza che possono essere inquadrate come OBE e che, con molta probabilità, ne sono la diretta causa.
Sono definiti come "disturbi della coscienza dell'Io" e vanno sotto il nome di "depersonalizzazione".
Tali disturbi inducono un soggetto a vivere una condizione di distacco dalla propria realtà e, a seconda della sensazione di estraneità, si distinguono in "depersonalizzazione autopsichica", nella quale un individuo percepisce le proprie azioni come estranee e non appartenenti a sé, "Depersonalizzazione somatopsichica", nella quale un soggetto vive il proprio corpo come distaccato e lontano da sé e infine, la "depersonalizzazione allopsichica", ossia una condizione in cui è l'ambiente a essere percepito come estraneo.
La sensazione di avere visitato un luogo sconosciuto e lontano dal corpo non è altro che l'espressione di quest'ultima forma.
La letteratura clinica evidenzia che tali disturbi sono frequenti in particolari stati di affaticamento emotivo, oppure in alterazioni organiche conseguenti a lesioni del lobo temporale, nei prodromi dell'epilessia, nelle intossicazioni da LSD o mescalina, nelle psicosi schizofreniche o depressive e infine, nelle nevrosi isteriche".
Ciò che si osserva durante le OBE, dunque, appare non essere altro che il frutto della propria mente e la conseguenza di una temporanea iperattività anomala di alcune regioni del cervello.







Il "Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale" nel suo programma razionalistico di demistificazione di certe credenze sul paranormale (che in fondo riprende in modo certo più rigoroso il programma intrapreso a suo tempo dal grande prestigiatore e illusionista HOUDINI) ha proposto questa interpretazione del presunto fenomeno di ESPERIENZA DI PRE MORTE rifacendosi principalmente al saggio citato a fine di questi dati e competentemente rielaborato da A. De Vincentiis:
"Cosa accade nei soggetti che raggiungono la soglia della morte a causa di un incidente o di una malattia e che fortunatamente riescono a tornare?
L'esperienza di pre-morte o NDA (Near-Death Experience) è una sensazione particolarmente intensa e carica di emozioni che alcuni soggetti vivono nel momento in cui sentono di esseri in prossimità della morte.
Tale sensazione è accompagnata da visioni in genere costituite da una luce in fondo a un tunnel, sensazioni di benessere e soprattutto dalla l'impressione di abbandonare il proprio corpo e di osservarlo da un'altra prospettiva.
Alcuni pazienti, usciti da una situazione di coma, affermano di avere osservato se stessi da un angolo della sala di ospedale mentre i medici operavano su di loro; altri raccontano di avere visto il proprio corpo giacente per terra mentre veniva soccorso dopo esser stati coinvolti in un incidente automobilistico.
Questa esperienza rappresenta per molti una delle prove dell'esistenza sia di un'anima in grado di rendersi autonoma, che di un al di là verso il quale quest'anima cerca di dirigersi.
Cosa accade realmente a queste persone? Vi sono esperienze simili in situazioni diverse da quelle in prossimità della morte che ne possano spiegare la fisiologia?
Situazioni del tutto simili a quelle appena descritte sono riportate in numerose altre occasioni e spiegabili mediante i normali processi neurofisiologici e psicologici.
La visione del tunnel, per esempio, è prodotta da un naturale meccanismo neuropatologico in cui viene a trovarsi il cervello dopo un minor apporto di ossigeno, come può accadere in un trauma cranico, che inibisce l'attività delle cellule nervose; ne consegue quindi un restringimento del campo visivo dando così la sensazione di vedere attraverso un tunnel.
Anche la sensazione di abbandonare il proprio corpo e vedere quest'ultimo da un'altra prospettiva (autoscopia) non è un'esclusiva dell'esperienza di pre-morte.
Situazioni identiche vengono descritte da diversi soggetti ogni qual volta si trovano in particolari stati di affaticamento o in situazioni altamente emotive.
Tale meccanismo è noto in psicopatologia come "depersonalizzazione somatopsichica" e appartiene alla sfera dei disturbi dissociativi.
In situazioni di grande stress emotivo - un incidente stradale, la prossimità di un'operazione chirurgica, il timore immediato di dover morire o addirittura una brutta notizia - un individuo può allucinare il proprio corpo come se si trovasse in un'altra zona e viverlo come distaccato da sé, proprio per alleviare l'angoscia di quella situazione.
La credenza in una vita oltre la morte fa sì che il soggetto, una volta tornato in sé, ricostruisca il suo ricordo aggiungendo involontariamente elementi e immagini che appartengono esclusivamente alla sua fantasia.
Pur essendo straordinariamente suggestiva, l'NDE sembra dunque appartenere a quelle esperienze ritenute insolite dai più ma inquadrabili nell'ambito dei naturali processi psicofisiologici" (S. Blackmore, Visioni da un cervello morente, in "Bollettini del CICAP" vol. 2 ).








Il "Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale" nel suo programma razionalistico di demistificazione di certe credenze sul paranormale (che in fondo riprende in modo certo più rigoroso il programma intrapreso a suo tempo dal grande prestigiatore e illusionista HOUDINI) ha proposto questa interpretazione (che tuttavia è una fra le diverse proposte in seno a diverse scuole di ricerca) del presunto fenomeno di FANTASMA e/o SPETTRO rifacendosi in particolare alle approfondite ricerche di M. Polidoro:
"Sulla base delle dichiarazioni di chi ha vissuto simili esperienze, le apparizioni riguarderebbero in genere individui lontani o deceduti; la percezione di tali figure appare reale e, benché normalmente spontanea, sembra possa essere indotta anche sperimentalmente.
