INFORMATIZZAZ. DI B. DURANTE

L’affresco esistente in S. Giovanni in Laterano, attribuito a Giotto, rappresenta il pontefice BONIFACIO VIII ed è documentazione pittorica di quanto avvenne il 22 febbraio 1300 in S. Pietro, nella relazione del card. Stefaneschi: il papa dall'ambone di S. Pietro, coperto di tessuti in seta e oro, annunzia l'indulgenza, assistito da un prelato calvo, in ricca dalmatica, mentre un accolito, alla sinistra del papa, legge e pubblica la pergamena oblunga del Privilegium o bolla d'indizione.
Al secolo BENEDETTO CAETANI, il futuro pontefice fu uomo dal carattere forte che gli creò opposizioni e denigrazioni, le quali continuarono anche dopo la sua morte.
Studiò diritto a Bologna prima di accettare una serie di incarichi nell'amministrazione pontificia.
Ambasciatore in Francia e Inghilterra, divenne cardinale nel 1281.
Come legato papale a Parigi dal 1290 al 1291, negoziò la pace tra la Francia e l'Aragona.
Dopo aver fortemente condizionato la rinuncia al soglio pontificio da parte di Celestino V, gli subentrò col nome di BONIFACIO VIII.
Buona parte del suo pontificato fu impegnata nello scontro con Filippo IV di Francia, iniziato quando Filippo e Edoardo I di Inghilterra decisero di tassare gli ecclesiastici per finanziare i loro eserciti; Bonifacio replicò con la bolla Clericis laicos (1296), in cui proibiva di imporre tasse al clero senza l'esplicito consenso papale. In risposta, Filippo impedì il trasferimento di oro e moneta corrente a Roma, e, dal momento che Edoardo appariva deciso a fare altrettanto, Bonifacio fu costretto a cedere.
Nel 1301 l'autorità papale fu ancora attaccata in Francia allorché Filippo accusò di tradimento Bernard Saisset (1232 ca. - 1314), vescovo francese e legato papale, e lo imprigionò.
Bonifacio replicò con la bolla Ausculta fili (1301), in cui accusava Filippo di eccedere i limiti della giurisdizione regia, e in seguito emanò la famosa bolla Unam sanctam (1302), in cui affermava la supremazia del papato su tutti i sovrani in materia sia temporale sia spirituale.
Dichiarando Bonifacio colpevole di eresia, Filippo ignorò le bolle e dichiarò l'intenzione di deporre il pontefice.
Nel 1303 il papa stava per scomunicare Filippo per la sua disobbedienza quando Guglielmo di Nogaret, inviato del re, di concerto con i nemici italiani del pontefice, imprigionò Bonifacio ad Anagni. Liberato da lì a poco, il papa, forse a seguito dei maltrattamenti subiti, morì dopo tre settimane.
Dopo la sua scomparsa, il papato non fu più in grado di resistere al crescente potere delle monarchie nazionali: la CHIESA ROMANA finì a tal punto sotto l'autorità dei SOVRANI FRANCESI che il cuore stesso della Cristianità cioè la SEDE PAPALE venne trasferita dall'autonomia di ROMA in area transalpina ad AVIGNONE (CATTIVITA' AVIGNONESE) sì da esser controllata direttamente dai re di Francia in forza del fidato episcopato gallicano, come si evinse chiaramente in occasione del CONCILIO DI VIENNE che comportò la scioglimento dell'ORDINE DEI CAVALIERI TEMPLARI apertamente in urto con la monarchia
Per quanto controverso e discusso, anche per le feroci critiche dantesche, Bonifacio VIII non costituisce politicamente un'eccezione ed ha comunque lo stesso programma di alcuni suoi predecessori: quello di rendere operante l'idea della supremazia papale su tutte le potestà terrene.
Anche il giubileo da lui indetto sarebbe dovuto rientrare in questo disegno di supremazia papale, dopo avere favorito la pacificazione delle nazioni cristiane.
Sveglio d'ingegno e pieno d’accortezza, Bonifacio favorì l'accorrere della gente a Roma e rispose affermativamente alla loro aspirazione di ottenere l'indulgenza.
Fece ciò con il "Privilegium" o bolla d'indizione, che inizia con le parole "Antiquorum habet fida relatio": "C'è una relazione degna di fede degli antichi: che a coloro che si recano nella venerabile basilica del primo degli Apostoli in Roma sono state concesse ampie remissioni e indulgenze dei peccati".
Il Papa concede il completo perdono di tutti i peccati a coloro che visiteranno le basiliche dei principi degli Apostoli, Pietro e Paolo, durante trenta giorni di seguito se romani, e per quindici giorni se stranieri.
Il documento, prima di essere pubblicato, fu deposto come offerta sull'altare di S. Pietro. Questo rappresentava qualcosa di eccezionale nelle modalità di divulgazione e di risonanza della bolla. Era il dono che Bonifacio faceva con spirituale letizia alla basilica di S. Pietro e alla Chiesa di tutti i tempi.
II documento, scolpito nel marmo per ordine di Bonifacio, è conservato ancora oggi, nel suo originale, dopo settecento anni, nell'atrio della basilica di San Pietro.

REPERTORIO FOTOGRAFICO DI ARCHIVIO DE APOLLONIA