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GABRIELE D'ANNUNZIO nasce a Pescara il 12 marzo da Francesco Paolo e Luisa de Benedictis. A undici anni è iscritto al Collegio Cicognini di Prato. Alla esaltazione napoleonica coltivata insieme col "compagno dagli occhi senza cigli" viene sostituendo, entusiasmato dalle Odi harbare carducciane, I'attività poetica, mentre si rivela insofferente d'ogni freno e già avido d'esperienze amorose. Nel 1879 pubblica Primo vere, che l'anno dopo esce in seconda edizione "corretta con penna e con fuoco". Giuseppe Chiarini, sul "Fanfulla della Domenica" annuncia che l'Italia ha un suo nuovo poeta... Finiti gli studi liceali (1881) si iscrive a Lettere all'università di Roma. Conosce Edoardo Scarfoglio e si ambienta rapidamente nel mondo letterario-giornalistico romano.
1882 - 1891 Viaggio in Sardegna con Pascarella e Scarfoglio. Collaborazioni dal 1882 al "Fanfulla della Domenica", alla "Cronaca bizantina" (neila cui redazione incontra Carducci vedendolo poi molte volte), al "Capitan Fracassa, alla "Tribuna" (con le famose Cronache Mondane ecc.) dal 1884. Nell'inverno '82-'83 ha inizio la vita mondana e galante di d'Annunzio, che appena ventenne sposerà la duchessina Maria Hardouin di Gallese. Nel 1882 pubblica Canto novo e le novelle di Terra vergine. Seguono Intermezzo di rime (1883), il Libro delle vergini (1884), il San Pantaleone composto anch'esso di racconti, e l'lsaotta Guttadàuro (1886) chiamata poi l'lsottèo quando, rielaborata, esce con La chimera nella raccolta poetica del 1890. D'Annunzio ha pubblicato intanto Il piacere (1889) e nell'estate precedente L'armata d'ltalia, saggio critico-polemico sulle questioni della marina militare italiana. Nei primi mesi del '90 appaiono sulla "Tribuna illustrata" varie puntate del romanzo L'invincibile, che resta allora inconcluso e verrà riassorbito nel Trionfo della Morte. Dopo un anno di servizio militare nel Reggimento Cavalleria "Alessandria", scrive di nuovo a Roma il Giovanni Episcopo e nel "Convento" del pittore Michetti, a Francavilla (come già Il piacere), L'innocente. La grande relazione amorosa con Barbara Leoni sta per finire, dopo quattro anni e più, senza che se ne avvantaggi oramai la vita coniugale con Maria (da cui D'Annunzio ha avuto tre figli). Nuovamente tormentato dai debiti egli si stabilisce a Napoli, negli ultimi mesi del '91, restandovi fin quasi all'inizio del '94. Comincia la reciproca passione per la contessa Maria Anguissola (nata principessa Gravina) che abita a Napoli; e dalle collaborazioni al "Corriere di Napoli" (direttore Scarfoglio e la Serao) egli ricava per il momento gran parte dei mezzi per vivere.