Si tratta di visive di figure umane (in genere una sola) che possono apparire con sembianze del tutto realistiche, come se fosse veramente presente nella stanza una persona in carne ed ossa. Può essere più o meno nitida e apparire in figura intera o solo parziale.
Nei casi in cui la figura viene identifica come una persona conosciuta dal soggetto si parla di apparizioni di defunti o di viventi; accanto a queste, si parla anche di: apparizioni infestatorie e apparizioni condivise:
Apparizioni di defunti o di viventi: Nel primo caso, il soggetto vede apparire una figura che identifica con un parente o un conoscente defunto; nel secondo, invece, vede una persona viva.
I primi non mostrano caratteristiche tali da ritenerli esperienze diverse dalle normali allucinazioni visive; i secondi, invece, poiché si verificherebbero solitamente in concomitanza con eventi tragici (es. un grave incidente o la morte della persona vista), presentano caratteristiche più interessanti.
Questi casi, detti anche coincidenze di crisi o di morte, consisterebbero nel fatto che una persona vede improvvisamente davanti a sé la figura di un famigliare o di un conoscente che rimane visibile per qualche istante e poi scompare; in seguito, il soggetto viene a sapere che circa a quell'ora quella persona era morta.
Va comunque tenuto presente che, in questi casi, potrebbe entrare in gioco un processo di selezione, così come accade con i presunti sogni premonitori.
Il fatto, cioè, che tutte le volte in cui la persona non è morta al momento di un'apparizione, l'evento si può spiegare come una semplice allucinazione; invece, qualora i due eventi coincidano, si tende a vedere il fatto come qualcosa di paranormale.
Sull'argomento delle coincidenze di morte, Graziella Piccinini e il marito G. M. Rinaldi hanno condotto un'inchiesta, pubblicata nel 1990 nel volume I fantasmi dei morenti, che raccoglie circa 250 casi di apparizioni.
Apparizioni infestatorie (infestazione): Con il termine "infestazione" solitamente si intende la presenza manifesta di fantasmi in un edificio: i fantasmi, in altre parole, sarebbero responsabili di rumori (raps), apparizioni e altri fenomeni che ne segnalerebbero la presenza.
Il fenomeno sarebbe distinto dal poltergeist, dove al centro dei fenomeni è sempre una persona (mentre nell'infestazione è un edificio) e dove la manifestazione dura al massimo qualche mese (la presunta infestazione potrebbe tramandarsi nei secoli).
Nelle infestazioni, ci si trova spesso a contatto con proprietari di castelli o di vecchie case che, per attirare turisti, non esitano ad alimentare leggende di fantasmi e a simulare qualche fenomeno.
Uno dei casi più famosi di infestazione fu quello della Canonica di Borley, definita "la casa più infestata d' Inghilterra".
Apparizioni condivise: Si tratta di casi in cui ad assistere all'apparizione ci sono più persone e tutte vedono la stessa cosa; è una condizione questa che, se oggettivamente verificabile, permetterebbe probabilmente di escludere un'esperienza allucinatoria.
Il fatto, però, che tali casi fossero segnalati più frequentemente nelle raccolte dei primi ricercatori psichici, mentre oggi sono divenuti molto rari, e che è molto difficile valutare se davvero le diverse testimonianze sono indipendenti e non il frutto di reciproca suggestione, rappresenta un forte elemento di incertezza relativamente allo stato evidenziale del fenomeno.
Lo studio delle apparizioni costituì il nucleo della prima consistente inchiesta condotta nel 1882 dalla Society for Psychical Research ; inchiesta che sfociò nel famoso volume Phantasms of the Living di Gurney, Myers e Podmore. Nel 1889 fu avviato un "Censimento delle allucinazioni", con un ritorno di trentaduemila risposte.
Lo psichiatra Ian Stevenson aveva proposto alcuni anni fa di sostituire il termine apparizioni con idiofanie" [vedi M. Polidoro, Il caso della canonica di Borley, in "Scienza & Paranormale" 25 , 1999, pp. 24-31. - Id., Il sesto senso , Piemme, 1999].







Nell'interpretazione data da Piero Cassoli [C.S.P. CENTRO STUDI PARAPSICOLOGICI DI BOLOGNA - (Relazione tenuta al 1° Congresso Internazionale di Studi delle Esperienze di Confine", San Marino:16-18 Maggio 1997] l'impostazione sul tema delle ESPERIENZE PREMORTE (in un'accezione più colorita e popolaresca la questione dei REDIVIVI] è ad esempio suggerito in maniera diversa, per quanto ancora rigorosamente scientifica:
"Il titolo di questa relazione è costituito da una domanda che mi sono posto da quando sono giunti alla nostra attenzione i primi racconti di persone che, dopo un gravissimo episodio che ha minacciato la loro vita, hanno ripreso conoscenza e hanno raccontato ciò che hanno "vissuto" durante il periodo in cui talora sono stati dichiarati defunti.
La risposta sembrerebbe ovvia. E forse lo è: la stragrande maggioranza dei Parapsicologi si è interessata a questo impervio - e spesso ingrato- campo di ricerche, perché ha ritenuto insoddisfacenti le spiegazioni che le religioni e la filosofia davano del fenomeno morte, e di ciò che può succedere dopo di essa. Molti parapsicologi hanno sperato che lo studio e la eventuale comprensione del significato dei fenomeni paranormali potessero aiutarli a dare un senso all'evento più tragico e ineluttabile che può capitare all'essere umano: la morte e conseguentemente la perdita delle persone più care; la morte e il possibile, temuto annullamento di se stessi.
Quindi ciò che raccontano coloro che dicono e credono di essere tornati dall'al di là, dopo una grave crisi quasi mortale, può avere per molti parapsicologi un interesse e una attrazione molto rilevante e non sempre totalmente cosciente.. Un interesse quindi strettamente legato alle motivazioni che ci ha spinti verso i nostri studi.
