cultura barocca
Dal Rinascimento e dal Barocco al XIX sec.: evoluzione di collezionismo e archeologia Valli da Ventimiglia a Diano (carte attive)

Il CANONICO VINCENZO LOTTI che come molti uomini di Chiesa con adeguata formazione aveva una discreta esperienza nel campo del COLLEZIONISMO ANTIQUARIO fu il vero archeologo del sito dove era sorta la
MANSIO O STAZIONE STRADALE ROMANA DI COSTA BALENA/-AE /BALENA
(PRESSO CUI ERA POI SORTO UN INSEDIAMENTO PALEOCRISTIANO
E NEL CUI AREALE SI ERA EVOLUTO IL CENOBIO LERINENSE DI VLILLAREGIA)

ai primi dell'800 durante lavori d'ampliamento della
"Strada della Cornice" - ideale ricostruzione dopo migliaia d'anni della romana Iulia Augusta- già voluta da Napoleone ma finalizzata solo sotto il Governo Sabaudo attesa la decadenza di quanto realizzato dai francesi, abbandonato all'incuria e/o alla distruzione dati i tempi di guerra e in molto casi priva delle necessarie infrastrutture
Nel corso di quei lavori vennero alla luce sepolcri, resti, strutture murarie, reperti e minuterie, andate in gran parte dispersi.
[ fatto proprio di molti altri luoghi tra cui l'area di Nervia di Ventimiglia coi presupposti della scoperta della città romana

cosa questa che quantomeno offre una certa significanza, dato il riferimento al periodo coevo, alla
lettera scritta dal Canonico Giovanni Francesco Aprosio a G. Rossi (che non la esaminò doverosamente come poi fece N. Lamboglia) il 5/VIII/1891 su una Chiesa paleocristiana a Nervia di Ventimiglia poi diruta per devastazioni e vetustà e finalmente eliminata del tutto nel 1836 per realizzare la "Strada della Cornice" ( a chiosa di queste riflessioni giova precisare che i religiosi all'epoca - anche perché ottimi conoscitori del territorio - erano in qualche maniera dei protoarcheologici, talora anche di discreto livello, e tra i primi ad intendere che Albintimilium non si identificava con Ventimiglia Romana (fai un viaggio multimediale per il centro demico principale) (come del resto altri municipi: per es. quello di Albingaunum era ben più esteso di Albenga attuale) ma con un ben più vasto territorio municipale e prescindendo dal citato canonico Aprosio, che molte altre cose scrisse al Rossi specie su Vallecrosia non si può trascurare qui padre Vitaliano Maccario che studiò l'"Armantica" (da Vallecrosia, a San Biagio e Vallebona) costruendo più ampia sul S. Croce o Cima della Crovairola una sua chiesa qual ex voto grazie ai rinvenimenti di romanità ivi rinvenuti e venduti sul mercato antiquario)]
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Fatte queste considerazioni ritornando al discorso su VINCENZO LOTTI è da dire che, pur attribuendo parte dei ritrovamenti a qualche struttura monastica, non potè evitare (vista la tipologia) di far cenno ai resti di una grossa struttura romana = anche se tra le sue righe sempre si intuisce, al modo di altri uomini di Chiesa, il timore di incontrarsi a qualcuna di quelle presunte oscenità romane che lo spirito mordace e fescennino dei Romani non aveva mascherato di ipocrisia e di superstizioso timore e che si esprimeva in vari aspetti di una società decisamente non sessuofobica ma enfatizzata dalla propaganda avversa sin ai limiti dell'incontrollata lascivia tra cui, prescindendo da lupanari ed insegne allusive, lo stesso Teatro e nel Teatro in particolare la donna eran giudicati espressioni peccaminose [cose intuite -prescindendo dal formalismo censorio doveroso in un religioso, peraltro Vicario dell' Inquisizione, nel '600 già dal ventimigliese Angelico Aprosio allorquando -nel pieno fiorire del collezionismo barocco- nella "Villeggiatura di Latte" a differenza di tutti gli astanti per nulla si sgomentò di rimpetto al ritrovamento di un reperto romano che, anziché temere come testimonianza diabolica, giustamente volle repertare in quel suo Museo destinato purtroppo da eventi guerreschi successivi alla sua morte ad esser defraudato di libri, reperti, quadri, raccolte numismatiche faticosamente raccolte].