1892 - 1897 Pubblica nel marzo '92 L'innocente in volume, e due mesi dopo le Elegie romane, in cui dall'87 ha cantato specialmente gli amori con Barbara; all'inizio del '93 le Odi navali, datate 1892. Il distacco da Barbara si fa definitivo nella primavera '92. Maria Gravina abbandona il marito per d'Annunzio; la loro figlia Renata (la "Sirenetta" del Notturno) nascerà nel gennaio seguente, quando gli amanti convivono da qualche mese. Le loro difficoltà finanziarie sono gravi, essi devono ricorrere all'ospitalità e ai prestiti degli amici napoletani per arrotondare i proventi del "Mattino" -il nuovo quotidiano di Scarfoglio - al quale d'Annunzio collabora assiduamente. Pubblica nel '93 il Poema paradisiaco unendovi le accresciute Odi navali. Suo padre muore nel giugno di quell'anno, lasciando completamente dissestata la famiglia. Anche degli ultimi tristi rapporti col padre c'è larga traccia nel romanzo Trionfo della Morte (concluso e pubblicato nel '94), la cui protagonista femminile ha ancora in Barbara l'ispirazione biografica; d'Annunzio dà ora il titolo complessivo di Romanzi della Rosa al Piacere, all'Innocente e al nuovo libro. Dal dicembre '93 è tornato in Abruzzo cercando invano di salvare i principali beni immobili della famiglia, mentre Maria Gravina e Renata vivono per qualche tempo a Roma in condizioni difficilissime. Pubblica Intermezzo (ampiamente rifatto su Intermezzo di rime) nel '94, e comincia a scrivere il romanzo Le vergini delle Rocce. Lo pubblica sulla rivista "Il Convito" di De Bosis nel '95, a puntate, quindi in volume nell'anno successivo. È dell'estate '95 il famoso viaggio in Grecia sullo yacht di Scarfoglio. Del novembre, nel medesimo anno, il discorso a Venezia per la chiusura dell'Esposizione d'Arte, che è intitolato poi "Gloria alla Allegoria dell'Autunno" ed entrerà nel romanzo Il fuoco. D'Annunzio, a Venezia, ritrova Eleonora Duse, già incontrata durante il suo primo soggiorno romano (1881), stabilendo con lei un'intensa amicizia. Nel maggio 1897 ha il secondo figlio da Maria Gravina ma i loro rapporti si stanno esaurendo. L'amicizia sempre più calda con la Duse si intreccia ai rinnovati propositi di lavoro per il teatro, e alle loro prime realizzazioni: La città morta (1896, rappresentata e pubblicata nel '98) è per ora la più importante. Ma d'Annunzio, rivolgendosi a Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione, suscita nella Duse un profondo e lungo risentimento. Nel '97 egli partecipa con successo alle elezioni politiche riuscendo deputato nel collegio di Ortona a Mare che comprende Pescara. Il suo programma "al di là della destra e della sinistra" ha tuttavia una netta impostazione nazionalistica e a Montecitorio egli si colloca sui banchi d'estrema destra (le poche volte che frequenta l'aula).
1898-1910 L'intimità con la Duse si fa ancora più forte, dopo la ripresa. Dal marzo '98 d'Annunzio vive abitualmente a Settignano (sopra Firenze) nella villa "La Capponcina" presso la "Porziuncola" della Duse. Segue la grande tragica in Egitto e in Grecia; accanto a lei compone il dramma La gloria, a Corfù, ed è la Duse a strappare il successo del precedente dramma, La Gioconda, nella primavera 1899 recitandolo insieme a Zacconi. Gran rumore poi anche di scandalo fa il romanzo Il fuoco (1900) per le rivelazioni in parte crudeli sugli amori con la Duse. Alla Camera, nel marzo 1900 d'Annunzio vota con le sinistre contro il governo Pelloux che tenta di ridurre al minimo le libertà politiche; "come uomo d'intelletto, vado verso la vita" egli dichiara, e fino a quando il Parlamento non è sciolto il cosiddetto "deputato della bellezza" rimane fedele all'improvvisa decisione. Si presenta poi candidato delle sinistre, in un collegio di Firenze, venendo battuto dai conservatori. Nel 1901 scrive la tragedia Francesca da Rimini. È ormai alle soglie del più grande periodo per la sua poesia; escono nel 1903 i primi tre libri delle Laudi (Maria, Elettra, Alcione, con la data 1904 il secondo e il terzo, massimo capolavoro questo della lirica dannunziana e che avrà poi il titolo lievemente modificato in Alcyone). Nel 1904 La figlia di lorio si afferma come la sua opera teatrale di valore più alto. (Due anni prima egli ha raccolto nelle Novelle della Pescara i migliori racconti del San Pantaleone e altri). Gli amori con Alessandra di Rudinì segnano il distacco dalla Duse e un accrescersi smodato dei lussi e dei debiti. È una fase sostanzialmente negativa anche per il lavoro. Scrive tuttavia La fiaccola sotto il moggio (rappresentata nel 1905), La vita di Cola di Rienzo, che esce a puntate nel 1905-1906, e il dramma Più che l'amore. Del 1905 sono le Prose scelte, antologia curata da lui stesso. Nuovo mutamente amoroso: nel 1907-1908 si sviluppa la passione reciproca e infine disastrosa con la contessa Giuseppina Mancini, la "Giusini" del diario Solus ad solam che uscirà postumo nel 1939. D'Annunzio ha scritto intanto La nave, rappresentata nel 1908, e compone poi l'altra tragedia Fedra; pubblica nel 1910 il romanzo Forse che sì, forse che no dove si riflettono fra l'altro le sue prime esperienze aviatorie. I debiti ormai enormi l'hanno costretto ad abbandonare nel 1909 la "Capponcina", i cui arredi vengono sequestrati; si dispone nel marzo 1910 a tenere un ciclo di conferenze nel Sudamerica dove gli sono offerti grandi guadagni, ma in quello stesso mese parte per Parigi. Comincia "I'esilio" di cinque anni in Francia.