Ma io credo che l'interesse del parapsicologo per i fenomeni premortali possa essere anche di diverso tipo - e certamente è il mio caso oggi, a questo punto della mia ricerca e credo della ricerca in generale.
Poco fa ho detto "la maggioranza dei parapsicologi": Conosco degli studiosi del paranormale che vi si sono dedicati semplicemente perché coinvolti da ciò che accadeva ad amici o anche a stretti familiari, che presentavano fenomeni per loro inspiegabili e a volte sconvolgenti e sui quali hanno sentito la necessità di indagare più a fondo. Conosco anche altre motivazioni. Ma sono abbastanza convinto che la principale sia la prima che ho citato: dare un senso, una spiegazione a uno dei più grandi problemi escatologici: cosa significa morire e cosa ci accade dopo la morte.
In seguito a molti sarà accaduto ciò che è successo anche a me: siamo stati coinvolti prima dalla curiosità per quello che di misterioso ed ignoto si nascondeva dietro a quei fenomeni, caratteristica questa comune penso a tutti i ricercatori. Poi siamo stati presi, conquistati dall'interesse scientifico per dei fatti che sembravano contraddire i più noti e affermati dogmi o assiomi della Scienza, e proponevano la ricerca di una causa che potesse spiegare se non perché, almeno come avvenivano quegli strani fenomeni.
A un certo punto della nostra ricerca, che io vivo in prima persona e senza soluzione di continuità da circa 50 anni, è sembrato utile e scientificamente corretto affermare che ogni ricerca che coinvolgeva i problemi della morte e dell'esistenza dell'al di là, era epistemologicamente impostata in modo errato. Quando si entrava nel metafisico (oggi diremmo correttamente seguendo Popper, in un campo di ricerca "non falsificabile") si usciva direttamente dal campo scientifico. Dovevamo conseguentemente e coerentemente stralciare questo argomento dai nostri programmi.
Personalmente sono ancora convinto della correttezza di questa impostazione. Cosa però che non mi ha impedito di andare a mettere mano a cose che forse rasenteranno un po' l'eresia.. Spero di sapere mantenere l'equilibrio che finora ho sempre cercato di dimostrare.
Il problema dell'esistenza di questi fenomeni così sconvolgenti e coinvolgenti- quelli delle ESPERIENZE PREMORALI [NDA]- non è nuovo nella storia dei popoli e della parapsicologia in particolare. William Barrett, fisico ed uno dei padri fondatori della SPR inglese nel 1926 veniva interessato per la prima volta ad una esperienza di questo tipo, per l'interessamento della moglie, ginecologa. Essa era stata testimone di un episodio relativo a una sua paziente, una certa signora Doris, che in punto di morte aveva assunto una espressione sorridente e serena e aveva detto che vedeva il papà e la sorella Vida che la chiamavano. La sorella Vida era morta tre settimane prima, ma alla ammalata non era stato detto nulla per non turbarla. Se attendibile, si trattava di una informazione che Doris aveva ricevuto, durante una crisi premortale, per vie oggi definite da noi paranormali.

Questi fenomeni compaiono abbastanza spesso nei racconti di coloro che sono tornati, ma in particolare compare in questo contesto, e con una notevole frequenza, un fenomeno molto discusso e su cui è difficile effettuare indagini: mi riferisco alla cosiddetta OBE o ESPERIENZA EXTRACORPOREA [sulla cui significanza esistono OSSERVAZIONI FIERAMENTE CRITICHE ma anche più meditate CONSIDERAZIONI FILOLOGICHE E ANTIQUARIE che innestano il fenomeno, o comunque alcuni suoi aspetti su un più esteso fenomeno proprio di una UNIVERSALE RELIGIONE PRIMIGENIA].
Mi permetto qui di fare una digressione dalle intenzioni di questa mia relazione. Digressione che penso potrà però coinvolgere molte persone.
Ricercando a fondo nella bibliografia mi sono meravigliato, così come altri prima di me, nel constatare come le ricerche sulle esperienze premortali siano iniziate così tardi. Sono iniziate solo attorno agli anni 70 e per iniziativa entusiastica, ma metodologicamente discutibile, di una psichiatra ormai ben conosciuta da chi si occupa di questo argomento, Elisabeth Kubler-Ross.
Mi sono chiesto spesso: ma perché il problema della morte, una delle poche esperienze universali della nostra esistenza, la sola unica certezza della nostra vita, è stato sempre così accuratamente esorcizzato ed ignorato?. Ricordo ben chiaramente, negli ospedali, quegli squallidi paraventi che mettevamo attorno al letto di un paziente morente. Era un atto di egoistico abbandono e di rassegnazione. Questo triste rituale non è totalmente scomparso, purtroppo.
E purtroppo la spiegazione non può essere che una. "Un occidentale tende a considerare la credenza nell'al di là come prodotto di primordiali paure in individui cui è stato negato il privilegio della conoscenza scientifica." ( S. Grof e J. Halifax).
Aggiungo tristemente che la nostra filosofia materialista ci induce a vedere la morte non come un possibile passaggio o, perché no?, come una fine anonima e tranquilla, ma come una sconfitta. Chi muore è un perdente.
Presso molti popoli, alcuni non poi tanto primitivi, la morte, a consolazione di chi va e di chi rimane, è un rito spesso collettivo, dove il morente acquista un valore per la tribù, per il gruppo, spesso addirittura una promozione sociale a spirito protettore e antenato illustre. Presso la nostra civiltà occidentale gli estremi "compagni" di viaggio di molti morenti sono tubi per fleboclisi, bombole di ossigeno, polmoni artificiali o vari apparecchi di controllo delle funzioni vitali, con tutti i loro bip bip, così anonimi, così infantili, così irridenti.