Comunque il Lotti entro una sua corposa "RELAZIONE" (qui ampiamente proposta per l'intrinseca utilità) su questi ritrovamenti (dattiloscritta, una copia in Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia), tra quanto trovò il Lotti egli annoverò tombe e scheletri di cui uno con una moneta in bocca, alcuni scheletri di inumati con presso il volto vasi di creta di forma diversa, vari Lumi sepolcrali e vasi lacrimali ed uno che definì "Lume da mano, o cucina" recante l'incisione mutila IBIAN, ed ancora un'anfora ed un vaso di vetro, quindi presso un altro scheletro quello che ritenne un amuleto e di cui fornì il disegno. Fatte varie osservazioni su come, per vari motivi, dovesse esser stato mescolato dal tempo ma anche dagli umani saccheggi quanto era romano e quanto cristiano e protomedievale l'autore citò diversi oggetti e resti umani di varie epoche tra cui sette teschi umani quindi una lampada verosimilmente romana con l'incisione FORTIS e con una bizzara figurazione antropomorfica simile a quelle descritte secoli prima da vari antiquari, dal Legati per il Museo Cospiano a Fortunio Liceti: in effetti la descrizione del Lotti fa meditare, quasi si fosse trovato innanzi ad una di quelle peculiari lampade ornate di immagini sospese tra il comico ed il tragico rammentanti la pratica del rafanismo e di cui nel Museo Cospiano si legge questa descrizione accompagnata da siffatta emblematica rappresentazione a stampa (tali lucerne non erano una rarità e per esempio nel suo De Lucernis Fortunio Liceti riporta un altro esemplare che qui si può del pari vedere
Individuò poi una moneta di Licinio, un Acquedotto, una cisterna, l'inizio di una scala e parte di una finestra e, tra altre cose, una stanzetta che doveva esser stata affrescata: procedendo nelle investigazioni su uno spazio alquanto esteso il Lotti scrisse del rinvenimento di altri due scheletri; proseguendosi nei lavori si rinvenne un'altra tomba con uno scheletro ed al suo lato una chiave e quindi non lungi da questa, sepolti nella nuda terra, cinque altri resti umani. Come si legge a fine pagina si scoprì quindi un frammento di laterizio romano recante la marca o bollo PCOEPISII. Il Canonico cercò di dedurre varie considerazioni dalle scoperte e dalla presunta commistione di reperti romani con oggetti protomedievali: più interessanti restano però le sue osservazioni fatte de visu. Negl scavi successivi si rinvenne un bel vaso con coperchio contenente le ossa di un bambino e non lontano un "cippo" con quelle di un adulto e quindi una sorta di nicchia con molte ossa: oltre questo sito si rinvenne un tumulo decisamente più sofisticato (p. 32): dentro la tomba stava, senza il teschio, uno scheletro con le braccia distese lungo il corpo con accanto quella che l'osservatore definì una "pignatta", rimandando il tutto all'epoca romana. Dal paragrafo 43 della sua RELAZIONE il Canonico si soffermò sulla descrizione di minuterie ritrovate, tra cui svariati pezzi di vetro ed un emisfero di ambra grosso come un uovo di piccione ( a testimonianza -con altri oggetti qui elencati- del traffico che percorreva questa contrada)