1910 - 1915 Vive quattro mesi a Parigi spendendovi gran parte dei centomila franchi avuti, là, per contratti editoriali. La nuova amante in carica è la russa Natalia de Goloubeff, "Donatella"; ma egli va poi ad Arcachon (in riva all'Atlantico) con la pittrice americana Romaine Brooks, "Cinerina", e vi rimane da solo. Per la danzatrice Ida Rubinstein scrive in francese Le martyre de Saint Sèbastien, musicato da Debussy (1911). Per tre anni vive in uno chalet a cinque miglia da Arcachon, dove scrive Contemplazione della morte (1912) in memoria di Giovanni Pascoli e di Adophe Bermond, Parisina, La Pisanelle (1913), Le chèe,refeuille (nella redazione italiana dell'autore, Il ferro, 1914) e il racconto La Leda senza cigno (pubblicato nel 1916 insieme alla stupenda "Licenza" in due parti, rispettivamente sulla Francia in guerra del '14 e sulla Venezia del d'Annunzio aviatore-soldato). Nel 1911 i romanzi e i drammi dannunziani sono posti all'Indice. Venuta la guerra italo-turca, scrive le dieci Canzoni delle gesta d'oltremare (1912) che costituiscono il IV libro delle Laudi: Merope. Ma il lavoro assai più importante che egli sta compiendo è quello alle "Faville del maglio", la prima delle quali è uscita nel "Corriere della Sera" il 23 luglio 1911. Viene riscrivendo così una parte vivissima dei ricordi, ed appunti, che ha cominciato a mettere in carta sul finire dell'800. Dopo l'inizio della prima guerra mondiale d'Annunzio. a Parigi, prepara, d'accordo col direttore del "Corriere" Luigi Albertini, il ritorno in Italia, che avviene il 4 maggio 1915.
1915 - 1921 Il 5 maggio tiene a Quarto il discorso per la Sagra dei Mille, primo tra i molti suoi contributi alla campagna per l'intervento. Parte per il fronte adriatico come tenente dei Lancieri di Novara. Partecipa ad azioni di guerra terrestri, navali e specialmente aeree. Dopo un volo su Trieste, costretto a un atterraggio di fortuna, è ferito a un occhio. Ottiene la prima delle 5 medaglie d'argento. Dal febbraio al marzo sosta a Venezia nella Casa Rossa sul Canal Grande. Con gli occhi bendati e giacendo immobile scrive il Notturno (1916, concluso nel 1921). Nella notte tra il 10 e l'11 febbraio '18 compie la Beffa di Buccari. Il 9 agosto sorvola Vienna lanciando un proclama. Il re gli conferisce la medaglia d'oro; l'Università di Roma la laurea in Lettere "honoris causa". Durante la conferenza della pace prosegue l'azione in favore della annessione della Dalmazia all'ltalia (Lettera ai Dalmati e At eux de l'ingrat). Dal settembre '19 al dicembre '20 è "comandante" a Fiume dopo che i granatieri di Ronchi e altre forze italiane, sotto la sua guida, hanno occupato la città sostituendovi i reparti "alleati". L'8 settembre 1920 esce lo Statuto della Reggenza Italiana del Carnaro, che si ispira alle corporazioni medievali. Nei discorsi tenuti da d'Annunzio in questi sedici mesi (raccolti in Per la più grande ltalia, 1915-1924) è sempre più aspra la polemica contro Nitti e Giolitti. Il governo decide il blocco contro Fiume. Dal 24 al 28 dicembre "Natale di sangue". D'Annunzio è leggermente ferito al capo. Il 31 dicembre è firmata la capitolazione e alcuni giorni dopo d'Annunzio lascia la città.