Per lenire le sofferenze psicologiche, cosa offre oggi la nostra società, la nostra filosofia, la nostra religione con i suoi riti formali, sbrigati in fretta da una figura a volte scialba e disinteressata di un sacerdote?
A parziale ed umana scusante per tutto il corpo sanitario che accetta e tacitamente convalida questi atteggiamenti, dirò che studi anche recenti,(ma non necessari!), hanno dimostrato che gli psicoterapeuti hanno rifiutato fino a pochi decenni fa di occuparsi dei morenti,perchè avvertivano la inconscia paura della sofferenza fisica , della loro precarietà biologica e della morte.
Alcuni precursori ed animatori, fra cui appunto la Kubler Ross, il gruppo Sprint Grove del Maryland Psychiatric Research Center (1974 e segg.), hanno dato l'avvio a uno studio approfondito della psicoterapia, con psichedelici e non, degli stati terminali e, quello che interessa particolarmente, delle caratteristiche psicologiche degli stati intermedi di cui qui ci occupiamo.
Le esperienze di Stanislav Grof e della Joan Halifax, preceduti nelle loro ricerche, da personaggi come Aldous Huxley e i coniugi Gordon e Valentina Wasson, si svolgono fra la fine degli anni 50 e gli anni 60. Grof lascia Praga nel 1967, per trasferirsi, per chiamata, negli Stati Uniti.. In altre parole siamo negli anni e dentro l'atmosfera della rivoluzione scientifica, culturale, politica del '69. Tanti valori cambiano, e con essi costumi, riti, credenze. Cambia naturalmente anche l'interesse per la morte e il morire.
Debbo ammettere che io stesso, come medico, andai incontro ad un profondo cambiamento. Basti pensare che non andavo mai a funerali dei miei pazienti e che mi scusavo con me stesso o con altri dicendo che i funerali rappresentavano la nostra sconfitta.
E' naturale, consequenziale ai fatti culturali e socio-politici di quegli anni, che gli studi sulla morte e quelli in particolare sui Fenomeni Premortali (EPM o NDE) ricevessero un impulso straordinario.
Una lettura del numero del GdM Ritornati dalla morte e soprattutto la lettura attenta del libro fondamentale -qui in Italia- di Aureliano Pacciolla, porteranno ad una aggiornatissima conoscenza di questi studi.
Ricorderò come tappe fondamentali i libri del medico Raymond Moody che nel 1975 scrive "Life after Life" e due anni dopo "Alcune riflessioni sulla Vita oltre la Vita". Nel 1977 Karlis Osis e Erlendhur Haraldsson, due notissimi parapsicologi, fanno una ricerca su circa l000 casi in USA e in India e fra l'altro "raccolgono dati sperimentali sufficienti per dimostrare scientificamente che l'alcool, i farmaci, le varie droghe leggere e pesanti non solo producono fenomeni diversi qualitativamente dalle Esperienze Premortali, ma ne inibiscono i vissuti tipici."(Pacciolla, pag.52). Altri AA. negli anni 80 cercheranno di dimostrare il contrario.
Comincia anche la serie di ricerche tese a dimostrare che le differenze culturali, religiose e geografiche, la causa e la durata delle Esperienze Premortali, il tipo di rianimazione (E.A. Rodin, neuropsichiatra, ne individua 10, di queste "variabili") non hanno rilevanza sui contenuti di quelli che vengono chiamati i "Vissuti" delle Esperienze Premortali .Non entro nei particolari di questi vissuti, che fanno parte dell'analisi fenomenologica della NDE, come la gran luce, la pace , la distorsione temporale, il tunnel, la visione panoramica della vita, l'uscita dal corpo eccetera.
Il 1983 è un anno "storico" per queste ricerche. George Gallup Jr. fonda la Gallup Poll Organisation e fa una sondaggio su scala nazionale in USA e dice di aver riscontrato che otto milioni di Americani hanno riferito di avere vissuto un'Esperienza Premortale.
Nello stesso anno lo psichiatra B. Greyson pubblica sul Journal of Nervous and Mental Disease (Pag.369) la sua "Scala di Valutazione e Classificazione della NDE".
Questa Scala è stata esaminata e studiata per conoscerne la validità. Oggi i vari autori dicono che non si potrebbe fare una ricerca su questi fenomeni senza applicarla.
Sono anch'io del parere che sia tuttora uno strumento valido, almeno per separare tanta "spazzatura", che troviamo sparsa a piene mani in convegni e librerie, da ricerche serie e documentate. Vi ho però riscontrato delle deficienze che vorrei dire "assolute".
Per esempio ho valutato secondo questa Scala una mia esperienza accadutami a 18 anni, durante una anestesia, e che mai avevo pensato di classificarla come una NDE, anche se il ricordo era rimasto indelebile nella mia mente. La valutazione di questo mio caso supera i 10 punti della Scala di Greyson, quando sono sufficienti 7 punti per supporre che un soggetto abbia vissuto una Esperienza Premortale e 10, per ritenerla quasi sicura. Ma io non ero stato assolutamente in punto di morte, né anche oggi ritengo che quella esperienza possa considerarsi una NDE.
Gli studi proseguono tuttora fra atteggiamenti e interpretazioni caute ed organicistiche del fenomeno, fenomeno che comunque nessuno nega, e interpretazioni di tipo spiritualeggiante .
Durante questo Stato di Coscienza fortemente alterato, o modificato che dir si voglia, che è la Esperienza Premortale, compaiono con una notevole costanza statistica delle OBE o Esperienze Fuori del Corpo.