il Lotti elencò in altro luogo della RELAZIONE anche una gran quantità di monete romane che coprono un vasto arco cronologico e che fanno pensare che, in questa zona, dovesse essere esistita una struttura insediativa non solo importante ma abitata e frequentata per lungo tempo: "1- Moneta consolare con la scritta Roma Invicta. Sul retro la Lupa che allatta i due gemelli Romolo e Remo (datata intorno al 160 a.C.)...2-Moneta di bronzo di Augusto ...la coniatura dovrebbe collocarsi a pochi anni prima dell'era cristiana in quanto richiama la Tribunicia Potestas consolidata ad Augusto nel 23 a.C. 3-Medaglia di bronzo di Vespasiano...riporta da un lato la testa dell'imperatore con le abbreviazioni Caes. Vespasian. Aug. P.M.P.R.- PPP (Vespasianus Augustus Pontifex Maximus Pater Patriae Consul III). Sul rovescio della medaglia è raffigurato un personaggio che con la destra rialza da terra una matrona romana genuflessa, con a fianco un guerriero che aiuta la matrona a rialzarsi. Nel giro della moneta la scritta Roma Resurgens. 4-Medaglia di Tiberio Claudio con la scritta Tiberius Claudius Caesar P. M. Trib. Potestatis Imperator. Sul rovescio la Libertà che con le mani sostiene una fascia sulla quale appare la scritta Liberta Augustus. Questi simboli molto probabilmente volevano ricordare la liberazione di tutti i prigionieri politici incarcerati dai suoi predecessori Tiberio e Caligola. 5 - Medaglia di Antonino Pio in bronzo, da una parte riporta la testa dell'imperatore con la solita dicitura, dall'altra parte un'aquila nella posizione di prendere il volo. 6 - Medaglia di Probo in bronzo mediocremente conservata, riporta la testa dell'imperatore e la leggenda abbreviata Caius Pius Felix Imperator. Sul retro un genio che con una mano regge un mazzo di spighe e dall'altra un tralcio di vite. Certamente la medaglia alludeva alla revoca del divieto di piantare viti sancito da Domiziano e le spighe all'opera svolta dall'imperatore a favore dell'agricoltura. Le lettere riportate tendono già allo stile gotico. 7- Alcune monete di Costantino riportanti simboli pagani che dimostrano che la coniatura sia stata fatta prima della conversione". In assenza di uno studio diretto vista la perdita del materiale (ma tenendo conto della riconosciuta onestà del Lotti al di là di certe sue personali interpretazioni) l'approccio migliore a questa documentazione resta quello di A. Sarchi in A.SARCHI-N.CALVINI, Il Principato di Villaregia, Sanremo, 1977, p.25, n. 48: ed indubbiamente pare sorprendente, vista l'abbondanza del materiale (ed il Lotti in altri punti della sua Relazione citò anche altre monete, pure greco-bizantine), che si possa negare che in questo sito non vi fosse stato un qualche importante insediamento romano> Tenendo conto del fatto che le monete furono ritrovate non in un unico contenitore (o "tesoretto") ma sparse sulla vasta superficie degli scavi (senza calcolare - a detta credibile del Lotti- quanto gli operai portarono via furtivamente).
Pare altresì interessante il fatto che si siano ritrovati molte medaglie imperiali e anche medaglioni, curati da ottimi incisori, multipli di monete di egual metallo e forma di tesaurizzazione e capitalizzazione.
Pure questa segnalazione contribuisce ad indicare l'importanza e la solidità dell'insediamento e l'elevatezza della vita di relazione (a parte l'eventualità di futuri rinvenimenti, attese le ricerche in atto, gli sconvolgimenti ed i ripascimenti del terreno attraverso i secoli hanno indubbiamente alterato la stratigrafia del terreno agricolo): vedi anche G. FRISONE, Monete di Roma Imperiale..., Genova, s. d. (ma fine anni '60 di questo secolo)> Sulle medaglie, su monete di bronzo, rame rosso (ordinario) e rame giallo (ottone) vedi La scienza delle medaglie, Instruz. 2, Venezia, 1728, pp.26 e 35.



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