1921 - 1938 Dopo un breve soggiorno a Venezia si trasferisce a villa Cargnacco, sul lago di Garda, che trasforma in "un luogo di mistero e di prodigi". Frutto degli anni precedenti sono i Canti della guerra latina che vengono a costituire il V libro delle Laudi, e la raccolta di scritti e discorsi La penultima avventura (1919). Riordina le prose autobiografiche de Le faville del maglio (1924-1928) e le Cento e cento pagine del libro segreto... (1935). Questa varia produzione memorialistica è da considerare anche in senso poetico (oltre che saggistico e narrativo) tra le più importanti del d'Annunzio scrittore in prosa. Si unisce idealmente a Contemplazione della Morte e al Proemio (1912) a La vita di Cola di Rienzo, come al Notturno, alla Licenza della Leda, opere di straordinaria intensità e libertà espressiva. La guerra d'Etiopia è celebrata nel libro in versi e prosa Teneo te Africa (1936). Dal 1926 è in attività un Istituto Nazionale per la edizione di tutte le opere di G. d'Annunzio. Lo scrittore aveva redatto e stampato un Disegno dell'Edizione che prevedeva 82 opere. Uscirono 48 volumi. Nel 1930 d'Annunzio "donava" all'Italia il Vittoriale. Nel 1937 è nominato Presidente dell'Accademia d'Italia. Grandi onori ufficiali, isolamento e sostanziale tristezza segnano gli ultimi anni del poeta, che aspetta la morte "ma non fra le lenzuola". Muore improvvisamente martedì I marzo 1938, per emorraggia cerebrale, nel suo studio, poco dopo le otto di sera.





GABRIELE D'ANNUNZIO, senza dubbio più dei "professori-poeti" come Pascoli e Carducci, vivendo in stretto rapporto con il mondo dello spettacolo non disdegnò di affidare alcune sue composizioni (specialmete le tragedie) a celebrati compositori perché ne ricavassero opere liriche: in ciò non era guidato solo dall'amore per l'arte ma contestualmente da un più venale interesse per il denaro che ne poteva ricavare valendosi dei suoi diritti legali come aitore di trama e versi.
Opere liriche importanti di un ipotetico D'ANNUNZIO librettista si possono qui scorrere con, tra parentesi, indicato il compositore e successivamente la data della I rappresentazione:
La Città Morta (R. Pugno, 1911)
Francesca da Rimini (Zandonai, 1914)
La Figlia di Iorio (Franchetti, 1906) (Pizzetti, 1954)
La Fiaccola Sotto il Moggio (Pizzetti, 1914)
Sogno d'un Tramonto D'Autunno (G. F. Malipiero, 1963)
La Nave (Montemezzi, 1918)
Fedra (Pizzetti, 1915)
Parisina (Mascagni, 1913)
E' però meno noto che anche composizioni minori del D'ANNUNZIO furono musicate da ottimi musicisti, divenendo così ROMANZE cantate nelle più svariate occasioni e, qui, solo a titolo documentario si cita O FALCE DI LUNA CALANTE poi musicata da FRANCESCO PAOLO TOSTI di cui si può qui vedere lo SPARTITO e contestualmente la celebre 'A VUCCHELLA, canzone napoletana classica, di cui è parimenti possibile visualizzare lo SPERTITO [presso il "Museo della Canzone di Vallecrosia (IM)" si trovano tutti gli spartiti delle ROMANZE derivate dal binomio D'ANNUNZIO-TOSTI: e del resto di FRANCESCO PAOLO TOSTI la casa editrice Ricordi ha a suo tempo encomiabilmente editato l'EDIZIONE COMPLETA DELLE ROMANZE PER CANTO E PIANOFORTE]:



O FALCE DI LUNA CALANTE
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto, non grido,
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme.
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giü!

Van li effluvî de le rose da i verzieri
da le corde van le note de l'amore,
lungi van per l'alta notte
piena d'incantesimi.













'A VUCCHELLA
Si' comm'a nu sciurillo...
tu tiene na vucchella,
nu poco pucurillo,
appassuliatella.
Méh, dammillo, dammillo,
è comm'a na rusella...
dammillo nu vasillo,
dammillo, Cannetella!
Dammillo e pigliatillo
nu vaso...piccerillo
comm'a chesta vucchella
che pare na rusella...
nu poco pucurillo
appassuliatella...