Riservo per un altro esame il fatto che alcuni soggetti dopo questa esperienza raccontano di avere iniziato a presentare fenomeni di tipo paranormale. Alcuni addirittura dicono che si sono sviluppate in loro capacità pranoterapeutiche. Quello che mi interessa di mettere in evidenza qui è quanto ho tratto dalla casistica che compare nel libro di Aureliano Pacciolla. Ecco i dati:
Nel 1980 Greyson e Stevenson rilevarono che il 75% del loro campione aveva avuto una OBE.
Ring nel 1980 riscontrò che nel suo campione il 37% aveva sperimentato la separazione dal proprio corpo fisico con la possibilità di osservare ciò che avveniva nelle vicinanze, fra cui anche cose o avvenimenti che non sarebbero stati visibili se l'osservazione fosse partita dal corpo fisico stesso.
Nel 1981 O.G. Gabbard pubblica sul "Journal of Mervous and Mental Diseases" una relazione su due inchieste che hanno coinvolto 1500 persone. Di queste, 339 hanno dichiarato di avere avuto una OBE e 33 una Esperienza Premortale. L'A. osserva:" La confusione che si crea in questa ricerca è che l'EPM ha caratteristiche analoghe ad altre esperienze, ma è unica soprattutto dal punto di vista della separazione della mente dal corpo che sembra essere il fattore chiave, che più di ogni altro influenza il cambiamento di credenze"(del soggetto che l'ha vissuta)".
Nel 1982 è la volta del cardiologo M.B. Sabom. Si dice "tirato per i capelli" ad interessarsi dell'argomento, spinto da una sua collega dell'Università Emory ad Atalanta. C'è il solito scetticismo di inizio. Ma su 1090 pazienti su cui Sabom ha indagato e che hanno avuto una crisi quasi fatale, con perdita di coscienza (dato per me fondamentale), il 30% ha avuto una OBE.
Nel 1983 George Gallup Jr. trova che fra i suoi soggetti il 28% ha avuto una OBE.
Nel 1983 Greyson applica la sua Scala a 89 casi: il 35% riporta una OBE.
Nel 1988 Moody riporta sul suo La vita oltre la vita una tabella di confronto fra i dati di K.Ring e P. Friedmann all'Università di Northridge in California: Ring riscontra il 35% di OBE e Friedmann il 66.
Nel 1989 un parapsicologo molto noto, ma di affidabilità scientifica incerta, Scott Rogo asserisce che, per lui, due sono le caratteristiche fondamentali, perchè si possa sostenere che un vissuto è una Esperienza Premortale : essere veramente vicini alla morte fisica e percepirsi fuori del proprio corpo.
Nel 1990 Paola Giovetti riferisce di avere trovato nel suo campione lO casi di OBE.
Nel 1990 Owens, Cook e Stevenson su The Lancet pubblicano una ricerca su 58 casi: il 68% riferisce una OBE.
Anche nella ricerca del prof. Pacciolla i 14 soggetti che hanno raggiunto nella Scala di Greyson i valori più alti, hanno evidenziato la voce che si riferisce alla "separazione dal corpo".
Potrei anche finire qui ribadendo che l'esperienza extracorporea (OBE) è stata sempre di estremo interesse per gli studiosi di Parapsicologia, e che avere trovato un campo in cui questo fenomeno sembra prodursi con una relativamente alta frequenza non può non interessarli. Avrei data la mia risposta al titolo del mio intervento che avevo posto sotto forma interrogativa.
Ma desidero approfondire [scrive il Cassoli] brevemente questo fenomeno: la OBE appunto.
Fin dalle ricerche e dalla esperienze dei vecchi magnetizzatori sono stati riferiti casi di quella che poi Albert De Rochas ha chiamato Exteriorisation de la motricitè" ed "Exteriorisation de la Sensibilitè.
Secondo questi autori esiste il 'corpo fisico', composto di sostanza organica, e per lo meno un altro corpo 'fluidico', che sarebbe una specie di 'doppio' del corpo fisico, invisibile, costituito da pura energia. Come fa il pensiero a non associare a questa ipotesi i concetti informativi della medicina energetica cinese? Questo Doppio" o Corpo Astrale sarebbe possibile, in certe particolari situazioni (Stati Alterati di Coscienza), esteriorizzarlo. Così esteriorizzato, sarebbe capace di avvertire ogni tipo di stimolo sensoriale portato su di lui e di effettuare movimenti di oggetti a distanza. Nel contempo il corpo fisico perderebbe le corrispondenti facoltà e farebbe soltanto da rivelatore di ciò che succede - o che avverte- il corpo astrale.
Naturalmente oggi nell'ambito della Parapsicologia scientifica, cui avrei l'ambizione e il desiderio di continuare ad appartenere, questi concetti sono ritenuti solo curiosità storiche e vera archeologia del pensiero magico [l'autore fa garbatamente cenno a posizioni sull'argomento in contrasto col suo pensiero].
Se qualcuno azzarda qualche dubbio sulla possibilità che qualcosa di simile corrisponda a verità, viene bollato per lo meno di eresia o di sconfinamento nel campo del metafisico, che sempre, per definizione, non è esplorabile con i metodi della scienza.
Comunque la convinzione che tendo ad avere che i fenomeni di OBE siano una realtà non spiegabile se non con la esistenza di un quid che si esteriorizza dal corpo umano, mi hanno indotto a ricordare i lunghi annosi studi di questi nostri precursori e a collegare il tutto con i dati che emergono da un altro campo di studi che mi è congeniale e in cui tuttora mi dibatto - con sempre minor lena ed entusiasmo- quello della pranoterapia.
I problemi che investono la tematica dei Guaritori, che sono oltretutto diversi da paese a paese, sono molteplici e non ho mancato di elencarli e discuterli quasi tutti: anche recentemente ho scritto per esteso sul GdM delle varie posizioni, legali e giuridiche che i vari paesi adottano nei riguardi della cosiddetta Medicina Alternativa in generale e della Pranoterapia in particolare. Di tutti questi problemi forse quello fondamentale ed anche il più pregnante per la Ricerca è il seguente.
Premetto che i risultati positivi di alcuni pranoterapeuti sarebbero facilmente documentabili, se la classe medica fosse capace di un atto di generoso disinteresse scientifico e facesse quello che ho cercato di fare per tanto tempo e inutilmente da solo. E cioè di convalidare questi risultati. Si può farlo, clinicamente, in modo molto convincente.
Ma veniamo alla domanda o al problema cui accennavo poc'anzi: "Questi risultati sono frutto di suggestione, sono complessivamente opera dell'effetto placebo o di un quid che il pranoterapeuta sprigiona dal proprio corpo?"
Il problema è stato sempre vivacemente dibattuto fra quelli che erano chiamati "fluidisti" e quelli che erano definiti "psicologisti".
Esaminando gli Atti (Proceedings) delle Riunioni annuali della Parapsychological Association, compaiono relazioni di studi di laboratorio che mettono in evidenza l'azione dell'uomo su sistemi che per definizione non possono essere sospettati di suggestionabilità: azione su enzimi, su semi di piante, su cultura di cellule, su funghi, sul movimento di piccoli animali.
Ma quello che mi ha fatto infine propendere per la interpretazione che ipotizza la esistenza di un quid che passa dal corpo dell'uomo a qualcosa -un evidenziatore- che sta fuori di esso, sono stati gli esperimenti lunghi e coscienziosi effettuati qui in Italia da Alberto Ansaloni e Patrizia Vecchi. Essi hanno compiuto numerose ricerche sul comportamento dell'idrolisi del tricloruro di Bismuto in Ossicloruro e della velocità di precipitazione di sali di Oro prima e dopo la applicazione delle mani di una pranoterapeuta. In seguito la stessa persona ha cercato di influire, e positivamente, sulla cosiddetta Velocità di Sedimentazione delle Emazie.
In questi esperimenti viene usata acqua per produrre le soluzioni su cui agire. E questo mi ha fatto ricordare un esperimento che spesso viene passato stranamente sotto silenzio: un famoso parapsicologo, famoso non fosse altro che per avere condotto la battaglia per la nostra entrata nella Associazione Americana per il Progresso delle Scienze, Douglas Dean, ha effettuato delle ricerche sull'acqua che era stata trattata da un famoso pranoterapeuta. L'acqua su cui il guaritore aveva imposto le mani, serviva per innaffiare una cultura di semi di orzo e doveva influenzarne la crescita. L'esperimento ebbe esito positivo. D'altra parte questo è uno dei modi più semplici per esaminare in via preliminare se un soggetto ha doti pranoterapeutiche ed è indicativo solo se condotto con una metodologia accurata. Douglas Dean riscontrò per due volte una variazione nello spettro di assorbimento dell'Infrarosso, che lui e i suoi colleghi riferirono ad una alterazione dei legami idrogeno ossigeno dell'acqua stessa.
Non voglio fare della facile ironia, ma è molto difficile pensare che in tutto ciò che ho brevemente ricordato, giochi la suggestione.
Sono quindi passato, negli ultimi tempi, dalla parte di coloro che pensano che tutti questi fenomeni siano prodotti da un quid che esteriorizziamo in certe particolari situazioni.
Di qui il passo a pensare che questo quid sia poi in definitiva quello che causa i fenomeni parapsicologici è stato molto breve. So benissimo cosa mi si obbietterà. Credo però che non avrò per ora molte frecce al mio arco per difendere la mia posizione, quando mi si obbietterà che sto pericolosamente sconfinando nel metafisico e che quindi non sarà mai possibile dimostrare che la esteriorizzazione non esiste (Ipotesi non falsificabile). So anche che ci sarà qualcuno che dirà che non merita neppure di obbiettarmi qualcosa.
Eppure io sono convinto che se i ricercatori cominceranno ad interessarsi attivamente di coloro che hanno fenomeni di OBE e ne andranno alla ricerca e li sperimenteranno, potranno raggiungere cospicue prove indirette della correttezza di questa mia ipotesi.
Penso che tutte le altre strade che si stanno tentando per costruire un modello per interpretare in qualche modo i fenomeni paranormali siano ancora molto, molto lontani dalla realtà.
Ecco perché il parapsicologo è interessato, anzi deve interessarsi alle Esperienze Premortali" (testo tratto da " Quaderni di Parapsicologia" - n.1-1998).






Sull'argomento Antonio Zencovich sviluppa un intero capitolo ("Ut spiritus immutentur": alcune analogie con il concetto di "corpo sottile") del suo prezioso volume dei testi esoterici custoditi all'Aprosiana di Ventimiglia:
"...Come non pensare allora che a recarsi alle feste del diavolo fosse la sostanza dell' anima secondo l'accezione cristiana, quella che nell'iconografia medievale veniva resa sotto le sembianze di un omuncolo ignudo, fuoriuscente dalla bocca del moribondo? Bianca essa era, o scolorita, ma pur sempre provvista degli organi di senso necessari per subire, nell'aldilà, le delizie del paradiso o le meritate pene dell'Inferno. Non avrebbe potuto forse, in virtù di quei sensi, provare delle emozioni e riportare indietro dei ricordi?
Sarebbe stata senza dubbio una spie gazione accettabile dal punto di vista delle streghe che, pur avendo tradito la dottrina cattolica, non ne avevano abrogato i concetti e, come sante alla rovescia, si recavano a rendere omaggio al loro padrone, né piu né meno di come facevano gli eletti dell'unico vero Dio. Anzi, con qualche risorsa in più, perché questi ultimi, se con lo spirito potevano innalzarsi fino all'Empireo, rimanevano sordi e ciechi alle sensazioni concrete: l'ineffabilità costituiva infatti una caratteristica delle loro esperienze di annientamento mistico.
Non così le seguaci di Satana: i sensi, in quanto strumento di peccato, erano per loro una cosa importante e il demonio aveva tutto l'interesse di concedere alle sue devote il privilegio di uno spirito in grado di vedere e sentire. A questo punto era davvero ininfluente se si andava, o meno, al SABBA in carne ed ossa. Il fatto di recarvisi corporalmente avrebbe anzi dovuto diminuire il valore dell' avventura, che sarebbe stata vissuta non con sensi speciali, ma con le facoltà ordinarie di tutte le persone.
Senonché l'anima individuale, nel significato cristiano, aveva dei limiti di azione. Essa veniva data dal Creatore e a Lui ritornava, al momento del trapasso; sempre che non fosse stato il demonio a vincere la contesa, nel qual caso era costretta a seguire la direzione opposta. Poteva muoversi però solo lungo quel doppio binario di andata ed eventuale ritorno, senza possibilità di deviare, se non intervenivano fattori esterni, come l'intromissione di potenze angeliche buone o cattive. Normalmente non le era concesso di sciogliersi dal corpo, secondo quanto insegnava la dottrina scolastica, se non per quella parte che non era in rapporto con alcuna delle attività vitali, un altro genere di anima, secondo Aristotele.
Abbiamo visto, nei processi contro i BENANDANTI, come gli inquisitori tentassero di convincere gli imputati che teorizzare la possibilità per l'anima di uscire dal corpo e farvi ritorno, provando per giunta delle sensazioni in quell'intervallo, costituisse eresia. Ma in realtà la questione non era tanto semplice e gli stessi teologi assicuravano come un' anima separata potesse vedere e sentire e non si arrischiavano di mettere in dubbio la realtà delle visioni spirituali delle persone sante, le quali volavano al cospetto di Dio, o qualche volta anche all'Inferno, per riferire, a monito dei peccatori, le atrocità che vi accadevano.
Quando però si poteva appurare che tali privilegi provenissero da Dio e non dal diavolo? Forse nel caso in cui l'esperienza accadeva a coloro che avevano preso gli ordini? Era soltanto una faccenda di competenze corporative?
Alla gente del popolo, per la quale anima e spirito erano la stessa cosa, l'idea di muoversi con quella componente incorporea del proprio essere piaceva cd era accettata senza difficoltà, qui come in altre parti del mondo. Già si è visto come una stessa radice legasse le manifestazioni estatiche delle COMPAGNE DI DIANA ai culti degli SCIAMANI delle steppe.
E abbiamo anche sottolineato le affinità esistenti tra alcune credenze popolari dei Cinesi relative al ritorno dei morti, descritte da un missionario del Seicento, e quelle diffuse in zone più vicine a noi.
Pur senza postulare l'esistenza di legami diretti, non va infatti scartata a priori l'esistenza di una lontana matrice comune, rimasta sepolta nell'inconscio collettivo. Ciò, se provato, confermerebbe come la materia della stregoneria non rappresenti un coacervo di invenzioni improvvisate, ma un' ANTICHISSIMA CULTURA COMUNE A GRAN PARTE DELL'UMANITA'.
Apriamo ora una parentesi [scrive ancora ANTONIO ZENCOVICH] rimanendo in Oriente, per parlare di una sostanza senza peso e invisibile, racchiusa in ogni organismo umano, di cui parlano varie religioni dell'Asia: una sorta di CORPO AEREO perfettamente senziente e in grado di spostarsi nello spazio, in maniera non diversa da quanto credevano di fare, da noi, streghe e Benandanti. Tale elaborazione sembra essere propria dell'induismo e venne assimilata dalle dottrine che da esso derivano, compreso il buddhismo lamaista, il cui principale testo sacro, noto in Occidente come Libro tibetano dei morti, ce ne propone una suggestiva esposizione letteraria.
Si tratta, in particolare, della vicenda dell" ESISTENZA INTERMEDIA, che si situa nell'intervallo tra due successive reincarnazioni, quando il CORPO SOTTILE del defunto si trova a vagare nell'universo alla ricerca delle nuove condizioni di rinascita.
Se durante la vita tu eri cieco, sordo, zoppo - si legge - adesso, nelio stato dell' esistenza intermedia, gii occhi vedranno chiaramente... e le orecchie udranno i suoni e tutti i sensi saranno senza difetto e chiari e completi....
Tale condizione interviene normalmente dopo la morte, ma può essere conosciuta in anticipo dagli eletti attraverso la meditazione, allo scopo di prepararsi al difficile cammino che li attende al momento estremo.
Il viaggio del CORPO SOTTILE ha inizio dopo il quattordicesimo giorno dal decesso. In precedenza l'anima del defunto non si allontana dal cadavere, ma conosce sul posto varie visioni, liete o paurose, che dovrebbero indirizzarla verso la via dell'estinzione, cioè dell'annullamento nello spirito universale.
A1 quattordicesimo giorno, però, tale possibilità sfuma e incomincia la ricerca, nel cosmo, del luogo e delle circostanze in cui rinascere.
Il sacerdote che assiste il trapassato e, dai segni fisici di quello che resta della salma o da divinazioni connesse ad altri fattori, deduce che l'anima non abbia ancora raggiunto la meta, recita queste parole:
Tu adesso hai un corpo mentale e il pensiero e stato separato dal suo sostegno e il corpo non e piu una cosa materiale e percio adesso hai la facoltà di passare, senza trovare resistenza, anche attraverso il monte Sumeru e le case e la terra e le pietre e le rupi montane... O figlio di nobile famiglia, adesso in te operano facoltà miracolose corrispondenti al tuo carma: in un solo istante puoi girare intorno ai quattro continenti... o in qualunque terra ti piaccia puoi arrivare in un secondo, appena tu vi rivolga il pensiero. Hai la potenza di arrivarci in tanto poco tempo quanto ce ne vuole per distendere o piegare il braccio; delle più prodigiose facoltà che ti vengono in mente non ce n'è una che tu non possa ora mostrare
Eppure, per il defunto, non si tratta di una condizione felice. Egli, dall'esterno, vede con tristezza i luoghi dell'esistenza appena conclusa; riconosce i parenti, con cui non può comunicare. Dopo di che lo assalgono visioni spaventose dovute ai rimorsi per il male fatto in vita. In questo prevalente contenuto terrifico sta una delle differenze principali tra l'avventura dell" ESISTENZA INTERMEDIA e quella SABBATICA; forse perché quest'ultima era prevista e anzi fortemente desiderata (il Porta pone, dopo la parola impressiones, il verbo capesso, che significa afferrare con desiderio"), mentre il CORPO SOTTILE si trova in balia di forze incontrollabili, legate al karma, ossia al bilancio individuale di bene e di male.
Per chi possiede un corpo siffatto i luoghi, i parenti, i congiunti diventano come le persone incontrate nel sogno. Tu chiamerai i parenti e i congiunti, ma quelli non risponderanno; allora, vedendo che i parenti e i familiari piangono, penserai che sei morto e proverai una pena molto forte, come la pena di un pesce gettato sulla sabbia rovente... O figlio di nobile famiglia, quando agitato dalI'inquieto vento del carma non sarai più padrone di te stesso e il tuo pensiero, non avendo il suo sostegno corporeo, se ne andrà di qua e di la sul cavallo del respiro, tremulo e lieve come una piuma, a quelli che piangono dirai: - lo sono qui, non piangete - e quelli non udranno e tu penserai che sei morto e soffrirai grande dolore. Ma cos ìnon addolrarti. Senza più differenza di giorno e di notte ci sarà sempre una pallida luce rosa, tenue come nelle notti d'autunno; in quello stato di esistenza intermedia tu resterai... per sette settimane... In quel tempo l'impetuoso, terrifico vento del carma con violenza irresistibile ti trascinerà nel suo turbine e ti spingerà alle spalle... E innanzi ti verrà incontro una grande tenebra nera insopportabile e sarà molto paurosa per le terribili grida che vengono da mezzo a lei... Inoltre a quelli che molto peccarono verranno incontro orchi mangiatori di carne, creati dal loro carma stesso e terranno nelle mani ogni sorta di armi e lanceranno grida paurose... Ed essi vedranno immagini di animali da preda... che correranno loro appresso e vedranno immagini di pioggia, di neve e di tormenta e di molti uomini che li perseguitano. E udranno suoni di montagne che crollano e di mari in tempesta e rombo di tuono e urlo di vento che si scatena. Atterriti da queste visioni essi fuggiranno senza sapere dove e allora di fronte a loro si spalancheranno nella terra tre grandi abissi: uno bianco, uno rosso e uno nero; profondi, lunghi, orribili e sembrera loro di essere prossimi a caderci dentro...
Poi lo spirito del trapassato sente più forte la nostalgia del corpo, in cui tenta inutilmente di rientrare.
Se sarà d'inverno quel cadavere sarà gelato, se sarà d' estate decomposto; se anche questo non è accaduto, i tuoi parenti lo avranno bruciato o abbandonato in una fossa, oppure dato in pasto agli uccelli e agli animali da preda; e non trovando dove entrare, il tuo cuore sarà molto afflitto e ti parrà come di essere gettato tra rocce e sassi
Ma queste esperienze angosciose toccano soltanto chi si trova impreparato, non essendo stato in grado di afferrare la rivelazione suprema che si apre al momento della morte e, per chi è capace di comprenderla, recide definitivamente il filo che ci lega alla pena del divenire: nulla, proprio nulla è reale; non l'universo, non la materia, non il nostro corpo e nemmeno gli dei, né il demonio dalla testa di toro.
Tutto è illusione: sia il mondo nel quale immaginiamo di vivere, sia la nostra persona non hanno una realtà obiettiva, ma sono costruzioni subiettive di un falso immaginare che si ordina, si complica, si svolge come la trama del carma; e questo così ci avvolge e trascina che noi seguitiamo a credere nella nostra esistenza individuale, mentre siamo ombra. Questa costituisce la vetta estrema della conoscenza, cui nessun'altra nozione può venire aggiunta. E' opportuno però che essa non si riveli appieno prima della morte e che l'uomo, finché si muove nel mondo, continui a credere alla verita dell ' apparenza. Come avviene quando si è nel sogno: soltanto nel momento in cui esso si dissolve, infatti, ci si rende conto di sognare.
La teoria dell'ESISTENZA INTERMEDIA [continua a scrivere lo Zencovich] al di là di una secolare e forse millenaria tradizione di testi, deriva probabilmente da quanto relazionavano i REDIVIVI dopo lunghi periodi di coma protratti fino all'estremo limite della sopravvivenza in stato vegetativo non assistito: si trattava, evidentemente, di manifestazioni oniriche. Così almeno, si spiega la cosa dal punto di vista dell'uomo occidentale. Ma da quello di una societa primordiale, che non aveva altrettanto sviluppato il senso dell'io cosciente e si trovava a vivere in uno stato diindeterminatezza tra i fenomeni naturali e le manifestazioni psichiche, era intrinseca al pensiero comune una spinta verso la squalificazione del reale.